RAPPORTO STATISTICO 2010

il Veneto si racconta , il Veneto si confronta

Presentazione  Presentazione  

Sintesi

Interconnessione : Reti e Sinergie

Le reti sociali dello sviluppo

Capitolo 1

Qualità della rete abitativa

Capitolo 2

Centro e periferia: diversi sistemi di mobilità

Capitolo 3

Famiglia e solidarietà

Capitolo 4

La qualità della rete educativa

Capitolo 5

Vivere la rete lavorativa


Le reti economiche

Capitolo 6

Le interconnessioni del sistema economico

Capitolo 7

La rete mercantile

Capitolo 8

La rete agroalimentare veneta

Capitolo 9

Le sinergie per la montagna

Capitolo 10

Le reti produttive

Capitolo 11

La rete distributiva

Capitolo 12

Turismo: sinergia tra settori e reti tra individui


Le istituzioni e i servizi

Capitolo 13

Lavorare in rete per la salute

Capitolo 14

Il modello veneto di integrazione dei servizi sociali e socio-sanitari

Capitolo 15

Pubblica amministrazione, servizi per il cittadino e per l'impresa

Capitolo 16

Le reti telematiche in Veneto

Capitolo 17

Le reti di controllo dell'ambiente e del territorio

Capitolo 18

Reti istituzionali oltre confine

Capitolo 19

Modelli interistituzionali locali


Fonti

Bibliografia

Lista dei testi utilizzati

Sitografia

Lista dei siti consultati



15.2 - Il settore pubblico allargato e i servizi da esso gestiti

Inizio Pagina  Le public utility (Nota 1)

