Capitolo 5

Il mercato nelle mani dei consum-attori

Il consumatore d'oggi è informato, esigente e soprattutto selettivo. Il consumismo compulsivo di qualche decennio fa sta lasciando spazio ad un atteggiamento più consapevole e competente. E' così che il consumatore diventa consum-attore, iniziando ad esprimere le proprie convinzioni attraverso un consumo critico, agendo nella consapevolezza di avere una responsabilità sociale che non va sottovalutata; egli gioca ora un ruolo di primaria importanza, attraverso la pratica di un consumo consapevole, spinto dalla comprensione delle forti relazioni esistenti tra sistemi produttivi, consumi, etica e ambiente.
La sempre maggiore attenzione a queste tematiche da parte dei cittadini viene testimoniata dai dati dell'Osservatorio sui consumi SANA - GPF, istituto di ricerca e consulenza fondato dal Prof. Giampaolo Fabris (Nota 1): il 50,6% degli italiani nel 2010 ha dichiarato di avere un livello di attenzione all'impatto ambientale dei propri consumi e delle proprie abitudini di vita quotidiana superiore a quello dell'anno precedente. I prodotti green più utilizzati sono stati nel 2010 le lampadine a ridotto consumo energetico, le pile ricaricabili e la carta riciclata.
Sono state molte negli ultimi anni le iniziative, individuali e informali, così come pubbliche e formalizzate, intraprese in Italia per il mantenimento di un basso impatto ambientale dei consumi privati, una fra tutte il divieto scattato dal 1° Gennaio 2011 di produzione e commercializzazione dei sacchetti da asporto merci non conformi ai requisiti di biodegradabilità indicati dagli standard tecnici europei vigenti (Nota 2). Legambiente stima che la messa al bando delle borse per la spesa in plastica non biodegradabili, inquinanti e pericolose per l'ambiente, farà ridurre di centinaia di migliaia le tonnellate di CO2 immesse nell'atmosfera ogni anno.
 
