RAPPORTO STATISTICO 2009

Il Veneto si racconta / Il Veneto si confronta

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Presentazione  Presentazione  

Sintesi

Dove va il Veneto, nuovi paradigmi della mobilità



Il Veneto si racconta

Capitolo 1

Cicli e struttura del sistema economico
La congiuntura
La mobilità del sistema economico
I numeri raccontano

Capitolo 2

I flussi commerciali e l'impresa mobile
Le merci in entrata e in uscita
L'impresa veneta mobile
I numeri raccontano

Capitolo 3

Dinamicità del tessuto produttivo
La congiuntura per le imprese
La ricomposizione settoriale
La mobilità delle imprese: innovazione, sopravvivenza
La dinamica territoriale
I numeri raccontano

Capitolo 4

Le facce della mobilità
La mobilità reale
La mobilità virtuale
Gli spostamenti per motivi di cura
I numeri raccontano

Capitolo 5

Il lavoro: un mercato in movimento
I diversi volti dell'occupazione
La flessibilità dei lavoratori
I numeri raccontano

Capitolo 6

Competizione sociale tra vantaggi ereditati e nuove opportunità
Le trasformazioni nelle classi sociali
Muoversi per colmare le disuguaglianze
I numeri raccontano

Capitolo 7

I poli di sviluppo del capitale umano
L'orientamento alle superiori
L'attrattività universitaria
La mobilità territoriale
I numeri raccontano

Capitolo 8

Popolazione migrante tra passato e presente
I numeri raccontano

Capitolo 9

La cultura si muove nel Veneto
La mobilità dei beni culturali
Lo spettacolo dal vivo
I numeri raccontano

Capitolo 10

Il turismo e i turisti in movimento
Le nuove tendenze
Le vacanze dei veneti
L'economia turistica veneta
I numeri raccontano

Capitolo 11

La mobilità dell'agricoltura
L'evoluzione dell'agricoltura veneta
Le garanzie del sistema alimentare
I numeri raccontano

Capitolo 12

Le foreste: la mobilità di un patrimonio immobile
I numeri raccontano



Il Veneto si confronta

Capitolo 13

Il Veneto e le sue province

Capitolo 14

Il Veneto, i competitor e le regioni europee


11.1 L'evoluzione dell'agricoltura veneta

L'agricoltura è indissolubilmente legata alla terra e ai cicli delle stagioni, si combina ad un ritmo immutabile e ricorrente nel tempo, stabile e destinato a durare, perché adempie ad un ruolo fondamentale: nutrire gli uomini e gli animali e trarre energia dalla terra.
E' vero anche che, per compiere appieno le sue funzioni, essa debba sottostare a meccanismi del tutto dipendenti dalle regole del mercato che si applicano ad un contesto multiforme, vario ed in continuo movimento, così come in continuo movimento sono gli individui.
L'agricoltura quindi si configura come un vero e proprio trait d'union tra la necessità di adattamento alle nuove tendenze ed esigenze del mercato e il soddisfare quelle immutabili e stabili legate alla natura, sia con l'antico sapere tramandato di generazione in generazione sia attraverso l'innovazione e lo sfruttamento delle capacità e delle caratteristiche dei singoli, tramite idee che valorizzino le peculiarità irripetibili di ciascuna zona.

