Capitolo 7

La qualita' del contesto abitativo
Luci e ombre nelle percezioni dichiarate

Le condizioni strutturali e funzionali dell'edificio e la sostenibilità del relativo possesso sono fattori che hanno certamente molta influenza sul vissuto di qualità abitativa della famiglia. Ma su quest'ultimo pesano, anche in maniera consistente, le caratteristiche dell'ambiente esterno in cui l'abitazione è inserita: non si vive bene in una casa completa dal punto di vista funzionale che però si trova in un quartiere degradato o privo di collegamenti ai servizi essenziali.
Da non trascurare poi la dimensione di tipo sociale: la vicinanza abitativa a familiari o amici e la possibilità di vederli con una certa frequenza, avere buone relazioni con i vicini, su cui magari poter contare in caso di bisogno, partecipare alle attività di quartiere aumentano sicuramente il senso di appartenenza alla comunità e alla zona in cui si vive. Anzi, secondo la letteratura, proprio la sfera socio-relazionale sembra influenzare la soddisfazione per la zona di residenza, e quindi la qualità dell'abitare, più di altri fattori riconducibili a una dimensione più strettamente fisica, come le caratteristiche dell'ambiente circostante, la dotazione della casa e del quartiere. A sua volta l'essere soddisfatti della zona in cui si vive innesca un atteggiamento positivo, di maggiore cura e attenzione verso la propria casa, ma anche nei confronti degli spazi comuni e in generale del quartiere e delle persone che vi abitano.
Un'attenzione particolare alla città
Contesti fortemente urbanizzati o realtà metropolitane, città medio-piccole, maggiormente a misura di persona, zone più rurali, offrono modi profondamente diversi di vivere e di abitare.
Le problematicità e la complessità delle grandi città hanno richiamato l'attenzione anche dell'Unione europea, che vede nell'importanza di sostenere in modo appropriato la rigenerazione urbana un fattore decisivo per intervenire sulla qualità della vita dei cittadini. Le città, infatti, offrono grandi opportunità, ma sono anche le aree dove alcuni problemi si avvertono con maggiore intensità: congestione, degrado ambientale ed economico, iniquità e tensioni sociali, contesti di segregazione e povertà, problemi di sicurezza o di carattere demografico.
Promuovere lo sviluppo urbano sostenibile è fra le priorità espressamente considerate nella politica di coesione europea: si afferma il ruolo della città quale motore di crescita e di sviluppo nella costruzione della competitività e della coesione, ma nel contempo si riconosce la necessità di adoperarsi per la riqualificazione dell'ambiente urbano, per rivitalizzare le città europee e farne luoghi sani, piacevoli e accoglienti in cui vivere e lavorare.
Con la Carta di Lipsia sulle Città Europee Sostenibili (2007), i Ministri degli Stati membri responsabili per lo sviluppo urbano concordano sulle strategie giudicate prioritarie per rafforzare la competitività delle città europee: le azioni indicate riguardano settori diversi in un'ottica di processo integrato. Accanto a politiche per potenziare l'economia e il mercato del lavoro locale o per sfruttare pienamente il potenziale di conoscenza di una città, per la finalità di questo lavoro si evidenziano alcune delle linee di intervento individuate: creare e assicurare spazi pubblici di alta qualità, modernizzare le reti infrastrutturali, promuovere un trasporto pubblico urbano efficiente e accessibile, migliorare l'ambiente fisico, che con riferimento agli edifici si declina sia in relazione alle condizioni strutturali, sia in termini di efficienza energetica. I miglioramenti negli standard abitativi nei nuovi edifici, così come dei grandi edifici già esistenti, possono infatti avere un grandissimo potenziale per accrescere l'efficienza energetica dell'intera Europa.
Un'attenzione speciale va riservata ai quartieri più degradati e a rischio all'interno del contesto cittadino al fine di promuovere la coesione interna all'area urbana, in quanto in una stessa città ci possono essere differenze anche notevoli tra le diverse zone, in termini di opportunità economiche e sociali, ma anche in termini di diversa qualità dell'ambiente.
La sfida di creare una città sostenibile è fortemente voluta dall'Europa anche nella strategia Europa 2020, consapevoli che per una riqualificazione duratura delle nostre città devono essere considerate in modo integrato ed equilibrato le diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile, ossia la prosperità economica, l'equilibrio sociale e la considerazione degli aspetti ambientali, così come la capacità istituzionale.
 
