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Stare, sentirsi ed agire bene

11.1 - Come stiamo in salute

(Nota 1) Il sistema causale della salute delle persone comprende molti fattori: da quelli prettamente genetici agli stili di vita, alle caratteristiche dell'ambiente fisico e di quello sociale. Tra i diversi fattori figura anche la qualità del sistema dei servizi per la salute operanti nel territorio, sia pure con una influenza da considerare relativamente più modesta.
Complessità e multifattorialità del sistema della salute motivano il progetto di promozione in atto a livello europeo denominato "Salute in tutte le politiche", lanciato secondo un approccio strategico basato su valori condivisi, quali l'universalità del concetto di salute, l'accesso alle cure, la solidarietà e l'equità, vale a dire la riduzione delle disuguaglianze.
Valori essenziali sono considerati da una parte la piena consapevolezza da parte dei cittadini di dover agire con assoluto riguardo al proprio benessere psico-fisico, dall'altra l'attività di ricerca che è alla base di politiche che vogliano fondarsi sull'evidenza scientifica.
La salute, si dichiara nell'avvio del programma lanciato lo scorso anno dal Ministero della Salute, è la più grande delle ricchezze sia per gli individui che per la società, inoltre una popolazione sana è prerequisito basilare per la produttività economica e per la prosperità. L'indicatore rappresentativo del numero di anni vissuti in buona salute acquista sempre maggiore rilevanza nel confronto tra paesi europei, a sottolineare che l'aspettativa di vita della popolazione in buona salute, e non solo la durata, è un fattore che si presta anche a considerazioni legate alla crescita economica di un paese.
L'Italia, in questo ambito, rappresenta un modello nel panorama internazionale, derivante anche dall'incidenza di fattori determinanti della salute che producono risultati di particolare favore, basti richiamare quelli che la rendono un paese noto nel mondo, come la propria tradizione alimentare o l'articolazione urbana che ancora oggi vede una parte importante della popolazione vivere in centri di contenute dimensioni demografiche.
Accanto ad indicatori tradizionali impiegati nell'analisi dello stato di salute della popolazione, come la speranza di vita, vengono di seguito considerati anche aspetti di percezione dichiarati dalla popolazione. L'importanza crescente del punto di vista soggettivo delle persone nell'ambito dello stato di salute si lega alla constatazione che il singolo soggetto possa essere un'importante fonte di informazioni non recuperabili attraverso altri flussi di dati, in grado di completare il quadro nosologico tipicamente creato a livello clinico.
La speranza di vita alla nascita
(Nota 2) Il guadagno di anni di vita costantemente registrato negli ultimi anni è frutto di un miglioramento delle condizioni di vita, igieniche e di salute della popolazione, oltre che dei costanti progressi della medicina. Le donne venete possono sperare di vivere in media fino a 84,6 anni, età superiore rispetto agli uomini, che invece vivono in media 78,9 anni. L'aumento della vita media riflette una riduzione della mortalità anche alle età più avanzate, come testimoniano i dati sugli anni che possono ancora sperare di vivere le persone con più di 65 anni: per gli uomini veneti si passa tra il 1994 e il 2004 da 15 anni circa a più di 17, per le donne da 20 a 22.
La tendenza evolutiva del livello di salute sia del Veneto che dell'Italia, dal 1991 al 2007, è costantemente positiva, sia per i maschi che per le femmine: la crescita della durata media attesa della vita è di circa cinque anni in un quindicennio, pari a circa quattro mesi all'anno. La differenza tra maschi e femmine è di circa 7 anni all'inizio del periodo, si riduce a 6 anni alla fine. (Figura 11.1.1)
Il confronto tra il Veneto e l'Italia è per tutto il periodo a favore del Veneto, per i maschi come per le femmine, sia pure con uno scarto modesto, a testimonianza di migliori condizioni di salute della popolazione veneta rispetto alla media nazionale.
La speranza di vita in buono stato di salute
(Nota 3) Oltre a considerare quanto si vive, è però importante capire quanto si vive in buona salute e ciò che rende ottimale la nostra qualità di vita. Una buona programmazione sanitaria si preoccupa di aumentare la speranza di vita della popolazione, ma è importante che agli anni di vita guadagnati siano garantite anche buone condizioni di salute, in linea con lo slogan dell'Organizzazione Mondiale della Sanità "aggiungere anni alla vita, aggiungere vita agli anni".
La situazione del Veneto appare molto vicina a quella dell'Italia in complesso, sia per i maschi che per le femmine. Dal 2000 al 2005 la speranza di vita in buono stato di salute è migliorata di circa 4 anni, molto di più della speranza di vita complessiva (1,3 anni per i maschi e 0,9 per le femmine). (Figura 11.1.2)
Dal confronto tra la speranza di vita complessiva e la speranza di vita in buona salute emergono differenze consistenti: i maschi trascorrerebbero quasi 25 anni in media della loro vita in condizioni di salute non buone, 8 in più le femmine, che arriverebbero a vivere quasi 33 anni della propria vita in condizioni di difficoltà. (Tabella 11.1.1)
Speranza di vita libera da disabilità
(Nota 4) Non tutti gli anni della speranza di vita complessiva sono vissuti dalle persone liberi da condizioni di disabilità. Le differenze tra Veneto e Italia nel 2005 per l'indicatore specifico calcolato a questo scopo, la speranza di vita a 15 anni libera da disabilità, sono molto moderate: rispettivamente 60,5 anni e 60,8 per i maschi; 64,8 e 63,5 per le femmine.
La tendenza evolutiva è positiva: dal 2000 al 2005 sono circa 3 i mesi in più all'anno vissuti in buone condizioni per i maschi del Veneto, quasi 4 per i maschi italiani; 2,4 mesi per le donne venete e quasi 3 mesi all'anno per quelle italiane. (Figura 11.1.3)
Di interesse anche in questo caso è il confronto tra speranza di vita a 15 anni complessiva e la corrispondente speranza di vita libera da disabilità, in quanto consente di stimare la durata media della vita in condizioni di disabilità che ha una persona di 15 anni nella comunità considerata.
Tale confronto fa emergere un numero medio di anni in condizioni di disabilità maggiore per le femmine rispetto ai maschi. Per i maschi veneti si prospetta una durata maggiore della disabilità rispetto alla situazione nazionale. (Tabella 11.1.2)
La mortalità evitabile
È definita come la parte di mortalità complessiva che può essere efficacemente contrastata attraverso interventi di prevenzione primaria, igiene e assistenza sanitaria, diagnosi precoce e terapia. In assenza di qualsiasi intervento dei servizi sanitari, la mortalità sarebbe infatti determinata esclusivamente da fattori genetici, ambientali e sociali: i servizi sanitari possono intervenire proprio per modificare l'influenza di alcuni fattori di rischio con l'obiettivo di ridurre la mortalità nella popolazione.
Rappresenta un interessante indicatore che consente di misurare e confrontare i periodi di vita persi per cause prevenibili e può fornire un utile contributo ai fini della programmazione di interventi di sanità pubblica. È quindi evidente che limitare il fenomeno significa fare prevenzione, fare ricerca specifica, individuare e ridurre gli errori, fare educazione sanitaria, ottimizzare i tempi e i metodi delle organizzazioni sanitarie e dei processi assistenziali. In taluni casi, l'occorrenza di casi di morte per cause ritenute evitabili può indicare qualche disfunzione in uno o più punti del sistema sanitario. Vengono presentati i valori attraverso tassi standardizzati, per rendere il dato non influenzato dalla struttura per età della popolazione (Nota 5).
Secondo lo studio più recente sul tema, realizzato da un istituto di ricerca (Nota 6) per conto dell'Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute, sono considerati i morti del periodo 2000-2002 fino all'età di 74 anni. Nel 2002 le morti evitabili in Italia sono risultate pari a 107.000, 1 su 4 per i maschi e 1 su 8 per le femmine, corrispondenti ad una perdita di speranza di vita pari a 4,5 anni per i maschi e 2,5 anni per le femmine. Anche la mortalità evitabile, come la speranza di vita, presenta un trend positivo.
Gli indicatori annui del periodo 2000-02 assumono nel Veneto valori molto vicini a quelli dell'Italia in complesso: la situazione è leggermente più favorevole nel Veneto per le femmine e in Italia per i maschi.
È la Valle d'Aosta la regione con tasso di mortalità evitabile più elevato, il Veneto si colloca in una posizione mediana rispetto alle altre regioni italiane. I valori più contenuti, sia per i maschi che per le femmine, appartengono alle Marche. (Tabella 11.1.3)

