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Filiera dell'istruzione e scelte educative

Dall'educazione dipende lo sviluppo e la crescita di ogni paese, fondamentale non solo per la vita personale di ogni ragazzo, ma anche per l'intera comunità. Occorre riconoscere la centralità dell'istruzione e della formazione in tutti i processi economici e sociali, componenti basilari per garantire qualità della vita e una maggiore coesione sociale.
Solo investendo sulle persone lungo tutto l'arco della vita e promuovendo un'istruzione di elevata qualità si può assicurare il successo dell'Europa nel generale contesto internazionale. E se il capitale umano è la risorsa strategica per lo sviluppo europeo, è necessario migliorare sempre più la qualità e l'efficacia dei sistemi di istruzione e formazione nonché agevolare l'accesso di tutti ai sistemi educativi.
In tale scenario i responsabili delle politiche scolastiche dei paesi membri dell'Unione Europea pongono degli obiettivi strategici per lo sviluppo dei sistemi educativi europei da raggiungere entro per il 2010: ridurre gli abbandoni scolastici prematuri, aumentare i laureati in matematica, scienze e tecnologie almeno del 15%, dimezzando tra l'altro anche lo squilibrio di genere, garantire il completamento del ciclo di istruzione superiore ad almeno l'85% della popolazione ventiduenne, fornire una formazione permanente ad almeno il 12,5% degli adulti in età 25-64 anni, nonché adeguate competenze di base senza le quali una persona, un ragazzo rischia seriamente l'emarginazione sociale.

Inizio Pagina  Scenario educativo italiano

(Nota 1) L'impulso proveniente dall'Unione Europea rende ancora più inevitabile l'innovazione del sistema della scuola italiana già in atto da tempo.
Una risposta in termini di diritti della persona si trova nel nuovo sistema pubblico integrato dell'istruzione, secondo il quale, negli ordinamenti vigenti, le scuole pubbliche statali e le scuole paritarie private fanno parte del sistema pubblico nazionale di istruzione, con pari dignità e pari diritti. La Riforma del sistema di istruzione italiano delineata dalla legge 53/2003 che affronta problemi quali una formazione di base, incardinata su saperi essenziali su cui innestare competenze culturali e professionali capaci di far dialogare scuola ed extrascuola, l'integrazione tra istruzione e formazione professionale, tra scuola e mondo del lavoro e il successo scolastico di tutti al fine di garantire una nuova cittadinanza europea imperniata proprio su principi di coesione e inclusione sociale.
Tale Riforma presenta alcuni punti nodali relativi alla struttura del sistema, all'impianto pedagogico-didattico, al rapporto proprio tra la Riforma e l'autonomia delle scuole, al federalismo.
Tra questi, per quanto attiene alla struttura del sistema, si cita ad esempio, il superamento della divaricazione tra obbligo scolastico e obbligo formativo, il principio della pari dignità dei percorsi tra istruzione e formazione professionale e il principio di sussidiarietà amministrativa e organizzativa al fine di avvicinare il livello di gestione efficace dei servizi ai bisogni degli utenti e la definizione dei livelli di formazione generale e di quelli contestuali ai bisogni del territorio. Occorre definire delle figure professionali, quanto meno individuabili a livello europeo, degli standard formativi e delle competenze da acquisire e la riconoscibilità e la conseguente spendibilità delle qualifiche professionali sul territorio nazionale ed europeo.
Dal punto di vista, invece, dell'impianto pedagogico-didattico, la Riforma indica come strategia di fondo per il perseguimento del successo formativo l'adozione di Piani di studio personalizzati che riconoscono come prioritaria nel processo educativo la centralità dell'alunno, assegnando al docente un ruolo di regia e di orientamento, salvaguardando comunque la possibilità di mantenere una valutazione di sistema.
Più alti livelli di scolarizzazione
Benché il processo di trasformazione che riguarda il sistema scuola sia in pieno svolgimento, si possono notare alcuni cambiamenti sociali prima ancora che istituzionali. Negli anni sono aumentati notevolmente i livelli di scolarizzazione delle fasce più giovani di popolazione e la propensione delle famiglie a investire sul futuro dei ragazzi dedicando attenzione all'accrescimento dei loro saperi e delle loro competenze.
Per quanto riguarda i livelli più alti dell'istruzione, seppur ancora lievemente inferiore al valore medio nazionale, nel giro di due anni la percentuale di laureati nella popolazione veneta di almeno 15 anni è cresciuta al pari della media nazionale; se nel 2004 il 7,7% della popolazione veneta con 15 anni e più e l'8,6% di quella nazionale vantavano come titolo di studio almeno la laurea, nel 2006 la corrispondente quota sale all'8,8% in Veneto e al 9,7% in Italia.
Generalmente più lieve è invece la crescita della popolazione diplomata che nel Veneto nel 2006 è pari al 23,6% della popolazione, contro il valor medio nazionale del 26,9%. (Figura 9.1)

