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Il dialogo interculturale

Nello stesso anno in cui cade il 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, l'Unione Europea proclama il 2008 "Anno europeo del dialogo interculturale".
L'Europa è sempre più luogo d'incontro e di mescolanza di gruppi umani di diverse origini, linguaggi, religioni e modi di vivere.
Il processo di allargamento europeo, la globalizzazione e l'annullamento di molte restrizioni in materia di leggi occupazionali, al fine di incoraggiare efficienti e concorrenziali operazioni nel mercato del lavoro, hanno, infatti, contribuito alla crescita della multiculturalità in molti Paesi, tra i quali anche l'Italia.
Il calo della fecondità italiana, il sostenuto allungamento dei tempi di vita, il progressivo invecchiamento della popolazione e conseguentemente la sempre più esigua proporzione delle persone in età lavorativa sono trasformazioni che hanno contribuito a rendere il nostro Paese un territorio fortemente attrattivo per molti immigrati, una terra di opportunità dove poter trovare lavoro e condizioni migliori di benessere rispetto al proprio paese di origine.
In questo scenario di società plurali assume notevole rilievo la questione dell'integrazione, come concetto bilaterale fondato sullo scambio culturale tra stranieri e autoctoni, e della promozione del dialogo fra le diversità.

Inizio Pagina  L'integrazione degli immigrati in Europa

Secondo l'indice MIPEX (Nota 1), che valuta e classifica l'efficienza delle politiche d'integrazione degli immigrati sulla base di dati sintetici confrontabili, quali l'accesso al mercato del lavoro, il ricongiungimento familiare, l'accesso alla cittadinanza, il soggiorno di lungo periodo, le azioni antidiscriminatorie e la partecipazione politica, nel 2006 l'Italia si posiziona al settimo posto nella graduatoria generale dei 28 paesi presi in considerazione, per lo più d'Europa, totalizzando un punteggio pari al 65% contro quello medio pari al 54%. (Figura 16.1)
Prima in classifica la Svezia che, con un indice dell'88%, risulta il Paese con le politiche più efficaci: la Svezia primeggia in ogni campo raggiungendo un punteggio del 100% nelle politiche relative all'accesso al lavoro, buoni i risultati anche nella partecipazione politica (93%) e nelle azioni antidiscriminatorie (94%). Lettonia, Cipro, Austria, Grecia e Slovacchia risultano i Paesi, invece, con le politiche più sfavorevoli.
In Italia, che nella graduatoria generale si pone davanti a Spagna, Francia e Germania, quest'ultimi due Paesi di più lunga tradizione migratoria, a differenza di Spagna e Italia, dove le migrazioni iniziano in maniera decisa dalla fine degli anni '90, le migliori prestazioni si riscontrano nei campi di accesso al mercato lavorativo e di ricongiungimento familiare, per cui si classifica, rispettivamente, al quarto posto con l'85% e al terzo con il 79%; ottima la performance nella sfera della sicurezza dell'occupazione e dei diritti associati (100%). Più restrittive, invece, le politiche che valutano l'idoneità all'accesso alla cittadinanza e quelle volte a garantire la sicurezza dello status dell'immigrato quale cittadino nel Paese che lo accoglie. (Figura 16.2)
Il fenomeno, infatti, dell'acquisizione di cittadinanza è piuttosto limitato in Italia. La maggiore parte delle acquisizioni avviene per matrimonio e le concessioni per naturalizzazione (Nota 2) sono ancora poco frequenti. E' chiaro che di fronte ad un così consistente e progressivo afflusso di immigrati, il nostro Paese si è trovato indubbiamente a dover affrontare non pochi problemi, tra i quali quelli burocratici e giuridici. Impreparate inizialmente a questa realtà, ma in continuo miglioramento, anche le scuole e gli insegnanti che si trovano ad educare bambini che parlano un'altra lingua. Tra l'altro da affrontare anche la problematica legata al riconoscimento dei titoli di studio.

Inizio Pagina  Le dinamiche della popolazione immigrata in Veneto

Nel Veneto la presenza di cittadini stranieri è ormai una realtà consolidata ed in continua espansione, sempre più visibile nei quartieri delle città più grandi, nelle zone più industrializzate, nelle scuole e nei posti di lavoro.