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7.1 - La zona di residenza

Nel valutare la qualità del contesto abitativo da un punto di vista fisico-strutturale si sono considerati dapprima i principali problemi che i cittadini lamentano quando pensano alla propria zona di residenza e successivamente la facilità con cui accedono ai servizi essenziali, come il medico di base, farmacie, poste, uffici comunali, supermercati e negozi alimentari, scuole e servizi per la prima infanzia.
Un approfondimento a parte è dedicato alla sicurezza della zona in cui si abita, indagando se si ritiene di vivere in un contesto a rischio di criminalità, se si ha paura di essere aggrediti o di subire un furto in casa, tanto da evitare volutamente certe strade del proprio quartiere o non sentirsi tranquilli quando si è soli in casa. Il fatto di avere paura, di sentirsi esposti e vulnerabili può condizionare le abitudini e lo stile di vita, fino a limitare la libertà personale o accentuare la diffidenza nei confronti del prossimo, minacciando di fatto il benessere individuale e collettivo.
I problemi del quartiere
I problemi esaminati fanno riferimento a:
  1. l'ecologia locale (inquinamento dell'aria, rumori, odori sgradevoli, sporcizia delle strade);
  2. la mobilità (traffico, difficoltà di parcheggio e di collegamento con i mezzi pubblici, scarsa illuminazione delle strade, cattive condizioni stradali);
  3. il rischio criminalità.
Considerando gli ultimi dati disponibili per un confronto europeo (Nota 1), gli italiani si mostrano tra i meno soddisfatti e tra i più critici rispetto all'area in cui vivono. La percentuale di persone che nel 2007 riferisce la presenza di almeno due problemi tra rumore, inquinamento dell'aria, mancanza di accesso ad aree verdi, qualità dell'acqua, crimini o vandalismi e sporcizia nelle strade, risulta nella nostra penisola pari all'83%, contro il 56% dell'Europa a 15 e il 59% dell'Europa a 27 Paesi. In Italia, in particolare, per quasi tutti i problemi legati all'ecologia locale si evidenziano le percentuali più alte di persone che ne lamentano la presenza nella propria zona di residenza.
A livello di regioni italiane informazioni più dettagliate si ricavano dalle indagini Istat presso le famiglie (Nota 2): ai cittadini viene chiesto di esprimersi sulla presenza o meno di una serie di problemi nella zona di residenza, tuttavia gli aspetti considerati non sempre sono confrontabili con quelli indagati nelle rilevazioni europee.
Con riferimento alla dimensione ecologica, il problema maggiormente percepito come molto o abbastanza presente dalle famiglie in Veneto è l'inquinamento dell'aria (38%). Cattive condizioni stradali (43%) e traffico (36%) sono invece quelli dichiarati con maggiore frequenza nell'ambito della mobilità, ma anche la scarsa illuminazione stradale (29%), la mancanza di parcheggi (28%) e la difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici (26%). (Tabella 7.1.1)
Sulla base delle dichiarazioni delle famiglie italiane sulla presenza di dieci problemi negli ambiti precedenti è stato costruito un indicatore sintetico, con valori tra 0, indice della qualità peggiore, quando cioè tutte le famiglie dichiarano tutti i problemi molto presenti, e 100, valore che indica la qualità migliore, nel caso in cui nessuna famiglia dichiara la presenza di problemi (Nota 3). Il valore del Veneto è pari a 66 punti su 100, superiore alla media nazionale (62): in particolare, il confronto con l'Italia vede il Veneto in posizione più favorevole per tutti i problemi, esclusa la presenza di odori sgradevoli. Rispetto alle regioni limitrofe, la qualità percepita dalle famiglie venete è confrontabile con quella dell'Emilia Romagna, più positiva della regione Lombardia, meno positiva delle due regioni a statuto speciale confinanti Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. (Figura 7.1.1) (Figura 7.1.2)
Nel corso dell'ultimo decennio, inoltre, l'opinione delle famiglie venete sui problemi della zona di residenza risulta sensibilmente migliorata, con un indicatore sintetico che passa da 62 nel 2000 a 66 nel 2010. Questo avviene grazie a un miglioramento nelle opinioni espresse con riguardo sia agli aspetti maggiormente messi in discussione, quali ad esempio il traffico, il rischio criminalità, la difficoltà di collegamento con mezzi pubblici, la scarsa illuminazione delle strade, sia per quelli meno sentiti, come odori sgradevoli e rumore. Rimane pressoché stabile la quota di insoddisfatti della qualità dell'aria, della sporcizia e delle cattive condizioni delle strade, delle difficoltà di parcheggio. La diminuzione della percentuale di scontenti è probabilmente connessa a un reale miglioramento delle condizioni e a una maggiore attenzione prestata, soprattutto negli ultimi anni, verso l'ambiente che ci circonda, ma incide in parte anche il processo di fuga dalle città cui si è assistito in Veneto negli ultimi decenni, che ha spinto le persone verso zone parzialmente esenti da molti dei fattori esaminati. (Figura 7.1.3)