Molti dei servizi di pubblica utilità non sono però offerti direttamente dalla PA, che si occupa prevalentemente dei servizi non destinabili alla vendita, bensì da enti strumentali, società partecipate o altro, che rappresentano il Settore extra PA (Nota 2) e, assieme alla PA stessa, costituiscono il Settore pubblico allargato.
Tali tipi di servizi vanno sotto il nome di public utility e sono, ad esempio, la distribuzione di energia e gas, il trasporto collettivo, la raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, il ciclo integrato dell'acqua.
Il mercato di questi servizi non è in grado di autoregolamentarsi attraverso il meccanismo della domanda e dell'offerta, ed è quindi necessario condizionare le imprese, che in esso operano in regime di monopolio, attraverso strumenti di controllo, ad esempio sulle tariffe e sui livelli qualitativi del servizio stesso. In questo modo, è possibile gestire le esternalità ambientali senza, necessariamente, produrre direttamente tali servizi tramite aziende di proprietà pubblica.
Ci sono servizi, come nella filiera dell'energia e del gas, dove il monopolio è limitato alla rete di distribuzione, mentre per altri, quali l'acqua, i rifiuti e il trasporto collettivo, la suddivisione funzionale si mantiene più limitata. In questi casi la separazione fra rete e servizio non è tecnicamente possibile, permettendo economie di scala maggiormente vincolate alle reti di distribuzione territoriale. Per questi motivi solo le utility ambientali mantengono ancora i caratteri di servizi pubblici locali, mentre quelle energetiche tendono sempre più ad essere assimilate a commodities industriali, per le quali, dunque, il rapporto con i singoli territori risponde per lo più ad una funzione commerciale.
Un'analisi statistica del sistema public utility è tutt'altro che agevole e le fonti informative attraverso cui analizzare il settore variano in base all'aspetto che si vuole osservare. Uno studio di Unioncamere sulle società partecipate dagli enti locali ha rilevato, per tutta Italia, 1493 aziende attive nel 2007 nel settore "Local utility". Questo settore, che comprende circa il 29% di tutte le aziende a partecipazione pubblica, negli ultimi anni è rimasto stabile numericamente (Tabella 15.2.1).
Considerando il database Unioncamere, Ires (Nota 3) Veneto ha estratto le società a partecipazione pubblica presenti nella regione. Limitando l'osservazione alle sole aziende di servizio pubblico locale a rilevanza industriale se ne possono contare 97. Il gruppo più numeroso è quello dei servizi idrici e dei rifiuti, che ereditano gestioni in origine molto frammentate e che tendono maggiormente a mantenere un rapporto con il territorio. Nei settori dell'energia e del gas, dove la ricerca di economie di scala è più pressante, le aggregazioni hanno marciato più in fretta e il numero di aziende è inferiore.
Per un'analisi comparata con le altre regioni è utile impiegare un quadro informativo fornito dall'Osservatorio dei Servizi Pubblici Locali del Cnel (Nota 4). Il criterio di selezione prevede, per ogni regione, di prendere in esame le aziende presenti in tutti i comuni capoluogo e negli altri comuni in ordine di dimensione demografica, fino a raggiungere il 50% della popolazione regionale. Questo criterio consente un'analisi comparativa molto più omogenea rispetto ad una effettuata sulla totalità delle aziende di Servizio Pubblico Locale, e inoltre concentra l'attenzione sulle realtà in cui è più probabile siano maturate strutture di governo industriale dei servizi pubblici (Tabella 15.2.2).
Per il Veneto sono stati esaminati 18 comuni compresi i sette capoluoghi di provincia, e il numero di affidamenti (Nota 5) di servizi di pubblica utilità in questi comuni è pari a 67, gestiti o erogati da 51 aziende, quasi tutte a presenza pubblica diretta (Nota 6). In ogni caso, anche concentrando l'analisi nei comuni principali della regione, si conferma l'ipotesi di un maggior grado di frammentazione nei servizi ambientali, idrico e rifiuti, rispetto ad energia e trasporti.
Nel confronto con le altre regioni, solo la Lombardia presenta un numero maggiore di affidamenti e società rispetto al Veneto, ma questo dipende anche dalle più consistenti dimensioni demografiche e urbane. Per quanto riguarda invece Emilia-Romagna e Piemonte sia il numero di affidamenti che di società è significativamente inferiore. Si pone in rilievo la politica di aggregazione in Emilia Romagna, che con dimensioni e caratteristiche abitative non troppo dissimili da quelle venete, conta un numero di affidamenti inferiori della metà e un numero di società pari ad un quarto. Nel caso del Piemonte fa gioco anche la diversa gerarchia urbana, che porta a un gruppo molto più basso di comuni principali, attorno ai quali si è perciò strutturata un'offerta di servizi pubblici industriali più aggregata di quella veneta. Anche dai valori degli indici di integrazione settoriale e territoriale nel sistema dei Servizi Pubblici Locali si possono leggere le differenze tra l'Emilia-Romagna e le altre regioni. Esse si attestano su livelli tra loro simili, pur mostrando il Veneto all'ultimo posto della classifica. Mentre l'indice multiutility misura la ricerca di economie di scopo attraverso la formazione di aziende fornitrici di servizi in più di un settore, l'indice di frammentazione misura la ricerca di economie di scala attraverso affidamenti di servizi alla stessa società in più territori da servire. In questo quadro, il Veneto, pur risultando la realtà regionale con il minor grado di integrazione interna nel sistema dei servizi pubblici a rilevanza industriale, si trova in linea con Piemonte e Lombardia.
E' comunque probabile che il nuovo quadro normativo sui Servizi pubblici locali contribuisca ad accelerare anche in Veneto i processi di crescita industriale, e non è escluso che alcune alleanze si disegnino anche a scala sovra regionale.
Dal punto di vista strutturale non ci sono fonti ufficiali dalle quali è possibile desumere una quantificazione del capitale umano e della spesa connessi a queste particolari società a partecipazione pubblica. Pur tuttavia, qui di seguito, si è cercato comunque di analizzare questo settore delle public utility dal punto di vista dei servizi offerti (es. energia, gas, servizi idrici, di gestione dei rifiuti ecc.). Accanto a questi settori si considera anche quello bancario, strategico in quanto, agisce da ammortizzatore tra fornitori e soggetti usufruenti, siano essi famiglie, imprese o enti pubblici.

