Capitolo 7

Le scelte dopo il diploma: una decisione sul proprio futuro

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Introduzione

Un secondo momento di scelta importante nell'esperienza personale, per chi ha acquisito il diploma di scuola media superiore, è senza dubbio quello che riguarda la decisione se intraprendere il percorso di studi universitario o entrare nel mondo del lavoro (Nota 1).
In entrambi i casi si tratta di scelte estremamente delicate, frutto tanto del percorso scolastico da cui ogni studente proviene, quanto delle aspettative per il proprio futuro; è in quest'ottica che deve inserirsi un progetto di orientamento che abbia seguito fin qui lo studente, proiettandolo nel mercato del lavoro attraverso il percorso più consono alle sue specifiche caratteristiche.
I rischi a cui si va incontro, se non si concentra l'attenzione e gli sforzi su un buon orientamento, sono molteplici: a partire da un più elevato tasso di abbandono e insuccesso universitario, ad una più alta probabilità di cambiare facoltà, per finire con un numero elevato di studenti disoccupati dopo la laurea.
In questo momento di scelta, in età più matura rispetto alla scelta fatta dopo la licenza media, appare ancor più significativo presentare in maniera corretta le alternative di studio ai giovani, favorendo una scelta convinta e consapevole, senza alimentare false aspettative per il loro futuro scolastico e lavorativo.
In questo paragrafo vengono descritte le preferenze dei giovani dopo il conseguimento del diploma.
Si analizza innanzitutto l'alternativa fra scuola e lavoro a seconda del tipo di diploma conseguito e, in base al percorso scelto, i tassi di immatricolazione, le facoltà, gli abbandoni, il tipo di lavoro, la ricerca di occupazione.
Secondo l'indagine Istat sui percorsi di studio e di lavoro dei diplomati del 2004, a tre anni dal conseguimento del diploma, il 48% dei diplomati veneti lavora (Nota 2), il 29% studia e il 19% alterna scuola e lavoro; la percentuale rimanente sono i giovani in situazione di NEET, ovvero ragazzi che non studiano, non si formano e non lavorano.
Rispetto ai comportamenti degli studenti italiani, gli studenti veneti scelgono più frequentemente un percorso lavorativo, anziché un percorso universitario; in particolare le regioni del Sud e le Isole appaiono le regioni con la quota più elevata di studenti universitari e la meno elevata di lavoratori, al contrario del Veneto che risulta primo nella graduatoria regionale dei diplomati che a tre anni di distanza dal diploma già lavora e terzultimo di chi, invece, decide di continuare gli studi. (Figura 7.1.1)

Figura 7.1.1

Percentuale di diplomati del 2004 che nel 2007 studiano o lavorano. Graduatorie regionali
 
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7.1 - La scelta universitaria

