RAPPORTO STATISTICO 2009

Il Veneto si racconta / Il Veneto si confronta

sfondo banner
logo copertina
Presentazione  Presentazione  

Sintesi

Dove va il Veneto, nuovi paradigmi della mobilità



Il Veneto si racconta

Capitolo 1

Cicli e struttura del sistema economico
La congiuntura
La mobilità del sistema economico
I numeri raccontano

Capitolo 2

I flussi commerciali e l'impresa mobile
Le merci in entrata e in uscita
L'impresa veneta mobile
I numeri raccontano

Capitolo 3

Dinamicità del tessuto produttivo
La congiuntura per le imprese
La ricomposizione settoriale
La mobilità delle imprese: innovazione, sopravvivenza
La dinamica territoriale
I numeri raccontano

Capitolo 4

Le facce della mobilità
La mobilità reale
La mobilità virtuale
Gli spostamenti per motivi di cura
I numeri raccontano

Capitolo 5

Il lavoro: un mercato in movimento
I diversi volti dell'occupazione
La flessibilità dei lavoratori
I numeri raccontano

Capitolo 6

Competizione sociale tra vantaggi ereditati e nuove opportunità
Le trasformazioni nelle classi sociali
Muoversi per colmare le disuguaglianze
I numeri raccontano

Capitolo 7

I poli di sviluppo del capitale umano
L'orientamento alle superiori
L'attrattività universitaria
La mobilità territoriale
I numeri raccontano

Capitolo 8

Popolazione migrante tra passato e presente
I numeri raccontano

Capitolo 9

La cultura si muove nel Veneto
La mobilità dei beni culturali
Lo spettacolo dal vivo
I numeri raccontano

Capitolo 10

Il turismo e i turisti in movimento
Le nuove tendenze
Le vacanze dei veneti
L'economia turistica veneta
I numeri raccontano

Capitolo 11

La mobilità dell'agricoltura
L'evoluzione dell'agricoltura veneta
Le garanzie del sistema alimentare
I numeri raccontano

Capitolo 12

Le foreste: la mobilità di un patrimonio immobile
I numeri raccontano



Il Veneto si confronta

Capitolo 13

Il Veneto e le sue province

Capitolo 14

Il Veneto, i competitor e le regioni europee


Le foreste: la mobilità di un patrimonio immobile

Inizio Pagina  Il contesto di riferimento

La foresta ha assunto negli ultimi decenni un ruolo cruciale nella politica ambientale divenendo una risorsa nella soluzione dei problemi ambientali come la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico globale. Secondo la Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste, approvata durante la Conferenza sull'ambiente di Rio del 1992, le foreste sono definite essenziali per lo sviluppo economico e per il mantenimento di tutte le forma di vita; a loro viene riconosciuto il ruolo di mantenimento dei processi ecologici, di protezione degli ecosistemi fragili, di riserva delle risorse biologiche. Con la Convenzione-quadro sui cambiamenti climatici viene riconosciuto alle foreste un ruolo significativo nelle politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici principalmente per la loro capacità di fissazione di carbonio e di produzione di energie alternative a quelle fossili il cui uso è alla base dell'emissione dei gas ad effetto serra.
Il bosco non viene più visto come semplice popolamento di alberi destinati alla produzione di legname ma soprattutto come un ecosistema complesso, caratterizzato da particolari equilibri energetici e trofici a fianco del quale, assieme alle funzioni produttive e protettive, si collocano nuove funzioni ambientali.
Se la preoccupazione del legislatore negli anni venti era rivolta prettamente agli aspetti agricoli che potevano compromettere il bosco a favore delle colture, le problematiche attuali riguardano la protezione del bosco e la sua conservazione nei confronti dell'espansione urbanistica facendo assumere al vincolo idrogeologico (Nota 1) una connotazione più ampia. A tal proposito la Regione Veneto ha provveduto con la L.R. 58/94 alla subdelega ai comuni delle funzioni riguardanti il rilascio dell'autorizzazione per la realizzazione di iniziative edilizie e delle infrastrutture ad esse strettamente connesse nelle zone soggette al vincolo idrogeologico.
Accanto al vincolo idrogeologico, a partire dagli anni ottanta, venne istituito, con la legge Galasso (L. 431/85 ora sostituita dal Codice dei beni culturali e del paesaggio - D.Lgs. 42/04), il vincolo paesaggistico classificando bellezze naturali i boschi in quanto tali, attribuendogli funzioni nuove.
Questa norma ha anticipato, sul piano paesaggistico, ciò che il bosco rappresenta sul piano ambientale con la convenzione posta in essere con la Conferenza di Rio per le quali il bosco non è più considerato un bene strumentale ma una ben definita risorsa per i servizi di varia natura che è in grado di offrire.
Questo approccio ha reso fondamentale stabilire ciò che è bosco da ciò che non lo è facendo emergere talora, come è facile supporre, difficoltà di interpretazione nella realtà operativa (Nota 2).
La L.R. 52/78 è la legge regionale fondamentale nel settore forestale. Essa promuove la difesa idrogeologica del territorio, la conservazione del suolo e dell'ambiente naturale, la valorizzazione del patrimonio silvo-pastorale, la produzione legnosa, la tutela del paesaggio, il recupero alla fertilità dei suoli depauperati e degradati, al fine di un armonico sviluppo socio-economico e delle condizioni di vita e sicurezza della collettività.

