Regione del Veneto - U.O. Sistema Statistico Regionale
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Rapporto Statistico 2013
Capitolo 14

I fabbisogni standard: efficienza ed equita' nella spesa degli Enti locali italiani.
Un focus sulla regione Veneto (Nota 1)

La legge delega in materia di federalismo fiscale (Legge 5 maggio 2009, n. 42) e le disposizioni attuative riguardanti la determinazione dei fabbisogni standard degli Enti locali (Comuni, Province e Città metropolitane) emanate con il Decreto legislativo 26 novembre 2010 n. 216, offrono all'Italia un'importante opportunità di ammodernamento delle relazioni finanziarie intergovernative e di "efficientamento" delle spese degli Enti locali. Il processo di riforma consentirà di erogare i trasferimenti perequativi agli Enti locali in base ai fabbisogni standard abbandonando il criterio della spesa storica che è alla base sia di inefficienze nella distribuzione dei trasferimenti intergovernativi sia di cattiva gestione della spesa da parte dei governi locali.
La valutazione dei fabbisogni finanziari degli Enti locali è la componente principale di tutti i sistemi di perequazione fiscale che regolano l'erogazione dei trasferimenti perequativi. Con riferimento a questo profilo, i paesi OCSE possono essere suddivisi in due gruppi. Al primo appartengono paesi quali l'Australia, la Danimarca, la Svezia, la Finlandia e il Regno Unito, dove la valutazione dei fabbisogni finanziari degli Enti locali è determinata in base al concetto di costo o fabbisogno standard, definiti attraverso tecniche statistico-econometriche. Nel secondo gruppo di paesi, di cui fanno parte la Germania, la Svizzera, il Messico, la Spagna e l'Italia, i fabbisogni finanziari degli Enti locali sono calcolati facendo riferimento, in misura più o meno stretta, al concetto di spesa storica.
Il criterio della spesa storica, da una parte, e dei fabbisogni standard dall'altra, si distinguono nettamente sotto il profilo delle esigenze informative e di calcolo. Il criterio della spesa storica non richiede il supporto di alcuna metodologia statistica e/o econometrica e minimizza l'esigenza di dati: i fabbisogni di spesa sono determinati in relazione a quanto contabilizzato nell'ultimo bilancio disponibile o in un certo numero di bilanci del passato. Questo approccio, che ha l'indubbio vantaggio della semplicità, presenta notevoli inconvenienti: elementi di casualità nella erogazione dei flussi di finanza derivata, il rischio di perpetuare nel tempo iniquità nella distribuzione dei trasferimenti, la possibilità di insostenibilità finanziaria nel lungo periodo. Il criterio dei fabbisogni standard per la valutazione dei fabbisogni finanziari degli Enti locali poggia, invece, sull'idea che le necessità finanziarie di un ente locale sono espressione delle caratteristiche territoriali e degli aspetti socio-demografici della popolazione residente. Inoltre, il criterio dei fabbisogni standard si differenzia radicalmente dall'approccio della spesa storica, in quanto ha la finalità di misurare le differenze nelle necessità finanziarie di Enti locali attraverso l'utilizzo di tecniche statistiche ed econometriche.
L'OCSE include l'adozione del calcolo dei fabbisogni standard nell'ambito delle best practice relative alla progettazione dei sistemi di finanziamento dei governi locali. Il vantaggio, in particolare, di superare il principio della spesa storica e di legare l'erogazione dei trasferimenti perequativi al fabbisogno standard, è duplice e consente di coniugare equità ed efficienza. In particolare, si sostiene che l'erogazione dei trasferimenti in base a formule matematiche che misurano il fabbisogno di ogni ente, è da preferirsi a sistemi basati sulla spesa storica o sulla discrezionalità del governo centrale, perché garantisce maggiore trasparenza del flusso dei trasferimenti, più equità nella redistribuzione delle risorse e maggiore efficienza nella gestione della spesa pubblica, grazie all'irrigidimento dei vincoli di bilancio dei governi locali.
È opportuno evidenziare, inoltre, che il processo di determinazione dei fabbisogni standard consentirà anche un notevole ampliamento del patrimonio informativo di supporto al decisore politico. Questo patrimonio informativo sarà fondamentale, inoltre, per la futura determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni delle funzioni fondamentali di cui all'articolo 117, secondo comma, lettere m) e p), della Costituzione.
Il presente capitolo si propone di illustrare il lavoro svolto da SOSE nel corso del biennio 2011-2012 e le prospettive di evoluzione previste per il 2013. Il testo si articola come segue: delinea il quadro normativo di riferimento, riporta le grandezze finanziarie interessate nel processo di determinazione dei fabbisogni, descrive gli aspetti fondamentali della metodologia adottata da SOSE, sintetizza i risultati ottenuti nel corso del biennio 2011-2012 relativi al Veneto, da ultimo delinea le evoluzioni future.
 