Scegliere un percorso universitario è una decisione, nella maggior parte dei casi, cruciale e sentita dai giovani neo-diplomati. In alcuni casi si tratta della prosecuzione naturale del cammino intrapreso cinque anni prima, con la scelta della scuola superiore, al fine di inseguire le proprie aspettative future.
Una sfida per il 2020...innalzare la quota dei laureati
Negli ultimi quattro anni la quota di diplomati che decide di iscriversi all'università l'anno successivo al conseguimento del diploma è in costante decrescita: in quattro anni in Veneto vi è una perdita di iscrizioni di circa quattro punti percentuali (oltre sette punti percentuali in meno in Italia).
La media italiana è per tutti gli anni superiore alla nostra regione, a conferma che in Veneto vi è la tendenza ad inserirsi prima nel mercato del lavoro, superiore anche a quella del Nord-Est.
In Veneto il calo di immatricolazioni è meno evidente che per le altre realtà territoriali. (Tabella 7.1.1)
Il tasso di giovani che continuano gli studi all'Università è ancora molto basso sia nel Veneto che in Italia; i giovani devono essere incoraggiati a iscriversi maggiormente ad un corso universitario e questo anche in base alla nuova strategia europea Europa 2020 che prevede di innalzare la quota di giovani 30-34enni laureati ad almeno il 40% entro i prossimi dieci anni.
Se, rispetto alla media nazionale, la quota di abbandoni scolastici prematuri in Veneto è minore (17% contro 19,2%), è ancora molto bassa la percentuale di giovani laureati, appena il 17,3% dei 30-34enni, quasi due punti percentuali in meno del dato italiano e quasi la metà di quello dell'UE27 pari al 32,3%.
Nel confronto regionale, il Lazio primeggia con la quota più elevata di laureati in età 30-34 anni con un valore pari al 25,6%, mentre la Campania registra la percentuale più bassa (12,9%).
E' il caso di sottolineare che a fronte di paesi europei che hanno già raggiunto gli obiettivi indicati dalla strategia o di altri che si avvicinano di molto, le regioni italiane partono da livelli molto più bassi.
Il governo italiano ha valutato quale potesse essere il target più realistico per l'Italia da raggiungere entro il 2020; è stato così deciso che l'obiettivo italiano regionale da perseguire sia di raggiungere il 26-27% per l'istruzione terziaria entro il 2020. (Figura 7.1.2)
L'influenza della scuola superiore nella scelta universitaria
Il sesso e la tipologia scolastica dei diplomati sono certamente due variabili centrali nel definire la scelta per gli studenti che decidono di incamminarsi in un percorso universitario: facoltà per l'insegnamento, di carattere psicologico, giuridico, medico e linguistico polarizzano le iscrizioni femminili, viceversa facoltà di tipo ingegneristico quelle maschili.
Altre facoltà, come ad esempio agraria, mostrano invece come la preferenza dipenda fortemente dalla relazione tra il sesso e la tipologia di scuola frequentata.
Per gli immatricolati nell'a.a. 2008/09 in Veneto, chi proviene da un liceo classico preferisce significativamente di più iscriversi ad una facoltà di carattere giuridico o letterario; parallelamente chi proviene da un liceo scientifico sembra più orientato verso facoltà di stampo scientifico, chimico-farmaceutico o geo-biologico. Chi esce da un liceo linguistico si iscrive quasi esclusivamente ad una facoltà linguistica.
Le facoltà di agraria e medicina (in particolare i corsi di laurea triennale delle 22 professioni sanitarie) sembrano essere la meta più ambita per quella quota ridotta di diplomati provenienti dagli istituti professionali che si iscrive all'università, così come le facoltà di psicologia e dell'insegnamento, e poi politico-sociali, per chi esce da un istituto ex-magistrale (liceo psico-socio-pedagogico) (Nota 3).
Queste informazioni possono dare utili indicazioni ai soggetti decisori e a coloro i quali sono coinvolti in azioni di orientamento; permettono infatti di capire, dall'analisi dei trend rilevati negli anni precedenti, i flussi all'uscita dalla scuola superiore verso l'università, ovvero le relazioni tra i percorsi degli studenti nelle scuole superiori e le scelte universitarie future. (Tabella 7.1.2)
I canali informativi...il più usato internet
Di centrale importanza risultano, rispetto alle riflessioni sulle dinamiche dell'orientamento, i canali informativi utilizzati dai diplomati per la scelta universitaria; questi costituiscono, infatti, uno degli strumenti più importanti nelle mani di un giovane che necessita di orientamento.
