Capitolo 1

Introduzione: sostegno alle scelte di politica educativa

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1.1 - Apprendere ed orientarsi per la vita e il lavoro

"Difendersi dall'ignoranza" è da sempre un bisogno fondamentale dell'uomo.
Già nella Bibbia, definito il libro dei libri, troviamo i pilastri esistenziali di questo bisogno: centralità della persona, della libertà della persona, delle decisioni che vengono dal cuore, della sapienza e della saggezza senza limiti di età, dei valori dello spirito.
Nel suo significato più ampio, per sistema educativo si intende un complesso di fenomeni riguardanti la persona, il cittadino, il lavoratore/professionista, che assumono grande rilievo nell'ambito del più ampio sistema della qualità della vita e dei fattori strumentali che la determinano.
Dal lato dei fini, vanno considerate le variabili concernenti la crescita:
  • del cittadino come persona
  • del cittadino come lavoratore/professionista
  • della persona e del lavoratore negli specifici contesti sociali e lavorativi;
crescita globale rispetto alle varie dimensioni del potenziale umano:
  • cognitiva, affettivo - motivazionale, relazionale
  • conoscenze, abilità, atteggiamenti
  • competenze intellettuali, psico-motorie, comunicative.
Una crescita che avviene attraverso processi di apprendimento sempre individuali e personali, auto-diretti o variamente stimolati dagli ambienti di vita e di lavoro e dai sistemi educativi organizzati ed attivi nell'ambito della società.
Apprendere durante tutto l'arco della vita, apprendere in tutte le esperienze di vita, crescere continuamente sul piano cognitivo, relazionale ed affettivo-motivazionale, apprendere cultura e competenze utili per realizzarsi come persona e per partecipare attivamente allo sviluppo sociale, sono ancora, più che mai, sfide impegnative ed affascinanti per l'uomo d'oggi.
Il diritto all'istruzione e allo studio, anche come premessa per poter di fatto usufruire di molti altri diritti civili e sociali, è ormai istituzionalmente affermato a tutti i livelli: Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 (art.26) delle Nazioni Unite; UNESCO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (Decennio dell'alfabetizzazione 2003-12); Carta Sociale Europea del Consiglio d'Europa (1961); Strategia di Lisbona dell'Unione Europea (2000) e a seguire Strategia Europa 2020 (2010); Costituzione della Repubblica Italiana del 1948 (art. 33 e 34).
C'è ormai consapevolezza diffusa sul fatto che negare il diritto all'educazione vuol dire negare la persona stessa. Il problema rimane ancora quello di come fare per garantire a tutti i cittadini in modo soddisfacente tale diritto. Il percorso è ancora in salita, anche in Italia e nel Veneto.
Nel Libro Verde della Regione del Veneto, "Veneto 2020. Il sistema educativo di Istruzione e Formazione", è presentato un ampio quadro dei punti di forza e debolezza della situazione e delle prospettive venete del processo attuativo del diritto all'educazione nel più generale contesto italiano ed europeo.
 
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1.2 - Il quadro europeo di riferimento

