Nel valutare la qualità del contesto abitativo da un punto di vista fisico-strutturale si sono considerati dapprima i principali problemi che i cittadini lamentano quando pensano alla propria zona di residenza e successivamente la facilità con cui accedono ai servizi essenziali, come il medico di base, farmacie, poste, uffici comunali, supermercati e negozi alimentari, scuole e servizi per la prima infanzia.
Un approfondimento a parte è dedicato alla sicurezza della zona in cui si abita, indagando se si ritiene di vivere in un contesto a rischio di criminalità, se si ha paura di essere aggrediti o di subire un furto in casa, tanto da evitare volutamente certe strade del proprio quartiere o non sentirsi tranquilli quando si è soli in casa. Il fatto di avere paura, di sentirsi esposti e vulnerabili può condizionare le abitudini e lo stile di vita, fino a limitare la libertà personale o accentuare la diffidenza nei confronti del prossimo, minacciando di fatto il benessere individuale e collettivo.
I problemi del quartiere
I problemi esaminati fanno riferimento a:
- l'ecologia locale (inquinamento dell'aria, rumori, odori sgradevoli, sporcizia delle strade);
- la mobilità (traffico, difficoltà di parcheggio e di collegamento con i mezzi pubblici, scarsa illuminazione delle strade, cattive condizioni stradali);
- il rischio criminalità.
Considerando gli ultimi dati disponibili per un confronto europeo
(Nota 1), gli italiani si mostrano tra i meno soddisfatti e tra i più critici rispetto all'area in cui vivono. La percentuale di persone che nel 2007 riferisce la presenza di almeno due problemi tra rumore, inquinamento dell'aria, mancanza di accesso ad aree verdi, qualità dell'acqua, crimini o vandalismi e sporcizia nelle strade, risulta nella nostra penisola pari all'83%, contro il 56% dell'Europa a 15 e il 59% dell'Europa a 27 Paesi. In Italia, in particolare, per quasi tutti i problemi legati all'ecologia locale si evidenziano le percentuali più alte di persone che ne lamentano la presenza nella propria zona di residenza.
A livello di regioni italiane informazioni più dettagliate si ricavano dalle indagini Istat presso le famiglie
(Nota 2): ai cittadini viene chiesto di esprimersi sulla presenza o meno di una serie di problemi nella zona di residenza, tuttavia gli aspetti considerati non sempre sono confrontabili con quelli indagati nelle rilevazioni europee.
Con riferimento alla dimensione ecologica, il problema maggiormente percepito come molto o abbastanza presente dalle famiglie in Veneto è l'inquinamento dell'aria (38%). Cattive condizioni stradali (43%) e traffico (36%) sono invece quelli dichiarati con maggiore frequenza nell'ambito della mobilità, ma anche la scarsa illuminazione stradale (29%), la mancanza di parcheggi (28%) e la difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici (26%).
(Tabella 7.1.1)
Sulla base delle dichiarazioni delle famiglie italiane sulla presenza di dieci problemi negli ambiti precedenti è stato costruito un indicatore sintetico, con valori tra 0, indice della qualità peggiore, quando cioè tutte le famiglie dichiarano tutti i problemi molto presenti, e 100, valore che indica la qualità migliore, nel caso in cui nessuna famiglia dichiara la presenza di problemi
(Nota 3). Il valore del Veneto è pari a 66 punti su 100, superiore alla media nazionale (62): in particolare, il confronto con l'Italia vede il Veneto in posizione più favorevole per tutti i problemi, esclusa la presenza di odori sgradevoli. Rispetto alle regioni limitrofe, la qualità percepita dalle famiglie venete è confrontabile con quella dell'Emilia Romagna, più positiva della regione Lombardia, meno positiva delle due regioni a statuto speciale confinanti Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
(Figura 7.1.1) (Figura 7.1.2)
Nel corso dell'ultimo decennio, inoltre, l'opinione delle famiglie venete sui problemi della zona di residenza risulta sensibilmente migliorata, con un indicatore sintetico che passa da 62 nel 2000 a 66 nel 2010. Questo avviene grazie a un miglioramento nelle opinioni espresse con riguardo sia agli aspetti maggiormente messi in discussione, quali ad esempio il traffico, il rischio criminalità, la difficoltà di collegamento con mezzi pubblici, la scarsa illuminazione delle strade, sia per quelli meno sentiti, come odori sgradevoli e rumore. Rimane pressoché stabile la quota di insoddisfatti della qualità dell'aria, della sporcizia e delle cattive condizioni delle strade, delle difficoltà di parcheggio. La diminuzione della percentuale di scontenti è probabilmente connessa a un reale miglioramento delle condizioni e a una maggiore attenzione prestata, soprattutto negli ultimi anni, verso l'ambiente che ci circonda, ma incide in parte anche il processo di fuga dalle città cui si è assistito in Veneto negli ultimi decenni, che ha spinto le persone verso zone parzialmente esenti da molti dei fattori esaminati.
