Capitolo 6

Titolo di godimento e sostenibilita'
Affitto e mutuo le criticità maggiori

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6.1 - Il titolo di godimento

In Italia, più che in altri Paesi europei, prevale la cultura della casa di proprietà: l'acquisto di una casa è visto come un traguardo importante, quasi necessario. Si tratta di un grosso impegno finanziario, ma è un passo che si è disposti a fare, in quanto è considerato un buon investimento e soprattutto una garanzia per il presente e per il futuro. Vivere in una casa di proprietà aumenta infatti il senso di sicurezza delle famiglie e delle persone, specie di quelle anziane. Oltre a ciò, se la casa è propria, e non si è in affitto, si è più propensi a prendersene cura, ad apportare migliorie, abbellirla, renderla più confortevole e adattarla alle proprie esigenze.
D'altra parte le politiche abitative italiane sono sempre state prevalentemente orientate alla diffusione della proprietà e non hanno facilitato il mercato dell'affitto; questo a partire dal secondo dopoguerra, quando il sostegno all'acquisto della casa era giustificato come incentivo al risparmio e all'uscita dalle situazioni di povertà abitativa. Negli ultimi anni, poi, le condizioni del mercato immobiliare, ovvero l'innalzamento spropositato dei canoni di affitto e dei prezzi degli alloggi, congiuntamente alla riduzione dei tassi di interesse, hanno spinto sempre più famiglie ad acquistare l'abitazione di residenza, anche indebitandosi per cifre considerevoli e per molti anni.
All'arrivo della crisi internazionale, sfociata nel settembre 2008, la propensione a investire nel mattone degli italiani, generata dall'attitudine al risparmio, rappresenta un punto di forza, ma contemporaneamente subisce alcune modifiche. I dati raccolti dall'Osservatorio sul mercato immobiliare dell'Agenzia del Territorio mostrano nel 2009 una riduzione delle transazioni nazionali del settore residenziale del 10,9%. Le transazioni scendono maggiormente nell'area settentrionale (-13,1% nel Nord Ovest e -11,7% nel Nord Est), seguono il Centro (-9,5%) e il Mezzogiorno (-8,8%). Quasi tutte le regioni centro-settentrionali evidenziano riduzioni a doppia cifra che si traduce per il Veneto nel -11,7%. Nello stesso anno si indebolisce fortemente rispetto al 2008 la domanda di mutui per l'acquisto di abitazioni, oltre che per la prudenza delle famiglie dato il contesto economico congiunturale, anche per l'irrigidimento nelle condizioni di accesso al credito dal lato dell'offerta.
La situazione europea
Nonostante tutto, nel 2009 in l'Italia il 72,5% delle persone vive in abitazioni di proprietà (Nota 1), valore superiore rispetto a Regno Unito, Francia, Germania. Nell'UE27 i proprietari della casa sono in media il 73,5%, percentuale che sale nei Paesi dell'Est Europa, dove la proprietà risulta più diffusa per effetto della massiccia privatizzazione dell'edilizia abitativa pubblica avvenuta a partire dagli anni '90; tuttavia si tratta nella maggioranza dei casi di abitazioni caratterizzate da standard qualitativi molto bassi.
Nel Veneto la percentuale sfiora l'80%, superata soltanto da quella della Spagna, se si considerano i Paesi dell'Europa occidentale. (Figura 6.1.1)
Le differenze tra l'Italia e gli altri Paesi dell'Europa occidentale sono dovute anche alle diverse politiche abitative adottate nei vari contesti e soprattutto al ruolo che il settore pubblico svolge nell'incentivare l'offerta di abitazioni a canone accessibile o altre forme di social housing.
Se è vero, infatti, che lo scopo fondamentale di ogni politica abitativa è quello di garantire a tutta la popolazione un alloggio adeguato per qualità, dimensione e costi, d'altra parte, proprio tramite le politiche sulla casa spesso si intendono perseguire anche altri obiettivi qualitativi, definiti secondo un ordine di priorità che può variare da Paese a Paese. Si può voler combattere l'esclusione sociale, sostenere il mix sociale, contribuire all'equilibrio del mercato abitativo, promuovere il risparmio energetico o offrire sufficienti garanzie agli affittuari contro lo sfratto. Il successo di tali politiche dipende dalla combinazione di strumenti diversi.
Il social housing è uno degli strumenti con cui i governi perseguono i propri obiettivi in materia abitativa e le recenti dinamiche economiche e sociali ne hanno fatto un oggetto dell'agenda politica dalla crescente importanza. La funzione specifica affidata al social housing nei diversi Paesi europei può essere definita come quella di soddisfare i bisogni abitativi della popolazione in termini di accesso e permanenza in abitazioni adeguate e a prezzi accessibili. In particolare si rivolge a quei nuclei familiari i cui bisogni abitativi non possono essere soddisfatti alle condizioni di mercato, perché al di sotto di certe soglie di reddito o in condizioni di vulnerabilità. Il ruolo del social housing non guarda però solo alla carenza di alloggi, ma pone attenzione anche alla qualità degli alloggi e dell'ambiente circostante, nell'ottica di evoluzione delle esigenze della popolazione.
