RAPPORTO STATISTICO 2009

Il Veneto si racconta / Il Veneto si confronta

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Presentazione  Presentazione  

Sintesi

Dove va il Veneto, nuovi paradigmi della mobilità



Il Veneto si racconta

Capitolo 1

Cicli e struttura del sistema economico
La congiuntura
La mobilità del sistema economico
I numeri raccontano

Capitolo 2

I flussi commerciali e l'impresa mobile
Le merci in entrata e in uscita
L'impresa veneta mobile
I numeri raccontano

Capitolo 3

Dinamicità del tessuto produttivo
La congiuntura per le imprese
La ricomposizione settoriale
La mobilità delle imprese: innovazione, sopravvivenza
La dinamica territoriale
I numeri raccontano

Capitolo 4

Le facce della mobilità
La mobilità reale
La mobilità virtuale
Gli spostamenti per motivi di cura
I numeri raccontano

Capitolo 5

Il lavoro: un mercato in movimento
I diversi volti dell'occupazione
La flessibilità dei lavoratori
I numeri raccontano

Capitolo 6

Competizione sociale tra vantaggi ereditati e nuove opportunità
Le trasformazioni nelle classi sociali
Muoversi per colmare le disuguaglianze
I numeri raccontano

Capitolo 7

I poli di sviluppo del capitale umano
L'orientamento alle superiori
L'attrattività universitaria
La mobilità territoriale
I numeri raccontano

Capitolo 8

Popolazione migrante tra passato e presente
I numeri raccontano

Capitolo 9

La cultura si muove nel Veneto
La mobilità dei beni culturali
Lo spettacolo dal vivo
I numeri raccontano

Capitolo 10

Il turismo e i turisti in movimento
Le nuove tendenze
Le vacanze dei veneti
L'economia turistica veneta
I numeri raccontano

Capitolo 11

La mobilità dell'agricoltura
L'evoluzione dell'agricoltura veneta
Le garanzie del sistema alimentare
I numeri raccontano

Capitolo 12

Le foreste: la mobilità di un patrimonio immobile
I numeri raccontano



Il Veneto si confronta

Capitolo 13

Il Veneto e le sue province

Capitolo 14

Il Veneto, i competitor e le regioni europee


9.1 La mobilità dei beni culturali

Cresce, in Europa, l'attenzione nei confronti del settore culturale come fattore determinante del processo di integrazione che dalle sue origini è sempre stato prevalentemente associato a traguardi economici e commerciali, ma negli ultimi anni ha assunto una dimensione più ampia aprendosi anche all'ambito culturale.
L'intervento dell'Unione europea sulla cultura ha caratteristiche diverse rispetto alle singole politiche nazionali degli stati membri ed è finalizzato a valorizzare e a far incontrare le diverse identità culturali come risorse da preservare nella loro tipicità.
La dimensione culturale è importante in tutte le economie avanzate; è infatti associata positivamente alla crescita del reddito e assume nel nostro paese una particolare rilevanza, sia con riferimento alla dotazione di beni storici artistici e culturali - in Italia sono localizzati 40 siti culturali definiti patrimonio dell'umanità dall'UNESCO - sia perché sempre più spazio viene dedicato alla cultura nei comportamenti dei cittadini.
La crescita dell'istruzione, del benessere e del tempo libero hanno concorso ad un generalizzato aumento della domanda di cultura e di intrattenimento, e di conseguenza si è prodotto un pari aumento dell'offerta di proposte. Sono aumentati tutti i consumi di cultura, sia nelle forme tradizionali - arti visive, musica, spettacolo dal vivo - sia soprattutto per il diffondersi dei prodotti delle industrie culturali e dei media, fino ad arrivare ai nuovi media, legati alle tecnologie informatiche dell'informazione.
In tal senso si ritiene importante soffermare l'attenzione sul "cammino verso il cambiamento" di alcuni settori culturali particolarmente significativi nella realtà veneta.