Inizio Pagina  Il quadro congiunturale

Prima di procedere all'analisi dell'evoluzione strutturale dell'agricoltura veneta, si presentano di seguito alcune valutazioni sull'andamento dell'ultima annata agraria, sia in Italia sia, più in particolare, nella nostra regione.
L'ultimo quadro congiunturale agricolo, il 2008, denota in ambito italiano una tendenza alla crescita: l'incremento reale previsto dovrebbe infatti superare il 2% rispetto al 2007, di pari passo con i prezzi e la produzione in valori correnti. Le stime ISTAT sul valore aggiunto indicano la branca "agricoltura-silvicoltura e pesca" come l'unica nel panorama italiano a segnalare un aumento consistente, nonostante gli effetti della crisi economica-finanziaria mondiale che ha travolto tutti i settori dell'economia a partire dalla seconda metà dell'anno. Questo risultato è stato favorito da una buona annata agraria sul fronte climatico/produttivo, dalla favorevole congiuntura di mercato del primo semestre del 2008, attribuibile al forte aumento dei prezzi delle principali commodities agricole, e dal contenimento dei costi operato dagli agricoltori, con la sostituzione o la riduzione di quei mezzi di produzione che hanno subito i rialzi più forti.
Per quanto riguarda il Veneto, la situazione regionale evidenzia invece una sostanziale stabilità, confermando una produzione lorda attorno ai 4.700 milioni di euro, con una stimata leggera contrazione rispetto all'anno precedente in termini reali, imputabile soprattutto al calo della produzione di mais, la principale coltura veneta, e alle avverse condizioni climatiche per la produzione finale di alcune legnose. (Tabella 11.1.1)
Dettagliando le produzioni venete: l'andamento climatico ha sfavorito la maggior parte delle coltivazioni cerealicole (mais, frumento, orzo) tranne il riso. Il forte calo della produttività del mais è da attribuirsi, oltretutto, ad una riduzione della superficie investita di circa il 10%, soppiantata in gran parte dalle due tipologie di frumento (duro e tenero); in calo anche le quotazioni delle citate coltivazioni, responsabili assieme alle condizioni climatiche di una flessione delle colture erbacee rilevabile sia a prezzi correnti che costanti, per entrambe superiori al 4%.
La barbabietola da zucchero in forte contrazione di superficie (-22%), nonostante un buon esito per la resa, ha influenzato il risultato per le colture industriali, in forte calo anch'esso. Analogamente per le oleaginose, la produzione è stata inficiata dal ruolo giocato dalle colture di soia (-15%), principalmente per danni attribuibili a problemi di natura fitosanitaria.
Il buon andamento commerciale del comparto orticolo ha prodotto un aumento in termini reali del 2%, con riguardo alle colture principali, confermando una stabilità delle superfici a patata ed un calo per quelle a radicchio, compensato da un ottimo andamento delle rese.
Nell'ambito delle legnose, si registra un calo a prezzi costanti (-3% in media) ed un leggero aumento a prezzi correnti (+1% in media); l'annata agraria è stata dal punto di vista climatico favorevole per alcune colture (pero, albicocco) e nettamente negativa per altre (nettarine, pesche, ciliegio).
Per quanto concerne le produzioni animali, esse presentano un aumento produttivo, sia in termini di prezzi correnti che costanti. E se il consumo di carne bovina e suina risulta sostanzialmente stabile, un aumento pari al 15% delle quotazioni di carne suina ha comportato un conseguente aumento del fatturato.
Le produzioni avicole continuano il recupero produttivo avviato già nel 2007, sia per le galline ovaiole che per i capi macellati con buoni incrementi complessivi.