I diplomati del 2004 che hanno proseguito con gli studi universitari dichiarano, nel 2007, che il canale più utile nella scelta del corso a cui si sono poi iscritti è stato internet (38,2%), a seguire gli opuscoli e le guide (28,6%); solo al terzo e quarto posto troviamo l'orientamento organizzato dalla scuola superiore e dagli insegnanti (13,5%) e dall'università stessa (9,6%).
Sempre più giovani preferiscono un orientamento auto-diretto, madiante una ricognizione attiva e una valutazione in proprio delle migliori alternative ed opportunità; questo probabilmente perché questo tipo di informazioni è più adatto alle esigenze dei singoli e quindi più mirato e meno dispersivo. (Tabella 7.1.3)
Più soddisfatti i veneti della preparazione ricevuta alle superiori
La bontà dell'orientamento ricevuto, si può misurare in molteplici maniere.
Vedere l'orientamento come un percorso continuo è l'unica opportunità, quindi, per tenere conto di tutte le variabili che giocano un ruolo nella scelta universitaria.
La coerenza del percorso scolastico pregresso è uno dei fattori chiave per interpretare la bontà della scelta universitaria in funzione dei propri talenti e della preparazione scolastica ricevuta alle superiori.
I diplomati veneti del 2004 si ritengono relativamente soddisfatti, tre anni dopo, della preparazione fornita dalla scuola superiore per affrontare il corso universitario svolto o in svolgimento: il 67,2% si dichiara, infatti, molto o abbastanza soddisfatto, contro il dato medio nazionale pari al 61,9%.
Nella graduatoria per regione per i livelli di soddisfazione più alti, il Veneto si colloca al terzo posto, preceduta soltanto da Trentino Alto Adige e Emilia Romagna, mentre si classificano in coda alla graduatoria le regioni del Mezzogiorno.
Nello specifico più soddisfatti i diplomati dei licei (68,5%) e dei magistrali (72,5%) e chi è uscito con voti più alti alla maturità.
Vi è, infatti, uno scarto di oltre tredici punti percentuali tra i diplomati usciti con un voto compreso tra 60 e 69 (60,4% i soddisfatti per questa fascia) e quelli diplomati con un voto compreso tra 90 e 100 (73,7%). (Figura 7.1.3)
Cambiare corso universitario
Altra variabile fondamentale per valutare l'adeguatezza dell'offerta di orientamento è la quota di studenti che cambia corso universitario; poiché il passaggio da un corso a un altro costituisce motivo di scoraggiamento e de-motivazione da parte degli studenti, nonché una perdita di tempo e denaro, un corretto processo di orientamento dovrebbe permettere che questa percentuale si riduca fino quasi ad annullarsi.
Fra i diplomati veneti del 2004 che si iscrivono all'università, il 12,4% dichiara di aver cambiato corso universitario, percentuale inferiore rispetto alla media nazionale (13,8%); il Veneto si classifica quindi come nono nella graduatoria regionale per quota più bassa di diplomati che hanno cambiato corso.
Il Friuli Venezia Giulia, registra la quota più bassa, pari all'11,1%, mentre l'Abruzzo quella più alta (16,1%).
Sono, comunque, differenze non molto distanti: lo scarto di punti percentuali tra primo ed ultimo è, infatti, pari a cinque.
L'andamento per tipo di diploma conseguito è variabile tra Veneto e Italia, anche se le differenze non sono molto marcate: nella nostra regione sono i diplomati negli istituti magistrali e artistici a cambiare corso di studi con più frequenza (15,2%), seguiti a ruota dai diplomati dei professionali (14,5%); a livello italiano la percentuale più evidente risulta, invece, essere quella per gli ex-studenti dei licei (14,7%). (Figura 7.1.4)
Meno gli studenti veneti che abbandonano l'università
Minore la percentuale di abbandoni degli studi universitari in Veneto rispetto la media nazionale: 11,4% i diplomati veneti che dichiarano di aver lasciato gli studi universitari contro il 14,6% dell'Italia.
Anche in questo caso la posizione della nostra regione è una delle migliori nella graduatoria regionale nazionale; spicca in negativo, invece, la Sardegna, dove il 18,6% dei diplomati del 2004 dichiara dopo tre anni di aver abbandonato gli studi universitari.
Più marcate, per questa variabile, le differenze fra tipologie scolastiche: nel Veneto si passa dal 25,2% di abbandoni fra i ragazzi provenienti da un istituto professionale al 4,8% tra i liceali; differenza ancor più marcata a livello nazionale dove si passa, rispettivamente, dal 32,6% per i professionali al 5,7% per i licei. Mediamente, inoltre, abbandonano più i maschi delle femmine (il 15,2% contro l'8,5% nel Veneto) e chi è uscito dalla scuola superiore con valutazioni più basse (nel Veneto 21,8% per i diplomati con 60-69 contro il 6,8% per i diplomati con 80-100). (Figura 7.1.5)