In questo senso la situazione nei diversi Paesi europei appare abbastanza diversificata. Ad esempio, nei Paesi Bassi gli alloggi con affitto sociale rappresentano il 32% del patrimonio abitativo totale e il 75% delle case in affitto. In Austria la percentuale di case a canone sociale è del 23% e per Danimarca, Svezia, Regno Unito e Francia scende ulteriormente, ma rimane comunque su valori del 18% dello stock abitativo; in Italia, invece, l'edilizia sociale risulta molto limitata e pari soltanto al 5%. (Figura 6.1.2)
Tuttavia, non è sufficiente il confronto dei soli valori percentuali per spiegare il complesso panorama del social housing europeo. Le politiche di edilizia sociale si differenziano su molti aspetti, a partire dagli obiettivi, dai beneficiari, dal ruolo del settore pubblico e dalle fonti di finanziamento (Nota 2).
Dal punto di vista dei beneficiari si possono distinguere tre modelli. Il modello "universalistico" considera il bene abitativo come una responsabilità pubblica e tutte le famiglie possono potenzialmente accedere al social housing; è il caso, ad esempio di Svezia, Danimarca e Paesi Bassi. Nel modello "targeted generalista", adottato tra l'altro in Italia e in Germania, l'accesso è limitato alle famiglie che non superano un certo reddito, mentre il modello "targeted residuale", previsto, ad esempio, in Francia e Regno Unito, si indirizza a una categoria di beneficiari ancora più ristretta, tipicamente i nuclei familiari più disagiati, come i disabili, gli anziani e i disoccupati. I Paesi del modello "universalistico" tendono ad avere una minore percentuale di stock in proprietà rispetto ai contesti che hanno un approccio di tipo "targeted". Inoltre, negli Stati che adottano il modello residuale la dimensione del mercato privato degli affitti è maggiore rispetto a quelli di tipo generalista e prevale sull'affitto di tipo sociale.
Ma ciò che più differenzia i modelli europei è il ruolo dello Stato. Nei Paesi Bassi, ad esempio, il settore del social housing è completamente affidato ad housing associations, associazioni private senza scopo di lucro, finanziariamente indipendenti dal governo centrale. Tali associazioni devono essere comunque riconosciute dallo Stato, che ne garantisce la finalità sociale. Anche nel Regno Unito sono presenti le housing associations, ma a differenza del caso olandese, operano assieme agli enti locali. Una peculiarità del Regno Unito è il cosiddetto right to buy, ossia il diritto da parte dei locatari degli enti locali di acquistare l'alloggio in cui risiedono dopo un determinato periodo.
Nonostante queste importanti differenze, i cambiamenti intercorsi negli ultimi decenni nei modelli europei di social housing hanno seguito direzioni comuni: decentramento delle politiche abitative verso i livelli di governo più vicini ai cittadini, riduzione del finanziamento pubblico e privatizzazione dello stock abitativo. Anche l'Italia ha seguito questo percorso e con il tempo si è passati dall'idea di edilizia residenziale pubblica al concetto di edilizia residenziale sociale, volendo sottolineare il coinvolgimento di altri attori e l'introduzione di forme innovative. In particolare si è iniziato a parlare di edilizia sovvenzionata, agevolata e convenzionata.
Nel caso di edilizia sovvenzionata l'ente pubblico edifica direttamente il fabbricato mediante finanziamenti esclusivamente o prevalentemente pubblici. L'edilizia agevolata è invece realizzata dal settore privato, ossia cooperative, imprese private o fondazioni, che fruiscono di credito agevolato, finanziamenti pubblici o esenzioni fiscali; offre alloggi a prezzi convenzionati agli utenti che non superano determinati tetti di reddito. Infine, tramite l'edilizia convenzionata, la forma più recente di edilizia pubblica, si stabiliscono degli accordi fra pubblico e privato, che, in cambio di agevolazioni per la realizzazione di alloggi, non di finanziamenti, si impegna ad applicare canoni di affitto o prezzi di vendita convenzionati con il Comune.
Proprietà e affitto in Italia
Il modo di abitare delle famiglie italiane ha subito profonde trasformazioni nel corso degli ultimi decenni. Osservando i dati censuari dell'Istat emerge che in Italia nel 1971 solo il 50,8% delle abitazioni occupate è detenuto in proprietà o in usufrutto, mentre nel 2001 a distanza di trent'anni, le case in affitto scendono al 20% e quelle in proprietà raggiungono la quota di 71,4%. La rimanente quota, cioè l'8,6% nel 2001, riguarda abitazioni occupate a uso gratuito o a titolo di prestazione di servizio.
In Veneto la tendenza è la stessa, ma la percentuale di proprietà è sempre più elevata rispetto alla media nazionale: se nel 1971 la proprietà riguarda poco più della metà delle abitazioni (56,3%), nel 2001 arriva a interessare oltre i due terzi.
