Il Wto, l'organizzazione mondiale del commercio, ha tagliato per il 2011 le stime sulla crescita mondiale delle esportazioni a causa del rallentamento dell'economia globale. Le prospettive sono peggiorate a causa dell'attuale crisi economica che sta rallentando la crescita registrata nei mesi precedenti. Dopo l'impennata del +14,2% registrata nel 2010, avvenuta dopo la forte contrazione del 2009, nel 2011 le importazioni mondiali sono aumentate del +6,6% e per il 2012 il commercio mondiale subirà una ulteriore decelerazione della propria crescita certamente non trascurabile e, come solitamente avviene, maggiore di quella che interesserà la crescita della ricchezza mondiale.
La crisi dei debiti sovrani di alcuni paesi dell'Unione Europea, accentuatasi nella seconda metà del 2011 e che potrebbe espandersi in tutta Europa dando origine al rallentamento nella crescita economica del continente, coincide adesso anche con il rallentamento di alcune delle nuove economie emergenti, quali il Brasile e la Russia che pagano il costo delle misure di adeguamento per contenere il salire delle tensioni inflazionistiche. Un altro fattore che potrebbe incidere sulle prospettive di crescita del commercio mondiale è l'aumento dei prezzi delle materie prime, anche alla luce delle crisi politiche in alcuni paesi arabi.
I mercati emergenti, con la Cina in prima fila, sono stati i principali attori della crescita del commercio mondiale degli ultimi anni e anche nel 2011 hanno generato la quota più importante dei nuovi flussi commerciali, diversamente dai paesi industrializzati che hanno contribuito, a livello mondiale, solo con una quota di circa il 20% delle nuove importazioni.
(Figura 2.1.1)
Fonte: Elaborazioni dell'Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati e previsioni Fondo Monetario Internazionale
In Italia
Le esportazioni italiane hanno registrato nel corso del 2011 un incremento pari al +11,4% rispetto all'anno precedente, attestandosi ad un valore pari a 375,8 miliardi di euro. Si è confermata quindi la tendenza positiva iniziata nel 2010, +15,6% rispetto al 2009, che ha riportato il valore delle esportazioni italiane al livello pre-crisi del 2008. Il contributo dell'export nazionale è stato decisivo per la crescita del Pil nell'ultimo anno: l'Istituto Prometeia
(Nota 1) ha stimato che l'apporto netto delle esportazioni alla crescita della ricchezza nazionale è stato dell'1,4% e che per il 2012 il contributo positivo sarà di poco superiore al punto percentuale.
L'aumento tendenziale delle esportazioni coinvolge tutti i principali comparti. I prodotti delle lavorazioni in metallo (+22,9%), della meccanica (+13,9%) e i beni del settore moda (+12,3%) presentano tassi di crescita superiori alla media nazionale. Il recupero del Made in Italy viene anche confermato dalla pubblicazione del TPI
(Nota 2) che colloca l'Italia ai vertici della classifica mondiale nel commercio con l'estero per l'anno 2010. L'Italia si posiziona al primo posto in tre dei quattordici macrosettori presi in esame (tessile, abbigliamento e calzature) e seconda in altri tre settori (meccanica, lavorazioni in metallo e "altri manufatti diversi").
(Tabella 2.1.1),
(Tabella 2.1.2)
I mercati più dinamici all'export nazionale sono: Arabia Saudita (+39,2% rispetto al 2010), Svizzera (+30,5%), Emirati Arabi Uniti (+28,5%), Messico (+26,4%), Brasile (+23,4%), Turchia (+19,9%), Giappone (+18,1%), Russia (+17,8%) e Cina (+16,2%). Nell'ultimo anno il fatturato estero delle imprese italiane in Cina ha per la prima volta oltrepassato la soglia dei dieci miliardi di euro. Tra i principali partner europei, Germania (+12,2% rispetto al 2010), che resta il principale mercato di riferimento delle imprese italiane (13,1% dell'export nazionale), e Romania (+16,4%) registrano tassi di crescita superiori alla media nazionale. Le esportazioni verso la Gran Bretagna (-0,3%) registrano una leggera flessione, mentre quelle verso la Grecia (-13,1%) e la Tunisia (-11,1%) sono in netta diminuzione a causa delle forti tensioni presenti nei due paesi.