La preoccupazione per la criminalità

Un aspetto particolarmente sentito e importante è quello della sicurezza: una percezione negativa della propria zona di residenza in questo senso incide sfavorevolmente sulla qualità dell'abitare e più in generale sulla qualità della vita, perché alimenta notevolmente il senso di insicurezza personale e può condizionare le abitudini di vita.
In Veneto nel 2008-2009 il 4,6% della popolazione di 14 anni o più dichiara di essere stata vittima nell'ultimo anno di almeno un reato tra scippo, borseggio, furto di oggetti personali, minaccia, aggressione o rapina; se si considerano i reati subiti dalle famiglie, principalmente furti in abitazione e di veicoli, le vittime sono il 14,1%. Si tratta di valori entrambi inferiori alla media nazionale (rispettivamente il 5,7% delle persone e il 16,2% delle famiglie) e per molti reati si evidenzia una significativa diminuzione rispetto a dieci anni prima (Nota 4).
Nonostante questo, la criminalità continua a essere tra le principali paure dei cittadini, tanto che nel 2010 il 47,9% dei veneti e il 52,1% degli italiani la ritiene uno dei problemi prioritari del Paese, seconda solo alla disoccupazione. Questo in generale e in astratto; ma se si fa riferimento al proprio vissuto, pensando alla zona in cui si abita, si tende a ridimensionare la preoccupazione: il quartiere in cui si vive è ritenuto a rischio di criminalità da due veneti su dieci, una percentuale limitata della popolazione e sostanzialmente stabile negli ultimi anni.
La paura per la criminalità rischia di diventare insostenibile quando si riflette eccessivamente sulle abitudini degli individui, limitandone la libertà e costringendo ad adottare forme di difesa a volte estreme. Quasi la metà dei veneti (47,7%) si sente condizionata, il 30% ha paura a uscire da solo per le strade della propria zona quando è buio e il 26% evita addirittura di uscire; il 15%, infine, non si sente tranquillo quando è solo in casa. (Figura 7.1.4)
La percezione di criminalità nella propria zona di residenza dipende anche da molteplici fattori esterni, tra cui il degrado ambientale e sociale. Quasi il 40% di chi vive in Veneto vede girare attorno a casa vagabondi o assiste ad atti di vandalismo contro il bene pubblico. Nella propria zona di residenza accade di imbattersi in persone che si drogano (22%), che spacciano (13%) o che si prostituiscono (13%). Il 18% infine dichiara di vivere vicino ad aree degradate, dove ad esempio ci sono edifici abbandonati o decadenti, zone verdi non curate e strade sporche o trascurate. (Figura 7.1.5)
Generalmente tali forme di disordine sociale tendono a concentrarsi nelle grandi città e nelle periferie delle grosse metropoli, dove maggiore è il rischio di subire un reato. Esiste, infatti, una certa associazione tra il livello di urbanizzazione e l'esperienza di vittimizzazione: in Veneto il 6,5% delle persone che risiedono in comuni ad alto livello di urbanizzazione, in genere i capoluoghi, dichiara di essere stato vittima di almeno un reato negli ultimi 12 mesi, valore che si dimezza se si vive in comuni che non superano i 10.000 abitanti. Nelle aree metropolitane e più densamente popolate si registra poi una maggiore frequenza di furti di auto, moto, biciclette e veicoli in genere, perché più numerosi e spesso lasciati incustoditi, mentre il rischio di subire un furto in casa è in Veneto lo stesso per chi vive in zone altamente urbanizzate e chi abita in aree rurali o nei piccoli comuni. Nel 2010 per il Veneto si tratta di oltre 13 mila furti in abitazioni denunciati da tutte le Forze di polizia all'Autorità giudiziaria (Nota 5), in aumento del 24,8% rispetto al 2005, ossia circa 266 furti in casa ogni 100.000 abitanti.
Per proteggere la propria casa e scoraggiare i furti, le famiglie adottano un'ampia gamma di strategie e di sistemi di difesa, dalle più tradizionali, come lasciare accese le luci, alle più sofisticate, ad esempio avvalendosi dei dispositivi di allarme o dei controlli affidati alla vigilanza privata.
La tendenza alla protezione dell'abitazione è molto alta, sia perché i progressi tecnologici hanno reso molti dispositivi alla portata di tutti, sia perché subire un furto in casa costituisce sempre un grosso trauma, anche quando il danno economico è limitato. Il 69% delle famiglie venete possiede almeno un sistema di protezione dell'abitazione (Nota 6) e il 44% più di uno. Se l'aver già subito un reato induce senz'altro a proteggersi di più, spesso le famiglie scelgono di installare sistemi di protezione nella propria abitazione per prevenire il reato; in Veneto solo l'11% delle famiglie che possiede almeno un sistema di protezione afferma di averlo adottato a seguito di un furto o di un reato e il 36% l'ha istallato per paura di subirlo.
I sistemi di difesa dell'abitazione più diffusi sono le porte blindate, il bloccaggio delle finestre e le luci esterne con accensione automatica, mentre considerando le strategie di protezione che non sono parte integrante dell'abitazione, la maggioranza delle famiglie venete, il 45%, molto più che a livello nazionale, si affida ai vicini di casa, un sistema di controllo particolarmente diffuso nei comuni medio-piccoli, dove più facilmente si attiva la rete sociale con i vicini di casa e i conoscenti. La rete di relazioni sociali che la famiglia crea attorno a sé si dimostra un efficace elemento di protezione; e infatti sono più a rischio le persone mobili, che si spostano e cambiano spesso zona di residenza, non solo perché ne conoscono meno i pericoli, ma anche perché meno protette dal sistema di solidarietà di vicini di casa, amici e conoscenti. (Figura 7.1.6)
L'accessibilità ai servizi