Per gli anni più recenti, in attesa del dato censuario al 2011, si fa riferimento ai dati relativi all'indagine Istat sul "Reddito e condizioni di vita" al 2004 e al 2009, in base ai quali la percentuale di case in proprietà o usufrutto cresce ulteriormente e rimane sempre più alta rispetto a quella nazionale, fino a interessare quasi i quattro quinti delle abitazioni. (Tabella 6.1.1)
Più precisamente, nel 2009 il 4% delle famiglie vive in una casa di cui conserva l'usufrutto avendone ceduto la proprietà, mentre il 73,1% ne è proprietaria, incidenza che pone il Veneto al quarto posto della graduatoria regionale. La diffusione della proprietà è comunque molto eterogenea sul territorio italiano, in Campania non supera il 56%, in Molise sfiora il 76%, e sembra non seguire logiche ripartizionali: per sottolineare solo alcuni esempi, il Veneto si trova ai livelli di regioni come Marche e Abruzzo, mentre il Trentino Alto Adige è preceduto dalla Sicilia e seguito dalla Liguria. (Figura 6.1.3)
Proseguendo ulteriormente nell'analisi, il 17% delle famiglie venete è gravato dal peso di un mutuo. Le differenze fra le regioni italiane sono molto marcate e in questo caso seguono una chiara logica territoriale: le famiglie del sud sono meno propense a indebitarsi per l'acquisto dell'abitazione (lo fanno solo nell'8% dei casi, il 6% in Calabria e in Campania), al contrario delle famiglie del nord ovest, soprattutto in Valle d'Aosta (23%) e in Lombardia (22%).
Incrociando l'informazione sul mutuo e sul titolo di godimento, è possibile evidenziare anche altre peculiarità regionali. Ad esempio, in Campania e in Molise vengono accesi meno mutui, ma se in Campania la percentuale di famiglie con case di proprietà è la più bassa d'Italia, in Molise è la più alta. Le famiglie del Trentino Alto Adige, invece, presentano atteggiamenti opposti: minore propensione ad acquistare l'abitazione e maggiore propensione a indebitarsi. In Veneto si registrano valori superiori al livello medio per entrambi gli aspetti considerati. (Figura 6.1.4)
Parallelamente, tra le famiglie venete solo il 16% risulta in affitto, circa tre punti percentuali al di sotto della media nazionale. Se da un lato una così diffusa proprietà è segnale di benessere, dall'altro la limitata disponibilità di abitazioni in affitto può avere alcune ripercussioni negative. Vengono penalizzate soprattutto le fasce deboli della popolazione: i giovani, gli anziani, le famiglie monoreddito, gli immigrati, i lavoratori precari, in generale le famiglie con minori possibilità economiche che, non potendo avvalersi del credito bancario per l'acquisto della casa per la mancanza di sufficienti garanzie economiche, si trovano a sostenere affitti troppo impegnativi in rapporto alle loro disponibilità; nello stesso tempo, pur faticando ad accedere al mercato della casa, il più delle volte non hanno un reddito così basso da poter accedere all'edilizia residenziale pubblica. La situazione si è sicuramente aggravata negli ultimi anni, visto che i prezzi degli immobili sono cresciuti senza che vi fosse un proporzionale aumento nel reddito delle famiglie.
La questione abitativa è, poi, tra i principali motivi che inducono i giovani italiani a rimanere nella casa dei genitori più a lungo rispetto ai coetanei europei, rinviando il progetto di costruirsi una vita autonoma e di formarsi una propria famiglia.
Inoltre, l'eccessiva diffusione della proprietà non agevola la mobilità abitativa e quindi la mobilità sul territorio delle persone e dei lavoratori, con effetti negativi sul mercato del lavoro, che invece richiederebbe maggiore flessibilità. In parte ne risentono anche gli spostamenti per motivi di studio dei giovani universitari fuori sede, per i quali la ricerca di alloggi a costi contenuti si dimostra problematica, specie nelle grandi città, e può diventare un impedimento a iscriversi all'università o a frequentare la sede che si ritiene più opportuna. Questa situazione rischia anche di alimentare il mercato degli affitti in nero.
Sia in Veneto che in Italia l'affitto interessa in misura maggiore le aree ad alto grado di urbanizzazione e le persone che vivono da sole. A volte può essere un'alternativa preferibile all'acquisto dell'abitazione o una soluzione temporanea, specie in alcune fasi della vita, quando la carriera lavorativa è agli inizi ed è richiesta una maggiore mobilità sul territorio. Tuttavia, come confermato da un'indagine sulle famiglie che vivono in affitto, realizzata da Censis-Sunia-CGIL nel 2007 (Nota 3) a livello nazionale, per la maggior parte degli inquilini (66%) il fatto di abitare in affitto non è una scelta, piuttosto una necessità dovuta all'impossibilità di acquistare una casa. Infatti, il possesso dell'abitazione di residenza è fortemente collegato alle disponibilità economiche delle famiglie, tanto che tra le famiglie con reddito basso, ossia con poco più di 16.000 euro in media all'anno, la percentuale di case di proprietà scende al 54% e l'affitto sale al 32,4% (Tabella 6.1.2).