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5.1 - La congiuntura

L'opinione dei commercianti italiani
(Nota 3) Il clima di fiducia delle imprese del commercio al dettaglio, che ha toccato i valori minimi degli ultimi anni a fine 2008 e inizio 2009, ha fatto registrare una chiara ripresa nei successivi mesi del 2009 fino a raggiungere dei livelli di fiducia che il comparto ha mantenuto, con qualche oscillazione, per tutto il 2010 e fino ai primi mesi del 2011. Il commercio al minuto tradizionale si è mantenuto per l'ultimo anno su valori tendenzialmente più ottimistici rispetto alla grande distribuzione, più critica verso la situazione delle scorte e dei prezzi dei fornitori e in quanto ad aspettative sui prezzi di vendita. Il commercio tradizionale esprime invece preoccupazione per l'andamento delle vendite e le aspettative sul volume degli ordini, componenti in cui l'ottimismo raggiunto in altre dimensioni non ha ancora recuperato terreno dopo la crisi degli anni scorsi. I primi due mesi del 2011 sono stati un po' altalenanti: gennaio ha fatto registrare un piccolo crollo della fiducia, che ha subito iniziato a riprendersi dal mese di febbraio, quando a migliorare sono state proprio le attese sulle vendite. (Figura 5.1.1)
Le vendite in Italia nel 2010
L'andamento dell'indice delle vendite del commercio fisso al dettaglio manifesta nel 2010 una modesta ripresa delle attività sul mercato da parte del comparto: l'anno chiude con un aumento complessivo delle vendite dello 0,2% rispetto all'anno precedente, sintesi di un aumento dello 0,3% delle vendite di prodotti non alimentari e di una diminuzione di pari entità di quelle di prodotti alimentari. L'incremento annuo dello 0,2% per il totale delle vendite deriva da un aumento dello 0,7% delle vendite della grande distribuzione e da una contrazione dello 0,4% per quanto riguarda gli esercizi di piccola dimensione, in difficoltà principalmente nel comparto alimentare (-1,4% rispetto al 2009).
Nella grande distribuzione aumentano maggiormente le vendite degli esercizi specializzati e di quelli non specializzati a prevalenza non alimentare (entrambi +2% rispetto al 2009). (Figura 5.1.2)
Per quanto riguarda i prodotti non alimentari, i gruppi merceologici che si distinguono per un maggiore aumento annuo delle vendite sono foto-ottica e pellicole (+2,2%), elettrodomestici, radio, tv e registratori (+1,9%), supporti magnetici e strumenti musicali (+1,7%); le diminuzioni più consistenti riguardano le dotazioni per l'informatica, le telecomunicazioni e la telefonia (-1,1%).
Le imprese commerciali venete
In Veneto il commercio è il primo dei settori produttivi del terziario: nel 2010 il numero di imprese attive commerciali è il 43,1% delle imprese dei servizi e il 23% di tutte le attività produttive venete. Nel contesto nazionale le imprese venete del commercio coprono il 7,4% del settore commerciale italiano; la nostra regione è la quinta per quota di imprese commerciali dopo Lombardia, Campania, Lazio e Sicilia.
Il commercio in Veneto ha chiuso il 2010 con una variazione positiva del numero di imprese attive, +0,5% sull'anno precedente, mostrando quindi maggiore stabilità rispetto all'intera economia veneta, che ha fatto registrare una leggera contrazione (-0,2%). Le province venete in cui il settore commerciale ha avuto una crescita maggiore nel 2010 sono state Vicenza, Verona, Padova e Rovigo, con incrementi del numero di imprese attive tra lo 0,5% e l'1,6% annuo; variazioni annue negative hanno riguardato le province di Venezia e Belluno. Padova rimane anche nel 2010 la prima provincia veneta per numero di attività commerciali, coprendo il 22,1% del totale regionale. (Figura 5.1.3) e (Figura 5.1.4)
L'andamento trimestrale delle attività commerciali venete mette in luce una chiara ripresa del commercio al dettaglio e riparazione di beni personali e per la casa, settore continuamente cresciuto a livello congiunturale dal secondo trimestre del 2009 a fine 2010, con un'unica eccezione relativa al primo trimestre del 2010, in cui ha subìto una lievissima contrazione. Nel complesso, il commercio al dettaglio è cresciuto nel 2010 di quasi un punto percentuale rispetto all'anno precedente.
Il commercio all'ingrosso e il commercio di autoveicoli hanno entrambi affrontato nel corso degli ultimi due anni trimestri di espansione alternati a trimestri di contrazione, pur mantenendo, rispettivamente, la stabilità rispetto all'anno precedente e una variazione annua positiva dello 0,6%. (Figura 5.1.5)
L'impatto economico del comparto commerciale
Il valore aggiunto ai prezzi base del settore commerciale in Veneto al 2008 (Nota 4) è stato stimato dal Ministero dello Sviluppo Economico ad un valore superiore ai 15 mld di euro, dato leggermente in flessione, espresso in valori correnti, rispetto a quello dell'anno 2007. Esso rappresenta più dell'11% del valore aggiunto complessivamente prodotto in Veneto.
Il volume degli occupati totali nel commercio in Veneto è stimato per oltre 336 mila unità, più del 14% rispetto al totale degli occupati, di cui il 52,7% afferenti al ramo dell'occupazione dipendente. Il loro numero è diminuito dello 0,4% rispetto al 2007, ed è la componente indipendente ad aver subito la contrazione più marcata (-2,9% annuo). (Figura 5.1.6)
Il valore aggiunto del comparto commerciale veneto al 2008 copre il 9,6% dell'aggregato nazionale, a fronte però di una quota più bassa di addetti, 9,2% sul totale nazionale. Nel confronto regionale il Veneto è infatti una delle regioni che più si distinguono per una maggiore produttività del lavoro, assieme a Lombardia e Lazio: il rapporto caratteristico valore aggiunto per addetto assume in Veneto nell'ultima stima un valore di 44.674 euro per addetto, dato ben più alto del valore medio italiano di 42.709 euro per addetto.

Figura 5.1.1

Clima di fiducia del comparto commerciale (dati destagionalizzati, 2005=100). Italia - Gen. 2008:Feb. 2011

Figura 5.1.2

Indice del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio: variazioni percentuali sull'anno precedente per settore merceologico e forma distributiva. Italia - Anni 2008: 2010

Figura 5.1.3

Quota e variazione percentuale annua delle imprese attive commerciali per regione - Anno 2010

Figura 5.1.4

Quota e variazione percentuale annua delle imprese attive commerciali per provincia. Veneto - Anno 2010

Figura 5.1.5

Variazioni % rispetto al trimestre precedente del numero di imprese del commercio per settore. Veneto - Anni 2009 e 2010

Figura 5.1.6

Valore aggiunto (milioni di euro correnti) e occupati del settore commerciale. Veneto e Italia - Anni 2001:2008
 
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5.2 - Il commercio fisso al dettaglio

