Capitolo 2

Lo sviluppo degli scambi commerciali

La Strategia 2020 individuata dalla Commissione Europea a marzo dell'anno scorso pone il commercio estero quale componente essenziale per il raggiungimento degli obiettivi posti.
Nel documento si riconosce l'interdipendenza dell'economia UE con il resto del mondo e il vantaggio derivante dal fatto che l'economia europea sia una delle più aperte del mondo. Si riconosce l'attenzione alla crescente concorrenza delle altre economie sviluppate e di quelle emergenti.
"Paesi come la Cina o l'India stanno investendo massicciamente nella ricerca e nella tecnologia per far salire le loro industrie nella catena del valore e "irrompere" (prepotentemente) nell'economia mondiale. Questo mette a dura prova la competitività di certi settori della nostra economia, ma ogni minaccia rappresenta al tempo stesso un'opportunità. A mano a mano che questi paesi si sviluppano, si apriranno nuovi mercati per molte imprese europee" (Nota 1).
Per questo la Commissione individua, tra i fronti su cui agire, la competitività: l'UE è diventata prospera grazie al commercio, esportando in tutto il mondo e importando tanto fattori di produzione quanto prodotti finiti. Le forti pressioni sui mercati internazionali ora impongono di migliorare la competitività. Propone, tra le iniziative faro per il raggiungimento degli obiettivi "Una politica industriale per l'era della globalizzazione" che con le finalità suddette favorirà anche l'internazionalizzazione delle Piccole Medie Imprese.
Il rapporto "Trade, Growth and World Affairs", che la Commissione Europea ha pubblicato successivamente, a novembre 2010, conferma come la politica commerciale sia fondamentale per la buona riuscita della strategia 2020. Bruxelles è pronta ad un politica "assertiva" di fronte ai cambiamenti già avvenuti ed a quelli che avverranno nel commercio mondiale, che probabilmente vedrà la Cina quale futura responsabile di un terzo degli scambi globali. Viene inoltre presentata una strategia di riduzione delle barriere che ostacolano il commercio, i mercati aperti globali e l'ottenimento di condizioni eque a favore delle aziende europee. La nuova strategia suggerisce inoltre stretti rapporti con i partner strategici, individuati negli Stati Uniti, Russia, Giappone, India e Brasile, oltre alla Cina, in termini di agevolazione del commercio e degli investimenti. La Commissione Europea mira ad ottenere una maggiore reciprocità nell'accesso ai mercati pubblici nei paesi emergenti e conta di rafforzare notevolmente la rete delle delegazioni come "contact points" delle imprese europee all'estero.
In questo contesto, il presente capitolo intende dare una panoramica della congiuntura degli scambi internazionali mettendo al centro la nostra regione, ma anche presentare la dinamica della domanda a livello mondiale per osservare quanto i settori di punta delle merci made in Veneto siano o abbiano le potenzialità per diventare più competitivi rispetto al resto del mondo ed in particolare alle economie emergenti.
 