Inizio Pagina  Il quadro conoscitivo

La Carta Forestale Regionale (CFR) costituisce lo strumento descrittivo della realtà boscata veneta con finalità di supporto alla pianificazione degli interventi in ambito forestale e, più in generale, alle necessità di programmazione e di pianificazione territoriale.
La prima Carta Forestale del Veneto, in scala 1:25.000, per molto tempo ha rappresentato uno strumento insostituibile nell'indagine e nella pianificazione forestale. La sua redazione è avvenuta negli anni 1981-1983 dal lavoro coordinato di gruppi di rilevatori che hanno censito tutte le formazioni forestali della Regione mediante osservazioni al suolo con tecniche tradizionali considerando un'unità minima cartografabile di regola superiore ai 5 ha; adottando queste specifiche furono individuate 9.760 aree omogenee.
La carta forestale regionale, nata in forma cartacea, fu successivamente trasferita anche su supporto informatico, utilizzabile con un GIS.
Nel corso degli anni, il sempre più frequente diffondersi dell'impiego della cartografia in tutti i processi di analisi ambientale, ha messo in evidenza, da un lato, l'utilità di possedere uno strumento operativo come la carta forestale, ma nel contempo la necessità di un adeguamento ai nuovi standard richiesti a livello internazionale, resi possibili anche grazie all'impiego di moderne tecnologie. Nel frattempo anche le conoscenze sulle caratteristiche delle formazioni forestali presenti nel territorio regionale si sono evolute. In particolare è stato introdotto un diverso approccio per la classificazione delle formazioni forestali, basato su un sistema tipologico di unità omogenee nei confronti dei caratteri floristico-ecologico-selvicolturali.
L'insieme di queste considerazioni ha fatto emergere la necessità di provvedere ad un aggiornamento della carta forestale regionale che, nella nuova versione è denominata carta regionale dei tipi forestali (Nota 3).
La nuova Carta Forestale Regionale (anno 2000) ha permesso la perimetrazione delle aree boscate essenzialmente tramite fotointerpretazione a video di ortofoto digitali degli anni 1998-99 (volo IT 2000) con risoluzione al suolo di 1 metro x 1 metro, consentendo di ottenere una scala di lavoro conforme a quella della Carta Tecnica Regionale e di adottare una soglia minima di rilevamento delle aree boscate di 0,5 ha.
I dati della nuova carta forestale, comparati con quelli della prima Carta Forestale Regionale, attestano un aumento della superficie forestale dal 1980-83 al 1998-99 di circa 25.000 ha. In pratica si passa dai 389.189 ha censiti nel 1980 ai 414.894 ha censiti con la nuova CFR con un incremento percentuale del 6,6% in termini di superficie. (Tabella 12.1) e (Figura 12.1)