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14.1 - Il quadro di riferimento normativo

La fonte normativa di riferimento dei fabbisogni standard risiede, prima di tutto, nella Legge di delega 42/ 2009, in materia di federalismo fiscale e, successivamente, nelle disposizioni attuative emanate con il Decreto legislativo 26 novembre 2010 n. 216.
Questo complesso di norme segna il punto di partenza di un importante processo di riforma che, così come descritto nell'art.1 del D. lgs. 216/2010, ha come obiettivo quello di erogare i trasferimenti perequativi agli Enti locali in base ai fabbisogni standard abbandonando, così, il criterio della spesa storica ritenuto alla base sia di inefficienze nella distribuzione dei trasferimenti intergovernativi, sia di cattiva gestione della spesa da parte dei governi locali.
Il D. lgs. 216/2010 assegna il compito di elaborare le metodologie di determinazione dei fabbisogni standard degli Enti locali italiani alla SOSE Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Questa scelta interpreta a pieno il modello di governance ritenuto dall'OCSE tra i più adatti per la gestione dei trasferimenti perequativi: un modello che vede l'assegnazione degli aspetti tecnico-metodologici a un organismo super partes in modo da facilitare la mediazione tra governo centrale ed Enti locali. Inoltre, questa scelta, valorizza il know-how in ambito statistico ed econometrico acquisito da SOSE nel campo degli studi di settore, patrimonio che risulta fondamentale nella progettazione delle metodologie di calcolo dei fabbisogni standard e dei livelli quantitativi delle prestazioni degli Enti locali.
Il D. lgs. 216/2010 affida, poi, a IFEL (Istituto per la Finanza e l'Economia Locale, Fondazione ANCI) la responsabilità di collaboratore scientifico e di supporto a SOSE nelle seguenti attività: analisi e studi in materia di contabilità e finanza locale, predisposizione dei questionari e somministrazione agli Enti locali, sviluppo della metodologia di calcolo dei fabbisogni standard, valutazione dell'adeguatezza delle stime prodotte, analisi dei risultati, monitoraggio del processo di attuazione dei fabbisogni standard. I tavoli tecnici di lavoro vedono, inoltre, la partecipazione attiva di UPI (Unione delle Province Italiane), della Ragioneria Generale dello Stato e dell'ISTAT del quale si segnala il fondamentale contributo metodologico al fine della individuazione e dell'acquisizione delle informazioni e dei dati di natura strutturale e contabile degli Enti locali.
L'adozione dei fabbisogni standard produrrà un cambiamento importante nella dinamica del finanziamento delle funzioni attribuite agli Enti locali, determinando il superamento di diversi decenni di finanziamento in base al criterio della spesa storica. Ai sensi dell'art. 2, comma 4, del D.lgs. 216/2010 il 2013 è individuato quale anno di avvio della fase transitoria che, in forza del comma 5 del medesimo articolo 2, si struttura secondo la seguente modalità e tempistica:
  1. i fabbisogni standard riguardo ad almeno due terzi delle funzioni fondamentali di cui all'articolo 3, comma 1, lettere a) e b), determinati entro il 31 marzo 2013, entreranno in vigore nel 2013, "con un processo di gradualità diretto a garantire l'entrata a regime nell'arco del triennio successivo";
  2. nel 2013 verranno determinati i fabbisogni standard che entreranno in vigore nel 2014, riguardo a tutte le funzioni fondamentali, "con un processo di gradualità diretto a garantire l'entrata a regime nell'arco del triennio successivo".
Il D.lgs. 216/2010 prevede opportunamente (art.7) che i fabbisogni standard, al fine di garantire l'efficacia al processo di efficientamento dei servizi locali, "siano sottoposti a monitoraggio e rideterminati, non oltre il terzo anno successivo alla loro precedente adozione". Su questo processo di revisione sono chiamate a vigilare la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica e la Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale.
È importate precisare, inoltre, che il nuovo criterio dei fabbisogni standard, funzionale, come si è detto, al superamento delle disfunzioni del criterio della spesa storica, produrrà in pieno l'effetto di razionalizzazione nell'ambito di un sistema perequativo messo a regime distinguendo, sulla base delle previsioni della L. 42/2009, tra funzioni fondamentali da finanziare in base al fabbisogno standard stesso e funzioni non fondamentali da finanziare in base alla capacità fiscale.
Da ultimo, il D.lgs. 216/2010 introduce, accanto ai fabbisogni standard, un altro elemento di assoluta novità nel panorama degli Enti locali italiani: la determinazione dei livelli quantitativi delle prestazioni, che non solo completano il calcolo dei fabbisogni standard, ma rappresentano anche un importante supporto informativo per la determinazione, in sede politica, dei livelli essenziali delle prestazioni.
 