Inizio Pagina  Lo stato di salute percepito dai veneti

L'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel suo atto costitutivo del 1946, definisce la salute non solo come assenza di malattia o infermità, ma come stato di benessere fisico, mentale e socio-relazionale della persona.
In questa prospettiva assumono rilievo, oltre agli aspetti tradizionalmente misurati dello stato di salute, anche dimensioni riguardanti le percezioni soggettive sul proprio stato di equilibrio psico-fisico nel contesto di vita e di lavoro. Invero, per una valutazione globale dello stato di salute non basta considerare il benessere fisico e la presenza di malattie, ma va data importanza alla percezione soggettiva, quale modo per cogliere aspetti non facilmente rilevabili attraverso indicatori tradizionali come la morbosità e la mortalità.
La sempre maggiore importanza che il carattere multidimensionale della valutazione soggettiva dello stato di salute assume negli ultimi anni trova riscontro nel crescente sviluppo di metodologie d'indagine finalizzate ad individuare e a studiare i diversi aspetti che concorrono alla percezione dello stato di salute e più in generale della qualità della vita. Se la prima impressione potrebbe portare a considerare il "sentirsi male" meno rilevante in termini di analisi dello stato di salute rispetto allo "stare oggettivamente male", non si può dimenticare che è proprio la percezione del proprio stato di salute a portare l'individuo a mettersi in contatto con il sistema sanitario.
Nel 2005 le persone che nel Veneto dichiarano di stare bene o molto bene (Nota 7) sono il 65%, pari a circa 3.024.000 individui. La percentuale dell'Italia è molto vicina: 65,7% (38 milioni circa). Tale percezione testimonia l'effettivo stato di benessere psicofisico di un individuo, filtrato però da fattori soggettivi di percezione, che possono evidenziare modalità e livelli di tolleranza diversi nell'affrontare la malattia o il disagio.
Rispetto alla precedente indagine del 2000, tale quota è aumentata in Italia e in Veneto di circa cinque punti percentuali. Le persone che invece hanno dichiarato di essere in cattivo stato di salute sono il 4,6% (215.000) nel Veneto e il 5,9% (3,4 milioni) in Italia, senza riscontrare differenze significative nel territorio della nostra regione. Leggermente superiore la percentuale di persone che si percepisce in cattivo stato di salute nei capoluoghi (5,1%) rispetto ai restanti comuni (4,5%). (Tabella 11.1.4)
Nella nostra regione i maschi risultano in migliori condizioni di salute rispetto alle femmine, e con una percentuale superiore di 9 punti, va però tenuta in considerazione l'età media più alta di quest'ultime. Per contro, la percentuale delle femmine in cattivo stato di salute è più alta di quella dei maschi: 5,8% e 3,4% rispettivamente nel Veneto; 7,3% e 4,4% rispettivamente in Italia.
Come ci si può aspettare, le percentuali di persone in buono stato di salute decrescono progressivamente all'aumentare dell'età, in Veneto come in Italia: le età più giovani sono quelle in cui è quasi trascurabile il peso degli stati di malessere ed è preponderante quello di benessere (93,5% nella classe 0-14 anni in Veneto); al contrario nelle età più avanzate le percezioni negative sono più accentuate e la percentuale di coloro che manifestano uno stato di benessere scende al 21,1% nella classe 75 e più. (Figura 11.1.4)
È interessante considerare la relazione esistente tra lo stato di salute e il titolo di studio. Anche in questo caso va tenuta presente l'influenza sul risultato della diversa distribuzione per età delle persone in possesso dei titoli di studio considerati.
La percentuale di persone che si sentono in buono stato di salute è alta per coloro che sono in possesso di laurea (76,1% per il Veneto e 76,4% per l'Italia); è molto più bassa per le persone con nessun titolo o titolo elementare (49,1% e 48,4% rispettivamente per il Veneto e per l'Italia). Coerentemente con il quadro del buono stato di salute, i laureati che sembrano non godere di buona salute nel Veneto sono molto pochi, seguiti dalle persone con titolo di studio medio inferiore o superiore (2,6%) e da quelle senza titolo o con titolo elementare (10,2%), costituiti per buona parte da persone più anziane. Il titolo di studio appare spesso legato allo status socio-economico degli individui: a livelli di studio più elevati corrisponde in genere una qualità della vita, anche in termini di salute, superiore. L'attenzione all'igiene, i contatti con l'assistenza sanitaria e le possibilità di spesa per le cure risultano non di rado più elevati per questi individui rispetto alla popolazione con titoli di studio inferiori.
Lo stato fisico
Per rilevare la percezione dello stato di salute della popolazione secondo più punti di vista del fenomeno, l'Istat propone il calcolo di indici sintetici individuali (Nota 8), che riguardano lo stato fisico, lo stato psicologico e la vitalità (Nota 9).
Lo stato fisico viene rilevato attraverso un indice costruito e standardizzato a livello internazionale (Nota 10). Per quanto concerne l'indice di stato fisico percepito, a valori molto bassi corrispondono situazioni di sostanziali limitazioni nella cura di sé e nella attività fisica sociale e personale, importante dolore fisico e frequente stanchezza, tali per cui la salute viene giudicata scadente. A valori molto alti fanno invece riscontro situazioni di eccellente salute, vale a dire senza limitazioni fisiche e disabilità.
I veneti stanno mediamente bene dal punto di vista fisico, il corrispettivo indice assume infatti un valore medio pari a 50,2, inferiore al valore italiano di 50,4, con una variabilità di poco superiore all'Italia.
Le differenze di genere e di età hanno un peso inevitabile. L'indice di stato fisico ha infatti un valore meno positivo per le donne e peggiore con l'età. Bisogna però tenere in considerazione che le donne sono mediamente più longeve, quindi in media più anziane e con un livello di salute mediamente inferiore. Invero, il valore dell'indice in Veneto è pari a 51,2 per i maschi e 49,3 per le femmine. I corrispondenti valori dell'Italia differiscono solo di qualche decimo di punto, ad indicare una situazione veneta in linea con quella media nazionale.
Al crescere dell'età, diminuisce come ci si può aspettare il valore dell'indice di stato fisico: nel Veneto, dai 54,7 punti della classe di età 14-24 e per arrivare ai 38,1 nella classe 75 anni e più, in linea con il profilo nazionale.
Un'analisi differenziata per titolo di studio consente di verificare quanto la percezione dello stato fisico da parte della popolazione sia legata alla condizione socio-economica, a cui il livello di istruzione è spesso legato. Tale variabile è però strettamente correlata all'età, dal momento che tipicamente nella fascia con titolo di studio più basso ricadono gli anziani (Nota 11): la media degli indici sintetici individuali differisce di un solo punto percentuale tra le prime due tipologie di titoli, laurea e scuola media inferiore o superiore, rispettivamente per il Veneto 53,2 e 52,2; mentre si abbassa notevolmente per le persone senza titolo o con titolo elementare, attestandosi a 44,6 punti. (Figura 11.1.5)
Lo stato psicologico
"Mens sana in corpore sano" sostenevano i nostri antenati latini (Nota 12). In effetti oltre al fisico, una persona si percepisce in salute anche quando raggiunge un equilibrio psicologico che gli permette di vivere in armonia non solo con se stesso ma anche nelle relazioni con gli altri.
Lo stato mentale avvertito dalla popolazione viene studiato attraverso l'indice di stato psicologico (Nota 13). Valori molto bassi dell'indice indicano frequente disagio psicologico, importante disabilità sociale e personale dovuta a problemi emotivi, per i quali la salute viene giudicata scadente; valori molto alti sono invece collegati ad una salute giudicata eccellente, con situazione psico-fisica positiva, assenza di disagio psicologico e limitazioni nelle attività sociali e personali.
La popolazione veneta dimostra di non avvertire grossi disagi psicologici. Tale indicatore assume un valore pari a 49,5, molto prossimo a quello registrato a livello nazionale.
Se a livello territoriale non si osservano rilevanti differenze nei valori dell'indice, per quanto riguarda il genere si riscontrano differenze significative. Per lo stato psicologico, queste si presentano nello stesso ordine di grandezza di quelle osservate per l'indice di stato fisico. Sono le donne ad accusare maggiori malesseri psicologici, con un valore dell'indice in Veneto pari a 48,3, contro il 50,8 dei maschi, in linea con la tendenza nazionale. Per le donne inoltre si osserva una situazione più variabile, e quindi più eterogenea, rispetto ai maschi.
Anche la distribuzione dei valori assunti dagli indici individuali di stato psicologico per classe di età presentano caratteristiche analoghe a quelle riscontrate in precedenza per gli indici di stato fisico: riduzione progressiva dei valori medi e corrispondente aumento della variabilità con l'età. I giovani dai 14 ai 24 anni sembrano manifestare uno stato psicologico nella media, si abbassa invece nella classe di età più anziana. A livello nazionale i valori sono di poco più alti nelle prime classi di età e leggermente più bassi in quelle più avanzate.
Lo stato psicologico delle persone non risente di grosse differenze rispetto al livello d'istruzione, come invece si era rilevato per lo stato fisico. (Figura 11.1.6)
La vitalità
Il sentirsi vitali e in forma costituisce un ulteriore aspetto che contribuisce a completare il quadro della salute percepita dalla popolazione. L'indice di vitalità (Nota 14), usato a tale scopo, assume valori bassi in situazione dove l'individuo si sente spesso stanco e sfinito; valori alti in situazioni molto positive in cui la persona si sente sempre brillante e piena di energia.
Lo stato di vitalità della popolazione veneta e italiana si colloca ad un buon livello, in Veneto infatti risulta pari a 62,9 punti a fronte di una media nazionale di poco superiore. Per questo indicatore la variabilità della distribuzione si presenta molto più consistente di quella registrata per gli indici di stato fisico e psicologico, ad indicare una situazione più eterogenea nella nostra regione rispetto a quanto osservato sull'intero territorio nazionale.
Rispetto ai giovani e alle persone adulte, nel pieno delle proprie energie, gli anziani si dimostrano infatti meno briosi e vitali, anche se la situazione degli anziani veneti appare più favorevole di quella osservata a livello nazionale. (Figura 11.1.7)