A partire dall'ultimo decennio del secolo scorso le economie e il modus vivendi di gran parte delle popolazioni cominciano a trasformarsi per effetto di due grandi evoluzioni: la globalizzazione e la rivoluzione tecnologica di cui ha beneficiato in particolar modo l'economia USA, migliorando in efficienza e produttività.
Di conseguenza i leader politici europei, riunitisi a Lisbona nel marzo 2000, nel definire le priorità per un'Unione Europea competitiva nei confronti degli USA e degli altri grandi protagonisti mondiali, stabiliscono l'obiettivo strategico di "diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale".
Per poter raggiungere tale obiettivo individuano la necessità di adottare una strategia globale di intervento con azioni coordinate e integrate in campo economico e sociale; in particolare, riconoscono come per sostenere l'economia sia indispensabile modernizzare il modello sociale europeo, investendo nelle persone e combattendo l'esclusione sociale.
Nonostante siano visibili i numerosi obiettivi raggiunti con le politiche individuate attraverso la Strategia di Lisbona 2000/2010, molti progressi sono stati neutralizzati dalla crisi degli ultimi anni. Inoltre, in un contesto di rapide trasformazioni economiche, sociali e demografiche, le sfide di lungo periodo, la globalizzazione, la pressione sulle risorse e l'invecchiamento della popolazione, si accentuano.
L'Unione europea è quindi chiamata nuovamente a definire una strategia (Europa 2020) per i prossimi dieci anni per combattere gli effetti della crisi, rilanciare il sistema economico e trasformare l'Unione in un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva.
A tal fine nella strategia Europa 2020, come si evince dalla Comunicazione della Commissione Europa 2020 - Bruxelles, 3.3.2010, sono individuate tre priorità chiave:
  • favorire una crescita intelligente, ovvero sviluppare un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione;
  • favorire una crescita sostenibile, ovvero promuovere un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva;
  • sviluppare una crescita inclusiva, ovvero promuovere un'economia con alti livelli di occupazione che favoriscano la coesione sociale e territoriale.
In concomitanza, come per la Strategia di Lisbona, vengono fissati anche dei target da raggiungere entro il 2020, rappresentativi delle tre priorità.
Si ribadisce quindi il ruolo fondamentale dei sistemi di istruzione e di formazione e il miglioramento della qualità di essi, così da garantire maggiori benefici e possibilità ai giovani, e non solo, nella prospettiva di migliorare il livello della qualità dell'occupazione e l'inclusione sociale. In questo senso, tra le azioni da intraprendere sono considerate prioritarie: combattere l'abbandono scolastico prematuro (Nota 1), che deve ridursi al 10% entro il 2020, e innalzare la quota di giovani 30-34enni laureati ad almeno il 40% in questi dieci anni.
E' il caso di sottolineare che a fronte di paesi europei che hanno già raggiunto gli obiettivi indicati dalla strategia o di altri che si avvicinano di molto, le regioni italiane partono da livelli più bassi tali per cui il governo italiano ha riflettuto su quali potessero essere i target più realistici per l'Italia da raggiungere entro il 2020; al tal fine hanno deciso che gli obiettivi italiani da perseguire siano quelli di raggiungere il 26-27% per l'istruzione terziaria e il 15-16% per gli abbandoni scolastici.
Infine, per favorire maggiormente la realizzazione degli obiettivi fissati, la Commissione propone sette iniziative faro, tra cui quella "Youth on the move" che intende migliorare l'efficienza dei sistemi di insegnamento e agevolare l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.
 
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1.3 - Quale modello per la rete educativa