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2.1 - La congiuntura

Nell'ultimo anno il commercio mondiale è tornato ad essere una delle componenti più importanti della ripresa dell'economia mondiale. Il 2010 ha visto il commercio internazionale crescere di circa dodici punti percentuali il volume degli scambi e recuperare parte del terreno perduto nel 2009, durante il quale il volume degli scambi internazionali era calato di circa dodici punti percentuali. Ma per gli esperti del Fondo Monetario Internazionale per recuperare i livelli dell'interscambio mondiale del 2008 sarà necessario aspettare un altro anno.
Alla crescita dell'interscambio mondiale hanno contribuito sia le esportazioni dei paesi più industrializzati, il cui volume è cresciuto di circa otto punti percentuali, che il fatturato estero delle nuove economie, che ha registrato un incremento vicino ai dodici punti percentuali.
Le previsioni sulle dinamiche del commercio mondiale confermano che sono in atto dei cambiamenti nella struttura geografica delle esportazioni mondiali: la quota degli scambi commerciali verso i paesi avanzati continuerà a diminuire, mentre aumenterà il peso delle nuove economie emergenti. Nei prossimi anni, la domanda di beni dall'estero dei paesi dell'area BRIC (Nota 2) offrirà un contributo importante alla ripresa degli scambi globali e quindi dell'economia mondiale. (Figura 2.1.1)
In Italia
Nel 2010 il saldo commerciale nazionale è negativo per circa 27 miliardi di euro, notevolmente superiore al disavanzo di 5,9 miliardi di euro registrato nel 2009. Il saldo commerciale con i paesi Ue resta negativo e si aggira attorno ai 7,1 miliardi di euro (-2,8 miliardi nel 2009). Anche gli scambi verso i paesi extra UE registrano un saldo negativo, pari a circa 20 miliardi di euro, in deciso peggioramento rispetto al deficit registrato nell'anno precedente (-3,1 miliardi di euro). Il saldo negativo della bilancia commerciale italiana è dovuto in gran parte al deficit del comparto energetico (-51 miliardi di euro). Al netto di quest'ultimo, il saldo commerciale nazionale mostra un attivo rilevante (24 miliardi di euro), seppure in diminuzione rispetto al 2009 (+38,2 miliardi).
Negativo anche il saldo commerciale del comparto dell'elettronica (-20 miliardi), mentre si registra un saldo positivo nei settori della meccanica (+37,8 miliardi di euro), del tessile-pelle (+11,7 miliardi) e degli articoli in gomma e plastica (+9,5 miliardi).
Nel 2010 si sono registrati incrementi significativi sia per le esportazioni (+15,7 per cento) che per le importazioni nazionali (+22,6 per cento). A livello di partner commerciali, si rileva la crescita delle esportazioni verso Russia (+23,2 per cento), Turchia (+42,1 per cento), Svizzera (+18,4 per cento), Germania (+18,6 per cento), Stati Uniti (+19,4 per cento), India (+23,9 per cento) e Cina (+30,2 per cento). Sul fronte delle importazioni, incrementi tendenziali particolarmente significativi si registrano negli approvvigionamenti dalla Cina (+47,8 per cento), dalla Germania (+17,2 per cento), dalla Spagna (+24,1 per cento), dalla Turchia (+16,7 per cento) e dal Medio Oriente (+71,8 per cento).
Per quanto attiene ai principali settori economici, ci sono incrementi annuali generalizzati. Le esportazioni di prodotti petroliferi presentano una crescita che supera i cinquanta punti percentuali; più contenuto, anche se superiore alla media nazionale, é invece l'aumento delle esportazioni dei prodotti in metallo e del comparto dell'elettronica (rispettivamente +21,8 e +20,1 per cento) e della chimica (+26,2 per cento). Il principale settore dell'export nazionale (il comparto della meccanica) cresce in un anno di circa nove punti percentuali.
Nel 2010 il valore delle importazioni nazionali è aumentato, +22,6 per cento rispetto al 2009, grazie al contributo di tutti i principali settori di attività economica. Gli aumenti più importanti hanno interessato le produzioni in metallo (+45,6 per cento), il comparto dell'elettronica (+40,3 per cento), il settore energetico (+30,2 per cento) e il comparto chimico (+23,5 per cento). (Tabella 2.1.1) e (Tabella 2.1.2)
Tutte le ripartizioni territoriali fanno rilevare incrementi nelle esportazioni di beni, con aumenti superiori alla media nazionale per quella insulare (+51,7 per cento), dovuti al forte aumento del valore delle vendite all'estero di prodotti petroliferi raffinati, per l'Italia centrale (+17,2 per cento) e per il Meridione (+15,9 per cento). Incrementi di poco inferiori alla media nazionale sono registrati, invece, dalle ripartizioni del Settentrione (+14,1 per cento il nord-ovest e +15,4 per cento il nord-est).
La dinamica congiunturale, valutata sulla base dei dati trimestrali, evidenzia, negli ultimi due trimestri del 2010, variazioni positive delle esportazioni per tutte le ripartizioni territoriali, più intense nel terzo trimestre per le regioni nord-orientali (+6,4 per cento) e per le regioni nord-occidentali (+5,2 per cento), mentre nel quarto sono le regioni meridionali ed insulari a registrare l'aumento più consistente (+4,2 per cento rispetto al trimestre precedente).
In Veneto
