L'apprendistato
L'obbligo formativo può essere assolto anche attraverso l'apprendistato. Il D.Lgs. 276/2003 distingue tre tipi di contratto di apprendistato relativi ad altrettanti tipi di utenti: l'apprendistato per l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione, l'apprendistato professionalizzante e l'apprendistato per l'acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione. In particolare, possono essere assunti con contratto di apprendistato in diritto e dovere i giovani che hanno conseguito la licenza di scuola secondaria di primo grado e hanno compiuto i quindici anni d'età. Questo tipo di apprendistato è finalizzato all'ottenimento di una qualifica ed è caratterizzato da momenti di formazione in base alla qualifica da raggiungere.
La Legge regionale n. 3/2009 ha disciplinato l'apprendistato in esame (art. 42), prevedendo che la Regione definisca, d'intesa con i Ministeri competenti ed acquisito il parere delle parti sociali rappresentate nella Commissione regionale per la concertazione, i profili formali del contratto di apprendistato per l'espletamento del diritto - dovere di istruzione e formazione. Il recente Accordo del 9/12/2010, tra Regione del Veneto e parti sociali e il successivo Protocollo d'Intesa fra Regione Veneto e Ministero per le Politiche Sociali e il Lavoro siglato il 14/03/2011, prevedono l'avvio sperimentale per l'anno 2011 dell'attuazione di tale tipologia di apprendistato, per le qualifiche di interesse del tessuto produttivo regionale, nell'ambito delle figure e degli standard formativi definiti con Accordo in Conferenza Stato-Regioni.
Entrando più nel dettaglio, affinché sia assolto l'obbligo formativo, l'apprendista è tenuto a frequentare un monte ore annuo di formazione interna ed esterna all'azienda. La formazione interna ha l'obiettivo di far acquisire competenze e capacità tecniche e pratiche relative al lavoro svolto; la formazione esterna, che deve essere svolta in strutture accreditate, ha l'obiettivo di far acquisire nozioni teoriche importanti per l'attività ed è suddivisa in moduli di base (competenze linguistiche, matematiche e informatiche), moduli professionalizzanti (i contenuti dipendono dalla figura professionale) e moduli trasversali (competenze relazionali, organizzazione ed economia, disciplina del rapporto di lavoro e sicurezza sul lavoro).
In Veneto, nel 2007, oltre 7.000 ragazzi fra i 15 e i 17 anni sono stati assunti con un contratto di apprendistato, di cui il 61,5% diciassettenni e il 33,6% sedicenni. Rispetto all'anno precedente gli apprendisti minorenni sono diminuiti del 35%, mentre a livello italiano la riduzione è stata del 7%.
A livello italiano, gli apprendisti minorenni rappresentano il 6,5% di tutti gli occupati con contratto di apprendistato; anche in questo caso, il confronto con gli anni precedenti sottolinea la diminuzione del ricorso a questo tipo di contratto per i giovani con meno di 18 anni: il peso dei minori sul totale degli apprendisti era, infatti, pari all'8,6% nel 2005 e al 7,1% nel 2006. Per il Veneto, il peso dei minori sul totale degli apprendisti è di poco superiore alla media nazionale ed è pari a circa il 10%; in generale, questo valore varia dal 46% della provincia autonoma di Bolzano all'1% dell'Umbria.
Incrociando queste informazioni con la popolazione residente, si può stimare che, su 100 giovani residenti in Veneto in età 15-17 nel 2007, 5,5 sono impegnati con un contratto di apprendistato, valore che a livello italiano è pari al 2,6%. Quote più alte si registrano nella Provincia autonoma di Bolzano (14,5%), in Emilia Romagna (6,4%) e in Valle D'Aosta (5,9%).
(Figura 10.3.1)
L'alternanza scuola-lavoro
L'art. 4 della Legge 28 marzo 2003, n. 53 prevede la possibilità per i giovani di "svolgere l'intera formazione dai 15 ai 18 anni, attraverso l'alternanza di periodi di studio e di lavoro, sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica o formativa, sulla base di convenzioni con imprese o con le rispettive associazioni di rappresentanza o con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, o con enti pubblici e privati ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di tirocinio che non costituiscono rapporto individuale di lavoro [...]".
