Capitolo 3

L'accessibilità scolastica: opportunità e limiti

Oggi, una scuola che voglia promuovere e accogliere correttamente le nuove generazioni, si configura come uno dei primi luoghi dove è necessario promuovere il cambiamento, dove le giovani generazioni, e sempre di più anche le persone in età adulta, possano costantemente trovare l'ambiente adatto per concretizzare la propria "realizzazione formativa", anticamera dell'esperienza lavorativa e di vita comunitaria e sociale.
Per realizzare tale obiettivo, è necessario dunque conoscere quanti ragazzi frequentano il nostro sistema formativo, che difficoltà incontrano per accedervi e per restare al suo interno e quali siano le caratteristiche di provenienza degli studenti. Sotto questo profilo entrano in gioco i concetti di accessibilità e sostenibilità, strumenti di partenza per una offerta scolastica equa.
Definiamo accessibilità (territoriale, economica, sociale, ecc...) la caratteristica dell'offerta scolastica d'essere fruibile con facilità da un qualsiasi studente, mentre definiamo sostenibilità (territoriale, economica, sociale, ecc...) il soddisfacimento delle esigenze scolastiche attuali, senza compromettere la possibilità dei futuri studenti di sopperire alle proprie. (Nota 1)
La possibilità di frequentare una scuola è sempre stata una questione di vitale importanza per i ragazzi e non solo, così come la possibilità di recarvisi senza troppi disagi.
Anche se il punto di partenza per un'offerta equa e qualitativa è senza dubbio una capillare distribuzione di ogni tipologia di istituto sul territorio, non sempre però i ragazzi hanno uguali possibilità di potersi recare agilmente nella scuola che preferiscono.
Un'offerta scolastica ben distribuita sul territorio è, inoltre, una delle possibili risposte a problemi legati alla mobilità urbana ed extra-urbana.
Infine, è importante garantire una spesa per l'istruzione sostenibile per tutte le famiglie e mantenere il giusto rapporto tra istituzioni scolastiche pubbliche e private, offrendo così una pluralità di servizi e possibilità educative alle famiglie.
 
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3.1 - L'accessibilità territoriale

Un'uniforme distribuzione delle scuole e degli iscritti sul territorio è chiaramente un primo passo verso un sistema scolastico improntato sulle pari opportunità di accesso: da sempre il problema legato alla lontananza dal luogo di studi è stata una delle variabili che influiva, più o meno consciamente, sulle scelte dei ragazzi.
E' opportuno monitorare quali sono, nella nostra regione, i limiti ancora da superare per avere una scuola superiore che possa dirsi realmente accessibile a tutti.
Nel valutare l'offerta scolastica, l'accessibilità territoriale alle strutture formative ricopre, quindi, un ruolo centrale: questa viene intesa come la capacità del territorio di programmare strutture e mezzi adeguati a rispondere alle esigenze di mobilità che si manifestano nello stesso.
Al fine, quindi, di stimare l'offerta scolastica del territorio, in termini di accessibilità, si sono messi a punto due indicatori, "prime iscrizioni per istituto" e "km² per istituto": il primo è dato dal rapporto tra prime iscrizioni (ovvero gli iscritti al primo anno senza i ripetenti) e il numero complessivo di istituti superiori; il secondo è il rapporto tra la superficie in km² del territorio e il numero complessivo di istituti superiori.
Entrambi gli indicatori sono stati anche specificati per tipologia scolastica, così da monitorare se l'offerta formativa copre in egual maniera tutte le potenziali scelte dei ragazzi.
Nel Veneto, per l'anno scolastico 2008/09, si contano in media 88,4 nuovi iscritti per istituto, ovvero 3/4 classi, e una scuola superiore ogni 39,8 km².
Licei e istituti tecnici registrano intorno ai 90 nuovi iscritti per anno, mentre gli istituti professionali si fermano a quota 83,4.
E' presente un liceo ogni 104,5 km², mentre i professionali sono meno diffusi sul territorio (uno ogni 154,4 km²), delineando un'accessibilità più ridotta.
Specificando, invece, i due indicatori per provincia si notano alcune differenze significative: a Vicenza le prime iscrizioni per istituto arrivano a 110, mentre a Belluno sono solamente 48; le altre province si collocano tra 80 e 90 nuovi iscritti.
Padova e Treviso riescono a garantire una maggiore accessibilità, potendo offrire un istituto ogni 25-26 chilometri quadrati; buona anche la situazione di Venezia, Verona e Vicenza, con valori tra i 36 e i 39 km² per istituto. Peggiore il dato di Rovigo e Belluno, che registrano rispettivamente 77,8 e 99,4 km² per istituto, a segnare come per queste due realtà la capacità di garantire un'offerta di educazione accessibile e uniforme sul territorio presenti delle criticità dovute, probabilmente, anche alla specificità geografica e alla densità demografica delle province in questione.
I risultati ottenuti, però, vanno bene considerati: infatti, un'area di 100 km² può essere interpretata anche come un quadrato con lato uguale a 10 Km; così come percorrere una decina di Km per andare a scuola può essere poca cosa per qualche studente, affrontabile anche in bici, mentre può significare ben altro impegno in zone montuose, di traffico cittadino o in mancanza di mezzi pubblici. (Tabella 3.1.1) (Tabella 3.1.2)
Nel confronto regionale, l'indicatore relativo ai km² per istituto mostra che, nell'a.s. 2008/09, Lombardia, Lazio e Campania sono le tre regioni con una maggiore concentrazione di istituti sul territorio; seguono, per il Nord-Italia, Veneto e Liguria, mentre, per il Sud, Puglia, Calabria e Sicilia.
Carente, invece, la concentrazione di istituti in Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta e Sardegna; per queste tre regioni vi è, quindi, una possibile maggiore difficoltà degli studenti nel raggiungere la propria scuola, poiché mediamente si trova più distante da casa.
Nel complesso il Veneto ha una buona accessibilità territoriale, al di sopra anche della media italiana, che si attesta su un valore pari a 44,4 km².
Considerando, poi, i comuni veneti sedi di istituti superiori si nota che il 13% di questi ospita almeno un istituto; principalmente le scuole superiori sono concentrate, in modo abbastanza omogeneo, nei comuni capoluogo, e, più generalmente, nelle zone centrali del territorio.
Come si evince dalla mappa, la concentrazione di istituti si abbassa nelle zone territoriali di confine, ed in modo particolare per le zone della bassa rodigina e nell'alto bellunese. (Figura 3.1.1) (Figura 3.1.2)