Inizio Pagina  Gli istituti di antichità e d'arte

Fin dagli anni ottanta è cresciuto il turismo culturale che ha contribuito a rendere evidente il valore economico del settore, soprattutto è stato valorizzato il ruolo dei musei, fino a rendere a questi un posto di primo piano in un'economia turistica orientata alle destinazioni d'arte; purtroppo vi è la sensazione che anche in questo ambito negli ultimi mesi si risenta della crisi in atto.
Nella nostra regione il panorama dei luoghi della cultura appare particolarmente ampio e diversificato: Nel 2006 in Veneto gli istituti di antichità e d'arte attivi non statali sono 327; tale consistenza non tiene conto di un altro centinaio circa di musei tra istituendi, chiusi per restauro, aperti senza continuità o di dimensioni strutturali o culturali limitate. A questi, inoltre, ne vanno aggiunti altri 14 tra musei e circuiti museali, monumenti e aree archeologiche statali.
In Italia si contano 4.526 istituti di antichità e d'arte non gestiti direttamente dallo stato; il Veneto ne rappresenta il 7,2%. Anche se all'interno della graduatoria regionale la nostra regione si colloca in quinta posizione per numerosità, l'attrattività del suo patrimonio culturale è evidente quando si considerano i visitatori paganti, infatti la posizione sale fino ad occupare il secondo posto dopo la Toscana. (Figura 9.1.1) e (Figura 9.1.2)
Ciò riveste un'importante valenza economica in quanto considerando il valore complessivo degli introiti dati dai biglietti d'ingresso in questi istituti, escludendo comunque sempre il patrimonio statale, quelli venduti in Veneto rappresentano il 22,7% del totale nazionale, sempre in seconda posizione dietro la Toscana e ben lontani dalle altre regioni. (Figura 9.1.3)
Le tipologie degli istituti sono molteplici; all'interno dello spazio espositivo si possono trovare beni e collezioni che testimoniano i segni dell'arte, dell'archeologia, dell'ambiente e della natura, dell'etnografia e della civiltà popolare, della storia e della Grande Guerra, della scienza e della tecnica, del territorio e delle attività produttive locali. In termini di superficie espositiva, quasi la metà dei musei veneti si colloca nella classe che va da 100 a 500 mq ed il dettaglio della categoria prevalente evidenzia un sostanziale equilibrio, con una leggera prevalenza della tipologia arte, a conferma della variegata offerta presente nella nostra regione. (Figura 9.1.4)
La distribuzione territoriale dei musei non statali risulta abbastanza omogenea tra le province, con percentuali che variano tra il 12,4% di Belluno e il 19,5% di Padova. L'unica eccezione è rappresentata da Rovigo che ospita solo il 6,4% del totale regionale.
Dei 14 luoghi d'arte statali 11 sono musei statali, 10 si trovano in provincia di Venezia, e di questi 6 sono nel capoluogo. Nel complesso, 2 sono classificati come "Monumento", Villa del Bene di Dolcè (VR) e il Museo Nazionale di Villa Pisani di Strà (VE), e 2 sono aree archeologiche, l'Area Archeologica di Feltre e la Basilica Paleocristiana di Concordia Sagittaria.
Nel 2007, i visitatori dei soli musei e monumenti statali della nostra regione sono stati quasi di 986.000 e gli introiti più di 2.500.000 di euro, con un incremento rispettivamente di 4,5% e 3,5% rispetto all'anno precedente. Purtroppo i dati 2008 indicano una diminuzione di visitatori del 2,5% rispetto all'anno precedente, ma tale dato risulta più contenuto di quello registrato a livello italiano, -3,9%; inoltre il Veneto risulta in controtendenza sul lato degli introiti, infatti a fronte di una contrazione media nazionale dell'1,9%, la nostra regione ha registrato un significativo incremento pari a +13,6%.