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14.2 - Il quadro finanziario

Le funzioni fondamentali oggetto di standardizzazione del fabbisogno, indicate nell'articolo 3 del D.lgs. 216/10, sono elencate nelle tabelle 14.2.1 e 14.2.2, rispettivamente per i Comuni e le Province delle Regioni a statuto ordinario, con l'indicazione dell'ammontare delle risorse corrispondenti a ciascuna funzione e del loro peso sul totale. (Tabella 14.2.1)(Tabella 14.2.2)

Tabella 14.2.1

Distribuzione delle spese correnti impegnate per le sei funzioni fondamentali dai Certificati di Conto Consuntivo (CCC) 2009 - Comuni appartenenti alle Regioni a statuto ordinario

Tabella 14.2.2

Distribuzione delle spese correnti impegnate per le sei funzioni fondamentali dai Certificati di Conto Consuntivo (CCC) 2009 - Province appartenenti alle Regioni a statuto ordinario
 
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14.3 - Le metodologie SOSE per garantire efficienza nella spesa

La (Figura 14.3.1) sintetizza le metodologie SOSE delineate per garantire efficienza ed equità nella spesa degli Enti locali:
  1. la funzione dei fabbisogni standard, una funzione di stima dei fabbisogni standard attraverso la relazione esistente tra la spesa storica e le variabili di contesto;
  2. la funzione dei livelli quantitativi delle prestazioni, una funzione dei livelli di servizio attraverso la relazione esistente tra le variabili di contesto e l'output prodotto;
  3. la frontiera di efficienza produttiva, un sistema di indicatori di performance e stima dell'efficienza produttiva attraverso tecniche non parametriche (DEA) o parametriche (Frontiere di efficienza);
  4. un sistema di allocazione efficiente della spesa, un prodotto di benchmark e di simulazione che permette all'Ente locale di riallocare in modo efficiente la spesa.
Per OUTPUT produttivo si intende il risultato o l'insieme dei risultati prodotti dall'Ente locale nell'esercizio delle sue competenze, ovvero i beni e servizi prodotti dall'Ente Locale (materiali ed immateriali) visti in ottica di sistema produttivo.
Gli INPUT invece sono rappresentati dai fattori produttivi (generalmente il fattore lavoro e il fattore capitale).
Le VARIABILI DI CONTESTO, infine, rappresentano i fattori tangibili o intangibili che favoriscono o meno la produzione, intesa come trasformazione di input ed output. Sono gli elementi specifici del territorio relativi alla domanda/offerta; la tipologia di servizio; il numero di abitanti; il numero di unità produttive; la superficie, ecc.
Vengono, di seguito, descritti i quattro pilastri su cui si poggia la metodologia utilizzata.
Il primo pilastro: la metodologia dei fabbisogni standard
Il primo pilastro è rappresentato dalla metodologia dei fabbisogni standard, concordata con IFEL-UPI ed approvata in sede COPAFF.
Il panorama delle possibili metodologie di determinazione dei fabbisogni di spesa dei governi locali è molto variegato. L'eterogeneità è dovuta non solo alla molteplicità delle tecniche, ma anche al modo con cui esse risultano applicate nelle esperienze concrete dei diversi paesi, che adottano varianti e particolarità in relazione a specifiche necessità e alle proprie tradizioni storiche e culturali. In generale si può affermare che esistono tante tecniche quanti sono i paesi che adottano sistemi di perequazione fiscale.
La molteplicità degli approcci esistenti ha reso necessarie scelte metodologiche preliminari guidate da quattro principi: correttezza e rigore dal punto di vista scientifico, fattibilità in sede di applicazione, semplicità in fase di comunicazione, rappresentatività in termini di capacità dei risultati di rappresentare la realtà cui si riferiscono. Sulla scorta di questi principi, l'approccio metodologico elaborato da SOSE poggia su due colonne fondamentali e, nonostante risulti incardinato nell'ambito di best practices consolidate a livello internazionale, si propone di introdurre vari elementi innovativi, che potranno suscitare l'interesse della comunità scientifica e offrire un contributo alla ricerca in atto in diversi Paesi per migliorare le procedure di stima dei fabbisogni.
La prima colonna è rappresentata dalla costruzione ex novo di una banca dati sull'attività degli Enti locali attraverso l'elaborazione e l'invio ai Comuni e alle Province di questionari con cui sono state raccolte informazioni contabili, informazioni di carattere quantitativo sugli input e sugli output di ogni servizio e informazioni relative al contesto territoriale e socio-economico locale.
La seconda colonna è rappresentata dal calcolo dei fabbisogni standard attraverso l'utilizzo di tecniche statistiche ed econometriche riconducibili nell'alveo della metodologia RCA (Regression Cost Base Approach), che prevede la determinazione dei fabbisogni standard attraverso la stima di una funzione di costo (RCA puro) o di una funzione di spesa (RCA funzione di spesa) utilizzando la tecnica della regressione multipla lineare. L'elemento discriminante, circa la scelta tra funzione di costo e funzione di spesa, è rappresentato dalle caratteristiche delle variabili di output disponibili per misurare il livello di prestazioni finali erogate nell'ambito di ogni funzione, in particolare: la misurabilità o meno delle prestazioni finali e l'esogeneità di tali prestazioni rispetto all'autonomia decisionale di ciascun ente locale.