Inizio Pagina  L'evoluzione strutturale

Nel contesto storico relativo agli ultimi tre decenni, il ruolo dell'agricoltura nella nostra regione è via via mutato a ritmi sempre più veloci: basti pensare che negli ultimi 25 anni il numero delle aziende agricole (Nota 1) è diminuito di un terzo (-33%) e 93.000 ettari (pari a un -10%) di superficie, originariamente destinata alla coltivazione della terra, sono stati convertiti ad altri utilizzi. Ci si rende conto quindi che è avvenuto un cambiamento epocale, cambiamento che naturalmente ha interessato, anche se con diversi andamenti, l'intera nazione. (Figura 11.1.1) e (Figura 11.1.2)
Il cambiamento più evidente, come già sottolineato, ha coinvolto le superfici investite ed il numero di aziende, contraendo da un lato la numerosità di queste ultime, e quindi degli addetti al settore primario, e ingrandendo dall'altro la superficie media aziendale, che nella nostra regione da un valore pari a 4,2 ettari nel 1982 passa ad un 5,7 nel 2007.
Il continuo calo delle superfici e del numero di aziende, che principalmente ha interessato quelle con superficie agricola utilizzata (SAU) inferiore a 5 ettari, sta subendo però negli ultimi anni una battuta d'arresto, registrando per l'ultimo anno disponibile, il 2007, una sostanziale stabilità.
Quanto alla forma di conduzione, si consolida nel tempo la struttura tipicamente veneta che vede la conduzione familiare come la più diffusa che, così come nel 2000, assorbe oltre l'82% delle aziende. A cambiare è invece la figura di chi l'azienda la conduce: nella nostra regione ormai circa il 30% dei conduttori è di genere femminile, guadagnando oltre 21 punti percentuali sulla situazione del 2000, e confermando come la trasformazione culturale, sociale ed economica in atto in tutta Europa si stia radicando, portando potenziali conduttori di genere maschile più lontano dal settore primario e lasciando così alle donne spazi più ampi.
Ci sono delle differenze statisticamente significative tra le aziende condotte da uomini e quelle condotte da donne: innanzitutto l'età media risulta più alta per le donne, 58 anni contro i 55 dei maschi, la sau media aziendale delle conduttrici è pari a 4 ettari, significativamente inferiore a quella dei maschi che con un valore di 5,8 ettari si aggiudicano quasi un 50% di superficie in più. Risulta una netta preferenza delle donne a condurre aziende con specializzazione a seminativi, il 65% di esse infatti ha un'azienda di questo tipo contro il 42% dei colleghi, mentre questi ultimi prediligono nel confronto coltivazioni permanenti ed allevamento di erbivori.
Quanto alle attrezzature informatiche, non risultano differenze significative, poiché per entrambi i generi, le aziende che posseggono almeno un pc non risultano superiori al 13%, sebbene la stragrande maggioranza di esse (oltre l'83% sia per i maschi che per le femmine) abbia un collegamento ad internet: fra questi ultimi, quasi il 60% dei conduttori maschi dispone di un sito web contro il 45% delle corrispettive colleghe.
Indagando più nel dettaglio ed analizzando per orientamento tecnico economico (Nota 2), scopriamo come nel lasso di tempo più vicino a noi, compreso tra il 2000 e il 2007, gli indirizzi produttivi che hanno denunciato il calo più consistente in numero di aziende siano soprattutto quelli ad orientamento misto, principalmente policoltura e poliallevamento, e che rientrano nelle fasce di reddito lordo standard (Nota 3) più basse.
Rimane confermato il primato della specializzazione a seminativi, che assorbe quasi la metà della SAU e del numero di aziende dedicate, e si contende con gli allevamenti di erbivori la palma del reddito lordo standard più elevato. (Figura 11.1.3)
Le modificazioni incorse alla SAU coinvolgono positivamente sia le aziende indirizzate a colture permanenti che quelle ad allevamenti, con crescite superiori al raddoppio per quanto riguarda la specializzazione in granivori (Nota 4), seppur quest'ultima continui ad occupare una quota marginale in termini di consistenza della superficie.