Tabella 3.1.1

Prime iscrizioni per istituto superiore (*) e km² per istituto superiore (**) per tipologia scolastica. Veneto - A.s. 2008/09

Tabella 3.1.2

Prime iscrizioni per istituto superiore (*) e km² per istituto superiore (**) per provincia. Veneto - A.s. 2008/09

Figura 3.1.1

Accessibilità all'offerta educativa: km² per istituto (*) - A.s. 2008/09

Figura 3.1.2

Accessibilità all'offerta educativa: Comuni sedi di istituti secondari di secondo grado - A.s. 2008/09
 
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3.2 - Muoversi per andare a scuola

L'adolescenza rappresenta il primo vero momento di svolta nella vita di ogni ragazzo perché viene, più o meno naturalmente, per la prima volta responsabilizzato e portato a fare scelte con la propria testa ed in base alle proprie convinzioni.
Dando uno sguardo, a livello nazionale (Nota 2), ai dati sulla mobilità degli studenti per andare a scuola, si osserva che nel 2008 più di otto ragazzi su dieci usa un mezzo di trasporto: si passa dall'81,3% per i 14-17enni all'86,8% per i 18-19enni; risulta, quindi, esigua la quota di coloro che vanno a scuola a piedi.
Il mezzo di trasporto più utilizzato è il pullman/corriere, quasi uno studente su tre, e nello specifico 32,8% per 14-17enni e 31,6% per i 18-19enni; a seguire tram e bus (21,2% per i 14-17enni e 22,1% per i 18-19enni) e l'uso dell'automobile come passeggero (24,7% per i 14-17enni e 16,6% per i 18-19enni).
Nel caso dell'auto, come passeggero, la percentuale scende tra i 18-19enni dal momento che, con il conseguimento della patente, usano la macchina autonomamente (10,7%).
Le differenze per genere si manifestano principalmente nell'uso di moto/ciclomotore e bicicletta, più in voga tra i maschi, compensata dall'auto preferita dalle femmine.
In media circa uno studente italiano su quattro, in età 14-17 anni, impiega più di 31 minuti per recarsi al proprio istituto superiore; significa quindi che spende almeno un'ora al giorno per muoversi da casa a scuola.
Più alta la quota di 18-19enni che impiegano oltre mezz'ora per arrivare a scuola o all'università, 29,3%; scende, inoltre, dal 40,3% al 30,1%, per le due classi di età, la quota di studenti che impiega poco tempo per recarsi al proprio istituto scolastico (fino a 15 minuti).
Scomponendo i risultati per sesso, non si notano differenze fortemente rilevanti; l'unica cosa evidente è che le ragazze più giovani che impiegano almeno mezz'ora per recarsi a scuola sono quattro punti percentuali in più dei loro coetanei maschi. (Tabella 3.2.1) (Tabella 3.2.2)
Veneto, attrattivo per i giovani universitari?
Considerando ora nel dettaglio i flussi degli studenti universitari per raggiungere l'ateneo scelto, nella propria regione o fuori da questa; sono stati messi a punto degli indici per valutare gli spostamenti degli immatricolati in base alla loro provenienza e alla capacità degli atenei della nostra regione di tenere sul territorio i diplomati veneti, nonché parallelamente di attirare studenti da altre regioni.
Il 17,1% degli immatricolati in atenei veneti, nel 2008/09, proviene da fuori regione; di questi il 4,7% è costituito da ragazzi che vengono dalla Lombardia, il 5,0% dal Trentino Alto Adige e poco più del 2% dal Friuli Venezia Giulia. Solo uno su cento, invece, viene dall'Emilia Romagna. Se gli immatricolati lombardi e trentini si iscrivono prevalentemente nell'ateneo veronese, i giovani friulani e romagnoli preferiscono, invece, l'ateneo di Padova, particolarmente attrattivo anche per gli studenti provenienti da altre regioni.
Salvo sporadici casi, la migrazione degli studenti in Veneto per gli studi universitari dipende strettamente dal luogo di provenienza; difatti la tendenza è quella di immatricolarsi negli atenei più prossimi alla propria regione di provenienza. (Tabella 3.2.3) (Tabella 3.2.4)
Nell'anno accademico 2008/09 sono però di più i ragazzi che escono dal Veneto che quelli che entrano: infatti, la quota di veneti che si immatricola fuori regione è maggiore (24,4%) della percentuale degli studenti di altre regioni che viene a studiare in Veneto.
Si esce dalla regione soprattutto per frequentare i corsi a Ferrara, 4,7% dei nuovi iscritti veneti, Trieste (3,6%), Milano (3,5%), Udine (3,4%) e Trento (3,1%).
Ad eccezione di Milano, anche i diplomati veneti che decidono di iscriversi ad una università fuori regione si mostrano più intenzionati ad immatricolarsi in atenei vicini alla regione di provenienza; difatti, le sedi citate sono quelle con maggiore prossimità ai nostri confini regionali. Si sottolinea, inoltre, come il Veneto sia circondato da atenei di altre regioni con sede prossima al confine regionale (Brescia, Ferrara, Trento, ecc...).
Chiaramente, quindi, l'aspetto della distanza da casa è un fattore rilevante, anche per coloro che decidono di svolgere i propri studi universitari fuori Veneto; l'accessibilità territoriale, e conseguentemente l'accessibilità economica, è una variabile trasversale molto importante nelle scelte dei giovani studenti.
C'è ancora da lavorare sul campo dell'attrattività, dell'innovazione e della competitività per ottenere almeno una situazione di equilibrio tra entrate ed uscite dei ragazzi universitari.
Nello specifico, nel 2008/09, tra gli atenei veneti, quello di Verona presenta la quota più elevata di immatricolati provenienti dalla provincia stessa; ben il 46,7% dei nuovi iscritti, infatti, è residente proprio nella provincia di Verona. Questa percentuale scende al 32,1% per l'ateneo di Ca' Foscari e al 28,2% per quello patavino.
L'ateneo che attrae più ragazzi da fuori provincia è Architettura, dove oltre il 77% dei suoi studenti provengono da fuori Venezia; chiaramente ciò è dovuto al fatto che la facoltà di Architettura di Venezia è l'unica disponibile in una vasta area di territorio. Segue Padova con il 68,0% e Ca' Foscari, 64,9%; la vera differenza la fa l'ateneo veronese, dove questa percentuale è il 48,3%.
L'università di Verona rappresenta, però, anche l'ateneo con la percentuale più elevata di studenti provenienti da un'altra regione, ben il 27,3%. (Figura 3.2.1)