Inizio Pagina  La scuola veneta

Nell'anno scolastico 2007/08 le scuole - statali e paritarie - dislocate nel territorio regionale sono 4.471 e, per quasi tre quarti, sono costituite da scuole dell'infanzia (39,8%) e primarie (34,3%), per una quota della popolazione (Nota 2) alla quale questi istituti sono destinati - ovvero la popolazione nella classe di età tra i 3-5 anni per le scuole dell'infanzia e 6-10 anni per le primarie - che si attesta attorno al 50% della popolazione in età scolare (3-18 anni).
Territorialmente, Verona e Venezia spiccano per una maggiore presenza di scuole dell'infanzia (oltre il 42% delle scuole), mentre Vicenza e Rovigo contano la percentuale più bassa di scuole secondarie di I grado.
Ad eccezione delle scuole dell'infanzia, per le quali spicca nettamente il ruolo delle paritarie sia in termini di istituti che di alunni iscritti, in Veneto le scuole statali prevalgono in ogni altro ordine e grado di istruzione. (Figura 9.2) e (Figura 9.3)
La scuola dell'infanzia
La scuola dell'infanzia costituisce per ogni bambino il primo passo del suo percorso scolastico.
Nell'anno scolastico 2006/07 i bambini iscritti alla scuola dell'infanzia sono 131.410, circa 23 in ogni aula.
Complessivamente dall'anno scolastico 1994/95 il numero dei bambini iscritti alle scuole per l'infanzia è cresciuto di oltre l'11%, interessando prevalentemente le scuole statali nelle quali il numero di bambini iscritti è aumentato del 29%.
Tuttavia, il tasso di scolarità, vale a dire la percentuale di bambini residenti con età tra i 3 e i 5 anni iscritti alla scuola dell'infanzia, si mantiene molto più alto nelle scuole paritarie anche se in tendenziale diminuzione. Nel 1994/95, infatti, quasi tre quarti (73,4%) dei bambini in età prescolare sono iscritti ad un istituto non statale, successivamente, però, si registra un aumento del grado di partecipazione nelle scuole pubbliche che raggiunge il 31,4% nell'anno scolastico 2006/07. (Tabella 9.1)
La scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado
Oltre alla funzione strettamente educativa, la scuola rappresenta un importante strumento di integrazione sociale per le giovani generazioni di immigrati: infatti, quale effetto della crescente presenza straniera si assiste ad un costante aumento del numero degli alunni presenti nelle scuole venete, soprattutto nelle primarie.
Il grado di partecipazione complessivo nella scuola primaria e in quella secondaria di primo grado, misurati rispettivamente dal rapporto tra gli iscritti e la popolazione in età 6-10 anni e 11-13 anni, supera la soglia del 100% sia in virtù dell'obbligo di frequenza previsto per legge, sia perché nelle scuole venete sono iscritti alunni non residenti o stranieri non ancora registrati nelle anagrafi comunali.
Nell'anno scolastico 2006/07 gli iscritti alle scuole primarie sono 224.100, il 7% in più rispetto all'anno 2003/04 e il 16,6% in più rispetto al 1994/95, mentre sono oltre 131.000 gli alunni iscritti agli istituti di istruzione secondaria di primo grado.
Le famiglie degli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo livello continuano a scegliere prevalentemente gli istituti pubblici. Nelle scuole primarie si trovano classi composte mediamente da 18-19 studenti, nelle paritarie si arriva a poco meno di 22 alunni per classe; nelle secondarie di primo grado la media si attesta a 21-22 alunni sia nelle pubbliche che nelle non statali. (Tabella 9.2) e (Tabella 9.3)
La maggiore partecipazione all'istruzione superiore
La partecipazione alla scuola secondaria di secondo grado è in aumento ed in Veneto nell'anno 2007 la quota di giovani di età fra i 14 e i 18 anni che è iscritta alla scuola superiore risulta pari all'89,4%: un valore di sei punti percentuali più elevato rispetto a quello di sette anni prima, anche se sempre inferiore ai valori medi italiani. (Figura 9.4)
La scelta della scuola superiore
La scelta della scuola superiore è una scelta importante che va meditata accuratamente, non solo dal ragazzo che andrà a frequentarla, ma anche dalla famiglia che lo sostiene: una decisione sbagliata, infatti, può ritardare il raggiungimento del diploma, e, in casi peggiori, anche a volte indurre all'abbandono della scuola. Una scelta, comunque, difficile per un ragazzo tredicenne, soprattutto quando le opzioni tra cui decidere sono sempre più numerose.
Nell'anno scolastico 2007/2008, tra le scuole statali, in Veneto sono soprattutto gli istituti tecnici ad attirare il numero più elevato di studenti: sebbene meno attrattivi di una volta, questi istituti accolgono il 37% delle preferenze, valore di oltre tre punti percentuali superiore a quello registrato a livello nazionale. Tali istituti offrono un numero sempre maggiore di specializzazioni, dal campo economico a quello chimico o elettronico e altro ancora.
La seconda scelta si orienta, sia nella nostra regione, nel 23% dei casi, che nella media italiana, 21%, verso gli istituti professionali, anch'essi meno attrattivi di un tempo, ma comunque spesso preferiti ad altri poiché permettono ad un ragazzo intanto di imparare una professione, e, volendo anticipare così l'inserimento lavorativo, fornendo una preparazione che non richiede necessariamente, come invece accade in generale con quella liceale, di proseguire gli studi e frequentare l'università per trovare un lavoro.
Più attrattiva, comunque, la preparazione liceale, in particolare modo quella scientifica scelta dai nostri ragazzi per il 18,5% dei casi e dal 23% dagli italiani. (Figura 9.5)