Inizio Pagina  Le determinanti della salute

Tra le determinanti della salute, oltre ai fattori genetici e le caratteristiche ambientali, figurano in primo piano gli stili di vita delle persone. Questi coinvolgono abitudini e fattori di rischio quali l'alimentazione, l'attività fisica, l'obesità, il fumo, l'alcol, la droga, i farmaci e la prevenzione.
L'alimentazione
I comportamenti alimentari sono di importanza fondamentale per il raggiungimento e il mantenimento di un buono stato di salute: una alimentazione razionale, adatta a mantenere lo stato di buona salute ed una buona efficienza dell'organismo, deve innanzitutto assicurare un apporto abituale di energia adeguato al reale fabbisogno energetico. Quest'ultimo è determinato da fattori ben definiti (età, sesso, taglia fisica, peso corporeo, attività fisica svolta) che condizionano il maggiore o minore dispendio di energia dell'organismo.
Accanto a questo aspetto quantitativo dell'alimentazione di tutti i giorni va però tenuto presente anche l'aspetto qualitativo. Infatti, non è corretto, né salutare, soddisfare le nostre esigenze energetiche con un qualsiasi alimento o con scelte ristrette e ripetitive. Al contrario bisogna tenere nella dovuta considerazione anche la composizione in principi nutritivi dei cibi che compongono la nostra dieta, e fare in modo che essa sia quanto più possibile variata ed equilibrata e comprenda quindi tutte le diverse categorie di alimenti, allo scopo di assicurare sistematicamente al nostro organismo i principi nutritivi che sono necessari. Per un corretto regime alimentare occorre osservare anche altri semplici consigli: mantenersi nei limiti normali del peso, controllando le calorie alimentari che si assumono e praticare un buon livello di attività fisica. Questo contribuisce a far vivere meglio e più a lungo. Infatti il peso eccessivo è associato ad un aumentato rischio per alcune gravi malattie: cardiopatie coronariche, diabete, ipertensione, arteriosclerosi, ecc.
Alla luce di queste considerazioni, tra i vari aspetti dello stile alimentare che hanno rilievo ai fini della salute, vengono qui considerati quelli concernenti il consumo di verdure, la colazione adeguata e il consumo di pesce.
Per quanto riguarda il consumo di verdura, la percentuale di persone di più di tre anni che ne consuma almeno una volta al giorno nel Veneto è superiore rispetto alla media nazionale di quasi 7 punti percentuali e costantemente superiore per ogni fascia d'età. (Figura 11.1.8)
La quota parte di popolazione di tre anni e più che dichiara di fare una colazione adeguata presenta valori più alti nel Veneto, rispetto all'Italia a partire dai 35 anni. (Figura 11.1.9)
Per quanto riguarda il consumo di pesce, consigliato dai nutrizionisti almeno due volte alla settimana per il minor apporto di calorie e grassi saturi rispetto alla carne e per la presenza di grassi polinsaturi, emerge invece con evidenza che la media nazionale dei consumatori di questo alimento è più alta di quasi 10 punti percentuali di quella veneta (54,5% per l'Italia contro il 49,4% per il Veneto) e questa differenza è caratteristica di tutte le classi d'età.
L'attività fisica
L'inattività fisica è uno dei principali fattori di rischio per numerose malattie croniche e la sedentarietà può essere una delle concause di malattie cardiovascolari, diabete, cancro e problemi muscolo-scheletrici.
Confrontando i dati sulla pratica sportiva, emerge uno stile di vita abbastanza positivo della popolazione del Veneto rispetto alla media nazionale: la percentuale di persone che non svolgono nessuna attività fisico-sportiva è del 39% ed inferiore alla media italiana di circa 10 punti percentuali. (Figura 11.1.10)
Il fenomeno dell'inattività fisica è comunque consistente e riguarda circa 1.740.000 veneti e 27.808.000 italiani: sesso, età e titolo di studio giocano un ruolo importante nell'influenzare tale abitudine.
La percentuale di maschi veneti che non svolge attività fisica è pari al 35,4% (Italia 44,4%), la corrispondente quota femminile è del 41,6% (Italia 53,9%). L'inattività aumenta chiaramente al crescere dell'età: nel Veneto si va dal 20,6% della classe 3-14 anni al 59,6% dell'ultima classe di più di 74 anni.
I laureati che non svolgono alcuna attività fisica risultano proporzionalmente la metà dei soggetti senza titolo o con titolo elementare: 22,8% e 44,5% rispettivamente (in Italia 33,7% contro 56,6%), rivelando da parte delle persone in possesso di un titolo di studio più elevato una maggiore attenzione ed una più alta consapevolezza della necessità di mantenersi in buono stato di salute anche attraverso l'esercizio fisico.
Nei grossi comuni, i capoluogo e quelli con più di 50.000 abitanti, dove probabilmente l'accesso a strutture dedicate è più favorito e la cultura dell'esercizio fisico più diffusa, il fenomeno è più limitato rispetto agli altri comuni: 32% e 40% le rispettive quote di inattivi sulla popolazione.
Rispetto invece all'attività sportiva con rilevante sforzo fisico, il numero medio di giorni alla settimana dedicati è approssimativamente lo stesso per il Veneto e l'Italia, fatto salvo che nella nostra regione vi si dedica maggior tempo quotidianamente.
Sovrappeso ed obesità
Anche il sovrappeso e ancor più l'obesità rientrano tra i fattori di rischio in grado di sviluppare patologie cronico-degenerative e responsabili di notevoli carichi di mortalità e disabilità.
Per poter valutare e classificare le persone rispetto a criteri che portino all'identificazione di fasce di peso, l'Istat utilizza la classificazione OMS, basata sull'indice di massa corporea (IMC), dato dal rapporto tra peso corporeo dell'individuo in chilogrammi e il quadrato della statura in metri (proposto da Quetelet nel 1868).
L'indice definisce "sottopeso" valori dell'ICM inferiori a 18,5, "normopeso" quelli compresi tra 18,5 e 24,9, "sovrappeso" dal 25 al 29,9 e "obeso" valori uguali o superiori a 30.
Applicando il calcolo di questo indice alla popolazione della nostra regione si evince che oltre la metà dei cittadini veneti rientra nei limiti della normalità, infatti circa il 53% risulta essere normopeso. Una quota piuttosto consistente e pari ad oltre un terzo dei veneti è in sovrappeso, le quote residuali si distribuiscono quasi equamente tra obesi e sottopeso, con una leggera prevalenza di questi ultimi. (Tab.11.1.5)
Con riferimento all'età, i giovani (18-24 anni) in sovrappeso sono nel Veneto il 10,5% (il 13,1% in Italia), arrivano al 46,2% (Italia 46,1%) i soggetti nella classe d'età da 65 a 74 anni e scendono leggermente al 42,1% (Italia 40,3%) nell'ultima classe d'età, dai 75 anni in su.
Rispetto al titolo di studio le percentuali di persone in sovrappeso sono per la nostra regione del 25,4% per i laureati, del 29,9% per i soggetti con titolo di scuola media inferiore o superiore e del 43,7% per le persone senza titolo o con licenza elementare, confermando probabilmente quanto già visto in precedenza e cioè che le persone con un titolo di studio più elevato tendenzialmente hanno una maggior consapevolezza riguardo i fattori di rischio per la salute e denunciano uno stile di vita più attento alla cura della persona. (Figura 11.1.11) e (Figura 11.1.12)
I veneti obesi sono invece circa 370.000 unità, il 15,7% di questi si concentra nella classe di età 65-74 anni. Anche in questo caso, significative sono le differenze per titolo di studio: il 3,4% dei soggetti con almeno la laurea (Italia 4,7%) è affetto da obesità, il 7,8% (Italia 7,9%) riguarda le persone con titolo di scuola media inferiore o superiore, e la percentuale di soggetti obesi raggiunge il 15,7 (Italia 15,8) tra coloro che non hanno un'adeguata istruzione, probabilmente per la maggior parte persone anziane.
Osservando storicamente l'evoluzione del fenomeno, si può notare come l'obesità sia in Veneto che in Italia sia stata in costante crescita, sia per i maschi che per le femmine, negli ultimi 5 anni. Non altrettanto si può affermare per quanto riguarda il numero di persone in soprappeso, che resta sostanzialmente stabile a partire dal 2002. Vengono presentati i valori attraverso percentuali standardizzate, per rendere il dato non influenzato dalla struttura per età della popolazione (Nota 15). (Figura 11.1.13)
Rispetto all'evoluzione dell'obesità nel resto del mondo, anche se in crescita, la situazione italiana regge il confronto con gli altri paesi europei posizionandosi tra i paesi col tasso più basso, e soprattutto in raffronto agli Stati Uniti, paese nel quale si sottolinea che oltre il 30% delle persone di 15 anni e più risulta obeso. (Figura 11.1.14)
Il fumo
L'OMS definisce il fumo di tabacco come la più grande minaccia per la salute nella regione europea. Le morti per fumo di tabacco (stimate in circa 80.000 all'anno solo in Italia) superano quelle dovute ad alcol, aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi assieme.
I fumatori che iniziano da giovani la pratica al vizio e continuano regolarmente a farlo durante la vita hanno il 50% di probabilità di morire a causa del tabacco. Anche il fumo passivo provoca nei non fumatori patologie e mortalità: circa 500 morti all'anno per tumore al polmone e oltre 2.000 per malattie ischemiche del cuore, secondo stime del Ministero della Salute.