In generale la possibilità di disporre nelle vicinanze dei servizi essenziali per la vita della famiglia contribuisce in maniera non trascurabile alla scelta del posto in cui abitare.
Se si considera l'aspetto strettamente legato all'accessibilità, allora chi vive in aree urbane gode sicuramente di maggiori benefici: nei Paesi dell'UE15 il 95% delle persone non ha difficoltà a prendere i mezzi di trasporto, il 91% raggiunge facilmente, anche a piedi, il supermercato e i negozi alimentari della zona, l'80% l'ufficio bancario o la posta, contro percentuali sempre inferiori per chi vive in aree rurali (Nota 7).
Tuttavia la sola comodità ai servizi non è sufficiente, possono subentrare altri fattori che fanno preferire nel complesso le zone rurali a quelle urbane, soprattutto se hanno raggiunto una forma e un'organizzazione strutturata, relazioni non difficoltose con il centro urbano e se sono comunque dotate di un'immagine positiva nella considerazione degli abitanti del quartiere. Ad esempio, sempre a livello europeo risulta che le persone che vivono in aree rurali esprimono un livello di soddisfazione generale più alto per la propria sistemazione, riportando un punteggio di circa 7,7 su un massimo di 10, rispetto al 7,4 di chi vive nelle aree urbane. (Figura 7.1.7)
A livello di regioni italiane, informazioni aggiornate in merito all'accessibilità ai servizi si ottengono ancora una volta dalle indagini Istat (Nota 8) presso le famiglie, alle quali, tuttavia, si chiede di valutare la facilità di accesso a una serie di servizi diversa e più vasta di quella considerata in ambito europeo.
La frequenza relativa di famiglie venete che nel 2010 dichiara di accedere con poca o senza difficoltà ai servizi considerati va da un minimo di 55% per gli sportelli per l'energia elettrica (in Italia 53%) a un massimo di 95% per le farmacie, gli uffici postali e i negozi alimentari. Le percentuali del Veneto, calcolate rispetto alle famiglie che necessitano del servizio, sono superiori alla media nazionale per tutti i servizi considerati, eccetto che per negozi alimentari e, di poco, le farmacie. (Tabella 7.1.2)
Anche per l'accessibilità ai servizi locali della zona di residenza complessivamente percepita si è calcolato, con riferimento all'Italia e alle sue regioni, un indicatore di sintesi dei livelli di qualità, i cui valori variano tra 0, in corrispondenza della qualità peggiore, quando cioè tutte le famiglie dichiarano di accedere con molta difficoltà ai servizi, e 100, quando tutte le famiglie ritengono di accedere facilmente a tutti i servizi (Nota 9). Il valore del Veneto nel 2010 è di 76,3 punti su 100, superiore rispetto alla media nazionale di 74,6 e in crescita di 2,6 punti rispetto al 2000. Rispetto a dieci anni prima, tutti i servizi risultano maggiormente accessibili, ad eccezione degli sportelli per l'energia elettrica e il gas, dove rimangono le difficoltà maggiori. (Figura 7.1.8) (Figura 7.1.9)
La vicinanza ai servizi essenziali risulta ancora più importante per certe categorie di persone, come gli anziani. Chiaramente le famiglie formate da solo persone anziane, più fragili perché non abitano con figli o parenti più giovani, mediamente incontrano maggiori difficoltà ad accedere ad alcuni servizi di base, soprattutto quando devono ricorrere al pronto soccorso o recarsi a sbrigare delle pratiche relative alle utenze domestiche. Tuttavia in Veneto la maggior parte ritiene di abitare in una zona servita in modo adeguato, non avendo particolari problemi a raggiungere i centri di cura o gli uffici amministrativi e disponendo di negozi e supermercati sufficientemente vicini. La percentuale si aggira mediamente attorno al 75%, con variazioni per le singole tipologie di servizi considerati. (Figura 7.1.10)
Anche le politiche abitative regionali (Nota 10) in tema di edilizia residenziale riconoscono la necessità di prestare particolare attenzione agli alloggi destinati alle persone anziane e al contesto in cui è meglio inserirli, collocandoli in un'area:
  • " integrata con aree destinate a residenze e servizi, evitando la concentrazione delle residenze per anziani al fine di sfuggire fenomeni di segregazione e consolidare invece relazioni di solidarietà sociale e intergenerazionale;
  • in prossimità di servizi e attrezzature commerciali in grado di soddisfare le esigenze quotidiane, come negozi di generi alimentari, supermercato, mercato di quartiere, bar, edicola, farmacia;
  • collegata con altre tipologie di servizi, quali spazi commerciali non alimentari, centri socio-assistenziali, aree verdi o parchi, servizi ricreativi, amministrativi, ricettivi e luoghi di culto;
  • attrezzata con idonei elementi infrastrutturali e di arredo urbano e collegata con la rete di trasporto pubblico;
  • protetta in modo adeguato da eventuali fonti di inquinamento ambientale (acustico, atmosferico, elettromagnetico, ecc). "
Si evidenzia come l'attenzione sia rivolta non solo al contesto fisico-ambientale dell'alloggio e del quartiere, ma anche a quello sociale: è necessario da un lato agevolare la prossimità ai servizi di cura e di assistenza o ai servizi che consentano di svolgere delle attività quotidiane senza difficoltà, dall'altro garantire condizioni tali da favorire l'autonomia, la socializzazione, il senso di sicurezza e di appartenenza all'ambito insediativo.
Si intende così promuovere il benessere dell'abitare dell'anziano, tenuto conto delle particolari esigenze legate all'età, questione che assume sempre maggiore importanza visto anche l'orientamento delle politiche di assistenza di mantenere la persona anziana nel proprio domicilio il più possibile e riservare l'istituzionalizzazione solo ai casi più gravi, non altrimenti assistibili.