Per il 2011 il disavanzo commerciale italiano (-24,6 miliardi di euro) ha registrato un lieve miglioramento rispetto al 2010. Nel dettaglio, il deficit energetico (-61,3 miliardi di euro) è in crescita rispetto al 2010 (-51,6 miliardi), mentre si accresce in modo rilevante l'avanzo nell'interscambio di prodotti manifatturieri: da 31,6 miliardi di euro nel 2010 a 49,7 miliardi nel 2011. Fra i comparti manifatturieri più export-oriented, il settore delle produzioni meccaniche è quello che presenta il saldo commerciale attivo più rilevante, pari a circa 44 miliardi di euro, seguono il comparto moda (+13,1 miliardi), gli apparecchi elettrici (+6,6 miliardi), le produzioni metallurgiche (+5,9 miliardi) e il settore dei mobili (+4,4 miliardi). Il valore delle importazioni del settore dei beni elettronici ha largamente superato quello delle esportazioni, determinando, nell'ultimo anno, un deficit commerciale con l'estero che risulta di poco inferiore ai 17 miliardi di euro. Il deficit commerciale del settore agro-alimentare, in leggera crescita rispetto al dato registrato nel 2010, si attesta attorno ai dieci miliardi di euro.
Il saldo commerciale con i paesi dell'Unione Europea, pur rimanendo negativo (-3 miliardi di euro), registra un sensibile miglioramento rispetto a quello registrato nel 2010 (-8 miliardi). Anche gli scambi verso i paesi extra UE registrano un saldo negativo, pari a circa 21 miliardi di euro, in linea con quanto registrato nell'anno precedente.
Nel 2011 il valore delle importazioni italiane ha raggiunto i quattrocento miliardi di euro con una dinamica di crescita che nell'ultimo anno si è assestata attorno ai nove punti percentuali. La crescita delle importazioni ha interessato tutti i principali settori economici, con punte superiori al 16% nel settore energetico e nel comparto delle lavorazioni in metallo. La Germania resta il principale mercato di approvvigionamento nazionale, con una quota vicina al 16% dell'import totale, ma continua a crescere il peso dell'import dalla Cina: nel 2011 il valore delle importazioni provenienti dall'ex Impero Celeste raggiungono per la prima volta i ventinove miliardi di euro.
In Veneto
Le esportazioni del Veneto nel 2011 hanno superato nuovamente la soglia dei cinquanta miliardi di euro in valore, ritornando ai livelli record pre-crisi del 2008. Un risultato molto importante se si considera che i record di allora furono realizzati in un periodo in cui il commercio mondiale era gonfiato dall'eccesso di domanda interna di alcuni mercati di riferimento che acquistavano più di quanto non potessero permettersi.
Il balzo del fatturato estero delle imprese venete è stato del 10,2%; tale apprezzabile accelerazione, iniziata nell'ultimo trimestre del 2010, si è accentuata nel primo semestre 2011 per poi stabilizzarsi negli ultimi sei mesi dell'anno. Questo risultato conferma la seconda posizione del Veneto in Italia, dietro la Lombardia, per valore di merci esportate.
(Figura 2.1.2)
I settori
La crescita delle esportazioni venete ha interessato tutti i principali settori economici, con l'unica eccezione del comparto aeronavale, settore notoriamente indipendente dagli andamenti ciclici dell'economia e sostanzialmente legato a grandi commesse: nell'ultimo anno il valore dei mezzi di trasporti venduti nei mercati esteri è sceso di circa quindici punti percentuali.
Il settore della meccanica, che negli ultimi anni ha costituito la principale voce delle esportazioni venete (20,2% dell'export regionale), ha fatto registrare, nel 2011, una crescita del fatturato estero del 18,1%.
