Scegliere un percorso universitario è una decisione, nella maggior parte dei casi, cruciale e sentita dai giovani neo-diplomati. In alcuni casi si tratta della prosecuzione naturale del cammino intrapreso cinque anni prima, con la scelta della scuola superiore, al fine di inseguire le proprie aspettative future.
Una sfida per il 2020...innalzare la quota dei laureati
Negli ultimi quattro anni la quota di diplomati che decide di iscriversi all'università l'anno successivo al conseguimento del diploma è in costante decrescita: in quattro anni in Veneto vi è una perdita di iscrizioni di circa quattro punti percentuali (oltre sette punti percentuali in meno in Italia).
La media italiana è per tutti gli anni superiore alla nostra regione, a conferma che in Veneto vi è la tendenza ad inserirsi prima nel mercato del lavoro, superiore anche a quella del Nord-Est.
In Veneto il calo di immatricolazioni è meno evidente che per le altre realtà territoriali.
(Tabella 7.1.1)
Il tasso di giovani che continuano gli studi all'Università è ancora molto basso sia nel Veneto che in Italia; i giovani devono essere incoraggiati a iscriversi maggiormente ad un corso universitario e questo anche in base alla nuova strategia europea Europa 2020 che prevede di innalzare la quota di giovani 30-34enni laureati ad almeno il 40% entro i prossimi dieci anni.
Se, rispetto alla media nazionale, la quota di abbandoni scolastici prematuri in Veneto è minore (17% contro 19,2%), è ancora molto bassa la percentuale di giovani laureati, appena il 17,3% dei 30-34enni, quasi due punti percentuali in meno del dato italiano e quasi la metà di quello dell'UE27 pari al 32,3%.
Nel confronto regionale, il Lazio primeggia con la quota più elevata di laureati in età 30-34 anni con un valore pari al 25,6%, mentre la Campania registra la percentuale più bassa (12,9%).
E' il caso di sottolineare che a fronte di paesi europei che hanno già raggiunto gli obiettivi indicati dalla strategia o di altri che si avvicinano di molto, le regioni italiane partono da livelli molto più bassi.
Il governo italiano ha valutato quale potesse essere il target più realistico per l'Italia da raggiungere entro il 2020; è stato così deciso che l'obiettivo italiano regionale da perseguire sia di raggiungere il 26-27% per l'istruzione terziaria entro il 2020.
(Figura 7.1.2)
L'influenza della scuola superiore nella scelta universitaria
Il sesso e la tipologia scolastica dei diplomati sono certamente due variabili centrali nel definire la scelta per gli studenti che decidono di incamminarsi in un percorso universitario: facoltà per l'insegnamento, di carattere psicologico, giuridico, medico e linguistico polarizzano le iscrizioni femminili, viceversa facoltà di tipo ingegneristico quelle maschili.
Altre facoltà, come ad esempio agraria, mostrano invece come la preferenza dipenda fortemente dalla relazione tra il sesso e la tipologia di scuola frequentata.
Per gli immatricolati nell'a.a. 2008/09 in Veneto, chi proviene da un liceo classico preferisce significativamente di più iscriversi ad una facoltà di carattere giuridico o letterario; parallelamente chi proviene da un liceo scientifico sembra più orientato verso facoltà di stampo scientifico, chimico-farmaceutico o geo-biologico. Chi esce da un liceo linguistico si iscrive quasi esclusivamente ad una facoltà linguistica.
Le facoltà di agraria e medicina (in particolare i corsi di laurea triennale delle 22 professioni sanitarie) sembrano essere la meta più ambita per quella quota ridotta di diplomati provenienti dagli istituti professionali che si iscrive all'università, così come le facoltà di psicologia e dell'insegnamento, e poi politico-sociali, per chi esce da un istituto ex-magistrale (liceo psico-socio-pedagogico)
(Nota 3).
Queste informazioni possono dare utili indicazioni ai soggetti decisori e a coloro i quali sono coinvolti in azioni di orientamento; permettono infatti di capire, dall'analisi dei trend rilevati negli anni precedenti, i flussi all'uscita dalla scuola superiore verso l'università, ovvero le relazioni tra i percorsi degli studenti nelle scuole superiori e le scelte universitarie future.
(Tabella 7.1.2)
I canali informativi...il più usato internet
Di centrale importanza risultano, rispetto alle riflessioni sulle dinamiche dell'orientamento, i canali informativi utilizzati dai diplomati per la scelta universitaria; questi costituiscono, infatti, uno degli strumenti più importanti nelle mani di un giovane che necessita di orientamento.