Per quanto riguarda i redditi lordi standard, calcolati in UDE (Nota 5), il calo maggiore (-15%) coinvolge la specializzazione a seminativi mentre migliora la situazione per coltivazioni permanenti ed allevamenti. E son sempre queste due ultime specializzazioni a trarre maggior giovamento dell'innalzamento della SAU media aziendale, che supera i 14 ettari per gli allevamenti di granivori.
Segnali di sofferenza provengono dalla specializzazione ortofloricola che, con un calo della SAU di quasi un terzo ed una diminuzione del 3% del proprio reddito lordo standard, vede attestarsi la sua superficie media aziendale a poco più 2 ettari.
Le aziende agricole stanno dimostrando come la multifunzionalità sia la scelta su cui puntare, provando come lo sforzo possa essere ampiamente ripagato. Sebbene l'incidenza di tali aziende sul totale si aggiri attorno al 6%, i tassi di crescita sono confortanti: raddoppia dal 2003 al 2007 il numero di chi ha deciso di avventurarsi in almeno un'attività connessa all'agricoltura, con redditi lordi standard che son quasi il triplo rispetto a chi questa scelta ancora non l'ha intrapresa. (Figura 11.1.4) e (Figura 11.1.5)
Al di là di questi aspetti tangibili, sono inoltre coinvolte trasformazioni che hanno profondamente modificato l'approccio alla terra e al suo utilizzo. Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una "rivoluzione" che sta indirizzando l'agricoltura italiana, e quindi veneta, verso nuovi scenari: sotto la superficie del "quanto", è possibile spendere alcune parole riguardo al "come" si stia muovendo questo cambiamento.
Primo interprete ne è senz'altro l'impresa agricola che si fa, come già detto, anche per motivi economici sempre più "sistema multifunzionale", spaziando dalla difesa del suolo e dell'ambiente, alla salvaguardia del territorio e dei suoi valori culturali tradizionali, con multiformi proposte, che coinvolgono tutti gli aspetti produttivi e non del circuito aziendale.
Caratteristici esempi, alcuni dei quali analizzeremo nel dettaglio successivamente, ne sono:
  • l'agriturismo, realtà ormai consolidata nella nostra regione, terza in tutta Italia per numero di aziende che operano nel settore
  • la fattoria didattica, a cui sono dedicate 228 delle nostre aziende agricole/agrituristiche nel 2008, con un tasso di crescita sorprendente a partire dalla stesura del primo elenco nel 2003 che ne annoverava appena 62.
    Essa prende origine dal progetto promosso dalla Regione Veneto "Fattorie Didattiche", nato nel 1999 nell'ambito di una campagna nazionale di educazione alimentare: le aziende iscritte all'Elenco regionale delle fattorie didattiche svolgono attività mirate per la scuola, con la finalità di consolidare i legami dei ragazzi, e delle loro famiglie, con il proprio territorio, favorendo la conoscenza della produzione agricola e un rapporto non mediato con l'ambiente naturale, la tradizione e l'educazione alimentare ed ambientale.
    Le proposte sono tra le più varie e spaziano da percorsi didattici e laboratori, fino ad attività quali giochi all'aria aperta, passeggiate naturalistiche, centri estivi, cavalcate sul dorso di pony, riscoperta del dialetto, di proverbi e giochi delle generazioni passate, ecc.
    Il progetto rappresenta per il mondo della scuola un'opportunità di apprendimento nuova ed insolita, e per l'agricoltore un'occasione per valorizzare la propria attività e le proprie competenze
  • gli agriasilo, ed i primi agrinidi, che offrono ai genitori un servizio flessibile ed affidabile di cura e custodia dei bimbi, contribuendo a frenare l'abbandono delle aree rurali, spesso motivato proprio dalla carenza di servizi alla persona, ed a creare opportunità di occupazione femminile
  • la produzione e la vendita diretta di prodotti tipici e di qualità
  • la produzione e l'utilizzo di energie da fonti rinnovabili
  • un'agricoltura eco-sostenibile