Figura 6.1.1

Percentuale di persone in abitazioni di proprietà in Veneto e nei Paesi dell'UE27 - Anno 2009 (*)

Figura 6.1.2

Percentuale di abitazioni con affitto sociale sullo stock abitativo totale del Paese. UE15 - Anno 2008

Tabella 6.1.1

Percentuale di abitazioni occupate in proprietà o usufrutto. Veneto e Italia. Anni 1971:2009 (*)

Figura 6.1.3

Percentuale di famiglie in abitazioni di proprietà per regione - Anno 2009 (*)

Figura 6.1.4

Percentuale di famiglie in abitazioni di proprietà e con mutuo per regione - Anno 2009 (*)

Tabella 6.1.2

Percentuale di famiglie per titolo di godimento dell'abitazione e alcune caratteristiche. Veneto e Italia - Anno 2009 (*)
 
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6.2 - La sostenibilità dell'abitazione

Per anni in Italia non si è posta la giusta attenzione sulla questione abitativa, ritenendo che riguardasse solo una parte marginale della popolazione, visto anche l'alto numero di famiglie con casa di proprietà. Dalla metà degli anni '90, il forte innalzamento dei prezzi del mercato immobiliare, la nuova domanda abitativa legata ai flussi immigratori e all'aumento del numero di nuclei familiari, il progressivo indebitamento e impoverimento di alcune fasce della popolazione, aggravato anche dalla crisi in atto, hanno fatto riemergere la necessità di interventi e politiche per affrontare il problema abitativo e le possibili situazioni di disagio.
Al di là delle persone che vivono in condizioni di emergenza abitativa assoluta, i senzatetto o chi occupa alloggi di fortuna, il disagio abitativo può riguardare un più alto numero di famiglie che, pur disponendo di un reddito e di una condizione di relativa stabilità, non sono in grado di sostenere l'attuale mercato della casa, di affittare o comprare un alloggio adatto alle proprie esigenze a un prezzo ragionevole e di far fronte ai continui costi dell'abitazione, riuscendo nel contempo a mantenere standard di vita accettabili. Talvolta le spese per l'abitazione incidono in modo così pesante sul bilancio familiare da esporre le famiglie al rischio di povertà o a situazioni di deprivazione nel caso in cui, una volta coperti i costi della casa, non dispongano di risorse sufficienti per provvedere in modo adeguato agli altri bisogni essenziali. E la crisi economica sembra aggravare situazioni già difficili.
In questo senso l'accessibilità e la sostenibilità economica dell'abitazione (affordability) rappresentano aspetti molto importanti della qualità dell'abitare.
In questa sezione si prendono in esame i diversi costi dell'abitazione, specificando che possono dipendere da diversi fattori oggettivi, come la situazione del mercato immobiliare, le spese di manutenzione e delle bollette, ma anche da scelte individuali. Si può preferire, infatti, investire nell'abitazione piuttosto che in altri beni, spendere per renderla più attraente e qualitativamente migliore, così da incrementarne non solo il comfort ma anche il valore. Chiaramente tali scelte sono limitate anche dal reddito di cui si dispone.
Quanto si spende per la casa
Le spese totali per l'abitazione costituiscono una delle voci principali del bilancio familiare: per utenze domestiche, manutenzione ordinaria, affitto o mutuo, in Veneto una famiglia spende in media 423 euro al mese, ossia il 15,9% del proprio reddito (Nota 4). (Figura 6.2.1)
Naturalmente le spese sono diverse a seconda se si è in affitto, se si ha un mutuo da pagare oppure no. Essere proprietari della casa in cui si vive e non avere un mutuo da pagare rappresenta la condizione migliore, di maggiore sicurezza: per queste famiglie i costi dell'abitazione si limitano essenzialmente alle spese per le utenze e la manutenzione ordinaria, che incidono per il 9,2% del reddito, circa 260 euro, quota che rimane abbastanza costante negli anni.
Nel tempo aumentano le famiglie proprietarie di una casa e che hanno acceso un mutuo per acquistarla: in sei anni passano dal 14,4% al 16,8%, ovvero quasi un quarto delle famiglie con abitazione di proprietà. Per scelta o per necessità, nel richiedere il prestito le famiglie tendono a esporsi a rischi maggiori, visto che in pochi anni la rata mensile del mutuo cresce mediamente di circa 160 euro e nel 2009 si attesta a 720 euro, assorbendo il 22,6% della disponibilità economica familiare.