I diplomati del 2004 che hanno proseguito con gli studi universitari dichiarano, nel 2007, che il canale più utile nella scelta del corso a cui si sono poi iscritti è stato internet (38,2%), a seguire gli opuscoli e le guide (28,6%); solo al terzo e quarto posto troviamo l'orientamento organizzato dalla scuola superiore e dagli insegnanti (13,5%) e dall'università stessa (9,6%).
Sempre più giovani preferiscono un orientamento auto-diretto, madiante una ricognizione attiva e una valutazione in proprio delle migliori alternative ed opportunità; questo probabilmente perché questo tipo di informazioni è più adatto alle esigenze dei singoli e quindi più mirato e meno dispersivo.
(Tabella 7.1.3)
Più soddisfatti i veneti della preparazione ricevuta alle superiori
La bontà dell'orientamento ricevuto, si può misurare in molteplici maniere.
Vedere l'orientamento come un percorso continuo è l'unica opportunità, quindi, per tenere conto di tutte le variabili che giocano un ruolo nella scelta universitaria.
La coerenza del percorso scolastico pregresso è uno dei fattori chiave per interpretare la bontà della scelta universitaria in funzione dei propri talenti e della preparazione scolastica ricevuta alle superiori.
I diplomati veneti del 2004 si ritengono relativamente soddisfatti, tre anni dopo, della preparazione fornita dalla scuola superiore per affrontare il corso universitario svolto o in svolgimento: il 67,2% si dichiara, infatti, molto o abbastanza soddisfatto, contro il dato medio nazionale pari al 61,9%.
Nella graduatoria per regione per i livelli di soddisfazione più alti, il Veneto si colloca al terzo posto, preceduta soltanto da Trentino Alto Adige e Emilia Romagna, mentre si classificano in coda alla graduatoria le regioni del Mezzogiorno.
Nello specifico più soddisfatti i diplomati dei licei (68,5%) e dei magistrali (72,5%) e chi è uscito con voti più alti alla maturità.
Vi è, infatti, uno scarto di oltre tredici punti percentuali tra i diplomati usciti con un voto compreso tra 60 e 69 (60,4% i soddisfatti per questa fascia) e quelli diplomati con un voto compreso tra 90 e 100 (73,7%).
(Figura 7.1.3)
Cambiare corso universitario
Altra variabile fondamentale per valutare l'adeguatezza dell'offerta di orientamento è la quota di studenti che cambia corso universitario; poiché il passaggio da un corso a un altro costituisce motivo di scoraggiamento e de-motivazione da parte degli studenti, nonché una perdita di tempo e denaro, un corretto processo di orientamento dovrebbe permettere che questa percentuale si riduca fino quasi ad annullarsi.
Fra i diplomati veneti del 2004 che si iscrivono all'università, il 12,4% dichiara di aver cambiato corso universitario, percentuale inferiore rispetto alla media nazionale (13,8%); il Veneto si classifica quindi come nono nella graduatoria regionale per quota più bassa di diplomati che hanno cambiato corso.
Il Friuli Venezia Giulia, registra la quota più bassa, pari all'11,1%, mentre l'Abruzzo quella più alta (16,1%).
Sono, comunque, differenze non molto distanti: lo scarto di punti percentuali tra primo ed ultimo è, infatti, pari a cinque.
L'andamento per tipo di diploma conseguito è variabile tra Veneto e Italia, anche se le differenze non sono molto marcate: nella nostra regione sono i diplomati negli istituti magistrali e artistici a cambiare corso di studi con più frequenza (15,2%), seguiti a ruota dai diplomati dei professionali (14,5%); a livello italiano la percentuale più evidente risulta, invece, essere quella per gli ex-studenti dei licei (14,7%).
(Figura 7.1.4)
Meno gli studenti veneti che abbandonano l'università
Minore la percentuale di abbandoni degli studi universitari in Veneto rispetto la media nazionale: 11,4% i diplomati veneti che dichiarano di aver lasciato gli studi universitari contro il 14,6% dell'Italia.
Anche in questo caso la posizione della nostra regione è una delle migliori nella graduatoria regionale nazionale; spicca in negativo, invece, la Sardegna, dove il 18,6% dei diplomati del 2004 dichiara dopo tre anni di aver abbandonato gli studi universitari.
Più marcate, per questa variabile, le differenze fra tipologie scolastiche: nel Veneto si passa dal 25,2% di abbandoni fra i ragazzi provenienti da un istituto professionale al 4,8% tra i liceali; differenza ancor più marcata a livello nazionale dove si passa, rispettivamente, dal 32,6% per i professionali al 5,7% per i licei. Mediamente, inoltre, abbandonano più i maschi delle femmine (il 15,2% contro l'8,5% nel Veneto) e chi è uscito dalla scuola superiore con valutazioni più basse (nel Veneto 21,8% per i diplomati con 60-69 contro il 6,8% per i diplomati con 80-100).
(Figura 7.1.5)