Esercizi commerciali
Iniziamo ora ad occuparci di una componente del sistema distributivo, il commercio al dettaglio in sede fissa, che a fine 2010 coinvolge 51.923 esercizi aventi il commercio al dettaglio come attività primaria.
Il settore è stato interessato nel corso del 2010 da un discreto sviluppo degli esercizi commerciali: in Veneto le sedi d'impresa sono leggermente diminuite rispetto all'anno precedente, ma le unità locali non sedi principali dell'attività commerciale sono cresciute di oltre due punti percentuali rispetto alla fine del 2009, per una crescita complessiva dello 0,5%.
Viene quindi confermata dagli ultimi dati la forte tendenza alla plurilocalizzazione delle attività commerciali, dinamica scaturita dall'orientamento da parte della nuova imprenditorialità ad assumere la forma di "catena distributiva"; le nuove aperture, infatti, riguardano una quota sempre maggiore di unità locali.
La distribuzione delle attività per forma giuridica mette in luce la prevalenza di imprese individuali, 50,1% del totale in Veneto, a seguire le società di persone, 27,3%, e le società di capitale, 20,9%. Il commercio segue l'andamento generale dell'imprenditoria veneta, vedendo continuamente aumentare, seppur molto lentamente, le società di capitale, a scapito soprattutto delle ditte individuali.
Dall'analisi per specializzazione merceologica si apprende come prima cosa che gli esercizi non specializzati in Veneto a fine 2010 sono il 13,4% del totale. Entrando invece nel merito degli esercizi specializzati, i gruppi merceologici che più caratterizzano il commercio al dettaglio sono gli articoli di abbigliamento e calzature (21,0% sul totale degli esercizi commerciali), i prodotti alimentari, bevande e tabacco (15,8%), alcuni prodotti per uso domestico, come mobili ed elettrodomestici (14,8%), alcuni articoli culturali e ricreativi, come libri, giochi, articoli sportivi o musicali (9,1%). (Figura 5.2.1)
Le vendite al dettaglio in Veneto
Lo sfavorevole quadro congiunturale affrontato nell'ultimo biennio ha certamente interessato anche il comparto del commercio al dettaglio. I volumi delle vendite in Veneto nel 2009 si sono ridotti dell'1,9% rispetto all'anno precedente, gravati essenzialmente dalla contrazione delle vendite non alimentari, -2,7 punti percentuali nello stesso periodo. Le vendite di generi alimentari, più che stabili fino all'anno precedente, nel 2009 hanno fatto registrare una diminuzione dello 0,9%, con forti differenze in base alla forma distributiva: le vendite del comparto alimentare relative alla grande distribuzione sono rimaste pressoché stabili (+0,2%), a fianco ad un forte calo delle vendite alimentari presso i piccoli esercizi (-6,4%). Il primo semestre del 2010 è stato segnato da un chiaro recupero del non alimentare, le cui vendite sono cresciute dell'1,5% rispetto al medesimo semestre del 2009 per quanto riguarda la piccola e media distribuzione e dell'1,7% nella grande distribuzione. Per quanto riguarda il comparto alimentare prosegue anche nel primo semestre del 2010 la contrazione delle vendite, particolarmente accentuata nella piccola e media distribuzione (-3% rispetto al rispettivo semestre dell'anno precedente). (Figura 5.2.2)
Il favorevole andamento della grande distribuzione in Veneto può essere analizzato anche considerando come la quota di mercato occupata da questa tipologia distributiva sia regolarmente cresciuta negli ultimi anni, fino a raggiungere nel 2009 il 51,1% delle vendite al dettaglio, con una crescita di oltre 3 punti percentuali rispetto al 2005.
Il volume delle vendite del commercio al dettaglio in Veneto è pari al 9,3% del totale nazionale e vede la nostra regione posizionarsi al terzo posto della graduatoria regionale delle vendite, dopo Lombardia e Lazio (rispettivamente 18,5% e 9,9% sul totale nazionale). Restringendo il campo d'analisi alla sola grande distribuzione, il Veneto diventa la seconda regione, dopo la Lombardia, per quota sul totale nazionale, interessando volumi che raggiungono l'11,3% delle vendite della grande distribuzione italiana. Rapportando inoltre le vendite regionali alla dimensione demografica dei territori di riferimento, è possibile osservare come Valle d'Aosta, Emilia Romagna e Veneto siano le regioni con valori più alti di vendite pro capite, ognuna con valori superiori a 5.000 euro annui per cittadino.

Figura 5.2.1

Commercio fisso al dettaglio: variazione % 2010/09 degli esercizi commerciali. Veneto e Italia

Figura 5.2.2

Variazioni percentuali 2009/08 e quota 2009 delle vendite del commercio fisso al dettaglio per tipologia distributiva e gruppo merceologico. Veneto
 
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5.3 - Verso una Grande Distribuzione sempre più Green