Inizio Pagina  La produttività del sistema

Un ruolo fondamentale è sempre attribuito alla promozione del successo formativo attraverso la riduzione del fenomeno della dispersione, intendendo con tale termine l'insieme dei fattori che prolungano o interrompono il normale percorso scolastico, determinando, dove presente, una scarsa efficienza del sistema.
Nelle scuole primarie e secondarie di primo grado
Pur registrando nelle scuole primarie valori sempre molto al di sotto dell'1%, è interessante notare che rispetto ai dati rilevati nell'anno precedente, nell'anno scolastico 2004/05 si riducono per questo segmento scolastico in Veneto le percentuali dei non ammessi alla classe successiva, soprattutto nel quarto e quinto anno di corso, rilevando tra l'altro una situazione migliore di quella registrata a livello medio nazionale, mentre il primo anno si conferma come un momento di particolare criticità. (Tabella 9.4)
La debolezza rilevata per le classi iniziali si accentua in presenza di elementi di criticità come la differenza di genere o di cittadinanza: risultano, infatti, maggiormente a rischio gli alunni maschi e ancora di più quelli con cittadinanza non italiana.
Come nella primaria, anche nella scuola secondaria di primo grado il momento dell'avvio del percorso risulta il più critico per le non ammissioni alla classe successiva degli allievi; è importante notare come però in un solo anno si registri una significativa riduzione delle non ammissioni anche per gli iscritti del primo anno: infatti, in Veneto dal 4% di non ammessi del 2003/04 si passa al 2,6% nell'anno successivo. Ancora più rilevante il miglioramento ottenuto nella terza classe che decresce di 1,6 punti percentuali. (Figura 9.6)
Nelle scuole secondarie di secondo grado
Considerando i dati raccolti nel Veneto per gli anni scolastici 2004/2005 e 2002/2003 (Nota 3) per tipologia di scuola secondaria di II grado, si osserva un aumento significativo di scrutinati non ammessi alla classe successiva nel campo dell'istruzione tecnica: dal 13% degli scrutinati del 2002/03 al 17% di due anni dopo; rilevante anche la quota di non ammessi nell'area dell'istruzione artistica che crescono dal 9% al 13% e nel campo dell'istruzione professionale, dal 14% al 17%.
Aumentano anche gli ammessi con debito formativo: nell'istruzione professionale e in quella artistica, rispettivamente, di otto e di nove punti percentuali. Viceversa, la maggiore percentuale di ammessi senza debiti formativi si ha nella preparazione classica (licei classici, scientifici, psicopedagogici). (Tabella 9.5)
Osservando gli esiti degli scrutini per anno di corso, è rilevante la quota di non ammessi alla classe successiva di coloro che hanno frequentato il primo anno in una scuola tecnica o professionale, nell'a.s. 2004/05 il 21% degli scrutinati; il momento iniziale del percorso formativo superiore è sempre il più difficile: l'alunno si deve confrontare con nuovi compagni, nuovi insegnanti e una metodologia di insegnamento e studio diversa da quella delle medie.
Tra l'altro nel campo della preparazione tecnica si registra anche la percentuale più elevata di non ammessi in tutti gli anni di corso.
Infine, considerando i dati per genere, sebbene emerge una lieve minore qualità negli studi rispetto all'anno precedente delle ragazze, queste vengono promosse alla classe successiva per il 56% dei casi contro il 40% dei ragazzi. (Figura 9.7)
L'abbandono scolastico alle superiori
E che l'avvio del percorso educativo alle scuole secondarie di II grado sia il più critico trova conferma anche nei dati forniti da Istat relativi agli abbandoni: in Italia la percentuale di studenti che interrompono la frequenza scolastica alla fine del primo anno e non si iscrivono all'anno scolastico successivo sul totale degli iscritti al primo anno delle scuole secondarie superiori sono nel 2006 l'11%. Migliore la situazione della nostra regione: il Veneto è la terza regione per minor numero di abbandoni, con il 7,6% sul totale iscritti al primo anno; prime Umbria (6,6%) e Friuli Venezia Giulia (6,2%). E' da considerare, però, che l'interruzione scolastica, soprattutto al primo anno del corso di studi, non comporta sempre necessariamente l'abbandono definitivo della scuola, ma anzi può riflettere una scelta sbagliata dell'indirizzo di studi che viene allora modificata. (Figura 9.8)
Se si considera, invece, il secondo anno delle scuole superiori, la quota di studenti che interrompono il percorso formativo si riduce di molto: infatti, nel 2006 sono solo il 2,6% in Italia e appena lo 0,2% nella nostra regione.