L'incremento dei flussi migratori, ma anche la progressiva integrazione e stabilizzazione nel territorio, si manifesta con la formazione di nuove famiglie o con i ricongiungimenti alle famiglie di origine, con l'incremento dei nati e degli inserimenti scolastici, con la crescente presenza di lavoratori e di imprenditori stranieri.
La presenza nel territorio
Nel 2006 quasi il 12% di tutti i cittadini stranieri residenti in Italia si è stabilito in Veneto: essi sono oltre 350.000 e, rispetto all'1,6% di dieci anni prima, rappresentano il 7,3% della popolazione veneta, quota più rilevante rispetto a quanto accade sull'intero territorio nazionale (5%). La loro presenza, diffusa in tutto il territorio regionale, si concentra soprattutto nelle zone a vocazione più industriale delle province di Treviso, Vicenza e Verona: queste da sole accolgono il 64,5% degli stranieri residenti in Veneto. Di rilievo, in quanto a concentrazione di stranieri, è anche la zona del Cadore. La crescita nel 2006 è stata del 9,2% con valori differenziati da provincia a provincia: è a Venezia che si registra l'incremento maggiore, 13,8%, seguita da Padova e Rovigo con il 10,9%. (Figura 16.3) e (Tabella 16.1)
I principali Paesi di provenienza sono ormai da diversi anni la Romania, il Marocco e l'Albania; fino al 2005 i cittadini marocchini erano i più presenti; nel corso del 2006 sono stati superati dai rumeni, che incidono sulla popolazione straniera per quasi il 14% e il cui flusso migratorio ha avuto ulteriori spinte dalla prospettiva dell'ingresso nell'Unione europea avvenuto poi nel 2007.
Tutte le principali cittadinanze presenti sono comunque in forte espansione: oltre al boom di arrivi dalla Romania, notevole è stata nell'ultimo anno la crescita dei cittadini cinesi (+16,4%) e moldavi (+15,5%), questi ultimi caratterizzati da una predominante presenza femminile. (Figura 16.4)
Gli stranieri sono più giovani
In Italia la crescente scarsità di popolazione in età attiva, soprattutto quella giovanile, è motivo di richiesta di immigrati; tale dinamica si osserva anche in Veneto dove l'8,5% della popolazione fra i 15 e i 64 anni è costituito da stranieri e la quota sale ad oltre il 13% se si considerano solo i cittadini tra i 18 e i 30 anni, fascia di età nella quale spesso si realizza l'ingresso nel mondo del lavoro.
La distribuzione per età della popolazione residente in Veneto, difatti, evidenzia l'invecchiamento della popolazione e l'esiguità della componente più giovane, mentre gli oltre trecentomila stranieri residenti sono per il 77% in età lavorativa, spesso più disponibili alla mobilità e ad affrontare tipologie professionali di più basso profilo, sempre più escluse dai target occupazionali dell'offerta di lavoro veneta, e la cui domanda viene soddisfatta proprio dai cittadini stranieri.
La consistente presenza di cittadini stranieri giovani ha come immediata conseguenza una loro maggiore fecondità rispetto alla popolazione nel suo complesso, legata anche ad una loro maggiore propensione a formare famiglie più numerose: difatti, gli stranieri si sposano o si ricongiungono in Italia con la famiglia di origine e i loro nuclei familiari sono più numerosi di quelli degli italiani. Si pensi, infatti, che dei circa 47mila nati nel 2006 in Veneto, il 17,3% sono stranieri. (Figura 16.5) e (Tabella 16.2)
Donne straniere: mogli e lavoratrici
Negli anni si assiste ad un mutamento nella composizione per genere della popolazione immigrata. Se nel 1993 gli stranieri residenti erano per il 62% uomini, oggi questa percentuale è scesa al 53%. Il contributo femminile è legato non solo ai ricongiungimenti; molte sono anche le donne straniere che arrivano in Veneto per motivi di lavoro: nel 2006 il 35% dei permessi di soggiorno rilasciati a donne ha appunto questa motivazione, segnale di una maggiore propensione femminile all'inserimento nel lavoro e alla tutela sociale oltre che familiare.
