Capitolo 10

La formazione professionale regionale: molti percorsi alternativi

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10.1 - I giovani e i percorsi educativi

"La Repubblica assicura a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione, per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età. Tale diritto si realizza nelle istituzioni del primo e del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e di formazione, costituite dalle istituzioni scolastiche e dalle istituzioni formative [...], anche attraverso l'apprendistato [...].
I giovani che hanno conseguito il titolo conclusivo del primo ciclo sono iscritti ad un istituto del sistema dei licei o del sistema di istruzione e formazione professionale, fino al conseguimento del diploma liceale o di un titolo o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età. [...] All'attuazione del diritto-dovere concorrono gli alunni, le loro famiglie, le istituzioni scolastiche e formative, nonché i soggetti che assumono con il contratto di apprendistato (D. Lgs. 15 aprile 2005, n. 76 "Diritto-dovere all'istruzione e alla formazione).
Successivamente è stato innalzato l'obbligo di istruzione a dieci anni (sino al 16° anno di età) (Nota 1) e di seguito la la Legge n.133/2008 (Nota 2) ha consentito di assolvere l'obbligo di istruzione oltre che nei percorsi scolastici anche nei percorsi di istruzione e formazione professionale (Nota 3) e nei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale di cui all'Accordo del 19/06/2003, realizzati da strutture formative accreditate ai sensi del D.M. 29.11.2007.
Il sistema scolastico italiano, prevede dunque l'obbligo di istruzione e formazione fino al compimento del 18 esimo anno di età. In particolare si possono distinguere tre fasi importanti nella percorso scolastico di uno studente:
  • l'obbligo scolastico: dai 6 ai 14 anni
  • l'obbligo di istruzione: dai 14 ai 16 anni
  • l'obbligo formativo: dai 16 ai 18 anni.
Entrando nello specifico, l'obbligo scolastico si assolve frequentando il primo ciclo di istruzione, ossia i 5 anni di scuola primaria e i 3 anni di scuola secondaria di primo grado.
I ragazzi della fascia di età 14-16 anni possono assolvere l'obbligo di istruzione nei:
  • Percorsi relativi ai primi due anni degli Istituti professionali (vd. DPR n. 87/2010);
  • Percorsi relativi ai primi due anni degli Istituti tecnici (vd. DPR n. 88/2010);
  • Percorsi relativi ai primi due anni dei licei (vd. DPR n. 89/2010)
  • Percorsi sperimentali triennali di istruzione e formazione professionale di cui all'Accordo del 19.06.2003.
Dal compimento del sedicesimo anno di età, i giovani devono invece assolvere l'obbligo formativo: le strade sono molteplici e, ai comuni percorsi all'interno delle scuole o dei centri di formazione professionale regionale, si affiancano l'istituto dell'alternanza scuola-lavoro o l'istituto dell'apprendistato. Inoltre, attraverso il riconoscimento di crediti è possibile che uno studente si trasferisca dal sistema dell'Istruzione al sistema della Formazione Professionale regionale.
L'obiettivo dei nuovi sistemi di istruzione e formazione è dunque quello di contrastare la dispersione, garantendo ai giovani una rosa di possibilità più ampia e flessibile che rispetti le diverse attitudini e abilità per permettere un ingresso nel mercato del lavoro il più efficace possibile. A livello sovranazionale, anche l'Unione Europea ha sempre posto grande attenzione agli aspetti educativi e formativi dei giovani. Con la raccomandazione del 18 dicembre 2006 del Parlamento e del Consiglio Europeo, ad esempio, si invitano gli stati membri a sviluppare un'offerta di competenze chiave in modo che l'istruzione e la formazione iniziale sia in grado di preparare i ragazzi alla vita adulta e costituisca la base per ulteriori occasioni di apprendimento, come anche per la vita lavorativa; nella stessa Raccomandazione l'Unione Europea invita a tenere debitamente conto di quei giovani che a causa di svantaggi educativi determinati da circostanze personali, sociali, culturali o economiche, hanno bisogno di un sostegno particolare per realizzare le loro potenzialità educative.
Da questo breve quadro, emerge che un ragazzo al termine della scuola media si trova davanti ad un ventaglio di possibilità, spaziando fra un percorso tipicamente scolastico e fra un percorso alternativo dallo spiccato carattere professionalizzante, che lo porta in breve tempo a un titolo direttamente spendibile nel mercato del lavoro.
Secondo i dati del Rapporto di monitoraggio del diritto-dovere - anno 2008 - di Isfol, in Veneto l'88% dei ragazzi in età 14-17 sono iscritti a scuola, mentre quasi il 10% ha scelto la formazione professionale regionale. La situazione è molto diversa all'interno delle province venete: i giovani iscritti nei percorsi di formazione superano il 10% a Verona, Venezia e Vicenza, mentre non raggiungono il 4% a Rovigo, dove, come si vedrà più avanti, sono stati attivati anche meno corsi di formazione professionale regionale. (Tabella 10.1.1)
Rispetto ad altre regioni italiane con le quali è possibile un confronto diretto (dovuto allo stato di avanzamento delle Anagrafi), in Veneto molti più ragazzi scelgono di assolvere il diritto dovere all'istruzione con la formazione professionale: in Valle d'Aosta e in Toscana la percentuale di ragazzi che scelgono i corsi di formazione professionale non supera il 2% e in Emilia Romagna non si va oltre al 4%. In Friuli Venezia Giulia il valore raggiunge il 6%, ma rimane comunque al di sotto del Veneto. (Tabella 10.1.2)