(Figura 7.1.3)
La preoccupazione per la criminalità
Un aspetto particolarmente sentito e importante è quello della sicurezza: una percezione negativa della propria zona di residenza in questo senso incide sfavorevolmente sulla qualità dell'abitare e più in generale sulla qualità della vita, perché alimenta notevolmente il senso di insicurezza personale e può condizionare le abitudini di vita.
In Veneto nel 2008-2009 il 4,6% della popolazione di 14 anni o più dichiara di essere stata vittima nell'ultimo anno di almeno un reato tra scippo, borseggio, furto di oggetti personali, minaccia, aggressione o rapina; se si considerano i reati subiti dalle famiglie, principalmente furti in abitazione e di veicoli, le vittime sono il 14,1%. Si tratta di valori entrambi inferiori alla media nazionale (rispettivamente il 5,7% delle persone e il 16,2% delle famiglie) e per molti reati si evidenzia una significativa diminuzione rispetto a dieci anni prima
(Nota 4).
Nonostante questo, la criminalità continua a essere tra le principali paure dei cittadini, tanto che nel 2010 il 47,9% dei veneti e il 52,1% degli italiani la ritiene uno dei problemi prioritari del Paese, seconda solo alla disoccupazione. Questo in generale e in astratto; ma se si fa riferimento al proprio vissuto, pensando alla zona in cui si abita, si tende a ridimensionare la preoccupazione: il quartiere in cui si vive è ritenuto a rischio di criminalità da due veneti su dieci, una percentuale limitata della popolazione e sostanzialmente stabile negli ultimi anni.
La paura per la criminalità rischia di diventare insostenibile quando si riflette eccessivamente sulle abitudini degli individui, limitandone la libertà e costringendo ad adottare forme di difesa a volte estreme. Quasi la metà dei veneti (47,7%) si sente condizionata, il 30% ha paura a uscire da solo per le strade della propria zona quando è buio e il 26% evita addirittura di uscire; il 15%, infine, non si sente tranquillo quando è solo in casa.
(Figura 7.1.4)
La percezione di criminalità nella propria zona di residenza dipende anche da molteplici fattori esterni, tra cui il degrado ambientale e sociale. Quasi il 40% di chi vive in Veneto vede girare attorno a casa vagabondi o assiste ad atti di vandalismo contro il bene pubblico. Nella propria zona di residenza accade di imbattersi in persone che si drogano (22%), che spacciano (13%) o che si prostituiscono (13%). Il 18% infine dichiara di vivere vicino ad aree degradate, dove ad esempio ci sono edifici abbandonati o decadenti, zone verdi non curate e strade sporche o trascurate.
(Figura 7.1.5)
Generalmente tali forme di disordine sociale tendono a concentrarsi nelle grandi città e nelle periferie delle grosse metropoli, dove maggiore è il rischio di subire un reato. Esiste, infatti, una certa associazione tra il livello di urbanizzazione e l'esperienza di vittimizzazione: in Veneto il 6,5% delle persone che risiedono in comuni ad alto livello di urbanizzazione, in genere i capoluoghi, dichiara di essere stato vittima di almeno un reato negli ultimi 12 mesi, valore che si dimezza se si vive in comuni che non superano i 10.000 abitanti. Nelle aree metropolitane e più densamente popolate si registra poi una maggiore frequenza di furti di auto, moto, biciclette e veicoli in genere, perché più numerosi e spesso lasciati incustoditi, mentre il rischio di subire un furto in casa è in Veneto lo stesso per chi vive in zone altamente urbanizzate e chi abita in aree rurali o nei piccoli comuni. Nel 2010 per il Veneto si tratta di oltre 13 mila furti in abitazioni denunciati da tutte le Forze di polizia all'Autorità giudiziaria
(Nota 5), in aumento del 24,8% rispetto al 2005, ossia circa 266 furti in casa ogni 100.000 abitanti.
