RAPPORTO STATISTICO 2010

il Veneto si racconta , il Veneto si confronta

Presentazione  Presentazione  

Sintesi

Interconnessione : Reti e Sinergie

Le reti sociali dello sviluppo

Capitolo 1

Qualità della rete abitativa

Capitolo 2

Centro e periferia: diversi sistemi di mobilità

Capitolo 3

Famiglia e solidarietà

Capitolo 4

La qualità della rete educativa

Capitolo 5

Vivere la rete lavorativa


Le reti economiche

Capitolo 6

Le interconnessioni del sistema economico

Capitolo 7

La rete mercantile

Capitolo 8

La rete agroalimentare veneta

Capitolo 9

Le sinergie per la montagna

Capitolo 10

Le reti produttive

Capitolo 11

La rete distributiva

Capitolo 12

Turismo: sinergia tra settori e reti tra individui


Le istituzioni e i servizi

Capitolo 13

Lavorare in rete per la salute

Capitolo 14

Il modello veneto di integrazione dei servizi sociali e socio-sanitari

Capitolo 15

Pubblica amministrazione, servizi per il cittadino e per l'impresa

Capitolo 16

Le reti telematiche in Veneto

Capitolo 17

Le reti di controllo dell'ambiente e del territorio

Capitolo 18

Reti istituzionali oltre confine

Capitolo 19

Modelli interistituzionali locali


Fonti

Bibliografia

Lista dei testi utilizzati

Sitografia

Lista dei siti consultati



8.3 - La congiuntura agricola

(Nota 1) Il sistema agroalimentare veneto poggia sulla presenza di circa 79.000 imprese agricole ed oltre 7.400 imprese dell'industria alimentare: se le prime sono in continuo calo negli ultimi anni, le seconde di converso registrano un aumento, di anno in anno, sempre confermato (Figura 8.3.1).
L'industria alimentare nella nostra regione oltretutto riveste un ruolo economicamente rilevante, visto che concorre al 2% del valore aggiunto regionale, copre il 5,7% delle esportazioni venete, occupa il 2,3% dei lavoratori veneti, concorre al 10% del valore aggiunto nazionale del settore, al 9,8% dell'occupazione e ad oltre il 13% delle esportazioni.
I settori trainanti sono i prodotti della panetteria, pasticceria e pasta fresca, infatti oltre il 70% delle aziende appartiene a questa tipologia produttiva.
Il valore della produzione lorda agricola del Veneto nel 2009 è stimato in 4.375 milioni di euro, con una flessione di circa il 7,5% rispetto al 2008. Tale contrazione è in gran parte dovuta alla diminuzione dei prezzi dei prodotti agricoli, che ha interessato molte colture e allevamenti, dato che la variazione calcolata a prezzi costanti, cioè dovuta solamente alla quantità prodotta e non alle quotazioni di mercato, è molto più esigua (-1,4%). In effetti, anche l'agricoltura veneta ha risentito della crisi economica internazionale che ha caratterizzato il 2009, sebbene la flessione sia stata meno evidente rispetto ad altri settori dell'economia regionale.

Inizio Pagina  Imprese e occupazione

Come accennato, continua la diminuzione del numero delle imprese attive venete del comparto agricoltura e silvicoltura: alla fine del 2009 le imprese agricole erano quasi 79.500, in flessione del 3,2% rispetto al 2008. La flessione è rilevante in termini relativi, se confrontata con quella del numero totale delle imprese in Veneto, diminuite solo dello 0,9%.
Considerando gli ultimi cinque anni, l'andamento negativo del numero di imprese attive nel comparto risulta ancora più evidente: le oltre 91.000 imprese registrate nel 2005 sono calate del 14% (si evidenzia che la scomparsa delle imprese ha riguardato principalmente quelle di più piccola dimensione e minor rilevanza sul mercato, segnando il passaggio verso un'agricoltura di natura più imprenditoriale, con realtà produttive di maggior consistenza).
La flessione del numero di occupati nel settore agricolo italiano, rispetto al 2008, è pari al -2,3%: i dati relativi al Veneto divergono da quelli nazionali, infatti la flessione appare meno rilevante (-1,6%).