Evoluzione della rete di vendita della Grande Distribuzione in Veneto
A questo punto è d'obbligo un excursus su un particolare segmento della rete in sede fissa, la Grande Distribuzione Organizzata (GDO). Mantengono complessivamente la loro stabilità nel 2009 le strutture della grande distribuzione, facendo registrare nell'ultimo anno un leggerissimo aumento degli esercizi, +0,27% rispetto al 2008. L'andamento regionale è sintesi di risultati territoriali a volte molto differenti: le province di Venezia e Vicenza sono state nell'ultimo anno terreno fertile per la grande distribuzione, con aumenti degli esercizi pari, rispettivamente, a +9,9% e +5,1% annui; situazioni meno positive sono quelle che si sono registrate per Verona e Padova, -5,1% e -4,4% in chiusura d'anno. La convenienza offerta dalla grande distribuzione è riuscita ancora a mantenere questi canali distributivi competitivi nelle mani dei consumatori.
In Veneto gli esercizi della GDO sono mediamente 10 ogni 100 Kmq e non sono poche le differenze all'interno della regione: la provincia di Padova è quella con una maggiore copertura del territorio da parte di punti vendita della grande distribuzione, precisamente 17 ogni 100 Kmq; a seguire, con oltre 11 esercizi ogni 100 Kmq, le province di Vicenza, Treviso e Verona. Belluno e Rovigo, con indici di copertura distributiva pari, rispettivamente, a 2,4 e 5,9 esercizi ogni 100 Kmq, si fermano ben al di sotto della media regionale.
Il Veneto e alcune altre regioni del nord e centro Italia, come Trentino, Umbria, Valle d'Aosta, Friuli e Marche, mostrano alti valori di disponibilità di esercizi commerciali della GDO in rapporto alla dimensione demografica del territorio di riferimento: in Veneto sono 37,7 gli esercizi della grande distribuzione organizzata ogni 100.000 abitanti, a fronte di una media nazionale di 30,7 esercizi per 100.000 abitanti. (Tabella 5.3.1) e (Figura 5.3.1)
Grandi magazzini, supermercati e ipermercati
I grandi magazzini sono esercizi operanti nel campo non alimentare, con una superficie di vendita di almeno 400 mq. e composti da almeno 5 reparti distinti, ciascuno dei quali destinato alla vendita di articoli appartenenti a settori merceologici diversi ed in massima parte di largo consumo.
I supermercati sono invece punti vendita operanti nel settore alimentare, organizzato prevalentemente a libero servizio e con pagamento all'uscita, che dispongono di una superficie di vendita compresa tra i 400 e i 2.500 mq. e un vasto assortimento di prodotti di largo consumo, principalmente preconfezionati, e alcuni articoli non alimentari di uso domestico corrente.
Gli ipermercati sono gli esercizi al dettaglio con superficie di vendita superiore a 2.500 mq e suddiviso nei reparti alimentare e non alimentare.
Nel 2009 in Veneto si sono contati 1.227 esercizi tra grandi magazzini, supermercati ed ipermercati, in assoluta stabilità rispetto al 2008; la superficie di vendita media occupata nella nostra regione da grandi magazzini, supermercati e ipermercati è pari a 1.251 mq, e sono quasi 27 mila gli addetti impiegati in tali attività. La presenza più alta a livello provinciale riguarda le province di Padova, Verona, Vicenza e Treviso, ognuna con almeno 200 punti vendita di queste tre tipologie.
Un'analisi dell'evoluzione delle tipologie distributive considerate permette di osservare come gli ipermercati del Veneto sembrino consolidare la propria presenza con un vivace ritmo di crescita: nel 2009 essi fanno riportare una crescita del 7% per quanto riguarda il numero di esercizi e del 7,2% di superficie; gli addetti impiegati invece aumentano per meno dell'1% annuo. Questa tipologia distributiva ha tracciato una sostanziale crescita negli ultimi 5 anni (+27,8% di esercizi, +23,4% della superficie), forte del successo riscontrato dalla maggior convenienza dei propri prodotti rispetto a quelli di altre tipologie distributive, soprattutto in seguito alle difficoltà e alle preoccupazioni insinuate dalla crisi economica.
Il supermercato può essere considerato un format distributivo ormai abbastanza maturo: dal 2004 al 2007 i supermercati mediamente sono cresciuti del 4,2% l'anno, le relative superfici di vendita del 5,3% l'anno e gli addetti del 2,9% l'anno. Dal 2008 questi punti vendita hanno mantenuto un andamento piuttosto costante nel tempo, con ritmi di crescita più moderati. Il numero di supermercati in Veneto a fine 2009 segnala un incremento dell'1,5% rispetto all'anno precedente e la relativa variazione in termini di superficie di vendita è pari all'1,8% nello stesso periodo; la dinamica occupazionale ha avuto un andamento simile, facendo registrare nello stesso periodo un aumento dell'1,3% del numero di addetti.
I grandi magazzini veneti invece, dopo alcuni anni di sostanziale stabilità sul mercato, hanno subito nel 2008 e nel 2009 una forte contrazione: il numero di grandi magazzini, infatti, a fine 2009 è diminuito addirittura del 27,3% rispetto all'anno precedente, a cui corrisponde una riduzione dell'8,1% della superficie di vendita e di quasi il 16% degli addetti.
Minimercati