La composizione per genere si diversifica fortemente a seconda della zona di provenienza: ad esempio, per alcune nazioni dell'est europeo, quali la Moldavia, la Polonia e l'Ucraina la quota di donne è nettamente superiore alla metà. Moltissime anche le donne rumene presenti nel nostro territorio. Si tratta soprattutto di assistenti familiari, molte emerse dal lavoro nero in occasione dell'ultima regolarizzazione. Il fenomeno delle "badanti" non copre certo tutta la casistica della presenza femminile per motivi di lavoro, motivazione rilevante anche per donne straniere, quali ad esempio le cinesi, non tradizionalmente dedicate a questa professione.

Inizio Pagina  L'integrazione sociale

Ogni anno, al numero di persone già insediate, si aggiungono nuovi arrivati, spesso provenienti da contesti difficili e di bisogno e insicuri per la scarsa conoscenza della lingua nonché dei meccanismi della nuova società. Come si accennava a inizio capitolo, una società nella quale convivono culture diverse è chiamata prima o poi ad elaborare necessariamente un nuovo patto di solidarietà sociale, trovando al proprio interno regole capaci di conciliare i conflitti di valore e procedure efficaci per salvaguardare le differenze culturali, così da legare tutti coloro che ne fanno parte.
Una buona fotografia a livello regionale in materia di integrazione sociale viene fornita dal Rapporto CNEL (Nota 3) che confronta le diverse potenzialità di attrazione della presenza di immigrati nelle diverse aree del Paese, cioè le condizioni più favorevoli all'accoglienza, ai processi di integrazione sociale, ad una convivenza ordinata. A tale scopo vengono elaborati tre indici sintetici: l'indice di polarizzazione che tiene conto dei diversi aspetti del radicamento nel territorio, quali, ad esempio, l'incidenza e la permanenza dei soggiornanti, l'indice di stabilità sociale, che mette insieme dati come, ad esempio, i ricongiungimenti, la lunghezza del soggiorno, l'acquisizione della cittadinanza e la natalità e l'indice di inserimento lavorativo che sintetizza disoccupazione, fabbisogno di manodopera, retribuzioni, imprenditorialità e altro. I tre indici confluiscono a loro volta in un indice complessivo di integrazione, che vede il Veneto nel 2004 nella fascia di integrazione massima, a pari merito con la Lombardia, entrambe seconde solo al Trentino Alto Adige.
La nostra regione migliora rispetto all'anno precedente per l'inserimento nel mercato del lavoro, mentre peggiora lievemente nell'area dell'insediamento territoriale passando da una posizione di massima integrazione ad una di alta. Invariata, invece, la condizione per quanto riguarda la stabilità sociale dove, infatti, il Veneto si riconferma a livelli massimi. (Figura 16.6)
Nella classifica provinciale Vicenza si posiziona al quarto posto fra tutte le province italiane per migliore livello di integrazione sociale, segue Treviso che, pur passando dal primo posto del 2003 al sesto posto, conserva ugualmente il suo buono status. Vicenza si classifica prima per stabilità sociale e Treviso sesta per radicamento nel territorio. Viceversa, Padova perde posizioni mentre Venezia sale decisamente. La migliore performance per tutte le province si realizza comunque nell'inserimento nel lavoro, protagoniste principali nuovamente Treviso e Vicenza, zone a forte vocazione industriale. (Tabella 16.3)
Formare una famiglia
I cittadini stranieri, i nuovi residenti del nostro territorio, si inseriscono prima di tutto con un lavoro ma l'integrazione più profonda si ottiene quando si ritiene di aver trovato il posto giusto per formare una famiglia, per far crescere i propri figli.