L'alternanza scuola-lavoro può essere avviata in qualsiasi tipo di istituzione scolastica o formativa, sia essa un liceo, un istituto tecnico, un istituto professionale o un centro di formazione professionale e permette agli studenti di alternare momenti di insegnamento all'interno della struttura scolastica a momenti di esperienza lavorativa presso un'impresa, rimanendo comunque sotto la responsabilità della scuola o dell'ente di formazione. L'obiettivo principale è dunque di favorire l'orientamento dei giovani e di valorizzarne le vocazioni personali, gli interessi e gli stili di apprendimento individuali e non rappresenta in alcun modo una sorta di percorso di recupero per gli studenti meno dotati o meno predisposti allo studio tradizionale.
Il successivo Decreto Legislativo del 15 aprile 2005, n. 77 disciplina questa nuova istituzione e ne sottolinea l'importanza al fine di attuare modalità di apprendimento flessibili che colleghino sistematicamente la formazione in aula con l'esperienza pratica e di arricchire la formazione acquisita nei percorsi scolastici e formativi con l'acquisizione di competenze spendibili anche nel mercato del lavoro; al tempo stesso l'alternanza scuola lavoro può diventare un solido collegamento fra scuola e mercato del lavoro, favorendo sia la partecipazione attiva dei soggetti economici nella formazione dei giovani sia la relazione di interventi educativi legati allo sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio.
Lo studente che si appresta verso un percorso di alternanza scuola-lavoro ha due figure di supporto molto importanti: un tutor interno ed un tutor esterno. Il tutor interno è un docente della scuola e svolge il ruolo di assistenza e guida degli studenti e verifica il corretto svolgimento del percorso in alternanza. Il tutor formativo esterno favorisce, invece, l'inserimento dello studente nel contesto operativo e lo assiste nel percorso di formazione sul lavoro.
Alcuni progetti di alternanza scuola-lavoro, inoltre, si possono sviluppare in Imprese Formative Simulate. In questo caso gli alunni hanno la possibilità di operare nella scuola come se fossero in un'azienda, con l'obiettivo di favorire l'apprendimento secondo il metodo del
learning by doing, ossia imparare facendo. Ciascuna classe può simulare all'interno di un laboratorio le diverse fasi di creazione e di gestione di un'azienda, a partire dalla produzione della documentazione necessaria per l'avvio dell'attività, i successivi rapporti con le banche, con le Camere di Commercio e con l'Agenzia delle Entrate, rispettando tutta la normativa italiana.
Secondo i dati diffusi dall'Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica (ex Indire)
(Nota 5), in Veneto nell'anno scolastico 2009/2010 hanno seguito percorsi di alternanza scuola-lavoro oltre 1.300 studenti degli istituti professionali (pari al 3,1% degli iscritti totali) e oltre 2.500 (3,7%) degli istituti tecnici a cui si aggiungono 485 studenti dei licei. I valori sono in linea con quelli dell'anno precedente, anche se si nota nell'ultimo anno un aumento del numero di studenti che frequentano corsi di alternanza lavoro degli istituti professionali. Confrontati con i valori nazionali, questi dati non sono tuttavia molto elevati: in Lombardia, ad esempio, sale al 17% la percentuale di studenti delle scuole professionali che hanno seguito tali corsi e nelle Marche al 9% quelli delle scuole tecniche. I valori più bassi si registrano nel Sud, in particolare in Campania.
(Tabella 10.3.1)
I corsi di terza area
I corsi di terza area sono, invece, percorsi professionalizzanti che vanno ad integrare i percorsi degli istituti professionali. Si tratta di corsi che vengono svolti in orario extra scolastico e sono rivolti agli studenti di quarta e quinta superiore con lo scopo di fornire un sapere tecnico-professionale e competenze certificabili e spendibili nel mercato del lavoro. I corsi di terza area hanno durata biennale e comprendono una parte di didattica e una parte di stage. Al termine del percorso si sostiene l'esame per il conseguimento di un attestato di qualifica, pari al 3° livello della classificazione Europea.
Secondo i dati raccolti dall'Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica, nel Veneto nell'anno scolastico 2009/10 in Veneto hanno frequentato corsi di terza area oltre 6.500 studenti di classe quarta e più di 5.300 di classe quinta, in linea con i dati dell'anno precedente. Incrociando i dati con la popolazione studentesca forniti dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, è possibile stimare che nell'a.s. 2009/10 i ragazzi in terza area hanno rappresentato quasi l'84% degli studenti che frequentano le classi quarte degli istituti professionali e l'82% di quelli di quinta. A livello nazionale è sempre la Lombardia che presenta quote più alte (96% per le quarte e 99% per le quinte) e Sicilia e Calabria le più basse (per le classi quarte si supera di poco il 60%, per le classe quinte non si va oltre al 69%). In questo contesto il Veneto presenta dei valori piuttosto buoni sia per quanto riguarda le classi quarte che le quinte (in una graduatoria regionale si troverebbe in entrambi i casi in ottava posizione).