Tabella 3.2.1

Percentuale di studenti in età 14-19 anni che escono da casa per andare a scuola o all'università per eventuali mezzi di trasporto utilizzati, sesso e classe di età. Italia - Anno 2008

Tabella 3.2.2

Percentuale di studenti in età 14-19 anni che escono da casa per andare a scuola o all'università per tempo impiegato, sesso e classe di età. Italia - Anno 2008

Tabella 3.2.3

Indice di attrazione: percentuale di immatricolati in atenei veneti provenienti da fuori Veneto sul totale degli immatricolati in Veneto per ateneo e regioni limitrofe - A.a. 2008/09

Tabella 3.2.4

Indice di fuga: percentuale di veneti immatricolati fuori dal Veneto sul totale dei veneti immatricolati per sedi dell'ateneo - A.a. 2008/09

Figura 3.2.1

Percentuale di immatricolati in atenei veneti per ateneo scelto e provenienza rispetto alla sede dell'ateneo - A.a. 2008/09
 
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3.3 - La spesa delle famiglie per l'istruzione

Una spesa per l'istruzione che sia sostenibile per tutte le famiglie è un requisito fondamentale di un sistema scolastico davvero accessibile.
Per ogni ragazzo che frequenta una scuola superiore la famiglia deve sostenere due tipi di spesa: quella direttamente indirizzata alle istituzioni educative, prevalentemente costituita dalle rette e dalle tasse di iscrizione, e quella rivolta all'acquisto di beni e servizi collaterali, da considerarsi necessari per una corretta frequenza e fruibilità del corso di studi.
Ma quanto incide questa spesa su quella complessiva di una famiglia?
Dal 1990 al 2006 l'incidenza della spesa per l'istruzione sulla spesa pubblica totale si è ridotta in Italia dal 10,3% all'8,8%, mentre altre voci, dalla previdenza alla sanità, all'ordine pubblico, hanno visto crescere la loro aliquota. (Nota 3)
Di poco al di sotto del dato nazionale, la percentuale di spesa che le famiglie venete dedicano all'istruzione nel 2008: lo 0,8% della spesa media mensile totale contro l'1% registrato in Italia. Più alta la spesa in Trentino Alto Adige, Molise, Basilicata e Calabria, (tutte pari all'1,8%), mentre Valle d'Aosta e Abruzzo registrano le quote più basse, rispettivamente, 0,7% e 0,6%. Va sottolineato che la spesa per l'istruzione spesso non si allinea con il trend della spesa totale: infatti, sebbene il Veneto presenti la spesa media mensile totale più alta fra le regioni, la quota impiegata per la scuola è tra le più basse; viceversa, Molise, Basilicata e Calabria, sebbene sono tra le regioni con i più bassi consumi, sono quelle che spendono di più per l'istruzione dei figli. (Figura 3.3.1)
Osservando il trend storico, nel Veneto tale percentuale era pari all'1,0% nel 2004 e all'1,3% nel 2006; dal 2006 al 2008 la percentuale invece scende gradualmente fino ad arrivare allo 0,8%. Diminuzione che, anche se con tendenze diverse, è presente anche in altre realtà territoriali.
Occorre, però sottolineare che questo dato, essendo legato strutturalmente alla spesa, risente di diversi fattori, legati anche all'andamento dell'economia e quindi indipendenti dalla scuola. (Figura 3.3.2)
Se si considerano, poi, i dati della Fondazione Agnelli, risulta che il Veneto, in una graduatoria regionale, è la terzultima regione per la percentuale di spesa impiegata per la scuola sul totale del Prodotto Interno Lordo (PIL); nella nostra regione, infatti, solamente il 2,5% del PIL viene destinato alla scuola. A seguire unicamente Emilia Romagna, 2,3%, e Lombardia, 2,2%.
In testa alla classifica si trova, invece, la Calabria, dove quasi il 7% del PIL viene speso per l'educazione scolastica; si può facilmente osservare come le prime posizioni di questa graduatoria siano quasi totalmente (ad eccezione del Trentino Alto Adige, settimo) occupate da regioni del Mezzogiorno; l'Italia si attesta su una quota pari al 3,4% del PIL.
Tali dati vanno, però, considerati alla luce delle differenze riscontrabili nei prodotti interni lordi delle regioni, più alti genericamente per le regioni del Nord rispetto a quelle del Sud. Considerato, infatti, che la spesa per l'educazione dei figli ha dei costi fissi a prescindere dal Pil della regione, non si può univocamente affermare che nel Veneto vi sia effettivamente un investimento minore nell'educazione; più basso è il Pil, più alta risulta la quota della spesa per la scuola. (Figura 3.3.3)