Il trattamento dei dati forniti dalla Carta Forestale Regionale ha permesso l'esecuzione di elaborazioni statistiche in grado di contribuire alla comprensione delle dinamiche evolutive della foresta e conseguentemente alla definizione dei bisogni e delle relative strategie di intervento a cui correlare le politiche di settore per specifici ambiti e in ricaduta, gli interventi e le azioni concrete.
A tal proposito sono da menzionare le seguenti elaborazioni:
  • Valutazioni delle alterazioni dello stato vegetativo dei soprassuoli forestali dovute a vari fattori come senescenza precoce, patologie, attacchi di insetti. L'elaborazione ha evidenziato che circa il 50 % dei boschi veneti è potenzialmente interessato da interazioni di tipo biotico a carico del soprassuolo arboreo. Ciò dimostra l'importanza di politiche di prevenzione dei danni correlati e la necessità di operare diffusamente con una corretta selvicoltura.
  • Valutazione del potenziale pirologico. Con questa informazione è possibile valutare il livello del potenziale pirologico, vale a dire delle zone in cui vi è una maggiore o minore probabilità potenziale di sviluppo dell'incendio e conseguentemente individuare adeguate politiche preventive.
  • Valutazione della suscettività agli schianti intesa in modo sintetico da una indicazione sulla stabilità meccanica potenziale dell'unità tipologica. Dalla elaborazione si può desumere che le foreste venete si presentano con buone caratteristiche di stabilità strutturale (il 62% della superficie hanno una bassa suscettività agli schianti) e che le eventuali azioni di miglioramento boschivo vanno localizzate in aree particolari dove maggiore è il rischio di schianti e non diffusamente sul territorio.
  • Vocazione alla produzione e fertilità relativa. Questo indicatore permette di individuare le aree forestali dotate di maggiore fertilità e, quindi, vocate alla produzione legnosa. Su queste aree, infatti, sarà possibile concentrare le azioni volte al sostegno dei boschi produttivi, alla diffusione della gestione forestale e per l'accrescimento del valore aggiunto dei prodotti forestali. Nel Veneto oltre il 63 % delle foreste venete sono a fertilità relativa da media ad alta, confermando l'importanza di una selvicoltura attiva diffusamente presente sul territorio e la necessità di recuperare, nell'ambito della selvicoltura naturalistica, un maggiore ruolo produttivo delle foreste.
  • Valutazione degli effetti della gestione degli interventi sul dinamismo naturale. Con questo indicatore si possono evidenziare i popolamenti in cui gli interventi colturali possono avere un significativo effetto nell'accelerare (o ritardare) il dinamismo delle varie formazioni forestali.
  • Valutazione delle interazioni di macrofauna-gestione e potenziale presenza macrofauna sensibile agli interventi selvicolturali. Questa informazione consente di evidenziare le zone in cui gli interventi colturali devono tener conto della presenza di specie animali sensibili e quindi adottare misure per ridurre gli impatti dell'intervento sulla fauna presente.