Tabella 10.1.1

Distribuzione percentuale dei ragazzi in età 14-17 anni per percorso formativo e provincia. Veneto - Anno scolastico e formativo 2008/09

Tabella 10.1.2

Distribuzione percentuale dei ragazzi in età 14-17 anni per percorso formativo e alcune regioni italiane. Anno scolastico e formativo 2008/09
 
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10.2 I corsi di formazione professionale

Secondo l'art. 117 della Costituzione, Istruzione e Formazione Professionale costituisce materia di competenza legislativa esclusiva delle Regioni, mentre l'Istruzione costituisce materia di competenza legislativa concorrente. È tuttavia di recente sottoscrizione l'"Accordo territoriale tra Regione del Veneto e Ufficio Scolastico Regionale, per la realizzazione di un'offerta sussidiaria di percorsi di IeFP (Istruzione e Formazione Professionale) negli Istituti Professionali di Stato del Veneto" (Nota 4). Tale accordo ha l'obiettivo di garantire un'offerta formativa organica sul territorio regionale, nell'ottica della prevenzione e del contrasto alla dispersione scolastica e offre la possibilità agli istituti professionali di attivare dei percorsi di IeFP corrispondenti ai diplomi di qualifica triennali già attivati negli istituti stessi. Una prima sperimentazione di tali percorsi con modalità di offerta sussidiaria integrativa è prevista per l'anno scolastico 2012-2013.
Allo stato attuale, la formazione professionale di competenza regionale si articola in diversi corsi di qualifica triennali attivati presso i Centri di Formazione Professionale (CFP), enti pubblici o privati accreditati dalla Regione per svolgere interventi formativi. Il percorso triennale è articolato in cicli formativi della durata complessiva di 3.200 ore, di cui 1.000 nel primo anno e 1.100 sia nel secondo che nel terzo anno.
Quanti corsi e quanti utenti?
Secondo i dati della Regione Veneto - Direzione Formazione, nell'anno formativo 2010/11 sono stati attivati 976 corsi di formazione, per un numero di utenti pari a oltre 18 mila, di cui il 36,3% iscritti al primo anno, il 33,6% al secondo e il rimanente 30,0% al terzo.
Sia il numero dei corsi, sia il numero degli iscritti sono in costante aumento: dall'anno 2006/07 i corsi sono aumentati di quasi l'8% e gli iscritti di circa il 16%. (Tabella 10.2.1)
Scendendo nel dettaglio provinciale, a Verona vengono organizzati il maggior numero di corsi (il 24,4% sul totale dei corsi organizzati in tutta la regione), segue Vicenza (19,6%) e Venezia (17,9%). Parallelamente, si contano più allievi nelle province di Verona e Vicenza. Se si confrontano il numero di allievi con la popolazione residente in provincia, si nota che ogni 100 ragazzi residenti in Veneto in età 14-17 anni, più di 10 sono iscritti a corsi di formazione: questo valore raggiunge il massimo nella provincia di Verona (quasi 13 su 100) e il minimo in provincia di Rovigo, dove sono appena il 5,2% a scegliere la formazione professionale regionale. Allo stesso modo, si possono calcolare il numero di corsi organizzati per 1.000 giovani: in Veneto ci sono più di 5 corsi, con un intervallo che va dal 3,2 di Rovigo al 7,1 di Verona. (Tabella 10.2.2) e (Figura 10.2.1)
Per ogni corso organizzato, in Veneto sono presenti in media circa 19 alunni, valore che decresce a seconda dell'anno di corso, sia in Veneto che nelle province. In particolare, a livello regionale, troviamo 20,2 allievi per ogni corso del primo anno, 19 per i corsi del secondo e 17,2 per quelli del terzo. Non mancano le differenze provinciali: a Rovigo si osserva una diminuzione più forte fra il primo e secondo anno, a Verona fra il secondo e il terzo, mentre a Belluno si nota una diminuzione fra primo e secondo anno e poi un aumento. (Figura 10.2.2)
Stimare il successo formativo
Risulta tuttavia più interessante analizzare le differenze per singole coorti di iscrizioni. Pur essendo un indicatore molto grezzo e affetto sicuramente da imprecisioni, è possibile confrontare gli iscritti del primo anno nel 2007/08, con gli iscritti al secondo anno nel 2008/09 e con gli iscritti al terzo anno nel 2009/10 (lo stesso vale per la coorte successiva). Supponendo che questi alunni siano gli stessi seguiti durante il percorso formativo, l'indicatore può dare una prima stima del successo formativo dei giovani. Si può quindi stimare che su 100 giovani iscritti ad un corso di formazione professionale regionale al primo anno nel 2007/08, 92,4 passano al secondo anno e 88,9 arrivano al terzo, con una "perdita" fra il primo e il terzo anno di circa 11 giovani su 100 iscritti al primo anno, valore che nella coorte successiva del 2008/09 è pari a 5. (Tabella 10.2.3)
Percorsi formativi: tra natura del territorio ed evoluzione del mercato lavorativo