Nel 2010 il Veneto consolida la seconda posizione della graduatoria regionale per valore complessivo di export (45,6 miliardi di euro, con una quota del 13,5 per cento sul totale nazionale). Dopo la caduta del 21,5 per cento del 2009, la performance dell'export veneto (+16,3 per cento rispetto al 2009) è stata superiore a quella nazionale (+15,7 per cento) (Nota 3). La dinamica dei flussi commerciali degli ultimi trimestri evidenzia una stabile e rilevante crescita dell'export regionale, che tuttavia solo in parte recupera la pesante contrazione del fatturato estero regionale prodotta dalla profonda crisi del commercio internazionale del 2009: nel primo trimestre del 2010 l'export regionale registra una leggera crescita tendenziale (rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente), pari al 2,4 per cento, che supera i venti punti percentuali negli ultimi tre trimestri del 2010. (Figura 2.1.2) e (Figura 2.1.3)
L'analisi dell'andamento delle esportazioni per area di sbocco mette in evidenza come l'incremento tendenziale delle esportazioni venete abbia interessato maggiormente i flussi diretti verso i paesi extra Ue (+20 per cento rispetto al 2009 e una quota regionale del 40 per cento), con variazioni particolarmente significative verso gli Stati Uniti (+30,9 per cento), la Cina (+49,8 per cento), la Russia (+18,6 per cento), Hong Kong (+34,0 per cento), la Svizzera (+25,9 per cento) e la Turchia (+24,4 per cento).
Nonostante le economie emergenti dei paesi BRIC rappresentino ancora una quota piuttosto esigua di mercato, le esportazioni venete verso quell'area manifestano incrementi consistenti: +32,2 per cento nel 2010.
Per i paesi Ue (+14 per cento rispetto al 2009) gli incrementi più significativi si rilevano verso la Germania (+17,3 per cento), la Gran Bretagna (+13,8 per cento), la Slovacchia (+29 per cento), la Repubblica Ceca (+19,3 per cento), la Polonia (+20,3 per cento) e la Romania (+18,7 per cento). Si registra, invece, una lieve flessione degli scambi commerciali verso la Grecia (-11,6 per cento) e la Croazia (-11,7 per cento). (Figura 2.1.4)
Nel 2010 le esportazioni hanno registrato aumenti tendenziali in quasi tutti i settori di attività economica. Il principale settore dell'export veneto rimane quello della meccanica (18,9 per cento dell'export regionale), seguito a breve distanza dal comparto della moda (18 per cento). Alcune produzioni del made in Italy come i mobili, i gioielli e gli articoli sportivi hanno raggiunto la quota del 13,4 per cento del fatturato estero regionale, mentre i prodotti del comparto della metallurgia rappresentano poco più dell'11 per cento delle esportazioni venete.
I maggiori incrementi del fatturato estero regionale hanno riguardato quei settori che nel 2009 avevano maggiormente risentito della crisi del commercio internazionale: macchine e apparecchi meccanici (+18,8 per cento), comparto dei metalli (+19,5 per cento), i mezzi di trasporto (+29,8 per cento), prodotti agricoli e dell'industria alimentare (+15,1 per cento) e il settore della chimica (+22,9 per cento). In ripresa anche l'export delle industrie venete del comparto moda: il 2010 si è chiuso con un incremento del fatturato estero del +9,9 per cento per i prodotti dell'industria tessile, del +5 per cento per l'abbigliamento e del +16 per cento per le produzioni in pelle e cuoio. Calano, invece, le vendite dei prodotti elettronici: -1,7 per cento rispetto al 2009.
Anche per il 2010 la bilancia commerciale del Veneto registra un saldo positivo, quasi 8 miliardi di euro, e presenta valori estremamente positivi nei comparti della meccanica (6,4 miliardi in attivo), delle altre produzioni manifatturiere - mobili, gioielli, articoli sportivi e forniture mediche - (+4,6 miliardi), della moda (+2,1 miliardi) e degli apparecchi elettrici (+2 miliardi), mentre risulta fortemente in passivo il settore dei mezzi di trasporto (-3,6 miliardi). Il saldo commerciale regionale per area geografica presenta un surplus sia verso l'UE (+3,2 miliardi) che per i paesi extra UE (+4,6 miliardi). Rimane rilevante il deficit verso l'Asia orientale (-1,9 miliardi) e il deficit commerciale con la Cina ha superato i 2,4 miliardi di euro. (Figura 2.1.5) e (Figura 2.1.6)
Nel 2010 il valore delle importazioni venete è stato pari a circa 38 miliardi di euro (il 10,4 per cento dell'import nazionale), con un incremento rispetto al 2009 di circa ventiquattro punti percentuali. I prodotti maggiormente importati sono stati quelli del settore moda (16,3 per cento degli approvvigionamenti regionali e una crescita annua del +17,5 per cento), dei mezzi di trasporto (15,7 per cento dell'import regionale), dell'industria agroalimentare (12,9 per cento) e dei metalli (12 per cento). La crescita, in valore, degli approvvigionamenti ha interessato tutti i principali settori dell'import regionale e il rialzo risulta particolarmente intenso per i prodotti in metallo (+45,8 per cento rispetto al 2009), le produzioni meccaniche (+24,4 per cento) e i prodotti dell'elettronica (+83,9 per cento).