I numeri relativi alle dinamiche demografiche degli stranieri ci parlano proprio della crescente coesione sociale fra vecchi e nuovi residenti, di una progressiva realizzazione di stabilità: oltre al continuo aumento delle presenze, al crescente inserimento di manodopera immigrata nel mondo del lavoro il fenomeno realmente emergente è il ricongiungimento in Italia con i familiari prima lasciati nel Paese di origine, ma anche la composizione di nuove famiglie nel territorio di insediamento. (Figura 16.7)
Infatti, se nel complesso diminuisce di anno in anno il numero di matrimoni celebrati nella nostra regione, si osserva che quelli nei quali almeno uno dei due sposi è di cittadinanza straniera è in netta crescita, specchio di una crescente integrazione. Tale fenomeno interessava in Veneto il 7,1% delle celebrazioni nel 1998 mentre nel 2005 si è passati al 19,3%, costantemente al di sopra del livello medio italiano. Rispetto al 2004 nella nostra regione si è osservata una crescita di 1,6 punti percentuali in un solo anno. E' interessante notare come poco più di un terzo di queste unioni riguardi sposi entrambi stranieri, mentre circa la metà vede convolare uno sposo italiano con una donna straniera. (Tabella 16.4)
Avere dei figli
Non solo crescono le unioni degli stranieri, ma la loro stabilità sociale si conferma anche nella maggiore propensione ad avere figli ed in numero superiore agli italiani; alla sostanziale invariabilità della natalità nella nostra regione, si accompagna una elevata fecondità delle cittadine straniere. Infatti nel 2006 i tassi di natalità in Veneto mostrano che sono appena nove i bambini nati per 1.000 residenti di cittadinanza italiana, mentre sono 24 quelli da genitori entrambi stranieri (Nota 4). (Figura 16.8)
Nel complesso in Italia sono quasi 58.000 i nati da genitori stranieri nel 2006, il 10,3% del totale dei nati. Questa quota si diversifica tra le regioni in maniera significativa: il Veneto si colloca al secondo posto dopo l'Emilia Romagna con il 17,3%. A livello provinciale, ancora una volta sono Treviso e Vicenza i territori nei quali si registrano le percentuali più alte, quasi il 21%. (Figura 16.9)
La seconda generazione
Nella totalità della popolazione straniera residente, assume una grande rilevanza la quota rappresentata dalla seconda generazione, ovvero la percentuale di persone che hanno la cittadinanza straniera, ma sono nate in Italia (Nota 5): considerando tutti i cittadini stranieri nati in Italia fino al 2006, in Veneto si registra una quota pari al 14,1% della popolazione straniera residente nella nostra regione, dato al di sopra della media nazionale pari al 13,5%. La percentuale più alta si registra in Sicilia (15,3%), seguono Lombardia e Emilia Romagna con, rispettivamente, il 14,5% e 14,4%.
Poiché la gran parte degli arrivi di immigrati nel nostro territorio risale ad anni relativamente recenti, si può ragionevolmente ipotizzare che la quasi totalità della seconda generazione sia rappresentata da minorenni. (Figura 16.10)
Sono i figli del vero radicamento nel territorio, che frequentano le scuole seduti accanto ai bambini italiani, che giocano nelle loro squadre di calcio e la riuscita della loro integrazione da adulti rappresenta la vera sfida alla capacità di inclusione e coesione del nostro sistema sociale.
L'integrazione a scuola
La scuola rappresenta il primo vero approccio per un bambino con la società, l'occasione di inserimento in organizzazioni sociali che potrebbero influenzare la sua crescita. La partecipazione scolastica e la sua qualità, infatti, proprio per l'importanza del ruolo che rivestono, sono da sempre considerate aspetti nevralgici su cui indirizzare le politiche sociali, soprattutto in questi ultimi decenni in cui la nostra società è protagonista di rapidi cambiamenti. Tra questi la rilevante presenza di stranieri che inizialmente ha creato non poche difficoltà al sistema scolastico impreparato a questa nuova realtà; una realtà che comporta la necessità di creare nuove e sempre più efficienti modalità d'intervento per la scuola ed i suoi insegnanti, che consentano di affrontare le problematiche culturali, relazionali ed educative di questi bambini.
Se si considera il significativo e rapido aumento del numero di alunni stranieri iscritti nelle nostre scuole, emerge da una parte come il fenomeno dell'immigrazione sia sempre più stabile e radicato nel territorio, dall'altra una volontà della popolazione immigrata di investire nei propri figli per garantire loro un futuro migliore. Basti notare la maggiore presenza di stranieri nelle scuole superiori, ovvero quando la frequenza non è più obbligatoria: difatti, in soli quattro anni la percentuale di ragazzi stranieri che frequentano le superiori è salita di molto, in Italia si passa dallo scarso 1,5% sul totale della popolazione scolastica del 2002/03 al 3,8% del 2006/07; più consistente il fenomeno in Veneto dove le iscrizioni passano dall'1,9% al 5,6%.
