RAPPORTO STATISTICO 2009

Il Veneto si racconta / Il Veneto si confronta

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Presentazione  Presentazione  

Sintesi

Dove va il Veneto, nuovi paradigmi della mobilità



Il Veneto si racconta

Capitolo 1

Cicli e struttura del sistema economico
La congiuntura
La mobilità del sistema economico
I numeri raccontano

Capitolo 2

I flussi commerciali e l'impresa mobile
Le merci in entrata e in uscita
L'impresa veneta mobile
I numeri raccontano

Capitolo 3

Dinamicità del tessuto produttivo
La congiuntura per le imprese
La ricomposizione settoriale
La mobilità delle imprese: innovazione, sopravvivenza
La dinamica territoriale
I numeri raccontano

Capitolo 4

Le facce della mobilità
La mobilità reale
La mobilità virtuale
Gli spostamenti per motivi di cura
I numeri raccontano

Capitolo 5

Il lavoro: un mercato in movimento
I diversi volti dell'occupazione
La flessibilità dei lavoratori
I numeri raccontano

Capitolo 6

Competizione sociale tra vantaggi ereditati e nuove opportunità
Le trasformazioni nelle classi sociali
Muoversi per colmare le disuguaglianze
I numeri raccontano

Capitolo 7

I poli di sviluppo del capitale umano
L'orientamento alle superiori
L'attrattività universitaria
La mobilità territoriale
I numeri raccontano

Capitolo 8

Popolazione migrante tra passato e presente
I numeri raccontano

Capitolo 9

La cultura si muove nel Veneto
La mobilità dei beni culturali
Lo spettacolo dal vivo
I numeri raccontano

Capitolo 10

Il turismo e i turisti in movimento
Le nuove tendenze
Le vacanze dei veneti
L'economia turistica veneta
I numeri raccontano

Capitolo 11

La mobilità dell'agricoltura
L'evoluzione dell'agricoltura veneta
Le garanzie del sistema alimentare
I numeri raccontano

