Capitolo 10

Difendersi dalla paura (Nota 1)

"Difendersi dalla paura" è da sempre un bisogno fondamentale dell'uomo: paura di subire atti di violenza fisica e psicologica, paura di potenziali incidenti nella vita e nel lavoro, paura delle catastrofi, del terrorismo, delle guerre, paura del futuro, di non essere in grado di mantenere un libero e dignitoso livello di vita per sé e per i propri cari. I sette comandamenti della Bibbia (oltre 3.000 anni fa) riguardanti le regole di comportamento nei confronti del prossimo più che come vincoli sono da intendere come condizioni per garantire a tutti sicurezza, libertà e giustizia, rispetto della persona come fondamento del vivere insieme.
Il diritto alla vita è celebrato in forma diretta nel quinto comandamento "Non uccidere"; l'omicidio è infatti il massimo dei reati contro la persona. Ma anche il settimo "Non rubare" afferma la libertà della persona di autorealizzarsi anche attraverso i beni. Ci sono furti di diversa gravità e motivazione, tutti configurano comunque reati contro il patrimonio e contribuiscono a condizionare il livello di sicurezza delle persone che vivono e lavorano nella comunità.
Sicurezza, libertà e giustizia sono strettamente legate tra di loro. Nelle carte dei diritti fondamentali dell'uomo, nelle carte costituzionali degli organismi internazionali dei Paesi democratici, nelle scelte di politica e di strategia dello sviluppo dei governi assumono spesso grande rilievo le garanzie concernenti la dimensione "sicurezza" della qualità della vita.
 
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10.1 - Un modello per il sistema sicurezza

Nello schema riportato di seguito figura un tentativo di rappresentare i principali fenomeni in gioco nel sistema sicurezza. (Figura 10.1.1)
Il nodo centrale della rete sintetizza il macrofenomeno della sicurezza riguardante lo stato fisico e psicologico delle persone rispetto a danni e fattori di rischio e al vissuto personale.
I due nodi collocati sull'asse verticale del nodo centrale della rete riguardano le persone (in alto) e la comunità (in basso). Le persone sono considerate in riferimento al bisogno individuale di sicurezza, rispetto a forme di violenza fisica e psicologica. La comunità è lo spazio fisico e vitale in cui trovano espressione i fenomeni della sicurezza.
Il nodo di sinistra della rete è dedicato ai "bisogni di protezione" delle persone relativi alla dimensione "sicurezza" della qualità della vita. Il nodo di destra si riferisce alle variabili "strumentali", cioè agli interventi di natura pubblica mirati a mantenere e a migliorare nel tempo la qualità della sicurezza nella popolazione.
Non è possibile in questo rapporto documentare, sia pure in forma sintetica e generale, tutti i fenomeni della sicurezza richiamati nello schema proposto. I contenuti conoscitivi di questo capitolo riguarderanno alcuni aspetti del blocco "bisogni di sicurezza": l'incidenza dei reati, la prevalenza delle vittime, le condizioni personali e di contesto influenti, il vissuto di qualità percepita. Sono cioè privilegiati in questa sede i contenuti conoscitivi relativi soprattutto alle variabili finali dello sviluppo, cioè quelle che nella pianificazione sono oggetto di scelte di politica della sicurezza, vale a dire le decisioni relative ai traguardi di miglioramento dei livelli di sicurezza da garantire ai cittadini.
La paura di subire reati è un aspetto del vissuto delle persone che assume crescente rilievo nel complesso sistema delle componenti che caratterizzano la qualità della vita di una comunità. È una variabile che gioca un ruolo rilevante nel garantire sostenibilità ai processi di sviluppo.
Non è facile, ma doveroso, prospettare interventi efficaci e condivisi di contrasto alla criminalità: la disponibilità di conoscenze statistiche pertinenti e aggiornate sul fenomeno può rappresentare un buon punto di partenza, un sostegno utile alle decisioni da assumere.