Inizio Pagina  La qualità della preparazione

E' necessario possedere una base di conoscenze, in quanto le persone meno qualificate si trovano poi in condizioni più disagiate nella formazione lungo l'arco della vita e corrono il rischio di rimanere emarginate.
Meno abbandoni precoci in Veneto
Tra le persone più a rischio, quelle che lasciano prematuramente gli studi, il cui numero appunto dovrebbe ridursi in modo tale che entro il 2010 nell'Unione europea la percentuale media di abbandoni scolastici precoci non superi il 10%.
Nel 2007 in Italia, l'abbandono scolastico prematuro, ossia la percentuale di giovani in età 18-24 anni con titolo di studio inferiore al diploma di scuola secondaria superiore e che non frequenta altri corsi scolastici o svolge attività formative superiori ai 2 anni, è pari 19,7%, oltre tre punti percentuali in meno rispetto al dato del 2004. Le condizioni peggiori si rilevano per lo più nelle regioni meridionali, ultima in classifica la Campania con una quota di abbandono del 29%, mentre la situazione più favorevole si registra nel Lazio che con un tasso in rapida diminuzione e pari al 10,9% nel 2007 si avvicina notevolmente all'obiettivo fissato dalla Comunità europea.
Anche il Veneto si distingue per la rapidità con cui il tasso in questi anni è diminuito, in soli tre anni nella nostra regione la quota di ragazzi che possiedono solo la licenza della scuola media inferiore e non frequentano alcun corso di riqualificazione professionale si è ridotta di quasi il 28%, registrando un valore del 13,1% nel 2007, il quarto dato più basso fra tutte le regioni italiane; segnale probabile di una buona applicazione nella nostra regione delle direttive comunitarie, tanto da permetterci di sperare nel raggiungimento del target nei prossimi anni. (Figura 9.9)
Le competenze di base
Da una buona istruzione dipendono molto anche le possibilità occupazionali, in una società competitiva come la nostra diventa sempre più necessario migliorare appunto il livello delle competenze di base acquisite. L'indagine PISA (Programme for International Student Assessment) (Nota 4) consente di verificare in quale misura i giovani quindicenni scolarizzati abbiano acquisito determinate competenze essenziali per vivere attivamente nella società. Ogni ciclo dell'indagine approfondisce in particolare un'area: nel primo ciclo (PISA 2000) è stata la lettura, nel secondo (PISA 2003) la matematica. Questo ciclo (PISA 2006) approfondisce l'area relativa alle scienze, ovvero le competenze scientifiche (scientific literacy), cercando di rilevare non soltanto il possesso di specifiche conoscenze in questo ambito, ma anche la capacità di utilizzare in modo funzionale tali competenze in contesti di vita reale.
Si tratta del più prezioso studio di valutazione sull'efficacia didattica oggi disponibile, anche per le opportunità di confronto offerte tra Paesi, all'interno dei vari Paesi, tra aree territoriali, tra tipi di scuole, tra allievi con diverse caratteristiche familiari e sociali.
Da PISA 2006 (Nota 5) si evidenziano risultati soddisfacenti per la nostra regione e una condizione di difficoltà, invece, in cui versa il nostro Paese che ottiene punteggi al di sotto della media OCSE in tutte le prove, portando alla luce una minore competitività scientifico culturale dei giovani italiani.
Il risultato del Veneto in scienze è notevolmente superiore sia alla media italiana che a quella dei Paesi OCSE, buone le performance dei nostri ragazzi nell'ambito della spiegazione dei fenomeni in modo scientifico. (Figura 9.10)
Più competenti i maschi delle femmine nel campo della matematica e delle scienze, viceversa nell'area della comprensione della lettura. Elevate disparità tra le tipologie di scuole: i licei registrano i punteggi più alti in tutti gli ambiti, distaccandosi largamente dagli altri istituti.
I risultati ottenuti dagli alunni sono anche classificati sulla base di scale di competenza articolate in vari livelli a seconda della difficoltà superata, dal più basso al più alto. A tal riguardo, rimangono contenute anche nel Veneto, che comunque ha comportamenti molto superiori alla media OCSE, le quote di giovani che raggiungono i livelli più elevati di difficoltà. Le percentuali di alunni veneti al 5° e 6° livello, i più alti nella scala, in scienze e in matematica sono rispettivamente il 10,5% e il 14,4% contro il dato OCSE pari a il 9% e il 13,4%, netto il distacco dell'Italia che si attesta per queste due discipline su valori nell'ordine pari a il 4,4% e il 6,3%. 10,1% sono gli studenti quindicenni in Veneto che raggiungono il livello più alto di comprensione nella lettura, 8,7% il dato medio OCSE e 5,2% quello italiano.