Infine, è possibile analizzare la distribuzione degli iscritti a seconda del settore di formazione scelto, per capire se i percorsi di formazione sono effettivamente legati al territorio in cui sono inseriti. A livello regionale, nel 2010/11 un quarto dei corsi sono relativi al comparto meccanico: sotto questo gruppo ci sono ad esempio le qualifiche di Montatore meccanico di sistemi, Operatore meccanico di sistemi, Operatore alla autoriparazione, etc... Subito a seguire, con il 21% degli allievi totali, il comparto dei servizi del benessere: appartengono a questa categoria i corsi di formazione per diventare estetisti ed acconciatori. Attorno al 12%-14% ci sono, invece, tre comparti: l'alimentazione e ristorazione (Operatore della ristorazione, cuoco e cameriere), l'elettrico e l'elettronico (Installatore e manutentore di impianti elettrici) e il commercio e servizi (Operatore amministrativo segretariale e operatore del punto vendita).
Scendendo nel dettaglio provinciale dei comparti numericamente più consistenti, è possibile sottolineare i seguenti aspetti:
  • Il comparto meccanico rappresenta il settore con il maggior numero di iscritti per tutte le province, ad eccezione di Belluno e Venezia. In particolare, a Vicenza la percentuale di iscritti sul totale sfiora il 28% (la media regionale è 24,8%).
  • Il comparto dei servizi del benessere ha un peso maggiore nelle province di Belluno e Venezia, dove raggiunge, rispettivamente, il 37,0% e il 30,8% degli iscritti.
  • Il comparto alimentazione e ristorazione è particolarmente rilevante a Belluno (23,2%), ma anche a Venezia e Vicenza dove supera il 16%, mentre rimane attorno al 10% in provincia di Rovigo e Verona.
  • Il comparto elettrico ed elettronico è sviluppato soprattutto in provincia di Rovigo, dove supera il 20% rispetto ad una media regionale del 13%.
  • Infine, per quanto riguarda gli altri settori, emerge soprattutto il comparto del legno in provincia di Belluno (12,7% contro l'1,2% del Veneto) e il comparto della grafica e comunicazione multimediale in provincia di Verona (11,9% contro il 6,6% del Veneto).
(Tabella 10.2.4)
Alcune differenze provinciali sono effettivamente spiegabili dalla diversa natura del tessuto economico del territorio. Innanzitutto si può osservare che a livello regionale il settore meccanico riveste un ruolo importante dal punto di vista occupazionale, offre lavoro, infatti, a circa il 13% degli addetti sul totale del 2007. Nella provincia di Vicenza questo settore è più sviluppato, impiegando circa il 18% degli addetti: coerentemente, Vicenza risulta la provincia con la maggiore percentuale di utenti in corsi di formazione professionale regionale nel comparto meccanico. Per quanto riguarda, invece, il settore dell'alimentazione e ristorazione, come già sottolineato, si registrano più giovani iscritti ai corsi a Belluno e Venezia: effettivamente in queste due province tale comparto assume un peso determinante dal punto di vista del lavoro (10-12% degli addetti), quasi doppio rispetto alle altre province venete.
Proseguendo nell'analisi, altre corrispondenze si riscontrano nel comparto del commercio e delle costruzioni. Il commercio offre lavoro in misura maggiore a Padova (19% degli addetti contro il 17% regionale) e proprio qui è maggiore la quota di ragazzi che decidono di seguire un corso di formazione nel settore commerciale (17% contro il 12% regionale). L'edilizia, invece, occupa la maggior percentuale di addetti e di studenti frequentanti a Rovigo (gli addetti sono il 13% contro il 10% del Veneto e gli studenti l'8% contro il 2%).
Oltre alla situazione attuale, è opportuno analizzare il trend temporale di questi settori, per capire se la formazione professionale sta cogliendo le evoluzioni del mercato lavorativo. In Veneto, a fronte di un aumento del numero di addetti delle unità locali pari al 5% dal 2004 al 2007, il settore dell'alimentazione e ristorazione è cresciuto dell'11% e il settore dei servizi del benessere del 10%: coerentemente a livello regionale questi due settori hanno un peso rilevante dal punto di vista degli utenti dei corsi di formazione professionale regionale. Scendendo nel dettaglio provinciale, a Belluno dal 2004 al 2007 si è assistito ad un incremento degli addetti soprattutto nel comparto meccanico e dell'informatica: la formazione professionale non sembra, però, cogliere queste evoluzioni in atto: il comparto meccanico, ha un peso notevolmente inferiore ad altri (come ad esempio i servizi del benessere e dell'alimentazione), mentre l'informatica è del tutto assente. A Rovigo, invece, sembra esserci un legame più forte fra cambiamenti del territorio e formazione professionale: gli addetti del settore elettrico ed elettronico in tre anni sono aumentati del 23% e parallelamente i ragazzi che seguono un corso inerente a questo comparto sono in percentuale molti di più rispetto alle altre province. Altre coerenze si possono leggere nella provincia di Venezia per il settore della ristorazione e dell'alimentazione, mentre alcune discrepanze si riscontrano a Treviso per il settore dell'informatica e a Vicenza per il settore dell'alimentazione (aumento degli addetti non accompagnato da alte percentuali di utenti dei corsi di formazione professionale regionale) e per quello meccanico (alte percentuali di utenti non accompagnati da un aumento di addetti). (Tabella 10.2.5) e (Tabella 10.2.6)