Inizio Pagina  Superfici e produzioni

Nel corso del 2009 nella nostra regione il 34% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) è stato investito a mais, che si conferma pertanto la coltura principale dell'agricoltura veneta.
Altre colture che ricoprono significative quote di SAU sono le foraggere (24% della superficie agricola), presenti soprattutto nelle aree montane, il frumento tenero (12% del totale) e la soia (8%) che rappresenta una valida alternativa al mais soprattutto dal punto di vista agronomico. Di rilievo, inoltre, la presenza della vite, dell'orticoltura in piena aria e della frutticoltura.
Il fatto che più della metà della superficie agricola sia destinata a colture che trovano la loro collocazione all'interno della filiera zootecnica, indica come l'allevamento del bestiame sia un'attività molto diffusa in Veneto: in effetti, il valore della produzione zootecnica rappresenta il 42% dell'intero valore prodotto dal settore agricolo regionale, ed è principalmente dovuto alla produzione di pollame (14% del totale), carne bovina (10%) e latte vaccino (7%).
I comparti più significativi delle coltivazioni agricole in termini di valore prodotto sono l'orticolo (14%), il vitivinicolo (7%) e il cerealicolo (7%) (Figura 8.3.2) e (Tabella 8.3.1).
Da segnalare inoltre che nel 2009 (dati provvisori Istat, banca dati Coeweb) il deficit della bilancia commerciale agroalimentare regionale si è ridotto di un terzo, passando da 1,2 miliardi di euro a circa 800 milioni di euro (-33% rispetto al 2008), a causa di un calo delle importazioni (-16%) proporzionalmente più rilevante di quello delle esportazioni (-10%). Effetti positivi sul saldo finale sono da riferirsi in particolare all'industria alimentare, che realizza un saldo positivo (17 milioni di euro), mentre il comparto agricolo e della pesca vedono ridursi il proprio saldo negativo (-819 milioni di euro, -11% rispetto al 2008).

Inizio Pagina  I cereali e le colture industriali

Il 2009 si è caratterizzato per i bassi prezzi riconosciuti sui mercati dei cereali, che hanno messo in difficoltà gli agricoltori, sia a livello di decisioni di semina, sia dal punto di vista commerciale ed economico.
Gli investimenti a mais hanno mostrato una leggera flessione nel 2009 (-1%), scendendo a circa 278.000 (Nota 2) ettari. Nel complesso, negli ultimi cinque anni le superfici investite a tale coltura sono diminuite di circa il 10%, risentendo dell'andamento dell'allevamento zootecnico. Nonostante un buon andamento climatico stagionale, i problemi riscontrati nella fase di semina e post-semina hanno influito negativamente sulle rese (7,6 t/ha, -6%), riducendo la produzione complessiva a circa 2,1 milioni di tonnellate (-7,5%).
La superficie coltivata a frumento tenero ha raggiunto i 98.000 ettari, in calo del 9% rispetto alla precedente campagna, in seguito alla diminuzione dei prezzi dei principali cereali sui mercati nazionali e internazionali. Il buon andamento climatico primaverile ha influito positivamente sulle rese (6,3 t/ha, +3%), portando la produzione complessiva a circa 616.000 tonnellate (-6%).
Tra gli altri cereali autunno-vernini, si segnala l'aumento delle superfici coltivate a frumento duro: sebbene nel 2009 abbiano registrato una flessione del 6% raggiungendo 11.700 ettari, negli ultimi cinque anni gli ettari messi a coltura sono più che decuplicati. Anche l'orzo, nonostante un calo consistente evidenziato nel 2009 con un -19%, presenta un incremento delle superfici coltivate di circa il 30% rispetto al 2005 fino agli attuali 10.200 ettari.
La superficie coltivata a riso è stata di circa 3.200 ettari, in aumento del 10% rispetto alla campagna precedente. Le rese sono state superiori a quelle dell'anno precedente e la produzione complessiva si è perciò attestata a circa 18.500 tonnellate (+17%).
Gli investimenti a barbabietola da zucchero sono in leggero aumento nel 2009, portando la produzione raccolta a circa 936.000 tonnellate (-4%), pari ad una produzione di saccarosio di 143.000 tonnellate. Va detto che a partire dal 2006, in seguito alla revisione dell'Organizzazione Comune di Mercato a livello comunitario, gli ettari coltivati a questa coltura sono più che dimezzati a livello regionale.
Nel 2009 le superfici investite a tabacco sono scese a circa 7.700 ettari (-6%). Nel complesso le rese sono migliorate, portando la produzione raccolta ad attestarsi sulle 30.000 tonnellate (+1% rispetto al 2008).
Per la soia, la superficie investita nel corso del 2009 è aumentata di circa il 20% rispetto all'anno precedente, garantendosi un patrimonio di 67.500 ettari. Il Veneto si conferma in questo modo la prima regione in Italia, rappresentando oltre la metà della superficie nazionale dedicata alla coltivazione di questa proteoleoginosa. Il notevole miglioramento delle rese ha permesso di ottenere una produzione complessiva di circa 251.000 tonnellate (+43% rispetto all'anno precedente).

