In questa analisi ci soffermiamo sulle politiche per la non autosufficienza che hanno come destinatari le persone anziane. Il sistema di intervento adottato è fondato sul binomio residenzialità-domiciliarità.
La residenzialità
Il più recente modello di assistenza alle persone in condizione di non autosufficienza e non assistibili a domicilio è stato definito nella nostra regione a partire dalla DGR 751/2000, un caposaldo che, in seguito all'ultima riforma del sistema sanitario nazionale, ha completato la programmazione regionale delle strutture di residenzialità che offrono assistenza sanitaria, medica, infermieristica e riabilitativa, e sociale di rilievo sanitario.
L'evoluzione delle politiche sanitarie ha teso a limitare i ricoveri ospedalieri alla sola fase dell'acuzie e del trattamento delle fasi immediatamente successive, rinviando alla rete territoriale dei servizi residenziali i trattamenti di lungo-assistenza e di riabilitazione prolungata. La modalità di assistenza che convenzionalmente sta al di sotto delle tre ore di intervento sanitario sul singolo soggetto è definita "estensiva". E' questo l'ambito nel quale si collocano le strutture della nostra rete di accoglienza extraospedaliera, che la DGR 751/2000 ha articolato in tre tipologie di servizi, caratterizzati dai livelli di assistenza sanitaria medio, oggi denominato di 2° livello, ridotto e minimo, oggi di 1° livello, con un rapporto di 1 posto di secondo livello ogni 3 di primo livello.
Tale assetto è stato confermato dalla DGR 464/2006, che ha aggiornato la programmazione regionale in materia di residenzialità. Tra le novità portate da questo provvedimento, sono stati ridefiniti i criteri per il calcolo del fabbisogno, che è un parametro teorico, da aggiornare annualmente, finalizzato alla determinazione del numero di impegnative di residenzialità da assegnare, nonché del numero di posti letto autorizzabili, per Azienda Ulss. Questo numero fornisce in maniera unitaria il rapporto tra le classi di età e la specificità del territorio. Viene infatti determinato moltiplicando le classi di popolazione residenti nell'Ulss per i seguenti coefficienti:
- 0,06% per la popolazione residente compresa nella fascia 0-64 anni;
- 0,65% (+0,5% per i territori di montagna (Nota 3) e Venezia insulare) per la popolazione tra 65 e 74 anni;
- 4,40% (+1% per i territori di montagna e Venezia insulare) per la popolazione over 75 anni.
Il trend del fabbisogno è stato determinato a partire dal 2007; per il 2011 è stimato di 27.244 unità, aumentato in quattro anni del 12,8%.
(Figura 9.3.1)
Altra novità è l'introduzione dell'impegnativa di residenzialità
(Nota 4), titolo rilasciato direttamente al cittadino per l'accesso alle prestazioni residenziali e semiresidenziali, a garanzia di una maggiore libertà di scelta delle strutture di accoglienza da parte dell'utente o dei suoi familiari. La nuova programmazione considera anche l'accoglienza nelle Sezioni Alta Protezione Alzheimer (SAPA), nei servizi per Stati Vegetativi Permanenti (SVP) e gli interventi temporanei di sollievo presso strutture residenziali.
E' previsto che l'assegnazione delle impegnative di residenzialità avvenga sulla base della disponibilità del bilancio regionale e in rapporto al fabbisogno calcolato come abbiamo appena visto. L'allineamento a quest'ultimo parametro viene condotto con gradualità temporale, perché l'assegnazione delle impegnative alle Ulss aveva tenuto conto in passato anche dei posti letto già esistenti nei singoli territori. In alcune Aziende perciò il numero di impegnative è superiore al parametro medio regionale, e in altre è inferiore. Eventuali nuove impegnative saranno assegnate alle Aziende Ulss sotto parametro, in funzione del gap da colmare sulla media regionale. Questa evoluzione è rappresentata dalla tabella seguente, nella quale non è stato ancora preso formalmente atto dello spostamento di impegnative, a partire dal 1 gennaio 2010 dalla Ulss 14 alla Ulss 16 a seguito dell'entrata in vigore della LR 22/2008, che ha trasferito nove comuni della Saccisica dalla Ulss 14 alla Ulss 16.