Tabella 10.2.1

Corsi di formazione professionale regionale e allievi. Veneto - Anni formativi 2006/07-2010/11

Tabella 10.2.2

Distribuzione percentuale dei corsi e degli utenti dei percorsi triennali di istruzione e formazione avviati dai Cfp provinciali e dagli Organismi di formazione accreditati e finanziati dalla Regione Veneto - Anno formativo 2010/11

Figura 10.2.1

Numero di utenti dei percorsi triennali di istruzione e formazione avviati dai Cfp provinciali e dagli Organismi di formazione accreditati e finanziati dalla Regione Veneto su 100 giovani in età 14-17 anni. Veneto - Anno formativo 2010/11

Figura 10.2.2

Numero medio di utenti per ogni corso organizzato suddivisi per anno di corso. Veneto - Anno formativo 2010/11

Tabella 10.2.3

Allievi per anno di corso. Veneto - Coorti 2007/08 e 2008/09

Tabella 10.2.4

Distribuzione percentuale degli utenti dei corsi avviati dai Cfp provinciali e dagli Organismi di formazione accreditati e finanziati dalla Regione Veneto per comparto e provincia.  Veneto - Anno formativo 2010/11

Tabella 10.2.5

Distribuzione percentuale degli addetti delle unità locali per settore e provincia. Veneto - Anno 2007

Tabella 10.2.6

Variazione percentuale 2007/2004 degli addetti delle unità locali per settore e provincia veneta
 
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10.3 La formazione professionale e il mondo del lavoro