Questi due ultimi indicatori offrono una chiave di lettura sinergica con le informazioni riportate nei punti precedenti in quanto permettono di valutare l'impatto che la gestione forestale può avere sugli habitat e sulle specie oggetto di protezione anche da parte delle direttive comunitarie. Per quanto attiene alla valutazione degli effetti della gestione forestale sugli habitat rappresentati dalle varie tipologie solo il 9,8 % della superficie forestale risente in modo cospicuo degli interventi selvicolturali tanto da sconsigliarne l'attuazione, mentre ben più del 60% della superficie forestale può essere gestita senza particolari rischi o impatti negativi. Ciò dimostra anche come eventuali politiche legate alla salvaguardia di particolari habitat siano da valutare con grande attenzione, interessando ambiti molto ristretti e specifici.
Diversa è la situazione per quanto attiene alla presenza di macrofauna sensibile agli interventi selvicolturali. In questo ambito ben il 60% delle foreste venete risulta sensibile dal punto di vista delle possibili alterazioni alla macrofauna potenzialmente presente tra cui rientrano anche alcune specie oggetto, a vario titolo, di protezione da parte della direttiva comunitaria. Tra questi ricordiamo; l'orso, la lince, il gatto silvestre , lo stambecco e il camoscio alpino.

Inizio Pagina  La gestione forestale sostenibile

Il concetto di sviluppo sostenibile è stato progressivamente associato anche ai problemi di gestione delle risorse forestali, traducendosi nel riferimento comune di "Gestione Forestale Sostenibile".
Questo concetto viene riportato nella citata Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile della foreste e nel capitolo 11 dell'Agenda 21, quest'ultimo prevede la formulazione di criteri e indicazioni validi dal punto di vista scientifico per la valutazione della conservazione e lo sviluppo sostenibile in tutti i tipi di foreste.
Lo sviluppo sostenibile applicato al settore forestale è stato fatto proprio dal Processo Paneuropeo delle Conferenze Ministeriali per la protezione delle foreste in Europa dal quale emerge, in una risoluzione del 1993, di provvedere affinchè gli stati promuovessero una gestione corretta ed un uso delle foreste e dei terreni forestali nelle forme e a un tasso di utilizzo tali da mantenere la loro diversità biologica, produttività, capacità di rinnovazione, vitalità e una potenzialità che assicuri, adesso e in futuro, rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale tali da non comportare danni agli altri ecosistemi, definendo, per la prima volta, il concetto di gestione forestale sostenibile.
La gestione forestale sostenibile si potrebbe pertanto sintetizzare nei seguenti punti:
  • mantenere la maggiore funzionalità dei popolamenti forestali come presupposto per la fornitura di beni e servizi multifunzionali;
  • garantire la perpetuità degli ecosistemi forestali, favorendo la rinnovazione naturale del bosco;
  • garantire il mantenimento o il raggiungimento di livelli di massa legnosa ottimali, anche allo scopo di dare un contributo positivo nei confronti del ciclo globale del carbonio e prevenire l'inquinamento assicurando la crescita reale effettiva delle foreste;
  • porre particolare cura nella individuazione e tutela di boschi particolarmente significativi dal punto di vista storico e ambientale;
  • tenere conto non solo delle condizioni del soprassuolo, ma dell'intera biocenosi forestale con riferimento agli aspetti legati alla fauna.

A supporto di questo, la Regione del Veneto ha intrapreso le procedure per il conseguimento della certificazione del proprio Sistema di Gestione Ambientale ai sensi della norma ISO 14001, individuando in prima approssimazione come oggetto l'attività, svolta dai propri uffici di settore, di controllo ed intervento tecnico a sostegno della selvicoltura e della pianificazione assestamentale dei patrimoni forestali. Obiettivo dell'iniziativa consiste proprio nell'introduzione di un sistema di gestione che garantisca il raggiungimento degli obiettivi ambientali e l'affermazione dei principi della gestione forestale sostenibile che la Regione del Veneto si è posta nel corso del processo, in un'ottica di miglioramento continuo delle performance ambientali.

