Capitolo 11

Conclusioni: punti di forza e criticità per le scelte di politica educativa

A conclusione di ciascuno dei capitoli precedenti sono riportate delle sintesi conoscitive in risposta ai quesiti fondamentali del capitolo.
In questa parte conclusiva del rapporto viene proposta un'ulteriore sintesi complessiva, formulata per punti, corrispondenti ad aspetti positivi (punti di forza) e aspetti negativi (criticità) emersi dall'analisi.
I punti di forza non sono da intendere come "eccellenze" o traguardi ottimali già raggiunti, ma piuttosto come situazioni giudicate soddisfacenti, per le quali comunque sono possibili ulteriori sviluppi prioritari attraverso normali interventi di miglioramento continuo della qualità del sistema educativo considerato.
Le criticità sono, invece, situazioni e processi di qualità ancora insoddisfacenti, per i quali è necessario attivare progetti innovativi di cambiamento, da prevedere ed integrare nel processo di pianificazione educativa (decisioni progettuali di politica e di strategia educativa).
I giudizi positivi e di criticità sono da intendere in senso relativo e contingente: essi emergono dal confronto con altri sistemi nazionali od internazionali, con standard fissati a livello istituzionale, con ragionevoli criteri "sociali".
Inizio Pagina

11.1 - Punti di forza

Livelli cognitivi dei quindicenni scolarizzati: il Veneto regge bene il confronto non solo a livello nazionale ma anche internazionale
Leggendo i risultati dell'indagine PISA (Programme for International Student Assessment), realizzata dall'OCSE nel 2009, le performance del Veneto sono veramente buone.
La maggioranza assoluta degli studenti veneti supera di molto il punteggio "sufficiente" nelle competenze di lettura, matematica e scienze, e non pochi sono gli studenti con ottimi risultati: il 12,8%, infatti, dei quindicenni veneti raggiunge i livelli più alti di competenze in matematica, il 7,4% in lettura e il 9,0% in scienze.
Il Veneto raggiunge già anche l'obiettivo europeo che la percentuale di alunni aventi risultati insufficienti scenda al di sotto del 15% entro il 2020 nel campo della lettura (sono, infatti, insufficienti il 14,5% dei quindicenni scolarizzati) e delle scienze (11,7%); poco distante anche nella competenza in matematica (15,9%). Lontano, invece, dagli obiettivi complessivamente l'Italia che registra quote sopra al 20% in tutti e tre gli ambiti.
Le femmine sono più brave in lettura, mentre i maschi in matematica.
Tendenzialmente il livello del Veneto è pari a quello della Germania ed è più alto di Francia e Stati Uniti.
Buona la situazione dei Licei
Il confronto con istituti tecnici e istituti professionali, fa emergere una posizione molto più positiva dei licei.
Le nuove iscrizioni al 1° anno rappresentano il 39% dei licenziati della scuola media inferiore l'anno precedente. Le interruzioni nel 1° anno sono del 2,5% degli iscritti; raggiungono il diploma l'83% degli iscritti al primo anno e le bocciature annue sono del 7%.
Entrano i ragazzi che alle medie hanno acquisito votazioni più elevate (67% di quelli che hanno ottenuto "ottimo") ed escono con votazioni mediamente più elevate (19% con 91-100).
La prevalenza di diplomati che prosegue gli studi all'università è molto più alta rispetto alle altre tipologie di istituti.
Soddisfazione dei diplomati per l'esperienza scolastica vissuta alla scuola secondaria di secondo grado a tre anni di distanza dall'acquisizione del diploma
Il gradimento espresso dai diplomati è molto elevato, soprattutto per le variabili concernenti il percorso scolastico (rapporto con gli insegnanti, professionalità degli insegnanti, contenuto degli studi): la quota di giovani molto o abbastanza soddisfatti raggiunge circa l'85%; un po' più bassa è la soddisfazione per le strutture scolastiche (64%).