E' difficile rappresentare sinteticamente la dimensione "educativa" della persona, considerata come componente del più ampio e complesso fenomeno della qualità della vita. Nello schema presentato di seguito figura un tentativo di individuare i macro-nodi della rete educativa, considerata come un articolato sistema, composto da una moltitudine di fenomeni e influenzato dall'interazione continua di svariati soggetti.
Il nodo centrale riguarda i fini ultimi del sistema educativo complessivo, cioè la sua capacità di garantire alle persone (come individui, cittadini e lavoratori) pieno, globale e continuo sviluppo della personalità attraverso efficaci processi di apprendimento ed orientamento lungo tutto l'arco della vita e in tutte le esperienze di vita.
In questo nodo è sintetizzato in forma essenziale il concetto di "qualità educativa". (Figura 1.3.1)
Sull'asse verticale, rispetto al nodo centrale, figurano i due nodi della "persona/famiglia" e della "comunità". Le persone e le aggregazioni in famiglie sono i titolari fondamentali del diritto all'educazione e rappresentano gli ambiti in cui nascono e si sviluppano i bisogni e le domande di educazione.
La comunità, intesa come rete di soggetti, risorse e attività, è l'ambito in cui trovano la loro radice aspetti importanti dei bisogni e della domanda educativa (diritto di cittadinanza e del lavoro) in cui soggetti individuali e collettivi assumono decisioni rilevanti di politica (fini) e di strategia educativa (mezzi) e in cui operano le strutture preposte alla produzione di prestazioni educative.
Il nodo di sinistra è dedicato in particolare al complesso sistema dei bisogni educativi, della domanda di educazione e di orientamento, delle aspettative delle persone rispetto al mondo dell'educazione.
I bisogni educativi vanno intesi in senso ampio, riguardando la crescita della persona in senso globale, rispetto alle varie dimensioni del potenziale umano (aree cognitiva, affettivo-motivazionale, relazionale; conoscenze, abilità, atteggiamenti; competenze intellettuali, psico-motorie, comunicative).
Crescita che avviene attraverso processi di apprendimento sempre individuali e personali, auto-diretti o variamente stimolati dagli ambienti di vita familiare, sociale e di lavoro e dai sistemi educativi organizzati ed attivi nella comunità.
Nel nodo di destra della rete sono rappresentati i fenomeni relativi alla produzione educativa in senso stretto, ovvero decisioni di politica e di strategia, strutture, processi e prodotti educativi del complesso sistema mirato a favorire e a sostenere i processi di apprendimento della persona (scuole per l'infanzia, scuola dell'obbligo comune, corsi professionalizzanti e scuola secondaria di secondo grado, università, sistemi e servizi della formazione permanente e dell'educazione degli adulti).
I nodi sono tutti collegati tra di loro, direttamente o indirettamente attraverso il nodo centrale "qualità educativa".

Figura 1.3.1

Un modello per la rete educativa
 
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1.4 - Quale modello per le decisioni di sviluppo del sistema educativo

Nello schema sottostante (Figura 1.4.1) sono rappresentati i macrofenomeni fondamentali di struttura e di funzionamento di un sistema educativo e i relativi collegamenti con la tipologia di decisioni di sviluppo da assumere nella pianificazione scolastica.
Le variabili sono classificate in due blocchi.
Il primo comprende i fenomeni riguardanti i bisogni educativi in senso lato e gli esiti da garantire ai destinatari, cioè variabili che hanno a che fare direttamente con i "fini" del sistema.
Si tratta dell'ambito decisionale della "politica educativa", intesa come traguardi o tendenze evolutive di miglioramento degli esiti educativi garantiti dal sistema (livelli di apprendimento e di orientamento per la vita ed il lavoro dei destinatari, gradimento per i servizi educativi ricevuti, immagine sociale del sistema educativo, impatto sociale derivato dal miglioramento degli esiti).
Il secondo blocco di variabili riguarda, invece, la produzione educativa, cioè il complesso di strutture, risorse, processi e prodotti che caratterizzano in senso strumentale il sistema educativo.
Si tratta di fenomeni che hanno la natura di "mezzi", attraverso i quali si realizzano i fini del primo blocco.
Le decisioni di sviluppo in questo ambito sono perciò scelte di "strategia", cioè cambiamenti da apportare ai mezzi, mirati alla realizzazione dei traguardi e delle tendenze della politica educativa.
Dalle scelte di strategia conviene operare una classificazione ulteriore, distinguendo tra "strategie tecnico-educative" e "strategie organizzative ed allocative di risorse": le prime riguardano cambiamenti al sistema dei prodotti educativi in senso tecnico-pedagogico (quantità e qualità degli stimoli offerti), le seconde si riferiscono, invece, a modifiche delle strutture, dei processi, e di impiego ed allocazione delle risorse.
La classificazione in due blocchi è motivata dall'esigenza di non confondere nelle analisi, valutazioni e decisioni di sviluppo, i fini con i mezzi, rischio tutt'altro che assente nella attuale realtà della cultura progettuale scolastica (centralità dei mezzi, subordinazione dei fini ai mezzi).
La distinzione delle scelte sui mezzi tra strategie tecnico-educative e strategie organizzative ed allocative di risorse assume rilievo oggi, in quanto le decisioni di secondo tipo sembrano prevalere sulle prime: cambiamenti organizzativi e allocativi di risorse, non mirati a modifiche sostanziali negli stimoli educativi offerti ai destinatari, non contribuiscono al miglioramento degli esiti.
La strategia tecnico-educativa deve perciò essere direttamente mirata agli obiettivi di miglioramento degli esiti; le strategie organizzative ed allocative di risorse devono a loro volta sostenere i cambiamenti degli stimoli educativi.
In questa panoramica i formatori, e la formazione dei formatori, sono uno dei più importanti strumenti su cui porre attenzione per centrare gli obiettivi educativi.
In sintesi, il sistema decisionale dello sviluppo educativo può essere rappresentato come segue (Figura 1.4.2).
Nel successivo prospetto sono esemplificate tipologie di decisioni progettuali classificate secondo lo schema proposto. Sono solo degli esempi del complesso sistema decisionale riguardante il futuro dell'educazione (Figura 1.4.3).
La classificazione proposta dei fenomeni del sistema educativo da misurare su base statistica assume rilievo anche ai fini della definizione dei contenuti conoscitivi della monografia; mirati a sostenere soprattutto i soggetti decisori impegnati nelle scelte di politica educativa.