Inizio Pagina  Le biblioteche venete

In questi ultimi anni il mondo delle biblioteche venete sta conoscendo un notevole cambiamento organizzativo, del quale è pressoché impossibile avere una visione sinottica compiuta, ma di cui si può sicuramente ricostruire l'evoluzione con alcuni dati di tendenza.
Il fenomeno più evidente degli ultimi anni, dal 2005 al 2009, che qui si intende mettere a fuoco nei suoi contorni più generali e nelle dinamiche temporali, è quello della progressiva aggregazione delle biblioteche venete in "reti di cooperazione". Fenomeno aggregativo di natura strutturale (Nota 1) e organizzativa (Nota 2) che implica un cambiamento a volte profondo, a volte superficiale, estremamente diversificato da zona a zona, e che a volte ha trovato nella ragione più urgente della revisione delle procedure informatiche la motivazione, o l'alibi, o il coraggio, per operare una svolta nella storia di quella biblioteca, rivelando però subito dopo l'impossibilità di scambiare una scelta di fondo con la sostituzione di un "semplice" software nuovo.
E, del resto, non poteva essere che così: nuovi gestionali, nuovi prodotti sempre più flessibili, sempre più "interoperabili", sempre più in grado di liberare utenti e operatori dai limiti dei servizi bibliotecari "qui e ora" della tradizione - consultare via internet un catalogo bibliografico di una biblioteca qualsiasi nel mondo, magari in piena notte, incuranti del fuso orario, svincola dalla costrizione dell'essere "lì e allora", ovvero del doversi recare di persona in quella determinata biblioteca, nel periodo di apertura al pubblico, risparmiando tempo e denaro, ecc. -, costituiscono solo apparentemente delle soluzioni ai problemi. Ovvero: sono le soluzioni, comunque parziali, ai "vecchi" problemi (il lì e allora), ma, accanto ad opportunità interessanti, ne creano di nuovi, di tipo diverso, per affrontare i quali bisogna attrezzarsi concettualmente, con cambiamenti perfino di mentalità e di cultura.
E poiché ogni cambiamento culturale richiede tempi lunghi sia per rinvenirsi, sia per radicarsi nelle società, anche il cambiamento della messa in rete delle biblioteche in Veneto, per i suoi tanti risvolti nella cultura organizzativa del mondo bibliotecario, merita di venire ulteriormente monitorato con strumenti metodologici più raffinati.
Le biblioteche venete in rete cooperativa
Nel 2007 è stata compiuta la prima rilevazione dei dati di servizio delle biblioteche venete di pubblica lettura (biblioteche prevalentemente comunali con patrimoni documentari moderni, frequentate da un pubblico indifferenziato, a cui si possono prestare i libri) nell'ambito del "Progetto di Misurazione e Valutazione" (PMV) che la Regione Veneto aveva avviato due anni prima (Nota 3).
Adottando come modello di riferimento le Linee guida per la valutazione delle biblioteche pubbliche italiane dell'Associazione Italiana Biblioteche del 2000, la Regione ha determinato la necessità di avviare un progetto di rilevazione dei dati patrimoniali e di servizio delle biblioteche nel Veneto, rispettoso della loro tipologia funzionale (biblioteche di pubblica lettura, di conservazione, speciali, ecc.), che consentisse, al termine di un quinquennio di lavoro, di acquisire dati controllati, di qualità, in grado sia di supportare le decisioni dei governanti politici ai diversi livelli (regionali, provinciali, territoriali, comunali), sia la programmazione e la gestione delle biblioteche affidate agli operatori.
Con il coinvolgimento attivo delle Province, delle biblioteche, della Sezione regionale dell'Associazione Italiana Biblioteche e con il concorso di alcuni esperti bibliotecari, la Regione Veneto ha promosso il PMV nelle biblioteche: un questionario per le biblioteche di pubblica lettura elaborato da un gruppo di lavoro di professionisti, un programma informatico sviluppato ad hoc, decine di incontri e riunioni, e altrettante ore di formazione ai bibliotecari in tutte le province tra il 2006 e il 2008, e tante altre iniziative collaterali hanno consentito finora di raccogliere dei dati anagrafici e di servizio, per gli anni 2006 e 2007, da quasi 500 biblioteche, al servizio di circa il 97% della popolazione veneta.