Questa tipologia opera nel settore alimentare con una superficie di vendita che varia tra i 200 e i 399 mq e presenta le medesime caratteristiche di un supermercato; esso ha una sua specificità dimensionale e di assortimento, mantenendosi chiaramente distinto sia dal supermercato, più grande in dimensione di vendita, sia dal negozio specializzato alimentare, il quale offre un assortimento meno vasto. Questi esercizi dalla dimensione medio-piccola sono diffusi per lo più nei centri urbani.
I minimercati in Veneto sono 406 al 31 dicembre 2009, per una superficie di vendita totale di quasi 124.000 mq, e un numero di addetti pari a 2.315 unità. A livello provinciale questo format distributivo è presente soprattutto nelle province di Treviso, Padova e Verona, rispettivamente 100, 81 e 78 esercizi, mentre quelle di Rovigo e Belluno non raggiungono i 25 punti vendita ciascuna.
Questa tipologia commerciale, dopo un andamento in Veneto contrassegnato da una forte capacità espansiva fino al 2006, negli ultimi 3 anni è stata protagonista di una netta contrazione, sia in termini di numerosità e dimensione degli esercizi, mentre è stato più altalenante il trend degli occupati. Nel 2009 il numero di minimercati nella nostra regione è diminuito del 3,1%, per una diminuzione della superficie corrispondente del 2,4% rispetto all'anno precedente; gli addetti impiegati in questa forma di attività commerciale aumentano invece nello stesso periodo dell'1,7%. L'andamento congiunturale dei minimercati in Veneto non è allineato con quello nazionale, il quale, trainato dalle regioni del centro-sud, raggiunge una crescita sostenuta in tutte le dimensioni considerate: +2,6% degli esercizi, +4,8% del personale, +2,4 delle superfici di vendita.
Superfici specializzate
Questa tipologia di esercizio al dettaglio opera nel settore non alimentare e tratta in modo esclusivo o prevalente una specifica gamma merceologica di prodotti su una superficie di vendita di almeno 1.500 mq.
In Veneto nel 2009 sono 215 gli esercizi specializzati, per quasi 617.000 mq di superficie dedicata; nello stesso anno sono 5.425 gli occupati in questa forma commerciale, il 15,7% di tutti gli addetti della grande distribuzione. Analizzando le specializzazioni merceologiche registriamo nel 2009 in Veneto una predominanza delle attività del settore di attività "Mobili/arredamento/tessile casa", che riguarda il 27,9% degli esercizi; a seguire si registrano tra le più rilevanti le attività del "Tessile, Abbigliamento, Pellicceria" (23,7%), "Ferramenta, Bricolage, Giardinaggio" (14,4%) e "Elettrodomestici, Elettronica, Informatica" (14,0%). Un rapido approfondimento territoriale mostra come le province di Verona, Treviso, Padova e Venezia siano quelle con un maggior numero di superfici specializzate, rispettivamente 55, 50, 43 e 33 punti vendita, per un totale di quasi 5 mila addetti.
Tra le tipologie esaminate, la maggiore dinamicità è fatta registrare proprio dalle grandi superfici specializzate, che dai primi anni del Duemila hanno riportato una continua espansione in tutte le dimensioni coinvolte: numero di punti vendita, superficie di vendita e numero di addetti disegnano un andamento in continua e forte crescita, a tal punto che il personale occupato in grandi superfici specializzate è quasi raddoppiato in 5 anni (da 2.926 unità nel 2004 a 5.425 nel 2009).
Nell'ultimo anno, il 2009, questo format distributivo ha avuto il 9,7% di punti vendita in più, per un aumento del 12,5% della superficie di vendita e dell'11,6% del numero di addetti. I punti di forza di questa tipologia di esercizio commerciale sono l'assortimento ampio e profondo di una singola categoria merceologica, un servizio di assistenza personale qualificato pre e post vendita e prezzi competitivi; sono stati questi fattori vincenti a permetterne uno sviluppo così rapido, portando ad un'inevitabile sottrazione di acquirenti ai negozi più tradizionali e ai grandi magazzini. (Figura 5.3.2), (Figura 5.3.3), (Figura 5.3.4), (Figura 5.3.5) e (Figura 5.3.6)
La declinazione del pensiero verde nella GDO
Come già accennato, la società del ventunesimo secolo si sta rendendo protagonista di una forte attenzione alla razionalizzazione del consumo. Le industrie investono risorse nella ridefinizione della confezione, nell'ottica di un utilizzo responsabile di questa, anche attraverso il ricorso a materiali riciclati o comunque meno pesanti da smaltire. L'obiettivo comune di ridurre la produzione di rifiuti derivanti dagli acquisti presso la grande distribuzione è quotidianamente perseguito, anche procedendo con una sensibilizzazione dei consumatori sul tema della sostenibilità, cambiando dove possibile il loro modello di consumo. E' così che si stanno diffondendo le macchine erogatrici di prodotti alla spina, sia nei reparti alimentari, sia in alcuni altri settori, tra cui in primis l'igiene personale e della casa. Oggi infatti il consumatore viene messo nella condizione di allontanarsi da quelle dinamiche che spingono agli acquisti d'impulso, per assumere comportamenti di scelta ponderata e mirata. Comportamenti responsabili possono raggiungere risultati di tutto rilievo non solo per quanto riguarda la riduzione dei rifiuti, ma anche per il risparmio economico che possono riscontrare le famiglie; un'indagine del Giornale dei Servizi Ambientali (GSA) mostra infatti come inizialmente i consumatori acquistino alla spina per curiosità, ma ben la metà di questi continui ad acquistare in questa modalità proprio per l'effettivo risparmio economico constatato.