Inizio Pagina  Le colture energetiche

Praticamente stabili le superfici investite a colture energetiche in Veneto nel 2008, pari a 7.200 ettari. In calo del 46% rispetto al 2007 gli investimenti di colture utilizzate per la produzione di biogas, quali mais e colture foraggere, mentre quelle per la produzione di biodiesel (soia, colza e girasole) registrano solo una lieve diminuzione (-3%). In controtendenza gli investimenti a biomasse legnose (pioppi), che raddoppiano le superfici rispetto al 2007 (Figura 8.3.3).
Cala in misura rilevante il numero di aziende che hanno investito in colture a fini energetici, scendendo a 834 (-25%). In termini assoluti la flessione maggiore è stata registrata per le aziende che hanno destinato superfici a colture per la produzione di biodiesel, diminuite di oltre 300 unità (-31%).

Inizio Pagina  Il comparto ortofrutticolo

Il comparto ortofrutticolo veneto ha registrato in questi ultimi anni una riduzione degli investimenti a orticole, che nel complesso sono scese nel 2009 a circa 34.600 ettari (-1%); sostanzialmente stabili invece le colture frutticole (23.600 ha). Entrambi i comparti registrano comunque una flessione delle superfici coltivate di circa il 4% negli ultimi cinque anni. Il buon andamento stagionale ha favorito la produzione, risultata in aumento per molte colture, penalizzando però i risultati commerciali a causa di un generalizzato calo dei prezzi. Il valore della produzione è diminuito sia per quanto riguarda le produzioni orticole (-4% circa) che quelle frutticole (-9%). Nel complesso il valore del comparto è stato di circa 850 milioni di euro, per i tre quarti riferibili alla produzione orticola, che mantiene una quota superiore al 9% sul totale nazionale.
Tra le principali colture, il radicchio conferma la sua leadership a livello regionale, sia in termini di superfici con quasi 10.000 ettari dedicati, che di valore, con circa 100 milioni di euro; seguono per importanza, le fragole, la lattuga e i pomodori.
Per quanto riguarda la produzione di mele si è osservato un significativo aumento produttivo pari all'8%, con 226.000 tonnellate, dovuto all'incremento della resa (+6,6%) e della superficie (+1%). Il prezzo medio annuo registra tuttavia un calo del 16%, con ribassi anche maggiori all'inizio della nuova campagna di commercializzazione. Superficie e produzione stabili per pesche e nettarine che hanno subìto una caduta del 42% del prezzo medio rispetto al 2008, mentre il pero ha segnato un lieve aumento sia della produzione (+2,4%) che del prezzo medio (+2%). Listini al ribasso anche per actinidia (-30%) e ciliegio (-15%).