L'affitto incide per il 21,6% del reddito, però la rata media mensile è di poco superiore ai 400 euro, segno che le famiglie in affitto hanno in genere un reddito più basso e pertanto risultano maggiormente gravate dai costi dell'abitazione.
Se si aggiungono le quote per le utenze e la manutenzione ordinaria, la percentuale di reddito impegnato per mantenere la casa sale al 30% (965 euro mensili) per le famiglie che pagano il mutuo e al 32% (circa 600 euro) per quelle in affitto. Il disagio abitativo in termini economici è vissuto, dunque, in misura maggiore dagli affittuari piuttosto che dai proprietari, anche nel caso in cui si paghi un mutuo. (Tabella 6.2.1) (Figura 6.2.2)
La sostenibilità economica
A livello europeo un indicatore adottato per valutare la sostenibilità economica dell'abitazione è la percentuale di famiglie che spendono per la casa meno del 40% del proprio reddito: superare questa soglia è giudicato un onere eccessivo, uno sforzo spropositato, insostenibile nel tempo. L'indicatore fa emergere notevoli differenze tra i Paesi, imputabili a una molteplicità di fattori, tenuto conto anche del diverso contesto socio-economico. In certi casi sono le persone più svantaggiate economicamente a dover sostenere spese per la casa in misura così eccessiva, oltre il 40% del proprio reddito, vivendo tra l'altro in abitazioni di scarsa qualità, con problemi strutturali e di spazio. In questo caso l'indicatore è segnale di un forte disagio economico. Altre volte spendere tanto per la casa può essere invece una scelta, per garantirsi standard di vita elevati; questo è vero naturalmente nei contesti più ricchi in cui le famiglie godono di maggiori disponibilità.
Particolare la situazione dei nuovi Stati membri dell'Unione Europea usciti dai regimi comunisti, durante i quali le abitazioni erano di proprietà dello Stato; dopo la caduta di tali sistemi di governo molte famiglie sono diventate proprietarie della casa in cui vivevano, che spesso però risultava di scarsa qualità dal punto di vista delle dotazioni strutturali e degli impianti, richiedendo quindi costosi interventi di manutenzione (Figura 6.2.3).
Il 12,2% della popolazione dell'Unione Europea spende oltre il 40% del proprio reddito per la casa. I Paesi in cui il carico delle spese risulta più alto sono Danimarca, Germania e Grecia, situazione opposta si osserva invece a Cipro, in Francia, a Malta e nel Lussemburgo.
Veneto e Italia si collocano in una posizione intermedia, con rispettivamente il 6,8% e il 7,6% della popolazione in condizioni di alte spese per la casa. In termini familiari, si tratta dell'8,9% delle famiglie venete e del 34,6% di quelle in affitto, percentuale quest'ultima più elevata del valore nazionale e in aumento rispetto al 2004.
Anche l'acquisto di una casa, proprio perché richiede l'investimento di una notevole quota di capitale, può rappresentare un carico eccessivo in rapporto alle proprie risorse economiche. Tuttavia la percentuale di famiglie con mutuo che dichiara spese superiori alla soglia di sostenibilità è decisamente più bassa (11,8%) rispetto a quella delle famiglie in affitto (Figura 6.2.4).
La sostenibilità percepita
Oltre a considerare l'entità delle spese, che è una delle misure di sostenibilità economica, è importante conoscere se le famiglie incontrano difficoltà nel pagare regolarmente affitto, mutuo e bollette e come percepiscono i costi per la casa, se li ritengono un carico eccessivo, un onere troppo pesante e fonte di stress (Nota 5). Per quanto riguarda gli arretrati nei pagamenti, rispetto alla media regionale, emerge di nuovo la situazione più critica delle famiglie che hanno acceso un mutuo e soprattutto di quelle in affitto. Infatti, se complessivamente l'8,3% delle famiglie dichiara arretrati nelle bollette, tra i soli affittuari il valore raggiunge il 18,1% e tra i mutuatari il 14,3%. Inoltre, il 7,7% delle famiglie ha problemi a versare regolarmente l'affitto, valore che sale al 14% in Italia, e il 7,5% a saldare la rata del mutuo.
Anche se si riescono a rispettare le scadenze dei pagamenti, le spese per la casa sono comunque giudicate impegnative e difficili da sostenere da gran parte delle famiglie. E' ritenuta particolarmente gravosa la rata del mutuo, considerata un onere pesante dal 67,5% delle famiglie venete che vivono in abitazioni di proprietà con mutuo (Tabella 6.2.2).