Inizio Pagina  L'istruzione di alto livello

Il sistema scolastico e quello universitario stanno svolgendo il loro compito in una realtà economica e sociale molto dinamica. Tale condizione esterna si riflette pesantemente al loro interno mettendo in discussione il loro ruolo e le modalità con cui essi dovrebbero assicurare i percorsi educativi coerenti con le esigenze civili e economiche del territorio. La scuola è chiamata a cambiare perché cambia il contesto in cui si trova a operare e un dato consolidato è la propensione sempre maggiore delle famiglie a investire sul futuro dei propri figli dedicando attenzione all'accrescimento dei loro saperi e delle loro competenze. Una tendenza confermata non solo dal sopraccitato aumento di scolarità alle scuole superiori, ma anche dal dato in costante crescita del completamento di questo ciclo di istruzione, titolo di studio necessario non solo per entrare nel mercato lavorativo con successo, ma perché propedeutico all'accesso all'università e ai corsi di specializzazione successivi, elementi essenziali per una piena partecipazione nella società attuale.
Nel 2007 in Veneto quasi l'83% dei giovani in età 20-24 anni ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore, solo due punti percentuali in meno del target fissato dal Consiglio dell'Unione europea da raggiungere entro il 2010. In soli tre anni la nostra regione ha visto crescere tale quota di sei punti percentuali, posizionandosi così nel 2007 al terzo posto nella graduatoria regionale per i più alti livelli di scolarizzazione superiore. Meno buona la situazione dell'Italia che, sebbene in soli tre anni è stata protagonista di un aumento di oltre tre punti percentuali, nel 2007 raggiunge un tasso pari al 75,7%. (Figura 9.11)
I benefici di un alto titolo di studio
Studiare fa bene ed è conveniente, in particolare ne beneficiano significativamente quanti giungono a concludere gli studi universitari; considerando le prospettive assegnate a quanti si immettono nel mondo del lavoro a livelli diversi di formazione, è interessante evidenziare qualche dato: nel 2007 in Italia il tasso di occupazione per la fascia d'età 35-44 anni si attesta per i laureati su un valore pari all'89,1% mentre per i diplomati sull'82,7%, un gap ancora più accentuato se consideriamo gli adulti tra i 45 e i 54 anni per i quali i tassi occupazionali dei laureati sono pari al 92,8%, quasi dieci punti percentuali in più del dato dei diplomati. E ancora più elevati sono i livelli occupazionali di coloro tra i 45 e 54 anni che possiedono la laurea nel Nord-Est dove il tasso è pari al 94,3% contro l'89,1% dei diplomati.
Inoltre, sebbene i guadagni di un laureato, soprattutto inizialmente, non siano proprio così elevati se si considerano tutti gli anni spesi nello studio e l'età quando escono dall'ambiente accademico per fare il loro vero ingresso nel mondo del lavoro, risulta che a poco più di tre anni dal conseguimento del titolo, un laureato che svolge un lavoro continuativo e a tempo pieno guadagna in media nel 2004 1.257 euro al mese, mentre il reddito medio mensile di un diplomato è pari a 942 euro.
Immatricolati e iscritti nelle università venete
Se si considerano i dati di lunga tendenza, si nota sia un'offerta di formazione universitaria sempre più ricca e distribuita su tutto il nostro territorio sia una maggiore partecipazione nel sistema universitario: infatti, rispetto all'anno accademico 1999/2000 la percentuale di ragazzi che si immatricolano negli atenei veneti, ossia i nuovi ingressi nel sistema, sulla popolazione residente di diciannove anni cresce dal 38,7% al quasi 45% registrato nel 2006/2007. In questi ultimi anni, però, si evidenzia una diminuzione delle immatricolazioni, risultato che sembra indicare l'esaurirsi del primo effetto positivo generato dal nuovo Ordinamento degli studi avviato all'inizio degli anni 2000. Con l'introduzione del nuovo Ordinamento di studi Universitario e l'attivazione delle lauree triennali e specialistiche, il numero di immatricolazioni all'università aveva registrato una crescita massiccia, fino a raggiungere circa le 20.700 negli atenei veneti nell'anno accademico 2003/2004 e una percentuale di nuovi ingressi sulla popolazione diciannovenne pari al 48,7%. Dall'anno accademico successivo si rileva, invece, un'inversione di tendenza e nel 2006/2007 si registrano 18.430 nuovi ingressi, per una quota sulla popolazione di diciannove anni inferiore di quattro punti percentuali rispetto a tre anni prima. Tali immatricolati rappresentano il 17,6% del totale degli iscritti nelle facoltà venete che complessivamente risultano essere oltre i 104.400. (Figura 9.12)