Nell'anno scolastico 2006/07 tutti gli studenti stranieri inseriti nelle scuole italiane sono oltre 500.000, ossia il 5,6% della popolazione scolastica nazionale. Le scuole venete accolgono il 12,3% degli studenti stranieri in Italia e questi incidono per il 9% sul contingente veneto. Questa quota è una delle maggiori in Italia: l'Emilia Romagna è al primo posto con il 10,7% dei propri studenti, segue l'Umbria con il 10,1%, la Lombardia che accoglie il 9,2% e la nostra regione al quarto. (Figura 16.11)
I segmenti scolastici con l'incidenza più elevata sono quelli della scuola dell'obbligo, circa l'11% nella nostra regione, sia per la scuola primaria che per quella secondaria di I grado; non pochi pure i bambini inseriti nelle scuole dell'infanzia, il 9,1% della popolazione autoctona, già quattro punti percentuali in più rispetto a quattro anni prima. Famiglie straniere quindi che uniformano le proprie scelte a quelle tipiche del territorio a cui oggi appartengono: la crescente presenza a scuola di bambini stranieri prima dell'obbligo può tra l'altro essere un segno evidente della ricerca da parte della famiglia di un inserimento lavorativo anche della donna; d'altro canto si tratta in parte della seconda generazione di stranieri, ovvero bambini nati in Italia da genitori immigrati già residenti da tempo e quindi con un percorso di vita lavorativo e di educazione dei figli che ricalca naturalmente quello della popolazione locale. (Tabella 16.5)
Ben quattro delle nostre province venete si posizionano tra le prime quindici province italiane con la presenza più elevata di alunni con cittadinanza non italiana: rispettivamente, Treviso (5° posto), Vicenza (7°), Verona (8°) e Padova (12°). Inoltre, Treviso e Vicenza si distinguono per essere tra le prime quindici province italiane con la più alta concentrazione di scuole statali con un'incidenza di alunni stranieri non inferiore al 30%; forte inserimento anche a Verona che rileva tra le più alte concentrazioni di istituzioni scolastiche con almeno il 20% di iscritti stranieri.
I cittadini rumeni sono ormai da tempo i protagonisti della più rilevante crescita progressiva di presenze nei banchi di scuola italiani. Nell'anno scolastico 2006/07 la Romania, con un incremento di oltre il 29% di alunni rumeni rispetto all'anno precedente, è la seconda cittadinanza più rappresentata nelle scuole italiane. Equivalente la situazione della nostra regione dove gli alunni rumeni incidono nel 2006 per il 12,6% del totale stranieri iscritti nel sistema scolastico del Veneto, al secondo posto solo dopo gli studenti marocchini (15,5%).
L'inserimento lavorativo
La ricerca di lavoro e di migliori condizioni di vita rimane alla base dei flussi migratori: nel 2006, appunto, il 63% dei permessi di soggiorno sono stati rilasciati per motivi di lavoro e, se consideriamo solo il genere maschile, ben l'85% dei permessi hanno avuto questa motivazione.
I dati forniti dai Centri per l'impiego registrano una forte crescita delle assunzioni di stranieri in Veneto in questi anni: infatti, dalle 73.000 assunzioni del 2000 si è passati alle oltre 185.700 del 2007, dato quest'ultimo provvisorio dal momento che mancano ancora molte registrazioni di alcuni Centri, ma che già riflette in modo significativo l'effetto dell'allargamento dell'Unione Europea e della normativa che obbliga a comunicare le assunzioni delle prestazioni in ambito domestico.