Capitolo 12

Le foreste: la mobilità di un patrimonio immobile
I numeri raccontano



Il Veneto si confronta

Capitolo 13

Il Veneto e le sue province

Capitolo 14

Il Veneto, i competitor e le regioni europee


13. Il Veneto e le sue province

Guardare con attenzione a ciò che accade dentro i confini regionali, osservare la situazione che caratterizza i territori veneti, può offrire interessanti spunti di analisi e riflessione, anche perché le sette province del Veneto hanno caratterizzazioni diverse, sia dal punto di vista morfologico sia sotto il profilo socio-economico. Infatti nei territori sono presenti i diversi aspetti fisici: una fascia alpina d'alta montagna, una fascia di media montagna, alcune vaste zone collinari, un'ampia pianura, la riva orientale del più grande lago d'Italia, estese zone costiere e oltre 150 km di spiagge. (Figura 13.1)
Ci sono, poi, province più vocate all'industria, altre più dedite ai servizi, altre con connotati marcatamente metropolitani: la maggior parte del territorio veneto è utilizzata per scopi agricoli, gli ambienti naturali si concentrano soprattutto nel territorio collinare e montano, gli insediamenti produttivi si estendono essenzialmente nell'area centrale della regione. La superficie urbanizzata si dirama in tutta l'area pianeggiante, dove, pur con la presenza di grossi centri urbani, si manifesta il fenomeno della città diffusa. (Figura 13.2)
I numeri ci confortano nell'indicare come, nel complesso, le nostre province godano di buona salute e nelle pagine che seguono si metteranno in luce le principali caratterizzazioni e differenze di molti aspetti della loro realtà socio-economica, considerando, tra gli altri, ambiti quali la popolazione, la presenza straniera, l'istruzione, il lavoro, le attività produttive, il turismo, la ricchezza, la mobilità.
La provincia di Padova può essere considerata il baricentro economico dello sviluppo del Veneto; la sua centralità geografica nel contesto regionale ha favorito nel corso degli anni lo svilupparsi di insediamenti di imprese e di servizi per tutta l'area veneta.
Anche la provincia di Verona contribuisce in maniera determinante alla formazione della ricchezza regionale. Il suo sviluppo si è sempre manifestato con un acceso dinamismo, in particolare nel settore dei servizi, e con buoni indicatori sui livelli occupazionali. E' un territorio specializzato nei settori del mobile e dell'alimentare. Le proprie caratteristiche territoriali, con la vicinanza del Lago di Garda, e la particolare attenzione alle attività culturali, la rendono particolarmente attrattiva dal punto di vista turistico.
Vicenza, oltre ad essere la provincia veneta con la maggior propensione all'esportazione, è caratterizzata da un buon sviluppo - specialmente nel settore manifatturiero - e da buoni livelli degli indicatori economici. Essa, inoltre, sa offrire ai numerosi turisti che attrae un territorio ricco di montagna e città d'arte.
Treviso, con il suo territorio per lo più pianeggiante ma con una consistente zona collinare, è meta di un turismo orientato prevalentemente alla bellezza delle sue città d'arte. E' caratterizzata da un buon sviluppo economico, con una forte vocazione industriale ma, al contempo, anche con una diffusa presenza di aziende agricole - dedite soprattutto all'attività viti-vinicola - e una forte incidenza di imprese artigiane.
La provincia di Venezia possiede una particolare apertura territoriale e dei suoi abitanti che, con la naturale attrattiva del comune capoluogo, è causa della propria felice condizione di meta privilegiata di turisti italiani e stranieri. La sua offerta turistica è varia e composita, le lunghe vacanze di tipo balneare si associano alle fugaci visite alle città d'arte.
Belluno, pur essendo distinta da vari caratteri tipici dei territori montani, presenta indici economici ed occupazionali propri di un'area attiva dal punto di vista produttivo ed è specializzata nei settori dell'ottica e del legno.
La provincia di Rovigo ha liberato negli anni recenti tutte le proprie potenzialità di sviluppo, pur partendo da una posizione di svantaggio rispetto alle rimanenti province venete. I settori agroalimentare, tessile/moda e l'artigianato costituiscono l'asse portante della struttura produttiva polesana. Anche il turismo, conseguenza delle attività di valorizzazione del territorio, rappresenta certamente uno dei settori di maggior rilievo. (Figura 13.3)
Dal punto di vista morfologico, Belluno si differenzia da tutte le altre province venete per essere l'unica interamente montuosa. Rovigo e Venezia hanno la totalità della superficie territoriale in pianura, Padova e Treviso si dividono fra pianura e collina, mentre Verona e Vicenza presentano il territorio più variegato, con aree appartenenti a ciascun tipo di zona altimetrica.
Il quadro demografico delle sette province venete è caratterizzato da un generale incremento demografico negli ultimi 10 anni, con significative differenze territoriali: Treviso è la provincia veneta che registra la crescita più sostenuta della popolazione, e secondo i dati Istat si prevede manterrà tale primato anche nei prossimi dieci anni. E' soprattutto l'attrattività del territorio a determinare l'incremento di abitanti complessivo, oltre che la crescita naturale della popolazione dovuta soprattutto al contributo delle donne straniere che presentano una propensione ad avere figli più marcata rispetto alle donne italiane.
C'è da evidenziare come sembri esserci un'inversione di tendenza riguardo il problema dello spopolamento che tipicamente affligge le zone di montagna: infatti, i dati ci dicono che a Belluno negli ultimi cinque anni la popolazione residente è leggermente aumentata.
La densità di popolazione nella nostra regione è di 263 abitanti ogni kmq. L'alta densità dei comuni della fascia centrale del territorio regionale si contrappone con la bassa concentrazione nella zona montana e nella bassa pianura padana. Padova è la provincia più densamente popolata del Veneto - l'unica che supera i 400 abitanti per kmq - seguita da Treviso e Venezia.
Il basso numero di nascite, sommato all'allungamento continuo della vita media rendono Veneto e Italia territori progressivamente sempre più vecchi. Il processo di invecchiamento della popolazione veneta appare più lento di quello complessivo italiano: nel 2007 si registra una quota pari a 139 anziani di età superiore ai 65 anni ogni 100 giovani in età 0-14, con un minimo di 119 a Vicenza e un massimo di 204 a Rovigo.
La presenza di cittadini stranieri residenti è una realtà sempre più consolidata nella nostra regione e in continua espansione, sempre più visibile nei quartieri delle città, nelle zone più industrializzate, nelle scuole e nei posti di lavoro. Nel 2007 in Veneto gli stranieri residenti sono l'8,4% della popolazione complessiva, quota sensibilmente più rilevante rispetto a quanto accade nell'intero territorio nazionale (5,8%). Si nota come la loro presenza si concentri soprattutto nelle zone a vocazione più industriale, come Treviso, Vicenza e Verona (insieme accolgono il 63% dei cittadini stranieri), dove può risultare più facile trovare un lavoro e condizioni di vita migliori per i migranti che scappano da situazioni di povertà e di disagio nei Paesi di origine. I principali Paesi di provenienza degli stranieri sono Romania, Marocco ed Albania. In particolare, colpisce l'aumento nel 2007 dei cittadini rumeni - +59% rispetto all'anno precedente - che sono divenuti la prima comunità straniera, superando i marocchini.
