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La famiglia tra reddito e consumi

Il contesto demografico in cui viviamo è in continua evoluzione. Nella seconda metà degli anni Settanta si innescano rilevanti cambiamenti, quali l'allungamento della vita media, grazie al miglioramento delle condizioni di salute e al raggiungimento di un buon livello di benessere economico della popolazione, il calo delle nascite, dovuto ai mutamenti sociali ed economici della società che hanno indotto le donne a posticipare la nascita del primo figlio e a diminuire così il numero di figli, e conseguentemente l'aumento sempre più accentuato della quota di persone anziane rispetto alle fasce più giovani della popolazione.
Trasformazioni che si riflettono inevitabilmente nelle strutture familiari: se la famiglia è composta da persone, va da sé che i cambiamenti strutturali delle caratteristiche dei suoi membri incidano sui profili familiari. Tra l'altro i profondi mutamenti che l'istituzione familiare ha attraversato negli anni a cavallo del terzo millennio trovano le loro radici già nella seconda metà del secolo scorso: la crescita delle separazioni e dei divorzi, il calo appunto della natalità, l'ingresso della donna nel mondo del lavoro e l'incremento dei flussi migratori.
La centralità della famiglia nella società italiana trova conferma nel suo ruolo insostituibile per la persona e per la società: essa rappresenta infatti il luogo privilegiato dove convivono gli affetti, i progetti, la cura, dove si sviluppano l'educazione e la formazione, dove avvengono le importanti decisioni economiche e dove situazioni di difficoltà della persona trovano il sostegno e la protezione primaria.
Cogliere questi mutamenti e offrire alle famiglie la possibilità di ritrovare un equilibrio e un ruolo nella società contemporanea è una delle chiavi essenziali per uno sviluppo sociale organico e armonioso. Parlare di qualità della vita delle famiglie porta necessariamente ad una molteplicità di fenomeni da osservare, partendo appunto dalle trasformazioni demografiche in atto nella società e alle conseguenti ripercussioni sulle strutture e le reti familiari fino ad arrivare agli stili di vita, alla qualità dell'abitare, al modo e alle possibilità di consumo e alle problematiche legate alla conciliazione tra lavoro e famiglia.
8.1 - Dinamiche demografiche