L'UE continua a rappresentare il principale mercato di provenienza delle merci importate in Veneto, con una quota in valore che si aggira intorno al 64 per cento (il principale partner rimane la Germania, con circa il 24 per cento dell'import regionale). La seconda area di approvvigionamento è quella dell'Asia orientale, con il 14,1 per cento. Ancora significative risultano le quote dei paesi dell'Europa orientale (4 per cento) e dell'Africa settentrionale (4,3 per cento). L'import veneto registra incrementi significativi, in termini di valore, in tutte le aree geo-economiche prese in esame: +25,4 per cento dalla UE, con punte superiori al 40 per cento dalla Gran Bretagna, dalla Spagna, dalla Slovenia e dall'Austria, +25,3 per cento dall'Est europeo, +17,8 per cento dai paesi dell'Africa settentrionale.
Le province
(Tabella 2.1.3) Vicenza, seguita da Treviso e Verona, si conferma la capitale dell'export veneto anche nel 2010, dove il fatturato estero provinciale supera di poco i 13 miliardi di euro a prezzi correnti. Le esportazioni delle imprese vicentine incidono per quasi il 29 per cento sul totale dell'export regionale e nel 2010 hanno registrato una crescita annua che si aggira attorno ai sedici punti percentuali, recuperando solo in parte i valori registrati prima della crisi.
La seconda provincia veneta quanto a valore di vendite all'estero è Treviso che detiene quasi il 22 per cento del fatturato estero regionale. Treviso è anche la provincia che registra il tasso di crescita meno elevato: l'export cresce del +10,7 per cento rispetto al 2009.
Il fatturato estero delle aziende veronesi contribuisce all'export regionale con una quota che si attesta attorno al 18 per cento e registra un incremento annuo leggermente inferiore al dato medio regionale.
Padova detiene il primato della crescita del fatturato estero regionale: +24,5 per cento rispetto al 2009, per un importo che nel 2010 si aggira attorno ai 7 miliardi di euro. Le imprese veneziane esportano beni per un valore pari a 3,8 miliardi di euro ed incrementano il fatturato estero del +15,4 per cento rispetto al 2009. In sensibile aumento anche l'export delle province di Belluno (+19,7 per cento rispetto al 2009) e Rovigo (+22,9 per cento).
Osservando il complesso delle importazioni, Verona rimane la provincia veneta che importa la maggiore quantità di merci: nel 2010 il valore delle merci importate ha quasi raggiunto i 12 miliardi di euro, pari al 31,1 per cento dell'import regionale, e il tasso di crescita annuo è stato di poco superiore ai diciotto punti percentuali.
Nella provincia di Vicenza si concentra circa il 20 per cento delle importazioni regionali, pari a 7,5 miliardi di euro, e la crescita delle importazioni provinciali ha superato nell'ultimo anno i trenta punti percentuali.
Il valore complessivo delle merci importate nella provincia di Treviso, nel 2010, è risultato pari a 6 miliardi di euro. La quota di Treviso sul totale dell'import veneto si attesta su valori attorno ai sedici punti percentuali, confermando la provincia al terzo posto della graduatoria regionale per valore assoluto delle merci importate. Nel 2010 le imprese presenti nella provincia di Padova hanno importato beni per un valore complessivo di 5,7 miliardi di euro (+36,2 per cento rispetto al 2009), contribuendo al 15,1 per cento dell'import regionale. Le importazioni della provincia di Venezia sono state pari a circa 5 miliardi di euro, in aumento del +12 per cento rispetto all'anno precedente. Belluno e Rovigo registrano valori d'import vicini al miliardo di euro.
Belluno
L'apertura ai mercati esteri è stata determinata prevalentemente dalla vendita di apparecchiature ottiche e mediche, corrispondente al 63,3 per cento del fatturato estero provinciale, che ha fatto registrare un incremento annuo di circa diciannove punti percentuali. Segnali di netta ripresa anche per l'export delle produzioni meccaniche (+21,7 per cento rispetto al 2009) e dalle lavorazioni in metallo (+38,1 per cento).
Tutti i principali mercati di sbocco delle imprese bellunesi hanno evidenziato crescite dell'interscambio commerciale, con picchi che hanno superato i quaranta punti percentuali in Polonia, Hong Kong e Russia. Nel mercato statunitense, il più importante per le merci bellunesi, il fatturato estero è aumentato del +27,2 per cento, superando i 440 milioni di euro. In sensibile crescita anche l'export verso il mercato cinese: +28,8 rispetto al 2009.
Anche le importazioni hanno registrato una dinamica positiva (+21 per cento), passando dai 715 milioni di euro del 2009 agli oltre 865 milioni del 2010. Il merito di tale sviluppo va attribuito in gran parte alle aziende dei settori dell'ottica e apparecchiature mediche (+20,7 per cento rispetto al 2009), dell'elettronica (+27,7 per cento), dei metalli (+24,1 per cento), della meccanica (+12,7 per cento) e del comparto moda (+24,1 per cento), che hanno ampliato i loro rapporti commerciali con la Cina (+24,4 per cento), sempre più il primo mercato di approvvigionamento delle industrie manifatturiere locali.
Padova
I dati sull'interscambio commerciale con l'estero della provincia di Padova hanno confermano una ripresa dell'export locale. A livello merceologico, tutti i principali aggregati dell'export provinciale hanno registrato una dinamica favorevole. I prodotti della meccanica hanno rafforzato (+21,3 per cento rispetto il 2009) ulteriormente la loro incidenza sull'export totale: quasi il 30 per cento delle vendite all'estero della provincia è infatti riferibile a queste produzioni. In crescita anche il fatturato estero dei prodotti delle "altre manifatturiere" (oreficeria, mobili e articoli sportivi e medicali) che hanno registrato un incremento pari a circa quattordici punti percentuali. In crescita anche il secondo settore dell'export provinciale: + 10,6 per cento per le vendite all'estero del comparto moda.