Il livello di istruzione veneto è in continuo miglioramento, sempre più persone possiedono la laurea o almeno il diploma superiore. Nella nostra regione il tasso di scolarità, vale a dire la percentuale di ragazzi in età 14-18 anni iscritti ad una scuola superiore di secondo grado, è in aumento e nel 2007 supera l'89%, con una punta massima di oltre il 98% a Rovigo. Anche il mondo della scuola in questi anni si sta adattando per poter far fronte alla crescente presenza di stranieri, una realtà che comporta la necessità di creare nuove e sempre più efficienti modalità d'intervento. Nell'anno scolastico 2006/07 le scuole venete hanno accolto il 12,3% degli studenti stranieri in Italia e questi incidono per il 9% sul contingente veneto, con quote variabili dal minimo di Belluno - dove ogni 100 frequentanti 6 sono stranieri - al massimo di Treviso - dove ogni 100 frequentanti 11 sono stranieri, un dato che posiziona questa provincia tra le prime 10 province italiane.
Completare poi il ciclo di studi e conseguire la laurea può contribuire a conseguire un adeguato inserimento lavorativo e una crescita professionale. Complessivamente si nota per tutte le province venete un aumento dei livelli di alta formazione, segnale anche di una maggiore propensione delle famiglie a investire sul futuro dei ragazzi dedicando attenzione all'accrescimento dei loro saperi e delle loro competenze.
Nella nostra regione migliora la capacità di successo nel completare il percorso di studi universitari: in sei anni nelle facoltà venete si fotografa complessivamente una crescita di quasi due terzi del contingente dei laureati, arrivando a contarne nel 2007 circa 20.500, di diversa provenienza. Considerando i soli cittadini delle province venete, emerge il dato di Padova che indica nel 2007 oltre 6 ragazzi nuovi laureati ogni 1.000 abitanti con più di 20 anni, seguita da Treviso con una quota pari a 5,7.
Per quanto riguarda i risultati occupazionali, senza dubbio le province del Veneto si collocano in una posizione di prim'ordine nella graduatoria complessiva del Paese e, anche in momenti di incertezza come quelli degli ultimi mesi, riescono a fronteggiare le tensioni del mercato occupazionale. 3,5% il tasso di disoccupazione del Veneto nel 2008, notevolmente inferiore a quello registrato a livello nazionale pari al 6,7%. Il Veneto continua a mantenere la propria posizione privilegiata tra le regioni italiane, con il quarto tasso di disoccupazione più basso. Lievemente più elevati i livelli di disoccupazione a Verona, dove il tasso è pari al 3,8%, il più alto fra le province venete.
Aumentano i tassi di occupazione, sebbene ancora distanti dagli obiettivi fissati dalla strategia di Lisbona che prevede per l'Unione Europea di raggiungere un livello occupazionale del 70% entro il 2010. Più vicina al target la provincia di Treviso dove nel 2008 la quota di popolazione fra i 15 e i 64 anni che risulta occupata è pari al 68,3% contro il dato medio regionale pari al 66,4%. Il risultato di Treviso deriva in parte anche da un'elevata occupabilità della componente straniera e da una buona capacità del sistema economico provinciale di assorbire manodopera femminile.
E' oggi diffusa la percezione dell'inadeguatezza dei dati di contabilità a fotografare con precisione lo sviluppo e benessere di un territorio. Si ritiene comunque necessario prendere in considerazione, come punto di partenza, proprio uno di quegli indicatori tanto dibattuti, come il PIL, tradotto in termini di valore aggiunto per l'area provinciale, quale variabile esplicativa di uno dei tanti aspetti della prosperità di un territorio, quello economico. Per quanto riguarda la creazione di ricchezza a livello provinciale, per il 2007 e per il 2008, sono disponibili soltanto dei valori stimati. Nel 2007 il maggior contributo alla crescita regionale è da attribuirsi all'andamento delle province di Belluno, Rovigo e Vicenza. Nel 2008 si stima una stagnazione generalizzata, un po' più accentuata per la provincia di Treviso.
Il settore agricolo nel 2008 si stima positivo per tutte le province. Il comparto delle costruzioni cala in maniera più decisa nella provincia di Verona. Per il comparto dell'industria si prevede una riduzione generalizzata per tutte le province. Nel settore dei servizi si conseguono miglioramenti soltanto a Belluno, nelle altre province è ipotizzata la stabilità rispetto ai valori del 2007.
Alla data del 31 dicembre 2008 le imprese attive in Veneto erano 462.567, con un saldo imprenditoriale negativo, -0,75%, sintesi delle 32.427 nuove iscrizioni e delle 35.884 cessazioni di attività registrate nell'anno 2008: quello del 2008 è stato il più basso saldo registrato negli ultimi quindici anni, dato che certamente mette in evidenza le prime conseguenze della crisi economica che ha avuto inizio nel 2008.
Tale situazione si è riflessa in una condizione di elevato turn over imprenditoriale: come riscontrato in ambito nazionale, nel 2008 si sono registrati elevati tassi sia in entrata nel sistema imprenditoriale, 7,0%, che in uscita, 7,8%.
Lo sviluppo a livello provinciale vede nel 2008 una buona performance della provincia di Rovigo, +1,5% il numero di imprese rispetto all'anno precedente, affiancata da variazioni superiori alla media regionale per le province di Verona e Venezia, rispettivamente +0,8% e +0,7% rispetto al dato del 2007. Le province di Padova, Verona e Treviso conservano le quote maggiori di imprese attive della regione, confermando ancora la forte presenza imprenditoriale lungo la fascia centrale del territorio veneto.
La misura della forza del sistema delle imprese può essere colta facendo riferimento al tasso di penetrazione sui mercati internazionali e il commercio estero rappresenta una delle principali modalità con cui misurare questo grado di apertura.
Vicenza è sicuramente la provincia che maggiormente si distingue per la sua forte propensione all'esportazione, con una quota dell'export sul totale regionale che si attesta su un valore di quasi 30 punti percentuali (seguita da Treviso con 21 punti percentuali) e con un rapporto tra il valore delle esportazioni ed il valore aggiunto complessivo pari al 64%.
Nella realtà italiana, il Veneto è di fatto la regione più rilevante per il settore turistico, infatti occupa già da diversi anni il primo posto per numero di presenze (più del 16% di quelli dell'intera penisola).
Nel corso del 2008 gli oltre 14 milioni di turisti arrivati in Veneto hanno totalizzato 60,6 milioni di pernottamenti, oltre la metà dei quali si sono registrati in provincia di Venezia e un altro 21% a Verona.
Il sistema dei trasporti e delle relative infrastrutture si conferma sempre più uno degli elementi più rilevanti per sostenere sia la crescita dell'economia regionale sia il livello della qualità della vita dei cittadini.
Nel caso del Veneto, in particolare, trattando il tema della mobilità, vanno anche considerati alcuni elementi quali la sua centralità geografico-economica, che ne fa una delle regioni maggiormente interessate da un traffico di attraversamento, e la peculiarità del piano insediativo che dà vita alla cosiddetta "città diffusa", caratteristica dell'area centrale della nostra regione.
Nonostante gli indicatori di dotazione infrastrutturale presentino valori mediamente buoni per le nostre province (in cinque casi su sette sono al di sopra del valore medio nazionale), il congestionamento del traffico che quotidianamente anche ogni singolo cittadino può sperimentare sui principali nodi della rete viaria indica l'insufficienza e l'incapacità della rete stessa a far fronte alla domanda di movimento di cittadini e imprese.
Nel confronto tra province, Padova risulta essere la prima per numero complessivo di veicoli circolanti (quasi 729 mila), Verona invece è la prima per numero di autovetture (quasi 548 mila). Il numero di veicoli a disposizione dei cittadini maggiorenni varia dal massimo di 98 ogni 100 vicentini al minimo di 79 ogni 100 veneziani.