Figura 1.4.1

Schema di modello generale di struttura e di funzionamento di un sistema educativo e tipologia di decisioni di sviluppo

Figura 1.4.2

Sintesi del modello decisionale di riferimento

Figura 1.4.3

Esempi di 'prescrizioni' (decisioni progettuali) di piano educativo
 
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1.5 - Quali conoscenze per le scelte di politica educativa

Non è possibile in questa monografia documentare statisticamente, sia pure in forma sintetica e generale, tutti i fenomeni educativi richiamati nei modelli descritti in precedenza.
I contenuti conoscitivi riguardano prevalentemente il blocco di variabili "Bisogni/esiti educativi" con riferimento all'ambito della formazione dopo l'obbligo comune, cioè la formazione professionale regionale e soprattutto la scuola secondaria di secondo grado.
La finalità è quella di individuare nello specifico sistema scolastico veneto, in confronto anche con altri territori, punti di forza e criticità, con l'intento di offrire ai soggetti decisori basi conoscitive statisticamente documentate sul blocco delle variabili finali del sistema, in vista delle scelte di politica educativa, cioè delle decisioni di miglioramento degli esiti da garantire ai cittadini.
Le predette scelte (formazione dopo l'obbligo comune e fenomeni riguardanti i fini del sistema educativo) sono ispirate agli indirizzi del Programma Statistico Regionale, approvato con Delibera del Consiglio Regionale n° 56 del 2007, e si traducono nei criteri descritti nei punti che seguono.
  1. La formazione dopo l'obbligo comune è un sistema educativo che pone ai destinatari (studenti e famiglie) delicati problemi di scelta, sia all'entrata che all'uscita dal sistema.
  2. Le variabili finali del sistema educativo, ossia quelle riguardanti i livelli di apprendimento e di orientamento garantiti o da garantire ai destinatari, sono attualmente poco documentate e analizzate statisticamente e comunque assumono grande rilievo ai fini dello sviluppo di sistemi informativo e conoscitivo di sostegno alle decisioni di politica educativa, cioè sui traguardi di esito da perseguire nella pianificazione scolastica.
  3. Le problematiche dei precedenti due punti sono di grande interesse per una pluralità di soggetti che partecipano a vario titolo alle decisioni educative: giovani, famiglie, dirigenti scolastici, insegnanti, uffici scolastici regionali e provinciali, comuni, province, regione, associazionismo sociale ed economico-produttivo, forze politiche e sociali. Tale prospettiva è importante anche per realizzare una delle finalità del Programma Statistico Regionale: far rete nell'ambito del SISTAR, almeno per il momento e in questa occasione, a livello della comunicazione dei risultati dello studio.
  4. Esistono fonti informative statistiche sulle variabili educative oggetto della ricerca (ad esempio, indagini Istat sulle forze lavoro e sui diplomati) che sono poco utilizzate a livello delle regioni e che consentono, senza ulteriori sforzi di rilevazione, analisi statistiche e produzione di conoscenze nuove e pertinenti con le esigenze di sostegno alle decisioni di politica educativa.
  5. Sul piano statistico, le elaborazioni effettuate hanno posto al gruppo di ricerca stimoli e sfide metodologiche interessanti, soprattutto nella costruzione di indicatori educativi pertinenti e nella loro analisi, anche con tecniche multivariate.