Figura 10.1.1

Modello del sistema sicurezza
 
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10.2 - I reati denunciati

Una misura oggettiva del livello di criminalità è data dal numero di eventi delittuosi rilevato in un determinato intervallo di tempo. Dall'analisi dei reati denunciati (Nota 2) nel periodo 2005-2009 si osserva un incremento della delittuosità fino al 2007, cui segue una riduzione prima abbastanza accentuata e poi più contenuta.
Nel 2009 il tasso di incidenza per l'Italia è di 4.369 reati ogni 100.000 abitanti, ossia 2.629.831 delitti denunciati; per il Veneto scende a 3.892 per 100.000 abitanti (190.692 denunce). Rispetto a quella nazionale la situazione veneta sembra più favorevole, sia perché il livello delle denunce rimane costantemente sotto la media italiana, sia perché nella nostra regione si registra una più consistente diminuzione delle denunce, specie nell'ultimo biennio. (Figura 10.2.1)
Nella graduatoria delle regioni, Liguria, Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia presentano i maggiori tassi di delittuosità, fino al 35% in più rispetto alla media nazionale. Si tratta di regioni a elevata densità demografica, nelle quali si trovano alcuni tra i più grossi centri urbani italiani, a conferma di un legame tra rischio criminalità e livello di urbanizzazione.
Il Veneto, al 14-esimo posto, si vede superato dalle regioni del Centro-sud, oltre che dal Friuli Venezia Giulia, dal Trentino Alto Adige e dalla Valle d'Aosta. Tuttavia la variabilità che emerge dal confronto regionale va interpretata con una certa cautela, perché può indicare non solo un'effettiva differenza nei livelli di criminalità, ma anche una diversa propensione a denunciare da parte dei cittadini. I risultati proposti, infatti, riferendosi ai soli reati denunciati e non alla totalità degli eventi delittuosi, possono costituire una sottostima della reale dimensione del fenomeno, specie in quei contesti territoriali dove minore è la propensione a denunciare, in particolare per alcune tipologie di reato. Un minore senso civico e di partecipazione, la presenza di criminalità organizzata o la mancanza di fiducia nei confronti dell'operato delle forze dell'ordine e del sistema giudiziario possono frenare la decisione di denunciare. (Figura 10.2.2)
Seguendo la classificazione del codice penale si è cercato di aggregare opportunamente le diverse tipologie di delitto presenti nel sistema informativo del Ministero dell'Interno, formando due macrocategorie: i reati contro la persona e quelli contro il patrimonio (Nota 3). I primi comprendono i reati contro la vita, ossia strage e varie forme di omicidio, e i reati contro l'incolumità e la libertà individuale, come percosse, lesioni dolose, minacce, sequestri di persona, violenze sessuali e reati contro i minori. Essi rappresentano circa il 10% del totale dei delitti denunciati in Veneto nel 2009 e tale quota è imputabile principalmente alle minacce (3,1% di tutti i delitti denunciati), alle ingiurie (3%) e alle lesioni dolose (2,4%). I reati contro il patrimonio costituiscono, invece, oltre il 70% dei delitti denunciati e per la maggior parte si tratta di furti.
Rispetto alle due tipologie di reato le regioni italiane si caratterizzano in modo diverso. La rappresentazione grafica scelta consente di identificare immediatamente i territori che si collocano al di sotto e al di sopra della media nazionale per entrambe le forme di reato considerate. Poche sono le regioni che si contraddistinguono per livelli di criminalità superiori alla media sia per i reati contro la persona che per quelli contro la proprietà (quadrante in alto a destra); più numerose quelle virtuose, o meno propense a denunciare, ricomprese nel quadrante in basso a sinistra. Il Lazio si evidenzia per il minore livello di delitti denunciati contro la persona a fronte di una diffusa criminalità rivolta verso la proprietà, viceversa la Valle d'Aosta.
Il Veneto si colloca tra le regioni virtuose e la differenza maggiore con il dato medio nazionale si registra per gli illeciti contro la proprietà, essendo il tasso di incidenza inferiore dell'11%. Con un distinguo, però, all'interno di questa categoria: se in Veneto si corre meno il rischio di subire il furto della macchina o del motorino, essendo il tasso di incidenza pari a circa un terzo di quello nazionale, maggiore è invece il pericolo di essere vittima di un furto in casa (266 denunce ogni 100.000 abitanti contro 251 in Italia). (Figura 10.2.3)
Se si passa a esaminare i singoli reati, i tassi di delittuosità del Veneto risultano inferiori alla media nazionale per quasi tutte le tipologie. Trascurando i delitti rari, per i quali i confronti sono poco significativi, fanno eccezione solo alcuni delitti contro la persona, come le percosse e le ingiurie, e, tra i delitti contro il patrimonio, i furti di oggetti dalle auto in sosta, i furti negli esercizi commerciali e in abitazione.
Con riferimento ai reati più violenti, le rapine presentano un tasso d'incidenza che è meno della metà del corrispondente valore nazionale, vale a dire 27 denunce ogni 100.000 abitanti, contro una media nazionale di quasi 60.
I danneggiamenti rappresentano la tipologia di reato che viene denunciata più frequentemente (oltre 25.000 denunce nel 2009), seguono le diverse modalità di furto, che se considerate complessivamente diventano il reato più denunciato (101.315). (Figura 10.2.4)
Considerando i reati più diffusi, rispetto al 2005 in Veneto, come a livello nazionale, crescono in genere le denunce di reati contro la persona; tra i furti aumentano quelli in casa, negli esercizi commerciali e i furti con destrezza, mentre diminuiscono significativamente i furti di autovetture (-42%).
In particolare aumentano le violenze sessuali, quasi il 30% in più rispetto al 2005, conseguenza probabilmente anche di una maggiore attenzione e sensibilità da parte della società e delle istituzioni verso un problema che molto spesso, per pudore o per paura, non veniva denunciato, ma restava confinato entro le mura di casa e custodito nel silenzio delle vittime. Più che a una reale diffusione del fenomeno, quindi, l'incremento osservato fa pensare a una maggiore propensione a denunciare da parte delle vittime. (Figura 10.2.5)
All'interno del territorio regionale si osserva una certa variabilità dei livelli di criminalità: le province più a rischio sono Venezia, Padova e Verona. I tassi d'incidenza registrati a Venezia e a Padova sono al di sopra della media nazionale di quasi il 10%: si contano rispettivamente quasi 4.800 e poco più di 4.700 denunce ogni 100.000 abitanti. A parte Verona, sostanzialmente in linea con il dato nazionale, i tassi delle altre province sono tutti inferiori. Belluno e Treviso sono le zone meno delittuose, con un tasso d'incidenza pari, nell'ordine, al 60 e 64% del valore nazionale, vale a dire rispettivamente circa 2.600 e 2.800 denunce ogni 100.000 abitanti.
Relativamente all'evoluzione della criminalità, anche a livello provinciale si assiste a un aumento dei delitti denunciati nel triennio dal 2005 al 2007, seguito da una brusca riduzione nell'anno successivo. Eccetto che per Padova e Treviso, il passaggio dal 2008 al 2009 vede un'ulteriore diminuzione dei delitti, seppure molto più contenuta rispetto a quella precedente.
Belluno, che per conformazione territoriale costituisce una realtà unica nella nostra regione, si differenzia dalle altre province per molteplici aspetti in fatto di delittuosità. Oltre a essere la provincia con i tassi di delittuosità più bassi, mostra un'incidenza particolarmente limitata dei reati contro il patrimonio a fronte di una più diffusa presenza di delitti contro la persona: mentre in Veneto mediamente il 10% delle denunce riguarda delitti contro la persona, il peso raddoppia nella provincia di Belluno.