Di certo l'azienda agricola non è il solo protagonista, dal momento che anche il cittadino-consumatore, le istituzioni e le amministrazioni rivestono un ruolo non secondario nel creare la sensibilità e l'attenzione verso quegli stessi valori di qualità del territorio e dell'ambiente, del prodotto alimentare e del rispetto della tradizione.
Nascono così i Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) che riuniscono consumatori che non solo acquistano all'ingrosso prodotti alimentari e di uso comune ma anche aggiungono un criterio guida nella scelta dei prodotti, privilegiando i piccoli produttori, il rispetto dell'ambiente, la solidarietà.
Ed è dalla necessità di "accorciare la filiera", con benefici che incontrano sia le esigenze dei produttori che dei consumatori, che nascono i farmer markets, dove, in una struttura o un luogo pubblico su autorizzazione comunale, più agricoltori o coltivatori si riuniscono in modo regolare e ricorrente per la vendita di varietà di frutta fresca, verdura e altri prodotti agricoli direttamente ai consumatori (Nota 6).
Sempre dalla medesima esigenza di maggior relazione diretta tra produttore e consumatore, i distributori di latte crudo hanno cominciato a popolare il territorio italiano e quello veneto con tassi di crescita sorprendenti, raggiungendo nella nostra regione a fine 2008 una numerosità pari a 168. (Figura 11.1.6)
Inoltre il Veneto si è fatto promotore della prima legge regionale a sostegno dei cibi a chilometri zero, la n.7 del 25/07/08, che sancisce la preferenza ai prodotti locali in mense, ristoranti e grande distribuzione.
L'iniziativa risponde al bisogno di un numero crescente di consumatori che vuole condurre uno stile di vita attento all'ambiente e alla salvaguardia del clima anche a tavola. Alcune stime infatti calcolano che un pasto medio prima di arrivare nel piatto percorre oltre 1.900 km, risulterebbe quindi più economico e ragionevole comprare alimenti "locali", poiché spesso sono più le calorie di energia necessarie per portare il pasto al consumatore che quelle fornite dal pasto stesso. Tra gli obiettivi della legge vi è la promozione del patrimonio agroalimentare regionale nella misura del 50% nei pasti di scuole elementari, istituti scolastici superiori, università, ospedali e caserme, una percentuale che non discrimina il prodotto di origine extraregionale o straniera ma valorizza le tipicità locali consentendo ai consumatori di fare scelte consapevoli, sostenibili in termini di prezzo e meno impattanti sull'ambiente.
Sulla medesima linea di pensiero si colloca anche l'iniziativa degli orti urbani, che per quanto riguarda la nostra regione vede i comuni di Padova e Treviso in prima linea: si tratta di piccoli lotti di terreno di proprietà comunale da adibire ad orti e giardinaggio ricreativo, concessi in comodato d'uso e senza scopo di lucro ai cittadini richiedenti, Tutto ciò per favorire l'aggregazione sociale, la trasmissione di conoscenze e tecniche naturali di coltivazione e l'impiego costruttivo del tempo libero, soprattutto di soggetti potenzialmente deboli (anziani, portatori di handicap, ecc)
L'agricoltura biologica
Con il termine agricoltura biologica si identifica un tipo di coltivazione esente dall'utilizzo di prodotti chimici di sintesi (fertilizzanti, pesticidi) per la concimazione dei terreni e per la lotta ai parassiti animali e vegetali. La fertilizzazione del terreno deve avvenire esclusivamente mediante concimi organici e minerali naturali, in modo da salvaguardare l'ambiente.
Il tipo di agricoltura praticato è estensivo e rigenera il terreno attraverso la rotazione delle colture:
è un sistema di produzione che si inserisce nei processi naturali in modo compatibile, rispettando tutti gli elementi presenti in natura (terra, acqua, piante e animali).
I prodotti provenienti da agricoltura biologica sono inoltre naturalmente esenti da Organismi Geneticamente Modificati (OGM).
Un prodotto da agricoltura o allevamento biologico pertanto è sinonimo di qualità, naturalezza e garanzia, essendo controllato e certificato da appositi Organismi Autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e dal 1° gennaio 2009 dal Reg. Ce 834/07.
Gli agricoltori e i produttori di alimenti biologici hanno la facoltà di usare il marchio biologico comunitario per indicare che:
  • almeno il 95 % degli ingredienti del prodotto è stato ottenuto con metodi biologici
  • il prodotto è conforme alle norme del regime ufficiale di controllo
  • il prodotto reca il nome del produttore, del preparatore o del venditore e il nome o il codice dell'organismo di controllo