Tabella 7.1.1

Rapporto percentuale tra immatricolati e diplomati nell'anno scolastico precedente - A.a. 2005/06:2008/09

Figura 7.1.2

Quota di popolazione in età 30-34 anni laureata. Graduatoria regionale - Anno 2009

Tabella 7.1.2

Distribuzione percentuale degli immatricolati nel Veneto per tipo di istituto scolastico frequentato, sesso e area didattica di immatricolazione - A.a. 2008/09

Tabella 7.1.3

Distribuzione percentuale di diplomati del 2004 che nel 2007 dichiara quale canale gli è stato più utile nella scelta del corso a cui si è iscritto dopo il diploma. Veneto

Figura 7.1.3

Percentuale di diplomati del 2004 che nel 2007 si dichiara molto o abbastanza soddisfatto della preparazione fornita dalla scuola superiore per il corso di studi frequentato.

Figura 7.1.4

Percentuale di diplomati del 2004 che nel 2007 dichiara di aver cambiato corso universitario dalla prima iscrizione.

Figura 7.1.5

Percentuale di diplomati del 2004 che nel 2007 dichiara che ha abbandonato gli studi universitari.
 
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7.2 - L'entrata nell'università

Il cammino scolastico ed universitario non sono due percorsi scissi e a sé stanti, ma vanno visti come l'uno la prosecuzione di un progetto di vita iniziato con l'altro.
Spesso, infatti, pur non essendone compito specifico, è la scuola superiore ad assumere il ruolo di primo meccanismo di selezione per l'università, nonché il garante di una preparazione di base e della capacità di relazione e di studio autonomo degli studenti.
La percentuale di immatricolati sui diplomati dell'anno precedente tende a scendere negli ultimi anni, tanto nel Veneto quanto altrove: nella nostra regione, la cui quota si è sempre posizionata al di sotto della media italiana, passa dal 62,1% dell'anno accademico 2005/06 al 58,4% del 2008/09.
Analoga la situazione se si rapportano gli immatricolati alla popolazione residente di diciannove anni: difatti dall'anno accademico 2004/05 all'anno 2008/09 questa percentuale scende, per la nostra regione, dal 49,1% al 41,2%.
A livello provinciale, in cinque anni, Verona è la provincia che perde la quota maggiore: se per l'anno 2004/05 otteneva il valore più alto tra le province venete, il 52,9% di immatricolati tra i diciannovenni, scende al 41,9% nel 2008/09. Nel 2008/09 è Padova a registrare la quota più alta di diciannovenni iscritti all'università, 43,4%, mentre Vicenza rimane, come anche gli anni passati, quella con la quota più bassa, pari al 37,7%. (Figura 7.2.1) e (Tabella 7.2.1)
Nella graduatoria regionale per la quota più alta di immatricolati sulla popolazione di 19 anni, nel 2008/09 il Veneto si posiziona quartultimo; a seguire la Sardegna, 40,1%; il Piemonte, 37,6%, e il Trentino Alto Adige, 33,0%.
La regione che più di ogni altra massimizza questa quota è, invece, il Molise, con una percentuale pari a 63,4%. Si osserva, inoltre, che le prime posizioni della graduatoria vengono tutte occupate da regioni del Centro-Sud Italia; per trovare la prima regione del Nord bisogna arrivare alla Liguria, in decima posizione.
Probabilmente, nelle regioni dove la disoccupazione è più elevata vi è un parallelo incremento di iscrizioni all'università. (Figura 7.2.2)
Quanto è attrattivo il Veneto?
Il Veneto, che assorbe il 6% del totale degli immatricolati italiani, è una delle realtà territoriali che riesce in misura inferiore a mantenere i propri diplomati nel proprio territorio; un diplomato veneto su quattro, infatti, si iscrive, nell'anno accademico 2008/09, in un ateneo fuori regione (Nota 4).
Considerando le realtà più vicine al Veneto, ad esclusione del Trentino Alto Adige, che mantiene sul proprio territorio poco più della metà dei suoi diplomati che proseguono gli studi universitari, le altre regioni ottengono percentuali superiori a quella veneta: Emilia-Romagna 88,6%, Friuli Venezia Giulia 83,0%, Lombardia 91,0%.
I diplomati veneti che si immatricolano fuori regione scelgono prevalentemente gli atenei limitrofi, in particolare dell'Emilia-Romagna e del Friuli Venezia Giulia (per entrambe il 7,1% del totale immatricolati veneti), seguiti da Lombardia e Trentino Alto Adige (4,2% e 3,3%). (Tabella 7.2.2)
Si passa ora alla valutazione, per le regioni italiane e le aggregazioni territoriali considerate, di quanti immatricolati nei propri atenei, rispetto al totale delle immatricolazioni per l'anno accademico 2008/09, siano residenti nella regione stessa o provengano da fuori regione. (Tabella 7.2.3)
Negli atenei veneti gli immatricolati autoctoni contano, per l'anno accademico 2008/09, l'82,9% delle immatricolazioni totali; questo significa che meno di uno studente su cinque proviene da fuori regione.
Gli atenei del Veneto sono meno attrattivi rispetto ad altre realtà: in Emilia-Romagna quasi quattro immatricolati su dieci provengono da fuori regione, tre su dieci in Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige e quasi il 25% in Lombardia.
Se per il Trentino il dato risente fortemente del fatto che i trentini stessi si immatricolano meno in atenei della propria regione (nella quale c'è una limitata scelta di corsi di studio), questo non si può dire per le altre realtà territoriali.
Considerando la classifica regionale della quota di immatricolati che si iscrive in atenei della propria regione per l'anno accademico 2008/09, il Veneto, con il 75,6%, si classifica in undicesima posizione; ad esclusione di Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta, quote inferiori a quella veneta si registrano unicamente per alcune regioni del Centro-Sud Italia. (Figura 7.2.3)
Da dove provengono gli immatricolati in Veneto non veneti?
Per il 29,3% dei casi dal Trentino Alto Adige, per il 27,5% dalla Lombardia, e per il 12,8% dal Friuli Venezia Giulia e un 15-16% si distribuisce equamente tra Sicilia, Emilia Romagna e Puglia.
La maggior parte delle entrate da fuori Veneto consiste, quindi, in studenti provenienti da territori non eccessivamente distanti dalla sede dell'ateneo.
Se le quote provenienti da regioni limitrofe non stupiscono, al contrario che gli immatricolati di Sicilia e Puglia siano così significativi è un dato interessante; gli atenei veneti, e alcune facoltà più in particolare, rappresentano quindi una meta ambita dai diplomati di queste due regioni.
Chi viene da fuori si immatricola principalmente in facoltà di tipo linguistico, 20,7% dei casi, medico, 17,4%, psicologico, 10,1% e letterario, 9,5%. (Figura 7.2.4)