L'apprendistato
L'obbligo formativo può essere assolto anche attraverso l'apprendistato. Il D.Lgs. 276/2003 distingue tre tipi di contratto di apprendistato relativi ad altrettanti tipi di utenti: l'apprendistato per l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione, l'apprendistato professionalizzante e l'apprendistato per l'acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione. In particolare, possono essere assunti con contratto di apprendistato in diritto e dovere i giovani che hanno conseguito la licenza di scuola secondaria di primo grado e hanno compiuto i quindici anni d'età. Questo tipo di apprendistato è finalizzato all'ottenimento di una qualifica ed è caratterizzato da momenti di formazione in base alla qualifica da raggiungere.
La Legge regionale n. 3/2009 ha disciplinato l'apprendistato in esame (art. 42), prevedendo che la Regione definisca, d'intesa con i Ministeri competenti ed acquisito il parere delle parti sociali rappresentate nella Commissione regionale per la concertazione, i profili formali del contratto di apprendistato per l'espletamento del diritto - dovere di istruzione e formazione. Il recente Accordo del 9/12/2010, tra Regione del Veneto e parti sociali e il successivo Protocollo d'Intesa fra Regione Veneto e Ministero per le Politiche Sociali e il Lavoro siglato il 14/03/2011, prevedono l'avvio sperimentale per l'anno 2011 dell'attuazione di tale tipologia di apprendistato, per le qualifiche di interesse del tessuto produttivo regionale, nell'ambito delle figure e degli standard formativi definiti con Accordo in Conferenza Stato-Regioni.
Entrando più nel dettaglio, affinché sia assolto l'obbligo formativo, l'apprendista è tenuto a frequentare un monte ore annuo di formazione interna ed esterna all'azienda. La formazione interna ha l'obiettivo di far acquisire competenze e capacità tecniche e pratiche relative al lavoro svolto; la formazione esterna, che deve essere svolta in strutture accreditate, ha l'obiettivo di far acquisire nozioni teoriche importanti per l'attività ed è suddivisa in moduli di base (competenze linguistiche, matematiche e informatiche), moduli professionalizzanti (i contenuti dipendono dalla figura professionale) e moduli trasversali (competenze relazionali, organizzazione ed economia, disciplina del rapporto di lavoro e sicurezza sul lavoro).
In Veneto, nel 2007, oltre 7.000 ragazzi fra i 15 e i 17 anni sono stati assunti con un contratto di apprendistato, di cui il 61,5% diciassettenni e il 33,6% sedicenni. Rispetto all'anno precedente gli apprendisti minorenni sono diminuiti del 35%, mentre a livello italiano la riduzione è stata del 7%.
A livello italiano, gli apprendisti minorenni rappresentano il 6,5% di tutti gli occupati con contratto di apprendistato; anche in questo caso, il confronto con gli anni precedenti sottolinea la diminuzione del ricorso a questo tipo di contratto per i giovani con meno di 18 anni: il peso dei minori sul totale degli apprendisti era, infatti, pari all'8,6% nel 2005 e al 7,1% nel 2006. Per il Veneto, il peso dei minori sul totale degli apprendisti è di poco superiore alla media nazionale ed è pari a circa il 10%; in generale, questo valore varia dal 46% della provincia autonoma di Bolzano all'1% dell'Umbria.
Incrociando queste informazioni con la popolazione residente, si può stimare che, su 100 giovani residenti in Veneto in età 15-17 nel 2007, 5,5 sono impegnati con un contratto di apprendistato, valore che a livello italiano è pari al 2,6%. Quote più alte si registrano nella Provincia autonoma di Bolzano (14,5%), in Emilia Romagna (6,4%) e in Valle D'Aosta (5,9%). (Figura 10.3.1)
L'alternanza scuola-lavoro
L'art. 4 della Legge 28 marzo 2003, n. 53 prevede la possibilità per i giovani di "svolgere l'intera formazione dai 15 ai 18 anni, attraverso l'alternanza di periodi di studio e di lavoro, sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica o formativa, sulla base di convenzioni con imprese o con le rispettive associazioni di rappresentanza o con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, o con enti pubblici e privati ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di tirocinio che non costituiscono rapporto individuale di lavoro [...]".
L'alternanza scuola-lavoro può essere avviata in qualsiasi tipo di istituzione scolastica o formativa, sia essa un liceo, un istituto tecnico, un istituto professionale o un centro di formazione professionale e permette agli studenti di alternare momenti di insegnamento all'interno della struttura scolastica a momenti di esperienza lavorativa presso un'impresa, rimanendo comunque sotto la responsabilità della scuola o dell'ente di formazione. L'obiettivo principale è dunque di favorire l'orientamento dei giovani e di valorizzarne le vocazioni personali, gli interessi e gli stili di apprendimento individuali e non rappresenta in alcun modo una sorta di percorso di recupero per gli studenti meno dotati o meno predisposti allo studio tradizionale.
Il successivo Decreto Legislativo del 15 aprile 2005, n. 77 disciplina questa nuova istituzione e ne sottolinea l'importanza al fine di attuare modalità di apprendimento flessibili che colleghino sistematicamente la formazione in aula con l'esperienza pratica e di arricchire la formazione acquisita nei percorsi scolastici e formativi con l'acquisizione di competenze spendibili anche nel mercato del lavoro; al tempo stesso l'alternanza scuola lavoro può diventare un solido collegamento fra scuola e mercato del lavoro, favorendo sia la partecipazione attiva dei soggetti economici nella formazione dei giovani sia la relazione di interventi educativi legati allo sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio.
Lo studente che si appresta verso un percorso di alternanza scuola-lavoro ha due figure di supporto molto importanti: un tutor interno ed un tutor esterno. Il tutor interno è un docente della scuola e svolge il ruolo di assistenza e guida degli studenti e verifica il corretto svolgimento del percorso in alternanza. Il tutor formativo esterno favorisce, invece, l'inserimento dello studente nel contesto operativo e lo assiste nel percorso di formazione sul lavoro.
Alcuni progetti di alternanza scuola-lavoro, inoltre, si possono sviluppare in Imprese Formative Simulate. In questo caso gli alunni hanno la possibilità di operare nella scuola come se fossero in un'azienda, con l'obiettivo di favorire l'apprendimento secondo il metodo del learning by doing, ossia imparare facendo. Ciascuna classe può simulare all'interno di un laboratorio le diverse fasi di creazione e di gestione di un'azienda, a partire dalla produzione della documentazione necessaria per l'avvio dell'attività, i successivi rapporti con le banche, con le Camere di Commercio e con l'Agenzia delle Entrate, rispettando tutta la normativa italiana.
