(Nota 1) La difficile situazione congiunturale, ma ancor prima la necessità di mantenere un ruolo importante nella competitività internazionale ha indotto i diversi attori economici e sociali a riprogettare le linee strategiche per il futuro. In questa nuova visione dell'impresa tutti concordano l'importanza dell'offerta di prodotti/servizi innovativi e di qualità, competenze di alto livello, progetti di ampio respiro, uso di tecnologie eccellenti, cospicui investimenti. Elementi che mal si coniugano col "nanismo" industriale che caratterizza il panorama industriale italiano e veneto.
In Veneto la dimensione media d'impresa nel 2007, ultimo dato disponibile in materia, è di poco superiore ai 4 addetti e le Piccole Imprese
(Nota 2) rappresentano il 93,7% del totale. Nella maggioranza dei casi la piccola impresa non dispone dei mezzi per fronteggiare le nuove sfide.
Anche le Piccole Medie Imprese, che in Veneto rappresentano il 6,2% del totale, sono molto sensibili al contenimento dei costi e poco propense ad avviare investimenti che potrebbero non dare frutti e il cui eventuale ritorno economico sarebbe differito nel tempo, ma sono spesso "costrette" ad investire per fronteggiare la concorrenza dei paesi emergenti. Le PMI nazionali e venete non possono competere sui mercati con la leva dei costi, quindi per mantenere la propria autonomia devono puntare sulle "reti", forme di aggregazione per raggiungere migliori performance: costituzione di gruppi, distretti, associazioni di categoria, consorzi, collaborazioni con istituti di ricerca, ecc.
In realtà, in letteratura, la definizione di rete è molto vasta: viene genericamente definita come "...una forma di organizzazione flessibile attraverso la quale le imprese che la compongono possono scambiarsi informazioni, conoscenze, beni e servizi in modo più efficiente di quanto possa fare il mercato o l'impresa gerarchicamente definita" (Marchica, 2004).
Sono molti gli economisti
(Nota 3) che identificano la base del successo veneto a partire dagli anni Ottanta nell'"economia della rete", concetto che va oltre le relazioni di tipo amministrativo-gestionale, ma deriva dall'esistenza di una comunità caratterizzata da valori condivisi e da un forte senso di appartenenza antico che sposano l'avanzamento tecnologico e la globalizzazione. Alla base dei rapporti tra gli attori della rete c'è la fiducia. Gli attori della rete sono, non necessariamente in ordine gerarchico: l'impresa finale, i fornitori, i terzisti, i clienti, la "squadra" dei dipendenti, le imprese di servizio, i sindacati, le associazioni di categoria, gli istituti bancari, le istituzioni di formazione, gli enti di ricerca e gli attori politici. Per approfondire il nesso tra economia di rete e cultura locale si rimanda ad uno studio antropologico condotto da Walter (2004)
(Nota 4), qui verranno affrontate le forme quantificabili da un punto di vista statistico di aggregazione imprenditoriale; quindi il capitolo affronta, dopo un'analisi dell'andamento delle imprese nell'anno di crisi 2009, la descrizione dei gruppi d'impresa in Veneto, uno studio sui principali distretti produttivi veneti, le peculiarità delle relazioni tra imprese plurilocalizzate dei sistemi locali del lavoro della regione per concludere con un accenno alle reti della ricerca.