Inizio Pagina  La popolazione

La popolazione residente nel Veneto, secondo l'ultimo dato provvisorio registrato fino ad agosto 2007, ammonta a 4.809.076 abitanti, in continua crescita da più di un decennio e in aumento di 1,5 punti percentuali rispetto al dato del 2006. (Figura 8.1.1)
Le quote maggiori di popolazione si concentrano nelle province di Padova, Verona e Treviso, ciascuna con oltre il 18% della popolazione complessiva; Vicenza e Venezia concentrano rispettivamente il 17,6% e il 17,5% della popolazione, mentre Belluno e Rovigo raggiungono quote molto inferiori sull'ordine del 5%. Rispetto al 2005, Verona è la provincia che registra l'incremento di popolazione più consistente, +2,3 punti percentuali, seguita da Treviso (+1,9%) e Padova (+1,6%). Inferiore al mezzo punto percentuale è invece la variazione di popolazione per Belluno e Rovigo.
Dal 1991 ad oggi la popolazione del Veneto cresce con un ritmo di quasi 6 persone all'anno ogni 1.000 abitanti inizialmente censiti. L'espansione demografica interessa quasi il 78% dei comuni del territorio regionale, nei quali risiede oltre il 79% della popolazione e il cui tasso di crescita si attesta mediamente su 9,1 persone ogni mille residenti. L'aumento interessa principalmente la fasce centrali del territorio regionale, mentre i comuni afflitti dallo spopolamento sono in prevalenza situati nella zona montana e nella bassa pianura padana, a cui si aggiungono i comuni capoluogo di Venezia, Padova, Rovigo e Treviso. (Figura 8.1.2)
Rispetto all'intero territorio nazionale, il Veneto si caratterizza per una crescita di popolazione più elevata, e con un incremento rispetto all'anno precedente più marcato. Se la crescita per componente naturale è molto bassa, sia in Veneto che in Italia, a fare la differenza rispetto alla situazione nazionale è la crescita migratoria più elevata. (Tabella 8.1.1)
È soprattutto l'attrattività della nostra regione a determinare l'incremento di abitanti complessivo. Il saldo migratorio positivo e particolarmente elevato per le province situate nella fascia centrale del territorio regionale mostra che l'aumento della popolazione è determinato dall'ingresso di nuovi abitanti, provenienti in prevalenza fuori dal Veneto. Più contenuti sono gli spostamenti interni tra province venete: i territori che registrano maggiori flussi migratori interni alla regione sono il padovano e il veronese.
La componente naturale, invece, ha un'incidenza più contenuta per tutte le province, dato l'allungamento della vita media e il calo della fecondità che arresta il numero di nuovi nati. In alcune province il saldo naturale è negativo: Belluno, Rovigo e Venezia registrano nel 2006 un numero più elevato di morti che di nuovi nati; diversamente Treviso e Vicenza si rivelano le province che maggiormente contribuiscono alla crescita della popolazione nella sua componente naturale, registrando saldi naturali più elevati, in buona parte determinati dai nuovi nati da donne straniere: infatti, Treviso e Vicenza risultano le province con la maggiore incidenza di stranieri, rispettivamente il 9,1% e il 9,0% della popolazione veneta rilevata nel 2006. (Tabella 8.1.2)
Il basso numero di nascite, che perdura ormai da oltre un ventennio, sommato all'allungamento continuo della vita media, rende l'Italia uno dei paesi più vecchi al mondo.
Anche il Veneto è in linea con le tendenze demografiche nazionali: il processo di invecchiamento della popolazione, seppure più lento rispetto alla situazione italiana, vede nel 2006 una quota pari a quasi 139 anziani di età superiore ai 65 anni ogni 100 giovani in età 0-14, con un incremento rispetto al 2001 di 2,7 punti percentuali. E il fenomeno sembra essere in continua ascesa, registrando un costante e progressivo sbilanciamento nella composizione della popolazione complessiva. Nell'ultimo ventennio gli anziani in Veneto sono aumentati in modo considerevole, infatti mentre al censimento del 1981 rappresentavano il 13% della popolazione, oggi ne costituiscono oltre il 19%. In particolare si è assistito ad un aumento consistente degli ultraottantenni. Tale crescita, inoltre, sembra destinata a mantenersi: infatti, secondo quanto ipotizzano le previsioni sulla popolazione, entro il 2025 gli anziani nella nostra regione potrebbero aumentare fino a incidere per il 26% della popolazione. (Figura 8.1.3) e (Figura 8.1.4)
Sempre più consistente si configura lo squilibrio tra giovani e anziani, tra chi produce o potenzialmente lo farà, e chi beneficia dell'attività svolta in passato. Un ridimensionamento della popolazione in età attiva può comportare importanti cambiamenti nel mercato del lavoro, mentre se si considerano le dinamiche familiari non si può non prevedere in futuro una maggiore richiesta di cura da parte di individui anziani, che graverà su soggetti a loro volta mediamente più anziani e in numero progressivamente più contenuto.

Inizio Pagina  I cambiamenti nei nuclei familiari

Nell'ultimo decennio si registra un considerevole aumento del numero delle famiglie (Nota 1), quasi 300 mila in più rispetto al 1996, accompagnato però da una diminuzione del numero medio di componenti, che si arresta a 2,49 nel 2006. Le famiglie crescono ad una velocità ben superiore rispetto a quella della popolazione: secondo i dati dei censimenti, dal 1991 al 2001 in Veneto la popolazione è cresciuta del 3,4%, mentre il numero delle famiglie del 14,2%. Crescita quest'ultima non attribuibile quindi solo all'aumento della popolazione: le famiglie venete sono sempre più numerose, ma sempre più piccole, a causa del sostanziale calo della fecondità, dell'incremento dell'instabilità coniugale e dell'invecchiamento della popolazione.
Inoltre, vanno aumentando strutture familiari meno tradizionali: crescono quelle monogenitori, le famiglie ricostituite, le unipersonali e i nuclei (Nota 2) aggregati. (Figura 8.1.5)
In linea con la tendenza nazionale, il Veneto registra una diminuzione di quasi 4 punti percentuali del numero di coppie con figli sul totale dei nuclei familiari, in favore di un aumento delle coppie senza figli. La maggior parte di esse è costituita da anziani; per le altre la tendenza all'aumento è in parte dovuta al fatto che la maggior parte delle donne, e quindi delle coppie, in questi ultimi anni ha deciso di ritardare l'evento della nascita del primo figlio. Infatti, nel 2004 l'età media delle madri alla nascita dei figli era di poco più di 31 anni contro i 30 anni e 7 mesi del 1995, valori leggermente superiori alla media nazionale. (Figura 8.1.6)