Figura 7.2.1

Percentuale di immatricolati su studenti diplomati nell'anno scolastico precedente. Veneto, regioni limitrofe e Italia - A.a. 2005/06:2008/09

Tabella 7.2.1

Percentuale di immatricolati sulla popolazione di 19 anni per provincia. Veneto - A.a. 2004/05:2008/09

Figura 7.2.2

Percentuale di immatricolati sulla popolazione di 19 anni. Graduatoria regionale - A.a. 2008/09

Tabella 7.2.2

Composizione percentuale per regione di provenienza degli immatricolati nelle università italiane per regione della sede dell'ateneo scelto - A.a. 2008/09

Tabella 7.2.3

Composizione percentuale per regione della sede dell'ateneo scelto degli immatricolati nelle università italiane per regione di provenienza - A.a. 2008/09

Figura 7.2.3

Percentuale di immatricolati che rimangono nelle università della propria regione di provenienza. Graduatoria regionale - A.a. 2008/09

Figura 7.2.4

Distribuzione percentuale di studenti non veneti immatricolati in atenei veneti per area didattica scelta - A.a. 2008/09
 
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7.3 - Gli stranieri nelle nostre università

Aprirsi al mondo e dare ai propri studenti una visione d'insieme di largo respiro è uno degli obiettivi che, oggi, si pone l'università, nonché l'Europa 2020.
In un mondo del lavoro sempre più globale, lo studio universitario è uno dei primi significativi passi per confrontarsi allo stesso livello con studenti provenienti da tutto il mondo, favorendo così il contatto con ragazzi e ricercatori di altre nazionalità e culture.
Favorire l'inserimento degli studenti provenienti da altri paesi è una scommessa sul futuro, che gli atenei italiani, oggi, non possono e non devono lasciarsi sfuggire.
Questo implica un percorso serio di integrazione, sul nostro territorio, dei ragazzi che vengono nel nostro Paese con lo scopo di istruirsi, di apprendere e di confrontarsi con gli studenti autoctoni e la nostra cultura, pur mantenendo le loro peculiarità.
Senza queste premesse, infatti, la sola offerta didattica rischia di non essere un biglietto da visita abbastanza convincente per attrarre nelle nostre facoltà studenti dall'estero.
E', quindi, utile concentrarsi anche sugli sforzi da compiere all'interno (professori e sistema burocratico) e all'esterno del mondo universitario (comunicazione e socialità) per favorire comportamenti virtuosi e non marginalizzanti.
Per l'anno accademico 2008/09 la percentuale di immatricolati con cittadinanza non italiana è pari al 5,3% negli atenei veneti, con un picco del 7% presso l'ateneo veronese; poco al di sotto del 5% la quota per le altre tre realtà universitarie regionali.
Per una migliore lettura dei dati di questo paragrafo, va comunque sottolineato che se un cittadino straniero risiede in Italia in ogni caso conta come straniero. (Figura 7.3.1)
Rispetto all'anno accademico precedente, l'incidenza di universitari stranieri nei nostri atenei aumenta di mezzo punto percentuale; in particolare, la maggiore crescita si registra a Venezia Ca' Foscari (+1,2 punti percentuali).
Considerando i dati sul totale delle iscrizioni si nota, tuttavia, che Padova registra una progressiva continua discesa dall'anno accademico 2004/05 ad oggi: passa da raccogliere quasi il 70% delle immatricolazioni straniere nel Veneto al 54,7% per l'anno 2008/09.
In cinque anni, invece, lo Iuav di Venezia triplica quasi la propria quota; passa, infatti, dal 2,1% del totale iscrizioni a quasi il 6%. (Tabella 7.3.1)
Considerando ora il totale delle iscrizioni all'università, e non solamente le immatricolazioni al primo anno, si osserva che la quota di studenti con cittadinanza non italiana passa, per gli atenei della nostra regione, dal 3,1% dell'anno accademico 2004/05 al 3,9% del 2008/09.
La tendenza constatata per le immatricolazioni si riscontra anche per le iscrizioni, poiché lo Iuav passa in cinque anni dall'1% al 3,9% di iscritti stranieri; anche Ca' Foscari e Verona mostrano un significativo incremento, a differenza dell'università di Padova che è l'unica a rilevare una tendenza complessivamente stazionaria intorno al 3,8%. (Figura 7.3.2)
Chi e quanti gli stranieri attratti
Da quali paesi vengono gli iscritti stranieri nelle nostre università?
Nell'anno accademico 2008/09, l'Albania è il paese più rappresentato, il 25% del totale iscritti con cittadinanza non italiana, seguita a larga distanza da Romania, 8,3%, e Croazia, 6,8%; sono quindi i paesi del blocco ex-jugoslavo e balcanico le nazionalità più presenti tra gli studenti universitari stranieri nel Veneto.
Una quota rappresentativa, intorno al 5%, è presente anche per gli studenti di Cina, Camerun e Moldavia.
Per una migliore lettura dei dati di rammenta ancora che se un cittadino straniero risiede in Italia è in ogni caso contato straniero. (Figura 7.3.3)
A livello nazionale, gli atenei della nostra regione non si presentano certo come i più attrattivi nei confronti di studenti di altre nazionalità: nell'anno accademico 2008/09 la quota veneta, 3,9%, di iscritti stranieri sul totale delle iscrizioni, non è tra le più elevate, ma comunque al di sopra del dato medio nazionale pari al 3,1%.
In una graduatoria regionale, difatti, il Veneto si posiziona decimo.
La regione che accoglie più stranieri è il Trentino Alto Adige (6,3%); segue il Friuli Venezia Giulia (6%).
Viceversa le regioni meridionali sono quelle meno attrattive per gli stranieri.
Vi è necessità di riportare l'università veneta ad un elevato livello di visibilità internazionale e appetibilità, per catalizzare maggiormente le iscrizioni straniere presso i nostri atenei; come suggerito in precedenza, però, perché avvenga ciò risulta doveroso creare un clima umano e sociale, nelle nostre città, tale da integrare in maniera armonica e civile questi studenti provenienti da altre culture.
Ciò, infine, va di pari passo con la possibilità, da parte di questi studenti, di usufruire di servizi specifici di sostegno, che li aiutino, coerentemente con la nostra impostazione culturale, ad integrarsi al meglio senza dover snaturare le proprie caratteristiche originarie. (Figura 7.3.4)
La scelta universitaria degli stranieri
Le facoltà delle università venete più scelte dagli iscritti con cittadinanza non italiana, per l'anno accademico 2008/09, risultano essere Economia, nel 13,6% dei casi, medicina e chirurgia, 13,4%, lingue e letterature straniere, 12,2%, scienze politiche, 9,9% e lettere e filosofia, 9,7%.
Quote interessanti anche per le facoltà di Ingegneria, 7,2%, scienze matematiche, fisiche e naturali, 5,4% e giurisprudenza, 5,3%.
Sono dunque di due tipi le facoltà più scelte dagli stranieri, nella nostra regione: quelle a carattere più specifico, relative ad un chiaro sbocco professionale (economia, medicina, ingegneria, giurisprudenza), oppure quelle a carattere più generico, ma concernenti sempre un ambito umanistico-sociale da spendere in futuro nel campo delle relazioni internazionali (lingue, scienze politiche e lettere e filosofia). (Figura 7.3.5)

Figura 7.3.1

Percentuale di immatricolati con cittadinanza non italiana sul totale degli immatricolati per ateneo. Veneto - A.a. 2008/09

Tabella 7.3.1

Distribuzione percentuale degli iscritti con cittadinanza non italiana per ateneo veneto - A.a. 2004/05:2008/09

Figura 7.3.2

Percentuale di iscritti con cittadinanza non italiana sul totale degli iscritti in atenei veneti per ateneo - A.a. 2004/05:2008/09

Figura 7.3.3

Distribuzione percentuale degli iscritti con cittadinanza non italiana negli atenei veneti per principali paesi di provenienza - A.a. 2008/09

Figura 7.3.4

Percentuale di iscritti con cittadinanza non italiana sul totale degli iscritti in atenei italiani per regione sede dell'ateneo - A.a. 2008/09

Figura 7.3.5

Distribuzione percentuale degli iscritti con cittadinanza non italiana in atenei veneti per facoltà scelta - A.a. 2008/09
 