Inizio Pagina  Il comparto vitivinicolo

La vitivinicoltura è senza dubbio una delle realtà produttive più avanzate e dinamiche del settore agroalimentare veneto. Dal punto di vista strutturale conta su una superficie vitata che, in base ai dati dello Schedario Viticolo, si è negli ultimi anni assestata intorno ai 70.000 ettari, gran parte dei quali localizzati nella provincia di Treviso e di Verona. Le aziende vitivinicole censite sono circa 52.000, molte delle quali di piccole dimensioni e conferenti a cantine sociali. Uno dei punti di forza della vitivinicoltura veneta è infatti la presenza di strutture cooperative di importanti dimensioni, che negli ultimi anni hanno dato luogo a fenomeni di aggregazione significativi. Attualmente sono 39 le cantine sociali presenti nel Veneto, alle quali fa riferimento una superficie produttiva di circa 40.000 ettari e un numero di soci complessivamente pari a 26.000.
Un'altra caratteristica peculiare del vitivinicolo veneto è la sua spiccata globalizzazione: basti pensare che circa il 28% del valore totale delle esportazioni di vino nazionali proviene dal Veneto, vale a dire 1 bottiglia su 4 di vino italiano consumato all'estero (Figura 8.3.4).
L'anno appena trascorso ha visto dal primo di agosto l'entrata in vigore della riforma dell'Organizzazione Comune di Mercato (OCM) vitivinicola (Nota 3).
I cambiamenti introdotti dalla normativa europea si sono posti lo scopo di conferire più equilibrio al mercato del vino, con una progressiva eliminazione di misure di intervento inefficaci e costose, stanziamenti di bilancio del comparto volti a misure migliorative e più dinamiche per aumentare la competitività dei vini europei.
La riforma dell'OCM si prefigge, inoltre, di raggiungere una rapida ristrutturazione del settore. Infatti, per esempio, il regime triennale di estirpazione previsto su base volontaria è indirizzato ad offrire un'alternativa ai produttori che non sono in grado di far fronte alla concorrenza e ad eliminare dal mercato le eccedenze e i vini non competitivi.
Gli aiuti per la distillazione di crisi e di alcool per usi alimentari saranno progressivamente soppressi e gli importi corrispondenti, ripartiti in dotazioni nazionali, potranno essere destinati a misure che promuoveranno i vini sui mercati dei paesi terzi, rafforzeranno l'innovazione, la ristrutturazione e la modernizzazione dei vigneti e delle cantine. La riforma si propone, infine, di garantire la protezione dell'ambiente nelle regioni vinicole e la salvaguardia delle politiche di qualità tradizionali e consolidate, nonché semplificare le norme di etichettatura nell'interesse di produttori e consumatori.
Le precedenti denominazioni vigenti in Italia (DOCG, DOC, IGT) saranno trascritte negli elenchi dei prodotti DOP ed IGP, che già costituiscono la base della certificazione di qualità dei prodotti agroalimentari dell'Unione Europea.
Per la nostra regione in particolare poi, i nuovi riconoscimenti a DOCG del Prosecco nelle zone di produzione storica e a DOC nelle province di Belluno, Padova, Treviso, Venezia e Vicenza, entrati in vigore alla stessa data della riforma OCM, hanno ulteriormente contribuito a modificare la mappa della produzione vinicola per l'ultima vendemmia considerata, apportando una significativa ridistribuzione nelle denominazioni (Figura 8.3.5).
Se infatti la produzione vinicola totale del 2009, attestandosi su quasi 8 milioni di ettolitri, rivela una sostanziale stabilità rispetto all'anno precedente, è notevole l'incremento del vino DOP (DOCG e DOC per il 2008) che sfora il tetto del +25% ed un calo quasi speculare del vino a IGP (IGT per il 2008) che accusa una diminuzione di quasi il 23%.
Il contributo più consistente a questa variazione è da attribuirsi naturalmente alla provincia di Treviso, dove sono posizionati i territori corrispondenti alle DOCG a Prosecco.
In incremento anche il vino varietale, categoria in cui ricadono tutti i vini esclusi dalla DOP e dall'IGP.
La vendemmia 2009, nonostante sia da considerare soddisfacente dal punto di vista quantitativo e qualitativo, si è caratterizzata negativamente per il calo dei prezzi registrato in tutte le borse merci del Veneto e per quasi tutte le tipologie di uva da vino commercializzate. Le quotazioni sono risultate inferiori mediamente del 10-20% rispetto a quelle dell'annata 2008 - che pure presentavano significative flessioni rispetto al 2007 - con punte di ribasso fino al 30-40%.