Inizio Pagina  La fornitura dell'elettricità e del gas

Dal 1° luglio 2007 in Italia, come nel resto d'Europa, è scattata la completa liberalizzazione della domanda di energia, in attuazione delle Direttive UE 54 (elettricità) e 55 (gas) del 2003.
In seguito all'apertura del mercato ai clienti domestici nel settore dell'energia elettrica (nel settore del gas il mercato è completamente liberalizzato dal 2003), l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha cercato di intervenire sull'aspetto informativo nei confronti del cliente circa le diverse offerte presenti sul mercato. Ciononostante, come si vedrà in seguito, i cittadini lamentano ancora qualche difficoltà proprio nell'accesso ai servizi informativi delle aziende elettriche. Si segnala comunque un impegno da parte delll'Autorità che ha attivato strumenti specifici rivolti al consumatore finale quali lo "Sportello del consumatore", un call-centre istituito presso l'Acquirente unico che gestisce informazioni su liberalizzazione regolazione e reclami e il "Trova-offerte" uno strumento web interattivo per il confronto delle offerte commerciali.
Nel 2007 la spesa media mensile sostenuta dalle famiglie venete per i combustibili e l'energia elettrica è stata pari a circa 144€, valore superiore rispetto alla media italiana - 115,6€. Tale differenza è dovuta al maggiore consumo di gas per riscaldamento che incide su questa voce di costo più pesantemente rispetto alle altre zone della penisola. Questo avviene un po' in tutta l'area del Nord Est, dove la spesa media per il gas supera i 69€, 11 in più del resto dell'Italia.
Complessivamente le spese per i combustibili e gas incidono sui bilanci familiari per il 4,7% sia su scala nazionale che regionale (Figura 15.2.1).
L'energia elettrica
Nel 2008 il servizio elettrico italiano è composto da 131 società di distribuzione che gestiscono oltre 1.200.000km di rete dei quali oltre 89.000 sono ubicati in Veneto. Sul territorio regionale operano 3 distributori, AGSM VERONA S.P.A., A.I.M. SERVIZI A RETE S.R.L. e ENEL DISTRIBUZIONE S.P.A. La situazione per quanto riguarda la produzione e i consumi presenta ancora un deficit di oltre 40.000Gw compensati con l'importazione di energia elettrica dall'estero e che rappresentano circa l'11,8% della produzione destinata al consumo. In Veneto la situazione presenta maggiore criticità: a fronte di una richiesta energetica di 33.594Gw, la produzione destinata ai consumi si ferma a circa 16.300Gw e la quota mancante per soddisfare i fabbisogni regionali è colmata dalle importazioni che rappresentano quindi oltre il 51% dell'energia richiesta. Questa situazione è abbastanza comune tra le regioni del nord ad elevato sviluppo industriale come ad esempio Piemonte e Lombardia che presentano entrambe condizioni di deficit di produzione rispetto alla richiesta. Questo si spiega in parte tenendo presente che il settore industriale assorbe grandi quantità di energia elettrica per il suo stesso funzionamento. In Veneto infatti l'incidenza dell'industria, a livello regionale sfiora il 56%, valore nettamente superiore alla media nazionale che si ferma al 47%.
Nel 2008 il Veneto, con 6.455 KWh pro capite di energia elettrica consumata, è decisamente più "energivoro" rispetto al resto della penisola (5.313KWh); però, analizzando i dati settoriali, si nota come i maggiori consumi siano concentrati nei settori produttivi e, in modo particolare, in quello industriale - che, come già detto in precedenza assorbe una elevata quota dell'energia elettrica prodotta. Per contro, il settore domestico è addirittura più "economo", nonostante le condizioni climatiche della pianura padana spesso non siano favorevoli in tal senso. Questi dati ci descrivono da un punto di vista alternativo, rispetto ai canonici indicatori economici, una regione ad elevato sviluppo economico nella quale i consumi sono certamente influenzati da questo aspetto, e che però mostra anche una certa attenzione, laddove possibile, alla riduzione degli sprechi e quindi alla migliore sostenibilità dei consumi stessi (Figura 15.2.2).
Nell'arco del quinquennio dal 2003 al 2008 i consumi di energia elettrica per abitante sono cresciuti un po' in tutti i settori ad eccezione dell'industria che, al contrario, ha subito una contrazione per via del difficile periodo economico. Questo si osserva su scala nazionale ma anche regionale. In Veneto, in modo particolare, le variazioni sono comunque più contenute, ad eccezione del settore agricolo che assorbe il 7,2% di consumi pro capite in più nel 2008 contro il 5,9% del resto dell'Italia (Figura 15.2.3).
Il servizio di fornitura dell'energia elettrica è giudicato complessivamente molto o abbastanza soddisfacente da quasi l'87% delle famiglie venete e dall'88% di quelle italiane. Tra gli aspetti specifici del servizio, la sua continuità sembra essere un punto di forza; oltre il 94% delle famiglie si ritiene molto o abbastanza soddisfatto in Veneto, valore lievemente più elevato della media italiana che si ferma al 92,7%. Per contro, è ancora da migliorare l'aspetto inerente la comunicazione al pubblico, ovvero il servizio informativo sulle tariffe, le condizioni di erogazione, ecc.: solo il 63,6% delle famiglie venete è molto o abbastanza soddisfatto, valore che è lievemente inferiore rispetto a quello delle altre famiglie italiane, pari al 65,6%. Collegata a questo, c'è anche la questione dell'accessibilità agli sportelli dell'Enel o dell'azienda elettrica locale. In regione solo il 22,8% delle famiglie afferma di non avere alcuna difficoltà a raggiungerli, mentre quasi il 55% dichiara di averne un po' o addirittura molte. Questi dati ci indicano che, se da una parte il servizio di distribuzione dell'energia elettrica è buono, dall'altra è ancora da migliorare il rapporto tra l'azienda fornitrice e il cittadino sotto il profilo dell'informazione e dell'accessibilità agli sportelli (Figura 15.2.4).