Figura 13.1
Cartina fisica delle province del Veneto
Figura 13.2
Città, motore del futuro
Figura 13.3
Sviluppo economico produttivo


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Popolazione residente
La popolazione residente in Veneto al 31 dicembre 2007 è pari a 4.832.340, con un aumento di oltre il 4% nell'ultimo quinquennio e dell'1,2% rispetto al 2006.
Padova, con oltre 910 mila persone, è la provincia veneta più popolosa, oltre che la più densamente abitata.
La mappa evidenzia come l'area centrale del Veneto - corrispondente alla cosiddetta città diffusa - risulti essere una zona fra le più popolose d'Italia, con densità abitative che variano dal minimo di 287 abitanti per kmq di Verona al massimo di 425 di Padova.
Tra le province venete sono Verona e Treviso a registrare l'incremento più elevato, con rispettivamente il 5,4% e il 5,5% in più rispetto al 2003 e l'1,8% e l'1,4% rispetto al 2006. La crescita risulta leggermente inferiore a Padova (+4,4% dal 2003 e +1,3 dal 2006) e Vicenza (+4% dal 2003 e +1% dal 2006). Anche a Venezia si osserva un aumento della popolazione, pari al 2,7% rispetto al 2006 e all'1% rispetto al 2003. Anche Rovigo e Belluno registrano una crescita, seppure più contenuta. Belluno, in particolare, sembra dare un segnale di superamento del problema dello spopolamento, tipico delle zone montane.


Figura 13.4
Popolazione residente
Indice di vecchiaia
I valori dell'indice di vecchiaia che si riscontrano per le province venete sempre più risentono della componente dell'immigrazione straniera: sono infatti le nuove generazioni di cittadini stranieri - con la loro propensione ad avere figli più marcata rispetto agli italiani - che stanno globalmente portando ad una diminuzione dei valori relativi agli indicatori di anzianità della popolazione.
Lo testimonia chiaramente la mappa che mette le province venete a maggior tasso migratorio - Treviso, Verona, Vicenza, Padova - allo stesso livello delle province del Sud Italia, caratterizzate però da un basso tasso migratorio.
Le province di Treviso e di Vicenza mostrano valori inferiori al dato veneto (pari a 139 ultra 65-enni ogni 100 giovani), rispettivamente di 16 e 20 punti circa.
Al contrario, invece, le province di Venezia, Belluno e Rovigo tendono ad assumere valori decisamente superiori a quelli ottenuti per il resto del Veneto (rispettivamente +26, +39 e +65).
Parallelamente inoltre si osserva una crescita significativa dell'indice di vecchiaia nell'ultimo anno solo per le province di Vicenza e Belluno (+1,2% e +1,0%); seguono, con valori di crescita più contenuti, le province di Padova e Venezia (+0,4% e +0,1%).
L'unica provincia che fa registrare una variazione negativa (anche se contenuta), sia nell'ultimo che negli ultimi cinque anni, risulta Treviso (-0,3%). Inoltre, a differenza di altre province venete, si prevede nei prossimi dieci anni che il processo di invecchiamento a Treviso sarà molto più contenuto.


Figura 13.5
Indice di vecchiaia
Stranieri residenti
La quota di popolazione straniera residente è un sinonimo della mobilità, del cambiamento insito nel tessuto sociale e della capacità attrattiva di un territorio: essa influisce infatti su molteplici fattori, quali ad esempio la struttura e la crescita demografica, la stabilità sociale e culturale e l'offerta di forza lavoro.
La mappa evidenzia in modo esplicito come tutto il territorio veneto, assieme al resto del Nord e Centro Italia, sia meta preferita fra i migranti, sebbene con differenze interne fra province. Il 2007 è un anno eccezionale per il fenomeno migratorio in Italia e in Veneto, soprattutto per l'arrivo di molti rumeni in seguito all'ingresso del loro Paese nell'Unione Europea. A Treviso, per esempio, sono arrivati 10 mila stranieri in più rispetto all'anno precedente e circa la metà sono rumeni.
Nel 2007 in Veneto si contano poco meno di 404 mila stranieri residenti. Treviso risulta la provincia veneta con il numero più elevato di stranieri, quasi 88 mila, ossia il 22% della presenza straniera nel territorio regionale, e con la più alta incidenza sulla popolazione (a Treviso su 100 persone residenti 10 sono straniere).
Dal 2003 al 2007 si nota un aumento costante e rilevante del numero di stranieri residenti per tutte le province venete. In particolar modo questa crescita appare evidente per le province di Rovigo e Venezia che nell'arco di cinque anni hanno visto quasi raddoppiare la presenza di popolazione straniera residente.
Rovigo è anche la provincia che registra il maggior incremento nell'ultimo anno (+23%), seguita da Venezia, Verona e Padova.