Tra le principali destinazioni dell'export, i mercati europei sono risultati quelli più dinamici, con incrementi superiori a quaranta punti percentuali in Germania, Regno Unito, Svizzera, Austria, Polonia e Repubblica Ceca. Trend favorevoli delle vendite anche verso gli altri importanti partner commerciali: +21,3 per cento in Francia, +25,3 per cento in Spagna e +19,4 per cento negli Stati Uniti.
La dinamica delle importazioni è ritornata positiva ed ha interessato quasi tutti i principali settori economici, con crescite sostenute per i prodotti in metallo (+62,7 per cento rispetto al 2009), l'elettronica (+110,9 per cento), la meccanica (+24,2 per cento) e il comparto moda (+28,5 per cento). Continua il trend negativo per gli approvvigionamenti di prodotti alimentari (-11,5 per cento) e di mezzi di trasporto (-13 per cento).
Tra i Paesi di provenienza delle importazioni, la Germania, con 1,2 miliardi di euro e una crescita annua del +33,7 per cento, è rimasta il principale mercato di origine fornendo più del 21 per cento dell'import provinciale. Si segnala, inoltre, l'aumento considerevole degli acquisti di beni dalla Cina (+56,8 per cento rispetto al 2009), divenuta in pochi anni il secondo mercato di approvvigionamento delle industrie padovane (725 milioni di euro pari al 12,7 per cento delle importazioni provinciali).
Rovigo
Il 2010 è stato un anno di rilancio anche per l'interscambio commerciale della provincia di Rovigo; le industrie locali hanno ripreso a vendere sui mercati internazionali, innescando così una ripresa delle esportazioni provinciali, che nel 2010 hanno raggiunto il valore di 1,1 miliardi di euro, segnando un +22,9 per cento rispetto all'anno precedente.
A livello settoriale, sono diminuite le vendite all'estero dei prodotti meccanici (-3,6 per cento), mentre tutti gli altri principali settori economici hanno registrato importanti incrementi dell'export, con picchi superiori ai quindici punti percentuali nel comparto moda (+23,8 per cento), nelle produzioni di apparecchiature elettroniche (+34,5 per cento) e negli articoli in gomma e plastica (+18,2 per cento). In netta ripresa anche la vendita all'estero dei mezzi di trasporto che recuperano solo in parte il calo registrato nel 2009.
Per quanto riguarda i mercati di sbocco, aumenta considerevolmente l'export verso tutti i principali mercati: Germania (+22,1 per cento), Francia (+14,5 per cento), Spagna (+14,4 per cento) e Regno Unito (+18,2 per cento). Inoltre, si registra un boom del fatturato estero verso la Libia, che passa dagli 8 milioni di euro del 2009 ai 47 milioni del 2010.
Dal lato delle importazioni, sono diminuiti, in valore, gli acquisti all'estero di produzioni meccaniche e dei mezzi di trasporto, mentre crescono le importazioni dei prodotti agricoli (+44 per cento), chimici (+43,1 per cento) e dell'elettronica, che nel 2010 diventa il principale settore dell'import provinciale (+184 milioni di euro rispetto al 2010). I Paesi Bassi si confermano il principale mercato di approvvigionamento della provincia rodigina: nel 2010 il valore delle merci importate da questo mercato ha superato i 278 milioni di euro, pari a quasi un quarto dell'import provinciale.
Treviso
Analizzando la dinamica dell'export dei principali settori manifatturieri, si evidenzia una crescita delle vendite estere per le produzioni del comparto dei mobili - articoli sportivi - gioielli (+11,4 per cento rispetto al 2009), della meccanica (+27,8 per cento), di apparecchiature elettriche (+12 per cento) e dell'agroalimentare (+8,1 per cento). Per quanto riguarda il comparto moda, primo settore provinciale per valore di merci esportate (2,1 miliardi di euro nel 2010), prosegue il trend negativo del fatturato estero (-1,1 per cento rispetto al 2009).
I principali mercati di destinazione dell'export trevigiano restano la Germania (+3,8 per cento rispetto al 2010), la Francia (+6,4 per cento), la Romania (+24,9 per cento), il Regno Unito (+7,4 per cento) e la Cina che passa dai 268 milioni di euro del 2009 ai 582 milioni di euro nel 2010 e diventa il terzo mercato di riferimento per gli imprenditori della Marca.
Alla crescita del valore delle importazioni trevigiane hanno contribuito tutti i principali settori economici, in particolare il comparto delle produzioni metallurgiche (+34,3 per cento), dell'industria del legno (+30,7 per cento) e delle produzioni meccaniche (+38,6 per cento). Il più importante settore dell'import provinciale rimane quello del sistema moda, che rappresenta circa il 33 per cento delle importazioni complessive e che nell'ultimo anno ha registrato un incremento di circa otto punti percentuali.
Quanto alla composizione geografica, nell'ultimo anno sono aumentati notevolmente gli approvvigionamenti, dalla Cina (+27,5 per cento), primo partner dell'import trevigiano (1,2 miliardi di euro pari a quasi il 20 per cento provinciale), dalla Germania (+52,3 per cento), dall'Austria (+58,3 per cento) e dall'India (+45,6 per cento).