A livello di singolo ateneo veneto, comunque, i dati risultano alquanto differenti: Verona registra una diminuzione di immatricolati rispetto al 2005/06 pari al 16,5%, mentre Padova manifesta una decrescita solo dell'1,6%. Quest'ultimo continua ad essere il più frequentato, visto anche l'ampia offerta formativa che propone, accogliendo il 56% dei nuovi ingressi, segue Verona con circa il 23%, Venezia Ca' Foscari con un po' più del 16% e lo IUAV di Venezia con il 4,5%.
La nostra regione continua a mantenere un'identità di tipo umanistico: infatti, nel 2006/2007 il campo letterario è ancora quello maggiormente preferito dalle matricole (per oltre il 12% di casi) e assorbe il 13,6% del totale iscritti. Segue l'area economica che viene scelta dai giovani per l'11,9% dei casi ed accoglie oltre l'11% degli iscritti. In aumento, comunque, gli immatricolati nel campo dell'ingegneria, quasi il 10% del numero totale delle matricole rispetto all'8,6% di due anni prima.
Tra gli iscritti le femmine sono quasi il 59% e facoltà quali Scienze della Formazione, Lingue e Letterature Straniere e Psicologia contano una partecipazione femminile che supera persino l'80%, mentre i percorsi di studi ingegneristici rimangono prettamente scelti dai maschi, oltre 84 studenti ogni 100 iscritti.
I laureati
Completare il ciclo di studi e conseguire la laurea diventa quindi fondamentale nella società attuale, sempre più dinamica, tecnologica e innovativa, un valore aggiunto che contribuisce ad una qualità della vita più elevata.
Nella nostra regione migliora la capacità di successo nel completare tale percorso di studio: in cinque anni il Veneto fotografa una crescita di oltre il 69% del contingente di laureati, da poco meno di 12.660 del 2001 a oltre i 21.430 del 2006, provvedendo quindi alla formazione di oltre il 7% del totale laureati in Italia.
Esaminando le performances dei singoli Atenei dell'area, emerge una spiccata crescita del numero di laureati nell'ateneo padovano a fronte, invece, di una minore uscita degli studenti dell'Università di Venezia Ca' Foscari.
Tra i nuovi laureati nelle Università del Veneto al primo posto e in aumento gli ingegneri che assorbono il 12,5% del numero totale di laureati dell'anno solare 2006. Seguono coloro che escono dalle facoltà di Lettere e Filosofia e da Medicina e Chirurgia (circa il 12%). In generale emerge una maggiore presenza di laureate femmine (il 59,5%), ovvia conseguenza anche della partecipazione più elevata nel sistema universitario, meno attratte forse, rispetto ai maschi, dai primi guadagni. Molte le donne laureate nel campo letterario e in quello medico, viceversa netto il gap con i maschi negli studi di ingegneria, vista appunto la bassa partecipazione femminile in tali studi, dove si contano solo 18 donne su 100 laureate. (Figura 9.13)
Poiché per vivere meglio nella società attuale, secondo le linee strategiche europee, occorre puntare sulla ricerca e l'innovazione e avere una buona preparazione scientifica e tecnologica, diventa sempre più necessario spingere alla crescita del numero degli iscritti e dei laureati in queste discipline.
Se si considera la fascia di età 20-29 anni, si evidenzia che sia a livello nazionale che nel Veneto i laureati in queste materie sono in costante crescita; negli anni, inoltre, la nostra regione presenta quasi sempre una situazione migliore della media italiana e nel 2006 conta poco meno di 13 laureati nelle discipline scientifiche e tecnologiche ogni mille abitanti in età 20-29 anni, con un incremento rispetto all'anno precedente pari al 16%, maggiore anche a quello registrato in complesso in Italia. E' il caso di dire che la Regione Veneto, nel 2007-2008, per rinforzare l'effetto del progetto nazionale "Lauree scientifiche" ha sostenuto con proprie risorse la prosecuzione dell'iniziativa, che vuole essere formativa e orientativa e da cui si spera di disseminare gli effetti e di raccogliere i frutti.