Tabella 5.3.1

Unità locali, superficie di vendita e numero di addetti della grande distribuzione in Veneto per provincia - Anno 2009

Figura 5.3.1

Indice di copertura distributiva della grande distribuzione per provincia. Veneto - Anno 2009

Figura 5.3.2

Grandi magazzini: numero di esercizi, superficie di vendita e addetti. Veneto - Anni 2004:2009

Figura 5.3.3

Supermercati: numero di esercizi, superficie di vendita e addetti. Veneto - Anni 2004:2009

Figura 5.3.4

Minimercati: numero di esercizi, superficie di vendita e addetti. Veneto - Anni 2004:2009

Figura 5.3.5

Ipermercati: numero di esercizi, superficie di vendita e addetti. Veneto - Anni 2004:2009

Figura 5.3.6

Superfici specializzate: numero di esercizi, superficie di vendita e addetti. Veneto - Anni 2004:2009
 
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5.4 - Nuove forme distributive per un consumo sostenibile

In questo paragrafo faremo una piccola panoramica su alcune forme di consumo responsabile e sostenibile, ossia quelle forme di consumo che vedono applicare scelte premianti nei confronti di alcune realtà produttive virtuose come la coltivazione di prodotti biologici, il commercio equo e solidale, piuttosto che il piccolo produttore locale. Astraiamo in questo frangente quindi da quei comportamenti critici che si esprimono attraverso azioni di boicottaggio e gesti contro la dipendenza dalla grande distribuzione e dal commercio tradizionale in generale, per approfondire invece alcuni nuovi modelli di consumo, che puntano alla qualità e alla sostenibilità, spesso anche in appoggio a circuiti di filiera corta. La filiera corta è una forma di distribuzione che prevede lo scambio diretto tra produttore e consumatore, consentendo così di eliminare tutti i vari passaggi intermedi tra un prodotto e il suo utilizzo finale e permettendo quindi al consumatore di riappropriarsi del suo potere di controllo e di scelta nei confronti del prodotto e del produttore. La filiera corta rende possibile inoltre un consumo massimamente ecologico, riportando ai minimi termini il volume degli imballaggi e i chilometri di percorrenza delle merci con effetti positivi sull'impatto ambientale degli scambi commerciali. I consumi alimentari alternativi in ogni caso sono ancora considerati un fenomeno di nicchia: oggi non è ancora generalizzata la convinzione che per il benessere del soggetto debba essere affrontato il rispetto di due dimensioni, quella individuale e quella collettiva. Il consumatore sta lentamente acquisendo consapevolezza della soddisfazione che ottiene dal consumo di prodotti di qualità, ma anche dell'attenzione del produttore all'ambiente, alla razionalizzazione delle materie prime, ai diritti dei lavoratori, al legame con i prodotti del proprio territorio.
Acquisti collettivi per rilanciare i produttori locali d'eccellenza: i Gruppi di Acquisto Solidale
I Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) nascono con la finalità di favorire il consumo critico attraverso l'acquisto da piccoli produttori locali rispettosi delle persone e dell'ambiente, evitando qualsiasi intermediazione, favorendo dei vantaggi dell'organizzarsi in gruppo, vantaggi di natura organizzativa, economica, di abbattimento dei costi di ricerca dei produttori e di risparmio di tempo.
Il gruppo, infatti, acquista all'ingrosso prodotti di uso quotidiano da ridistribuire al proprio interno, così da garantire un volume di acquisto sufficiente ad ottimizzare i costi di trasporto e per arrivare a beni difficili da trovare; i "gasisti" sono consumatori che decidono di applicare il concetto di solidarietà come criterio-guida nei loro acquisti quotidiani.
Uno studio pubblicato dal Sole 24 Ore (Nota 5) mostra come, su un paniere di 15 prodotti, fare la spesa in un Gas, acquistando ovviamente tutti prodotti naturali e di altissima qualità, possa costare anche il doppio rispetto ai primi prezzi della grande distribuzione, ma addirittura il 20% in meno se invece il paragone viene fatto con i prodotti bio della stessa Gdo. (Figura 5.4.1) e (Tabella 5.4.1)