Inizio Pagina  La pianificazione forestale

Da almeno un trentennio nella Regione Veneto la diffusa pianificazione forestale, che interessa tutte le proprietà pubbliche ed è ora diffusa anche in quelle private, basata sull'applicazione dei principi della selvicoltura naturalistica e il concomitante ridimensionamento dell'importanza produttiva a vantaggio delle altre funzioni del bosco, ha consentito un rapido recupero ambientale delle foreste dopo gli eccessivi sfruttamenti avvenuti soprattutto nel corso degli ultimi conflitti mondiali. Lo stato attuale delle foreste presenti nel Veneto e la sostenibilità della loro gestione appaiono, di conseguenza, nel loro complesso più che soddisfacenti.
A prescindere dalle tradizioni risalenti alle antiche comunità alpine, specialmente cadorine, e poi alla Serenissima, proprio nel Veneto si sono svolti i primi studi e ricerche che hanno configurato metodi di gestione forestale su basi ecologiche.
Attualmente la selvicoltura si trova in una fase di grande trasformazione, non solo perché il bosco è chiamato ad assolvere a funzioni plurime non più caratterizzate dalla preminente produzione legnosa, ma soprattutto perché, gli interventi attuati a carico della foresta, in virtù della complessità delle variabili ambientali da considerare, devono essere supportati da elevati connotati di progettualità.
Nel corso degli ultimi 20 anni a partire cioè dalla metà degli anni ottanta si è assistito al raddoppio delle superfici in pianificazione; tale incremento diventa ancor più significativo negli ultimi cinque anni: infatti, per effetto della massiccia diffusione dei piani di riordino forestale, la superficie in via di pianificazione è aumentata di oltre il 50 %. (Figura 12.2)
Attualmente lo stato della pianificazione presenta delle significative differenziazioni per provincia, desumibili sia dai dati statistici che dalla distribuzione cartografica delle aree pianificate. (Tabella 12.2)
Da tali informazioni emerge chiaramente che, ad esclusione della provincia di Padova in cui l'unica consistente compagine arborea, localizzata sui colli Euganei, è interessata dalla pianificazione di riordino, la provincia che presenta il maggiore tasso di pianificazione forestale è quella di Belluno; nel Bellunese infatti la pianificazione forestale può considerarsi sufficientemente ed efficacemente affermata. Diversa è la situazione delle province di Vicenza e Verona, che presentano un tasso pianificatorio inferiore alla media regionale.

Inizio Pagina  I boschi di pianura

A partire dagli anni novanta la politica agricola comunitaria ha determinato una svolta nel sostegno economico all'agricoltura favorendo la diffusione di boschi di pianura nella prospettiva di ridurre le eccedenze agricole. Questo obiettivo, riproposto anche nel recente Programma di Sviluppo Rurale, ha assunto una connotazione più ampia legata alla soluzione delle emergenze ambientali che negli ultimi anni hanno assunto una valenza di primo piano nei confronti dell'opinione pubblica.
La prospettiva di creare una rete ecologica fra le formazioni boschive della pianura rappresenta uno dei principali obiettivi del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento, volte soprattutto a valorizzare il paesaggio della pianura ma soprattutto per garantire la funzionalità ecologica delle formazioni stesse.
L'importanza svolta dai boschi di pianura è molteplice, spiccano in primis le funzioni legate all'abbattimento degli inquinanti, la capacità di fitodepurazione, di disinquinamento delle acque e dei terreni inquinati (biorimedio). Molto attuale è la loro funzione legata all'assorbimento della CO2 e di stoccaggio del carbonio.
Non da ultimo deve essere considerata l'attitudine dei boschi a contribuire a processi di formazione e di educazione naturalistica.
In quest'ottica la Regione Veneto, nell'ambito della Legge regionale 2/5/2003, n. 13, "Norme per la realizzazione di boschi nella pianura veneta", come modificata con L.R. 15/2006, promuove la realizzazione di boschi nel territorio urbano e periurbano al fine di: migliorare la qualità dell'ambiente, dell'aria e dell'acqua nel territorio regionale, fornire spazi naturali in aree verdi che consentano ai cittadini di svolgere attività ricreative e di rilassamento, aumentare la sicurezza idraulica del territorio regionale interconnessa con la presenza di aree boscate, ridurre gli effetti dell'inquinamento atmosferico e delle concentrazioni urbane, incrementare la biodiversità negli ecosistemi di pianura, favorendo la diffusione delle specie arboree ed arbustive autoctone.