Per proteggere la propria casa e scoraggiare i furti, le famiglie adottano un'ampia gamma di strategie e di sistemi di difesa, dalle più tradizionali, come lasciare accese le luci, alle più sofisticate, ad esempio avvalendosi dei dispositivi di allarme o dei controlli affidati alla vigilanza privata.
La tendenza alla protezione dell'abitazione è molto alta, sia perché i progressi tecnologici hanno reso molti dispositivi alla portata di tutti, sia perché subire un furto in casa costituisce sempre un grosso trauma, anche quando il danno economico è limitato. Il 69% delle famiglie venete possiede almeno un sistema di protezione dell'abitazione
(Nota 6) e il 44% più di uno. Se l'aver già subito un reato induce senz'altro a proteggersi di più, spesso le famiglie scelgono di installare sistemi di protezione nella propria abitazione per prevenire il reato; in Veneto solo l'11% delle famiglie che possiede almeno un sistema di protezione afferma di averlo adottato a seguito di un furto o di un reato e il 36% l'ha istallato per paura di subirlo.
I sistemi di difesa dell'abitazione più diffusi sono le porte blindate, il bloccaggio delle finestre e le luci esterne con accensione automatica, mentre considerando le strategie di protezione che non sono parte integrante dell'abitazione, la maggioranza delle famiglie venete, il 45%, molto più che a livello nazionale, si affida ai vicini di casa, un sistema di controllo particolarmente diffuso nei comuni medio-piccoli, dove più facilmente si attiva la rete sociale con i vicini di casa e i conoscenti. La rete di relazioni sociali che la famiglia crea attorno a sé si dimostra un efficace elemento di protezione; e infatti sono più a rischio le persone mobili, che si spostano e cambiano spesso zona di residenza, non solo perché ne conoscono meno i pericoli, ma anche perché meno protette dal sistema di solidarietà di vicini di casa, amici e conoscenti.
(Figura 7.1.6)
L'accessibilità ai servizi
In generale la possibilità di disporre nelle vicinanze dei servizi essenziali per la vita della famiglia contribuisce in maniera non trascurabile alla scelta del posto in cui abitare.
Se si considera l'aspetto strettamente legato all'accessibilità, allora chi vive in aree urbane gode sicuramente di maggiori benefici: nei Paesi dell'UE15 il 95% delle persone non ha difficoltà a prendere i mezzi di trasporto, il 91% raggiunge facilmente, anche a piedi, il supermercato e i negozi alimentari della zona, l'80% l'ufficio bancario o la posta, contro percentuali sempre inferiori per chi vive in aree rurali
(Nota 7).
Tuttavia la sola comodità ai servizi non è sufficiente, possono subentrare altri fattori che fanno preferire nel complesso le zone rurali a quelle urbane, soprattutto se hanno raggiunto una forma e un'organizzazione strutturata, relazioni non difficoltose con il centro urbano e se sono comunque dotate di un'immagine positiva nella considerazione degli abitanti del quartiere. Ad esempio, sempre a livello europeo risulta che le persone che vivono in aree rurali esprimono un livello di soddisfazione generale più alto per la propria sistemazione, riportando un punteggio di circa 7,7 su un massimo di 10, rispetto al 7,4 di chi vive nelle aree urbane.
(Figura 7.1.7)
A livello di regioni italiane, informazioni aggiornate in merito all'accessibilità ai servizi si ottengono ancora una volta dalle indagini Istat
(Nota 8) presso le famiglie, alle quali, tuttavia, si chiede di valutare la facilità di accesso a una serie di servizi diversa e più vasta di quella considerata in ambito europeo.