Figura 3.3.1

Spesa media mensile totale per famiglia (in euro) e percentuale della spesa per l'istruzione sul totale della spesa per regione - Anno 2008

Figura 3.3.2

Rapporto percentuale tra spesa media mensile per l'istruzione sul totale della spesa media mensile per famiglia - Anni 2004:2008

Figura 3.3.3

Pil e stima della spesa per la scuola (in miliardi di euro a prezzi correnti) per regione - Anno 2007
 
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3.4 - La partecipazione scolastica

Dopo una progressiva crescita negli ultimi anni, la partecipazione complessiva alla scuola secondaria di secondo grado in Veneto è lievemente in calo.
Rispetto alla popolazione di riferimento, ovvero i giovani in età 14-18 anni, gli iscritti alle scuole superiori, nel Veneto, nel 2008/09 sono l'88,5%, contro il 92,5% dell'Italia. Il 35,2% dei ragazzi veneti di 14-18 anni è iscritto presso un liceo: di questi quasi il 26% tra licei classici o scientifici (rispettivamente 16,7% agli scientifici e 9,2% nei classici), il 7,2% in un ex istituto/scuola magistrale e poco più del 2% tra licei artistici e linguistici. Seguono gli istituti tecnici, frequentati nel Veneto dal 32,1% dei 14-18enni; poco più di uno su cinque frequenta, invece, un istituto professionale. (Figura 3.4.1)
Sempre più liceali
In linea con la tendenza degli ultimi anni, si assiste ad una licealizzazione dei ragazzi tanto per l'Italia quanto per il Veneto, anche se per quest'ultimo in misura meno marcata.
Il futuro della nostra società è legato strettamente al suo capitale umano e a una preparazione sempre maggiore; livelli di istruzione più elevati sono quindi richiesti per poter restare al passo con i cambiamenti in atto e le scuole liceali appaiono come il percorso preferenziale per coloro che hanno l'intenzione di incamminarsi in seguito all'università.
Nel Veneto si passa dal 32,2% di 14-18enni iscritti nei licei nell'anno scolastico 2004/05 al 35,2% del 2008/09, a scapito degli istituti tecnici e dei professionali. (Figura 3.4.2)
Le diverse scelte per genere
Alcune differenze nei percorsi degli studenti per genere sono naturali, se non fisiologiche.
In un periodo in cui spesso si sente parlare di pari opportunità, è necessario, quindi, riuscire a capire le differenti aspettative tra maschi e femmine. In generale, per le scuole superiori della nostra regione nell'a.s. 2008/09, la percentuale di femmine sul totale degli studenti è pari al 49,5% degli iscritti; maschi e femmine risultano quindi praticamente alla pari. Suddividendo, però, gli studenti per tipologia scolastica si osserva che le ragazze preferiscono principalmente una preparazione rivolta all'insegnamento, o un'istruzione artistica e liceale; viceversa, gli istituti professionali, e in particolare i tecnici, ottengono una partecipazione femminile sotto la media (44,6% e 38,7%). (Figura 3.4.3)

Figura 3.4.1

Tasso di partecipazione scolastica alle scuole secondarie di secondo grado (*) per tipologia scolastica. Veneto - A.s. 2008/09

Figura 3.4.2

Tasso di partecipazione scolastica alle scuole secondarie di secondo grado (*) per tipologia e anno scolastico. Veneto - A.s. 2004/05 : 2008/09

Figura 3.4.3

Percentuale di iscritte femmine sul totale degli iscritti alla scuola secondaria di II grado per tipologia scolastica. Veneto - A.s. 2008/09
 
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3.5 - L'integrazione scolastica degli stranieri