Figura 10.2.1

Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per 100.000 abitanti. Veneto e Italia - Anni 2005:2009

Figura 10.2.2

Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per 100.000 abitanti. Numeri indice per regione (Italia=100) - Anno 2009

Figura 10.2.3

Delitti contro la persona e delitti contro il patrimonio denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per 100.000 abitanti. Numeri indice per regione (Italia=100) - Anno 2009

Figura 10.2.4

Delitti denunciati con maggior frequenza dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria. Veneto - Anno 2009 e variazione % rispetto al 2005

Figura 10.2.5

Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per 100.000 abitanti per provincia. Veneto - Anni 2005:2009
 
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10.3 - Le vittime

Oltre alla frequenza dei reati è importante conoscere quante sono le vittime e riuscire a tracciarne un profilo in base alle caratteristiche personali, familiari, sociali e ad altre condizioni di rischio, anche al fine di indirizzare meglio gli interventi di politica della sicurezza.
I dati sui reati denunciati rilevati dal Ministero dell'Interno non consentono di ricavare queste informazioni. A una parziale integrazione provvede l'indagine sulla sicurezza dei cittadini (Nota 4), condotta dall'Istat presso le famiglie, che si propone di indagare l'esperienza di vittimizzazione nella popolazione, il fatto di aver subito uno o più reati e di che tipo, la percezione della sicurezza e come la paura di subire un reato possa incidere negativamente sulla qualità della vita, limitando la serenità e la libertà personale fino a modificare i comportamenti e le abitudini della vita di ogni giorno. L'indagine consente di esplorare il fenomeno della criminalità dal punto di vista delle vittime e, poiché si basa sulle dichiarazioni espresse dalle persone, ha il merito di far emergere parte dei reati sommersi, ossia quei reati che non vengono denunciati dalle vittime alle autorità di competenza.
Tuttavia, anche i risultati ottenuti da questa rilevazione non rappresentano una misura esatta dell'entità della criminalità. Le risposte fornite dagli intervistati possono essere distorte o affette da errore, sebbene non volontario. Prima di tutto a causa della reticenza a parlare della propria esperienza di vittimizzazione, specie in relazione a specifiche forme di reato, quindi per inesattezze dovute a errori di memoria o a percezioni alterate della realtà. Per tutti questi motivi non sempre vi è coincidenza con i risultati derivanti dall'analisi dei dati di fonte amministrativa, come è quella del Ministero dell'Interno sui reati denunciati considerata nella sezione precedente.
Le misure della criminalità che si possono calcolare a partire dai dati di vittimizzazione sono numerose; di seguito particolare attenzione è rivolta agli indici di prevalenza, vale a dire la percentuale di vittime nella popolazione con riferimento ai reati subiti nei 12 mesi precedenti all'intervista. Per quanto concerne le tipologie di reato oggetto di rilevazione, si distingue fra violenze subite dagli individui e quelle subite dalle famiglie; nel secondo caso, la persona intervistata parla a nome della famiglia riportando fatti che riguardano anche gli altri componenti.
I delitti contro l'individuo comprendono scippi, borseggi e furti di oggetti personali, di seguito definiti atti contro la proprietà, e i reati violenti, ossia rapine, minacce e aggressioni. Non vengono invece trattati i casi di violenza sessuale, che per la gravità, il tipo di violenza e il contesto in cui si manifestano richiederebbero un approfondimento specifico. A livello di famiglia, i reati riguardano prevalentemente i danni e i furti all'abitazione e ai veicoli (Nota 5).
Nel 2008-2009 il 5,7% della popolazione italiana di 14 anni o più dichiara di essere stata vittima, nei 12 mesi precedenti all'intervista, di almeno uno scippo, un borseggio o un furto di oggetti personali oppure di un reato violento come la minaccia, l'aggressione o la rapina. Se si considerano invece i reati subiti dalle famiglie, ne sono vittime in media 16 ogni 100.
Nel confronto regionale il Veneto si colloca in una posizione mediana, con percentuali di vittimizzazione pari al 4,6% per gli individui e al 14,1% per le famiglie, valori entrambi inferiori alla media nazionale. La graduatoria indica nuovamente le regioni con le città più grandi come le realtà territoriali maggiormente colpite dalla criminalità; sul fronte opposto, la Valle d'Aosta si aggiudica il primato di regione con la percentuale più bassa di vittime. (Figura 10.3.1)
Nel confronto con il 2002 (Nota 6), le percentuali di vittimizzazione rimangono sostanzialmente stabili per i reati contro gli individui, mentre segnalono una contrazione più evidente dei reati contro la famiglia. Le famiglie vittime di reato contro l'abitazione diminuiscono soprattutto nel Nord-ovest e nelle regioni meridionali, mentre quelle che dichiarano reati riguardanti i veicoli decrescono oltre che in queste aree anche nel Nord-est. Seppure in calo, le percentuali nelle regioni del Centro rimangono superiori alla media italiana per tutti i tipi di reati familiari.
Il Veneto non si discosta in modo significativo dalla situazione del Nord-est, sia per i livelli di vittimizzazione che per l'entità delle variazioni nel periodo in esame. I tassi di vittimizzazione più elevati delle famiglie sono da attribuire soprattutto ai reati che riguardano i veicoli: se il 10% delle famiglie venete dichiara di aver subito almeno un reato di questo tipo, la percentuale si dimezza passando a considerare i reati contro l'abitazione. A livello di singolo individuo, la vittimizzazione riguarda con più frequenza i reati contro la proprietà piuttosto che i reati violenti: mentre questi ultimi colpiscono l'1,4% della popolazione veneta con almeno 14 anni, i primi coinvolgono 3,4 persone ogni 100 abitanti. (Tabella 10.3.1)