Inizio Pagina  L'arboricoltura da legno

L'Arboricoltura da Legno (AdL) costituisce un'attività di coltivazione di specie arboree ed arbustive, volta alla produzione d'assortimenti destinati a vari utilizzi.
Le funzioni svolte dall'AdL non si limitano solamente agli aspetti produttivi. Sono, infatti, sempre più evidenti anche i valori ambientali, conseguenti al miglioramento del paesaggio, alla costituzione di corridoi ecologici (Nota 4), alla capacità di fitodepurazione (Nota 5) e di fitorimedio (Nota 6) e, non da ultimo, all'assorbimento della anidride carbonica ed alla fissazione del Carbonio, per citarne solo alcuni.
A differenza delle coltivazioni agrarie, l'AdL è caratterizzata da una durata del ciclo colturale (turno) non sempre definito, poiché esso è in funzione delle congiunture di mercato, che possono portare a ritardare o ad anticipare il taglio.
L'AdL, per disposizioni di carattere legislativo (L.R. n. 52/1978 (Nota 7), art. 14 e D.Lgs. n. 227/2001 (Nota 8), art. 2) non porta alla costituzione di un bosco e pertanto alla scadenza del turno il terreno occupato può essere destinato ad altre forme di conduzione o di gestione ammissibili (reversibilità). Questa caratteristica permette di considerare l'AdL un punto d'incontro tra la selvicoltura e l'agricoltura, poiché alla durata relativamente limitata del ciclo colturale si associa la produzione d'assortimenti legnosi, tipica dei boschi coltivati.
Qualora la produzione di legno rappresenti solo uno degli obiettivi da raggiungere nel corso della coltivazione, associato ad altri benefici (ad esempio, legname di qualità e biomassa, anche con funzione di fitodepurazione, di fitorimedio, di frangivento, di produzione di frutti, di miglioramento del paesaggio, di opportunità ricreative), si parla di arboricoltura multifunzionale.
In base alla tipologia degli assortimenti che si possono ricavare, l'AdL può essere destinata alle seguenti produzioni: biomassa legnosa (Nota 9), legname di qualità, biomassa e legname di qualità.
In funzione della durata del turno, le piantagioni per la produzione di biomasse legnose sono distinte in due tipologie principali: i cedui a ciclo breve, denominati anche Short Rotation Forestry (SRF) - questo modello di coltivazione in Veneto ha visto un interesse non trascurabile; il materiale prodotto è generalmente cippato (Nota 10) allo stato fresco od essiccato naturalmente in campo ed è destinato ad essere utilizzato per la produzione d'energia, per l'industria del pannello o per cartiera - e i cedui a ciclo medio, per la produzione di legna da ardere - i turni adottati sono maggiori rispetto a quelli delle SRF, generalmente da 4 a 6 anni.
La produzione di legname di qualità ha lo scopo di fornire assortimenti di valore economico apprezzabile od elevato (segati, sfogliati, tranciati). Nell'ambito della Regione del Veneto la maggior parte degli impianti è stata realizzata con il sostegno finanziario comunitario, che hanno permesso di investire una superficie complessivamente dedicata all'AdL di ha 3.617.
La produzione di biomassa legnosa e di legname di qualità permette di ottenere, su una stessa superficie, pur se in tempi diversi, due diverse tipologie di assortimento.