L'incremento più importante, in termini percentuali, è stato registrato dalle vendite delle produzioni metallurgiche: nel 2011 il fatturato estero del comparto ha raggiunto nuovamente i valori precedenti alla crisi attestandosi attorno ai sei miliardi di euro, pari a una crescita annua di circa venti punti percentuali.
Buoni anche i risultati delle vendite all'estero del sistema moda, secondo settore dell'export regionale, che registra una crescita vicina agli otto punti percentuali. Le esportazioni venete dei prodotti dell'agroalimentare, spinte dalla buona performance del vino, sono state in linea con la dinamica dell'anno precedente: il fatturato estero delle imprese del settore (4,5 miliardi di euro nel 2011) ha registrato un incremento di circa undici punti percentuali.
I mercati
L'Unione Europea assorbe circa il 59%, in termini di valore, dell'export veneto nel suo complesso e nel 2011 l'incremento del fatturato estero delle imprese venete verso i partner comunitari ha sfiorato i nove punti percentuali.
Paese leader del nostro export è la Germania. Essa ha assorbito nel 2011 prodotti veneti per 7,1 miliardi di euro, corrispondenti al 14,1% dell'intero export regionale, circa 846 milioni di euro in più rispetto al 2010. Seguono la Francia, con 5,3 miliardi (+9,5% rispetto al 2010), e il Regno Unito, con 2,4 miliardi di euro (+7,8% sul 2010), che ha superato di una spanna la Spagna (-2,6% nell'ultimo anno). In crescita anche le vendite di prodotti veneti verso l'Austria (+11,6%), la Romania (+12,8%), la Polonia (+11,6%), la Repubblica Ceca (+14,2%) e la Svezia (+15,6%).
(Figura 2.1.3)
I progressi più significativi, +12,6% rispetto al valore del 2010, sono stati registrati dall'export verso i paesi extra UE: +31,6 % verso la Cina, ottavo mercato di riferimento per le imprese venete, +19,5 % verso la Russia, +26,2 % verso la Svizzera, +19,8 % verso la Turchia, +24,5% verso il Brasile e +24,4 % verso l'India. Continua, invece, il trend negativo delle vendite verso gli Stati Uniti: il fatturato estero verso gli USA, pur rimanendo il terzo mercato di riferimento delle imprese esportatrici venete, ha registrato nell'ultimo anno una flessione di circa un punto percentuale.
I saldi commerciali
Il 2011 si è chiuso con un surplus commerciale di 9,7 miliardi di euro. A causa di una dinamica dell'export superiore a quella dell'import, esso ha segnato un aumento superiore ai due miliardi di euro sul saldo dell'anno precedente. Il saldo commerciale per area geografica presenta dati fortemente positivi relativamente al rapporto con i partner dell'UE27 (+3,6 miliardi di euro), del Nord America (+2,7 miliardi), del Medio Oriente (+1,2 miliardi) e i paesi dell'Europa Orientale (+966 milioni di euro), mentre risultano negativi, ma in diminuzione rispetto al 2010, con l'Asia orientale (-1,4 miliardi di euro) e l'Asia centrale (-477 milioni di euro). I settori economici che favoriscono il surplus della bilancia commerciale regionale sono la meccanica (+7,8 miliardi di euro nel 2011), i comparti dei gioielli e dell'occhialeria (+2,9 miliardi), le produzioni di apparecchiature elettriche (+2,4 miliardi) e il sistema moda (+1,9 miliardi). Si registra, invece, un disavanzo commerciale nei mezzi di trasporto (-4,4 miliardi di euro), nel comparto alimentare (-1,1 miliardi) e nel settore dell'elettronica (-940 milioni di euro).
(Figura 2.1.4),
(Figura 2.1.5)
Le importazioni
Le importazioni venete hanno registrato nel corso del 2011 un incremento pari al 5,9% rispetto al 2010, attestandosi ad un valore pari a 40,6 miliardi di euro.