Rispetto ai risultati desunti dai reati denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria, l'analisi sulla base delle dichiarazioni espresse dalle vittime delinea un quadro un po' diverso per le regioni italiane: ad esempio, si ridimensiona la posizione dell'Emilia Romagna, del Piemonte e della Toscana, che per delitti denunciati risultano avere tra i più alti tassi per le diverse forme di reato, viceversa emergono per rischio di vittimizzazione regioni come il Lazio e soprattutto la Campania. D'altra parte si tende a denunciare più al Nord che al Sud e l'entità del sommerso varia molto in base al tipo e all'esito del reato. Il numero oscuro dei delitti è maggiore per i crimini di strada, come i borseggi, gli scippi, i furti di oggetti di poco valore e i furti di bicicletta, ed è particolarmente alto per le violenze sessuali; al contrario è basso, se non inesistente, per i delitti più gravi o efferati e per quelli per cui è necessaria la denuncia ai fini del risarcimento assicurativo, come i furti in appartamento e di veicoli.
I motivi che influiscono sulla diversa propensione a denunciare sono molti. Oltre alla gravità del delitto e del danno subito, economico o fisico, ha certamente un peso la valutazione delle conseguenze dirette e indirette alle quali il cittadino pensa di esporsi nel momento in cui decide di sporgere denuncia. Pesano, ad esempio, il rapporto che si instaura tra cittadino e giustizia nei diversi territori e la fiducia nel sistema pubblico di protezione.
Per il Veneto le indicazioni che emergono dall'analisi delle percentuali di vittimizzazione, così come risulta dalle dichiarazioni raccolte nell'indagine dell'Istat, non sembrano discostarsi in modo evidente da quelle desumibili sulla base dei delitti denunciati riportati dal Ministero dell'Interno. (Figura 10.3.2) e (Figura 10.3.3)
L'esito dei reati
Generalmente i reati consumati, vale a dire, usando la terminologia del codice penale, l'evento delittuoso in cui l'autore è riuscito a portare a termine l'azione criminosa ottenendo il risultato auspicato, vengono denunciati più spesso rispetto ai tentati. Anche il tentativo di reato, tuttavia, seppur più lieve, può avere conseguenze negative per la vittima, minarne lo stato psicologico, alimentando le sue paure e il senso di insicurezza.
Sempre dall'indagine dell'Istat presso le famiglie si possono ottenere stime che quantificano entrambe le forme di reato, poiché alle vittime viene chiesto di distinguere tra i reati consumati e i tentati. Tale distinzione è chiaramente ammissibile solo per una parte dei reati rilevati: tutti quelli contro la proprietà individuale e le rapine (Nota 7), oltre che i furti in abitazione e di veicoli, per i quali il ladro potrebbe non riuscire ad appropriarsi degli oggetti che intendeva rubare. Non ha invece senso parlare di reato tentato per le minacce, le aggressioni, gli atti di vandalismo e gli ingressi abusivi nelle abitazioni. (Tabella 10.3.2)
Il rapporto tra il numero di delitti consumati e la totalità dei reati dichiarati, sia consumati che tentati, definisce la probabilità di "successo" per chi commette il reato. Per tutti i reati, quelli consumati costituiscono la maggioranza, anche se la probabilità di successo varia a seconda del tipo di crimine: risulta più elevata per gli illeciti contro la proprietà individuale e diminuisce all'aumentare della gravità del reato, del coinvolgimento della vittima e ovviamente delle precauzioni prese per proteggere i beni. Varia molto anche nel territorio, soprattutto per i furti in casa e i furti di veicoli. Questi ultimi vanno a buon fine solo una volta su due al Sud e nelle Isole e quasi tre volte su quattro nel Nord-est. Tali differenze, tuttavia, non sono da attribuire completamente alla maggiore o minore capacità delle vittime di difendersi; ricordando che le stime derivano dalle risposte degli intervistati, alcune persone possono essere indotte a dichiarare solo i reati riusciti, tralasciando volontariamente quelli tentati proprio perché non hanno riportato gravi conseguenze.
Tenendo presente queste considerazioni, si osserva che in Veneto la probabilità di successo è molto alta sia per i furti di veicoli che per i reati contro la proprietà individuale, viceversa è fra le più basse in Italia per i furti all'interno dell'abitazione.
La multivittimizzazione (Nota 8)
Un aspetto particolarmente grave e preoccupante della criminalità è il ripetersi del reato a danno del medesimo soggetto. Sempre grazie alle indagini di vittimizzazione è possibile scoprire che gran parte della criminalità si concentra su un numero di vittime relativamente limitato: esiste di fatto una parte della popolazione particolarmente fragile che sembra essere più esposta al rischio di subire più volte lo stesso reato o reati diversi. (Tabella 10.3.3)
In Veneto, in un lasso di tempo relativamente breve, il 23% delle vittime dichiara di aver subito più di un reato contro l'individuo, ossia circa 10 persone ogni 1.000 abitanti, e su di loro si concentra quasi la metà di tutti gli eventi criminosi.
In genere, laddove la criminalità è più diffusa in termini di prevalenza, vale a dire come percentuale di vittime nella popolazione, è anche maggiore il livello di multivittimizzazione e tra le regioni varia da un minimo del 9% per l'Umbria a un massimo del 30% per il Lazio, dove quindi quasi un terzo delle vittime subisce più episodi delittuosi.
Il fenomeno della multivittimizzazione si rivela ancora più preoccupante se si considera che si verifica con maggiore frequenza, quasi il doppio, per i crimini violenti rispetto a quelli contro la proprietà individuale. In Italia, ad esempio, l'esperienza ripetuta di subire il reato riguarda ben il 42,3% delle vittime di minaccia quando il corrispondente valore per la totalità dei delitti è del 23,6%. (Tabella 10.3.4)
Più esteso il fenomeno per i delitti contro la famiglia, tanto che colpisce 63 famiglie ogni 1.000 e ben il 39% delle vittime. In Veneto la quota di multivittime, cioè di famiglie più bersagliate, è pari al 28,5% delle vittime, il secondo valore più basso dopo la Valle d'Aosta e ben lontano dai tassi registrati nel resto d'Italia, soprattutto nelle regioni meridionali. Inoltre, se a livello nazionale si ripetono di più i reati contro i veicoli rispetto a quelli che colpiscono l'abitazione, in Veneto non si osservano differenze rilevanti tra le due forme di delitto.
Per i reati attinenti l'abitazione risultano significativi alcuni aspetti dell'abitazione stessa, soprattutto quelli che riflettono il benessere economico della famiglia e che pertanto possono attirare di più le mire dei malintenzionati; per i reati riguardanti i veicoli, il numero di auto, moto e biciclette posseduti dalla famiglia ha un'evidente influenza sulla multivittimizzazione.