Nella maggioranza dei casi, in cui l'output dei servizi locali erogati risulterà poco misurabile e/o endogeno rispetto all'autonomia decisionale di ciascun ente locale la valutazione dei fabbisogni standard avverrà attraverso la stima di una funzione di spesa, che mette in relazione la spesa storica con le variabili di contesto della domanda e dell'offerta dei servizi locali oggetto di analisi. Conseguentemente il fabbisogno monetario di ogni ente sarà calcolato attraverso il riparto di un fondo determinato esogenamente in relazione alle compatibilità macrofinanziarie. È questa, ad esempio, la metodologia già utilizzata per la valutazione dei fabbisogni standard delle funzioni di polizia locale dei Comuni, dei servizi del mercato del lavoro delle province e della funzione generale di entrambi gli Enti.
In alcuni casi specifici, invece, per i quali sarà possibile superare i problemi di endogeneità e misurabilità dell'output dei servizi locali, la valutazione dei fabbisogni standard avverrà attraverso la stima di una funzione di costo, dove la spesa storica è messa in relazione all'output e alle sole variabili di contesto dell'offerta. Conseguentemente, il fabbisogno monetario di ogni ente sarà calcolato attraverso il prodotto tra i livelli delle prestazioni per il costo unitario di produzione, in questo caso il controllo macrofinanziario avverrà attraverso la fissazione dei livelli essenziali delle prestazioni da parte dello stato centrale. È questa, ad esempio, la metodologia che si intende utilizzare per la valutazione dei fabbisogni standard relativi ai servizi di asilo nido e di assistenza sociale per gli anziani.
La (Tabella 14.3.1) sintetizza la scelta tra funzione di costo e funzione di spesa che sarà effettuata in base alle caratteristiche degli output erogati nell'ambito delle funzioni fondamentali.
Il secondo pilastro: la metodologia dei livelli quantitativi delle prestazioni
Nell'ambito del secondo pilastro, inoltre, rientra anche la definizione di una metodologia volta alla determinazione dei livelli quantitativi delle prestazioni o output standard. Anche in questo caso si utilizzeranno tecniche econometriche procedendo attraverso la stima di una funzione che mette in relazione l'output storico con le variabili di contesto della domanda e dell'offerta dei servizi locali oggetto di analisi. Un esercizio, quest'ultimo, estremamente importante, sia ai fini dell'efficientamento della spesa pubblica, sia ai fini della determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni e degli obiettivi di servizio da assegnare ai governi locali. Una necessità molto discussa in ambito politico e accademico, ma mai soddisfatta in modo chiaro dal punto di vista metodologico.
L'analisi congiunta dei differenziali tra spesa storica e fabbisogno standard e tra output effettivo (output storico) e livelli quantitativi delle prestazioni (output standard) può in prospettiva diventare uno strumento potente per l'individuazione della natura delle politiche appropriate a ogni specifico ente locale, dato il suo posizionamento rispetto agli altri.
Si consideri, a titolo di esempio, l'esercizio riportato nella (Figura 14.3.2). La logica di fondo dietro il posizionamento degli Enti locali nei quattro quadranti della fig. 14.3.2 si basa sulla considerazione che l'output standard è, dal punto di vista teorico, una misura della domanda potenziale che deve essere soddisfatta con il fabbisogno standard. Quindi, una spia rossa si accende per gli Enti collocati nei quadrati III e IV della figura: gli Enti posizionati nel quadrante III sono denominati "sotto livello" in quanto a fronte di un fabbisogno standard superiore alla spesa storica dovrebbero anche soddisfare una domanda potenziale (output standard) più alta rispetto a quella che è l'attuale capacità di offerta (output storico); gli Enti posizionati nel quadrate IV sono denominati "non virtuosi" in quanto oltre a fronteggiare una domanda potenziale superiore all'attuale capacità di offerta presentano una spesa storica superiore al fabbisogno. Entrambi questi gruppi di Enti dovrebbero essere posti sotto osservazione: i "sotto livello" per verificare che attraverso l'ottenimento di maggiori risorse finanziarie di fatto offrano livelli di servizio più alto, i "non virtuosi" per verificare la presenza molto probabile di gravi inefficienze.