(Tabella 9.3.1)
Oggi la distribuzione delle impegnative di residenzialità per le persone non autosufficienti nel Veneto, per tutti i profili assistenziali, è di 19.859 impegnative di 1° livello assistenziale, di 3.966 di 2° livello assistenziale, di 795 impegnative di 1° livello e 24 di 2° livello per religiosi, che non rientrano nel sistema di offerta alla residenzialità e non sono perciò parametrate al fabbisogno, 1.211 per centri diurni per anziani, 150 per Sezioni Alta Protezione Alzheimer (SAPA), 165 per Stati Vegetativi Permanenti (SVP).
(Tabella 9.3.2)
Il rapporto tra impegnative di residenzialità e fabbisogno è mediamente di 87 impegnative ogni 100 unità di fabbisogno. Vi sono oggi 13 Aziende Ulss che superano questo parametro e 8 che sono collocate al di sotto di esso.
(Figura 9.3.2)
Da ultimo vogliamo anche considerare il valore delle singole impegnative di residenzialità, che unitariamente si definiscono "quote di rilievo sanitario". Esse rappresentano una parte del valore della retta resa all'ente gestore per l'accoglienza della persona in una struttura residenziale autorizzata, in relazione alla tipologia del servizio e ai suoi bisogni assistenziali e coprono principalmente le spese per gli operatori socio-sanitari, per gli infermieri e per le attività sociali. L'altra parte della retta è costituito dalla cosiddetta "quota alberghiera" che viene pagata direttamente dall'utente o dal Comune nei casi previsti.
Le impegnative di residenzialità di 1° e 2° livello assistenziale sono quelle che assorbono la maggior parte della spesa regionale per la residenzialità extraospedaliera. Il loro valore dal 2001 al 2010 è aumentato rispettivamente del 46%, passando da 33,57 a 49 euro, e del 54,9%, da 36,15 a 56 euro.
Moltiplicato per 365 giorni, il valore pro capite dell'impegnativa di residenzialità nel 2010 è pari a 17.885 euro il 1° livello assistenziale e a 20.440 euro per il 2° livello.
(Figura 9.3.3)
La domiciliarità
È sempre più considerata l'importanza di mantenere l'anziano non autosufficiente nel proprio ambiente familiare e nel proprio contesto abitativo e sociale. Perciò da alcuni anni l'orientamento delle politiche regionali sta assecondando la permanenza della persona anziana al proprio domicilio e riservando l'accoglienza residenziale alle persone non altrimenti assistibili. Anche in ambito domiciliare è necessario garantire la qualità e l'appropriatezza degli interventi, nonché l'accessibilità e la sostenibilità economica dei servizi.
L'insieme delle politiche a sostegno della domiciliarità è suddiviso in tre aree di intervento, come previste dalla DGR 39/2006, che ha definito il "Piano locale della domiciliarità". Si tratta di
- interventi erogati a domicilio e di supporto alla famiglia, che devono impegnare almeno il 20% delle risorse della domiciliarità: assistenza domiciliare sociale (SAD), sanitaria, comprensiva della fornitura di protesi e ausili, e integrata socio-sanitaria (ADI), telesoccorso e telecontrollo, interventi delle reti solidaristiche della comunità locale.
- Interventi di supporto economico (almeno il 45 % delle risorse): assegni di cura rivolti alle persone e alle famiglie, differenti a seconda del carico di cura, delle tipologie e della modalità di assistenza fornita (utenti "base", utenti con Alzheimer, con badante, e con Alzheimer e badante insieme) nonché, della situazione economica, che deve essere inferiore a circa 15.000 euro di ISEE per poter accedere al beneficio.
- Interventi di sollievo alla famiglia (almeno il 7% delle risorse): ricoveri temporanei, soggiorni climatici, ecc., per persone in stato di dipendenza assistenziale.
Nel corso del 2009 il numero di utenti equivalenti degli assegni di cura di età superiore ai 64 anni, ottenuto riportando a un anno gli utenti che hanno utilizzato il servizio per meno di 12 mesi, sono stati 18.270, mentre gli utenti dei servizi a domicilio sono stati complessivamente 15.808. Quest'ultimo dato non si riferisce solo agli anziani ma alla totalità degli utenti senza specificazione per età. Si tratta, comunque, prevalentemente di anziani: in linea generale, infatti, su 100 utenti, circa 88 hanno almeno 65 anni.