Figura 10.3.1

Percentuale di persone di 14 anni e oltre e percentuale di famiglie vittime di almeno un reato per regione - Anni 2008-2009

Tabella 10.3.1

Persone di 14 anni e oltre e famiglie vittime di almeno un reato per ripartizione geografica, Veneto e Italia - Anni 2002 e 2008-2009

Figura 10.3.2

Percentuale di persone di almeno 14 anni vittime di almeno un reato contro la proprietà individuale e vittime di almeno un reato violento per regione - Anno 2008-2009

Figura 10.3.3

Percentuale di famiglie vittime di almeno un reato contro l'abitazione e vittime di almeno un reato contro i veicoli per regione - Anno 2008-2009

Tabella 10.3.2

Reati consumati per tipologia di reato, ripartizione geografica, Veneto e Italia - Anni 2002 e 2008-2009

Tabella 10.3.3

Vittime e multivittime di reati contro l'individuo: alcuni indicatori per ripartizione geografica, Veneto e Italia - Anni 2008-2009

Tabella 10.3.4

Vittime e multivittime di reati contro la famiglia: alcuni indicatori per ripartizione geografica, Veneto e Italia - Anni 2008-2009
 
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10.4 - Le condizioni di rischio

Al fine di ridurre i livelli di criminalità è necessario intervenire non solo dopo l'evento delittuoso con misure di riparazione, ma anche prima con azioni preventive, da un lato nei confronti dei potenziali criminali, dall'altro sulle situazioni di rischio cui si espongono le vittime. L'orientamento preventivo si focalizza soprattutto sul comportamento delle persone, sulle occasioni sociali e ambientali che favoriscono il crimine, con l'obiettivo di responsabilizzare gli individui affinché le loro negligenze non li facciano diventare facili vittime di un delinquente e una loro maggiore attenzione possa, invece, preservarli dal pericolo.
La teoria vittimologica sostiene che la probabilità di subire un reato non è ugualmente distribuita fra tutti gli individui. Esclusi i casi in cui la vittima induce l'evento delittuoso con il proprio comportamento, ad esempio con una provocazione fisica o verbale nei confronti dell'aggressore, tre circostanze favoriscono la probabilità di vittimizzazione. La vittima potrebbe trovarsi, in maniera conscia o inconscia, in una situazione o in un ambiente a rischio, ad esempio in una strada buia o pericolosa, oppure ostentare qualcosa che richiama l'interesse del criminale, come denaro e oggetti di valore; infine, può rappresentare un soggetto particolarmente vulnerabile per alcune sue caratteristiche fisiche, di status socio-economico o per le abitudini di vita.
Rifacendoci alla letteratura e analizzando i dati sulla vittimizzazione in Italia e in Veneto, si è inteso verificare la validità dell'associazione tra il rischio e certe caratteristiche delle vittime. Si tratta di un'analisi esplorativa, sicuramente suscettibile di approfondimenti, che tuttavia rappresenta un buon punto di partenza per individuare alcuni gruppi della popolazione più a rischio.
Per definire il profilo delle vittime si sono considerate alcune condizioni individuali, ossia caratteristiche anagrafiche e di tipo socio-economico ma anche comportamenti e abitudini di vita, quali la propensione a uscire di giorno o di sera e la frequenza a usare i mezzi di trasporto pubblici, che potenzialmente potrebbero essere luoghi di maggior rischio. A queste si aggiungono condizioni ambientali relative alla zona di residenza, quindi se si vive in zone altamente urbanizzate, degradate, in cui si verificano atti di vandalismo o caratterizzate da situazioni di disordine sociale, come la presenza di vagabondi, persone che si drogano, che spacciano o che si prostituiscono. Anche la mancanza di un adeguato controllo da parte delle forze dell'ordine nella zona di residenza può contribuire ad aumentare il rischio di vittimizzazione. Inoltre, per i reati contro la famiglia si è tenuto conto della tipologia familiare e del tipo di abitazione, quale ulteriore indicatore di benessere economico.
Poiché spesso vari elementi di debolezza si sovrappongono in corrispondenza dello stesso soggetto, e pertanto diverse condizioni di rischio possono agire congiuntamente sulla probabilità di vittimizzazione, per definire il profilo delle vittime si è svolta un'analisi statistica di tipo multivariato (Nota 9), che ha il pregio di isolare l'associazione tra una specifica condizione e il rischio di subire un reato, al netto dell'effetto degli altri fattori.
Visto il carattere campionario dell'indagine da cui sono tratti i dati di vittimizzazione, l'analisi multivariata per il Veneto non consente di ottenere stime sufficientemente attendibili da un punto di vista statistico, pertanto le elaborazioni si sono estese all'intera popolazione italiana. Per il Veneto, invece, si riporta semplicemente il tasso di prevalenza delle vittime per determinate caratteristiche (Nota 10), pur sapendo che si tratta di una misura di associazione spuria, cioè non depurata dall'effetto di possibili variabili concomitanti.
Nelle tabelle seguenti si mostrano i risultati dell'analisi multivariata condotta a livello nazionale evidenziando le variabili che presentano un'associazione statisticamente significativa con il rischio di vittimizzazione; successivamente, per ognuna di queste variabili si riporta per il Veneto la percentuale di vittime in corrispondenza della categoria più a rischio.
Chi sono le vittime
Secondo i risultati dell'analisi multivariata il rischio di vittimizzazione è diverso tra uomini e donne. Le differenze di genere si riscontrano soprattutto in relazione al tipo di reato: gli uomini sono più spesso coinvolti nei reati violenti, specie rapine e aggressioni, mentre le donne hanno maggiore probabilità di subire uno scippo o un borseggio. Più deboli sono le differenze per i furti di oggetti personali, dove non c'è il contatto tra l'autore e la vittima.
L'età è la variabile maggiormente associata al rischio di vittimizzazione, che diminuisce sensibilmente all'avanzare dell'età e raggiunge il minimo per gli over65, specialmente per i reati violenti. Questo dipende sicuramente dallo stile di vita: gli anziani, infatti, seppur più vulnerabili, hanno meno occasioni di imbattersi in determinate situazioni di rischio. I più esposti sono i giovani sotto i 30 anni, per i quali il rischio è oltre il doppio di quello per le persone anziane. In Veneto le vittime tra i giovani sono quasi il 10%, quando nell'intera popolazione sono il 4,6%.