La società cambia... e la scuola?
I cambiamenti sociali e l'innovazione culturale entrano in continuazione nel sistema scolastico, in particolare se lo si considera dal lato dei soggetti più rilevanti che lo compongono.
Sotto il profilo comunitario, delineato nel trattato di Lisbona 2000 e, da ultimo, nella strategia "Europa 2020", l'attenzione è focalizzata oltre che al miglioramento della qualità e dell'efficacia dei sistemi di istruzione e di formazione nell'Unione europea, anche sull'accesso di tutti i cittadini all'istruzione e alla formazione lungo tutto l'arco della vita e sull'apertura al mondo dei sistemi di istruzione e di formazione.
Un sistema formativo capace di essere al passo con il progresso e proiettato al futuro implica una scuola che sa progettare, assumere dei rischi ed anticipare le domande e i bisogni dei propri studenti al fine di dare risposte sempre attuali e dinamiche, in linea con i tempi e la crescita del Paese.
Ecco perché vi è la necessità di un sistema scolastico che sappia leggere i cambiamenti come opportunità per rinnovare e rinnovarsi, come occasioni di sfida per testare le proprie capacità educative e sociali.
La forte crescita degli stranieri a scuola
Negli ultimi trent'anni, il nostro Paese è stato protagonista di forti fenomeni di migrazioni da parte degli stranieri, stabilitisi e integratisi nelle nostre comunità, i cui figli, in particolare negli ultimi dieci anni, hanno cominciato dapprima a frequentare le scuole primarie, fino ad arrivare in numero consistente alla fine del percorso scolastico dell'obbligo.
La percentuale di studenti con cittadinanza non italiana è, difatti, decisamente in crescita negli ultimi anni, tanto nella nostra regione, quanto in Italia; nell'ultimo decennio, però, il Veneto è diventato una delle mete favorite delle famiglie immigrate che vengono a risiedere in Italia.
Questo è attribuibile in parte al fatto che gli stranieri riescono a trovare maggiori opportunità in campo lavorativo, soprattutto nel campo agricolo ed industriale, nella nostra regione.
L'arrivo massiccio di stranieri, per lo più in cerca di lavoro, ha portato in meno di dieci anni a far aumentare significativamente la quota dei nati da genitori stranieri e di conseguenza la quota di studenti stranieri nelle scuole del Veneto, divenendo così una delle principali realtà territoriali per quanto concerne il fenomeno dell'incidenza di stranieri nel sistema educativo.
L'incidenza degli alunni stranieri sulla popolazione scolastica delle superiori è aumentata di quasi sette volte dall'anno scolastico 2000/01 al 2008/09, portandosi dallo 0,9% al 6,9%; simile, anche se meno marcata, la tendenza per l'Italia, che passa dallo 0,7% al 4,8%.
Anche all'interno della nostra stessa regione è possibile osservare delle forti differenze in termini di quote di studenti stranieri; questo, come già detto, si spiega con la maggiore attrattività che godono certe zone dove il mercato del lavoro ha una più forte richiesta di manodopera straniera e permette una più rapida integrazione degli stessi. (Figura 3.5.1)
Ecco quindi perché nella scuola superiore vi è uno scarto così evidente tra la provincia di Treviso, che nel 2008/09 conta l'8,5% di studenti stranieri sulla sua popolazione scolastica, e Belluno, dove tale valore è meno del 4%. (Figura 3.5.2)