Inizio Pagina  La fecondità

Negli ultimi dieci anni, sia nella nostra regione che in molte altre, si assiste ad una leggera ripresa della fecondità. In Veneto il numero medio di figli per donna è stimato nel 2007 a 1,38. Il dato rimane dello stesso ordine di grandezza dei tre anni precedenti, e in aumento rispetto all'1,08 del 1995, anno di minimo storico regionale e nazionale, anche se rimane ancora ben lontano dal valore di sostituzione delle coppie di 2,1 figli per donna. (Figura 8.1.7)
Confrontando le regioni italiane, il Veneto è protagonista di una crescita più marcata della fecondità di quella media italiana, in aumento di 0,31 nel 2007 rispetto al 1995. Tale tendenza sembra in linea con quelle di molte regioni del Nord e alcune del Centro, quali Trentino Alto Adige, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Valle d'Aosta. Le restanti regioni centrali e settentrionali si trovano in una situazione di fecondità sotto la media nazionale, ma comunque in aumento rispetto al 1995. Diversa è la situazione per le regioni del Sud: la crescita di fecondità ha un andamento più lento, anche se Sicilia e Campania mantengono valori sopra la media nazionale.
La ripresa della fecondità negli ultimi anni, a cui hanno contribuito in prevalenza le regioni del Nord, è in parte dovuta alla crescente presenza di persone straniere, che mostrano una maggiore propensione ad avere figli (nel 2004, su 100 nati il 18,9% è nato da almeno un genitore straniero); nel 2005, infatti, il numero medio di figli per donna in Italia era pari a 1,32: calcolando separatamente tale indicatore per la componente italiana e straniera della popolazione residente, si ottengono rispettivamente 1,24 e 2,41 figli per donna. La popolazione immigrata presente in Italia proviene da paesi con dinamiche riproduttive diverse da quelle venete, dinamiche che conservano per qualche anno ma che nel tempo sono destinate a adeguarsi ai comportamenti riproduttivi e demografici della nostra terra.
Tale ripresa, però, può essere attribuita anche alla decisione posticipata di avere figli da parte delle donne venete, che hanno procrastinato le nascite in attesa di trovare un equilibrio da un punto di vista di relazione di coppia, di lavoro e abitativo: le curve dei tassi specifici di fecondità per età delle donne venete residenti evidenziano,infatti, nel 2005 una posticipazione rispetto a 10 anni prima dell'età in cui le donne hanno figli.
Ciò testimonia un profondo cambiamento nei costumi riproduttivi: le donne venete fanno meno figli rispetto a trent'anni fa - basti pensare che il numero medio di figli per donna nel 1970 era 2,39 - e li fanno ad un'età sempre più avanzata.
È complesso trovare le motivazioni corrette per le quali le donne decidono di avere meno figli rispetto al passato. Certamente la posticipazione di tale evento ha l'effetto di diminuire il numero totale di nati, data l'impossibilità fisiologica di procreare oltre una certa età e constatato che, dopo i 35 anni, i rischi connessi con la gravidanza aumentano notevolmente. Se da un punto di vista biologico si potrebbe avanzare l'ipotesi dell'affievolimento dell'istinto di sopravvivenza della specie e del senso della continuità biologica, è anche indubbia la presenza di una trasformazione dei modelli culturali. Da una parte vi è la tendenza sempre maggiore dei genitori a concentrare le proprie energie e le proprie attenzioni verso un numero limitato di figli così da non fare mancare a questi proprio nulla, e questo consentirebbe anche di spiegare, almeno in parte, la maggiore tendenza dei genitori a tenere i propri figli a lungo legati alla casa di origine. Dall'altra, invece, c'è chi sostiene che la famiglia oggi non abbia più come scopo primario i figli, e che la procreazione non sia un tratto essenziale dell'essere famiglia: il dibattito culturale cresciuto degli ultimi anni, infatti, vede una ridefinizione di tale istituzione, tanto che oggi, diversamente da qualche decennio fa, una famiglia non è di serie A o di serie B in relazione al numero di figli che ha. Se un tempo l'avere molti figli era un modo per i genitori di trasferire le proprie aspettative di realizzazione, oggi tale ambizione si trasferisce sempre più verso la coppia (o il singolo), dal momento che questa oggi è in grado di realizzare da sé ciò che prima poteva solo sperare attraverso la realizzazione dei propri figli.
Se si guarda al numero medio di figli desiderato, secondo gli ultimi dati disponibili del 2003 si constata che sia gli uomini che le donne in Veneto ne vorrebbero almeno 2 (2,1 per la precisione, valore esattamente uguale al valore italiano). Tale desiderio espresso, ma alla fine non realizzato, è in parte frutto di un modello culturale di famiglia tradizionale che vorrebbe la classica famiglia con due figli (magari un maschio e una femmina) e in parte frutto di una reale aspirazione che però non riesce a concretizzarsi. (Figura 8.1.8)