Per quanto riguarda le caratteristiche peculiari dell'abitudine al fumo, nel Veneto la situazione complessiva risulta più contenuta rispetto a quella nazionale per ciascun indicatore considerato: infatti la percentuale di fumatori abituali sulla popolazione di 14 anni e più, considerando sia i maschi che le femmine, si attesta nella nostra regione attorno al 19,7%, inferiore rispetto all'Italia di 2 punti percentuali. (Tab.11.1.6)
Altrettanto si può affermare riguardo l'indicatore che conteggia i "forti fumatori"(Nota 16), che presenta un valore più basso nel Veneto (il 27,8% dei fumatori) rispetto al 38% del dato nazionale.
Il numero medio di sigarette fumate al giorno nei fumatori di 14 anni e più della nostra regione è pari a 13 (15 in Italia); l'età media di inizio dell'abitudine al fumo è di 18,5 anni (18,3 in Italia); la durata media del fumo degli attuali fumatori è di 23 anni; la percentuale di fumatori veneti che hanno iniziato a fumare prima del compimento del quattordicesimo anno d'età è pari al 5,2% (5,9% per l'Italia). (Figura 11.1.15)
Nel Veneto fumano più di tutti i 25-39enni, 25,3% contro un 27,8% a livello nazionale, la percentuale si abbassa nelle altre classi d'età fino a ridursi drasticamente dopo i 75 anni d'età, raggiungendo il 5%.
I 40-64enni sono i fumatori più accaniti: il 7,1% di loro nel Veneto dichiara di fumare oltre 20 sigarette al giorno, il 10,4% per l'Italia.
L'abitudine al fumo è associata anche con il titolo di studio: i soggetti di 15 anni e più con titolo di scuola media inferiore sono quelli che fumano di più: 23,4% per il Veneto e 25,3% per l'Italia. Seguono i soggetti con laurea, attestandosi al 19,7% per la nostra regione, percentuale che sale al 20,2% considerando tutto il territorio nazionale. I soggetti con titolo di studio di scuola media (inferiore o superiore) sono anche la parte di popolazione nella quale è più alta la percentuale di forti fumatori. (Figura 11.1.16)
Considerando gli anni dal 2000 al 2006 relativamente all'abitudine al fumo nella popolazione, vi è una tendenza in leggero miglioramento nel Veneto, soprattutto per quanto riguarda i grandi fumatori.
La percentuale di fumatori che nell'arco di un anno prova a smettere è più alta nel Veneto che nel resto del paese: rispettivamente 27,2%, e 21,9% per l'Italia. (Figura 11.1.17)
Tra coloro che tentano di smettere il 91,2% lo fa senza alcun aiuto e solo il 4,5% ricorre all'assunzione di farmaci. Ancor più limitata tra i vari tentativi è la partecipazione a gruppi di self-help (1,3%).
Nel 2005 nella nostra regione i soggetti che hanno abbandonato l'abitudine al fumo sono risultati pari al 20,2% della popolazione di più di 14 anni con una certa differenziazione per sesso: 32,5% per i maschi e 17,5% per quanto riguarda le femmine. Tratteggiando un ritratto degli ex-fumatori veneti, possiamo dire che fumavano circa 16 sigarette al giorno, il 39% erano forti fumatori, hanno cominciato a fumare all'età di 18 anni e hanno perseverato nell'abitudine per un periodo medio di 20 anni, smettendo quindi attorno ai 38, dichiarando inoltre che non fumano più da circa 14 anni. La situazione risulta generalmente più negativa per gli ex-fumatori italiani, visto che la media di sigarette al giorno era pari a 18, hanno smesso di fumare 2 anni dopo rispetto ai corrispettivi veneti, e quasi la metà di loro fumava oltre 20 sigarette al giorno.
L'abitudine al fumo nel Veneto, anche se risulta relativamente meno grave di quella nazionale, rimane comunque un fenomeno rilevante.
I fumatori nel 2005 erano circa 800.000, di cui 100.000 giovani fumatori con un'età compresa tra i 15 ed i 24 anni e ben 40.000 con inizio dell'abitudine al fumo prima dei 14 anni; fumano in media da 23 anni con circa 13 sigarette al giorno; 200.000 sono forti fumatori.
A questi si aggiungono gli oltre 900.000 ex-fumatori che hanno iniziato a fumare all'età di 18 anni e sono stati esposti al rischio del fumo per circa 20 anni; 360.000 sono stati forti fumatori e 64.000 hanno iniziato a fumare prima del raggiungimento della maggiore età.
L'alcol
Se da un lato il consumo di vino è parte della tradizione alimentare italiana e accompagna i principali pasti della giornata, dall'altro un abuso eccessivo può costituire un fattore di rischio per la salute. Nello specifico esso rappresenta il terzo fattore di rischio sui 26 individuati a livello di Unione Europea. Infatti da un consumo eccessivo deriva un'ampia gamma di cause di morte che vanno dagli incidenti stradali, altri incidenti, omicidi, suicidi, cirrosi epatica, patologie neuropsichiatriche e depressione, cancro. In Europa è causa del 12% di mortalità prematura e della disabilità maschile, che sale al 25% per quella giovanile, e del 2% di quella femminile (10% per quella giovanile). L'abuso di alcol accresce anche il rischio di un'ampia gamma di danni sociali che possono riguardare il singolo individuo, la famiglia, i minori e più in generale l'ambiente sociale, quali violenze e omicidi (Nota 17).
In generale, il Veneto si colloca nella parte alta della classifica con il 32,1% di soggetti interessati al consumo quotidiano di bevande alcoliche tra le persone di più di 11 anni.
Nel 2007 le persone di oltre 11 anni che nella nostra regione hanno dichiarato di consumare almeno una bevanda alcolica al giorno sono stimate in circa 1.350.000, di cui 430 mila sono femmine. La percentuale di donne bevitrici, 20%, è meno della metà di quella dei maschi, 45%: contro una media italiana rispettivamente di 16% e 43%. (Figura 11.1.18)
La frazione di bevitori cresce all'aumentare dell'età: bevono di più i 65-74enni, 48% nel Veneto e 42% in Italia. I giovani bevitori (11-24 anni) sono il 5,5% in Veneto e il 7% in Italia.
Il numero di bevitori inoltre cresce al diminuire del grado di istruzione: dal 29% dei laureati veneti al 38% di soggetti con licenza elementare, contro una situazione italiana meno variegata che passa dal 28% dei laureati al 32% dei soggetti col titolo elementare.
Le persone di più di 11 anni che hanno dichiarato almeno una ubriacatura negli ultimi 12 mesi sono nel Veneto pari al 10,9%, superiore alla media italiana di 2,5 punti percentuali ma inferiore ai valori delle aree contigue quali Trentino Alto Adige e Friuli Venezia-Giulia, avvicinandosi maggiormente al valore della Lombardia. (Tab.11.1.7)
Il numero medio annuo di ubriacature da parte dei soggetti che ne hanno dichiarata almeno una nel corso dell'anno in esame è pari a 4,3 nel Veneto, di poco superiore alla media nazionale 4,1. Tale valore si ripete anche in Lombardia e si sposta fino a 5,6 per il Trentino e 5,3 per Friuli e Bolzano.
Anche il rischio alcol nel Veneto è un fenomeno per il quale risulta necessario intraprendere azioni di tipo preventivo: 1.350.000 consumatori giornalieri di bevande alcoliche, di cui 450.000 si ubriacano almeno una volta all'anno, con una media di 4,3 ubriacature all'anno segnalano una situazione potenzialmente ad alto rischio.
La droga
L'assunzione di droghe da parte dei cittadini, in particolare da parte di soggetti in età giovanile, rappresenta un fattore di rischio al quale sono associate notevoli preoccupazioni sociali nei paesi europei.
Sulla base dei dati dello studio Espad (Nota 18) sono state calcolate le stime riguardanti le percentuali di persone dai 15 ai 19 anni che assumono sostanze illegali di vario tipo nella nostra regione e nella nostra nazione.
La percentuale più alta di giovani che consuma droghe riguarda l'assunzione di sostanze cannabinoidi con un valore del 32% nel Veneto e del 23% in Italia per i maschi, 25% e 23% rispettivamente per le femmine, seguiti dai consumatori di cocaina che si attestano al 7% per i maschi veneti e 6,3% per quelli italiani, scendendo ad una percentuale del 3,8 per le donne venete e 3,5 per quelle italiane.
Analizzando i dati forniti dal Ministero della Salute sul numero di utenti in trattamento presso i servizi pubblici per le tossicodipendenze, si nota una tendenza all'aumento degli utenti dal 1991 al 2005 e, nell'ultimo periodo, una diminuzione dei decessi, seppure leggermente superiori nel 2005 rispetto all'anno precedente. (Figura 11.1.19)
Uno sguardo d'insieme
Considerando, infine, in maniera congiunta le tre principali determinanti della salute prese in esame finora, fumo, alcol ed obesità, nelle varie regioni italiane è possibile identificare alcuni punti salienti.
Innanzitutto nessuna regione italiana si colloca al di sotto del 7% per quanto riguarda la percentuale di obesi, con il valore massimo raggiunto dalla Basilicata (12%).
Più variegata invece appare la situazione dell'abitudine a consumare oltre 20 sigarette al giorno, che coinvolge in maggior misura le due isole, Campania, Calabria, Liguria e Valle d'Aosta. In quest'ultima regione oltretutto la percentuale di persone che si è ubriacata almeno una volta nel corso dell'anno raggiunge uno dei valori più elevati.
Il Veneto è nella posizione più favorevole per quanto riguarda i grandi fumatori ma non altrettanto si può dire per il fattore dell'obesità, che lo colloca al di sopra della media italiana.
Quanto al fattore alcol, possiamo notare che prevalentemente le regioni del Nord presentano valori più elevati rispetto a quelli del Sud, con esclusione di Sardegna e Molise. (Figura 11.1.20)