Inizio Pagina  I Prodotti DOP-IGP

E' diventata ormai una consuetudine per il nostro Paese la leadership in Europa quanto a numero di prodotti di qualità certificati, annoverando a fine 2009 ben 194 fra denominazioni d'origine ed indicazioni geografiche: rispetto all'anno precedente è stato inoltre il Paese che ha ottenuto il maggior numero di nuove registrazioni (20).
Il Veneto è la regione italiana col numero più elevato di prodotti certificati, sebbene sia l'Emilia Romagna ad accaparrarsi la quota maggiore sul fatturato nazionale (Figura 8.3.6).
Se si confronta infatti il peso sul totale italiano del numero di certificazioni e quello dei fatturati, si nota un andamento opposto: la maggioranza delle regioni con un buon peso sul totale nazionale per numero di certificazioni, non ottiene una performance di altrettanta importanza nel fatturato; viceversa in regioni quali Emilia Romagna e Lombardia, che da sole portano a casa quasi due terzi del giro d'affari alla produzione in Italia, il peso in termini di denominazioni non va di pari passo con quello del fatturato.
La motivazione di questo divario dipende dalle tipologie di denominazioni di ciascuna regione e dal loro valore alla produzione: l'Emilia Romagna e la Lombardia sono leader con i prodotti che più pesano alla formazione del fatturato italiano nelle DOP-IGP: il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma, la Mortadella di Bologna (Figura 8.3.7).
In Veneto invece, il 50% delle denominazioni sono ad Ortofrutta o Cereali, i quali a livello nazionale contribuiscono solamente per il 5% alla formazione del fatturato. Un fenomeno analogo si verifica anche in altre regioni, come per esempio Campania, Piemonte e Toscana.
Nonostante ciò, però, il Veneto rimane appena fuori dal podio nella graduatoria delle regioni per fatturato, aggiudicandosi anche una crescita del 10% rispetto all'anno precedente.
Anche il fatturato italiano alla produzione cresce nel 2008 e, con oltre 5,1 milioni di euro stimati, registra rispetto all'anno precedente un incremento del 3,6%.

Inizio Pagina  La zootecnia

Il valore stimato della produzione veneta di latte bovino nel 2009 non ha superato i 350 milioni di euro, in forte calo rispetto all'anno precedente (-17%) a causa della consistente diminuzione del prezzo del latte alla stalla, che si è attestato su quotazioni di 34-36 euro/100 litri IVA inclusa, non sufficiente per garantire la redditività di gran parte degli allevamenti. La produzione relativa alla campagna 2008/09 in termini di quantità è calata del 2% a causa della chiusura del 5% degli allevamenti, il cui numero è ora pari a circa 4.400 unità (Figura 8.3.8).
La maggioranza del latte veneto è destinata alla trasformazione casearia, in particolare alla produzione di formaggi DOP come il Grana Padano (circa 570.000 forme la quota veneta), l'Asiago (circa 1.750.000 forme tra Pressato e d'Allevo), il Montasio (circa 300.000 forme) e il Piave, prossimo alla certificazione DOP (circa 310.000 forme).
Il Veneto rimane la regione leader nella produzione di carne bovina con una quota del 24,5% sul totale nazionale. Questa percentuale risulta ancora più alta se si fa riferimento alle categorie più pregiate: la carne di vitellone e del vitello a carne bianca. La produzione del 2009 è stimata in 210.000 tonnellate, in leggera contrazione rispetto al 2008. Il relativo fatturato è calcolato in circa 460 milioni di euro, in diminuzione di circa il 6% rispetto all'anno precedente, a causa soprattutto del calo dei prezzi. Anche questo comparto presenta problemi di redditività, in bilico tra andamento dei costi di produzione, quotazioni di mercato e il rispetto degli obblighi imposti dalla legislazione ambientale e sul benessere animale. Tale situazione si ripercuote soprattutto sui piccoli allevamenti: la percentuale di capi allevati nelle stalle con più di 100 capi è infatti passata da circa il 78% nel 2004 a quasi l'84% nel 2008 e ormai oltre il 90% degli capi è situato in allevamenti con più di 50 capi.
Il comparto avicolo professionale veneto è molto sviluppato e caratterizzato da una forte integrazione verticale di filiera, tanto da collocare la nostra regione in posizione di leader nazionale con quasi il 50% della produzione, in particolare per la produzione di carne di tacchino e di pollo. Nel 2009 la produzione ha registrato un ulteriore lieve recupero sulle annate precedenti, fortemente condizionate dagli effetti negativi derivanti dall'influenza aviaria. La produzione complessiva di carne di questo comparto nel 2009 si avvicina alle 500.000 tonnellate per un fatturato superiore ai 700 milioni di euro, in leggero calo sull'anno precedente per la diminuzione dei prezzi degli animali da macello. Va inoltre considerata la produzione di uova, pari a circa 2 miliardi di pezzi per un fatturato dell'ordine di 170 milioni di euro. Quasi la metà della produzione avicola è concentrata nella provincia di Verona (Figura 8.3.9).
Il Veneto è leader anche per la produzione di carne di coniglio, che copre il 38% del totale nazionale. Poco più di 550 allevamenti professionali a ciclo chiuso, concentrati soprattutto in provincia di Treviso, hanno prodotto nel 2009 circa 20 milioni di capi da macello per un fatturato stimato in 90 milioni di euro.
Il comparto suinicolo veneto è incentrato sulla produzione del suino pesante destinato alla filiera DOP. La produzione veneta di carne suina DOP rappresenta quasi l'8% di quella nazionale, contando 670.000 capi macellati annualmente.