Gli stranieri nei nostri banchi di scuola, soprattutto romeni, marocchini e albanesi
Ma da dove vengono questi giovani stranieri iscritti nelle nostre scuole?
La risposta a questa domanda appare oggi necessaria se si vuole essere una società interculturale, in grado di trovare delle soluzioni efficaci alle potenziali situazioni complesse, pur salvaguardando le differenze culturali.
La complessità sociale derivata dalla crescita di figli di immigrati nelle nostre scuole, inoltre, mette il sistema scolastico di fronte alla necessità di continuo rinnovamento, nonché genera nuove figure e profili professionali, prima inesistenti.
Si osserva che, per l'anno scolastico 2008/09, considerando il totale di alunni stranieri in tutti gli ordini di scuole, le sei cittadinanze più rappresentative coprono oltre il 61% del totale degli iscritti di cittadinanza non italiana nelle scuole venete: la più rilevante è la percentuale di romeni, che sono il 15,2% del totale degli stranieri, seguiti dai marocchini, 14,7%; albanesi, 11,3%; serbi-montenegrini-kosovari, 7,7%; cinesi, 6,6%, ed infine moldavi, 5,8%.
Rispetto all'anno 2007/08, invece, le sei cittadinanze che sono cresciute più fortemente sono di origine africana: prima fra tutte il Burkina Faso, 28,7%, la moldava, 24,9%, la senegalese, 23,4% e la nigeriana, 22,8%. (Figura 3.5.3)
Per le sole scuole superiori le cittadinanze più rappresentate coincidono con quelle emesse nel totale delle scuole venete; anche in questo caso, difatti, le prime sei nazionalità rappresentano ben più della metà (62%) degli iscritti stranieri: nell'ordine si hanno romeni (16%), albanesi (11%), moldavi (11%), marocchini (9%), cinesi (7,5%) e serbo-montenegrini (7%).
Le scelte scolastiche degli stranieri
Generalmente i figli degli immigrati in passato non hanno avuto le stesse opportunità, sociali ed educative, dei giovani italiani; oggi le cose sono un po' diverse.
Nell'anno scolastico 2008/09 in Veneto, il 43,7% degli studenti stranieri si iscrivono ad un istituto professionale e il 41,0% ad un istituto tecnico, a segnale del perpetuarsi di una condizione sociale che vede gli stranieri più rivolti a lavori a carattere prettamente tecnico o manuale; solo il 13,1%, infatti, frequenta un liceo, che rappresenta la scuola più ambita per coloro i quali abbiano l'intenzione di proseguire il proprio cammino di formazione verso il mondo universitario. (Figura 3.5.4)
Tale logica si lega anche con lo status sociale delle famiglie: i figli di immigrati difficilmente arrivano a quei lavori socialmente ed economicamente più ambiti, confermando la più evidente difficoltà per gli studenti stranieri di elevare la propria condizione sociale.
Parallelamente si può osservare come l'incidenza degli studenti di nazionalità non italiana, rispetto al totale degli iscritti, sia molto più spiccata negli istituti professionali (13,6%) e nei tecnici (7,7%), piuttosto che nei licei (2,4%) o nell'istruzione artistica (4,2%). Il fatto che più di uno studente su dieci ai professionali sia straniero, mentre sia solamente uno su cinquanta ai licei, conferma quanto appena detto; si evidenzia, inoltre, che, se si tenesse conto anche dei corsi regionali di formazione professionale, la percentuale di una scelta per così dire "professionalizzante" sarebbe destinata a salire ulteriormente. (Figura 3.5.5)