Inizio Pagina  La morbosità

Le malattie acute
Assieme alla mortalità, la morbosità - vale a dire la frequenza delle malattie nella popolazione - rappresenta una delle misure più diffuse e pertinenti per misurare non solo il livello di salute di una popolazione, ma il complesso di patologie che su questa insiste.
Nel 2005 in Veneto il 35% delle persone dichiara di aver sofferto di malattie, disturbi o traumatismi nelle quattro settimane precedenti l'intervista, e il 47% di tali persone dichiara anche di aver avuto limitazioni fisiche per una media di quasi 5 giorni, di cui circa 3 trascorsi a letto. La situazione nazionale appare leggermente migliore: sono circa il 30% le persone che dichiarano di aver sofferto di qualche malattia, di cui il 45% dichiara limitazioni nello svolgere le usuali attività quotidiane (Nota 19). (Tabella 11.1.8)
Il miglioramento delle condizioni igieniche, la prevenzione, le misure di salute pubblica e i progressi nelle cure hanno contributo a ridurre drasticamente l'impatto delle malattie infettive sulla popolazione. Queste seguono un trend in costante riduzione: in 10 anni la popolazione veneta colpita da malattie infettive è passata da 987 malattie notificate ogni 100.000 abitanti a 309. Il Veneto rimane comunque al di sopra del dato italiano, nonostante una diminuzione nel tempo molto più accentuata per la nostra regione. (Figura 11.1.21)
Nei paesi industrializzati, a partire dalla seconda metà del Novecento la scoperta di nuovi antibiotici, la produzione di vaccini sempre più efficaci e la crescente diffusione di norme igieniche negli ambienti pubblici e privati hanno contrastato sempre di più l'effetto delle malattie infettive, considerate in passato la principale minaccia per la salute. In realtà, all'alba del XXI secolo, le malattie infettive sono tornate al centro dell'attenzione per nuove epidemie che hanno messo in allerta la sanità pubblica di diversi paesi sviluppati, innescando dibattiti nazionali ed internazionali sulla diffusione di nuove patologie infettive e su nuove norme e sistemi di sorveglianza.
Ad oggi, le malattie infettive più notificate rimangono quelle legate all'infanzia, prima tra tutte la varicella con 211 casi ogni 100.000 persone, seguita dalla scarlattina (45) e dalla salmonellosi non tifoidea (17).
La riduzione nella diffusione delle malattie infettive ha contribuito a ridurre la mortalità della popolazione. Tuttavia ad incidere sulla mortalità sono negli ultimi anni altre tipologie di malattie, in particolare di tipo cronico-degenerativo come quelle cardiovascolari e le neoplasie, contro le quali la medicina si sta impegnando per cronicizzarle o, in qualche caso, per debellarle.
Le malattie croniche
Le conquiste della medicina nel campo delle malattie croniche hanno contributo all'aumento della sopravvivenza soprattutto in età anziana, impensabili solo pochi decenni fa. Le malattie croniche rappresentano oggi una delle sfide principali della medicina e della sanità pubblica, dal momento che comportano conseguenze sanitarie e sociali sia in termini di spesa sanitaria che in termini di disabilità e bisogno di assistenza. Considerazioni queste che non possono essere tralasciate in una buona programmazione sanitaria: se dal punto di vista medico si punta ad una sopravvivenza sempre più lunga e in buona salute della popolazione, dal punto di vista sanitario sono necessari personale, strutture e risorse per l'assistenza, oltre ad un concreto supporto per le famiglie delle persone malate.
Più di metà dei veneti nel 2005 dichiara di non essere affetta da alcuna malattia cronica, quasi due milioni e mezzo di abitanti, mentre il valore medio nazionale è leggermente superiore. I valori fanno riferimento alle persone che vivono in famiglia, sono quindi esclusi pazienti accolti in strutture socio-sanitarie residenziali o assistenziali.
Viceversa, tra i malati cronici in famiglia, che sono in generale riduzione nell'ultimo decennio, 13 soggetti ogni 100 dichiarano di essere affetti da almeno una patologia cronica grave (Nota 20) e quasi il 14% da tre o più malattie croniche (Nota 21). (Figura 11.1.22)
È importante analizzare il fenomeno prendendo in considerazione quelle variabili, demografiche e territoriali, che descrivono la cronicità e aiutano a capire eventuali fattori correlati sui quali intervenire, per consentire progressi nel controllo sanitario e per ottenere nuove indicazioni nel campo delle patologie croniche e oncologiche.
Suddividendo il territorio veneto in cinque aree vaste (Nota 22), ai fini del calcolo degli indici territoriali sullo stato di salute, e in tipologie di comuni, si osserva che la distribuzione degli individui sani è abbastanza omogenea: ad esempio, i veneti non affetti da alcuna malattia cronica sono il 51,8% della popolazione dell'area delle province di Belluno-Treviso e il 53,7% di Vicenza; il divario è, invece, un po' più consistente se si considerano i comuni per la loro dimensione demografica: in quelli capoluogo o con più di 50.000 abitanti il 47,7% dei residenti è esente da cronicità contro il 54% negli altri comuni. (Figura 11.1.23)
Sono prevalentemente le donne ad essere colpite dalle malattie croniche, tenendo anche conto della loro maggiore longevità: in Veneto la componente femminile libera da malattie croniche è di circa 9 punti inferiore alla quota maschile (rispettivamente il 57% contro 48,4%), mentre le femmine con tre o più malattie croniche nel 2005 sono circa 387.000, pari al 16,4% della popolazione femminile contro il 10,7% dei maschi.
L'età, come ci si può aspettare, è un fattore molto influente in fatto di cronicità: le malattie croniche, in particolare di tipo degenerativo, colpiscono in misura sempre più frequente e intensa con l'avanzamento dell'età anagrafica. Se nella classe 0-14 anni l'85,8% della popolazione non ha malattie croniche, la quota diminuisce progressivamente con l'avanzare dell'età per arrivare all'11,4% degli ultrasettantacinquenni; viceversa aumenta esponenzialmente il numero di coloro che dichiarano una o più patologie croniche arrivando a quasi il 50% degli individui con più di 75 anni. Il tema degli anziani con malattie croniche rappresenta sempre più una criticità non solo per il sistema sanitario, ma anche per le famiglie. Quando gli anziani che si ammalano rimangono in famiglia, le esigenze di assistenza costringono la famiglia a ricercare nuovi equilibri e ad attivare nuove capacità nel lavoro di cura del malato.
Anche il fenomeno delle malattie croniche è legato al livello d'istruzione: i soggetti con licenza elementare o nessun titolo di studio sono più esposti al rischio della malattia cronica di quanto non lo siano le persone che appartengono a gruppi con un'istruzione superiore. Si deve però ricordare anche in questo caso lo stretto legame esistente tra l'età e il titolo di istruzione: oltre ai bambini, ad avere titoli di studio bassi sono in prevalenza persone anziane, notoriamente più a rischio di malattie cronico-degenerative. (Figura 11.1.24)
L'artrosi è la patologia cronica più diffusa (18%), seguita dall'ipertensione (15,3%), dalle malattie allergiche (11,8%) e dalla cefalea o emicrania ricorrente (8,7%). Queste poche malattie interessano complessivamente oltre la metà delle persone affette da una qualche forma di cronicità che vivono in famiglia. (Figura 11.1.25)
Riguardo agli eventi acuti che determinano il ricovero ospedaliero (Nota 23), nel 2004 questi sono costituiti per le donne principalmente dalle complicazioni della gravidanza (Nota 24), con circa 650 ricoveri per 10.000 abitanti e dalle malattie del sistema circolatorio; mentre per i maschi prevalgono i ricoveri per le malattie del sistema circolatorio, i tumori e le malattie dell'apparato digerente. (Figura 11.1.26)

Inizio Pagina  Disabilità e invalidità

Altri aspetti importanti che contribuiscono a descrivere il generale stato di salute sono i livelli di disabilità e di invalidità osservati nella popolazione, che si riflettono inevitabilmente nelle famiglie che, quotidianamente, si fanno carico dei bisogni e dei disagi che derivano dall'avere in casa un familiare non del tutto autosufficiente.
La disabilità costituisce uno dei temi più urgenti dell'assistenza sanitaria, pubblica e privata. Quando il disabile è anziano, se questo rimane in casa il lavoro di cura si fa necessario e induce i familiari ad assumere il ruolo di caregiver; quando il disabile è un figlio giovane, dopo gli sforzi per un buon inserimento scolastico e, se possibile, anche lavorativo, subentra la preoccupazione della sua assistenza in età adulta e anziana.
Il disabile (Nota 25) è la persona che, escludendo le condizioni riferite a limitazioni temporanee, dichiara il massimo grado di difficoltà in alcune funzioni, pur tenendo conto dell'eventuale ausilio di apparecchi sanitari (protesi, bastoni, occhiali, ecc...). I disabili in Italia che vivono in famiglia sono in diminuzione rispetto alla popolazione complessiva e in Veneto passano dal 5,2% della popolazione con più di 6 anni rilevati nel 1994, al 4,3% nel 2005, per un totale di 182.000 individui (Nota 26). Il fenomeno sembra più diffuso tra le femmine rispetto ai maschi.
Non è però possibile verificare se la diminuzione del numero di disabili sia attribuibile ad una reale diminuzione del fenomeno, o ad una crescente tendenza all'inserimento delle persone diversamente abili in specifiche strutture assistenziali o residenziali.
In linea con la realtà italiana, che si discosta da quella di altri paesi industrializzati, la realtà veneta è caratterizzata da una cultura della famiglia che, finché è possibile, tenderebbe a tenere in casa i propri membri malati o bisognosi di cure. (Figura 11.1.27) e (Tabella 11.1.9)
La disabilità si dimostra essere fortemente correlata con la presenza di malattie croniche: le regioni italiane che presentano alti tassi di cronicità mostrano anche elevati valori di disabilità. A tal proposito, il Veneto si trova molto vicino alla media nazionale. (Figura 11.1.28)
L'invalidità (Nota 27) è la menomazione che colpisce un organo ed è indipendente dalla valutazione complessiva di autosufficienza dell'individuo.
Come per il quadro nosologico, l'età influisce fortemente sia nella condizione di disabile che in quella di invalido: la disabilità colpisce con maggior frequenza le donne (5,1% contro il 3,2% dei maschi) e le persone anziane, per le quali la percentuale di disabili sale al 17,5% del Veneto negli ultrasessantacinquenni, mentre per gli invalidi, che nel 2005 rappresentano il 6,7% della popolazione in generale, la percentuale arriva al 21%. L'invalidità di tipo mentale ha un grado di diffusione piuttosto contenuto in Veneto, così come a livello nazionale: si deve però tenere in considerazione che parte degli individui portatori di patologia mentale, verosimilmente quelli con disturbi maggiori, sono presi in carico dai servizi sanitari, e quindi non sono qui rilevati.
Il quadro degli anziani non autosufficienti merita una particolare attenzione: a livello nazionale il 32% delle persone con disabilità vive sola e l'età media delle persone con disabilità sole è di 76 anni per gli uomini e 80 anni per le donne. Senza l'assistenza costante di un familiare, tale situazione può diventare fonte di disagio per la persona malata. La famiglia rimane in ogni caso il perno fondamentale di riferimento per le persone con disabilità, gli aiuti ricevuti sono infatti forniti prevalentemente da parenti: secondo i dati nazionali del 2003, gli anziani con disabilità possono contare sulla presenza dei figli che nel 89% dei casi vivono nelle loro vicinanze e nell'87% dei casi le vanno a trovare almeno una volta alla settimana. (Tabella 11.1.10)