Per delineare il profilo delle vittime è quindi importante considerare lo stile di vita e i comportamenti. Il rischio di vittimizzazione cresce tra quanti stanno spesso fuori casa, specie di notte: subisce almeno un reato il 6,8% di chi esce spesso di sera e il 7% di chi utilizza frequentemente i mezzi pubblici, vittime questi ultimi soprattutto di furti e borseggi. Lo stile di vita aiuta, inoltre, a spiegare le differenze che si osservano per lo stato civile: i più a rischio sono i separati e divorziati, viceversa le abitudini casalinghe degli sposati e dei vedovi li preservano meglio dalle situazioni di pericolo.
Lo status economico-sociale viene misurato tramite il livello del titolo di studio e della professione svolta, non disponendo direttamente del reddito. Sono più esposte le persone che stanno bene economicamente, più istruite o che svolgono professioni meglio retribuite.
Passando alle condizioni ambientali, l'associazione tra il contesto di vita e l'esperienza di vittimizzazione emerge nelle differenze che si osservano tra chi vive in zone più o meno urbanizzate, in quartieri più o meno degradati o con problemi di disordine sociale. In Veneto il 6,5% delle persone che risiedono in comuni ad alto livello di urbanizzazione, in genere i capoluoghi, dichiara di essere stato vittima di almeno un reato negli ultimi 12 mesi, valore che si dimezza se si vive in comuni che non superano i 10.000 abitanti. E' anche vero che nelle grandi città e nelle periferie, in genere, tendono a concentrarsi forme di disordine sociale e di emarginazione; considerando alcuni aspetti del disordine sociale, come la presenza di prostitute, di persone che si drogano o che spacciano e la vicinanza ad aree degradate o deturpate da atti di vandalismo, la quota di vittime tra chi vive in queste zone raggiunge il 9,3%, circa il doppio della prevalenza osservata mediamente nell'intera regione.
Naturalmente rilevante è anche il livello di diffusione della criminalità nella zona in cui si vive. A riguardo, le uniche informazioni disponibili nell'indagine si riferiscono a come le persone giudicano il fenomeno criminalità nella propria zona di residenza, qui intese, con la dovuta cautela, quali proxy del livello di delittuosità. Si registrano 7,5 vittime ogni 100 persone che ritengono pericoloso il quartiere in cui vivono e 6,4 tra chi ritiene inadeguato l'operato delle forze dell'ordine, considerate incapaci di controllare il rischio criminalità nella zona. Ciò è indubbiamente anche il risultato dell'esperienza di vittimizzazione stessa, che induce le vittime di un recente episodio criminoso a sopravvalutare il rischio di criminalità e ritenere poco efficiente l'operato della polizia che non è riuscita a impedire il reato. (Tabella 10.4.1) e (Tabella 10.4.2)
Le famiglie più a rischio
Quanto detto per i reati contro l'individuo circa l'importanza di alcune caratteristiche socio-demografiche e di determinati comportamenti vale sostanzialmente anche per le famiglie. In Veneto le famiglie vittime di almeno un reato sono il 14,1%, ma il rischio non è distribuito uniformemente e varia a seconda delle caratteristiche della famiglia e del tipo di reato.
Come per i reati individuali, l'età risulta una variabile determinante per il rischio di vittimizzazione, tanto che tra le famiglie più giovani la quota di vittime raggiunge il 20%. Più a rischio anche particolari tipologie familiari come i monogenitori e le famiglie numerose. Se da un lato più sono i componenti della famiglia maggiore è la disponibilità di beni, dall'altro le famiglie numerose lasciano incustodita la casa meno frequentemente di quanto non facciano le famiglie unipersonali, ad eccezione degli anziani soli che hanno uno stile di vita prevalentemente casalingo. La maggiore vulnerabilità delle famiglie numerose, quindi, si riscontra non tanto per i reati contro l'abitazione, quanto piuttosto per i reati contro i veicoli, proprio perché verosimilmente ne posseggono di più.
A conferma dell'importanza della classe sociale, il rischio di vittimizzazione aumenta significativamente nelle famiglie in cui almeno un componente svolge un lavoro ben retribuito, sia dirigente, quadro, imprenditore o libero professionista, e in quelle che vivono in residenze più lussuose. Le caratteristiche dell'abitazione rappresentano una proxy del benessere economico e chiaramente quanto più l'abitazione è lussuosa tanto più è attraente agli occhi di un ladro, che si aspetta una refurtiva più ricca. E, infatti, sono proprio le ville, i villini e gli appartamenti signorili le tipologie di abitazione più visitate dai ladri.
L'analisi multivariata per l'Italia suggerisce che l'esposizione al rischio di reati contro i veicoli aumenta tra chi abita in abitazioni modeste (Nota 11). Risultati analoghi ottenuti in altre ricerche sono stati attribuiti al fatto che le abitazioni civili e gli appartamenti possiedono garage o parcheggi privati meno frequentemente, soprattutto nelle grandi città. Ciò non emerge nei dati del Veneto, forse anche per il minore livello di urbanizzazione e la maggiore dotazione di garage privato: l'81,3% delle abitazioni dispone di garage o posto auto coperto contro una media nazionale del 55% (Nota 12).
Il grado di urbanizzazione può rappresentare dunque un elemento importante nell'associazione con il rischio di vittimizzazione, con un distinguo rispetto al tipo di reato. Nelle aree metropolitane e più densamente popolate si registra una maggiore frequenza di furti di auto, moto, biciclette e veicoli in genere, perché più numerosi e spesso lasciati incustoditi. Il rischio di subire un furto in casa, invece, è lo stesso per chi vive in zone altamente urbanizzate e chi abita in aree rurali o nei piccoli comuni.
La rete di relazioni sociali che la famiglia crea attorno a sé si dimostra un efficace elemento di protezione; e infatti sono più a rischio le persone mobili, che si spostano e cambiano spesso zona di residenza, non solo perché ne conoscono meno i pericoli, ma anche perché meno protette dal sistema di solidarietà di vicini di casa, amici, conoscenti (Nota 13).
A completare il quadro, il disordine sociale della zona di residenza: subisce almeno un reato il 25,5% delle famiglie che vivono in quartieri degradati e il 23,6% di quelle che giudicano pericolosa la propria zona di residenza. (Tabella 10.4.3) e (Tabella 10.4.4)

Tabella 10.4.1

Condizioni associate al rischio di subire un reato contro l'individuo. Italia - Anni 2008-2009

Tabella 10.4.2

Percentuale di persone di 14 anni e oltre vittime di almeno un reato contro l'individuo per alcune caratteristiche e per tipo di reato. Italia, Nord-est e Veneto - Anni 2008-2009

Tabella 10.4.3

Condizioni associate al rischio di subire un reato contro la famiglia. Italia - Anni 2008-2009