Che l'agricoltura biologica non sia più una novità o una moda nel nostro paese, lo confermano il permanere nel primato europeo quanto a superficie destinata con oltre un milione di ettari, i più di 50.000 operatori coinvolti dal processo di produzione fino a quello di trasformazione e la continua crescita dei consumi alimentari bio che solo nel confronto 2008-2007 guadagnano in quantità ben il 4,5% (Nota 7).
Anche in Veneto la situazione non è immobile: la superficie investita (sia in conversione che già destinata a produzioni bio) segnala un aumento superiore al 37% dal 2000 al 2005 ed il numero di operatori è in crescita del 24% fra il 2000 ed il 2007. (Figura 11.1.7) e (Figura 11.1.8)
Questo comparto dimostra di essere molto vivace non solo per quanto riguarda la quota di aziende biologiche ma anche per i numeri delle iniziative aziendali, ad esempio i mercatini bio in piazza, la costituzione di gruppi di acquisto solidali, la fornitura di mense, i negozi dedicati. Il Veneto risulta una delle regioni più attive in merito, posizionandosi tra le prime 4 regioni italiane per questi indicatori, segnalando negli ultimi due anni aumenti esponenziali. (Figura 11.1.9)
I prodotti di qualità
Il Made in Italy evoca un insieme di fattori come la qualità della produzione, la tradizione, l'identità, la cultura, la qualità della vita: ed è in questo contesto che si inserisce il nostro patrimonio gastronomico, ricco del sapere dei sapori. L'omologazione della globalizzazione potrebbe portare però con sé il rischio di disper¬dere alcune testimonianze gastronomiche preziosissime. Un contributo importante in questa direzione, proveniente dell'Unione Europea, è il Regolamento 2081/92, emanato a favore della tutela e della salvaguardia di quei prodotti che si configurano come esperienze gustative uniche, grazie al connubio, irripetibile altrove, di fattori umani, climatici e territoriali che ne sta alla base, perciò l'UE, riconoscendo tale esigenza, ha sviluppato i «marchi di qualità».
I marchi delle Denominazioni di Origine Protette e delle Indicazioni Geografiche Protette (DOP e IGP) si applicano a prodotti agricoli o alimenti fortemente legati ad una regione o ad un luogo specifico. Un prodotto che reca il marchio IGP ha una caratteristica o una reputazione specifica che lo associa ad un determinato luogo e garantisce che almeno una fase del processo produttivo sia avvenuta in quel luogo.
Un prodotto che reca il marchio DOP possiede caratteristiche dimostrate che possono derivare solo dal terreno e dalle competenze dei produttori dell'area di produzione cui è associato. Per i prodotti DOP, quindi, tutte le fasi del processo produttivo devono essere svolte in una zona precisa.
Il marchio Specialità Tradizionale Garantita (STG) si usa per prodotti con peculiari caratteristiche, fatti con ingredienti o secondo metodi tradizionali.
La tutela di queste indicazioni di qualità presenta indiscutibili vantaggi, sia per i produttori che per i consumatori, offrendo garanzie sull'origine e i metodi di produzione, trasmettendo messaggi commerciali efficaci su prodotti ad alto valore aggiunto, sostenendo aziende rurali che producono prodotti di qualità, proteggendo l'etichetta da imitazioni sleali.
Valorizzare l'agroalimentare tipico, perciò, significa salvare la stessa identità culturale di un territorio e della sua gente, preservando la biodiversità come strumento di caratterizza¬zione ambientale e sociale.
Questa forte presenza di produzioni tipiche è legata alla particolarità del territorio e della storia italiana che ha permesso la creazione e il mantenimento nel tempo di tra¬dizioni colturali, gastronomiche e culturali molto diversificate che all'interno dell'Unione Europea la posiziona al primo posto quanto a certificazioni di qualità, con ben 177 (Nota 8) prodotti DOP e IGP, seguita da Francia e Spagna.
Anche il Veneto, naturalmente, apporta il suo contributo e vede salire a ben 26 i prodotti a marchio, grazie ai nuovi riconoscimenti della Casatella Trevigiana (giugno 2008) e dei due radicchi di Chioggia e Verona (rispettivamente ottobre 2008 e febbraio 2009).
E se in continua crescita sono il numero di certificazioni, in crescita sono anche i consumi, le produzioni ed i fatturati: secondo i dati divulgati dall'Osservatorio Ismea, tra i principali comparti si registra un forte incremento nell'ambito della produzione dell'ortofrutta Dop e Igp (+35%) trainato in primis dalle mele, più limitato è risultato l'incremento per i prodotti a base di carne (+2%), in lieve calo risulta invece la produzione di formaggi (-1,5%).
Analizzando l'andamento dei fatturati, emerge una crescita nel 2007 di quasi l'8% per quello stimato alla produzione, che per l'Italia ha oltrepassato il valore di 5 miliardi di euro, mentre quello al consumo (riferito però solo al mercato nazionale, escludendo la quota destinata alle esportazioni) ha registrato un incremento del 4%, raggiungendo un giro d'affari di 7,2 miliardi di euro. Anche in Veneto, che si colloca al sesto posto nella graduatoria nazionale con i suoi 300 milioni di euro, rileva un aumento del fatturato sul 2006 pari quasi ad un +5%. (Figura 11.1.10)