Moderatamente positivi sono anche i livelli di gradimento espressi dai diplomati sulla preparazione ricevuta durante l'iter scolastico ai fini del corso di studio frequentato all'università (67% i soddisfatti) e rispetto all'utilizzo delle conoscenze acquisite a scuola nelle attività lavorative per i diplomati che lavorano (66%).
Buona la soddisfazione per il lavoro espressa dai diplomati che a 3 anni dal conseguimento del diploma lavorano
Secondo i dati dell'indagine Istat 2007 sui diplomati del 2004, a tre anni dal diploma, il 48% dei diplomati del Veneto lavora.
La soddisfazione per il lavoro svolto risulta molto elevata: le percentuali di molto o abbastanza soddisfatti sono intorno all'89% per le mansioni svolte, 87% per la stabilità e la sicurezza del posto di lavoro, 91% per l'autonomia lavorativa; più basse quelle per il trattamento economico (77%, più positive le femmine) e per le prospettive di carriera (71%, più positivi i maschi).
La soddisfazione per il contesto lavorativo non risulta influenzata dalla votazione finale conseguita all'esame di diploma.
Formazione professionale regionale: un ambito di grande impegno e prospettiva di sviluppo
I dati presentati nel capitolo 10 testimoniano il grande impegno della Regione del Veneto nel campo della formazione professionale, non solo attraverso l'attività svolta dai Centri di Formazione Professionale (CFP), ma anche nelle altre forme d'intervento per lo sviluppo di competenze professionali: apprendistato come forma di formazione-lavoro, alternanza scuola lavoro, corsi di terza area.
I ragazzi dai 14 ai 17 anni che frequentano i CFP e gli Organismi di Formazione accreditati e finanziati dalla Regione Veneto sono circa il 10% dei residenti della stessa età. Nel 2010/11 sono attivi 976 corsi distribuiti nei tre anni di corso, frequentati da oltre 18 mila studenti, con il 5% di dispersione dal 1° al 3° anno. La distribuzione per comparto formativo segue quella degli addetti ai settori produttivi. A 12 mesi dalla qualifica il 49% dei ragazzi lavora, prevalentemente con contratto di apprendistato (68%).
L'apprendistato come formazione-lavoro interessa il 5,5% dei giovani di età 15-17 anni residenti nella regione; dal 2011 sarà avviata la sperimentazione di un particolare tipo di contratto di apprendistato per l'assolvimento del diritto-dovere di istruzione-formazione.
L' "alternanza scuola-lavoro" è un'opportunità formativa, offerta agli studenti di 15-18 anni che frequentano le scuole medie superiori e i CFP, che permette di alternare momenti di studio e momenti di lavoro; l'esperienza lavorativa integra l'apprendimento scolastico garantendo maggiore concretezza alle competenze che il giovane va maturando. Nel 2009/10 hanno usufruito di questa opportunità 4.300 studenti.
I "corsi di terza area" sono rivolti agli studenti degli istituti professionali del 4° e del 5° anno e sono integrativi della normale attività svolta a scuola e permettono di svolgere un ulteriore percorso professionalizzante. Nel 2010 hanno aderito quasi 12.000 studenti.
Le iniziative dell'alternanza scuola-lavoro e dei corsi di terza area, ben avviate nella nostra regione, hanno comunque prospettive di ulteriore e notevole sviluppo.

Al di là dei suddetti punti di forza, quello che si evince dalla lettura del volume è che il Veneto presenta performance spesso tra le più positive rispetto le altre regioni italiane.
Anche nel confronto con i principali competitors europei, il Veneto ottiene risultati buoni, che gli permettono di posizionarsi nelle graduatorie tendenzialmente al di sopra rispetto la media italiana.