Tabella 7.1.1

Percentuale di famiglie che ritengono molto o abbastanza presenti alcuni problemi della zona di residenza, per regione. Italia - Anno 2010

Figura 7.1.1

Indicatore sintetico di percezione della qualità della zona di residenza, per regione - Anno 2010 (*)

Figura 7.1.2

Distribuzione percentuale delle famiglie, per classi di valori e cumulata, dell'indicatore sintetico di percezione della qualità della zona di residenza. Veneto e Italia - Anno 2010(*)

Figura 7.1.3

Percentuale di famiglie che ritengono molto o abbastanza presenti alcuni problemi della zona di residenza. Veneto - Anni 2000 e 2010

Figura 7.1.4

Indicatori di insicurezza per regione: percentuale di persone di almeno 14 anni che si sentono poco o per niente sicure di sera quando sono sole per strada nella zona di residenza o sono sole in casa - Anni 2008-2009

Figura 7.1.5

Percentuale di persone di almeno 14 anni che vedono segni di inciviltà nella propria zona di residenza. Veneto e Italia - Anni 2008-2009

Figura 7.1.6

Percentuale di famiglie che adottano strategie difensive e sistemi di difesa per l'abitazione. Veneto e Italia - Anni 2008-2009

Figura 7.1.7

Percentuale di persone che dichiarano la disponibilità di servizi nelle immediate vicinanze della zona di residenza. UE15 - Anno 2007

Tabella 7.1.2

Percentuale di famiglie per giudizio espresso sull'accessibilità ai servizi presenti nella zona di residenza. Veneto e Italia - Anno 2010

Figura 7.1.8

Indicatore sintetico di accessibilità dichiarata ai servizi della zona di residenza, per regione - Anno 2010 (*)

Figura 7.1.9

Distribuzione percentuale delle famiglie, per classi di valori e cumulata, dell'indicatore sintetico di accessibilità dichiarata ai servizi della zona di residenza. Veneto e Italia - Anno 2010 (*)

Figura 7.1.10

Percentuale di famiglie e di famiglie di soli anziani che dichiarano poca o nessuna difficoltà ad eccedere ai servizi. Veneto - Anno 2010
 
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7.2 - Desiderio di relazioni