Figura 13.6
Stranieri residenti
Tasso migratorio
Il tasso migratorio è dato dal rapporto tra il saldo migratorio dell'anno e la popolazione media residente, moltiplicato per 1.000. Il saldo migratorio è espressione sia della mobilità in entrata che in uscita, essendo calcolato come differenza tra il numero complessivo di iscritti e il numero dei cancellati dai registri anagrafici comunali. E' un indicatore adatto ad esprimere la mobilità della popolazione, evidenzia il contributo della componente migratoria - non solo straniera ma anche italiana - nella crescita o nel calo della popolazione.
Nel 2007 il tasso migratorio del Veneto è risultato pari a 11,4 per mille. Le province più attrattive, e con valori superiori alla media regionale, sono Verona (con il 17‰), Treviso (12,5‰) e Padova (12,4‰). Venezia, Rovigo e Belluno si attestano intorno al 10‰. Vicenza chiude con un tasso migratorio dell'8‰, risultato dovuto non tanto ad una sua bassa capacità attrattiva, quanto ad una più elevata incidenza della mobilità in uscita.
Rispetto al 2006 tutte le province venete registrano un aumento del tasso migratorio, specialmente Verona con quasi 7 punti in più.
Nell'ultimo quinquennio, invece, le province di Treviso e Vicenza mostrano un calo della loro capacità attrattiva, riducendo il tasso di oltre 5 punti. Anche Padova registra una diminuzione, ma molto lieve. Le rimanenti province tendono ad incrementare anche nel lungo termine il tasso migratorio, soprattutto Verona e Belluno.


Figura 13.7
Tasso migratorio
Immatricolati
Quanti Veneti, al termine della scuola secondaria superiore, decidono di investire in ulteriore formazione iniziando a frequentare un corso universitario per poi arrivare al traguardo della laurea? L'analisi riguarda sia ragazzi veneti iscritti nelle facoltà della nostra regione che ragazzi veneti che decidono di frequentare un corso di studi fuori dal Veneto.
Nel corso degli anni, in linea con la situazione a livello nazionale, come in quasi tutte le regioni italiane, i ragazzi veneti che escono dalla scuola superiore e decidono di prolungare i loro studi diminuiscono. Così come accade per le immatricolazioni negli atenei del Veneto, anche per quelle dei veneti, che siano iscritti nelle università della propria regione di residenza o che si siano trasferiti fuori a studiare, si evidenzia dapprima una crescita rilevante delle nuove iscrizioni nei primi anni della riforma, tanto che nel 2003/04 oltre la metà dei diciannovenni continuava gli studi, mentre negli anni più recenti questa volontà sembra un po' scemare.
Nel complesso, nell'ultimo anno la provincia veneta con la maggiore propensione dei ragazzi ad investire in istruzione è Venezia (46,3% dei diciannovenni), mentre quella con la minore volontà è Vicenza (40,5%).
La mappa divide nettamente in due il territorio italiano, evidenziando come nelle province del Centro e del Sud sia mediamente più alta la tendenza a intraprendere gli studi universitari, con valori dell'indicatore anche superiori al 60%.


Figura 13.8
Immatricolati
Laureati
Nella nostra società, in continua evoluzione e preda di un dinamismo imperante, la possibilità di sviluppare percorsi scolastici di alto livello può rappresentare senza dubbio un ingrediente fondamentale nella vita di una persona, e ne può influenzare la qualità. Il buon livello di istruzione e di cultura della popolazione residente, inoltre, si trasferisce poi in termini macroeconomici alle imprese sotto forma di risorse umane qualificate.
Nel 2007 si contano quasi 21.600 laureati veneti, pari a oltre il 7% del totale nazionale.
La mappa per provincia, però, divide nettamente in due la penisola italiana, mostrando come ai primi posti della classifica per la quota più elevata di studenti laureati ogni 1.000 abitanti con più di 20 anni nel 2007 si trovino le province del Centro-Sud, dove c'è maggiore difficoltà a trovare un lavoro e quindi diventa fondamentale puntare sul titolo di studio.
La provincia veneta che più di tutte si trova in una situazione di eccellenza è quella di Padova, che inevitabilmente deve la sua leadership alla presenza sul territorio di uno dei poli universitari maggiormente sviluppato. Essa dimostra di possedere una base solida nella formazione ed istruzione scolastica: la provincia infatti presenta il più elevato numero di nuovi laureati ogni 1.000 residenti di 20 anni o più.
Rispetto al 2006 l'indicatore è in diminuzione, in particolare per le province di Rovigo e Padova che perdono circa mezzo punto ciascuna; dal 2003 invece l'indicatore sembra essere in crescita, seppur non con una tendenza marcata.