Inizio Pagina  Le scelte formative venete

(Nota 6) La programmazione Fondo sociale europeo 2000-2006, nel rispetto delle priorità comunitarie e nazionali, ha destinato importanti risorse per perseguire gli obiettivi strategici che puntano a migliorare la qualità e l'efficacia dei sistemi di istruzione e formazione in modo da consentire a tutte le persone di realizzare le proprie potenzialità e adeguare e aggiornare le competenze e capacità durante l'arco della vita.
Nei paragrafi che seguono si traccia un quadro delle opportunità formative in materia di formazione continua distintamente per dipendenti pubblici e lavoratori dipendenti delle imprese private e i percorsi formativi di cosiddetta "alta formazione".
Formazione per dipendenti pubblici
La misura D2 della Programmazione Fse era destinata in maniera specifica all'adeguamento delle competenze della Pubblica Amministrazione. Su questa misura nel triennio 2005-2006-2007 sono stati promossi in Veneto 797 corsi di formazione per dipendenti pubblici per un numero totale di destinatari di circa 8.000 unità.
In linea generale i corsi si sono caratterizzati per una durata media decisamente breve: circa 33 ore distribuiti generalmente su 2-3 mesi e, per quanto riguarda gli organismi attuatori, i corsi di formazione hanno interessato in particolare i dipendenti di 146 comuni, 18 Ulss, 41 istituti di assistenza per anziani, 8 Comunità montane e quelli di tutte le province venete.
La formazione ha riguardato in particolare le dipendenti donne, il 63% dei frequentanti.
La distribuzione della partecipazione per classe d'età evidenzia un'adesione più elevata per i lavoratori più anziani: il 25,5% dei partecipanti ha più di 50 anni, il 70,8% fra i 30 e 50 anni e solo il 3,7% meno di 30 anni; inoltre, la formazione è stata rivolta in prevalenza a personale con titolo di diploma o laurea, rispettivamente 46,7% e 32,8% del totale, mentre solo il 6,4% del personale coinvolto aveva la licenza media e il 13,9% un titolo di qualifica. (Figura 9.14)
Formazione per occupati del settore privato
Le caratteristiche dell'offerta di formazione continua proposta dalla Regione Veneto nell'ambito del Fse sono riferite alle attività promosse all'interno della misura D1.
Nel triennio 2005-2006-2007 sono stati circa 28.500 i partecipanti alle 799 attività di aggiornamento promosse da imprese ed enti di formazione.
Per quanto riguarda le caratteristiche dell'utenza si nota una certa difficoltà nel raggiungere le fasce più deboli sul mercato del lavoro: solo il 13,1% dei partecipanti ai corsi, infatti, ha più di 50 anni e il 18,9% meno di 30 anni. (Figura 9.15)
Anche la distinzione per genere e per titolo di studio sembra confermare questa tendenza: i partecipanti ai corsi sono per oltre il 65% maschi e per il 66,3% in possesso di un titolo di studio medio-alto (diploma o laurea).
La distribuzione dei corsi è stata molto disomogenea sul territorio regionale: si passa da un minimo di 19 corsi attivati in provincia di Belluno ad un massimo di 236 in provincia di Padova.
L'offerta di formazione ha interessato anche 684 lavoratori con cittadinanza non italiana provenienti nella maggior parte di casi da paesi dell'est-europeo.
Alta Formazione
Nel triennio considerato in Veneto sono stati attivati 190 corsi destinati a diplomati e laureati con contenuti altamente professionalizzanti che hanno coinvolto quasi 6.000 allievi iscritti, per lo più giovani tra i 20 e 25 anni. La distribuzione per genere mette in evidenza un certo vantaggio numerico per le donne, il 60% degli iscritti, raggiungendo persino il 75% nei corsi di restauro.
Il numero di ore di formazione dei corsi proposti è variato da un minimo di 600 fino anche 1.200 ore; in particolare sono stati realizzati 46 percorsi di formazione individuale di sostanziale complessità ed elevata specializzazione che hanno richiesto agli allievi una lunga frequenza sia in termini di ore (appunto 1.200) che di durata (10-12 mesi).
Riguardo le tipologie dei corsi attivati, l'offerta risulta abbastanza variegata. Si conferma prevalente la formazione nel settore informatico, dei beni culturali (si sono realizzati 20 corsi di restauratore), l'ambiente e le tecnologie.
L'alta qualità e la varietà dei percorsi formativi ha coinvolto anche un buon numero di allievi provenienti da fuori regione: 1.344 persone, pari al 22,6% del totale. (Tabella 9.6)