Indicatori sintetici di sostenibilità
Per semplificare il confronto tra Veneto e Italia e per misurare il divario tra famiglie con caratteristiche diverse, i vari aspetti della sostenibilità dell'abitazione sono stati sintetizzati in tre indicatori (Nota 6) :
  • l'indicatore sintetico di sostenibilità economica, un indicatore di tipo oggettivo che tiene conto dell'entità dei costi per la casa, di quanto incidono sul reddito e se alla famiglia rimangono risorse sufficienti da destinare ad altri consumi e per mantenere uno standard di vita accettabile.
  • l'indicatore sintetico di percezione della sostenibilità abitativa, ossia un indicatore di tipo soggettivo che esprime come le famiglie giudicano e percepiscono lo sforzo richiesto per far fronte alle spese per la casa.
  • l'indicatore sintetico complessivo di sostenibilità, calcolato come media ponderata dei primi due, dando peso maggiore alla sostenibilità economica.
Tutti e tre gli indicatori variano tra 0 e 100, dove 0 rappresenta la condizione peggiore e 100 la situazione più favorevole, cioè la massima sostenibilità. (Tabella 6.2.3) Rispetto alla situazione italiana non si osservano differenze significative in termini di sostenibilità complessiva e nelle sue due componenti, economica e percepita: il punteggio medio dell'indicatore complessivo per il Veneto è di 74,4 su 100, per l'Italia è 75 (Nota 7). Inteso come indice di concentrazione della sofferenza, si potrebbe anche dire che circa il 25% delle famiglie ha una sofferenza massima.
La variabilità tra le regioni è modesta e il Veneto si colloca tra le regioni in cui la sostenibilità abitativa sembra risultare relativamente meno positiva; mostrano infatti valori più bassi dell'indicatore soltanto Liguria, Piemonte, Lombardia, Campania ed Emilia Romagna. Le spese per l'abitazione sono più elevate probabilmente a causa degli alti prezzi imposti dal mercato immobiliare, di una maggiore diffusione del mutuo, ma anche per le differenti aspettative di vita delle famiglie, portate a investire una quota maggiore del proprio reddito nell'abitazione nel tentativo di migliorarne la qualità (Figura 6.2.5).
Fattori influenti sulla sostenibilità
Per le famiglie in affitto la sostenibilità dell'abitazione risulta particolarmente difficoltosa, tanto che l'indicatore complessivo si abbassa a 49,2. Marcata è anche la differenza tra coloro che hanno la casa di proprietà, tra chi ha il mutuo e chi non lo ha: per i primi l'indicatore complessivo è 52,4, per gli altri migliora fino a 86,9.
Naturalmente la sostenibilità dipende in larga misura dalla disponibilità economica e tra le famiglie meno abbienti il punteggio medio è 58,1 (Tabella 6.2.4).
Se si considera la tipologia familiare, le spese per l'abitazione risultano più sostenibili per le coppie con figli e soprattutto per quelle anziane, mentre incontrano maggiori difficoltà le persone sotto i 35 anni che vivono da sole e i monogenitori, come anche le coppie giovani senza figli a carico e gli anziani soli, per cui il valore dell'indice complessivo in Veneto rimane sotto il punteggio di 70 su 100. Le differenze emerse sono dovute principalmente alla componente oggettiva dell'indicatore, ossia a quanto i costi per la casa incidono sul reddito e se alla famiglia rimangono risorse sufficienti da destinare ad altri consumi e per mantenere standard di vita accettabili. Minore variabilità si osserva nella componente soggettiva, nella percezione e nel giudizio espresso sul carico delle spese.
In generale, rispetto al 2004 la condizione delle famiglie risulta aggravata, soprattutto nelle situazioni che già si presentavano critiche: la sostenibilità economica si abbassa di 10 punti per le persone sole giovani, di circa 6 punti per quelle anziane e di 4 per le famiglie con figli; mentre la sostenibilità percepita peggiora soprattutto per i monogenitori e per gli anziani soli.
A livello nazionale la situazione risulta molto simile: sono confermate le differenze tra le tipologie familiari, anche se con livelli leggermente differenti. Diversamente che in Veneto, però, nell'arco di 5 anni la sostenibilità abitativa risulta peggiorata soprattutto tra le coppie giovani senza figli a carico (Tabella 6.2.5).