Inizio Pagina  La pesca marittima e lagunare

I dati Irepa (Nota 4) per la Regione Veneto rilevano nei primi sei mesi del 2009 un aumento del 19% della produzione e dell'11% del fatturato rispetto allo stesso periodo del 2008. Tuttavia il prodotto transitato nei sette mercati ittici regionali sembra segnare nel 2009 una contrazione rispetto all'anno precedente in termini di valore (-1,8%) e una complessiva stabilità nei quantitativi. I mercati veneziani manifestano una maggior consistenza nella contrazione del prodotto in transito che va dal -3,2% di Chioggia al -7,8% di Caorle. Fra i mercati rodigini, gli incrementi produttivi riguardano Pila e Porto Viro: quest'ultimo è l'unico che evidenzia un trend positivo sia nei quantitativi (+16,7%) che nel valore (+3,2%) (Figura 8.3.10).
Il dato relativo alla produzione locale transitante per i mercati ittici considerati ammonta a 23.358 tonnellate, per un valore di 53 milioni di euro, e rappresenta il 69% in quantità e il 45% in valore del commercializzato complessivo.
Il trend decrescente registrato dalla flotta peschereccia veneta continua, anche se in misura più attenuata rispetto agli anni precedenti: nel 2009 le imbarcazioni iscritte nel Fleet Register dell'Unione Europea risultavano essere 783. In crescita del 3% rispetto al 2008 le imprese ittiche che raggiungono quota 3.044. In particolare, si assiste a un aumento delle imprese dedite all'allevamento (+5%) e una relativa stabilità di quelle che esercitano la pesca professionale. Vi sono inoltre 52 imprese attive nella trasformazione di prodotti ittici, concentrate soprattutto a Rovigo e Venezia, 111 aziende operanti nel commercio all'ingrosso, mentre gli esercizi commerciali al dettaglio sono complessivamente 514, dei quali 305 ambulanti.
Nel terzo trimestre 2009 il valore delle importazioni in Veneto dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura è stato pari a 155,5 milioni di euro mentre quello delle esportazioni si attesta sui 33,7 milioni di euro, con un saldo negativo della bilancia commerciale di 121,7 milioni di euro (Figura 8.3.11).
Si registra un calo del 6% delle importazioni rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre le esportazioni diminuiscono del 2,6%. Sempre in termini di valore, il Veneto copre il 25,8% delle importazioni di prodotti ittici nazionali e il 24% delle esportazioni.

Figura 8.3.1
Variazione % del numero di imprese per tipologia. Veneto - Anni 2009/08:2002/01
Figura 8.3.2
Distribuzione % del valore della produzione per comparto produttivo Veneto - Anno 2009
Tabella 8.3.1
Valore della produzione (000 euro) per comparto produttivo Veneto - Anno 2009
Figura 8.3.3
Evoluzione delle superfici investite (ha) a colture energetiche. Veneto - Anni 2005:2008
Figura 8.3.4
Esportazioni di vino in euro correnti (milioni) e litri (milioni). Veneto - Anni 2004:2008
Figura 8.3.5
Produzione di vino per tipologia (hl). Veneto - Anno 2009 e variazione % 2009/08
Figura 8.3.6
Peso % del fatturato alla produzione e del numero di certificazioni a DOP-IGP sul totale nazionale per regione - Anno 2008
Figura 8.3.7
Ripartizione % per comparto merceologico del numero di prodotti DOP/IGP per Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto - Anno 2008
Figura 8.3.8
Latte prodotto (litri) e numero aziende produttrici. Veneto - Anni 2004:2009
Figura 8.3.9
Numero capi avicoli (milioni) e % su totale Italia. Veneto - Anni 2006:2008
Figura 8.3.10
Prodotto commercializzato per mercato ittico (tonnellate e milioni di euro). Veneto - Anno 2009
Figura 8.3.11
Bilancia commerciale dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura in Veneto - Terzo trimestre 2009


Verifica l'accessibilità del Rapporto Statistico 2010 : Valid HTML 4.01! 

I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - U.O. Sistema Statistico Regionale".
La traduzione in inglese è a cura del Centro Linguistico di Ateneo dell'Università di Padova.