I gruppi di acquisto solidale in Veneto che aderiscono alla rete nazionale dei GAS sono 68 a Gennaio 2011, concentrati soprattutto nelle province di Vicenza e Verona, a seguire Padova, Venezia e Treviso. Bisogna specificare che non tutti i gruppi sono formalmente istituiti e strutturati: questi dati ovviamente escludono tutte quelle realtà attive ma non formalizzate e di conseguenza non aderenti alla rete nazionale. A inizio anno il Veneto è la quarta regione italiana per numero di gruppi di acquisto solidale aderenti alla rete GAS italiana, dopo Lombardia, Toscana e Piemonte. Tra le realtà in cui è meno sviluppato il fenomeno possiamo osservare diverse regioni del sud Italia, ma anche Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
Farmers' markets e Km 0: produttori e consumatori segnano un percorso condiviso
I mercati degli agricoltori, detti anche farmers' markets, da qualche anno arrivano anche nei centri urbani: i produttori oggi hanno la possibilità di organizzarsi per vendere direttamente ai consumatori i propri prodotti.
I farmers' markets sono aperti alle aziende agricole legate al territorio, i cui prodotti siano freschi o trasformati realizzati presso l'azienda stessa.
Nei nuovi mercati contadini la merce è quindi venduta direttamente dal produttore al consumatore a chilometri zero; la filiera corta, diminuendo i passaggi dal campo alla tavola, permette perciò che i prezzi siano tagliati rispetto agli stessi prodotti in vendita al supermercato.
Per approfondimenti quantitativi sulla realtà veneta dei farmers' markets si rimanda al Cap. 13.
Un altro fenomeno in grande espansione che sfrutta la filiera corta è la vendita diretta di latte crudo, attraverso una rete ogni giorno più fitta di distributori di latte crudo alla spina, riforniti direttamente dall'allevatore. Il prodotto così facendo salta l'imbottigliamento e il trasporto, che incidono notevolmente sul costo finale del prodotto che si trova al supermercato.
In Veneto negli ultimi anni inoltre sono state adottate norme per sostenere il consumo dei prodotti agricoli a chilometri zero, anche con il coinvolgimento della ristorazione locale, con l'obiettivo principale di favorirne la commercializzazione e il consumo, assicurando al consumatore la trasparenza dei prezzi e una forte garanzia sulla provenienza.
Un nuovo modello di sviluppo: il commercio equo e solidale
Gli ultimi decenni hanno visto imporsi all'attenzione internazionale il fenomeno del commercio equo e solidale, una forma di commercio internazionale diretto da organizzazioni senza scopo di lucro, le quali gestiscono le esportazioni di merci da paesi in via di sviluppo e la commercializzazione attraverso una rete distributiva di esercizi commerciali specializzati, le "Botteghe del Mondo" o "Botteghe del Commercio Equo"; i prodotti trattati sono prevalentemente derrate agricole e oggetti di piccolo artigianato. Questa forma commerciale si pone l'obiettivo di garantire ai produttori ed ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo un trattamento economico e sociale equo e rispettoso, distaccandosi dalle diffuse pratiche di commercio basate sullo sfruttamento e impostate unicamente sul principio della massimizzazione del profitto. L'impegno da parte dei produttori è quello di garantire la sostenibilità ambientale dei processi produttivi adottati e il rispetto di alcuni requisiti minimi riguardanti le condizioni di lavoro dei dipendenti. L'impegno da parte degli importatori del commercio equo dei paesi ricchi è quello di garantire ai produttori prezzi e quantitativi minimi concordati, contratti pluriennali che assicurino un minimo di continuità nella produzione e una consulenza rispetto ai prodotti e alle tecniche di produzione.
La rete distributiva al dettaglio che promuove il commercio equo dei prodotti, rappresentata dalle Botteghe del Commercio Equo, copre buona parte del territorio europeo: al 2005 gli stati con un maggior numero di Botteghe sono Germania, Italia, Olanda e Svizzera con 300 e più esercizi ognuno; a seguire Belgio, Francia, Austria e Regno Unito hanno ciascuno almeno 100 Botteghe del Commercio Equo. In Italia le botteghe solidali sono circa 600 al 2005 e sono concentrate prevalentemente nel Nord-Ovest e nel Nord-Est, con rispettivamente il 38% e il 22,5% del totale.
Alcuni prodotti equo-solidali, solitamente limitati al genere alimentare, vengono commercializzati anche attraverso la rete della grande distribuzione; i supermercati che nel 2005 trattano prodotti del commercio equo sono più di 3.000 in Germania, Francia, Italia, Norvegia, Olanda e Regno Unito.