Secondo i dati diffusi dall'Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica (ex Indire) (Nota 5), in Veneto nell'anno scolastico 2009/2010 hanno seguito percorsi di alternanza scuola-lavoro oltre 1.300 studenti degli istituti professionali (pari al 3,1% degli iscritti totali) e oltre 2.500 (3,7%) degli istituti tecnici a cui si aggiungono 485 studenti dei licei. I valori sono in linea con quelli dell'anno precedente, anche se si nota nell'ultimo anno un aumento del numero di studenti che frequentano corsi di alternanza lavoro degli istituti professionali. Confrontati con i valori nazionali, questi dati non sono tuttavia molto elevati: in Lombardia, ad esempio, sale al 17% la percentuale di studenti delle scuole professionali che hanno seguito tali corsi e nelle Marche al 9% quelli delle scuole tecniche. I valori più bassi si registrano nel Sud, in particolare in Campania. (Tabella 10.3.1)
I corsi di terza area
I corsi di terza area sono, invece, percorsi professionalizzanti che vanno ad integrare i percorsi degli istituti professionali. Si tratta di corsi che vengono svolti in orario extra scolastico e sono rivolti agli studenti di quarta e quinta superiore con lo scopo di fornire un sapere tecnico-professionale e competenze certificabili e spendibili nel mercato del lavoro. I corsi di terza area hanno durata biennale e comprendono una parte di didattica e una parte di stage. Al termine del percorso si sostiene l'esame per il conseguimento di un attestato di qualifica, pari al 3° livello della classificazione Europea.
Secondo i dati raccolti dall'Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica, nel Veneto nell'anno scolastico 2009/10 in Veneto hanno frequentato corsi di terza area oltre 6.500 studenti di classe quarta e più di 5.300 di classe quinta, in linea con i dati dell'anno precedente. Incrociando i dati con la popolazione studentesca forniti dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, è possibile stimare che nell'a.s. 2009/10 i ragazzi in terza area hanno rappresentato quasi l'84% degli studenti che frequentano le classi quarte degli istituti professionali e l'82% di quelli di quinta. A livello nazionale è sempre la Lombardia che presenta quote più alte (96% per le quarte e 99% per le quinte) e Sicilia e Calabria le più basse (per le classi quarte si supera di poco il 60%, per le classe quinte non si va oltre al 69%). In questo contesto il Veneto presenta dei valori piuttosto buoni sia per quanto riguarda le classi quarte che le quinte (in una graduatoria regionale si troverebbe in entrambi i casi in ottava posizione). (Tabella 10.3.2)
Gli sbocchi occupazionali al termine dei corsi di formazione
Nei primi mesi del 2010 la Regione Veneto - Direzione Formazione ha diffuso il primo report del "Sistema di monitoraggio degli esiti occupazionali delle attività formative, anni 2008-2009". Lo scopo del progetto Placement, di cui si presentano i risultati, è di costruire un sistema di monitoraggio basato su archivi amministrativi, a partire dal Silv, Sistema Informativo Lavoro del Veneto (Nota 6). In una seconda fase i dati saranno integrati con indagini qualitative con metodo Cati-Web per i soggetti non rintracciati dal Silv: questi giovani possono sfuggire al sistema perché impegnati in un percorso scolastico, perché in condizione di lavoratore autonomo, oppure perché occupati fuori regione. In questa prima fase del progetto sono quindi stati selezionati i giovani che hanno concluso i corsi di formazione fra giugno 2008 e ottobre 2009 ed è stata esaminata la loro presenza/assenza ed eventuale posizione all'interno del Silv a 6 e 12 mesi dalla conclusione dei corsi. Si sottolinea che per coloro i quali hanno concluso i corsi verso la fine del periodo di osservazione considerato non è stato possibile valutare la condizione a 12 mesi.
A 6 mesi dalla conclusione del percorso formativo, è presente nell'archivio Silv il 41,8% dei qualificati (tasso di partecipazione), il 46,3% dei maschi e il 33,8% delle femmine. Il tasso di occupazione, calcolato come il rapporto fra gli occupati e il totale dei qualificati, è pari al 28,2% ed è più alto fra i maschi. I tassi di partecipazione e di occupazione sono, inoltre, maggiori fra gli stranieri rispetto agli italiani e salgono all'aumentare dell'età. Analizzando, invece, le qualifiche ottenute, risultano più occupati i giovani con le qualifiche in ambito meccanico: operatore all'autoriparazione, operatore e montatore meccanico; segue la qualifica in installatore/manutentore di impianti elettrici. All'estremo opposto troviamo gli operatori grafici, per il quali in tasso di occupazione scende al 18%.
A 12 mesi dalla qualifica, il tasso di partecipazione sale al 63,2% e il tasso di occupazione al 49,4%. Non cambiano invece le differenze per genere, età e cittadinanza e tipo di qualifica: la partecipazione al mercato del lavoro e l'occupazione sono maggiori fra i maschi, gli stranieri e i giovani nella fascia d'età 20-24. Le qualifiche in ambito meccanico risultano avere più sbocchi lavorativi, al contrario di quelle degli operatori grafici. (Tabella 10.3.3)
Analizzando ora solo i ragazzi qualificati presenti nel Silv, nei 12 mesi successivi alla qualifica, il 44% ha lavorato complessivamente da 9 a 12 mesi, mentre il 26% ha lavorato da 3 a 9 mesi. Residuale la quota di chi ha lavorato meno di 3 mesi (17,5%) o che non ha lavorato affatto (12%).
Scendendo nel dettaglio, gli occupati hanno trovato lavoro soprattutto nel settore dei servizi (il 46% degli occupati), in particolare nel commercio e nel turismo. Un'altra parte significativa è impiegata, invece, nel manifatturiero, in particolare nel settore metallurgico e della produzione di metalli, coerentemente con i dati già presentati. (Figura 10.3.2)
Infine, dall'archivio Silv è possibile ricavare informazioni sulle caratteristiche del contratto e del lavoro svolto. Il tipo di contratto più diffuso fra i ragazzi qualificati è sicuramente l'apprendistato, offerto al 67,6% dei ragazzi e in misura minore i contratti a tempo determinato (12,2%). Limitato il ricorso al tempo indeterminato e agli altri tipi di forme contrattuali.
Per quanto riguarda il tipo di professione, poco meno della metà dei lavoratori sono operai specializzati (45,5%) accanto ad una significativa parte di professioni legate al commercio. Meno frequenti, i conduttori di impianti, impiegati e gli addetti in professioni tecniche. Va sottolineato che la quota di ragazzi che svolgono professioni non qualificate rimane al di sotto del 10%. (Tabella 10.3.4)