Il gas
La rete di trasporto del gas nel 2008 è suddivisa in nazionale e regionale ed è gestita complessivamente da 9 imprese. Snam Rete gas è la maggiore e detiene 8.779km di rete nazionale e 22.695 di regionale per un totale di 31.474km che rappresentano il 94% dell'intera rete di trasporto italiana. La seconda impresa del gas in termini di km gestiti è la Società Gasdotti Italia con 120km di rete nazionale e 1.162 di regionale. Dal 2008 è divenuta attiva a livello nazionale anche Edison Stoccaggio che detiene 83km di rete nazionale e, in particolare, il gasdotto Cavarzere-Minerbio che funge da collegamento tra il nuovo impianto di rigassificazione di Rovigo e la stessa rete nazionale. Le rimanenti 6 imprese si occupano solo della rete regionale (Tabella 15.2.3).
Il Veneto è attraversato da 2.814km di rete di trasporto del gas, ovvero l'8,4% del totale nazionale e nel suo territorio operano 3 imprese di trasporto. Il totale del volume di gas consegnato nella regione alle diverse tipologie di utenti è pari a 6,7 (Nota 7) miliardi di metri cubi, pari all'8% del totale nazionale. Questo è un dato importante che accomuna altre regioni del Nord quali Piemonte e Lombardia che consumano una elevata quantità di gas naturale per poter alimentare gli impianti di riscaldamento domestici visti i climi mediamente più rigidi rispetto al resto delle regioni italiane. Si conferma pertanto quanto già evidenziato in precedenza relativamente agli elevati costi sostenuti dalle famiglie delle regioni del nord per i combustibili.
Nel 2008 è proseguito il trend calante ormai da alcuni anni della produzione di gas naturale sul territorio nazionale e nelle acque territoriali è diminuita: 9,2 miliardi di metri cubi, rispetto ai 9,7 del 2007 e agli 11 nel 2006.
Questo comporta un aumento della dipendenza dalle importazioni di gas naturale dall'estero che ormai coprono quasi il 90% del fabbisogno nazionale.
Il 66% degli approvvigionamenti dall'estero vengono da Algeria e Russia, mentre il terzo paese da cui acquistiamo il gas naturale è la Libia, che copre un ulteriore 12,8% delle importazioni. Il grado di diversificazione dovrebbe comunque migliorare già nel corso del 2010 con i nuovi approvvigionamenti di gas dal Qatar resi possibili con l'entrata in esercizio del terminale di GNL a largo di Rovigo. Entro il 2012, dovrebbero entrare in funzione ulteriori canali di approvvigionamento con le forniture di gas dal Medio Oriente e dai paesi del Caucaso (Figura 15.2.5).
Per quanto riguarda il mercato del gas naturale, già dal gennaio 2003 tutti i consumatori possono rivolgersi al venditore che propone l'offerta ritenuta più interessante.
Nel 2008 la percentuale di clienti che ha cambiato fornitore di gas si attesta complessivamente sull'1,2%, ovvero il 34,9% in termini di volumi di gas consumati dai clienti che hanno effettuato il cambio. Un dato interessante è quello relativo a chi fa il cambio di gestore: tendenzialmente lo switching è più diffuso al crescere della dimensione del cliente. Questo perché un cliente di maggiori dimensioni consuma di più e quindi è particolarmente attento alle possibilità di risparmio che il mercato offre. Le quote di mercato libero e tutelato in termini di clienti mostrano che il 93% di queste sono ancora sotto la tutela prevista dall'Autorità, mentre solo il 7% dei clienti risulta servito dal mercato libero. Quest'ultimo è pertanto ancora una prerogativa dei grandi clienti e non ha ancora coinvolto il mercato su larga scala (la percentuale di clientela domestica sul mercato libero è di poco superiore al 4%).
Un requisito fondamentale per la qualità del servizio offerto è quello della continuità e della sicurezza. L'autorità per l'energia e il gas ha stabilito alcuni indicatori inerenti la sicurezza con i relativi livelli di riferimento al fine di poter svolgere una costante valutazione su questo importante aspetto. Dal punto di vista degli utenti finali, complessivamente, le famiglie si dichiarano molto o abbastanza soddisfatte del servizio di fornitura del gas nel 90,4% dei casi in Veneto, valore lievemente inferiore alla media italiana. Più alta risulta però la percentuale di famiglie molto soddisfatte dal servizio: 22,2% nella regione del nord est contro il 19,7 del resto dell'Italia.
Scendendo nel dettaglio di alcuni aspetti specifici relativi al servizio, emergono indici di soddisfazione al di sopra del 90% in quasi tutti i casi. L'unica caratteristica che non convince pienamente le famiglie è il livello di informazione sulle tariffe, le condizioni di erogazioni e gli allacciamenti: il livello di soddisfazione scende intorno al 70%, sia a livello nazionale che regionale (Figura 15.2.6).
Per quanto riguarda invece la diffusione della conoscenza della liberalizzazione del mercato e quindi della possibilità di cambiare gestore, anche se, come già detto in precedenza, il passaggio al mercato libero è ancora una prerogativa dei grandi consumatori, meno del 30% delle famiglie venete dichiara di non essere a conoscenza circa questa possibilità. Decisamente più elevato il corrispondente valore Italia che sfiora il 40%. Infine il giudizio sull'accessibilità agli sportelli dell'azienda del gas mostra una situazione ancora migliorabile: in Veneto quasi il 60% delle famiglie dichiara di avere "un po" o "molte" difficoltà a raggiungere gli uffici della propria azienda fornitrice, mentre quelle che non rilevano "nessuna" difficoltà sono il 26,9%, valore questo analogo al corrispettivo nazionale. Anche nel caso del servizio relativo al gas, si conferma quanto rilevato con l'energia elettrica, ossia da una parte un buon livello per quanto riguarda la fornitura e la sicurezza, mentre dall'altra una situazione migliorabile sotto l'aspetto relazionale tra aziende e cittadini.