Se ci soffermiamo ad analizzare l'evoluzione degli stranieri nel mercato lavorativo fino al 2006, si nota che in sei anni le assunzioni sono più che duplicate e che su tale risultato incide molto la crescita della componente femminile: nel 2006 si contano, infatti, più del triplo delle assunzioni di donne straniere avvenute nel 2000, mentre la componente maschile aumenta poco meno del doppio. (Figura 16.12)
La distribuzione delle assunzioni per età rimane la stessa negli anni ed è simile tra i due sessi. In linea con la distribuzione della popolazione residente per età, le classi maggiormente impiegate sono quelle dei giovani tra i 20 e i 29 anni e degli adulti tra i 30 e i 39. (Figura 16.13)
Nel 2006 quasi un quarto delle assunzioni avvengono nel settore dei servizi alla persona, per lo più intrapreso da donne che lo prediligono nel 40% dei casi e che indirizzano la loro attività lavorativa particolarmente verso l'area della ricettività e ristorazione o verso i servizi domestici. Il secondo comparto che richiede una consistente quantità di manodopera straniera è quello della metalmeccanica (il 16%), ovviamente maggiormente occupato da uomini. (Figura 16.14)
In linea con la distribuzione per cittadinanza degli stranieri residenti in Veneto, quasi il 16% delle assunzioni nel 2006 è riservata a cittadini rumeni, l'11,6% a marocchini e il 7,1% ad albanesi. Distinguendo per sesso, si rilevano molte donne provenienti dall'Europa dell'Est: infatti, oltre il 42% delle assunzioni è destinato a rumene, moldave, ucraine e polacche, donne che spesso ricoprono ruoli di assistenza alla persona e accudiscono anziani. Da sottolineare che le cittadine rumene assorbono da sole oltre il 21% del totale impieghi.
L'imprenditoria immigrata
Un segnale della crescente integrazione straniera nel nostro territorio emerge analizzando le dinamiche del mondo imprenditoriale. La presenza di imprenditori immigrati ha assunto negli ultimi anni proporzioni sempre crescenti tali da porre tale fenomeno al centro di numerosi studi; analizzare il lavoro straniero autonomo è ormai condizione imprescindibile per un'analisi approfondita del lavoro immigrato. I dati utilizzati per questa analisi provengono dai registri delle Camere di Commercio nei quali la provenienza degli imprenditori è rilevata per nascita e non per cittadinanza; questo tipo di classificazione implica che il gruppo degli imprenditori stranieri comprenda anche i cittadini italiani nati all'estero; sono perciò inclusi imprenditori nati in paesi che nei decenni scorsi furono teatro di consistente emigrazione italiana, ad esempio la Svizzera, la cui presenza in Veneto incide per quasi il 10% del totale imprenditori attivi, e che sono plausibilmente in buona parte figli di emigrati italiani di ritorno. D'altro canto, nel gruppo degli imprenditori italiani sono annoverati anche i cittadini stranieri nati in Italia; considerando però che l'immigrazione nel nostro paese ha assunto proporzioni di rilievo solo in anni piuttosto recenti, non è azzardato ipotizzare che siano molto pochi gli stranieri di seconda generazione già maggiorenni e che abbiano avviato un'attività in proprio.
Considerando solo le imprese attive, nel 2007 gli imprenditori nati all'estero sono quasi 461 mila in Italia, di cui il 9,7% in Veneto, al terzo posto dopo la Lombardia e l'Emilia Romagna. Gli stranieri rappresentano il 6% del totale degli imprenditori della nostra regione, incidenza di poco superiore a quella media nazionale. Le regioni che presentano la maggior incidenza sono il Friuli Venezia Giulia con l'8,3% e la Toscana con il 7,4%. (Figura 16.15)
E' piuttosto consistente l'aumento del contingente di imprenditori stranieri, + 34,3% negli ultimi tre anni in Veneto, contro il 30,7% in Italia.
Gli imprenditori immigrati che intraprendono un'attività nel settore delle costruzioni sono il 30%, 25,3% nel commercio e 16% nelle attività manifatturiere. (Figura 16.16)
Tale distribuzione si diversifica a seconda della provenienza della persona e quindi del retroterra socio-culturale di alcuni gruppi etnici che incide sulla propensione ad avviare certi tipi di attività autonome. Ad esempio, il ramo dell'edilizia è preferito dal 73,5% dei rumeni, mentre i cinesi preferiscono il manifatturiero nel 46,5% delle attività e il commercio nel 30,5%.