Per gli Enti collocati nei due quadranti superiori, invece, si accende una spia verde: quelli collocati nel quadrante II, denominati "virtuosi", che presentano una domanda potenziale inferiore a quella effettivamente soddisfatta e un fabbisogno standard maggiore rispetto alla spesa storica, dovrebbero essere, quindi, gli Enti da utilizzare come benchmark per l'individuazione delle best practice; da ultimo gli Enti posizionati nel quadrante I, denominati "sopra livello" sono quelli che, a fronte di una spesa storica superiore al fabbisogno standard, offrono anche un livello di servizio superiore alla domanda potenziale. Questi Enti dovrebbero essere in grado, quindi, di finanziare autonomamente dei livelli di servizio effettivi superiori alla domanda potenziale o ridurre il livello di servizio in linea con il fabbisogno.
Il terzo pilastro: la metodologia delle frontiere di efficienza produttiva
Il terzo pilastro ha come obiettivo la messa a punto di una procedura che potrà, in prospettiva, consentire un efficientamento della spesa attraverso la misurazione dell'efficienza produttiva (tecnica e allocativa) di ogni ente utilizzando sia tecniche di carattere deterministico come la Data Envelopment Analysis, sia tecniche di carattere stocastico come la Stochastic Frontier Analysis che consentono, da angolature diverse, di valutare la capacità dei singoli Enti di tramutare gli input in output. Inoltre, l'efficientamento della spesa potrà essere conseguito anche attraverso l'inserimento di variabili "obiettivo" nella stima del fabbisogno standard, in modo da introdurre elementi di premialità a favore degli Enti che esprimono comportamenti "virtuosi" direttamente nella stima del fabbisogno.
Le tecniche proposte in letteratura per la formulazione di tali giudizi e graduatorie differiscono sotto diversi aspetti.
Innanzitutto, si distingue tra approcci cosiddetti "di frontiera" e approcci "non di frontiera". I primi misurano l'efficienza delle varie unità produttive rispetto a un riferimento "ottimo" (che può essere fornito o dalla stima di una frontiera delle possibilità di produzione teorica o dal migliore risultato conseguito nell'ambito del campione di unità produttive considerato); i secondi misurano l'efficienza rispetto ai risultati medi del campione utilizzato.
La tecnica utilizzata può inoltre essere "parametrica", nel caso in cui sia prevista la stima di una funzione di produzione o di costo, oppure "non parametrica", nel caso in cui tale stima non venga effettuata e la frontiera sia individuata specificando alcune proprietà che i punti ad essa appartenenti devono soddisfare.
Infine, si distingue tra misure dell'efficienza stocastiche e deterministiche a seconda del fatto che la tecnica utilizzata consenta o meno, almeno in linea di principio, di tenere conto dei fattori di natura stocastica che possono influire sui risultati delle unità produttive a prescindere dal loro grado di efficienza.
La procedura non parametrica denominata Data Envelopment Analysis (DEA) permette di valutare l'efficienza di un'unità di produzione (DMU - Decision Making Unit) relativamente ad un dato insieme di unità produttive scelte per il confronto, stimando la frontiera di produzione come inviluppo lineare dei dati input-output relativi alle singole imprese.
Nella letteratura economica per "efficienza produttiva" di un'impresa si intende:
  • nello spazio degli output, data la tecnologia e gli input, la corrispondenza tra output effettivamente prodotto e output massimo potenzialmente producibile;
  • nello spazio degli input, data la tecnologia e il livello di output, la corrispondenza tra la quantità di input effettivamente utilizzata e la quantità minima potenzialmente utilizzabile.
Da un punto di vista pratico la complessità è rappresentata dalla definizione empirica dei livelli potenziali massimi di output e potenziali minimi di input con cui confrontare i rispettivi livelli effettivamente osservati. Entrambe le complessità sono acuite dalla natura multi-prodotto delle imprese che implica la necessità di utilizzare indici di output e di input.
Il quarto pilastro: un sistema di allocazione efficiente della spesa con un modello di Business Intelligence
Il quarto pilastro, infine, è rivolto alla costruzione di vari modelli di Business Intelligence (Opencivitas), con lo scopo di fornire agli Enti locali un innovativo strumento informativo-gestionale online con il quale monitorare la composizione del proprio fabbisogno e dei livelli quantitativi delle prestazioni, la propria performance in relazione agli indicatori gestionali di adeguatezza e quindi conoscere il proprio posizionamento rispetto agli altri Enti, con particolare attenzione a quelli simili o limitrofi.
Opencivitas è uno strumento online di esplorazione, benchmark e simulazione dei dati dei Comuni, delle Unioni di Comuni e delle Province che aiuta a migliorare l'organizzazione delle proprie funzioni e/o servizi, orientando una pianificazione strategica verso l'efficienza e la riduzione della spesa.
Opencivitas permette all'Ente Locale di visualizzare i propri dati e di poterli confrontare con quelli di altri Enti con caratteristiche simili (ad esempio: classe di abitanti, modello organizzativo, Enti virtuosi).