Figura 6.2.1

Reddito e spese mensili per l'abitazione, media per famiglia in euro a prezzi 2009. Veneto - Anni 2004:2009 (*)

Tabella 6.2.1

Indicatori di sostenibilità abitativa economica. Veneto - Anno 2009 (*)

Figura 6.2.2

Incidenza percentuale sul reddito delle spese totali per l'abitazione, per titolo di godimento. Veneto - Anni 2004:2009 (*)

Figura 6.2.3

Percentuale di persone con spese correnti per l'abitazione superiori al 40% del reddito. Veneto e Paesi UE27 - Anno 2009 (*)

Figura 6.2.4

Percentuale di famiglie con spese correnti per l'abitazione superiori al 40% del reddito per titolo di godimento. Veneto e Italia - Anni 2004 e 2009 (*)

Tabella 6.2.2

Indicatori di sostenibilità abitativa percepita. Veneto - Anno 2008 (*)

Tabella 6.2.3

Indicatori sintetici di sostenibilità abitativa. Veneto - Anno 2008 (*)

Figura 6.2.5

Indicatore complessivo di sostenibilità abitativa per regione - Anno 2008 (*)

Tabella 6.2.4

Indicatori di sostenibilità abitativa economica e percepita per alcune caratteristiche familiari. Veneto e Italia - Anno 2008 (*)

Tabella 6.2.5

Indicatori sintetici di sostenibilità abitativa per tipologia familiare. Veneto e Italia - Anni 2004 e 2008 (*)
 
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Risposte ai quesiti

  1. Proprietà o affitto?

    Il rapporto di coesistenza tra le due forme fondamentali di godimento dell'abitazione è molto variabile nelle regioni italiane e nei Paesi europei ed è influenzato da caratteristiche ambientali e familiari. Nel testo del capitolo la descrizione del fenomeno è effettuata utilizzando alcuni specifici indicatori:
    • percentuale di persone in abitazioni di proprietà (o titoli equivalenti di godimento)
    • percentuale di abitazioni occupate in proprietà (o titoli equivalenti di godimento)
    • percentuale di famiglie gravate da mutuo
    • indice di variazione delle transazioni immobiliari nel 2009 rispetto al 2008
    • percentuale di famiglie in case in affitto, anche distintamente per alcune condizioni familiari e ambientali (alta urbanizzazione, costruite prima del 1980, persone sole, reddito basso)
    • incidenza degli interventi di social housing, cioè di interventi mirati a garantire alle famiglie, in particolare a quelle povere e vulnerabili, l'accesso e la permanenza in abitazioni adeguate e a prezzi sostenibili (percentuale di abitazioni con affitto sociale sullo stock abitativo totale del Paese).
    Il Veneto si caratterizza per una elevata presenza di abitazioni di proprietà. Nel 2009 le famiglie in abitazioni di proprietà o usufrutto sono il 77% del totale (56% nel 1971) e ospitano quasi l'80% della popolazione regionale. La media nazionale è pari al 72% (51% nel 1971), con valori regionali che variano di molto senza una chiara regolarità territoriale .
    La situazione nei 27 Paesi dell'Unione europea è molto differenziata. Nel 2009 le persone che vivono in abitazioni di proprietà e usufrutto sono il 96,5% della popolazione in Romania (effetto della massiccia privatizzazione dell'edilizia abitativa pubblica degli anni Novanta nei Paesi dell'Est Europa), percentuale che scende progressivamente fino a 53% della Germania (Veneto 80%, Italia 73%).
    L'acquisto dell'abitazione in proprietà da parte delle famiglie è fatto attraverso l'utilizzo del risparmio e ricorrendo a mutui. Nel 2009, le famiglie gravate dal peso di un mutuo sono nel Veneto il 17% (Italia 14%), con notevole variabilità degli indici regionali: dal 6% della Calabria, al 22% della Lombardia e al 23% della Valle d'Aosta.
    Nel 2009 si è verificato un rallentamento delle transazioni immobiliari rispetto al 2008: -11,7% nel Veneto, -10,9% a livello nazionale.
    La percentuale di famiglie che vive in case in affitto (Veneto 16%, Italia 19%) è più elevata per le famiglie a basso reddito (32%, il doppio della media), per le persone sole (22%), nelle aree ad alta urbanizzazione (19%); mentre è più bassa della media regionale per le abitazioni più vecchie (13,5%).
    L'affitto sociale copre in Italia solo il 5% delle abitazioni, mentre raggiunte il 32% nei Paesi Bassi (75% delle case in affitto).