Figura 10.3.1

Percentuale di apprendisti in età 15-17 anni sul totale di ragazzi della stessa classe d'età e percentuale di apprendisti in età 15-17 anni sul totale degli apprendisti. Graduatoria regionale - Anno 2007

Tabella 10.3.1

Percentuale di studenti degli istituti professionali e degli istituti tecnici che seguono percorsi di alternanza scuola-lavoro sul totale dei frequentanti per regione.  A.s. 2008/09 e 2009/2010

Tabella 10.3.2

Percentuale di studenti degli istituti professionali di classe IV e V che seguono percorsi di terza area per regione - A.s. 2008/09 e 2009/2010

Tabella 10.3.3

Tasso di partecipazione e di occupazione dei ragazzi qualificati a 6 e a 12 mesi dalla conclusione del percorso formativo. Veneto, qualificati giugno 2008 - ottobre 2009

Figura 10.3.2

Distribuzione dei soggetti presenti nel Silv secondo il tempo lavorato nei 12 mesi seguenti la conclusione del corso, e fra quanti risultano occupati, distribuzione per settore. Veneto, qualificati giugno 2008 - ottobre 2009

Tabella 10.3.4

Distribuzione percentuale dei soggetti presenti nel Silv e occupati a 12 mesi dalla conclusione del corso per tipo di contratto e qualifica. Veneto, qualificati giugno 2008 - ottobre 2009
 
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Risposte ai quesiti

La normativa più recente, nell'estendere ai 18 anni l'obbligo di istruzione e formazione, prevede, dopo la scuola media inferiore, la possibilità per i giovani di assolvere a tale obbligo in diversi modi e, ai comuni percorsi all'interno delle scuole o dei centri di formazione professionale regionale, si affiancano l'istituto dell'alternanza scuola-lavoro o l'istituto dell'apprendistato. Inoltre, attraverso il riconoscimento di crediti è possibile che uno studente si trasferisca dal sistema dell'Istruzione al sistema della Formazione Professionale regionale.
La flessibilità è certamente una risorsa importante, ma bisogna evitare il rischio che finisca per limitare le opportunità di raggiungere più elevati livelli di studio per i giovani di talento appartenenti alle famiglie di status sociale più basso, tenendo anche conto, tra l'altro, che secondo gli standard europei, il Veneto entro il 2020 dovrebbe innalzare di molto il numero di laureati.
  1. Quali sono le situazioni e i risultati dei Centri Regionali di Formazione Professionale?