Il fatto di risiedere prevalentemente in comuni di media dimensione e in contesti abitativi non troppo grandi, ossia più frequentemente in piccoli condomini o in quartieri con diverse case singole ma non isolate, facilita le relazioni tra le persone che vi abitano e aiuta a uscire dall'anonimato e dall'isolamento.
In Veneto il 38% delle famiglie confida nella rete di vicinato, ritenendo di poter contare, in caso di necessità, sull'aiuto di una o più famiglie che abitano vicino, in Italia il 34%. Inoltre il 7% dichiara di avere effettivamente ricevuto nell'ultimo anno una qualche forma di sostegno da un vicino o, viceversa, di aver dato aiuto a una famiglia della sua zona: si tratta soprattutto di essere di compagnia, di offrire la propria ospitalità, di accompagnare da qualche parte l'amico, specie se anziano, di prestare qualche piccola cura di tipo sanitario e di accudire i bambini.
Prossimità abitativa genitori e figli
Tra i diversi fattori che intervengono nella scelta della zona in cui abitare, come la vicinanza con il posto di lavoro, l'accessibilità ai servizi, le caratteristiche dell'ambiente esterno e il valore dell'abitazione da acquistare, sicuramente importante è anche la prossimità abitativa con il luogo di residenza della famiglia di origine, spesso resa necessaria per motivi di reciproco aiuto, dapprima da parte dei genitori nei confronti dei figli per l'accudimento dei nipoti e poi, viceversa, da parte dei figli verso i genitori non più autosufficienti da assistere.
In Veneto, nel 2003, la percentuale di persone di età compresa fra 45 e 69 anni che hanno la madre ancora vivente è circa il 45%, per un totale di 642.075 soggetti. Fra questi la maggioranza, più del 60%, ha la madre che risiede nello stesso comune e solo il 19% oltre i 15 chilometri. Quest'ultima percentuale si attesta in Veneto a un livello sostanzialmente inferiore rispetto alle regioni del Centro e del Nord-ovest, dove si raggiungono i 30 punti percentuali. Il Veneto si distingue inoltre per una percentuale relativamente alta di persone che coabitano con la madre. (Tabella 7.2.1)
Più in generale il Nord-est si caratterizza, infatti, per una proporzione più elevata di coniugi che decidono di abitare insieme a un genitore dopo il matrimonio. Tuttavia, questa abitudine diventa sempre meno frequente nel corso degli anni e anche le differenze territoriali vanno attenuandosi. Al contrario, si registra una progressiva crescita delle coppie che decidono di stabilirsi nelle vicinanze di una delle due famiglie di origine. (Figura 7.2.1) (Figura 7.2.2)
All'aumentare dell'età del genitore vivente, e dunque del figlio, aumenta la reciproca vicinanza. La distanza dalla casa dei genitori raggiunge i valori massimi quando il figlio è più giovane: l'università e i primi anni di lavoro costringono spesso a lasciare la propria città, se non addirittura il Paese. Quando però ci si costruisce una nuova famiglia, e si hanno dei figli, il riavvicinamento alla famiglia di provenienza può essere una scelta obbligata, spesso proprio per trovare un aiuto per la cura dei più piccoli.
Specie se tutti e due i genitori lavorano, la presenza dei bambini all'interno della famiglia rende necessario organizzare in maniera attenta i tempi di vita familiari. Quando i bambini, soprattutto i più piccoli, non sono con i genitori o impegnati a scuola, la famiglia deve ricorrere all'aiuto di altre figure, parenti o non. La situazione si presenta sempre più frequentemente, proprio perché sempre più spesso anche la madre è impegnata fuori casa; nel 2011 solo il 13,9% dei bambini veneti sotto i 14 anni non viene affidato abitualmente a qualche adulto diverso dai genitori. Molto spesso la famiglia riesce a gestire la situazione attingendo a risorse interne, trovando il sostegno cercato nella rete dei parenti. Al primo posto ci sono i nonni, conviventi e non: quando non sono con i genitori o a scuola, infatti, il 67% dei bambini è affidato a loro. Segue l'appoggio alla rete di altri parenti (15,3%), fratelli e sorelle maggiorenni (7,2%) e l'aiuto informale degli amici e dei vicini di casa (10,4%), mentre è marginale il ricorso a persone retribuite (3,5%).
Gli anziani, finché in buona salute, rappresentano quindi un aiuto indispensabile alle famiglie più giovani, perché flessibile e soprattutto gratuito e fidato. Tuttavia, nel momento in cui le condizioni di salute dell'anziano limitano la sua autosufficienza, sono i figli, e talvolta gli stessi nipoti, a doversi occupare di lui. Dunque, ancora più necessaria la prossimità abitativa con i genitori quando questi hanno bisogno di assistenza. La distanza dall'abitazione dei genitori si riduce ulteriormente per chi ha un'età compresa fra 55 e 69 anni: mediamente la distanza fra la madre anziana e il figlio è di circa 22 chilometri, valore significativamente inferiore rispetto alla media nazionale, pari a 32 chilometri.
Specie quando la madre è molto anziana, il più delle volte vedova, aumenta anche la tendenza alla coabitazione, tanto che la percentuale di chi vive con la madre cresce dall'11% al 19% passando dal gruppo dei soggetti di età 45-54 agli over55. (Tabella 7.2.2)
Per quanto riguarda la coabitazione, essa interessa più spesso le donne anziane che gli uomini. Quando entrambi i coniugi anziani sono ancora in vita, sono soprattutto le mogli a prendersi cura dei mariti, al posto dei figli. Questi generalmente decidono di lasciare i genitori dove vivono fintantoché almeno uno dei due è in buona salute, senza portarli a casa propria ma, piuttosto, andando ad abitare vicino. Solo nel caso in cui si crei una situazione di vedovanza, o di non autosufficienza, la coabitazione diventa più probabile. Poiché le donne sopravvivono ai mariti in un maggior numero di casi, più frequentemente vanno a vivere insieme ai figli: nel 19% dei casi la madre molto anziana vive in casa con il figlio, mentre solo il 13% dei padri.
La prossimità abitativa è cercata non solo con i genitori ma anche con fratelli e sorelle, tanto che il 20,3% delle persone vive a neanche un chilometro dalla famiglia del fratello/sorella più vicino e il 31,4% a una distanza maggiore ma sempre inferiore ai 15 chilometri.
La maggiore vicinanza favorisce la frequentazione, le relazioni e l'aiuto reciproco. La maglia delle relazioni è tanto più stretta quanto più le persone sono legate fra loro e condividono spazi e tempi e quanto più consistenti sono le occasioni che i soggetti hanno per incontrarsi. La trama delle relazioni è piuttosto coesa, tanto che nel 2010 i cittadini veneti che si dichiarano molto o abbastanza soddisfatti dei propri rapporti familiari raggiunge il 92%, mantenendosi costantemente su questi livelli da circa dieci anni.
La frequenza dei contatti fra familiari è indice dell'importanza del rapporto affettivo tra i componenti coinvolti e della presenza o meno di una rete solida. Pur non condividendo la stessa abitazione, quasi il 60% dei veneti dichiara di vedere i parenti tutti i giorni o almeno una volta alla settimana. La frequentazione con i familiari, figli, nipoti o altri parenti, è ancora più importante per le persone anziane, non solo per dare sollievo alle attività quotidiane, ma anche per ridurre la percezione di solitudine.
Viceversa, la mancanza di relazioni, soprattutto tra familiari e parenti, o la mancanza di una famiglia solida, ben strutturata e con forti legami reciproci, può portare al rischio di esclusione sociale delle persone, fino anche a forme di deprivazione economica: la povertà relazionale può divenire infatti una pericolosa premessa per l'innesco di altre forme di disagio. (Figura 7.2.3)

Tabella 7.2.1

Persone di 45-69 anni per distanza abitativa dalla madre (per 100 persone della stessa zona con madre vivente). Veneto, Italia e ripartizioni geografiche - Anno 2003

Figura 7.2.1

Percentuale di coniugi che al momento delle nozze vanno a vivere insieme a un genitore, per anno di celebrazione del matrimonio e ripartizione geografica - Anno 2003

Figura 7.2.2

Percentuale di coniugi che al momento delle nozze vanno a vivere entro un chilometro di distanza da almeno un genitore, per anno di celebrazione del matrimonio e ripartizione geografica - Anno 2003