La principale area di approvvigionamento rimane l'Unione Europea (26,1 miliardi di euro), che da sola rappresenta quasi i due terzi (64,2%) delle merci importate in Veneto. Primo partner comunitario per merci importate è la Germania: nel 2011 il valore delle merci importate ha quasi raggiunto i 9,5 miliardi di euro, registrando un incremento rispetto al 2010 pari a circa quattro punti percentuali. Dopo l'Unione Europea, segue con oltre 5,6 miliardi di euro di merci l'Asia orientale (in aumento di oltre duecento milioni di euro rispetto al 2010), dove il ruolo della Cina appare dominante (4 miliardi di euro nel 2011, con un incremento del 2,7% rispetto al 2010). Molto distanziate le altre aree, a cominciare dai paesi dell'Europa orientale, dove si segnala la forte crescita dell'import dalla Russia (quasi 250 milioni di euro in più rispetto al 2010), e dell'Asia centrale, poco sopra al miliardo di euro, di cui circa la metà ascrivibili all'India.
Decisamente inferiori le importazioni provenienti dalle altre aree, con valori dell'import inferiori al miliardo di euro, dove si segnala il forte calo degli approvvigionamenti di materie prime provenienti dal Nord Africa, compensato dalla crescita dell'import dal Medio Oriente .
Le importazioni venete mostrano incrementi tendenziali in tutti i principali settori economici con punte nelle produzioni metallurgiche (+12,7%), nel comparto alimentare (+13,7%), nelle produzioni chimiche (+10%) e nel sistema moda (+10,2%). Gli acquisti all'estero degli altri principali raggruppamenti presentano una dinamica piuttosto stabile o in linea con la crescita regionale, ad eccezione del comparto dell'elettronica (-17,7%) e del settore del mobile (-9,2%) che presentano consistenti riduzioni di acquisizioni estere.
Le province
Nel 2011 tutte le province del Veneto hanno contribuito positivamente all'incremento delle esportazioni regionali: la crescita più elevata, in termini percentuali, è stata riscontrata nella provincia di Rovigo (+20,2% rispetto il 2010), che in termini di valore costituiscono un incremento delle vendite estere di circa 200 milioni di euro, seguita a ruota da Padova, che ha fatto registrare un balzo del fatturato estero di circa sedici punti percentuali (+1.128 milioni di euro rispetto all'anno precedente); prossimi all'undici per cento gli aumenti rilevati a Vicenza e Verona (rispettivamente +10,9% e +10,6). In crescita, anche se leggermente al di sotto della media regionale, le vendite estere delle imprese bellunesi (+9,1%) e trevigiane (+8%), mentre l'export della provincia di Venezia, che ha risentito della battuta d'arresto del fatturato estero del comparto navale, si è fermato ai livelli registrati nel 2010 (+0,3%).
Vicenza, con i suoi 14,5 miliardi di euro di export nel 2011, si conferma la prima provincia in Veneto per valore di merci esportate e terza in Italia, dietro a Milano (37,2 miliardi di euro) e Torino (18 miliardi). Treviso, con i suoi 10,7 miliardi di euro, mantiene saldamente la seconda posizione dell'export regionale (settima a livello nazionale), precedendo Verona di 1,7 miliardi di euro, un divario leggermente meno ampio di quello registrato l'anno scorso. In quarta posizione si trova Padova, con un fatturato estero pari a 8,3 miliardi di euro, seguono Venezia (3,8 miliardi), Belluno (2,7 miliardi) e Rovigo, che torna a registrare i valori record del 2008 (1,3 miliardi di euro).
Per quanto concerne le importazioni, si registrano variazioni percentuali positive in tutte le province venete, con l'unica eccezione di Venezia che nell'ultimo anno ha registrato una riduzione del valore degli approvvigionamenti esteri pari al -4,6%.
L'incremento più consistente degli approvvigionamenti regionali è stato registrato nella provincia di Vicenza (+9,2% rispetto al 2010), determinato in gran parte dal consistente aumento, in valore, delle importazioni del settore metallurgico (+227 milioni rispetto il 2010) e del comparto moda (+211 milioni di euro).
(Tabella 2.1.3)