Figura 13.9
Laureati
Tasso di disoccupazione
Il 2007 era stato un anno record facendo registrare, sia in Italia che in Veneto, il più basso tasso di disoccupazione dell'ultimo decennio, pari rispettivamente a 6,1 e 3,3. Il dato medio relativo al 2008, complice la crisi economica mondiale in corso, registra un'inversione di tendenza e torna a salire.
Il tasso di disoccupazione del Veneto nel 2008 è pari a 3,5%, ancora notevolmente inferiore a quello registrato a livello nazionale pari al 6,7%.
La mappa mostra un'Italia nettamente spaccata in due, con situazioni di disagio e difficoltà crescenti mano a mano che si scende verso il Centro e il Sud dello stivale.
Confrontando le province venete, si trovano i livelli più elevati di disoccupazione a Verona, dove il tasso è pari al 3,8%, e quelli più bassi a Belluno, 2,4%.
Rovigo e, soprattutto, Treviso sono le uniche due province in controtendenza che segnano una diminuzione della disoccupazione rispetto all'anno precedente. La variazione più marcata è quella di Treviso che recupera mezzo punto percentuale, passando da un tasso del 3,9% del 2007 al 3,5 del 2008.
Nel medio periodo, invece, tutte le province venete, ad eccezione di Vicenza, segnano riduzioni della disoccupazione.


Figura 13.10
Tasso di disoccupazione
Tasso di occupazione
Nel 2008 cresce il numero di occupati in Veneto, +2% rispetto al 2007. Aumentano anche i tassi di occupazione, sebbene ancora distanti dagli obiettivi fissati dalla strategia di Lisbona che prevede per l'Unione Europea di raggiungere un livello occupazionale del 70% entro il 2010.
Nel 2008 in Veneto la popolazione occupata in età 15-64 è pari al 66,4%, decisamente al di sopra della media italiana (58,7%) e in continua crescita negli ultimi anni con un aumento di oltre il 3% rispetto al 2004. Tra le province venete Treviso e Padova detengono il primato, con il 68,3% degli occupati rispetto alla popolazione in età lavorativa, seguite da Verona (67,4%), Belluno (66,9%) e Vicenza (65,4%). Venezia e Rovigo si trovano, invece, decisamente al di sotto della media regionale, con 63 occupati ogni 100 persone di 15-64 anni.
Rispetto al 2004 le province venete mostrano un trend crescente dei livelli occupazionali, soltanto Vicenza registra una diminuzione di circa il 2% rispetto a 5 anni prima. Padova e Verona, invece, sono le province con la crescita maggiore, rispettivamente del 6,1% e del 5,8%.
Rispetto al 2007, però, sono ben tre le province che hanno registrato un calo del tasso di occupazione: Rovigo (-2,5%), Belluno (-1,4%) e Vicenza (-0,3%). Viceversa Padova continua il suo trend positivo, con un aumento del tasso pari al 3,6%.


Figura 13.11
Tasso di occupazione
Tasso di occupazione femminile
Nonostante la maggior partecipazione delle donne italiane e venete nel mercato lavorativo in questi anni, risulta ancora distante il raggiungimento dell'obiettivo fissato a Lisbona nel 2000 che prevede un livello di occupazione medio femminile almeno del 60% entro il 2010.
Nel 2008 in Veneto il 55,5% delle donne in età lavorativa risulta occupato. Il valore è notevolmente al disopra della media nazionale (47,2%) e si osserva una crescita di oltre il 6% rispetto al 2004 e di quasi il 3% nel corso dell'ultimo anno.
Tra le province venete soltanto Belluno risulta molto vicina alla soglia, anche se rispetto al 2007 il tasso di occupazione femminile registra un calo del 2,5%. Treviso raggiunge il 58,2%, seguita da Padova e Verona con oltre il 56%. I valori più bassi del tasso si osservano nelle province di Rovigo (52,1%), Venezia (52,3%) e Vicenza (54,2%).
L'unica provincia a registrare una diminuzione del tasso di occupazione femminile sia nel breve, sia nel medio termine è Vicenza. Tutte le altre province mostrano invece un trend crescente rispetto al 2004, in particolare a Verona e Rovigo la percentuale di donne in età lavorativa aumenta di oltre il 10%.
Rispetto al 2007, oltre alle già citate Vicenza e Belluno, anche Rovigo registra un leggero calo dei livelli occupazionali femminili, mentre Padova e Treviso sono le province con la crescita più elevata (rispettivamente del 6% e del 5,4%).


Figura 13.12
Tasso di occupazione femminile
Valore Aggiunto pro capite
Il valore aggiunto pro capite rappresenta la quota di ricchezza prodotta, intesa come saldo tra la produzione e i consumi intermedi, dall'intera economia di un determinato territorio che in media spetta a ciascun residente.
Questo indicatore sintetizza importanti informazioni sul tenore di vita della popolazione e sullo sviluppo economico, dato che influisce largamente sia sulla quantità che sulla qualità dei consumi.
Nel 2007 il valore aggiunto pro capite veneto è stato di 27.160 euro, variabile tra i 27.773 di Verona e i 23.541 di Rovigo, tutti valori più elevati del valore medio nazionale pari a 23.080 euro.
Rispetto al 2006 la provincia che mostra la crescita più evidente del valore aggiunto per abitante risulta Belluno (+3,3%), seguita da Rovigo e Vicenza (rispettivamente +2,7% e +2,6%).
Per il periodo 2007:2003, invece, le province con il più elevato incremento del valore aggiunto pro capite appaiono Verona (+10,1%), Treviso (+8,9%) e Venezia (+8,2%), seguite dalle altre quattro con valori sempre positivi ma numericamente inferiori (inferiori ad un incremento del 7%).