Inizio Pagina

11.2 - Criticità

Lo status sociale della famiglia assume ancora grande rilievo nel determinare le scelte, il percorso, l'apprendimento ed il futuro delle giovani generazioni
Da un recente studio dell'OCSE sulla mobilità sociale intergenerazionale risulta che in Italia i figli dei laureati hanno il 50% di probabilità in più degli altri di laurearsi; i figli di genitori con profilo di istruzione basso hanno il 45% di probabilità in meno di arrivare ad un diploma; analoghe sperequazioni sussistono per i redditi percepiti (il 40% del vantaggio economico si tramanda di padre in figlio).
Dall'indagine PISA sui livelli cognitivi dei quindicenni scolarizzati risulta che in Italia i figli di genitori con profilo occupazionale alto hanno livelli cognitivi intorno ai 50 punti in più dei figli di famiglie con profilo basso.
I dati rilevati attraverso l'indagine Istat del 2007 sui diplomati del 2004 hanno consentito di costruire per il Veneto un indicatore di profilo sociale delle famiglie di provenienza dei diplomati basato congiuntamente sui livelli di istruzione e sulla posizione occupazionale dei genitori, pervenendo alla classificazione in 3 profili: basso, medio, alto. Alcune differenze di percorso e di esito tra i profili basso ed alto informano sul livello delle sperequazioni ancora esistenti nel Veneto.
I diplomati dei licei provengono per il 60% da famiglie più agiate e solo per il 14% da quelle con profili più bassi; viceversa i diplomati degli istituti professionali provengono per il 33% dal profilo basso e per il 7% da quello alto.
I figli dei benestanti, inoltre, prendono di più voti alti alla maturità: nel 50% dei casi a fronte del 41% di quelli con profili bassi.
A medicina il 52% degli studenti immatricolati proviene dal profilo familiare alto e solo per il 13% da quello basso.
La quota di diplomati che sceglie di proseguire gli studi all'università è molto limitata nel Veneto ed in diminuzione
Nell'anno accademico 2008/09 le immatricolazioni negli Atenei veneti sono stati pari al 58,4% dei diplomati dell'anno scolastico 2007/08 (41% della popolazione residente di 19 anni). Tre anni prima la percentuale era del 62%. Entro tre anni dall'iscrizione il 12,4% cambia percorso universitario e l'11,4% abbandona gli studi, quote comunque inferiori ai dati medi nazionali pari, rispettivamente, al 13,8% e al 14,6%.
La mobilità interregionale delle iscrizioni universitarie presenta un saldo negativo tra studenti veneti che si iscrivono ad Atenei di altre regioni (24%) e studenti di altre regioni che si iscrivono in Atenei del Veneto (17%). Limitata la quota di studenti stranieri (5%) iscritti nelle nostre facoltà, ma in aumento.
La situazione è tale che sarà difficile raggiungere entro il 2020 il traguardo fissato dall'Unione europea del 40% di laureati nella fascia di età 30-34 anni. Il Veneto è a quota 17% (Italia 19%, Lazio 26%, UE27 32%); più vicino il target del 26-27% proposto a livello nazionale.
Situazione scolastica insoddisfacente degli istituti professionali
La scelta prevalente dei ragazzi che escono dalla scuola media inferiore in Veneto è per una formazione tecnico-professionale: il 37% si iscrivono ad un istituto tecnico e il 22% ad un istituto professionale. L'orientamento tecnico-professionale ha il vantaggio di offrire al ragazzo e alle famiglie la prospettiva di acquisire un diploma o una qualifica più facilmente spendibile a breve termine nel mercato del lavoro e quindi a più alta sostenibilità sociale, tenendo conto del fatto che le provenienze sono in prevalenza da famiglie di status sociale medio-basso. D'altra parte gli svantaggi stanno nel fatto che si riduce la prospettiva del proseguimento degli studi all'università, allontanando così il Veneto dalla possibilità di competere con altri paesi europei per quanto riguarda la disponibilità di laureati, oltre che l'allontanamento da un sistema che favorisca un'elevata mobilità sociale.