Venezia
Le rilevanti oscillazioni del fatturato estero collegate alla vendite di navi o aerei (563 milioni di euro nel 2010 pari a una quota provinciale del 14,8 per cento) determinano fortemente la dinamica dell'export della provincia di Venezia.
Nell'ultimo anno all'aumento delle esportazioni veneziane hanno concorso i settori dei mezzi di trasporto (199 milioni di euro in più rispetto al 2009), dei metalli (+24,7 per cento), della meccanica (+26,9 per cento), della chimica (+28,8 per cento) e dei prodotti petroliferi (+21,7 per cento). La dinamica positiva dell'export veneziano è stata, in parte, ridimensionata dall'andamento negativo delle vendite dei componenti elettronici (99 milioni di euro in meno rispetto al 2009).
Per quanto riguarda i mercati di sbocco delle merci veneziane, l'export di beni è aumentato verso gli Stati Uniti (258 milioni di euro in più rispetto al 2009), che torna a essere il primo partner commerciale delle imprese presenti nella provincia, la Germania (+17,5 per cento), la Francia (+15,4 per cento), il Regno Unito (+17 per cento), la Croazia (+34,6 per cento), i Paesi Bassi (+28,5 per cento) e il Belgio (+33,5%).
Nell'ultimo anno la crescita dell'import veneziano è stata generata dalla domanda di prodotti energetici (+9,5 per cento), che restano di gran lunga la prima voce dell'import provinciale (1,4 miliardi di euro nel 2010, pari a quasi il 30 per cento del totale provinciale), di beni del comparto moda (+19,8 per cento) e di lavorazioni del settore metallurgico (+50,3 per cento). In aumento anche i valori delle importazioni dei prodotti agricoli, che registrano un +39,4 per cento rispetto al 2009.
I mezzi di trasporto, invece, hanno registrato una riduzione dei beni importati pari al -45,3 per cento, dovuta in gran parte alla riduzione dei flussi in entrata degli aeromobili (da 121 milioni di euro nel 2009 a 28 milioni di euro nel 2010).
Verona
Nell'ultimo anno l'andamento dell'export provinciale è stato positivo (+15,5 per cento) e ha interessato tutti i principali settori economici, con incrementi superiori ai dieci punti percentuali per i prodotti meccanici, prima voce dell'export provinciale (1,4 miliardi di euro), abbigliamento-pelle, alimentari, metallurgici e dei mezzi di trasporto. Il primo mercato di destinazione dei manufatti veronesi rimane quello tedesco (1,2 miliardi di euro e una crescita annua del +15,5 per cento), mentre la seconda posizione è stata confermata dal mercato francese (848 milioni di euro di export nel 2010 e una crescita annua del +17,6 per cento) che ha superato di qualche lunghezza quello spagnolo (+13,4 per cento rispetto al 2009). Il fatturato estero veronese è cresciuto anche nelle principali economie emergenti: +40,2 per cento in Russia, +17,1 in Cina, +20,5 per cento in Turchia, +53,2 per cento in India e + 47,3 per cento in Brasile.
Le importazioni veronesi sono aumentate nell'ultimo anno del +18,2 per cento. La provincia di Verona copre più del 30% dell'import regionale e tale incidenza è fortemente influenzata dalla presenza in provincia di alcuni importatori di autoveicoli (4,6 miliardi di euro nel 2010 pari al 39,5% dell'import provinciale). In crescita anche l'import dei prodotti in metallo (+41,5 per cento), della meccanica (+26,9 per cento) e delle sostanze chimiche (+50,7 per cento).
I paesi più importanti per gli approvvigionamenti provinciali sono la Germania (quota provinciale del 43,1 per cento e incremento annuo del +10,6 per cento), la Spagna (+26,3 per cento), la Francia (+16,3 per cento), la Cina (+20,9 per cento) e il Belgio (+27 per cento).
Vicenza
Nel 2010 la crescita dell'export provinciale è stata trainata dalla vendita di tutti i principali settori merceologici, con performance importanti nei comparti della moda (+18,2 per cento rispetto al 2009), dei gioielli (+23,3 per cento) e delle apparecchiature elettriche (+17,9 per cento).
Ritorna a crescere l'export verso la Germania (+18 per cento), che si conferma il primo mercato di sbocco dei prodotti vicentini (1,7 miliardi di euro, pari a una quota provinciale vicina al 13 per cento), la Francia (+11,2 per cento), gli Stati Uniti (+22,5 per cento), Spagna (+15,1 per cento) e la Svizzera (+39,9 per cento). Si registrano consistenti crescite delle esportazioni vicentine anche verso i mercati delle "nuove economie": + 29,8 per cento in Cina, +15,5 in Russia, +30,9 per cento ad Hong Kong e +17,3 in India.
Nel 2010 la provincia di Vicenza ha importato beni per 7,5 miliardi di euro. Rispetto all'anno precedente le importazioni sono aumentate di circa 1,8 miliardi di euro, pari a un incremento annuo di trentatré punti percentuali. Tale crescita è stata trainata dalle performance più che positive dei settori della metallurgia (+43,2 per cento), della moda (+36 per cento) e della chimica (+36,3 per cento). A livello geografico, i contributi più importanti alla crescita dell'import vicentino sono giunti dai Paesi Bassi (+46,1 per cento), dalla Germania (+36,3 per cento), dalla Svizzera (+42 per cento ), dal Brasile (+41,6 per cento), dal Belgio (+35,4 per cento) e dall'India (+54,6 per cento).