Inizio Pagina  I servizi di rete idrica

Il servizio di rete idrica in Veneto, descritto nella sua struttura all'interno del cap. 17, garantisce complessivamente una buona fornitura di acqua alle proprie utenze.
L'acqua prelevata per uso potabile in Veneto, nel 2008, è pari a circa 730 milioni di metri cubi, l'8% del totale nazionale. Rapportando questo dato alla popolazione, sono 149,4 i metri cubi di acqua prelevati per ciascun veneto, valore più basso della media nazionale di quasi 1,5 metri cubi pro capite.
Nel ciclo dell'acqua, una volta che questa è prelevata, qualora necessario, viene potabilizzata. Questo processo non è indispensabile qualora l'acqua sia di buona qualità già alla fonte. Indicativamente, quanto è più bassa la percentuale di potabilizzazione rispetto al totale prelevato, quanto migliore è la qualità della risorsa idrica di un determinato territorio. Nel 2008, in Veneto, questa percentuale di potabilizzazione è pari al 18%, valore che mette in luce una situazione sicuramente positiva, specie se raffrontata con quella del resto della penisola, dove lo stesso supera il 32%. Tale aspetto è legato alle risorse naturali di cui un'area è dotata. Accanto a questo, però, vi sono anche delle considerazioni riguardanti l'efficienza nell'uso delle risorse stesse. L'acqua effettivamente erogata alle utenze finali, rispetto a quella immessa nelle reti di distribuzione, mette in luce le perdite e dispersioni della rete idrica, quindi ne fornisce un indicatore di funzionalità. Nel Veneto tale indicatore è del 70%, valore superiore rispetto alla media nazionale di oltre due punti percentuali e che pone la regione al settimo posto nella classifica delle regioni italiane più efficienti in questo ambito (Tabella 15.2.4).
La percezione della qualità del servizio da parte delle famiglie venete è discreta: nel 2009 solo il 9% di queste dichiara di avvertire come un problema l'erogazione dell'acqua nella propria zona di residenza e il 20,2% di non fidarsi di bere l'acqua del rubinetto; valori questi che denotano una situazione decisamente migliore rispetto al resto dell'Italia, dove i medesimi problemi sono percepiti rispettivamente dall'11,5% e da oltre il 32% delle famiglie (Figura 15.2.7).
Il giudizio riguardante i costi sostenuti per il servizio di erogazione dell'acqua è complessivamente positivo, almeno per quanto riguarda il Veneto. Infatti, nella regione, quasi il 56% delle famiglie ritiene che i costi siano adeguati al tipo di servizio ricevuto, mentre la media italiana si ferma al 44,8%. Anche la percentuale di chi vede i costi elevati mostra differenze rilevanti tra il Veneto e il resto della penisola: il 32,8% e il 47% rispettivamente. Questo fatto in parte si spiega considerando che nel territorio italiano ci sono condizioni molto eterogenee per quel che riguarda il patrimonio idrico. Il Veneto è una regione molto ricca d'acqua e pertanto il servizio di fornitura può esserne in qualche modo agevolato dal punto di vista dei costi rispetto ad altre regioni dove è presente il problema della siccità e le spese connesse all'approvvigionamento sono più elevate. Oltre a questo fattore può incidere anche la sensibilità dei cittadini che cambia a seconda delle condizioni economiche nelle diverse aree geografiche (Figura 15.2.8).
Nonostante una situazione complessivamente favorevole, il sistema di acquedotti regionali necessita sempre di ulteriori migliorie al fine di rafforzare la rete degli stessi e rendere il servizio di potabilizzazione ed erogazione ancora più efficiente.