Figura 3.5.1

Percentuale di studenti con cittadinanza non italiana sul totale degli alunni nelle scuole secondarie di II grado. Veneto e Italia - A.s. 2000/01:2008/09

Figura 3.5.2

Percentuale di studenti con cittadinanza non italiana delle scuole secondarie di II grado sul totale degli alunni per provincia. Veneto - A.s. 2008/09

Figura 3.5.3

Distribuzione percentuale degli studenti con cittadinanza non italiana per principali cittadinanze e variazione percentuale rispetto l'anno precedente per principali cittadinanze. Veneto - A.s. 2008/09

Figura 3.5.4

Distribuzione percentuale degli studenti in scuole secondarie di II grado con cittadinanza non italiana per tipologia scolastica. Veneto - A.s. 2008/09

Figura 3.5.5

Percentuale di studenti di scuole secondarie di II grado con cittadinanza non italiana sul totale degli studenti per tipologia scolastica. Veneto - A.s. 2008/09
 
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3.6 - La partecipazione scolastica dei disabili

La presenza di studenti con difficoltà fisiche o psichiche nel sistema scolastico richiede un continuo monitoraggio delle difficoltà incontrate da questi specifici studenti, così da poter programmare interventi più efficaci, che mettano gli studenti diversamente abili, alla pari dei loro coetanei, di fronte alla possibilità di formarsi e costruirsi le basi per un futuro consapevole, autonomo e coerente con aspettative e potenzialità.
Per l'anno scolastico 2007/08 la percentuale di diversamente abili, sul totale degli studenti, è pari all'1,1% per le scuole superiori venete; l'89,4% di questi ha una disabilità di tipo psico-fisico, l'8,6% di tipo uditivo e il 2,0% di tipo visivo.
Rispetto all'anno 2004/05, nelle scuole secondarie di secondo grado è in leggera crescita la disabilità di tipo uditivo, mentre diminuisce lievemente quella di tipo visivo e psico-fisico. (Tabella 3.6.1)
A livello provinciale, Belluno e Rovigo hanno una quota di studenti diversamente abili, sul totale degli studenti, di poco superiore all'1,6%; Venezia e Padova, invece, raggiungono circa l'1,2%. In coda Vicenza, Treviso e Verona con circa l'1%.
Sebbene si tratti di percentuali marginali rispetto il totale della popolazione studentesca, queste differenze evidenziano le peculiarità e le necessità di una fetta di studenti di uno specifico territorio; il sistema scolastico regionale deve, dunque, tenere conto di queste differenze e saper rispondere adeguatamente alle esigenze del proprio territorio. (Figura 3.6.1)