(Tabella 9.3.3)
Per quanto riguarda i servizi erogati a domicilio, la DGR 39/2006 fa esclusivamente riferimento ai servizi di carattere socio-assistenziale in senso stretto, che sono di competenza istituzionale e finanziaria dell'Ente locale, con possibilità di delega all'Ulss se previsto dal Piano di Zona. Sono servizi finalizzati alla prevenzione, al mantenimento o al recupero di potenzialità residue che permettono alla persona anziana non autosufficiente di permanere nel proprio domicilio e nel contesto di relazione, e di fornire un supporto al loro
caregiver. Le prestazioni vengono erogate direttamente dal Comune, salvo delega dell'Azienda Ulss, e in genere comprendono la fornitura pasti, l'aiuto domestico, il trasporto, il sostegno psico-sociale e di risocializzazione.
I servizi di assistenza domiciliare che offrono prestazioni di assistenza diretta alla persona attraverso l'assistenza tutelare e la collaborazione con figure infermieristiche rientrano nei livelli essenziali di assistenza regionali
(Nota 5). Sono stati determinati gli obiettivi di questi interventi sia dal punto di vista degli utenti serviti che delle risorse umane per il loro conseguimento
(Nota 6). Per quanto riguarda gli utenti, l'obiettivo è quello di offrire copertura assistenziale ad almeno il 2% della popolazione ultrasessantacinquenne. Nel 2009 a livello regionale tale rapporto è stato del 1,62%.
(Figura 9.3.4)
Dal punto di vista del rapporto tra operatori e utenti, l'obiettivo è di disporre di 1 operatore di assistenza
(Nota 7) equivalente a tempo pieno per un numero di utenti compreso tra 6 e 14. Il valore medio regionale nel 2009 è stato di 9,8 utenti per operatore, con un valore minimo di 2,3 utenti nella Ulss 12 e un valore massimo di 57,9 utenti nella Ulss 7.
(Figura 9.3.5)
Per quanto riguarda l'Assegno di Cura (ADC), nel corso del 2009 il totale delle persone fisiche che ne hanno usufruito, anche per un arco temporale inferiore ai 12 mesi, sono state 23.431. Il numero degli utenti equivalenti, calcolato come se tutti gli utenti ne avessero usufruito per 12 mesi esatti, è di 18.270. Di questi, 3.747 hanno beneficiato del maggiore contributo perché portatori di Alzheimer o altre demenze con disturbi comportamentali, 2.661perchè hanno usufruito di badante, 1.190 perché con Alzheimer e badante insieme.
Il valore medio annuo dell'Assegno di Cura è stato di 2.822,41 euro; quello dell'ADC per i portatori di Alzheimer è stato di 4.527,44 euro, per chi ha usufruito di badante 3.257,27 euro, per chi, con Alzheimer, ha usufruito di badante 4.767,38 euro; è stato mediamente di 1.898,50 euro per i rimanenti utenti.
Anche per l'ADC è stato ricavato un indice di copertura - che tuttavia non costituisce un obiettivo, in quanto l'ADC non richiede la messa in campo di particolari risorse organizzative di servizio - che è stato nel 2009 mediamente di 1,87 utenti equivalenti ogni 100 residenti ultrasessantacinquenni.
(Tabella 9.3.4)
Per quanto riguarda il "sollievo", infine, questa misura è stata avviata sperimentalmente con la DGR 3960/2001, con lo scopo di introdurre particolari forme di sostegno a favore di famiglie impegnate nell'assistenza in casa di persone in condizione di non autosufficienza. Tali formule, qualificate come "buono servizio" e "buono sollievo", consentono alle famiglie di ricorrere a ricoveri temporanei del proprio congiunto assistito ovvero di fruire di servizi integrativi rispetto a quelli garantiti dal sistema assistenziale della domiciliarità.
Questa forma di intervento nasceva con la
ratio di rispondere con tempestività a bisogni urgenti ed è oggi organizzata in maniera diversa da Ulss ad Ulss, anche secondo le diverse indicazioni dei Piani di Zona. E' perciò difficile ricavarne una puntuale disamina circa l'utilizzo.