La frequenza relativa di famiglie venete che nel 2010 dichiara di accedere con poca o senza difficoltà ai servizi considerati va da un minimo di 55% per gli sportelli per l'energia elettrica (in Italia 53%) a un massimo di 95% per le farmacie, gli uffici postali e i negozi alimentari. Le percentuali del Veneto, calcolate rispetto alle famiglie che necessitano del servizio, sono superiori alla media nazionale per tutti i servizi considerati, eccetto che per negozi alimentari e, di poco, le farmacie.
(Tabella 7.1.2)
Anche per l'accessibilità ai servizi locali della zona di residenza complessivamente percepita si è calcolato, con riferimento all'Italia e alle sue regioni, un indicatore di sintesi dei livelli di qualità, i cui valori variano tra 0, in corrispondenza della qualità peggiore, quando cioè tutte le famiglie dichiarano di accedere con molta difficoltà ai servizi, e 100, quando tutte le famiglie ritengono di accedere facilmente a tutti i servizi
(Nota 9). Il valore del Veneto nel 2010 è di 76,3 punti su 100, superiore rispetto alla media nazionale di 74,6 e in crescita di 2,6 punti rispetto al 2000. Rispetto a dieci anni prima, tutti i servizi risultano maggiormente accessibili, ad eccezione degli sportelli per l'energia elettrica e il gas, dove rimangono le difficoltà maggiori.
(Figura 7.1.8) (Figura 7.1.9)
La vicinanza ai servizi essenziali risulta ancora più importante per certe categorie di persone, come gli anziani. Chiaramente le famiglie formate da solo persone anziane, più fragili perché non abitano con figli o parenti più giovani, mediamente incontrano maggiori difficoltà ad accedere ad alcuni servizi di base, soprattutto quando devono ricorrere al pronto soccorso o recarsi a sbrigare delle pratiche relative alle utenze domestiche. Tuttavia in Veneto la maggior parte ritiene di abitare in una zona servita in modo adeguato, non avendo particolari problemi a raggiungere i centri di cura o gli uffici amministrativi e disponendo di negozi e supermercati sufficientemente vicini. La percentuale si aggira mediamente attorno al 75%, con variazioni per le singole tipologie di servizi considerati.
(Figura 7.1.10)
Anche le politiche abitative regionali
(Nota 10) in tema di edilizia residenziale riconoscono la necessità di prestare particolare attenzione agli alloggi destinati alle persone anziane e al contesto in cui è meglio inserirli, collocandoli in un'area:
- " integrata con aree destinate a residenze e servizi, evitando la concentrazione delle residenze per anziani al fine di sfuggire fenomeni di segregazione e consolidare invece relazioni di solidarietà sociale e intergenerazionale;
- in prossimità di servizi e attrezzature commerciali in grado di soddisfare le esigenze quotidiane, come negozi di generi alimentari, supermercato, mercato di quartiere, bar, edicola, farmacia;
- collegata con altre tipologie di servizi, quali spazi commerciali non alimentari, centri socio-assistenziali, aree verdi o parchi, servizi ricreativi, amministrativi, ricettivi e luoghi di culto;
- attrezzata con idonei elementi infrastrutturali e di arredo urbano e collegata con la rete di trasporto pubblico;
- protetta in modo adeguato da eventuali fonti di inquinamento ambientale (acustico, atmosferico, elettromagnetico, ecc). "
Si evidenzia come l'attenzione sia rivolta non solo al contesto fisico-ambientale dell'alloggio e del quartiere, ma anche a quello sociale: è necessario da un lato agevolare la prossimità ai servizi di cura e di assistenza o ai servizi che consentano di svolgere delle attività quotidiane senza difficoltà, dall'altro garantire condizioni tali da favorire l'autonomia, la socializzazione, il senso di sicurezza e di appartenenza all'ambito insediativo.
Si intende così promuovere il benessere dell'abitare dell'anziano, tenuto conto delle particolari esigenze legate all'età, questione che assume sempre maggiore importanza visto anche l'orientamento delle politiche di assistenza di mantenere la persona anziana nel proprio domicilio il più possibile e riservare l'istituzionalizzazione solo ai casi più gravi, non altrimenti assistibili.