Rispetto allo stato estero di nascita, gli imprenditori più presenti in Veneto sono proprio quelli nati in Svizzera, immediatamente seguiti da cinesi e rumeni, che superano entrambi il 9% degli imprenditori attivi. (Figura 16.17)
Questi rappresentano dei segnali di cambiamento in atto nel fenomeno migratorio e nel processo di integrazione che vedono nell'iniziativa di avviare un'attività autonoma da parte dell'immigrato e nell'ambire ad una posizione di prestigio in campo lavorativo, uscendo da una posizione subordinata, un momento di crescita e una volontà di affermazione nella società.



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Note

  1. Migrant integration policy index. L'indice è prodotto da un consorzio di 25 organizzazioni guidate dal British Council e dal Migration Policy Group. Partner di ricerca l'Università di Sheffield e l'Université Libre de Bruxelles.
  2. Con concessioni per naturalizzazione si intende, ad esempio, quelle autorizzate dopo un soggiorno ininterrotto di dieci anni o quelle concesse ai bambini nati in Italia che acquisiscono automaticamente la cittadinanza, a patto che i propri genitori siano in possesso di alcuni specifici requisiti, ovvero il soggiorno di lungo periodo e la possibilità di dimostrare un reddito adeguato.
  3. Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro.
  4. Secondo la normativa italiana, infatti, nasce cittadino italiano solo chi ha almeno un genitore italiano (ius sanguinis).
  5. Nel 2006 si sono contati dalle anagrafi comunali quanti siano i cittadini stranieri, ovvero cittadini nati quindi da entrambi i genitori stranieri, nati però in Italia. Il dato va quindi letto come dato di stock: si tratta di tutti i cittadini stranieri, iscritti alle anagrafi, nati in Italia fino al 2006 e non ovviamente dei nati stranieri solo nell'anno 2006.


Figura 16.1
Integrazione degli immigrati in Europa - Anno 2006
Figura 16.2
Efficacia delle politiche integrative per tipologia di politiche. Punteggio raggiunto per paese - Anno 2006
Figura 16.3
L'incidenza degli stranieri residenti nel Veneto per comune - Anno 2006
Tabella 16.1
Popolazione straniera residente in Veneto per provincia - Anno 2006
Figura 16.4
Graduatoria delle prime 10 cittadinanze di stranieri residenti in Veneto - Anno 2006
Figura 16.5
La popolazione residente in Veneto per genere e età - Anno 2006
Tabella 16.2
Distribuzione percentuale della popolazione residente in Veneto per classe di età. Popolazione complessiva e solo stranieri - Anno 2006
Figura 16.6
L'integrazione sociale - Anno 2004
Tabella 16.3
Posizione delle sette province venete nella graduatoria nazionale rispetto agli indici di integrazione - Anno 2004 e confronto con l'anno precedente
Figura 16.7
Percentuale di matrimoni celebrati con almeno uno sposo straniero. Veneto e Italia - Anni 1998:2005
Tabella 16.4
Matrimoni celebrati per cittadinanza degli sposi. Veneto e Italia - Anni 2005 e 2004
Figura 16.8
Tassi di natalità dei cittadini stranieri e dei cittadini italiani in Veneto - Anni 1993:2006
Figura 16.9
Percentuale di nati stranieri sul totale dei nati - Anno 2006
Figura 16.10
Seconda generazione: percentuale di stranieri nati in Italia sul totale della popolazione straniera residente per regione - Dato di Stock rilevato all'anno 2006
Figura 16.11
Incidenza degli stranieri sulla popolazione scolastica; graduatoria regionale degli alunni stranieri per 100 frequentanti - A.s. 2002/03 e 2006/07
Tabella 16.5
Incidenza degli alunni stranieri sulla popolazione scolastica per ordine di scuola - A.s. 2006/07
Figura 16.12
Assunzioni di stranieri per sesso. Veneto - Anni 2000:2007
Figura 16.13
Assunzioni di stranieri per sesso e classe di età. Veneto - Anno 2006
Figura 16.14
Distribuzione percentuale delle assunzioni per sesso e settore. Veneto - Anno 2006
Figura 16.15
Imprenditori attivi stranieri nelle regioni italiane - Anno 2007
Figura 16.16
Imprenditori stranieri attivi in Veneto per settore - Anno 2007
Figura 16.17
Distribuzione percentuale degli imprenditori attivi stranieri in Veneto per principali nazionalità - Anno 2007
I numeri del capitolo 16
I numeri del capitolo 16

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