Inizio Pagina  Prevenzione e cura

Controlli e screening
Tra i comportamenti di prevenzione della popolazione assumono rilievo quelli concernenti il controllo periodico di pressione, colesterolo e glicemia. Il ricorso regolare a controlli periodici può contribuire a diagnosticare precocemente alcune patologie diffuse nella popolazione, come il diabete, l'ipertensione, l'ipercolesterolemia e le malattie cardiovascolari, a cui si associano tassi di mortalità piuttosto elevati. In particolare la fascia d'età superiore ai 65 anni rappresenta una categoria di persone particolarmente a rischio di salute.
Le percentuali di soggetti nel Veneto che dichiarano di non essersi mai sottoposti a controlli sono inferiori a quelle della media nazionale: da 2 a 3 punti percentuali in meno per tutte e tre le categorie di controllo considerate. Più frequenti risultano i controlli per la pressione, sia per il totale della popolazione che per la fascia anziana. (Figura 11.1.29)
Con riferimento alla frequenza dei controlli emerge una situazione del Veneto molto simile a quella media nazionale. La popolazione veneta si dimostra attenta alla propria salute. Invero, prevalgono nettamente i soggetti che effettuano controlli una volta all'anno: per la pressione il 68,5%, per il colesterolo il 53,9% e per la glicemia il 54,1%. Controlli più distanziati nel tempo, ogni 2-5 anni, sono effettuati per la pressione dal 14% dei soggetti di 18 anni e più, per il colesterolo e per la glicemia da circa il 22%. (Figura 11.1.30)
La profilassi vaccinale rimane ancora un'importante forma di prevenzione. In Veneto, più che nell'intero territorio nazionale, è elevata la quota di bambini fino a 6 anni alla quale vengono effettuate vaccinazioni non obbligatorie. Ciò avviene soprattutto per la pertosse, per la quale in Veneto l'88,3% dei bambini è vaccinato, contro l'82,6% dell'Italia. La percentuale più bassa riguarda la rosolia, il cui vaccino interessa il 70,1% dei bambini veneti e il 67,6% di quelli italiani. Anche per quel che concerne morbillo e meningite i bambini veneti sembrano vaccinati in quota superiore rispetto alla media nazionale, segnale questo di interesse particolare della nostra regione verso le fasce più deboli e a rischio della popolazione come i bambini.
Data la difficoltà a controllare le fonti d'infezione e le modalità di trasmissione del virus, l'influenza costituisce una criticità di cui la sanità pubblica deve tener conto. Un programma di vaccinazione dei soggetti a rischio diventa quindi uno strumento prezioso per contenere la diffusione della malattia, come suggerito dal Ministero della Salute, che invita le regioni a includere la vaccinazione antinfluenzale nei propri Piani Sanitari Regionali. Tra le categorie di soggetti per i quali è raccomandata la vaccinazione, oltre agli operatori sanitari, viene dato rilievo agli anziani e alle persone già affette da altre patologie.
Considerando i dati sintetici concernenti la vaccinazione antinfluenzale effettuata nei 12 mesi precedenti l'intervista, si osserva che il livello di copertura globale della popolazione è di circa il 20%, in Veneto come in Italia.
Le persone affette da una qualche patologia rappresentano una fascia della popolazione più fragile e più a rischio di influenza, categoria verso la quale è necessaria una particolare attenzione. I livelli di copertura del vaccino in questi soggetti vanno dal 40% al 60%, con limitate variazioni nel confronto tra la nostra regione e l'Italia intera.
Con riferimento alla percentuale di vaccinati nella popolazione di 65 anni e più, la situazione del Veneto è più positiva di quella italiana (67% e 62%, rispettivamente), ad indicare una sensibilità maggiore della popolazione anziana veneta e una campagna di pubblicizzazione della vaccinazione più efficace.
Una forma molto importante di tutela della salute è rappresentata dall'adesione a campagne di diagnosi precoce. In particolare, grande rilievo assumono i programmi di prevenzione femminile, come il pap-test e la mammografia. Il tumore della mammella è una delle più comuni forme di tumore e una delle principali cause di morte nella popolazione femminile.
Nel nostro paese la pratica della mammografia e del pap-test in ambito di prevenzione dei tumori femminili è diffusa sia attraverso iniziativa individuale, che attraverso campagne organizzate a livello istituzionale.
Per quanto concerne i controlli pap-test, dal 2000 al 2005 la percentuale di donne tra i 25 e i 64 anni che dichiarano di essersi sottoposti al controllo è cresciuta di 5 punti percentuali in Veneto (da 78,4% a 83,5%), anche se il livello di copertura è ancora leggermente più basso di quello della ripartizione Nord-Orientale (85,1%), ma molto più alto della media nazionale (70,9%).
Per la mammografia l'incremento è ben più elevato in Veneto: dal 2000 al 2005 si è verificato in Veneto un incremento di 18 punti della percentuale di donne di 50-69 anni che si sono sottoposte a mammografia (da 67,2% a 85,4%), raggiungendo il livello della ripartizione Nord-Orientale, quasi di 15 punti superiore alla media italiana. (Figura 11.1.31)
Molto elevata è la percentuale di donne che effettuano il primo pap-test in età adulta, in linea con la tendenza nazionale, anche se in Veneto si osserva una propensione leggermente maggiore ad effettuare il controllo ad età più giovani.
Anche per la mammografia la distribuzione percentuale delle donne della nostra regione che si sono sottoposte al test per la prima volta risulta simile a quella nazionale. La classe di età con densità di frequenza più alta è 35-44 anni. A differenza del pap-test, il controllo mammografico deve essere effettuato in età più avanzata. I due programmi di screening sulla popolazione si rivolgono a popolazioni obiettivo diverse, in particolare il controllo pap-test viene suggerito alle donne ad età anche più giovani, dai 25 ai 64 anni, rispetto alla mammografia, dove il programma di screening prevede un controllo ogni due anni per donne tra i 50 e i 69 anni.
Le donne venete si dimostrano particolarmente attente alla propria salute. In Veneto, il controllo attraverso pap-test di propria iniziativa è effettuato dal 41% delle donne. Quelle che aderiscono ad inviti di strutture sanitarie pubbliche sono il 23,2% nel Veneto, superiore al 18,9% dell'Italia.
Per la mammografia, più di 1 donna su 4 aderisce a programmi su inviti di strutture pubbliche, quota superiore alla media nazionale, mentre su iniziativa personale quasi 1 donna su 3. (Figura 11.1.32)
Ricorso a terapie non convenzionali
Nonostante lo sviluppo quantitativo e qualitativo dei servizi per la salute, permane un consistente ricorso a terapie non convenzionali (Nota 28) da parte dei cittadini, soprattutto nelle regioni del Nord Italia, nelle quali, tra l'altro, è più alta la soddisfazione della popolazione per il rapporto stabilito con il Servizio Sanitario Nazionale. Si tratta in parte di un fenomeno di moda negli ultimi anni, in parte risponde ad una crescente attenzione della popolazione per modalità di cura naturali e legate a particolari culture e tradizioni.
Nel 2005 in Italia la percentuale di persone che dichiarano di aver fatto uso di almeno un tipo di terapia non convenzionale (Nota 29) è del 13,6%, con una forte variabilità tra le regioni: si va dal 28,1% del Trentino Alto Adige al 4,8% di Campania e Basilicata. Per quanto riguarda il Veneto, quasi un quarto della popolazione (23,4%) dichiara di aver fatto ricorso ad almeno una delle diverse tipologie di terapia non convenzionale. Tuttavia, il fenomeno appare in generale diminuzione: nel 2000 vi ricorreva, infatti, il 27,1% della popolazione in Veneto e il 15,5% in Italia. (Figura 11.1.33) e (Figura 11.1.34)
Tra le diverse terapie si evidenzia nel complesso un maggior ricorso all'omeopatia, ai trattamenti manuali e alla fitoterapia.
Tra gli intervistati che hanno fatto ricorso a omeopatia e fitoterapia nei 12 mesi precedenti l'intervista, il profilo nell'uso di prodotti omeopatici, fitoterapici e di farmaci tradizionali appare sostanzialmente lo stesso in Veneto e in Italia. La maggior parte degli intervistati, pur utilizzando prodotti non convenzionali, non rinuncia ai farmaci tradizionali: il comportamento più frequente è, infatti, quello di usare prevalentemente farmaci tradizionali, congiuntamente a prodotti omeopatici e fitoterapici (circa il 45% dei soggetti che fanno uso di terapie non convenzionali). L'utilizzo solamente di quest'ultimi riguarda il 13,6% in Veneto e il 17% in Italia.

Inizio Pagina  Attese, soddisfazione e fiducia

Assumono sempre maggiore rilevanza i giudizi della popolazione sulla qualità dell'offerta sanitaria nel territorio di residenza. Nella nostra regione, rispetto alla situazione nazionale, la soddisfazione per gli orari di accesso al servizio sanitario pubblico sono mediamente superiori alla media italiana.
La soddisfazione tende a crescere con l'età; nel Veneto in molte classi di età le percentuali di coloro che si dichiarano soddisfatti degli orari dei servizi sanitari sono più elevate di quelle dell'intero territorio nazionale, a testimoniare un livello di efficienza del nostro sistema sanitario pubblico sopra la media. (Figura 11.1.35)
I livelli di soddisfazione espressi dagli utenti veneti nei confronti dei servizi ospedalieri di assistenza medica, assistenza infermieristica e servizi igienici sono più alti rispetto a quelli medi nazionali. Nel Veneto è salito molto tra 2000 e 2005 il livello di soddisfazione per l'assistenza infermieristica (+11 punti percentuali) e per i servizi igienici (+12 punti percentuali), mentre si è leggermente ridotto quello per l'assistenza medica. (Figura 11.1.36)
In linea generale, la popolazione veneta giudica abbastanza positivamente il Servizio Sanitario Nazionale (Nota 30): meno del 15% lo ritiene scarso, mentre quasi 8 persone su 10 lo giudicano sufficiente o più che buono.
La fiducia nelle figure professionali mediche per le decisioni importanti relative ai propri problemi di salute rappresenta un'ulteriore informazione che completa il quadro di soddisfazione della popolazione per il sistema sanitario. Nel medico di famiglia i veneti ripongono maggiormente la propria fiducia, vi ricorrono infatti per le decisioni più importanti quasi i 2/3 della popolazione veneta. Seguono poi i medici specialisti privati. Si osserva infine una quota di persone con fiducia per i medici ospedalieri più elevata in Veneto rispetto alla situazione nazionale. (Figura 11.1.37)

