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Mortalità in Veneto fino al 15 maggio 2020

Una delle conseguenze più drammatiche degli effetti dell’epidemia Covid-19 riguarda l’incremento complessivo dei decessi. Il dato dei morti riportati dalla Sorveglianza Nazionale integrata Covid-19 fornisce una misura parziale di questi effetti, essendo riferito ai soli casi di deceduti dopo una diagnosi microbiologica di positività al virus. Una misura più universale dell’impatto dell’epidemia sulla mortalità della popolazione è possibile considerando l’eccesso dei decessi per il complesso delle cause, che risulta confrontando il dato del 2020 con la media dei decessi del quinquennio precedente (2015-2019).
I dati, pubblicati da Istat e Istituto Superiore di Sanità, si riferiscono a tutti i decessi registrati nelle anagrafi comunali fino al 15 maggio 2020. Non sono esaustivi, perché mancano i dati di una parte dei comuni, ma hanno un buon grado di completezza. Per il Veneto i dati si riferiscono a 506 dei 563 comuni (89,9%), ma in alcune province la copertura è maggiore o addirittura completa. A livello nazionale la copertura è del 92% dei comuni italiani.
E’ bene precisare che l’eccesso di mortalità che deriva dall’analisi dei dati dei decessi totali non è attribuibile completamente alla mortalità di individui positivi al Covid-19 (sia quelli che hanno avuto diagnosi confermata che le persone decedute a cui non è stato eseguito il tampone), ma comprende verosimilmente anche una mortalità indiretta correlata a Covid-19 (decessi da disfunzioni di organi come conseguenza della malattia scatenata dal virus in persone non testate) e una quota di mortalità indiretta non correlata al virus, causata, ad esempio, dalla crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette.
Considerando i decessi del 2020, confrontati con la media dello stesso periodo negli anni 2015-2019, in Veneto, come in Italia, a partire da marzo si osserva una “rottura” delle tendenze alla diminuzione della mortalità ravvisabile a inizio 2020. Se a gennaio e febbraio i decessi erano in calo, a marzo aumentano del 25% e ad aprile quasi del 30%; successivamente, nei primi 15 giorni di maggio, l’incremento si riduce, fermandosi al +4,8%. Si tratta di circa 1.000 decessi in più a marzo e 1.100 ad aprile 2020 rispetto a quelli avvenuti negli stessi mesi nei cinque anni precedenti.
In questi due mesi tutte le province venete registrano un eccesso di mortalità, in modo più intenso a Verona e Treviso e, ad aprile, anche a Vicenza.
Nella nostra regione l’eccesso di mortalità di marzo e aprile si mantiene su valori più contenuti rispetto alla media italiana e di altre regioni del Nord; tuttavia, contrariamente alla tendenza nazionale, in Veneto l’aumento maggiore dei decessi lo si osserva ad aprile e non a marzo. In Italia, invece, la variazione dei decessi passa da un aumento medio del 49% di marzo al +36% di aprile, una favorevole evoluzione da attribuire prevalentemente alla riduzione della mortalità osservata a partire dalla fine del mese di marzo in molte delle province dell’area a più alta diffusione del contagio. Un calo importante si osserva proprio in Lombardia, dove l’eccesso di decessi scende da +189% di marzo a +110% di aprile.

L’eccesso di mortalità è più accentuato negli uomini e, in generale, aumenta con l’età. L’incremento maggiore si osserva per gli uomini di 85 anni o più (+39%), segue la classe di età 75-84 anni (+31%). Nelle donne si mantiene sempre più contenuto, raggiungendo il valore massimo tra le più anziane (+30% per le over84).