Nonostante il periodo di crisi economica di fine 2008, ha tenuto il consumo di prodotti di qualità: abbiamo già visto un aumento della spesa per i prodotti biologici , ma anche il vino a denominazione d'origine prospetta un aumento degli acquisti familiari nel corso del 2008 pari ad un 7% in più rispetto all'anno precedente (Nota 9).
In aumento rispetto al 2007 è stata anche la vendemmia 2008 che ha prodotto in tutta Italia oltre 46 milioni di ettolitri (Nota 10) di vino, circa l'8% in più: il recupero produttivo coinvolge principalmente le regioni del sud, fortemente penalizzate nel corso dell'annata agraria precedente, ma rimane il Veneto il re indiscusso della produzione vinicola italiana che con i suoi 8 milioni di ettolitri segnala un +4% rispetto alla vendemmia precedente. (Tabella 11.1.2)
E non si ferma solo alla quantità il primato del Veneto, poiché risulta anche il primo produttore italiano di vino a denominazione d'origine e ad indicazione geografica, rispettivamente con 2,3 e 4,8 milioni di ettolitri, continuando a far parlare di se' con il recente parere favorevole del Comitato nazionale per la tutela delle denominazioni d'origine dei vini, che ha approvato il riconoscimento della Doc Prosecco e delle Docg Conegliano Valdobbiadene e Colli Asolani, con relativi disciplinari, assicurando la Docg alla zona di viticoltura storica e tutelando sotto la Doc tutte le altre zone di produzione interessate. (Figura 11.1.11)
Un ulteriore primato tutto veneto rimane l'export del vino: i dati definitivi al 2007 segnalano un aumento che non conosce soste negli ultimi 10 anni e superiore all'8% in confronto al 2006, raggiungendo in questo modo un valore pari a 979 milioni di euro, che ci colloca in prima posizione tra le regioni italiane ed assicura al Veneto oltre un quarto del totale delle esportazioni vinicole nazionali. (Figura 11.1.12) e (Tabella 11.1.3)
Il principale merito di questo primato va riconosciuto nell'ordine a Germania, Stati Uniti e Regno Unito che, essendo i nostri primi tre acquirenti, intercettando più della metà del valore esportato, hanno ulteriormente incrementato le richieste. Ma tutti i primi 15 mercati dell'export veneto sono in aumento dal 2006 al 2007, con particolari exploit per l'est Europa (Russia +41,8% e Repubblica Ceca +49,2%), i Paesi Bassi (+38,3%) e la Francia (+21%).
I risultati provvisori per il 2008 confermano la posizione del Veneto che con 995 milioni di euro incrementa ulteriormente il valore del vino esportato di 1,6 punti percentuali, attestandosi sull'incremento medio nazionale pari a +1,7.
Le strade del vino e dei prodotti tipici
In virtù della forte vocazione vitivinicola della nostra regione e tenendo conto dell'importanza sempre maggiore del binomio territorio-prodotto, una strategia di valorizzazione dei prodotti tipici basata su percorsi enogastronomici, che oggi costituiscono una delle più importanti forme di turismo emergente, si configura come una vera e propria scelta vincente.
All'interno di tali percorsi il prodotto tipico diventa un vero e proprio marker, capace di comunicare al turista-cliente-consumatore tutti i valori produttivi, culturali ed emozionali del territorio.
Ecco perciò che con la legge regionale n. 17 del 7 settembre 2000 "Istituzione delle strade del vino e di altri prodotti tipici del Veneto" la Regione Veneto, allo scopo di valorizzare i territori ad alta vocazione vinicola e per le produzioni tipiche, ha promosso e disciplinato la realizzazione delle Strade del vino e/o dei prodotti tipici, veri e propri percorsi entro territori ad alta vocazione vitivinicola caratterizzati, oltreché da vigneti e cantine di aziende agricole, da attrattive naturalistiche, culturali e storiche particolarmente significative ai fini di un'offerta enoturistica integrata.
In base alla normativa queste possono riguardare sia i vini che gli altri prodotti tipici regionali, ed in particolare, per quanto riguarda i vini, vengono coinvolti i territori di produzione di vini a denominazione di origine controllata (DOC) e a denominazione di origine controllata e garantita (DOCG), per quanto riguarda i prodotti tipici diversi dai vini invece, i territori di produzione interessati sono quelli di prodotti agricoli e agroalimentari a denominazione di origine protetta (DOP) e a indicazione geografica protetta (IGP) ai sensi del Reg. CE 2081/92.
Queste le Strade del Veneto:
  1. Strada dei Vini DOC Lison-Pramaggiore
  2. Strada dei vini DOC Colli Euganei
  3. Stradon del Vin Friularo
  4. Strada del Torcolato e dei vini di Breganze
  5. Strada dei vini DOC dei Colli Berici
  6. Strada dei vini DOC di Gambellara
  7. Strada della Valpolicella
  8. Strada dei vini DOC Conegliano-Valdobbiadene
  9. Strada del vino Bardolino
  10. Strada del vino Bianco di Custoza
  11. Strada del vino e dei prodotti tipici Terradeiforti
  12. Strada dei vini DOC di Soave
  13. Strada dei vini DOC Lessini-Durello
  14. Strada dei vini del Piave
  15. Strada del Vino del Montello e Colli Asolani
  16. Strada del Vino Arcole
  17. Strada del Riso Vialone Nano Veronese Igp
  18. Strada del Radicchio rosso di Treviso e variegato di Castelfranco
  19. Strada dell'Asparago Bianco di Cimadolmo I.G.P.