Inizio Pagina  La gestione dei rifiuti urbani

Per quel che riguarda i rifiuti, in Veneto la gestione dei rifiuti ha subito nell'ultimo decennio una continua trasformazione dal punto di vista normativo, tecnologico e di impatto sulla vita quotidiana, che ha interessato il complesso delle amministrazioni pubbliche, delle imprese private ma anche tutti i cittadini. L'idea a monte è quella di ridurre i costi connessi allo smaltimento dei rifiuti, ridurne la produzione pro capite, riutilizzarli per il riciclo, ove possibile, e produrre energia nel caso di incenerimento. In quest'ottica un obiettivo è la riduzione al minimo possibile del conferimento dei rifiuti nelle discariche e, anche per questo, una forte spinta propulsiva è stata data ai sistemi di raccolta differenziata. Il sistema, nel suo complesso, prende il nome di "gestione integrata dei rifiuti".
I risultati fin qui raggiunti sono incoraggianti, nell'arco di tempo dal 2002 al 2007 la produzione totale di rifiuti urbani pro capite, pur non diminuendo, è cresciuta in modo molto contenuto in Veneto, passando da 480,7kg per abitante a 490,9, ovvero +2,1%, valore decisamente minore a quello nazionale dove la crescita è stata pari al 4,5% facendo sfiorare i 546kg di rifiuti prodotti per abitante nell'ultimo anno considerato.
Il Veneto, nel 2007, è la seconda regione italiana, dopo il Trentino Alto Adige, per la maggior percentuale di rifiuti urbani raccolti in modo differenziato superando il 51%, valore che ha anticipato di 2 anni il target del 50% fissato per il 31 dicembre 2009 in base alla normativa vigente. Tale valore pone la regione molto avanti anche rispetto alla media nazionale, ferma ancora al 27,5% (Figura 15.2.9).
Nel 2008, il Veneto ha segnato un ulteriore miglioramento rispetto all'anno precedente, incrementando la propria performance di ulteriori 3 punti percentuali a raggiungendo così un livello di raccolta differenziata pari al 54%.
Queste strategie, orientate verso la maggiore economicità del sistema e al rispetto ambientale, hanno avuto senz'altro ripercussioni sulle abitudini delle famiglie. Dallo smaltimento "in strada" nei tradizionali cassonetti, si sta progressivamente diffondendo il sistema di raccolta "porta a porta". Nel 2008 sono 356 i comuni del Veneto che praticano la raccolta porta a porta, oltre il 61% del totale, un dato importante se si considera che nel 2002 gli stessi non superavano il 28,7%. Questa elevata percentuale di comuni organizzati per la raccolta dei rifiuti porta a porta copre una analoga frazione della popolazione residente, il 60,4%, segno che questa pratica sta ormai diventando sempre più una prassi per le famiglie venete (Figura 15.2.10).
Dopo un primo periodo di adeguamento, sembra che le persone stiano entrando in questa nuova ottica gestionale del servizio di smaltimento dei rifiuti, diventando parte attiva di tutto il sistema che, nel suo complesso, ormai costituisce una vera e propria rete integrata. L'abitudine a raccogliere i rifiuti in modo differenziato è sempre più diffusa, infatti le percentuali di famiglie venete che nel 2008 dichiarano di effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti sono al di sopra dell'80% relativamente a tutti i principali tipi di materiali raccolti, fino a toccare punte del 92,6 e 93,3% rispettivamente per la carta ed il vetro. Questi numeri pongono il Veneto in una situazione di eccellenza all'interno del panorama nazionale e dimostrano come gli investimenti e le campagne di sensibilizzazione verso la questione ambientale, svolte dalle amministrazioni locali, stiano dando i loro frutti (Figura 15.2.11).
Nonostante il Veneto sembri ben avviato verso la migliore efficienza nello smaltimento dei rifiuti e l'economicità gestionale del servizio, la percezione delle famiglie sui costi sostenuti per il servizio di raccolta dei rifiuti urbani è quella di pagare un contributo troppo alto. Questo può essere il segnale di un non corretto recepimento da parte dei cittadini dell'effettivo sforzo programmatico ma anche economico che le amministrazioni regionali stanno affrontando relativamente a questo tema: nel 2008 il 64% delle famiglie venete ritiene che i costi sostenuti per la gestione dei rifiuti siano elevati e solo il 31,3% che siano adeguati. Tali valori, seppur elevati, sono comunque più incoraggianti rispetto al resto dell'Italia, dove, la percentuale di chi ritiene i costi elevati sfiora il 70%. Positivo il giudizio sull'accessibilità ai contenitori dei rifiuti urbani; oltre l'81,5% dei veneti dichiara di non avere alcuna difficoltà a raggiungere questi servizi, valore anche in questo caso migliore rispetto alla media nazionale.