Tabella 3.6.1

Composizione percentuale degli iscritti diversamente abili alla scuola secondaria di II grado per tipologia di disabilità e anno scolastico. Veneto - A.s. 2004/05:2007/08

Figura 3.6.1

Percentuale di iscritti diversamente abili sul totale degli iscritti alla scuola secondaria di II grado per provincia. Veneto - A.s. 2007/08
 
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Risposte ai quesiti

  1. Accessibilità e sostenibilità sono soddisfacenti?

    Sull'accessibilità fisica alle sedi scolastiche sono proposti nel capitolo i risultati del calcolo di vari indicatori:
    • numero medio di chilometri quadrati di territorio per istituto di scuola media superiore, per la regione in complesso, per provincia e per tipologia di istruzione scolastica;
    • la distribuzione degli studenti rispetto ai tempi impiegati per recarsi a scuola;
    • la distribuzione degli studenti rispetto ai mezzi impiegati per recarsi a scuola.
    In complesso, nel Veneto è presente un istituto ogni 40 km², corrispondente a un quadrato di poco più di 6 Km di lato. La variabilità territoriale è però consistente: si va dai 26 km² di Padova e Treviso ai 78 di Rovigo e ai 100 di Belluno.
    Ai ragazzi e alle famiglie interessa di più l'accessibilità agli istituti delle singole tipologie di istruzione: 105 km² per il liceo, 110 km² per l'istituto tecnico, 155 km² per l'istituto professionale.
    Le medie regionali anche per tipologia di istruzione si possono considerare soddisfacenti (in media un istituto di ciascuna delle tre tipologie per un quadrato di territorio di 10-12 km di lato); ma per esprimere un giudizio più puntuale sono necessarie ulteriori analisi sulla variabilità territoriale e in particolare sulle situazioni dei singoli "ambiti scolastici" in via di definizione a livello regionale.
    Anche rispetto ai tempi impiegati per recarsi a scuola, la situazione sembra soddisfacente: dal 30 al 40% degli studenti non impiegano più di 15 minuti; la percentuale di studenti che vanno oltre la mezzora è pari al 25-30%.
    Sui mezzi di trasporto impiegati risultano purtroppo troppo limitate le quote di ragazzi che vanno a scuola a piedi (dal 13 al 18%) o in bicicletta (3%); mentre sono elevate quelle degli studenti che utilizzano l'auto (25%).
    La sostenibilità economica per le famiglie e per gli enti che hanno in carico il finanziamento della scuola richiederebbe un'analisi molto più approfondita di quella che è stato possibile effettuare ai fini di questa monografia. Le spese scolastiche delle famiglie incidono per l'1% delle spese per consumi complessivi; la spesa totale per il funzionamento delle istituzioni scolastiche rappresenta il 2,5% del Prodotto Interno Lordo del Veneto (Italia 3,4%), tra le più basse in Europa.
    Sulla sostenibilità sociale del sistema scolastico veneto si richiama il valore assunto dall'indicatore "percentuale di iscritti a scuole superiori sul totale della popolazione di 14-18 anni", pari nel Veneto all'88,5%, a fronte di una media nazionale del 92,5%.
    Per molti aspetti riguardanti la sostenibilità sociale e culturale si rinvia ai capitoli successivi nei quali verranno tra l'altro approfondite le relazioni tra vari fenomeni del sistema educativo e lo status sociale delle famiglie di appartenenza degli studenti.

  2. Qual'è il livello di partecipazione di stranieri e diversamente abili?

    Gli indicatori del capitolo si limitano a considerare la presenza quantitativa di ragazzi dei due gruppi sul totale degli studenti iscritti e la relativa evoluzione temporale. La presenza di stranieri è in forte crescita: dal 2000 al 2009 è passata nel Veneto dall'1% al 7% (Italia 4,8% nell'ultimo anno).
    La variabilità territoriale è consistente: dal 3,9% registrato a Belluno all'8,5% di Treviso.
    Le cittadinanze più rappresentate sono quelle romena (15,2%) e marocchina (14,7%).
    La scelta prevalente è per gli istituti professionali (44%).
    La presenza di disabili nelle scuole medie superiori è limitata e costante nel tempo: 1,1% nel 2008-09, variabile tra l'1% di Verona e l'1,6% di Belluno.
    La disabilità più frequente è quella "psico-fisica" (l'89% dei casi).