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7.4 - La scelta lavorativa

In Veneto, circa il 78% dei diplomati del 2004 che svolgono un lavoro retribuito, a distanza di tre anni dal conseguimento del diploma, ha un lavoro alle dipendenze. In particolare, il 28,8% è un impiegato ad alta o media qualificazione, il 22,3% è un impiegato esecutivo e il 25,5% è un operaio o un lavoratore senza specifica qualificazione.
Più limitata la quota dei lavoratori autonomi (8%), dei lavoratori a progetto (5%) e degli occasionali (9%). Rispetto alla situazione italiana, in Veneto è maggiore la quota dei lavoratori dipendenti ed in particolare degli impiegati ad alta o media qualificazione. (Figura 7.4.1)
A livello Nord-Est (Nota 5), a seconda del diploma conseguito, la percentuale di diplomati che hanno una professione come lavoratori dipendenti varia dall'87% per chi è uscito da istituti professionali al 50% per chi è uscito dai licei.
Parallelamente fra i primi solo il 3% svolge un lavoro occasionale contro il 26% dei secondi. Fra i lavoratori dipendenti, i diplomati in istituti professionali sono soprattutto operai, mentre fra gli istituti tecnici cresce la quota di impiegati specializzati. (Figura 7.4.2)
In Veneto oltre l'85% dei diplomati che svolgono un lavoro retribuito, hanno un lavoro continuativo, valore superiore rispetto alla media italiana, pari all'80%.
Evidenti le differenze per tipo di diploma conseguito in Veneto: la percentuale sale al 92% fra i diplomati negli istituti professionali, 90% fra i diplomati negli istituti tecnici e scende al 56% fra i liceali. (Figura 7.4.3)
Più stabilità e sicurezza per i diplomati veneti lavoratori
Rispetto alle regioni italiane, in Veneto si osserva la percentuale più alta di giovani lavoratori che, a tre anni dal conseguimento del diploma, svolgono un lavoro a tempo indeterminato: oltre il 60% rispetto al 51% della media nazionale.
Coerentemente con quanto sopra descritto, i diplomati degli istituti professionali e tecnici hanno più probabilità di avere un lavoro a tempo indeterminato rispetto agli altri diplomati.
Inoltre, le donne hanno una condizione lavorativa più precaria rispetto agli uomini: a livello d'Italia la differenza fra maschi e femmine è pari a 9 punti percentuali, in favore dei primi, e in Veneto sale addirittura a 14 punti. (Figura 7.4.4)
I diplomati veneti trovano più velocemente lavoro
In Veneto risulta molto buono anche il tempo impiegato dai diplomati per trovare lavoro: quasi il 54% dei diplomati lavoratori l'ha trovato nel 2004, ossia subito dopo l'esame di maturità, a cui si aggiunge il 29,4% che ha trovato lavoro l'anno successivo.
Complessivamente in Veneto, quindi, l'83% dei diplomati che hanno scelto di lavorare dopo il diploma ha trovato un impiego entro l'anno successivo alla maturità, contro il dato medio nazionale pari al 73,4%.
Tale valore posiziona il Veneto primo nella graduatoria regionale per velocità a trovare un lavoro dopo il diploma.
Per quanto riguarda le differenze per diploma conseguito e per genere, la situazione è coerente con quanto già descritto: i maschi e i diplomati degli istituti professionali, oltre ad avere un occupazione meno precaria degli altri, trovano lavoro anche più velocemente. (Figura 7.4.5)
Considerate le possibilità che i giovani diplomati veneti hanno di trovare lavoro, si spiega anche la maggiore propensione, quindi, a proseguire dopo il diploma lavorando, anziché continuando con gli studi universitari.

Figura 7.4.1

Percentuale di diplomati del 2004 che nel 2007 lavora per tipo di impiego e posizione nella professione. Veneto e Italia

Figura 7.4.2

Percentuale di diplomati del 2004 che nel 2007 lavora per tipo di impiego, posizione nella professione e tipologia di diploma conseguito. Nord-Est

Figura 7.4.3

Percentuale di diplomati del 2004 lavoratori che nel 2007 dichiara di avere un lavoro continuativo per tipologia di diploma conseguito. Veneto e Italia

Figura 7.4.4

Percentuale di diplomati del 2004 lavoratori che nel 2007 dichiara di avere un lavoro a tempo indeterminato per regione, genere e tipologia scolastica.

Figura 7.4.5

Graduatoria dei diplomati del 2004 lavoratori che nel 2007 dichiara di aver trovato il primo lavoro entro l'anno della maturità e percentuale che dichiara di aver trovato il primo lavoro entro l'anno della maturità e l'anno successivo per genere e tipologia scolastica.
 