Figura 14.3.1

Sintesi della metodologia SOSE

Tabella 14.3.1

Sintesi dei modelli generali di valutazione dei fabbisogni standard

Figura 14.3.2

Mappa di posizionamento in relazione al differenziale tra Spesa Storica e Fabbisogno Standard teorico (asse orizzontale) e tra Output storici e Livelli quantitativi delle prestazioni (asse verticale)
 
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14.4 - Il posizionamento dei Comuni del Veneto

Fabbisogni standard
Nel biennio 2011-2012, le funzioni fondamentali dei Comuni per le quali sono stati individuati i fabbisogni standard e i livelli quantitativi delle prestazioni sono quelle di "Polizia Locale" e quelle "Generali di amministrazione, di gestione e di controllo" (pari al 35% della spesa corrente totale delle sei funzioni fondamentali dei Comuni), mentre per le Province le funzioni oggetto di standardizzazione sono state quelle nel "Campo dello sviluppo economico relative ai servizi del mercato del lavoro" e quelle "Generali di amministrazione, di gestione e di controllo" (pari al 35% della spesa corrente totale delle sei funzioni fondamentali delle Province).
In merito alle funzioni generali di amministrazione e di polizia locale, complessivamente i Comuni della regione Veneto mostrano un fabbisogno standard superiore alla spesa storica del 5,65%. (Tabella 14.4.1)
In merito alle funzioni generali di amministrazione e di polizia locale svolte dai Comuni, la (Figura 14.4.1) riporta, per classe dimensionale, i coefficienti di riparto aggregati della Spesa Storica (registrata nei Certificati di Conto Consuntivo del 2009) e i coefficienti di riparto aggregati dei Fabbisogni Standard dei Comuni del Veneto.
Dalla (Figura 14.4.2) si nota che i piccoli Comuni del Veneto, con popolazione fino a 2.000 abitanti, presentano mediamente un fabbisogno inferiore rispetto alla spesa storica mentre i Comuni del Veneto sopra 3.000 abitanti mostrano mediamente un fabbisogno maggiore rispetto alla spesa storica. Va evidenziato che i Comuni di piccola dimensione, infatti, presentano rilevanti diseconomie di scala. Ad esempio, dall'analisi dell'efficienza tecnica (Nota 2) effettuata sui servizi di anagrafe emerge una rilevante diseconomia di scala soprattutto con riferimento alla gestione dei servizi di leva (vedi (Figura 14.4.3)), servizio che potrebbe essere espletato in modo centralizzato al fine di garantire una maggiore efficienza.
L'analisi dei livelli quantitativi delle prestazioni
Con riferimento alle funzioni generali e di polizia locale svolte dai Comuni, la (Figura 14.4.4) riporta la mappa di posizionamento dei Comuni del Veneto rispetto ai fabbisogni standard e ai livelli quantitativi delle prestazioni, mentre la (Figura 14.4.5) e la (Figura 14.4.6) evidenziano, rispettivamente per classe dimensionale e provincia, il posizionamento dei Comuni del Veneto rispetto ai quattro quadranti della mappa di fig.14.4.4.
Una percentuale consistente di Comuni risulta "sopra livello", "sotto livello" o "non virtuoso", evidenziando che le possibilità di miglioramento della performance sono molto ampie.
I Comuni "virtuosi" possono essere considerati come "benchmark" per l'individuazione di best-practices sia per il livello di offerta di servizi, che è superiore rispetto alla domanda stimata con l'analisi dei livelli quantitativi delle prestazioni, sia per il livello di efficienza della spesa, la spesa storica è infatti inferiore rispetto al fabbisogno standard.