Tabella 7.2.2

Media della distanza abitativa (km) dalla madre per età del figlio. Veneto, Italia e ripartizioni geografiche - Anno 2003 (*)

Figura 7.2.3

Persone che vedono i parenti non coabitanti almeno una volta la settimana per classi d'età (per 100 persone di almeno 16 anni della stessa età). Veneto - Anno 2006
 
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7.3 - La soddisfazione complessiva per l'abitare

L'importanza di un alloggio adeguato rientra tra i capisaldi dalla Commissione Europea come un prerequisito fondamentale per l'inclusione sociale e l'integrazione nel mondo del lavoro e, del resto, è generalmente percepita dai cittadini come molto importante nella lista delle priorità che identificano una buona qualità della vita.
Una volta considerati tutti gli aspetti, interni ed esterni all'abitazione, valutati nelle parti precedenti della monografia, è utile valutare la qualità percepita in senso complessivo, vale a dire il grado di soddisfazione per la propria abitazione, come indicatore sia della qualità dell'abitare e che della qualità della vita in genere.
In linea di massima in Europa (Nota 11) la soddisfazione delle proprie condizioni abitative si attesta oltre il 7 su una scala da 1 a 10, dove 1 è indice di massima insoddisfazione e 10 di massima soddisfazione: l'Italia si mantiene leggermente al di sotto della media sia dell'Europa a 15 sia di quella a 27 Paesi, mentre emerge una netta predominanza dei Paesi nordici, quasi tutti con una votazione al di sopra dell'8. (Figura 7.3.1)
A livello nazionale e considerando una fonte diversa rispetto a quella utile per il confronto internazionale (Nota 12), la percentuale di famiglie venete che dichiarano di essere soddisfatte o molto soddisfatte dell'abitazione in cui vivono è pari all'86%. Il Veneto occupa una posizione mediana nella distribuzione delle regioni italiane, tra il valore più alto della Valle d'Aosta (93%) e quello più basso della Campania (76%). La media nazionale presenta un valore molto vicino a quello del Veneto (84,5%). (Figura 7.3.2)
La soddisfazione per la qualità dell'abitare è influenzata soprattutto dalle condizioni oggettive della casa. La quasi totalità delle famiglie (94%) che risiedono in abitazioni migliori dal punto di vista strutturale, più dotate di servizi, di impianti adeguati, con minori problemi di umidità e luminosità, si dichiara soddisfatto delle proprie condizioni abitative; la percentuale scende al 77% tra quante occupano case di qualità inferiore per caratteristiche strutturali. Naturalmente anche la maggiore disponibilità di spazio aumenta il livello di soddisfazione.
Anche in termini di soddisfazione emerge il divario tra chi vive in affitto e chi è proprietario: un buon livello di soddisfazione complessiva viene dichiarato dal 90% delle famiglie in proprietà, contro il 68% di quelle in affitto. D'altra parte chi può permettersi l'acquisto di una casa ha probabilmente maggiori disponibilità economiche e può accedere ad alloggi qualitativamente migliori, ma è anche più propenso a mantenere la propria abitazione in buono stato e, se possibile, ad apportare interventi per migliorarla o meglio adattarla alle proprie esigenze. (Figura 7.3.3)

Figura 7.3.1

Grado di soddisfazione per la propria abitazione. UE27 - Anno 2007 (*)

Figura 7.3.2

Percentuale di famiglie che si dichiarano soddisfatte o molto soddisfatte dell'abitazione in cui vivono, per regione - Anno 2007

Figura 7.3.3

Percentuale di famiglie che si dichiarano soddisfatte o molto soddisfatte dell'abitazione per alcune caratteristiche familiari e abitative.  Veneto - Anno 2007 (*)
 