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7.5 - I NEET

Secondo la rilevazione dell'Istat sulle forze di lavoro, in Veneto nel 2009 il 59% dei giovani in età 15-24 anni segue corsi di studio o di formazione, mentre il 30% lavora. Vi è tuttavia una fetta di ragazzi che non studiano, non si formano e non lavorano, ossia i NEET, dall'acronimo inglese "Not in Employment, Education or Training". In Veneto questo fenomeno interessa l'11% dei ragazzi, ma a livello nazionale sfiora il 18% (Nota 6).
In particolare, il veneto risulta la terza regione italiana con la percentuale più bassa di ragazzi al di fuori del circuito scuola-lavoro, preceduta soltanto da Emilia Romagna (10,9%) e Trentino Alto Adige (8,8%).
Chi sono questi giovani?
Una parte sono ragazzi che avevano un lavoro, ma dopo averlo perso sono alla ricerca di una nuova occupazione (disoccupati ex occupati), altri hanno appena concluso gli studi e stanno cercando la loro prima occupazione (disoccupati in cerca di prima occupazione) e altri ancora dopo un periodo di inattività hanno iniziato una ricerca attiva di lavoro (disoccupati ex inattivi).
Tuttavia, la parte più numerosa è costituita da quei ragazzi che non hanno un lavoro e che al tempo stesso non lo stanno cercando, ossia gli inattivi: in Veneto sono quasi il 7% sul totale dei giovani in età 15-24 anni mentre in Italia oltre l'11%.
Sarebbe comunque troppo facile e sbrigativo definirli bamboccioni: è necessario capirne le implicazioni a livello personale e sociale, ma soprattutto studiarne le cause.
Da quanto appena descritto risulta evidente che la problematica dei NEET è associata più all'inattività che alla disoccupazione: ciò significa che il fenomeno è legato solo in parte alla crisi occupazionale che ha coinvolto il nostro paese negli ultimi anni, ma che in realtà è intrinseco nel territorio anche se acutizzato dalla crisi.
C'è da chiedersi come la scuola possa contrastare questa criticità e al contempo possa esserne, in parte, responsabile.
Rivolgendo l'attenzione ai ragazzi più giovani nella fascia d'età 15-18 anni si può pensare che una possibile causa sia un mancato orientamento o quanto meno un orientamento non del tutto efficace: è necessario far capire ai ragazzi che abbandonano la scuola che esiste un ventaglio di possibilità per portare a termine il percorso formativo anche al di fuori delle istituzioni scolastiche (Nota 7).
Non si deve orientare solo i ragazzi che si apprestano a scegliere una scuola superiore o un corso universitario, ma si deve accompagnare la persona anche durante le fasi più difficili, quali ad esempio un cambio di percorso (sia fra una scuola ad un'altra, sia fra scuola e formazione professionale o fra corsi universitari) o durante la fase di transizione scuola - lavoro. (Figura 7.5.1)
Più NEET tra i diplomati ai professionali
La probabilità di appartenere al gruppo dei NEET è tuttavia molto variabile ed è associata al tipo di scuola frequentata con effetti diversi a seconda della classe d'età.
Considerando i giovani che hanno ottenuto un diploma di scuola superiore (e non la laurea), in Veneto la percentuale di ragazzi in età 20-24 anni che nel 2009 non lavorano, non studiano e non si formano è pari al 9,8%, sale al 10,2% fra i giovani in età 25-29 e raggiunge il 12% nella classe 30-34 anni.
Tuttavia, andando più a fondo di tali differenze, emerge chiaramente che per i ragazzi veneti che hanno frequentato le scuole professionali, la percentuale di NEET diminuisce all'aumentare dell'età (da 18% a 11%), mentre per i liceali aumenta (da 6% a 19%).
Questo è dovuto evidentemente alla diversa propensione a proseguimento degli studi. La maggior parte dei ragazzi che hanno ottenuto un diploma professionale subito dopo la maturità iniziano un percorso lavorativo mentre la maggior parte dei giovani che hanno ottenuto una maturità liceale tendono ad intraprendere un percorso universitario.
Al crescere dell'età, il vantaggio dei liceali dovuto ad un più alto tasso di iscrizione all'università diminuisce: anche questi ex studenti si trovano a dover entrare nel mercato del lavoro e si scontrano con i problemi legati al primo inserimento (Nota 8). (Figura 7.5.2)
Complessivamente, se da una parte, come si evince dal paragrafo precedente, si rileva che i diplomati degli istituti professionali che scelgono di andare a lavorare dopo i diploma sono quelli che trovano impieghi meno precari e più velocemente, dall'altro sono anche quelli più in condizione di NEET: considerando i 20-34enni, i diplomati degli istituti professionali sono per il 14,2% NEET; seguono i liceali (10,5%) e chi proviene da un istituto tecnico (9,3%). Un appunto va fatto per i diplomati degli ex-magistrali che sono NEET per il 18% dei casi.
Più NEET tra gli stranieri
Differenze significative risultano anche dal confronto fra stranieri e italiani: in Veneto, nel 2009, la percentuale di NEET è pari a meno dell'8% fra i giovani di cittadinanza italiana, mentre è quasi quattro volte maggiore fra i giovani stranieri.
A livello nazionale, le differenze sono meno marcate ma pur sempre evidenti: la quota di NEET, infatti, varia dal 16,8% degli italiani al 27,5% degli stranieri.
Di fatto, il Veneto è una delle regioni, assieme al Friuli Venezia Giulia, dove la problematica dei NEET è associata in modo più forte alla cittadinanza e si registrano i divari maggiori.
La diversa percentuale di NEET è dovuta alla minore tendenza degli stranieri a proseguire gli studi: se, infatti, la quota di giovani in età 15-24 anni che lavorano è maggiore fra gli stranieri che fra i veneti (37% dei primi contro il 29% dei secondi), è decisamente minore la quota di quanti studiano (32% contro 63%). (Figura 7.5.3)
Il ruolo della famiglia
A livello nazionale un ruolo importante è rivestito anche dalla famiglia d'origine: se la percentuale di ragazzi che non studiano, non lavorano e non si formano raggiunge il 22% fra i figli di padri con titolo di studio medio basso (licenza elementare o licenza media), fra i figli di laureati non supera il 9%.
Lo stesso andamento si osserva relativamente alla condizione occupazionale dei genitori: la quota di NEET cresce progressivamente a partire dal 9% dei ragazzi con entrambi i genitori dirigenti, fino ad arrivare al 17% dei figli di operai e al 26% dei giovani i cui genitori sono entrambi inattivi.
In Veneto il futuro dei figli sembra, invece, meno legato alla famiglia d'origine: fra i figli di padri con titolo di studio medio basso e i figli di padri con titolo medio alto la percentuale di NEET differisce di soli tre punti percentuali, mentre la differenza fra i giovani con almeno un genitore dirigente e i giovani con entrambi i genitori di operai sta intorno ai 5 punti. (Figura 7.5.4)

Figura 7.5.1

Distribuzione percentuale dei 15-24enni per condizione occupazionale e percentuali di giovani in condizione di NEET per regione - Anno 2009

Figura 7.5.2

Percentuale di giovani in età 20-34 anni in condizione di NEET per classe d'età e tipo di diploma. Veneto e Italia - Anno 2009

Figura 7.5.3

Percentuale di giovani in età 15-24 anni in condizione di NEET o che lavorano per cittadinanza e regione - Anno 2009

Figura 7.5.4

Percentuale di giovani in età 15-29 anni in condizione di NEET per titolo di studio del padre e condizione occupazionale dei genitori. Veneto e Italia - Anno 2009
 