Figura 13.13
Valore Aggiunto pro capite
Imprese
L'analisi di alcuni indicatori offre vari spunti di riflessione sul mondo imprenditoriale nel suo complesso.
Il livello di industrializzazione di una provincia rispetto alla sua dimensione demografica è dato dall'indicatore di disponibilità produttiva, calcolato come numero di imprese ogni 1.000 residenti.
Padova, Verona e Treviso, a conferma del loro ruolo per l'economia regionale, presentano i valori più alti, assieme a Rovigo, che ottiene tale risultato per la numerosa presenza di imprese agricole sul suo territorio.
Il saldo, confrontando il tasso di natalità e il tasso di mortalità delle aziende, ci dà informazioni sulla loro mobilità: in tutte le province - eccetto Rovigo - le nuove nate nel corso del 2008 sono, in proporzione, meno di quelle cessate, soprattutto a Padova, Belluno e Venezia.
Per quanto riguarda, infine, la dinamica delle imprese, si evidenziano i due casi estremi: da un lato Rovigo che, nel corso del 2008, aumenta dell'1,5% il numero delle imprese attive rispetto all'anno precedente, dall'altro Belluno che, invece, è l'unica a segnare una flessione sia nell'ultimo anno che rispetto a cinque anni prima.


Figura 13.14
Imprese
Esportazioni
In un periodo di progressiva integrazione economica, sia a livello europeo che mondiale, risulta importante capire il grado di apertura di un territorio verso gli altri mercati e la sua propensione ad esportare. Un indicatore utile a questo scopo è l'incidenza percentuale delle esportazioni sul valore aggiunto, espresso in euro correnti.
Nel 2007, in Veneto, le esportazioni rappresentano il 39% del valore aggiunto.
La provincia di Vicenza mantiene saldamente il primo posto nella classifica dell'export regionale, con una quota pari al 29,6% e una propensione all'esportazione pari a 64 punti percentuali (è anche la seconda provincia italiana, dietro solo a Siracusa).
Vicenza è seguita da Belluno (47%) e Treviso (46%), mentre le province di Padova e Verona si attestano su valori di poco superiori al 30%. Chiudono Venezia e Rovigo, con una propensione all'esportazione pari rispettivamente a 23% e 18%.
Tutte le province venete registrano un incremento delle esportazioni rispetto al 2006. Venezia si distingue su tutte con un aumento del 18% rispetto all'anno precedente, seguita da Belluno (+11,5%). L'aumento del Veneto nel suo complesso è del 9%.
Per quanto riguarda l'ultimo quinquennio, la crescita del Veneto è stata del 32% ed è risultata particolarmente elevata nelle province di Belluno (52%), Vicenza (41%) e Padova (37%).


Figura 13.15
Esportazioni
SAU
La Superficie Agricola Utilizzata (SAU) costituisce la superficie investita ed effettivamente utilizzata in coltivazioni propriamente agricole; comprende quindi l'insieme dei terreni investiti a seminativi, coltivazioni legnose agrarie, orti familiari, prati permanenti e pascoli e castagneti da frutto.
La provincia con la SAU più estesa è Verona con oltre 170.000 ettari, Belluno invece con la minore, totalizzando poco più di 34.000 ha.
Le uniche tre province che dal 2005 al 2007 risultano perdere ettari di superficie SAU sono Belluno (-9,1%), Rovigo (-5,9%) e Padova (-11,5%); in media tra il 1982 e il 2007 la SAU è diminuita del 10%.
Con la diminuzione della superficie investita, anche il numero di aziende ha registrato una costante diminuzione per tutte le province venete, perdendone in media, dal 1982 al 2007, il 34%.
Il fenomeno di diminuzione "a doppia velocità" - il numero di aziende diminuisce più rapidamente della superficie - ha innalzato negli anni la superficie media aziendale, la quale registra i valori più alti nelle province del Nord-Ovest Italia con punte di oltre 30 ettari, principalmente per via delle coltivazioni cerealicole, e tocca i valori più bassi, al di sotto dei 4 ettari, nelle province liguri, in quelle del Centro-Sud e anche per Vicenza, Treviso e Padova.