La sequenza dei contenuti della monografia è presentata nel diagramma di flusso riportato di seguito (Figura 1.5.1).
Nei rettangoli centrali del flusso sono riportati i titoli dei capitoli: la prima parte del titolo è dedicata al contenuto conoscitivo, la seconda evoca la problematica ispiratrice e i risultati essenziali dell'analisi statistica.
I rettangoli a fianco, a destra e a sinistra, di quello centrale contengono due quesiti conoscitivi fondamentali ai quali la documentazione statistica del capitolo offre risposte essenziali.
Nel capitolo "11. Conclusioni: punti di forza e criticità per le scelte di politica educativa" (orientamento ed apprendimento), vengono presentati in sintesi i punti di forza e quelli di debolezza (criticità) del sistema educativo veneto considerato.
Particolare attenzione è dedicata alle criticità, in quanto è a queste che vanno riferiti gli obiettivi di sviluppo della qualità del sistema educativo nella pianificazione scolastica.
Ugualmente sono importanti anche i punti di forza del sistema, i quali rappresentano livelli ottimali di qualità già raggiunti e da mantenere, attraverso azioni di contrasto ad eventuali rischi di regressione.
Le appendici finali sono dedicate nell'ordine a:
  • "Indicatori statistici": descrizioni dei principali indicatori statistici costruiti nel rapporto, del loro valore conoscitivo e decisionale.
  • "Procedure statistiche": descrizioni essenziali di alcune rilevazioni statistiche, da cui sono stati ripresi i microdati o i macrodati utilizzati nelle analisi presentate nel testo.
  • "Metodi statistici": approfondimento di metodologie statistiche utilizzate nell'analisi, non descritte nel testo per non appesantire la comunicazione dei contenuti conoscitivi.
  • "Glossario":
    1. di alcuni termini usati nel testo che richiedono particolare definizione per non essere assunti con significato ambiguo;
    2. di alcuni indicatori particolarmente complessi, non definiti analiticamente nel testo per motivi di semplicità comunicativa.
  • "Bibliografia" (limitata a quella richiamata nel testo) e "Sitografia" essenziale di riferimento.
Non resta che augurare buona consultazione ai soggetti, che si auspica siano numerosi, interessati a partecipare alle vicende e alle decisioni della Scuola con spirito di orientamento ai "fini", cioè ponendo al centro le questioni che riguardano l'apprendimento di competenze (e non di nozioni!) fondamentali per la vita ed il lavoro delle nuove generazioni, compresa la "capacità di progettare con consapevole concretezza il proprio futuro".
I "mezzi", cioè l'insegnamento, le risorse, i processi della produzione educativa, sono importanti ed essenziali ma vanno orientati e subordinati ai fini. San Ignazio di Loyola, 500 anni fa, proponeva il principio-valore "...non subordinare, non tirar il fine ai mezzi, ma i mezzi al fine". Il Santo si riferiva al trascendente dell'uomo; ma, nella realtà attuale della cultura politica e sociale, prevalentemente centrata sui mezzi, il criterio è pertinente ed applicabile anche alle decisioni concernenti la qualità educativa, che comunque è una questione che riguarda bisogni fondamentali dell'uomo di natura culturale e spirituale.

Figura 1.5.1

Sequenza dei contenuti conoscitivi e quesiti fondamentali