(Figura 11.1.13)

Tabella 11.1.1
Stima delle variazioni percentuali delle principali produzioni agricole. Veneto, 2008/07
Figura 11.1.1
Variazione % numero aziende e SAU. Veneto - Anni 1982/2007
Figura 11.1.2
Variazione % numero aziende e SAU. Italia - Anni 1982/2007
Figura 11.1.3
Distribuzione del numero di aziende per OTE. Veneto - Anno 2007
Figura 11.1.4
Distribuzione della SAU per Orientamento Tecnico Economico. Veneto - Anno 2007 e variazione percentuale 2007/00
Figura 11.1.5
Distribuzione del RLS per Orientamento Tecnico Economico. Veneto - Anno 2007 e variazione percentuale 2007/00
Figura 11.1.6
Distributori di latte crudo per comune. Veneto - Anno 2008
Figura 11.1.7
Superficie ad agricoltura biologica. Veneto ed Italia - 1993:2005
Figura 11.1.8
Operatori biologici. Veneto ed Italia - 2000:2007
Figura 11.1.9
Distribuzione delle principali iniziative commerciali in ambito bio delle prime 7 regioni interessate. Anno 2008
Figura 11.1.10
Graduatoria fatturato (milioni di euro) alla produzione delle DOP e IGP per regione. Anni 2007/06
Tabella 11.1.2
Produzione di vino per regione (hl). Anni 2008/07 e var%
Figura 11.1.11
Distribuzione della produzione di vino per marchio. Veneto - Anno 2008
Figura 11.1.12
Esportazioni di vino (000 euro) degli operatori veneti. Anni 1997:2007
Tabella 11.1.3
Graduatoria esportazioni di vino per regione. Anni 2007-2008 e var % 2008/07
Figura 11.1.13
Le strade del vino e dei sapori. Veneto - Anno 2008

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I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale".
La traduzione in inglese è a cura del Centro Linguistico di Ateneo dell'Università di Padova.