Figura 13.16
SAU
Presenze turistiche
Nel 2008 il Veneto ha registrato 60.607.455 presenze turistiche, localizzate soprattutto nelle province di Venezia (oltre 33 milioni) e di Verona (oltre 12 milioni). Le province con il minor numero di presenze sono Treviso e Rovigo.
Andando ad analizzare le variazioni percentuali si osserva che, rispetto al 2007, soltanto Rovigo e Vicenza registrano un aumento delle presenze, accompagnato da un corrispondente aumento degli arrivi. Va ricordato a tal proposito che a maggio 2008 a Bassano si è svolta l'adunata nazionale degli alpini e che durante lo scorso anno hanno attratto turisti anche le iniziative in occasione del quinto centenario della nascita di Palladio. A Belluno, Padova, Treviso e Venezia si assiste invece a decrementi sia di arrivi che di presenze. A Verona, infine, sono arrivati più turisti, ma hanno soggiornato per un periodo in media più breve.
Rispetto al 2001, invece, Treviso mostra un aumento delle presenze turistiche del 18%, Venezia e Verona del 10%, mentre nelle altre province si verifica un calo, specialmente in quelle di Belluno (-13%) e Padova (-9%). Ovunque però gli arrivi risultano aumentati, segno del crescente interesse suscitato dalle località venete, presso le quali il soggiorno diventa però mediamente più breve.


Figura 13.17
Presenze turistiche
Tasso di turisticità
Il tasso di turisticità è un indicatore che misura il peso del turismo rispetto alle dimensioni demografiche di un territorio e risulta utile per capire le effettive capacità di sostenere il carico turistico.
È calcolato come rapporto tra le presenze turistiche - divise per i giorni del periodo di riferimento, in questo caso l'anno - e la popolazione residente nel territorio considerato, moltiplicando tutto per 1.000. In questo modo si ottiene il numero medio di presenze turistiche registrate giornalmente nell'area considerata ogni 1.000 abitanti.
Nel 2008 il tasso di turisticità del Veneto è pari a 34,4 presenze al giorno ogni 1.000 abitanti. La provincia che registra il valore più elevato è Venezia, con 109 presenze, seguita da Belluno con 58 e da Verona con 39. Le rimanenti province sono tutte al di sotto della media regionale.
Sia nel breve che nel medio periodo, tutte le province mostrano variazioni lievi dell'indicatore. Fanno eccezione la provincia di Belluno, che registra un calo notevole, in particolare, rispetto al 2001 (-10,3) e Venezia che invece registra, nello stesso periodo, un aumento di 6 presenze giornaliere per 1.000 abitanti.


Figura 13.18
Tasso di turisticità
Indice di dotazione rete stradale
L'indice di dotazione della rete stradale è un indicatore, dalla costruzione abbastanza complessa, che sintetizza la disponibilità e la qualità del servizio stradale: esso comprende la dotazione infrastrutturale (strade ed autostrade, ecc.), la qualità della rete stradale in termini di percorribilità (numero di corsie, possibilità di accesso, ecc.) ed altri importanti fattori.
Ognuno di questi fattori, con pesi diversi, gioca quindi un ruolo nella definizione del valore complessivo dell'indicatore. Ogni singolo valore va confrontato quindi con il dato italiano posto uguale a 100.
A livello veneto le uniche due province che ottengono valori dell'indice di dotazione di rete stradale sotto il valore 100 italiano appaiono Rovigo (-8 punti circa) e Belluno (-17 punti circa). Le altre cinque province, seppur con valori differenti, si trovano tutte al di sopra del valore standard nazionale. L'unica provincia che sul lungo periodo (2007/2000) riporta una decrescita evidente dell'indicatore risulta Belluno (-15 punti circa), pur essendo anche la provincia che tra il 2007 e il 2004 ha l'incremento positivo più elevato dello stesso indice. Tutte le altre province, ad esclusione di Rovigo, ottengono sul lungo periodo una crescita dell'indice di dotazione stradale intorno agli 8 punti circa; parallelamente però le province di Treviso, Verona e Padova perdono dal 2004 al 2007 oltre 3 punti ciascuna.


Figura 13.19
Indice di dotazione rete stradale
Tasso di motorizzazione
Il numero di veicoli circolanti sul territorio, soprattutto se rapportati alla lunghezza delle strade e alla popolazione, è un dato importante se si vuole descrivere a quali e a quanti fattori di pressione è sottoposto l'ambiente. La densità automobilistica costituisce uno degli elementi più critici per le città. Le conseguenze del traffico veicolare sono note a tutti: inquinamento dell'aria dovuto alle emissioni inquinanti dei processi di combustione, intasamento e congestione della rete viaria, problemi di sosta nei centri urbani, maggiore possibilità nel verificarsi di incidenti stradali, solo per citare le principali. Ma, nonostante tutte queste ripercussioni negative, la corsa all'auto, o ad altro veicolo, non si ferma. Anche nel corso del 2007, ultimo anno disponibile, la consistenza del parco veicoli in Veneto è aumentata, raggiungendo un totale di 3.747.192 unità, di cui 2.859.050 autovetture.
Anche la dotazione di veicoli, ovvero il tasso di motorizzazione, continua a crescere: nel 2007 in Veneto si contavano 93 veicoli ogni 100 abitanti maggiorenni. Vicenza è la provincia a detenere il primato, con 98 veicoli ogni 100 maggiorenni, seguita da Verona e Treviso. Per queste province, caratterizzate da valori così alti, il margine di crescita ancora raggiungibile sembra contenuto, e infatti la variazione del tasso di motorizzazione negli ultimi cinque anni si attesta attorno al 4%. Più consistente, invece, la crescita nelle province di Rovigo e Belluno, in aumento rispettivamente del 8,6 e del 8,1%.


Figura 13.20
Tasso di motorizzazione

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I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale".
La traduzione in inglese è a cura del Centro Linguistico di Ateneo dell'Università di Padova.