Tabella 15.2.1
Numero di aziende 'Public Utility' per settore. Veneto - Anno 2007
Tabella 15.2.2
Numero di società e affidamenti per tipologia di servizio e regione - Anno 2007
Figura 15.2.1
Spesa media mensile delle famiglie per combustibili e gas. Veneto e Italia - Anno 2007
Figura 15.2.2
Percentuale di consumo di energia elettrica per settore. Veneto e Italia - Anno 2008
Figura 15.2.3
Consumo di energia elettrica pro capite per settore: variazione 2008 su 2003. Veneto e Italia
Figura 15.2.4
Percentuale di famiglie molto o abbastanza soddisfatte relativamente a diversi aspetti dei servizi di fornitura dell'energia elettrica. Veneto e Italia - Anno 2008
Tabella 15.2.3
Reti di trasporto del gas naturale per società e livello territoriale (km). Italia - Anno 2008
Figura 15.2.5
Valori percentuali delle importazioni di gas naturale per Paese di provenienza. Italia - Anno 2008
Figura 15.2.6
Percentuale di famiglie molto o abbastanza soddisfatte relativamente a diversi aspetti dei servizi di fornitura del gas. Veneto e Italia - Anno 2008
Tabella 15.2.4
Acqua prelevata, potabilizzata, immessa nelle reti di distribuzione ed erogata. Veneto e Italia - Anno 2008
Figura 15.2.7
Giudizio delle famiglie su alcuni aspetti legati al servizio di erogazione dell'acqua: % famiglie che avvertono il problema come presente. Veneto e Italia - Anno 2009
Figura 15.2.8
Percentuale di famiglie per giudizio espresso sui costi sostenuti per il servizio idrico. Veneto e Italia- Anno 2008
Figura 15.2.9
Percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti sul totale dei rifiuti urbani. Veneto, Italia - Anni 2003:2007
Figura 15.2.10
Comuni per modalità di raccolta dei rifiuti: valore % rispetto al totale. Veneto - Anni 2002:2008
Figura 15.2.11
Percentuale di famiglie che dichiarano di effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti. Veneto e Italia - Anno 2008


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I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - U.O. Sistema Statistico Regionale".
La traduzione in inglese è a cura del Centro Linguistico di Ateneo dell'Università di Padova.