Tabella 10.4.4

Percentuale di famiglie vittime di almeno un reato per alcune caratteristiche e tipo di reato. Italia, Nord-est e Veneto - Anni 2008-2009
 
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10.5 - La preoccupazione per la criminalità

Esplorare il fenomeno della criminalità significa anche indagare in che misura è percepito dai cittadini, se lo considerano un problema grave oppure no e quanto se ne sentano minacciati, ossia quanto il timore di subire un reato incida negativamente sulla qualità della vita.
Fra libertà e sicurezza c'è uno stretto legame e la paura, se esasperata, può indurre a rinunciare alla prima in favore della seconda; può condizionare le abitudini e lo stile di vita e accentuare la diffidenza nei confronti del prossimo, minacciando di fatto il benessere individuale e collettivo.
La preoccupazione per la criminalità non sempre è giustificata da un aumento degli eventi delittuosi e può non rappresentare una misura reale del fenomeno. Si tratta, infatti, di una percezione del proprio vissuto, di ciò che si vede o si sente, un giudizio che sicuramente è influenzato tra l'altro dal modo e dall'enfasi con cui i mezzi di comunicazione trasmettono certe notizie. E' una reazione emotiva e nella preoccupazione per la criminalità spesso possono confluire timori e apprensione anche per altri problemi di ordine sociale. (Figura 10.5.1)
Nel 2009 il 51,7% dei veneti, e il 55,3% degli italiani, si dichiara preoccupato per il livello di criminalità nel Paese, tanto che lo ritiene uno dei problemi prioritari, secondo solo alla disoccupazione. Rispetto all'anno precedente comunque la preoccupazione risulta in diminuzione.
Quando si chiede ai cittadini un'opinione di carattere generale sui problemi ritenuti importanti per il Paese si tenta di cogliere quella che viene definita "preoccupazione sociale", una forma di preoccupazione che risente di come i soggetti interpretano le informazioni, rielaborandole coerentemente con il loro livello socio-culturale, il loro stile di vita, le fonti di cui dispongono. E' interessante notare che le difficoltà più vicine al quotidiano e che influenzano più spesso la qualità di vita dei cittadini, come l'inquinamento, il traffico e la carenza dei servizi pubblici, abbiano una scarsa rilevanza quali problemi sociali: ad esempio, solo il 15% dei veneti lamenta l'inefficienza del sistema sanitario, il 13% problemi di tipo ambientale e il 5% carenze nel sistema scolastico.
La preoccupazione sociale è in sostanza un indicatore di paura in astratto che, non avendo diretti riferimenti con l'esperienza delle persone e il loro contesto di vita, poco si avvicina alla paura concreta di rimanere vittima di un reato. Al fine di definire meglio la percezione del rischio di criminalità nel quotidiano, si considerano altri indicatori più vicini al vissuto delle persone: se si ritiene di vivere in zone molto esposte alla criminalità, se si ha paura di subire un reato o se recentemente si è incorsi in situazioni di reale pericolo. (Tabella 10.5.1)
Pensando alla propria zona di residenza i cittadini tendono a ridimensionare le loro preoccupazioni: il quartiere in cui si vive è ritenuto a rischio di criminalità da due veneti su dieci, una percentuale limitata della popolazione e sostanzialmente stabile nel tempo. A questo livello, la percezione di criminalità dipende da molti fattori esterni, tra cui il disordine urbano che può essere interpretato dai cittadini come un segnale concreto di presenza o di aumento della criminalità.
La preoccupazione torna a crescere se si pensa al rischio concreto di subire un reato: quasi l'80% delle persone si dice preoccupato per i furti in casa o dell'auto o teme di rimanere vittima di altri atti violenti, come scippi, borseggi, aggressioni, rapine o violenze sessuali. Tale indicatore risente molto anche dell'esperienza di vittimizzazione di altri individui, soprattutto di conoscenti o persone che vivono nella stessa zona, mentre la percentuale di chi dichiara di essersi trovato in una situazione talmente rischiosa da pensare di essere sul punto di subire un reato, pari al 6% in Veneto, fa riferimento esclusivamente alla recente esperienza personale.
A ogni livello, la preoccupazione è ovviamente maggiore tra le vittime proprio perché il trauma per il reato subito spesso non si esaurisce con l'episodio, ma si protrae nel tempo, generando paura e facendo percepire con maggiore intensità il rischio di criminalità per sé e per gli altri. (Figura 10.5.2)
La paura, una strategia di difesa o un limite?
Il crimine produce vittime dirette, perché provoca lesioni fisiche o psicologiche e privazioni materiali, e vittime indirette in quelle persone che, pur non avendo subito alcun reato, hanno paura e si sentono insicure.
La totale eliminazione della paura, oltre che impossibile, è indesiderabile dal momento che entro certi limiti ha una funzione positiva e protegge dai pericoli, innescando strategie di difesa e di attenzione. Tuttavia, se esasperata, si può trasformare in fobia, in angoscia eccessiva e immotivata che può portare a comportamenti irrazionali e paralizzanti, che limitano le opportunità e spingono alla rinuncia, facendo perdere occasioni di arricchimento sociale e intellettuale. È importante che l'emozione sociale della paura rimanga prudenza e non diventi fobia che condiziona la quotidianità.
Misurare la paura non è semplice: nelle indagini di vittimizzazione a livello internazionale uno dei quesiti più utilizzati è "Quanto si sente sicuro per strada quando è buio ed è solo nella zona in cui vive?", volendo cogliere il senso di insicurezza con riferimento a un'esperienza concreta di vita. Tuttavia la domanda continua ad essere oggetto di critiche e non è totalmente condivisa per come è formulata e per l'utilizzo di termini come "buio", "sera", "da solo", che messi assieme potrebbero evocare paura, specialmente in alcune persone, portando così a una sovrastima della percezione di insicurezza, anche in assenza di un ragionevole rischio.
Nella rilevazione Istat al precedente si aggiunge un quesito analogo su quanto ci si senta sicuri in casa quando si è soli ed è sera. (Figura 10.5.3)
