La Regione del Veneto per fronteggiare il crescente abuso di sostanze psicoattive (cannabinoidi, oppiacei, altre droghe illegali e alcol) nella popolazione ha attivato un sistema integrato di servizi pubblici e privati per la prevenzione, il trattamento terapeutico riabilitativo, il reinserimento socio-lavorativo e la prevenzione delle ricadute.
Negli anni '90
(Nota 1) sono state attribuite alle Regioni le funzioni di prevenzione e di intervento contro l'uso di sostanze stupefacenti o psicotrope e sono stati individuati nei servizi per le tossicodipendenze (Ser.T), istituiti presso le Aziende Ulss, gli strumenti operativi per esercitare tali funzioni regionali.
La normativa nazionale stabilisce che gli enti locali e i Ser.T possono avvalersi della collaborazione di gruppi di volontariato o degli enti ausiliari che svolgono senza fine di lucro la loro attività con finalità di prevenzione del disagio psico-sociale, assistenza, cura, riabilitazione e reinserimento dei tossicodipendenti ovvero di associazioni, di enti di loro emanazione con finalità di educazione dei giovani, di sviluppo socio-culturale della personalità, di formazione professionale e di orientamento al lavoro.
Dalle rilevazioni nel contesto regionale emerge attualmente un quadro ricco e articolato di servizi pubblici e privati, di natura ambulatoriale, diurna e residenziale, affiancato da gruppi di auto-aiuto e da associazioni di volontariato, per fronteggiare il fenomeno della tossicodipendenza e dell'alcolismo, che rappresenta il sistema delle dipendenze della Regione del Veneto.
Tale sistema si articola in 21 dipartimenti funzionali per le dipendenze, 38 servizi per le tossicodipendenze (Ser.T), 5 comunità terapeutiche pubbliche, 31 enti ausiliari con oltre 50 sedi operative (le cosiddette comunità terapeutiche private), oltre 600 gruppi di auto-aiuto, soprattutto nel settore dell'alcolismo, e oltre 60 associazioni di volontariato.
Attraverso questa articolata rete di servizi, viene assistita una quota significativa di tossicodipendenti e alcoldipendenti; in particolare negli ultimi dieci anni si è osservato un costante aumento degli utenti assistiti: le persone tossicodipendenti assistite passano da 13.201 nel 2001 a 14.197 nel 2008, e quelle alcoldipendenti da 7.648 utenti nel 2001 a 11.827 nel 2008
(Figura 14.5.1).
L'utenza tossicodipendente assistita è costituita per l'83,4% da maschi e per il 16,5% da femmine e, rispetto all'età, il 30% circa ha un'età compresa tra i 20-30 anni, il 36% tra i 30-40 anni, una quota pari al 5% ha un'età compresa tra i 15-19 anni. Per questi utenti prevale l'abuso di eroina (71% degli utenti), significativo anche se secondario è, invece, l'abuso di cannabis (31,5%) e cocaina (29%).
Gli interventi effettuati consistono soprattutto in trattamenti con metadone (38,2% degli utenti), trattamento solo psicosociale (30%), trattamento con "altri farmaci non sostitutivi" (18,3%), e trattamento con buprenorfina (11,7%). Tra i principali motivi della dimissione degli utenti emerge nel 18,6% dei casi il completamento del trattamento, negli altri casi non risolutivi si verifica il passaggio ad altra struttura (23,2%), l'abbandono o la fuga (21,5%), l'interruzione del trattamento (18,9%).
L'utenza alcoldipendente assistita è costituita per il 77,9% da maschi e per il 22,1% da femmine, la fascia d'età più numerosa è quella dai 40-49 anni (27,5%), seguita da quella dai 50-59 anni (23,8%).
La bevanda maggiormente citata come problematica è il vino (67,4%), il 7,5% degli utenti alcoldipendenti fa anche uso di sostanze stupefacenti e il 4,3% un uso improprio o abuso di psicofarmaci.
Il trattamento più frequente per gli alcoldipendenti è quello medico-farmacologico ambulatoriale (28,3%), il counselling all'utente o alla famiglia (28,4%) seguito dall'inserimento degli utenti in gruppi di auto aiuto.
L'ambito regionale di intervento dell'esclusione e dell'area penale è volto a promuovere modelli territoriali di intervento a favore di persone detenute e in area penale esterna, persone vittime di abuso e sfruttamento sessuale
(Nota 2) e persone in estrema povertà e senza dimora
(Nota 3).
La funzione di programmazione regionale trova traduzione nello sviluppo di linee guida che rispondono alla strategia di consolidare il modello di partnership tra soggetti pubblici e terzo settore, favorendo la coprogettazione, favorire collaborazioni su basi locali fra diversi soggetti per evitare la concorrenzialità frammentata e sostenere l'implementazione delle reti territoriali che possano promuovere azioni di inclusione sociale.
Per le persone vittime di abuso e sfruttamento sessuale e quelle in condizioni di povertà estrema e senza dimora la Regione del Veneto ha promosso, su base territoriale provinciale, la realizzazione di piani territoriali di inclusione sociale con capofila i 7 Comuni capoluogo.
Nel 2008, in raccordo con il Ministero di Giustizia, a favore della popolazione detenuta e in area penale esterna sono stati finanziati 29 progetti socio-educativi, realizzati dal terzo settore, con l'obiettivo di supportare il reinserimento sociale del target
(Tabella 14.5.1).