Inizio Pagina  Un confronto interregionale

Nel 2007 il Censis riporta un indicatore sintetico sullo stato di salute (Nota 31), che consente un confronto tra regioni. Il quadro rispecchia abbastanza fedelmente il gradiente Nord-Sud, lo stato di salute sembra infatti peggiore man mano che ci si avvicina alle regioni del Mezzogiorno. L'indicatore complessivo, che comprende salute percepita e salute oggettivamente misurabile, risente evidentemente di stili di vita differenti tra le regioni italiane e di una diversa cultura verso la prevenzione. Sono inoltre le condizioni socio-economiche ad influire su tale graduatoria: infatti le regioni che si collocano ai primi posti rivelano un profilo più svantaggiato su variabili di contesto socio-economico, come il livello di istruzione e il reddito.
L'indicatore sintetico evidenzia la migliore situazione nelle regioni del Nord-est, cui si aggiunge la Lombardia, con subito a seguire Emilia Romagna. Marche, Molise, Toscana e Piemonte si collocano ad un livello intermedio, immediatamente superiore a Campania e le restanti regioni del Centro, mentre sono tutte collocate nel meridione, con l'unica eccezione della Liguria, le regioni con i livelli di salute più problematici. (Figura 11.1.38)



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Note

  1. Realizzato in collaborazione con Felice Vian, docente ordinario dell'Università degli Studi di Padova.
  2. La speranza di vita di una popolazione ad una certa età x è definita dal numero medio di anni che restano da vivere ai sopravviventi all'età x, calcolata in base all'esperienza in atto della sopravvivenza nella popolazione di riferimento. Viene generalmente assunto come indicatore sintetico di livello di salute di una comunità, misuratore degli effetti congiunti dell'intero sistema di fattori (determinanti o di rischio) che influiscono sulla salute delle persone che vivono e lavorano nel territorio.
  3. L'indicatore esprime il numero medio di anni che restano da vivere ai sopravvissuti all'età x in buone condizioni di salute. Per la costruzione di tale indicatore l'Istat utilizza le informazioni raccolte attraverso l'indagine multiscopo 'Condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari', in particolare le risposte della frazione di popolazione che, al momento dell'indagine, ha dichiarato di sentirsi 'bene' o 'molto bene', in risposta al quesito 'Come va in generale la sua salute?' (le altre modalità di risposta erano 'molto male', 'male', 'discretamente'). È calcolato allo stesso modo della speranza di vita, solo che gli anni vissuti dall'età x all'età estrema w, per classe di età, si moltiplicano per la percentuale di coloro che hanno dichiarato di sentirsi 'bene' o 'molto bene' di salute. È perciò un misuratore che, almeno in parte, è anche di salute percepita.
  4. Utilizzando le informazioni sulla disabilità raccolte tramite l'indagine multiscopo 'Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari', l'Istat propone anche un indicatore di speranza di vita all'età x libera da disabilità. È calcolato come la speranza di vita all'età x, ma gli anni vissuti dall'età x all'età estrema w sono moltiplicati per ciascuna classe di età per la frazione di persone non disabili.
  5. Per rendere possibile il confronto di fenomeni epidemiologici tra popolazioni con diversa composizione per età è spesso necessario calcolare dei tassi che rimuovano gli effetti della struttura demografica sul verificarsi degli eventi oggetto di studio. I tassi di mortalità evitabile per 100.000 residenti vengono quindi presentati nella loro forma standardizzata. Il metodo di standardizzazione dei tassi utilizza in questo caso come popolazione di riferimento quella europea. È calcolato applicando i tassi specifici di mortalità per classi di età quinquennali.
  6. Si tratta dell'istituto Era (Epidemiologia e Ricerca Applicata).
  7. L'Istat introduce il questionario dell'indagine statistica multiscopo sulle famiglie 'Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari 2004-2005' con la domanda 'Come va in generale la sua salute ?'. Le cinque modalità di risposta previste sono 'Molto bene', 'Bene', 'Discretamente', 'Male' e 'Molto male'.
  8. Gli indici sintetici considerati sono: indice di stato fisico, indice di stato psicologico e indice di vitalità. Sono ottenuti attraverso opportuni algoritmi di aggregazione dei microdati rilevati mediante una batteria di domande costruita a partire dal questionario SF-12 (Short Form Health Survey). Tale questionario è tratto dalla versione più estesa (SF-36), già utilizzato in numerosi studi empirici condotti su popolazioni europee.
  9. Elaborazioni statistiche sui valori individuali assunti dagli indici in gruppi di popolazione consentono di sintetizzare aspetti concernenti i valori medi nella popolazione, la variabilità e la forma delle distribuzione dei fenomeni in esame nei collettivi considerati. Viene considerata la popolazione di 14 anni e più, di Veneto e Italia; per il Veneto si effettua in più un focus distintamente per sesso, per età e per titolo di studio posseduto. I risultati delle elaborazioni vengono presentati attraverso grafici dai quali si possono rilevare con immediatezza informazioni sintetiche sulla centralità, sulla variabilità e sulla forma delle distribuzioni statistiche degli indici nelle popolazioni indagate. In particolare, è possibile osservare il valore medio e mediano dell'indice per il sottogruppo considerato e i valori assunti dal 25% e dal 75% della distribuzione degli individui, utili per trarre conclusioni sulla variabilità del fenomeno.
  10. I valori assunti dall'indice di stato fisico a livello individuale sono standardizzati sulla situazione della popolazione americana, centrati sul valore medio 50, con una deviazione standard di 10 punti. Di fatto, i valori dell'indice nell'indagine italiana del 2005 variano tra 11,1 e 68,9.
  11. Si ricorda che l'analisi è svolta per persone di 14 anni e più, nella classe di titolo di studio più bassa non ricadono quindi i bambini.
  12. La citazione appartiene a Giovenale (Satire, X, 356).
  13. I valori assunti dall'indice di stato psicologico a livello individuale sono standardizzati sulla situazione della popolazione americana, centrati sul valore medio 50, con una deviazione standard di 10 punti. A livello nazionale l'indice assume nel 2005 valori individuali che vanno da 7,5 a 72,3 punti.
  14. L'indice di vitalità è costruito sulla base di quattro dei 20 quesiti del questionario dedicati allo stato di salute dichiarato. I valori dell'indice sintetico individuale variano sul campo 0-100.
  15. La maggior parte degli aspetti rilevati nell'indagine su 'Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari' sono influenzati dalla struttura per età della popolazione. Per molti fenomeni si osservano differenze significative nella popolazione tra giovani e anziani, quindi se una popolazione ha un'alta proporzione di anziani il valore grezzo dell'indicatore risulterà generalmente più elevato che in una popolazione della stessa numerosità ma con un numero maggiore di giovani. Per rendere quindi possibile il confronto di fenomeni epidemiologici tra popolazioni con diversa composizione per età è necessario calcolare dei tassi che rimuovano gli effetti della struttura demografica sul verificarsi degli eventi oggetto di studio. Il metodo qui utilizzato è quello della standardizzazione diretta dei tassi usando una popolazione arbitraria di riferimento definita 'standard'. Nel caso dei dati dell'indagine 2004-2005, come popolazione standard è stata adottata la stima della popolazione italiana residente in media nel periodo luglio 1999 e giugno 2000 e ad essa si sono applicati i tassi specifici per età del fenomeno oggetto di studio (malattia, ricorso a servizi, ecc.) di ciascuna regione italiana. Attraverso questa procedura è possibile calcolare il numero di casi 'attesi' nelle regioni in ogni classe di età, nell'ipotesi di struttura per età regionale uguale a quella della popolazione standard. Sommando questi casi e dividendoli per il numero di persone della popolazione di riferimento si ottengono i tassi standardizzati.
  16. Fumatori che consumano 20 e più sigarette al giorno.
  17. Dossier Ministero della Salute, Conferenza Ministeriale 'La salute in tutte le politiche: risultati e sfide', 18 dicembre 2007, Roma
  18. The European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs.
  19. I dati sono tratti dall'indagine Istat 'Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari 2004-2005', che rileva anche le autodichiarazioni di malattia in forma acuta e cronica, alcuni tipi di invalidità e le condizioni di disabilità.
  20. Nel gruppo di malattie definite gravi dall'Istat sono comprese diverse condizioni morbose: infarto del miocardio, diabete, angina pectoris, altre malattie del cuore, ictus, emorragia celebrale, bronchite cronica, enfisema, cirrosi epatica, tumore maligno (incluso linfoma/leucemia), parkinsonismo, alzheimer e demenze senili.
  21. La multicronicità è la presenza di tre o più malattie croniche nello stesso soggetto.
  22. In Veneto le aree vaste sono: province di Treviso e Belluno, province di Padova e Rovigo, provincia di Venezia, provincia di Vicenza, provincia di Verona. L'indagine Istat 'Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari 2004-2005', grazie ad un ampliamento del campione, permette di avere stime oltre che per i domini tradizionali come le cinque ripartizioni geografiche, le regioni e la tipologia comunale, anche per domini di studio sub-regionali, denominate 'aree vaste'. Si tratta di aggregati territoriali di interesse per la programmazione sanitaria a livello locale. Le aree vaste, individuate da esperti di settore delle Regioni sulla base di un criterio di ampiezza demografica, sono nel caso del Veneto province o intersezioni di ASL.
  23. I dati sono ripresi dalla procedura informativa delle Schede di Dimissione Ospedaliera e sono riferiti all'anno 2004.
  24. Per le donne nella classe di età 15-49 anni.
  25. La disabilità è la riduzione del livello di autonomia nello svolgere le principali funzioni conseguente a deficit o menomazione dovuta a malattia, tenendo conto dell'eventuale ausilio di apparecchi e viene rilevata sulla popolazione di 6 anni e più. A seconda della sfera di autonomia funzionale compromessa, l'Istat ha costruito quattro tipologie di disabilità: confinamento, difficoltà nel movimento, difficoltà nelle funzioni della vita quotidiana e difficoltà della comunicazione.Per confinamento si intende costrizione permanente a letto, su una sedia o nella propria abitazione per motivi fisici o psichici. Le persone con difficoltà nel movimento hanno problemi nel camminare (riescono solo a fare qualche passo senza aver bisogno di fare soste), non sono in grado di salire e scendere da soli una rampa di scale senza fermarsi, non riescono a chinarsi per raccogliere oggetti da terra. Le difficoltà nelle funzioni della vita quotidiana riguardano la completa assenza di autonomia nello svolgimento delle essenziali attività quotidiane o di cura della persona, quali mettersi a letto o sedersi da soli, vestirsi da soli, lavarsi o farsi il bagno o la doccia da soli, mangiare da soli anche tagliando il cibo.
    Nelle difficoltà della comunicazione sono infine comprese le limitazioni nel sentire (non riuscire a seguire una trasmissione televisiva anche alzando il volume e nonostante l'uso di apparecchi acustici); limitazioni nel vedere (non riconoscere un amico ad un metro di distanza); difficoltà nella parola (non essere in grado di parlare senza difficoltà)
  26. L'indagine 'Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari' dell'Istat coglie solo una parte della popolazione disabile, vale a dire quella che abita in famiglia. Per completare il quadro della disabilità sarebbe necessario integrare con i dati delle residenze di cura socio-sanitarie.
  27. L'invalidità è rilevata in termini di presenza o assenza della specifica menomazione dichiarata dagli intervistati e viene rilevata per tutta la popolazione. Gli indicatori calcolati riguardano la percentuale di popolazione che dichiara la presenza di invalidità in generale e la presenza di invalidità dovuta a malattia mentale.
  28. Per terapie non convenzionali si intendono trattamenti di cura e rimedi alternativi e/o complementari rispetto alla medicina tradizionale.
  29. L'Istat, nelle indagini multiscopo sulle famiglie, pone anche quesiti riguardanti il ricorso, nei tre anni precedenti l'intervista, a terapie non convenzionali, per tipo di terapia, rispetto ai benefici ottenuti, all'utilità e secondo l'uso di specifici prodotti e farmaci negli ultimi 12 mesi.
  30. La valutazione del Servizio Sanitario del territorio è stata rilevata sulla popolazione di 18 anni e più, mediante una scala numerica con punteggio da 1 a 10 (1 giudizio peggiore, 10 giudizio migliore). Successivamente è stato aggregato dall'Istat in tre classi: 1-4 giudizio insoddisfacente, 5-6 giudizio sufficientemente soddisfacente, 7-10 giudizio soddisfacente.
  31. L'indicatore di salute è stato costruito tenendo conto di diversi aspetti: la speranza di vita, la mortalità, gli stili di vita, l'autopercezione dello stato di salute, la prevenzione e la morbosità.