Figura 2.1.1

Variazioni percentuali annue del commercio mondiale di merci - Anni 2000:2011

Tabella 2.1.1

Esportazioni per regione. Valori espressi in milioni di euro e variazione % annua - Anni 2009:2010

Tabella 2.1.2

Importazioni per regione. Valori espressi in milioni di euro e variazione % annua - Anni 2009:2010

Figura 2.1.2

Variazione percentuale annua e quota delle esportazioni venete verso i principali partner commerciali - Anno 2010

Figura 2.1.3

Variazione percentuale annua e quota delle esportazioni venete verso i paesi dell'area BRIC - Anno 2010

Figura 2.1.4

Variazione percentuale annua e quota delle esportazioni venete dei principali settori economici - Anno 2010

Figura 2.1.5

Saldo commerciale per area geografica. Valori espressi in milioni di euro. Veneto - Anni 2000 e 2010

Figura 2.1.6

Saldo commerciale per settore economico. Valori espressi in milioni di euro. Veneto - Anni 2000 e 2010

Tabella 2.1.3

Interscambio commerciale con l'estero per provincia. Valori espressi in milioni di euro e variazione % annua - Anni 2009:2010
 
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2.2 - La competitività dei prodotti veneti

Il tessuto imprenditoriale del nostro paese sta vivendo una lunga fase di trasformazione. La crisi ha riportato a galla le carenze strutturali dell'economia nazionale e le rapide trasformazioni generate dai processi di globalizzazione in atto impongono l'attuazione di una strategia che permetta alle nostre imprese di essere più competitive nei mercati internazionali. Le informazioni che riguardano i flussi commerciali internazionali, per settore e per area geografica, possono rilevarsi uno strumento interessante per valutare la definizione di nuove strategie di presenza sui diversi mercati esteri (Nota 4). (Figura 2.2.1), (Figura 2.2.2) e (Figura 2.2.3)
Le dinamiche settoriali degli scambi manifatturieri internazionali tra il 2000 e il 2008 hanno mostrano alcune particolarità. I pilastri della crescita del commercio mondiale nel periodo preso in esame sono cinque: lavorazioni in metallo, autoveicoli, elettronica, produzioni meccaniche e prodotti della chimica. Da questo quadro emerge chiaramente che le direttrici del commercio mondiale hanno escluso alcuni importanti comparti del made in Italy, indirizzandosi verso settori nei quali la quota di mercato delle imprese venete ed italiane è relativamente bassa. Fanno eccezione i macchinari, che rappresentano un'elevata quota sul nostro export, e i prodotti in metallo, settore ancora più dinamico in termini di crescita del mercato.
Complessivamente, tra il 2000 e il 2008 la struttura settoriale delle esportazioni venete si è modificata nel senso di un aumento di peso relativo dei beni strumentali specializzati, dove i vantaggi competitivi delle produzioni venete restano concentrati nelle produzioni meccaniche e metallurgiche. Anche il comparto agroalimentare e in particolare il settore del vino hanno fortemente contribuito all'exploit del fatturato estero delle imprese venete, con una dinamica più vivace sui mercati non comunitari. La quota di export veneto resta, invece, marginale nella classe di beni a elevato tasso tecnologico (computers, telecomunicazioni, elettronica), con l'eccezione di alcune eccellenze nel comparto dell'aerospazio.
L'export delle imprese del nostro territorio evidenzia, inoltre, una specializzazione relativa concentrata in settori a forte competitività di prezzo (abbigliamento, articoli in pelle, mobili), in maggioranza caratterizzati da una crescita degli scambi in valore inferiore alla media del commercio mondiale. Pur rimanendo tra i leader mondiali di queste produzioni, l'Italia detiene circa l'undici per cento del mercato mondiale delle lavorazioni in pelle e cuoio (3,5 per cento si stima quella del Veneto), l'accelerazione della concorrenza delle economie asiatiche emergenti ha determinato delle riduzioni di quote in Europa e nel resto mondo in larghe fasce di prodotti tradizionali, da cui ancora dipende una parte non trascurabile della nostra economia. In questi settori le aziende venete devono puntare su fattori di successo e non di prezzo, in cui il binomio tecnologia-design svolga un ruolo fondamentale.
Nei prossimi anni l'area di sviluppo del commercio internazionale sarà quella dei paesi emergenti, soprattutto quelli appartenenti o vicini all'area del BRIC. In questi paesi si registreranno trend demografici favorevoli, consistenti aumenti del reddito disponibile e i consumatori di questi nuovi mercati saranno in media più giovani di quelli dei paesi occidentali. La domanda interna di questi paesi tenderà a crescere velocemente e l'espansione della classe media potrebbe costituire un traino al mercato mondiale dei beni di lusso.
Nell'ultimo anno, il tasso di crescita dell'export veneto verso questi paesi è stato superiore a quello medio regionale e la quota sull'export totale regionale ha superato i sette punti percentuali (nel 2000 rappresentava solo il 3 per cento del fatturato estero regionale). Russia e Cina si confermano i mercati più importanti dell'area, con una quota vicina al 3 per cento dell'export regionale per ciascuno dei paesi. Mentre risultano ancora poco sviluppati gli scambi commerciali con il Brasile e l'India. La presenza delle imprese venete in questi due mercati è ancora bassa: aumenta marginalmente la quota dell'export verso l'India ma cala addirittura quella verso il Brasile. (Figura 2.2.4), (Figura 2.2.5), (Figura 2.2.6) e (Figura 2.2.7)
Il ritardo verso alcuni di questi mercati trainanti può frenare il rilancio delle esportazioni e quindi appare necessario un maggiore impegno da parte delle imprese per sfruttare le opportunità offerte dai paesi con migliori prospettive di crescita.
Analizzando la dinamica dell'export veneto verso l'aera BRIC dal 2000 al 2008, si nota che sono due i settori merceologici che hanno trainato la crescita dell'export veneto in questa area: la meccanica, che ha generato circa il 32 per cento della crescita, e il comparto della moda, con flussi diretti principalmente verso la Russia. Questi due settori hanno contribuito per quasi il 50 per cento della crescita del fatturato estero delle imprese venete verso i paesi dell'area BRIC.

Figura 2.2.1

Quota % e contributo alla crescita delle esportazioni venete di manufatti per settore economico - Anni 2000:2008

Figura 2.2.2

Quota % e contributo alla crescita delle esportazioni italiane di manufatti per settore economico - Anni 2000:2008

Figura 2.2.3

Quota % e contributo alla crescita del commercio mondiale di manufatti per settore economico - Anni 2000:2008

Figura 2.2.4

Quota % e contributo alla crescita delle esportazioni venete di manufatti verso i paesi dell'area BRIC - Anni 2000:2008

Figura 2.2.5

Quota % e contributo alla crescita delle esportazioni italiane di manufatti verso i paesi dell'area BRIC - Anni 2000:2008

Figura 2.2.6

Quota % e contributo alla crescita del commercio mondiale di manufatti verso i paesi dell'area BRIC - Anni 2000:2008

Figura 2.2.7

Quota % e contributo alla crescita delle esportazioni venete verso l'area dei paesi BRIC per settore economico - Anni 2000:2008
 
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2.3 - Gli operatori con l'estero presenti in Veneto