    I ragazzi dai 14 ai 17 anni che frequentano i Centri di Formazione Professionale provinciali (CFP) e gli Organismi di Formazione accreditati e finanziati dalla Regione Veneto sono circa il 10% dei residenti della stessa età, con valori provinciali che vanno dall'11,4% di Verona al 3,9% di Rovigo. In confronto con altre regioni, l'impegno della Regione Veneto in questo tipo di formazione è molto consistente: le corrispondenti percentuali del Friuli Venezia Giulia (6,3%), dell'Emilia Romagna (3,8%) e della Toscana (1,7%) sono molto inferiori.
    Nel 2010-2011, i corsi attivati nella regione sono 976 (distribuiti in modo uniforme nei tre anni di corso), ai quali sono iscritti oltre 18mila studenti, in media 19 per corso (Belluno e Rovigo 16). La perdita di studenti dal 1° al 3°anno è stimabile per la coorte 2008/09 al 5% (11% nella coorte precedente). La distribuzione degli studenti per tipologia di comparto formativo vede al primo posto quello "Meccanico", con il 25% di iscritti (28% a Vicenza); seguono i comparti "Servizi per il benessere" (21% in media; Belluno 37%, Venezia 31%), "Alimentazione e ristorazione" (14%; Belluno 23%), "Elettrico ed elettronico" (13%; Rovigo 21%), "Commercio e servizi" (12%; Padova 17%) e "Grafico e comunicazione multimediale" (7%; Verona 12%). I rimanenti comparti hanno percentuali minori di iscritti. Nel complesso esiste una buona corrispondenza tra la distribuzione provinciale dell'offerta formativa e il tessuto economico locale.
    A sei mesi dalla fine dei corsi, il tasso di occupazione dei qualificati è pari al 28% (maschi 33%), a 12 mesi al 49% (maschi 52%). La forma contrattuale più frequente è quella dell'apprendistato (68% dei casi).

  2. Quali sono situazioni e risultati delle altre forme di istruzione e formazione professionale?

    L'apprendistato è una forma di formazione-lavoro che interessa nel Veneto il 5,5% dei ragazzi di età 15-17 anni; la media nazionale è pari al 2,6%, Bolzano è la provincia con la quota più alta (14%). Gli apprendisti minorenni sono nel Veneto il 10% del totale dei giovani occupati con un contratto di apprendistato; la media nazionale è del 6,5%, i valori regionali variano dall'1% dell'Umbria al 46% della provincia autonoma di Bolzano. Dal 2011 sarà avviata nel Veneto la sperimentazione di un particolare tipo di apprendistato per l'assolvimento del diritto-dovere di istruzione e formazione.
    L'"alternanza scuola-lavoro" è un'opportunità offerta ai giovani di età 15-18 anni che frequentano le scuole medie superiori e i Centri di Formazione Professionale della Regione (L. 53/2003). È svolta sotto la responsabilità dell'istituzione formativa e realizzata attraverso convenzioni con imprese ed enti pubblici e privati, sede dello svolgimento dell'esperienza lavorativa non retribuita. Nel Veneto tale forma ha interessato nel 2009/10 più di 1.300 studenti degli istituti professionali (3,1% degli iscritti), 2.500 studenti degli istituti tecnici (3,7% degli iscritti) e altri 485 studenti dei licei. In altre regioni le quote sono molto più alte: Lombardia 17% negli istituti professionali, Marche 9% negli istituti tecnici; più bassi i valori del Sud, in particolare della Campania.
    I corsi di "terza area" sono percorsi professionalizzanti offerti agli studenti del 4° e del 5° anno degli istituti professionali, integrativi della normale attività svolta a scuola. In Veneto nel 2009/10 hanno aderito a questa modalità formativa oltre 6.500 studenti del 4° anno (l'84% degli iscritti) e più di 5.300 studenti del 5° anno (82%). La Lombardia rimane la regione con adesioni più alte (96% in quarta e 99% in quinta); Sicilia e Calabria le regioni con le quote più basse (61-62% in quarta e 64-69% in quinta).
    Dai dati emerge un impegno della Regione del Veneto soddisfacente. Aree di ulteriore sviluppo, ad esempio verso i traguardi raggiunti dalla vicina Lombardia, potrebbero essere quelle relative all'alternanza scuola-lavoro e ai corsi di terza area.
    Anche per la formazione professionale regionale è auspicabile che vengano potenziate indagini mirate a fornire informazioni sugli esiti educativi, cioè sui livelli di apprendimento a fine percorso raggiunti rispetto alle competenze-obiettivo fissate in sede di programmazione scolastica.