  2. L'abitare in Veneto è sostenibile?

    Sono considerati due aspetti della sostenibilità: economica e percepita. La prima è di tipo oggettivo ed è misurata dall'entità dei costi per la casa, dalla loro incidenza sul reddito e dalla sufficienza di quanto rimane per far fronte agli altri consumi essenziali della famiglia; la seconda è soggettiva ed è misurata in base alle dichiarazioni delle famiglie sullo sforzo richiesto per far fronte alle varie spese per la casa.
    Nel 2009 le spese complessive mensili per la casa (bollette, manutenzione ordinaria, mutuo, affitto) ammontano nel Veneto a 260 euro (9,2% del reddito) per i proprietari della casa senza mutuo; salgono a 965 euro per i proprietari con mutuo (30% del reddito); sono di 600 euro mensili per le famiglie in affitto (32% del reddito). Il 9% delle famiglie venete spende per la casa più del 40% del reddito (12% i proprietari con mutuo; il 35% le famiglie in affitto). La percentuale di persone con spese correnti per la casa superiori al 40% del reddito è molto variabile in Europa: si va dal 2,5% di Cipro al 24,4% della Danimarca (Italia 7,6%, Veneto 6,8%).
    In Veneto, nel 2008, le famiglie che dichiarano di aver avuto negli ultimi 12 mesi arretrati nei pagamenti per la casa sono l'8,3% per le bollette e la manutenzione ordinaria (14% proprietari con mutuo, 18% famiglie in affitto), il 7,5% per il mutuo e il 7,7% per l'affitto. Molte di più sono le famiglie che dichiarano pesante l'onere per la casa: le spese per bollette e manutenzione ordinaria sono un peso per il 49% delle famiglie, 61% di quelle in affitto; mutuo e affitto rappresentano un onere rispettivamente per il 67,5% e il 49,5% delle famiglie.Sulla base dei dati disponibili sono stati calcolati indicatori sintetici di sostenibilità economica, di sostenibilità percepita e di sostenibilità complessiva. Tali indici assumono valori che vanno da 0 (sostenibilità peggiore, tutte le famiglie si trovano nella situazione limite peggiore in tutti gli indicatori aggregati per il calcolo dell'indice) e 100 (tutte le famiglie si trovano nella situazione limite migliore, in tutti gli indicatori aggregati). La sostenibilità percepita (indice sintetico 77, Italia 76) risulta più positiva di quella economica (indice 73, Italia 75). Gli indici più bassi di sostenibilità economica riguardano le famiglie di "persone sole sotto i 35 anni" (43,5), le famiglie monogenitore con figli a carico (55,1), le coppie giovani (62,1) e le persone sole di 65 anni e oltre (62,5).
    L'indicatore sintetico complessivo raggiunge i 74,4 punti nel Veneto, con differenze notevoli tra i proprietari di casa senza mutuo (87), con mutuo (52) e in affitto (49). La media nazionale è di 75 punti. La variabilità tra le regioni è modesta: dal 72,2 della Liguria al 79,8 del Molise.
    Nel complesso emerge una situazione di sostenibilità non del tutto soddisfacente, con molte difficoltà oggettive e percepite soprattutto per le famiglie proprietarie della casa con mutuo e per le famiglie in affitto.