Misura dell'efficienza produttiva - primi risultati di stima
A titolo esemplificativo, si riportano i primi risultati della stima dell'efficienza produttiva dei Comuni veneti per le funzioni di Anagrafe, Stato Civile, Elettorale, Leva e Servizio Statistico.
Solitamente da un punto di vista applicativo non si hanno informazioni sulla separabilità tra output o tra input per cui è necessario valutare in modo simultaneo una pluralità di output in relazione ad una pluralità di input. Nel caso specifico in esame, invece, è stato possibile considerare gli output (e quindi gli input) come separabili grazie alle informazioni dei questionari compilati da ogni Comune italiano che riportano le percentuali di tempo lavoro dedicate alle macro categorie di output. Tale scelta di analisi, inoltre, aveva l'indubbio vantaggio di una maggiore semplicità di lettura dei risultati ottenuti per singola macro categoria di output, lasciando intatta, in una seconda fase, la possibilità di costruire un indicatore sintetico che permettesse di valutare la performance complessiva.
L'analisi dell'efficienza tecnica è stata quindi sviluppata per singola macro categoria di output parametrizzando l'apporto degli input in base alle informazioni della percentuale di tempo lavoro dedicato allo svolgimento dell'attività in esame da parte di ogni Comune.
L'aver potuto analizzare singolarmente ogni macro servizio in relazione ai propri input, ci ha quindi permesso di ottenere per ogni Comune sei punteggi di efficienza.
Queste informazioni risultano estremamente interessanti soprattutto se vengono utilizzate per confronti tra Comuni vicini, medie regionali o provinciali o benchmark di riferimento; in (Figura 14.4.7), come esempio, è stato confrontato un Comune veneto di riferimento nella classe dimensionale 10.000-19.999 abitanti con i punteggi medi dei Comuni della propria fascia di abitanti, evidenziando come l'ente locale in esame presenti efficienze superiori al valore mediano nei sei macro servizi considerati.
Ancora più interessante è valutare i punteggi di efficienza all'interno di uno schema valutativo più ampio come quello suggerito dalla mappa di posizionamento (vedi fig.14.3.2) definita sulla base dei fabbisogni standard e dei livelli quantitativi delle prestazioni.
La (Figura 14.4.8) evidenzia che i risultati relativi all'efficienza tecnica sono coerenti con la partizione riportata nella mappa di posizionamento (vedi fig.14.3.2), mostrando come i Comuni "virtuosi" presentano un rapporto tra output e input ottimale e che l'input utilizzato sia ottimale anche in termini di costo. Tale risultato è importante anche perché, in un settore come l'anagrafe dove l'output non è espandibile come scelta del Comune, l'ottimalità per l'Ente locale si deve ricercare in termini di input, sia come quantità, sia come prezzo, sia in termini di economie di scala.
Una volta ottenute le stime di efficienza per singolo output, si è costruito un indicatore composito per riassumere, in termini sintetici, le valutazioni di efficienza.
L'indicatore ottenuto conferma la maggiore inefficienza dei piccoli Comuni, che presentano nei servizi di anagrafe rilevanti diseconomie di scala. (Figura 14.4.9)(Figura 14.4.10)(Figura 14.4.11)