Figura 11.1.1
Speranza di vita alla nascita per sesso. Veneto e Italia - Anni 1991:2007
Figura 11.1.2
Speranza di vita alla nascita in buono stato di salute per sesso (valori espressi in anni). Veneto e Italia - Anni 2000 e 2005
Tabella 11.1.1
Confronto tra speranza di vita alla nascita e speranza di vita alla nascita in buono stato di salute per sesso (valori espressi in anni). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.3
Speranza di vita a 15 anni libera da disabilità per sesso (valori espressi in anni). Veneto e Italia - Anni 2000 e 2005
Tabella 11.1.2
Confronto tra speranza di vita a 15 anni e speranza di vita a 15 anni libera da disabilità per sesso (valore espresso in anni). Veneto e Italia - Anno 2005
Tabella 11.1.3
Mortalità evitabile per sesso e per regione (tassi standardizzati per 100.000 residenti) - Triennio 2000-2002
Tabella 11.1.4
Persone che dichiarano di stare bene/molto bene e male/molto male (per 100 persone della stessa zona). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.4
Persone che dichiarano di stare bene/molto bene per sesso e classe d'età (per 100 persone con le stesse caratteristiche). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.5
Indice di stato fisico di persone con 14 anni e più per sesso, classi di età e titolo di studio. Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.6
Indice di stato psicologico di persone con 14 anni e più per sesso, classi di età e titolo di studio (*). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.7
Indice di vitalità di persone con 14 anni e più per sesso, classi di età e titolo di studio (*). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.8
Persone che consumano verdura almeno una volta al giorno per fasce d'età (per 100 persone della stessa classe di età). Veneto e Italia - Anno 2006
Figura 11.1.9
Persone che dichiarano di fare una colazione adeguata per classi d'età (per 100 persone della stessa classe di età). Veneto e Italia - Anno 2006
Figura 11.1.10
Persone secondo l'attività fisica svolta (per 100 persone della stessa zona). Veneto e Italia - Anno 2005
Tab.11.1.5
Persone di 18 anni e più per classi di valori dell'Indice di Massa Corporea (ICM) per sesso (per 100 persone con le stesse caratteristiche). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.11
Persone di 18 anni e più in sovrappeso per età (per 100 persone della stessa classe di età). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.12
Persone di 18 anni e più in sovrappeso per titolo di studio (per 100 persone con lo stesso titolo). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.13
Persone obese di 18 anni e più in Veneto e Italia per sesso (per 100 persone della stessa zona). Veneto e Italia - Anni 2002:2006
Figura 11.1.14
Persone di 15 anni e più obese in alcuni paesi europei (valori percentuali) - Anni 2003-2004
Tab.11.1.6
Fumatori di 14 anni e più secondo alcuni indicatori caratteristici dell'abitudine al fumo. Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.15
Persone di 15 anni e più che fumano per classe di età (per 100 persone della stessa classe di età). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.16
Persone di 15 anni e più che fumano per titolo di studio (per 100 persone con lo stesso titolo). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.17
Grandi fumatori di 15 anni e più (valori percentuali). Veneto e Italia - Anni 2000:2006
Figura 11.1.18
Persone di 11 anni e più che consumano quotidianamente almeno una bevanda alcolica per classe di età (per 100 persone della stessa classe di età). Veneto e Italia - Anno 2007
Tab.11.1.7
Persone di 11 anni e più che si sono ubriacate almeno una volta e da 1 a 3 volte negli ultimi 12 mesi per regione - Anno 2006
Figura 11.1.19
Utenti in trattamento presso i servizi pubblici per le tossicodipendenze e decessi in Veneto (valori assoluti) - Anni 1991:2005
Figura 11.1.20
Regioni italiane secondo percentuale di grandi fumatori, percentuale di persone obese e percentuale di persone che si sono ubriacate almeno una volta nell'ultimo anno (dimensione bolla) (per 100 persone della stessa zona) - Anno 2006
Tabella 11.1.8
Persone che hanno sofferto di malattie in forma acuta o traumatismi e hanno avuto limitazioni nello svolgere attività quotidiane nelle quattro settimane precedenti l'intervista. Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.21
Popolazione con malattie infettive (tassi per 100.000 persone). Veneto e Italia - Anni 1995:2005
Figura 11.1.22
Persone in famiglia affette da almeno una malattia cronica grave (per 100 persone della stessa zona). Veneto e Italia - Anni 1994, 2000 e 2005
Figura 11.1.23
Persone in famiglia che dichiarano di non avere malattie croniche e persone che dichiarano almeno una patologia cronica grave per area vasta in Veneto (per 100 persone della stessa zona) - Anno 2005
Figura 11.1.24
Persone in famiglia che dichiarano di non avere malattie croniche e persone che dichiarano almeno una patologia cronica grave per titolo di studio (per 100 persone con lo stesso titolo). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.25
Persone in famiglia secondo le principali tipologie di malattie croniche dichiarate in Veneto (per 100 persone della stessa zona) - Anno 2005
Figura 11.1.26
Dimissioni ospedaliere per le principali patologie e per sesso in Veneto (tassi per 100.000 residenti) - Anno 2004
Figura 11.1.27
Persone in famiglia di 6 anni e più con disabilità (per 100 persone della stessa zona). Veneto e Italia - Anni 1994 e 2005
Tabella 11.1.9
Persone di 6 anni e più e persone di 65 anni e più in famiglia per tipologia di disabilità e sesso (per 100 persone con le stesse caratteristiche). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.28
Persone di 6 anni e più in famiglia con disabilità e con almeno una malattia cronica per regione (valori percentuali) - Anno 2005
Tabella 11.1.10
Popolazione e persone di 65 anni in famiglia secondo la presenza di invalidità per sesso (per 100 persone con le stesse caratteristiche). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.29
Persone di 18 anni e più e con età superiore ai 65 anni che non si sono mai sottoposti a controlli medici (per 100 persone con le stesse caratteristiche). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.30
Persone di 18 anni e più che si sono sottoposte a controlli medici per tipo e frequenza di controllo (per 100 persone della stessa zona). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.31
Percentuale per età al primo controllo di donne di 25 anni e più che hanno effettuato pap-test e mammografia. Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.32
Distribuzione percentuale secondo chi ha consigliato l'ultimo pap-test e l'ultima mammografia delle donne di 25 anni e più che si sono sottoposte al controllo di propria iniziativa. Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.33
Persone che nei 3 anni precedenti l'intervista hanno fatto uso di almeno un tipo di terapia non convenzionale per regione (per 100 persone della stessa zona) - Anno 2005
Figura 11.1.34
Persone che nei 3 anni precedenti l'intervista hanno fatto uso di terapie non convenzionali per tipo (per 100 persone della stessa zona). Veneto e Italia - Anni 1999-00 e 2005
Figura 11.1.35
Persone di 18 anni e più che si sono recate alla Asl e dichiarano comodi gli orari per classe di età (per 100 persone della stessa classe di età). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.36
Persone molto soddisfatte dei servizi ospedalieri (per 100 persone della stessa zona). Veneto e Italia - Anni 2000 e 2005
Figura 11.1.37
Persone di 18 anni e più secondo la figura professionale per la quale dichiarano maggiore fiducia e la figura a cui si rivolgono per le decisioni importanti di salute (per 100 persone della stessa zona). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 11.1.38
Indicatore sintetico delle condizioni di salute nelle regioni italiane
I numeri del capitolo 11a
I numeri del capitolo 11a

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