Le informazioni richieste alle biblioteche all'atto della loro iscrizione alla banca dati, hanno consentito di dare una connotazione al fenomeno. Le reti bibliotecarie, tutte fondate su un accordo formale, in Veneto sono attualmente di quattro tipologie: 5 reti urbane (biblioteche anche di enti amministrativi e di differente tipologia funzionale in uno stesso comune, che nella nostra regione sono presenti solo in cinque capoluoghi di provincia); fino a 10, a seconda dell'anno in esame, reti intercomunali (come le urbane, ma con biblioteche appartenenti a più comuni); 7 provinciali (reti di biblioteche che condividono l'appartenenza alla stessa provincia) e 4 (di cui una ancora soltanto sulla carta) di polo del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN). A queste se ne potrebbero aggiungere altre nei prossimi mesi.
Da notare che una biblioteca può appartenere anche a tutte e quattro le tipologie di rete presenti in regione, così come, del resto, decidere di non aderire a nessuna aggregazione. Il fenomeno che si è notato grazie alla rilevazione dei dati nel 2007 è stato quello dell'associazione di biblioteche in reti di cooperazione: in 270 Comuni, pari al 46,5% del totale dei Comuni in Veneto, c'era almeno una biblioteca in rete con altre, quando non a due reti (74 Comuni, pari al 12,7% del totale), a tre (13 Comuni, il 2,2%) e addirittura a quattro reti contemporaneamente (3 Comuni, lo 0,5%).
In totale, quindi, il 61,9% dei Comuni veneti aveva nel 2007 almeno una biblioteca aderente a una di quelle quattro tipologie di rete di cooperazione descritte sopra. Questo risultò per alcuni versi inaspettato perfino ai conoscitori delle "cose bibliotecarie" venete, che pure, prima di allora, avevano avuto sentore del cambiamento in corso; certo una tendenza all'aggregazione era in atto da prima, e la pubblicistica professionale in Italia si era tante volte soffermata sul fenomeno a livello nazionale, tuttavia, in Veneto, il dato apparve sostanzialmente nuovo.
Un aggiornamento di quei dati effettuato nell'aprile 2009 ha confermato la tendenza al "mettersi insieme" delle biblioteche: i Comuni dove non ci sono biblioteche in rete sono 176, pari al 30,3% del totale dei Comuni veneti (nel 2006 erano 221, pari al 38% del totale); notevole quindi l'incremento soprattutto se si considera che in alcuni di questi Comuni non esiste una biblioteca.
Diminuiti anche i Comuni in cui c'è una biblioteca che aderisce a una sola rete (238 Comuni, 41% del totale) e conseguentemente aumentati i Comuni con biblioteche aderenti a due reti (131 Comuni, 22,6%) e tre reti (33 Comuni, 5,7%). I Comuni con tutte le tipologie di rete sono solo 3, pari a 0,5%.
In complesso, il 69,7% dei Comuni, ad aprile 2009, ha almeno una biblioteca che aderisce a una rete di cooperazione, con un aumento del 7,8% rispetto a due anni fa. (Figura 9.1.5)
Le reti provinciali
La tendenza al "fare rete" delle biblioteche si conferma anche dai dati forniti dalle amministrazioni provinciali: per quanto riguarda l'adesione alle sole reti di cooperazione gestite dalle Province (centri servizi o sistemi bibliotecari con funzioni di coordinamento delle attività, dalla catalogazione al prestito interbibliotecario, sul territorio di competenza amministrativa), si rileva che cinque anni fa le biblioteche erano in totale 398 mentre nel 2009 (Nota 4) se ne prevedono 543, con un incremento del 36,4%. (Figura 9.1.6)
Anche se si considerano gli Enti, tra pubblici e privati, a cui queste biblioteche appartengono, il dato incrementale è coerente: nel 2005 gli Enti erano 368, nel 2009 se ne prevedono 510, con un incremento del 38,4%.
Gli incrementi delle adesioni di biblioteche ed Enti variano da provincia a provincia soprattutto in relazione all'anno di costituzione dei Centri Servizi o Sistemi bibliotecari: quello di Belluno, che è stato il primo ad attivarsi sul territorio nel 1996, ha soprattutto mantenuto i soggetti aderenti, poiché aveva già un alto grado di partecipazione, Treviso e Padova, invece, hanno aumentato le adesioni di Enti e biblioteche proprio in questi ultimi due-tre anni, ma per ragioni soprattutto organizzative.