Al giudizio positivo sulla qualità del sistema scolastico veneto dei licei, si contrappone un giudizio insoddisfacente per la situazione qualitativa degli istituti professionali. Gli iscritti al primo anno che arrivano al diploma sono soltanto il 59% (68% se si considerano i nuovi entrati); le bocciature annue sono pari al 18% (la probabilità di non ripetere almeno un anno nel quinquennio è molto bassa); le ammissioni con debito raggiungono il 45% e le interruzioni già al primo anno sono di poco inferiori al 4%. Il 40% entra alle superiori con un voto di licenza media di "sufficiente", e solo l'1,2% con "ottimo"; la votazione media al diploma è di 73 punti su 100, solo il 10% ottiene una valutazione con punteggio che va da 91 a 100.
Ancora alta la dispersione scolastica
La dispersione scolastica in Veneto, anche se meno accentuata della media nazionale, è da considerare una criticità.
Chi si iscrive al 1° anno ha la probabilità dell' 81% di arrivare al diploma, con forti differenze per tipologia scolastica: licei 87%, istituti tecnici 84%, istituti professionali 68%.
Le insufficienze in corso d'anno colpiscono il 70% degli studenti; le bocciature annue il 12%, le ammissioni all'anno successivo con debito formativo il 38%.
Ancora critico il livello di qualità percepita dagli studenti quindicenni veneti e migliore quello dei loro genitori
Al 40% degli studenti "non piace" la scuola, il 40% degli studenti è poco o per nulla soddisfatto dei rapporti con i propri compagni e il 56,5% si sente stressato. L'indice sintetico di qualità percepita dagli studenti veneti risulta, quindi, pari a 54 punti su 100.
Un po' più positivo il valore assunto dall'indice sintetico di gradimento dei genitori: 67 punti su 100 nel complesso, 72,5 punti per il giudizio sulla formazione complessiva dei figli a scuola, 65 punti per il giudizio sugli esiti educativi.
Bullismo dei quindicenni a scuola: un segno preoccupante di disagio educativo
La prevalenza di "bulli occasionali" (ha partecipato una volta negli ultimi due mesi prima dell'indagine ad un atto di bullismo), nel 2006 in Veneto, è risultata pari al 26% (maschi 34%), mentre i "bulli recidivi o seriali" (partecipato a 2, 3 o a più atti negli ultimi due mesi) rappresentano l'8% degli studenti (maschi 11%).
Le prevalenze delle vittime del bullismo sono risultate del 17% per i maschi ed il 14% delle femmine per le "vittime occasionali" (un atto subito negli ultimi due mesi), mentre le "vittime abituali" (subito 2, 3 o più atti negli ultimi due mesi) sono state il 3,8% dei maschi ed il 3,2% delle femmine.
In Veneto il bullismo è un fenomeno di branco e il rapporto tra prevalenza di bulli seriali e prevalenza di vittime abituali è risultato pari a 2,3, cioè in media per ogni vittima abituale hanno agito 2,3 bulli seriali.
Tabacco, alcol e droga: comportamenti a rischio e segnali di disagio dei quindicenni veneti a scuola
Il bullismo e l'assunzione di tabacco, alcol e droga in età adolescenziale sono comportamenti che segnalano criticità rispetto all'obiettivo di sviluppo globale della persona, con particolare riferimento alle dimensioni emotivo-motivazionali e socio-relazionali dei processi d'apprendimento. Prevenire e contrastare il fenomeno è, per la Scuola, la famiglia e la comunità, arduo ma doveroso.
Dall'indagine internazionale HBSC (Health Behaviour in School-aged Children), svolta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2006, sono risultate per il Veneto le seguenti prevalenze di studenti: il 18% fuma quotidianamente, il 36% assume alcol ogni settimana, il 21% ha consumato cannabis negli ultimi 12 mesi.