Nel 2009, essendo questo l'ultimo anno di disponibilità dei dati, l'analisi sugli operatori con l'estero presenti in Veneto si concentra sugli effetti della crisi. Nel 2009 gli operatori commerciali presenti in Veneto che hanno effettuato vendite sui mercati internazionali sono stati 25.397. La crisi economica mondiale ha determinato una riduzione degli operatori veneti attivi all'export: tra il 2008 e il 2009 sono diminuiti di circa 2.700 unità, pari al -9,1 per cento.
La crisi del commercio internazionale ha contribuito a far uscire dal mercato un gran numero di piccoli operatori, ma sono le grandi imprese esportatrici ad aver risentito maggiormente, in termini di performance, delle gravi ripercussioni della recessione mondiale. Nel 2009 la riduzione del valore delle esportazioni effettuate dai primi cento operatori (in ordine di valore esportato) è stata pari al -24,4 per cento; tre punti percentuali più ampia di quella media regionale (-21,5 per cento). Sono 21.415 (84,3 per cento) gli operatori veneti che hanno realizzato un fatturato estero inferiore a un milione di euro e il loro contributo all'insieme delle esportazioni venete è stato pari al 6,1 per cento, circa un punto percentuale in più rispetto al 2008. Per quanto riguarda gli operatori più grandi, quelli che superano i 20 milioni di fatturato, questi sono passati, nel giro di un anno, da 459 a 367 unità e il loro peso in termini di valore esportato è diminuito di quasi quattro punti percentuali (da 57,7 per cento nel 2008 a 54,1 per cento nel 2009). (Figura 2.3.1) e (Figura 2.3.2)
La crisi iniziata nel 2008 ha quindi interrotto la crescita del peso relativo dell'export movimentato dagli operatori di grandi dimensioni: tra il 2004 e il 2008 il peso del fatturato estero regionale dei grandi esportatori era cresciuto di quasi sei punti percentuali, sfiorando il 60 per cento dell'export regionale.
L'elasticità di queste grandi imprese nel riposizionarsi sui mercati internazionali, soprattutto in quelli delle economie emergenti, e la propensione a orientare le produzioni verso beni a maggiore valore aggiunto, dove la concorrenza si gioca su fattori diversi dal prezzo, saranno comunque fattori essenziali per la ripresa dell'export regionale.
Nonostante la crisi del commercio internazionale, la dimensione di fatturato è correlata sempre più al numero di mercati di destinazione. Nel 2009 sono poco più di 650 gli operatori presenti in Veneto che esportano in almeno dieci aree geo-economiche (Nota 5), generando quasi il 40 per cento dell'export veneto, mentre il 57,8 per cento degli operatori ha esportato verso un'unica area geografica, in prevalenza l'UE, il che significa una forte dipendenza commerciale verso un mercato dove i margini di crescita appaiono più esigui.
Nel 2009 solo un operatore veneto su quattro esporta in almeno uno dei paesi dell'area BRIC e sono solamente 245 gli esportatori veneti presenti contemporaneamente nei quattro mercati. I principali esportatori veneti presenti in quest'area, contrariamente a quanto avvenuto per il flusso complessivo dell'export regionale, hanno saputo affrontare meglio la riduzione della domanda di questi paesi: i primi cento operatori, per valore di merci esportate, hanno registrato un calo dei flussi di export pari al -4,2 per cento, a fronte del -20,2 per cento registrato dall'insieme degli operatori veneti presenti nell'area BRIC.
La dimensione d'impresa, conseguita anche attraverso la capacità di creare nuove forme di aggregazione, sembra, quindi, rappresentare la via più affidabile per rilanciare lo sviluppo commerciale del nostro territorio e tornare ad essere competitivi sui mercati esteri, soprattutto quelli geograficamente più lontani. (Figura 2.3.3)
Il principale mercato dell'area BRIC, sia per valore di merce esportata che per numero di operatori presenti, rimane quello russo dove si registra la presenza di quasi 4.400 operatori veneti. Il calo della domanda di importazioni della Russia ha determinato una consistente riduzione del numero di operatori rispetto agli anni precedenti, circa mille in meno rispetto al 2007, che però non ha investito i principali operatori, quelli che superano i 20 milioni di euro di export, che restano quattro e che nel 2009 hanno generano quasi il 14 per cento delle esportazioni venete verso la Russia (nel 2007 era circa l'8 per cento).
La crisi del commercio mondiale del 2009 non ha danneggiato gli operatori veneti presenti in Cina (2.070 unità nel 2009) che, pur registrando una lieve flessione del numero di presenze (40 unità in meno rispetto al 2008), hanno visto però incrementare il volume dell'export verso il colosso asiatico. Inoltre, si è assistito al rafforzamento della presenza dei grandi operatori, passati da 6 nel 2007 a 8 nel 2009, che hanno generato più del 28 per cento delle esportazioni venete verso l'Impero Celeste (20,8 per cento nel 2007).
Nel 2009 gli esportatori veneti presenti in India superano di poco le 1.500 unità, mentre quelli che esportano verso il Brasile sono 1.266. Il peso dell'export veneto è ancora poco robusto in entrambi i mercati: nessuno degli operatori veneti presenti supera il fatturato di 20 milioni di euro e sono meno di dieci gli esportatori veneti che riescono a realizzare interscambi superiori ai 5 milioni di euro. Le imprese venete hanno quindi la necessità di costruire delle reti commerciali più solide per rafforzare la presenza in quei mercati che saranno il volano della ripresa del commercio internazionale.

Figura 2.3.1

Variazione percentuale delle esportazioni degli operatori veneti - Anni 2004:2009

Figura 2.3.2

Quota % degli operatori con l'estero presenti in Veneto e quota di export movimentato per classe di fatturato estero - Anni 2004:2009

Figura 2.3.3

Variazione percentuale delle esportazioni degli operatori veneti verso i paesi dell'area BRIC - Anni 2004:2009
 

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