Quali possono essere state le motivazioni che hanno indotto le biblioteche venete a mettersi in rete?
Allo stato attuale, sulla base dell'esperienza, si può tentare di formulare una risposta; le motivazioni possono essere ricondotte: alla necessità di diminuire risorse in termini di personale bibliotecario impiegato con il ricorso alla esternalizzazione e alla mobilità interna agli Enti, alla ricerca di economie di scala e di specializzazione, all'utilizzo di internet nella pratica lavorativa quotidiana, anche nella biblioteca più piccola, offrendo così un'opportunità di apertura di servizi potenzialmente senza limiti.
L'intervento dell'amministrazione regionale
In questa situazione in rapido mutamento la Regione Veneto si è inserita sostanzialmente in due modi, in virtù delle funzioni che la L.R. n. 50 del 1984 le attribuisce: da una parte, supportando, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, le reti di cooperazione, dall'altro cercando di governare il cambiamento in termini programmatori e organizzativi. Tutto questo proponendo l'attivazione di progetti di sviluppo delle cooperazioni, coordinando attivamente la maggior parte delle iniziative di interesse regionale in materia di biblioteche, mettendo a disposizione del personale bibliotecario proposte formative, cercando partnership con altri Enti pubblici e privati, ed infine potenziando significativamente il Polo regionale del Servizio Bibliotecario Nazionale, decisione che è stata seguita dalla Provincia di Rovigo e dal Comune di Verona di dare vita a due nuovi Poli SBN.
Nel corso degli ultimi cinque anni, lo stanziamento finanziario per le attività ordinarie delle biblioteche è andato aumentando costantemente (Nota 5), da un totale di euro 373.000,00 (comprendente anche contributi per biblioteche singole) del 2005 a euro 600.000,00 del 2009 (solo per le reti), con un incremento quindi del 60,9%.
SBN in Veneto
Nel 2006, utilizzando inizialmente risorse finanziarie statali, ma poi aggiungendone di proprie, la Regione del Veneto ha deciso di potenziare significativamente il proprio Polo del Servizio Bibliotecario Nazionale (cui partecipava dagli anni Ottanta), facendolo evolvere da Polo catalografico a polo di servizi, scelta che incontrò subito l'interesse di due Province, Belluno e Vicenza, e successivamente di quella di Treviso, oltre a numerose altre biblioteche sparse nelle altre province.
Il risultato è che oggi la Regione può affermare di essere essa stessa "soggetto di cambiamento" alla pari delle altre reti cooperative venete, in quanto gestore diretto di un sistema bibliotecario.
A SBN, in Veneto partecipano tre Poli formalmente costituiti e organizzati per gestire dei servizi (il Polo regionale, quello che fa capo alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia e quello dell'Università di Padova, cui concorre anche la rete urbana del capoluogo), un quarto Polo, che fa capo alla Provincia di Rovigo, formalmente istituito ma non ancora attivo, e un quinto Polo, in via di istituzione, che raccoglierà le biblioteche nel Comune di Verona.
Il totale delle biblioteche appartenenti solo ai primi tre Poli assommerà, alla fine del 2009, complessivamente a circa 270 strutture (il Polo regionale, tra questi, ne accoglierà almeno 150, diventando così la rete di cooperazione più grande in regione), dove i Poli dovranno rapportarsi regolarmente tra loro, con gli altri poli in Italia e con il Ministero, finendo per delineare, nel Veneto, una realtà organizzativa di servizio con elementi di novità molto interessanti per tutti.
E' probabile che, a breve e medio termine, il processo di raggruppamento delle biblioteche continui, si rafforzi e che si imponga il problema della gestione di una nuova situazione, fatta di coesistenza, in parte autonoma, in parte sinergica, di sistemi sempre più complessi, sempre più multidimensionali.
Una analisi dei processi decisionali e produttivi tradizionali che la nuova situazione richiede si imporrà a breve e riguarderà molta parte del mondo bibliotecario veneto. Sarà necessario "essere/stare nel cambiamento", definire strategie, sapere come intervenire e come guidare, e la sfida consisterà soprattutto nell'affrontare la complessità delle relazioni.