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Note

  1. Il capitolo, eccetto l'ultimo paragrafo, è realizzato in collaborazione con Sonia Barison, Direzione Istruzione.
  2. Non essendo ancora disponibile la popolazione residente per classi di età del 2007, si utilizza la popolazione residente in Veneto al 31/12/2006 ipotizzando che la composizione per classi d'età non abbia subito nel frattempo considerevoli variazioni.
  3. Fonte: 'Verso il 2010: successo in costruzione. Terzo rapporto regionale sulla dispersione scolastica nella scuola veneta 2006', Mpi - Ufficio Scolastico regionale per il Veneto.
  4. PISA è un'indagine internazionale promossa dall'OCSE e si svolge con cadenza triennale; nel 2006 ha visto la partecipazione di 57 Paesi (30 dell'OCSE e 27 Paesi partner). Si tratta di un'indagine rivolta a misurare le competenze acquisite dagli studenti quindicenni scolarizzati in quattro aree: tre propriamente disciplinari - letteratura, matematica e scienze - e la quarta riguarda la capacità di 'problem solving', ossia la capacità di mettere in atto processi cognitivi per affrontare e risolvere situazioni reali; è un'indagine di tipo campionario e Il campione italiano nel 2006 è costituito da 806 scuole per oltre 21.770 studenti che rappresentano circa mezzo milione di quindicenni secolarizzati. Il campione veneto è costituito da 53 unità scolastiche per un ammontare di 1.530 studenti a rappresentare poco più di 40.000 studenti quindicenni della regione.
  5. Si fa riferimento a dati ricavati da un primo rapporto elaborato dall'Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto, il cui scopo è eminentemente divulgativo.
  6. A cura di Lucia Dekleva, Direzione Formazione.


Figura 9.1
Distribuzione percentuale della popolazione di 15 anni e oltre per titolo di studio. Veneto e Italia - Anno 2006
Figura 9.2
Distribuzione percentuale per provincia delle scuole (statali e paritarie) per ogni ordine e grado di istruzione. Veneto - A.s. 2007/08
Figura 9.3
Distribuzione percentuale per provincia della popolazione residente per fascia d'età tra i 3 e i 18 anni. Veneto - Anno 2006
Tabella 9.1
Bambini nelle scuole dell'infanzia in Veneto, tasso di scolarità e numero medio di bambini per aula. Scuola statale e non statale - A.s. 1994/95, 2002/03, 2003/04 e 2006/07
Tabella 9.2
Alunni nelle scuole primarie in Veneto e numero medio di alunni per aula. Scuola statale e non statale - A.s. 1994/95, 2002/03, 2003/04 e 2006/07
Tabella 9.3
Alunni nelle scuole secondarie di I grado in Veneto e numero medio di alunni per aula. Scuola statale e non statale - A.s. 1994/95, 2002/03, 2003/04 e 2006/07
Figura 9.4
Tasso di partecipazione nell'istruzione secondaria superiore (*). Veneto e Italia - Anni 2000:2007
Figura 9.5
Scuole Statali: distribuzione percentuale degli alunni per tipologia d'istituto superiore. Veneto e Italia - A.s. 2007/08
Tabella 9.4
Alunni non ammessi alla classe successiva per anno di frequenza nella scuola primaria. Veneto e Italia - Anni scolastici 2003/04 e 2004/05
Figura 9.6
Alunni non ammessi alla classe successiva per anno di frequenza nella scuola secondaria di primo grado. Veneto - Anni scolastici 2003/04 e 2004/05
Tabella 9.5
Composizione percentuale di scrutinati per ammissione alla classe successiva e tipologia di istruzione superiore. Veneto - A.s. 2004/05 e 2002/03
Figura 9.7
Composizione percentuale di scrutinati per ammissione alla classe successiva negli istituti secondari superiori e genere. Veneto - A.s. 2004/05 e 2003/04
Figura 9.8
Graduatoria regionale del tasso di abbandono alla fine del primo anno delle scuole secondarie superiori - Anno 2006
Figura 9.9
Giovani che abbandonano prematuramente gli studi - Anno 2007
Figura 9.10
Graduatoria internazionale delle competenze acquisite dagli studenti quindicenni nell'area delle scienze - Anno 2006
Figura 9.11
Graduatoria regionale dei tassi di scolarizzazione superiore nell'anno 2007 e variazione percentuale 2007/2004
Figura 9.12
Numero degli immatricolati negli atenei veneti e percentuale di immatricolati sulla popolazione residente di 19 anni - A.a. 1999/00: 2006/07
Figura 9.13
Graduatoria dei laureati per sesso e principali facoltà venete - Anno 2006
Figura 9.14
Destinatari dei corsi formativi per titolo di studio e tipologia di formazione - Triennio 2005:2007
Figura 9.15
Destinatari dei corsi formativi per classe di età e tipologia di formazione - Triennio 2005:2007
Tabella 9.6
Distribuzione percentuale dei destinatari dei corsi formativi per residenza e tipologia di formazione - Triennio 2005:2007
I numeri del capitolo 9
I numeri del capitolo 9

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