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Risposte ai quesiti

  1. Quali criticità abitative nella zona di residenza?

    Il principale indicatore utilizzato per descrivere le caratteristiche della zona di residenza per quanto riguarda la loro influenza sulla qualità abitativa è riconducibile alla "percentuale di famiglie che dichiarano come molto o abbastanza presenti alcuni problemi" (10 nella rilevazione Istat), classificabili rispetto a tre dimensioni del contesto locali:
    1. l'ecologia (inquinamento, rumori, odori, sporcizia)
    2. la mobilità (traffico, parcheggi, collegamento con i mezzi pubblici, illuminazione, stato delle strade)
    3. rischio criminalità
    Con riferimento all'ecologia locale, le percentuali di famiglie che percepiscono problemi sono nel Veneto un po' inferiori alla media nazionale (esclusi gli odori sgradevoli) e alla vicina Lombardia, ma superiori a quelle delle contigue regioni del Triveneto. Il problema più avvertito è l'inquinamento dell'aria (38% delle famiglie). Rispetto alla dimensione "mobilità", ai primi posti per problemi avvertiti dalle famiglie venete figurano le cattive condizioni delle strade (43%, Italia 52%) e il traffico (36%, Italia 43%). Nel 2010 la percezione delle famiglie risulta relativamente più favorevole di quella dichiarata nel 2000 per quasi tutti i problemi.
    L'insicurezza da rischio criminalità è stata descritta nel testo in base a una pluralità di indicatori:
    1. prevalenza delle vittime di reati
      1. percentuale di persone di 14 anni e oltre che negli ultimi 12 mesi hanno subito almeno un reato tra scippo, borseggio, furto di oggetti personali, minaccia, aggressione o rapina: in Veneto 4,6% nel 2008-09, in Italia 5,7%
      2. percentuale di famiglie che hanno subito furti in abitazione o di veicoli: in Veneto 14%, in Italia 16%
    2. percentuale di persone che ritengono prioritario nel Paese il problema criminalità (48%, Italia 52%);
    3. percentuale di persone che ritengono molto o abbastanza presente nella zona di residenza il fenomeno criminalità (24%, Italia 27%);
    4. percentuale di persone che subiscono condizionamenti al proprio stile di vita per paura della criminalità
      1. - paura di uscire quando è buio (30%)
      2. - non escono (26%)
      3. - paura quando sono soli in casa (15%)
    5. percentuale di persone che vedono segni di inciviltà nella zona di residenza (degrado ambientale e sociale)
      1. - vagabondi (37%, Italia 38%)
      2. - atti di vandalismo (37%, Italia 43%)
      3. - spacciatori (13%, come in Italia)
      4. - drogati (22%, Italia 26%)
      5. - prostitute (13%, Italia 16%)
    6. percentuale di famiglie che possiedono uno o più sistemi di protezione dell'abitazione (porte blindate, bloccaggio delle finestre, luci esterne, dispositivo di allarme, inferriate, cassaforte): il 69% ha almeno un sistema, il 44% più di uno;
    7. percentuale di famiglie che adottano strategie difensive di vario tipo, come chiedere ai vicini di controllare, lasciare le luci accese, possedere un'assicurazione, cani da guardia, armi da caccia, essere collegati alla vigilanza privata. La strategia dichiarata con maggiore frequenza è nel Veneto, più che a livello nazionale, di chiedere ai vicini di controllare (45% delle famiglie), soprattutto nei Comuni di minore dimensione.
    Sulla base delle percezioni relative ai 10 problemi considerati nell'indagine Istat è stato costruito un indicatore sintetico di qualità del contesto in cui è ubicata la casa. L'indice assume valori che vanno da 0 (qualità peggiore, tutte le famiglie avvertono tutti i problemi) a 100 (qualità migliore, nessuna famiglia avverte nessuno dei 10 problemi). Il valore di tale indice per il Veneto nel 2010 risulta pari a 66 (Italia 62, come il Veneto nel 2000), con una variabilità tra le regioni che va da 72 del Trentino Alto Adige al 53 del Lazio.

  2. I servizi e le relazioni essenziali per la famiglia sono accessibili?

    L'accessibilità ai servizi essenziali per la famiglia, la possibilità di mantenere buone relazione affettive nell'ambito della famiglia allargata e della rete amicale e i rapporti di buon vicinato sono fattori che influiscono in modo significativo sulla qualità dell'abitare. Sull'accessibilità ai servizi sono disponibili due fonti: una a livello europeo (Eurofound, 2007) per il confronto tra Paesi europei e una nazionale (Istat, Aspetti della vita quotidiana).
    A livello europeo, la percentuale di famiglie che non hanno difficoltà a raggiungere i servizi è molto alta, con differenze di rilievo tra famiglie che risiedono in aree urbane (con livelli di accessibilità più favorevoli) e famiglie che vivono in aree rurali. In quest'ultima comunque è più elevata la soddisfazione generale espressa per la propria situazione abitativa.
    In Italia, l'accessibilità dichiarata risulta soddisfacente per quasi tutti i servizi: per alcuni servizi, tra i più essenziali, la percentuale delle famiglie che dichiarano di non avere nessuna o un po' di difficoltà di accesso supera il 90%. Nel Veneto, rispetto alla media nazionale la situazione risulta relativamente più positiva per quasi tutti i servizi. L'indice sintetico di accessibilità dichiarata in media rispetto a tutti i servizi considerati dall'Istat, variabile nel campo da 0 (tutte le famiglie dichiarano difficoltà per tutti i servizi) a 100 (qualità migliore, tutte le famiglie dichiarano nessuna difficoltà), assume in Veneto nel 2010 un valore pari a 76,3 punti percentuali (Italia 75, Trentino Alto Adige 83, Basilicata 67). Le famiglie di anziani dichiarano un livello di accessibilità relativamente più basso.
    La vicinanza abitativa di componenti della famiglia allargata (genitori, figli, fratelli, sorelle) favorisce la frequentazione, le relazioni e l'aiuto reciproco. Il 67% dei bambini, quando non sono a scuola o con i genitori, sono affidati ai nonni, conviventi o non; il 15% ad altri della rete parentale, il 10% ad amici e vicini di casa.
    La coabitazione con la madre anziana aumenta con l'età del figlio; analogamente la distanza media dall'abitazione della madre dal figlio più vicino non coabitante diminuisce con l'età del figlio. Il 92% dei cittadini veneti nel 2010 si dichiara molto o abbastanza soddisfatto per i propri rapporti con i familiari. Il 60% delle persone si vedono con i parenti non coabitanti almeno una volta alla settimana. Il 38% delle famiglie confidano nella rete di vicinato (Italia 34%), il 7% dichiara di aver dato o ricevuto a o da un vicino nell'ultimo anno una qualche forma di sostegno.
    Il livello di solidarietà intergenerazionale e sociale di buon vicinato sembra quindi soddisfacente.