Seppur la maggioranza dei cittadini in Veneto si senta sostanzialmente sicura, una quota rilevante di persone, il 30%, ha paura quando è buio a uscire da solo e il 15% a stare solo in casa.
Rispetto alla percezione del senso di insicurezza, il Veneto rappresenta un caso particolare con percentuali elevate, superiori sia alla media nazionale che a quella del Nord-est e più vicine, invece, a quelle osservate in alcune regioni del Centro-sud. Inoltre, contrariamente a quanto osservato a livello nazionale, nel tempo aumenta l'insicurezza, soprattutto la sensazione di paura quando si è soli per strada di sera: non si sentivano sicuri 26 veneti su 100 nel 1997-98 e 28 nel 2002.
L'esperienza di vittimizzazione contribuisce a creare insicurezza e le vittime appaiono le più impaurite; un risultato questo che appare scontato ma che ha invece una sua valenza, in quanto conferma che in genere la paura è un sentimento giustificato e non una reazione irrazionale e immotivata. Ad esempio il 44% delle persone che hanno già subito uno scippo, un borseggio o un'aggressione per strada non si sentono più sicure a uscire da sole la sera, mentre la percentuale è del 30% tra le non vittime.
Tuttavia, il senso di insicurezza non dipende solo dalla probabilità di subire un reato, ma anche dalla vulnerabilità della persona: dimostra di avere maggiore paura chi si sente più fragile e quindi più esposto, come le donne e gli anziani, ma anche le persone coniugate, preoccupate non solo per sé ma soprattutto per i propri familiari e perché si sentono responsabili della sicurezza dei figli.
Il 20% delle donne ha paura di stare da sola in casa e quasi il 40% di trovarsi da sola per strada quando è buio e spesso la maggiore insicurezza deriva dal timore di poter subire violenze anche di tipo sessuale.
Le conseguenze e la gravità delle ripercussioni, fisiche o economiche, sono determinanti nell'acuire il senso di insicurezza. Ad esempio, lo scippo e l'aggressione a un anziano o a una donna possono produrre danni più gravi di quelli riportati da un uomo giovane; analogamente, il danno economico del furto dell'automobile subito da una persona abbiente è meno grave in confronto allo stesso tipo di reato subito da una persona che ha meno possibilità economiche.
Le persone che trascorrono poco tempo fuori casa si sentono più insicure di quelle che ne trascorrono molto e che, dunque, per stile di vita, sono più esposte al rischio di subire un reato. D'altra parte le abitudini di una persona sono in parte una conseguenza della paura e molte volte è proprio questa paura che induce le persone a uscire meno frequentemente, specie di sera.
Infine, una percezione negativa della propria zona di residenza alimenta notevolmente il senso di insicurezza, tanto che la metà dei veneti che considerano la propria zona a rischio di criminalità o degradata ha paura di uscire la sera. (Tabella 10.5.2)
La paura per la criminalità rischia di diventare insostenibile quando si riflette eccessivamente sulle abitudini degli individui, limitandone la libertà e costringendo ad adottare forme di difesa a volte estreme. Quasi la metà dei veneti (47,7%) si sente condizionata e il 26% evita addirittura di uscire. Tra chi non rinuncia alle uscite serali, sono molti quelli che scelgono di adottare determinate misure per difendersi da un eventuale pericolo: il 34% si tiene lontano da certe strade o evita determinati luoghi o persone per motivi di sicurezza, il 44,7% mette la sicura alla portiera dell'automobile e il 9,5% porta con sé qualcosa per difendersi o per chiedere aiuto in caso di pericolo. (Figura 10.5.4)
Per proteggere la propria casa e scoraggiare i furti, le famiglie adottano un'ampia gamma di strategie e di sistemi di difesa abitativa, dalle più tradizionali, come lasciare accese le luci, alle più sofisticate, come i dispositivi di allarme o i controlli affidati alla vigilanza privata. La tendenza all'autoprotezione è molto alta grazie anche ai progressi tecnologici che hanno reso alcuni dispositivi alla portata di tutti: ad esempio, le porte o le finestre blindate sono ormai presenti in molte abitazioni e gli antifurti sulle automobili sono spesso forniti direttamente dalle case costruttrici.
Nel 2008-2009 il 69% delle famiglie venete possiede almeno un sistema di protezione dell'abitazione (Nota 14) e il 44% più di uno. Se l'esperienza di vittimizzazione induce senz'altro a proteggersi di più, spesso le famiglie scelgono di installare sistemi di protezione nella propria abitazione per prevenire il reato; in Veneto solo l'11% delle famiglie che possiede almeno un sistema di protezione afferma di averlo adottato a seguito di un furto o di un reato e il 36% l'ha istallato per paura di subirlo.
I sistemi di difesa dell'abitazione più diffusi sono le porte blindate (36,8%), il bloccaggio delle finestre (32%) e le luci esterne con accensione automatica (28,9%), mentre considerando le strategie di protezione che non sono parte integrante dell'abitazione, la maggioranza delle famiglie, il 45%, si affida ai vicini di casa, un sistema di controllo particolarmente diffuso nei comuni medio piccoli, dove più facilmente si attiva la rete sociale con i vicini di casa e i conoscenti. (Figura 10.5.5)

Figura 10.5.1

Percentuale di persone di 14 anni e oltre per problemi considerati prioritari nel Paese. Italia e Veneto - Anno 2009

Tabella 10.5.1

Percezione della criminalità: indicatori di preoccupazione. Veneto e Italia - Anni 2002 e 2008-2009

Figura 10.5.2

Indicatori di preoccupazione per esperienza di vittimizzazione. Veneto - Anni 2008-2009

Figura 10.5.3

Indicatori di insicurezza per regione: percentuale di persone che si sentono poco o per niente sicure di sera quando sono sole per strada e in casa - Anni 2008-2009

Tabella 10.5.2

Persone di 14 anni e oltre che si sentono per niente o poco sicure quando è buio e sono sole per strada per alcune caratteristiche. Italia, Nord-Est e Veneto - Anni 2008-2009

Figura 10.5.4

Percentuale di persone di 14 anni e oltre per strategie di difesa personale ed esperienza di vittimizzazione. Veneto - Anni 2008-2009

Figura 10.5.5

Percentuale di famiglie che adottano strategie difensive e sistemi di difesa per l'abitazione per esperienza di vittimizzazione. Veneto - Anni 2008-2009
 

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