(Tabella 10.3.2)
Gli sbocchi occupazionali al termine dei corsi di formazione
Nei primi mesi del 2010 la Regione Veneto - Direzione Formazione ha diffuso il primo report del "Sistema di monitoraggio degli esiti occupazionali delle attività formative, anni 2008-2009". Lo scopo del progetto Placement, di cui si presentano i risultati, è di costruire un sistema di monitoraggio basato su archivi amministrativi, a partire dal Silv, Sistema Informativo Lavoro del Veneto
(Nota 6). In una seconda fase i dati saranno integrati con indagini qualitative con metodo Cati-Web per i soggetti non rintracciati dal Silv: questi giovani possono sfuggire al sistema perché impegnati in un percorso scolastico, perché in condizione di lavoratore autonomo, oppure perché occupati fuori regione. In questa prima fase del progetto sono quindi stati selezionati i giovani che hanno concluso i corsi di formazione fra giugno 2008 e ottobre 2009 ed è stata esaminata la loro presenza/assenza ed eventuale posizione all'interno del Silv a 6 e 12 mesi dalla conclusione dei corsi. Si sottolinea che per coloro i quali hanno concluso i corsi verso la fine del periodo di osservazione considerato non è stato possibile valutare la condizione a 12 mesi.
A 6 mesi dalla conclusione del percorso formativo, è presente nell'archivio Silv il 41,8% dei qualificati (tasso di partecipazione), il 46,3% dei maschi e il 33,8% delle femmine. Il tasso di occupazione, calcolato come il rapporto fra gli occupati e il totale dei qualificati, è pari al 28,2% ed è più alto fra i maschi. I tassi di partecipazione e di occupazione sono, inoltre, maggiori fra gli stranieri rispetto agli italiani e salgono all'aumentare dell'età. Analizzando, invece, le qualifiche ottenute, risultano più occupati i giovani con le qualifiche in ambito meccanico: operatore all'autoriparazione, operatore e montatore meccanico; segue la qualifica in installatore/manutentore di impianti elettrici. All'estremo opposto troviamo gli operatori grafici, per il quali in tasso di occupazione scende al 18%.
A 12 mesi dalla qualifica, il tasso di partecipazione sale al 63,2% e il tasso di occupazione al 49,4%. Non cambiano invece le differenze per genere, età e cittadinanza e tipo di qualifica: la partecipazione al mercato del lavoro e l'occupazione sono maggiori fra i maschi, gli stranieri e i giovani nella fascia d'età 20-24. Le qualifiche in ambito meccanico risultano avere più sbocchi lavorativi, al contrario di quelle degli operatori grafici.
(Tabella 10.3.3)
Analizzando ora solo i ragazzi qualificati presenti nel Silv, nei 12 mesi successivi alla qualifica, il 44% ha lavorato complessivamente da 9 a 12 mesi, mentre il 26% ha lavorato da 3 a 9 mesi. Residuale la quota di chi ha lavorato meno di 3 mesi (17,5%) o che non ha lavorato affatto (12%).
Scendendo nel dettaglio, gli occupati hanno trovato lavoro soprattutto nel settore dei servizi (il 46% degli occupati), in particolare nel commercio e nel turismo. Un'altra parte significativa è impiegata, invece, nel manifatturiero, in particolare nel settore metallurgico e della produzione di metalli, coerentemente con i dati già presentati.
(Figura 10.3.2)
Infine, dall'archivio Silv è possibile ricavare informazioni sulle caratteristiche del contratto e del lavoro svolto. Il tipo di contratto più diffuso fra i ragazzi qualificati è sicuramente l'apprendistato, offerto al 67,6% dei ragazzi e in misura minore i contratti a tempo determinato (12,2%). Limitato il ricorso al tempo indeterminato e agli altri tipi di forme contrattuali.
Per quanto riguarda il tipo di professione, poco meno della metà dei lavoratori sono operai specializzati (45,5%) accanto ad una significativa parte di professioni legate al commercio. Meno frequenti, i conduttori di impianti, impiegati e gli addetti in professioni tecniche. Va sottolineato che la quota di ragazzi che svolgono professioni non qualificate rimane al di sotto del 10%.
(Tabella 10.3.4)