NEET (Not in Employment, Education, Training), giovani che non lavorano, non studiano e non si formano: un fenomeno da contrastare sebbene in Veneto la situazione è meno preoccupante
Tra i residenti di età 15-24 anni, la prevalenza di persone in condizioni di NEET risulta nel 2009 dell'11%, inferiore di 7 punti percentuali rispetto alla media nazionale (17,7%).
In particolare, il Veneto è la terza regione italiana con la percentuale più bassa di ragazzi al di fuori del circuito scuola-lavoro, preceduta soltanto da Emilia Romagna (10,9%) e Trentino Alto Adige (8,8%).
Si tratta per lo più di ragazzi che non hanno un lavoro e che al tempo stesso non lo stanno cercando, ossia gli inattivi: in Veneto sono quasi il 7% sul totale dei giovani in età 15-24 anni, mentre in Italia oltre l'11%.
Tra i diplomati, in Veneto la quota di ragazzi in età 20-24 anni in condizione di NEET è pari al 9,8%, sale al 10,2% fra i giovani in età 25-29 e raggiunge il 12% nella classe 30-34 anni.
Variabilità provinciale ancora non trascurabile per alcuni indicatori di qualità del sistema scolastico veneto
Nel testo del rapporto, quando possibile in base alle disponibilità di dati intra-regionali, sono riportati anche i valori provinciali assunti da molti indicatori di fenomeni del sistema scolastico, dai quali risulta per alcuni aspetti qualitativi una discreta variabilità all'interno del territorio regionale.
A titolo esemplificativo si riportano alcuni confronti tra province con i valori più alti e quelli più bassi di alcuni indicatori:
  1. iscrizione ai licei in entrata dalla scuola media superiore, 44% Verona, 31% Rovigo;
  2. scelte formative verso Centri Regionali di Formazione Professionale, 13% Vicenza, 6% Rovigo;
  3. interruzioni al 1° anno, 2,4% Treviso, 5,3% Padova;
  4. Km2 di territorio in media per istituto di scuola media superiore, 26 Padova, 99 Belluno;
  5. studenti stranieri sul totale degli alunni, 8,5% Treviso, 3,9% Belluno;
  6. indice sintetico di qualità percepita verso la scuola dai quindicenni, 57 punti su 100 Treviso, 52 Padova;
  7. graduatoria dei comportamenti a rischio degli studenti quindicenni nella scala 0 (valori minimi provinciali) - 100 (valori massimi provinciali), 75,2 Padova, 11,3 Belluno.
Carenza di dati sui livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti alle varie età e a conclusione di tappe significative del percorso scolastico
Gli indicatori riguardanti i livelli di apprendimento degli studenti proposti nel testo del rapporto si riferiscono ad aspetti, prevalentemente disciplinari, della dimensione cognitiva dell'apprendimento: giudizio riportato all'esame di licenza media, livelli cognitivi in lettura, matematica e scienze, misurati a 15 anni attraverso l'indagine PISA, insufficienze in corso d'anno, ripetenze, ammissioni all'anno successivo con e senza debito formativo, votazioni riportate all'esame finale di diploma.
Mancano dati sui livelli di apprendimento concernenti le dimensioni emozionali e socio-relazionali dello sviluppo della persona, componenti essenziali delle competenze di base e di quelle funzionali alle esperienze di studio, di lavoro e di vita futura delle giovani generazioni.
Per la formazione professionale regionale non sono disponibili dati sui livelli d'apprendimento.


E' auspicabile che, in una prospettiva almeno di medio termine, vengono promosse, a livello internazionale, nazionale, regionale e locale, indagini mirate a rendere possibile la misurazione dei livelli raggiunti in tutte le componenti del processo d'apprendimento e di maturazione della persona, con particolare riferimento alle competenze di base e funzionali alle esperienze future di studio, di lavoro e di vita. Sono queste, infatti, le variabili che esprimono in forma diretta e pertinente i fini dei sistemi educativi, e perciò quelle relative alle decisioni progettuali di politica educativa.