Inizio Pagina  Gli incendi boschivi

Gli incendi boschivi sono un grave pericolo per il bosco: se non vengono spenti prontamente possono provocare danni gravissimi alla vegetazione, agli animali ed a volte anche a cose e persone.
La pericolosità di un incendio varia molto a seconda del tipo di vegetazione coinvolta. Se l'incendio è di superficie brucia solo la vegetazione erbacea ed i danni agli alberi sono limitati, il passaggio del fuoco provoca comunque un degrado della vegetazione verso forme più primitive.
Nel caso invece l'incendio sia di chioma la potenza distruttiva del fuoco diventa altissima e si diffonde a velocità notevoli, questi incendi provocano la distruzione di tutta la vegetazione erbacea e arborea , provoca la morte di buona parte della fauna presente perché a causa della velocità di propagazione gli animali non hanno il tempo di scappare. Questi incendi sono molto pericolosi anche per le persone che ne fossero coinvolte, compresi gli operatori impegnati nello spegnimento. Infine gli incendi provocano anche problemi di dissesto idrogeologico.
Nel Veneto dal 1998 al 2008 sono avvenuti 628 incendi (Nota 11) ed è bruciata una superficie di 3.725 ettari. Come si vede dal grafico l'andamento degli incendi non è costante, ma ci sono grosse variazioni da un anno all'altro dovute soprattutto all'andamento climatico (come è facile immaginare negli anni più siccitosi ci sono più incendi), ma anche le dinamiche sociali hanno la loro influenza sul numero di incendi che si verificano.
Un dato positivo che emerge dall'osservazione del grafico è che a partire dal 2004 la superficie bruciata rimane sempre a valori molto bassi, questo risultato mostra come il sistema antincendi boschivi del Veneto abbia raggiunto una buona efficienza e quindi si riesca a spegnere sul nascere la maggior parte degli incendi. (Figura 12.3)
Gli incendi sono prevalentemente provocati dall'uomo: nel Veneto solo il 3% degli incendi sono originati da eventi naturali (fulmini caduti durante i temporali estivi). Gli incendi provocati dall'uomo sono nella metà dei casi di tipo doloso, cioè appiccati con il preciso intento di provocare un incendio, questi sono spesso gli incendi più pericolosi perché vengono innescati nei luoghi dove possono provocare più danni. Gli incendi colposi, cioè non appiccati volontariamente, ma spesso originati da incuria, possono avere svariate origini: quella più frequente è l'abbruciameto dell'erba o di altri residui colturali che sfugge al controllo di chi ha acceso il fuoco, poi però non mancano le cause più disparate, dal barbeque all'incidente stradale. (Figura 12.4)
La Regione del Veneto è impegnata nell'attività di previsione, prevenzione e spegnimento degli incendi boschivi tramite il Servizio Antincendi Boschivi, di cui fanno parte i Servizi Forestali Regionali ed i Volontari Antincendio Boschivo. Dell'attività di spegnimento attivo abbiamo già parlato, vediamo invece in cosa consiste la fondamentale attività di previsione e prevenzione.
La previsione si realizza mediante il calcolo dell'indice di pericolosità incendi e lo studio statistico degli incendi passati; mentre la prevenzione consiste sia in interventi materiali sul territorio, quindi pulizia dei boschi, realizzazione di strade forestali e di punti di rifornimento idrico e sia nella sensibilizzazione della popolazione favorendo comportamenti non a rischio e rispettosi della foresta.

Tabella 12.1
Quadro delle superfici forestali suddivise per categoria. Veneto
Figura 12.1
Carta delle categorie forestali. Veneto
Figura 12.2
Superficie forestale (ha) in pianificazione e numero piani. Veneto - Anni 1945-2005
Tabella 12.2
Superficie boscata e pianificata per provincia. Veneto - Anno 2005
Figura 12.3
Numero incendi e superficie bruciata per anno. Veneto - Anni 1998-2007
Figura 12.4
Distribuzione del numero di incendi per causa. Veneto - Anni 1998-2007

Verifica l'accessibilità del Rapporto Statistico 2009 : Valid HTML 4.01! 

I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale".
La traduzione in inglese è a cura del Centro Linguistico di Ateneo dell'Università di Padova.