Inizio Pagina  Le ville venete e i siti UNESCO

Il Veneto è la regione italiana che più si caratterizza per la presenza di dimore patrizie, fenomeno nato e sviluppatosi durante i secoli della Serenissima Repubblica, espressione di una classe dominante aperta alla cultura, sensibile alle bellezze della natura e dell'arte, ma al tempo stesso attiva nell'amministrare oculatamente le sue vaste proprietà agricole in terraferma; il fenomeno della 'civiltà di villa' presenta infatti fin dalle origini questo duplice aspetto, economico e culturale.
La Regione del Veneto è da sempre impegnata per salvaguardare e valorizzare questo patrimonio. Nel 1979 ha costituito l'Istituto Regionale per le Ville Venete (I.R.V.V.) che, dotato di personalità giuridica pubblica, opera in conformità agli obiettivi di programmazione e agli indirizzi stabiliti dal Consiglio regionale. Scopo dell'Istituto è di provvedere, in concorso con i proprietari, al consolidamento, al restauro, alla promozione nonché alla migliore utilizzazione delle ville venete soggette a vincolo di tutela; altre attività complementari dell'IRVV riguardano lo studio, la ricerca, la catalogazione e l'organizzazione di attività promozionali quali mostre, convegni, concerti e pubblicazioni.
Le Ville Venete sono in questo momento al centro dell'interesse regionale anche come oggetto di uno specifico "piano di valorizzazione", concepito a fini di sviluppo turistico, con l'obiettivo di posizionare il 'prodotto culturale ville venete' nei principali mercati turistici di riferimento.
Nel territorio della Regione si contano complessivamente circa 3.791 edifici o complessi qualificati come ville venete. (Figura 9.1.7)
Le ville di proprietà pubblica sono attualmente circa il 10% del totale. Il rimanente 90% è di proprietà di soggetti privati, cittadini o enti di varia natura (fondazioni, istituti di credito, etc.), che in numerosissimi casi ne dispongono l'apertura al pubblico secondo determinate modalità.
Le ville visitabili sono in tutto 300 circa, di cui però, data la peculiarità della classe monumentale, solo l'1% si stima sia dotato delle condizioni più avanzate di ricettività (per esempio i servizi per i disabili).
Nel Veneto sono 25 le ville organizzate per offrire servizi di didattica, destinati al mondo della scuola.
Si elencano di seguito, in ordine decrescente, i numeri dei visitatori registrati per l'anno 2008, relativi ad alcune tra le più importanti dimore storiche del territorio, che rappresentano realtà 'di punta' del fenomeno, anche per la particolare notorietà, in qualche caso estesa ben oltre i limiti del Veneto:


Si sta affermando inoltre, da parte dei proprietari di natura privata, un diverso concetto di gestione di questi monumenti, che propone all'utenza una fruizione non soltanto del bene culturale in sé, ma anche di un sistema di servizi più articolato (dalla ristorazione all'ospitalità, offerte eno-gastronomiche, centri sportivi, hotel, relais, etc.), e strettamente collegato con il mondo delle attività produttive (in particolare aziende agricole e vinicole). Anche grazie all'azione della Regione, si è creato così intorno alle ville il primo "Metadistretto Veneto dei Beni Culturali".
Di tutte le ville venete del territorio regionale, le ventiquattro dimore storiche attribuite all'architetto cinquecentesco Andrea Palladio, il principale interprete e codificatore di questa tipologia monumentale, sono ora poste sotto la tutela dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO).
Le ville palladiane sono iscritte dal 1996 nella Lista UNESCO del Patrimonio Mondiale dell'Umanità (World Heritage List), a estensione del già esistente sito di "Vicenza città del Palladio".
Complessivamente, sono a tutt'oggi quattro i "siti" presenti nel territorio della Regione del Veneto, riconosciuti e protetti come contesti d'eccellenza del patrimonio culturale e ambientale, iscritti nella Lista UNESCO: oltre a "Vicenza e le ville palladiane del Veneto", abbiamo "Venezia e la sua Laguna", "La città di Verona" e "L'Orto Botanico di Padova".
Si tratta di realtà molto diverse tra loro, per ampiezza e per tipologia, che rientrano nelle sfere di competenza di numerosi soggetti istituzionali; in ciascuno dei casi è stato formalmente individuato, stanti precise disposizioni ministeriali, un soggetto referente.
Sul piano strettamente amministrativo, la Regione del Veneto ha preso parte, per quanto di competenza, all'espletamento delle procedure richieste dall'UNESCO e ora previste anche dalla normativa statale; in particolare per il Sito di Vicenza, la Regione è stata direttamente coinvolta nella stesura del Piano di Gestione, il documento (da presentare al Comitato UNESCO) sul quale si fonda il governo di ciascun Sito della Lista.
La Regione non è per il momento dotata di uno specifico strumento che permetta misure di sostegno finanziario ai Siti UNESCO, ma è comunque da anni attivamente impegnata per promuovere e valorizzare questi contesti di eccellenza del proprio territorio. A tal fine ha istituito un Tavolo di Coordinamento, per creare uno spazio di incontro, di confronto e di scambio tra le quattro diverse realtà; l'associazione dei Siti veneti ha così potuto accedere a finanziamenti erogati dallo Stato per la realizzazione di progetti trasversali e condivisi, maturati appunto in seno al Coordinamento regionale.