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Risposte ai quesiti

  1. Quale situazione e risultati nel processo di inserimento nell'università dei diplomati?

    Secondo l'indagine Istat 2007 sui diplomati del 2004, a tre anni dal diploma i giovani che studiano sono in Veneto il 29,4% (Italia 34,7%, Molise 49,7%, Lombardia 28%), a questi si aggiungono poi quelli che studiano e lavorano (Veneto 19,1%, Italia 17,8%, Piemonte 24% e Calabria 11,5%).
    La quota di diplomati che sceglie di proseguire gli studi all'università non è molto alta in Veneto e in costante diminuzione: nel 2008/09, infatti, il rapporto tra immatricolati e diplomati nell'anno scolastico precedente è pari al 58,4% (Italia 63%), quasi quattro punti in meno del 2005/06. Ancora, nello stesso anno, il rapporto tra immatricolati veneti e popolazione diciannovenne è di poco superiore al 41% contro il 49% di cinque anni prima, con valori provinciali variabili tra il 38% di Vicenza e il 43% di Padova.
    La situazione è tale da rendere praticamente impossibile sia raggiungere entro il 2020 il traguardo europeo di contare il 40% di laureati nella popolazione di età 30-34 anni che quello più realistico del 26-27% proposto dall'Italia. Il Veneto è a quota 17,3%, quasi due punti percentuali in meno del dato italiano e quasi la metà di quello dell'UE27 pari al 32,3%.
    La scelta del tipo di studi universitari è prevalentemente auto diretta: i canali ritenuti più utili sono internet (38%) e gli opuscoli e guide (29%); l'orientamento organizzato dalla scuola e dall'università è segnato utile dal 23%.
    Sesso e diploma preso alle superiori sono le variabili che più influenzano la scelta: i maschi prediligono gli studi ingegneristici, le femmine i corsi che aprono la strada all'insegnamento, la psicologia, gli studi giuridici, medici e linguistici. Chi proviene dal liceo classico si orienta di più verso facoltà di tipo giuridico e letterario, i diplomati del liceo scientifico scelgono con maggiore frequenza corsi di studio di tipo scientifico, chimico-farmaceutico e geo-biologico.
    La mobilità in uscita verso atenei di altre regioni (fuga) è per i diplomati veneti più alta (24%) del flusso di entrata in atenei veneti (attrazione) di diplomati di altre regioni (17%). Le uscite prevalenti sono verso le regioni limitrofe (Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia), le provenienze dall'esterno dal Trentino Alto Adige e Lombardia.
    Per l'anno accademico 2008/09 la percentuale di immatricolati con cittadinanza non italiana è pari al 5,3% negli atenei veneti, con un picco del 7% presso l'ateneo veronese; poco al di sotto del 5% la quota per le altre tre realtà universitarie regionali. Rispetto all'anno accademico precedente, l'incidenza di universitari stranieri nei nostri atenei aumenta di mezzo punto percentuale; in particolare, la maggiore crescita si registra a Venezia Ca' Foscari (+1,2 punti percentuali). Le cittadinanze più rappresentate sono quella albanese (25% del totale stranieri) e, con notevole distacco, la romena (8,3%).
    Il grado di soddisfazione per la preparazione ricevuta nel percorso della scuola media superiore ai fini del corso di studio frequentato all'università supera nel Veneto di poco la sufficienza: il 67% dichiara di essere soddisfatto (Italia 62%, Trentino Alto Adige 70,5%, Puglia 55%). Il 33% (45% per i ragazzi diplomati in istituti professionali) dichiara invece di essere poco o per niente soddisfatto.

  2. Quale situazione e risultati nel processo di inserimento nel mondo del lavoro dei diplomati?

    Secondo l'indagine Istat 2007 sui percorsi di studio e di lavoro dei diplomati del 2004, a tre anni dal conseguimento del diploma il 48% dei diplomati veneti lavora contro il dato medio nazionale pari al 39,3%.
    Complessivamente in Veneto l'83% dei diplomati che hanno scelto di lavorare dopo il diploma ha trovato un impiego entro l'anno successivo alla maturità, contro il dato medio nazionale pari al 73,4%. Tale valore posiziona il Veneto primo nella graduatoria regionale per velocità a trovare un lavoro dopo il diploma.
    Per quanto riguarda le differenze per diploma conseguito e per genere: i maschi e i diplomati degli istituti professionali, oltre ad avere un'occupazione meno precaria degli altri, trovano lavoro anche più velocemente. Sulla soddisfazione espressa si rinvia al capitolo 8.
    Secondo la rilevazione Istat sulle Forze di Lavoro del 2009, risulta per il Veneto una percentuale di giovani di età 15-24 anni che non studia, non lavora e non si forma (NEET = Not in Employment, Education or Training) pari all'11%. A livello nazionale la quota è molto più alta (18%). Le differenze per cittadinanza sono notevoli per il Veneto: italiana 8%, straniera 31% (in Italia, rispettivamente, 17% e 28%).
    La condizione di NEET tra i giovani in possesso di diploma nel Veneto cresce con l'età: 9,8% nella classe 20-24 anni, 10,2% in quella 25-29 anni, 12% per i giovani di età 30-34 anni; per i diplomati con istruzione professionale la posizione di NEET diminuisce, invece, con l'età (dal 18% all'11%).
    Le differenze per titolo di studio del padre e condizione professionale dei genitori di tutti i giovani nella classe di età 15-29 anni sono in Veneto di entità modesta, dal 7% al 12%, a favore dei ceti sociali più alti. Le differenze sono più consistenti a livello medio nazionale.
    I giovani in condizione di NEET, anche se la prevalenza nel Veneto è inferiore alla media nazionale, è comunque un fenomeno di forte preoccupazione sociale e richiama l'attenzione sul fatto che l'orientamento, inteso come "capacità di progettare con consapevole concretezza il proprio futuro", non riguarda solo le scelte di studio ma tutte le decisioni concernenti le prospettive di vita e di lavoro, con particolare riferimento ai soggetti più deboli, come i giovani NEET, più bisognosi di aiuto e di promozione personale.