Questi dati, riferiti all'anno 2005, purtroppo non permettono di stimare la diffusione odierna del commercio equo e solidale, proprio per il fatto che questa forma di commercio è cresciuta moltissimo nell'ultimo decennio, con oltre il 55% delle Botteghe costituite dopo il 2000 (Barbetta, 2006).
Lo scorso anno è stato istituito in Veneto l'Elenco regionale delle organizzazioni del commercio equo e solidale (L. R. 22 gennaio 2010, n. 6, art.4 e 9), che conta 20 organizzazioni del commercio equo e solidale che gestiscono Botteghe in Veneto a Dicembre 2010. Le province venete in cui appare maggiormente rappresentata questa realtà sono Verona, Vicenza e Venezia, ognuna con almeno 4 organizzazioni equo-solidali iscritte all'elenco regionale citato.
Sono stati previsti inoltre interventi regionali per il sostegno alle organizzazioni del commercio equo e solidale (D.G.R. n.1507 del 08.06.2010), precisamente in merito a:
  • iniziative di divulgazione e sensibilizzazione, volte a diffondere la realtà del commercio equo e solidale e ad accrescere nei consumatori la consapevolezza degli effetti delle proprie scelte di consumo;
  • iniziative di informazione e sensibilizzazione sui prodotti del commercio equo e solidale certificati con marchio di garanzia rilasciato dagli enti affiliati a Fairtrade Labelling Organizations International (FLO);
  • azioni educative nelle scuole, finalizzate a conoscere le problematiche connesse alle implicazioni delle scelte di consumo;
  • giornate del commercio equo e solidale, al fine di promuoverne la conoscenza e la diffusione.
(Tabella 5.4.2)
Green Public Procurement: gli acquisti verdi della pubblica amministrazione
Il Green Public Procurement (GPP) è uno degli strumenti principali che la Pubblica Amministrazione ha a disposizione per applicare strategie di razionalizzazione della spesa pubblica e di riduzione dell'impatto ambientale dei propri acquisti, attraverso una gestione più responsabile delle risorse naturali e dei rifiuti.
Questo è uno dei settori prioritari d'intervento della strategia europea, che percepisce lo sviluppo sostenibile come uno dei pilastri della competitività; la Commissione Europea definisce ufficialmente il Green Public Procurement come: "l'approccio in base al quale le Amministrazioni Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiano la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull'ambiente lungo l'intero ciclo di vita".
In Europa, la Pubblica Amministrazione é tra i consumatori più rilevanti per quanto riguarda la capacità di spesa; se si pensa a computer, edifici, per non parlare di trasporti e appalti, ci si rende facilmente conto dell'enorme impatto che gli acquisti degli Enti Pubblici hanno sull'ambiente. L'introduzione dei criteri ecologici nelle procedure di acquisto consente alla Pubblica Amministrazione, sia centrale che locale, non solo di minimizzare l'impatto ambientale dei propri investimenti, ma anche di orientare una grossa fetta del mercato verso la green economy, premiando le imprese disposte ad investire sulla qualità ambientale dei prodotti e dei servizi offerti.
Il Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare ha adottato, secondo le indicazioni della Comunità Europea, il Piano d'azione nazionale sugli "Acquisti verdi", attraverso il quale indicare linee strategiche e metodologiche per l'applicazione di una strategia finalizzata alla sostenibilità ambientale dei consumi nel settore pubblico. Tre gli obiettivi prioritari del Piano d'azione: l'efficienza e il risparmio nell'uso delle risorse, in particolare dell'energia e conseguente riduzione di CO2, la riduzione dell'uso di sostanze pericolose e la riduzione quantitativa dei rifiuti prodotti.

Figura 5.4.1

Numero di Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) aderenti alla rete nazionale dei G.A.S. per regione. Italia - Gennaio 2011

Tabella 5.4.1

Numero di Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) aderenti alla rete nazionale dei G.A.S. per provincia. Veneto - Gennaio 2011

Tabella 5.4.2

Numero di organizzazioni del commercio equo e solidale iscritte all'Elenco regionale delle organizzazioni del Commercio Equo e Solidale per provincia. Veneto - Dicembre 2010
 

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