Inizio Pagina  La catalogazione dei beni culturali

La Regione del Veneto, con notevole tempestività rispetto ad altre Regioni, istituì, con L.R. n. 2/86, il Centro Regionale di documentazione dei beni culturali ed ambientali del Veneto, con il compito di raccogliere, elaborare e fornire ogni informazione relativa al patrimonio storico della civiltà del Veneto.
Contemporaneamente all'acquisizione di informazioni sui dati del patrimonio culturale esistenti presso le Soprintendenze in quanto Istituti di tutela, avviò una ricognizione dei beni non censiti sul territorio; per questo i finanziamenti resi disponibili dal bilancio sono stati destinati in modo predominante ad attività di inventario e catalogazione (Nota 6).
La banca dati dei beni culturali del Veneto si compone di schede cartacee, redatte fino alla seconda metà degli anni Novanta del secolo scorso sui modelli ministeriali, di schede informatizzate redatte su tracciati ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione) per i beni normati e su altri tracciati appositamente predisposti per la raccolta di dati a livello sperimentale. A corredo delle schede viene conservata una ingente mole di documenti fotografici, grafici e multimediali. Le schede prodotte con finanziamento regionale a fine 2008 ammontano a 321.734. (Figura 9.1.8)
Per molti anni l'evoluzione tecnologica ha condizionato le modalità di conferimento dei dati e dei materiali derivanti dall'attività di catalogazione che avveniva attraverso la consegna di supporti hardware di diversa natura. Attualmente per la catalogazione dei beni culturali, la Regione del Veneto adotta una piattaforma tecnologica innovativa che aderisce agli standard catalografici ministeriali definiti dall'ICCD, ricalcandone esattamente la struttura e i principi concettuali di funzionamento ma che, a differenza di quanto avviene in altri contesti analoghi della pubblica amministrazione legati alla descrizione catalografica, produce per ciascun bene culturale schedato, un documento archivistico svincolato dal software che lo ha prodotto.
E' inoltre a regime il catalogo multimediale georeferenziato dei beni culturali, articolato in sottosistemi interconnessi (Nota 7) tra loro; possono richiedere l'accesso gratuito all'applicativo regionale tutti gli enti pubblici e altri soggetti pubblici e privati, non aventi scopo di lucro, per lo svolgimento di attività di inserimento, modifica, consultazione e pubblicazione di dati catalografici nel sito Internet della Regione del Veneto, anche all'interno di appositi itinerari culturali e altri percorsi di valorizzazione. A proposito di quest'ultimo aspetto, va ricordato che la Regione mette gratuitamente a disposizione dei richiedenti un ulteriore specifico strumento che permette alle Strutture proprietarie dei beni di pubblicare i propri dati, presenti nella banca dati regionale, nei rispettivi siti Internet istituzionali evitando inutili operazioni di moltiplicazione dei database.
In questo periodo in cui la carenza di risorse economiche è ormai generalizzata, appare particolarmente significativo il fenomeno al quale stiamo assistendo, che riguarda il mutato atteggiamento delle istituzioni, proprietarie o depositarie di beni culturali, rispetto a quanto avveniva in passato. Può essere definita come "mobilità intellettuale e creativa" la scelta fatta da un numero crescente di Enti, dovuta peraltro all'esigenza di gestire dati inventariali e patrimoniali per finalità istituzionali, di adottare uno strumento rigoroso, efficiente e gratuito che permette di gestire, incrementare e mantenere aggiornate in modo autonomo, economico, agile ed efficiente le informazioni riguardanti i beni culturali posseduti, nel rispetto della normativa vigente e con la certezza di disporre costantemente di dati intelligibili e longevi, permettendone altresì la valorizzazione attraverso diverse forme di diffusione in Internet.
Sono attualmente 74 le Strutture autorizzate ad accedere all'area riservata della banca dati regionale, con oltre 200 utenti accreditati, specializzati nelle diverse discipline attinenti alle tipologie di beni culturali.
Da ultimo è significativo evidenziare un buon esempio di collaborazione interistituzionale: in data 3 dicembre 2005, la Regione del Veneto ha sottoscritto un protocollo d'intesa con le Regioni Liguria ed Emilia Romagna per la catalogazione dei beni culturali e la costituzione di banche dati condivise. Uno degli obiettivi di tale accordo è la realizzazione di economie grazie alla suddivisione dei costi tra le diverse Regioni per la creazione degli applicativi che gestiscono le banche dati, come anche suggerito dal Codice dell'Amministrazione Digitale in tema di riuso.

Figura 9.1.1
Istituti di antichità e d'arte  non statali per regione - Anno 2006
Figura 9.1.2
Numero medio di visitatori paganti per istituto per regione - Anno 2006
Figura 9.1.3
Quota percentuale del valore degli introiti da biglietti venduti per regione - Anno 2006
Figura 9.1.4
Quota percentuale dei musei non statali per categoria prevalente.  Veneto - Anno 2006
Figura 9.1.5
Biblioteche in rete cooperativa.  Numero di reti per comune. Veneto - Aprile 2009
Figura 9.1.6
Biblioteche aderenti a reti di cooperazione gestite dalle Province - Anni 2005:2009
Figura 9.1.7
Numero di ville venete per provincia. Veneto - Anno 2008
Figura 9.1.8
La catalogazione dei beni culturali. Totale schede prodotte con finanziamento regionale per tipologia. Veneto - Anno 2008

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I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale".
La traduzione in inglese è a cura del Centro Linguistico di Ateneo dell'Università di Padova.