Tabella 14.4.1

I fabbisogni standard e la spesa storica delle funzioni generali di amministrazione e di polizia locale - Comuni del Veneto. Anno 2009

Figura 14.4.1

Cruscotto di posizionamento dei Comuni del Veneto in relazione al differenziale tra Spesa Storica (A) e Fabbisogno Standard teorico (B) - Funzioni Generali di amministrazione, di gestione e di controllo e Funzioni di polizia locale

Figura 14.4.2

Confronto tra la spesa storica dei Comuni del Veneto e i fabbisogni standard per classe dimensionale del Comune - Funzioni Generali di amministrazione, di gestione e di controllo e Funzioni di polizia locale

Figura 14.4.3

Efficienza tecnica relativa ai servizi di Leva per classi di abitanti dei Comuni del Veneto

Figura 14.4.4

Mappa di posizionamento dei Comuni del Veneto in relazione al differenziale tra Spesa Storica e Fabbisogno Standard teorico (asse orizzontale) e tra output storici e Livelli quantitativi delle prestazioni (asse verticale) - Funzioni Generali di amministrazione, di gestione e di controllo e Funzioni di polizia locale

Figura 14.4.5

Posizionamento dei Comuni del Veneto rispetto ai fabbisogni standard e ai livelli quantitativi delle prestazioni per classi di abitanti - Funzioni Generali di amministrazione, di gestione e di controllo e Funzioni di polizia locale

Figura 14.4.6

Posizionamento dei Comuni del Veneto rispetto ai fabbisogni standard e ai livelli quantitativi delle prestazioni per provincia - Funzioni Generali di amministrazione, di gestione e di controllo e Funzioni di polizia locale

Figura 14.4.7

Confronto tra punteggio di un singolo Comune e punteggi medi della relativa classe di abitanti

Figura 14.4.8

Punteggi medi di efficienza per quadrante dei Comuni del Veneto

Figura 14.4.9

Punteggio dell'indicatore composito di efficienza dei Comuni del Veneto per classe di abitanti

Figura 14.4.10

Punteggio dell'indicatore composito di efficienza dei Comuni del Veneto per Provincia

Figura 14.4.11

Punteggio dell'indicatore composito di efficienza dei Comuni delle regioni a statuto ordinario
 
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14.5 Conclusioni

Nel corso del 2013 saranno analizzate, a completamento del processo di standardizzazione, le seguenti funzioni fondamentali dei Comuni: Funzioni di Istruzione Pubblica, Funzioni nel settore sociale, Funzioni nel campo della viabilità e dei trasporti, Funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente.
Per quanto riguarda le province, nel corso del 2013 saranno analizzate, a completamento del processo di standardizzazione, le seguenti funzioni fondamentali delle Province: Funzioni di Istruzione Pubblica, Funzioni riguardanti la Gestione del Territorio, Funzioni nel campo dei trasporti, Funzioni nel campo della tutela ambientale, Servizi di Polizia provinciale.
Al termine del processo di costruzione dei fabbisogni standard saranno disponibili tutti gli strumenti per migliorare l'efficienza e l'equità nella spesa pubblica degli Enti locali italiani.