Inizio Pagina  Le adozioni

Se da un lato si assiste alla progressiva diminuzione del numero di nati, dall'altro aumenta il numero di adozioni da parte di genitori veneti e italiani. Il numero di domande di adozione di minori italiani si attesta nel 2005 ad un valore pari a 824 in Veneto, se si considerano invece le domande di minori stranieri, queste erano pari a 513, entrambe in leggera diminuzione rispetto all'anno precedente.
Dalla domanda all'effettiva adozione il procedimento è abbastanza lungo, specie quando si tratta di minori italiani. In seguito alla presentazione di domanda di adozione, gli organi competenti che fanno capo al Tribunale dei Minori avviano un piano di provvedimenti volto ad effettuare controlli riguardo agli aspiranti genitori adottivi. Quindi, dopo un decreto dello stesso Tribunale che dichiara la coppia idonea, scattano i procedimenti volti ad individuare il minore da affidare alla coppia.
Il totale della adozioni nazionali è in crescita dal 2003. Nel 2005 i minori italiani adottati in Veneto erano 124, di cui il 63% fa riferimento a minori dichiarati in stato di abbandono, mentre il restante 37% a minori di categorie residuali, come ad esempio orfani già seguiti da altri parenti. Per quanto riguarda i minori stranieri, il numero di minori passa da 274 nel 2003 a 292 nel 2005. L'adozione di minori stranieri ha tempi più veloci e minori impedimenti, inoltre spesso è più facile ottenere l'adozione di un minore molto piccolo se è di provenienza straniera. Per questi motivi accade sempre più frequentemente che le coppie, pur presentando domande sia per minori italiani che stranieri, optino alla fine per adottare un minore straniero. In media, sia per le adozioni nazionali che internazionali, il marito ha circa 40 anni, mentre la moglie 38, e per oltre il 50% dei casi le coppie sono sposate da almeno sei anni.
Secondo i dati della Commissione per le adozioni internazionali, il numero di coppie venete che hanno richiesto l'autorizzazione all'ingresso in Italia di minori stranieri, per adozione o per affidamenti, è nel 2006 pari a 300.

Inizio Pagina  La scelta di vita matrimoniale

Strettamente legato al calo della fecondità è il fenomeno di calo della nuzialità (Nota 3). Nel 2005 i matrimoni celebrati in Veneto sono in diminuzione: dal 1993 si è registrato un calo di quasi il 18%. Non solo ci si sposa meno, ma ci si sposa anche più tardi: l'età media al primo matrimonio in Veneto è, infatti, passata da 29,2 anni del 1993 a 33 anni del 2005 per gli sposi, mentre per le spose da 26,5 a 30,2. (Figura 8.1.9)
Sempre più frequente, invece, è la scelta di formare una famiglia al di fuori del matrimonio o come passo preliminare ad esso: al giorno d'oggi, in modo più diffuso nel mondo occidentale, il fenomeno delle convivenze è diventato negli ultimi decenni alquanto comune, tanto da non essere più stigmatizzato dall'ambiente sociale come poteva esserlo qualche decennio fa. In Italia, prima del 1974 solo l'1,4% di matrimoni era preceduto da una convivenza, quota che sale decisamente al 25,1% secondo una media degli anni 1999-2003, e arriva al 34,1% nel Nord-Est. È importante sottolineare che la quota crescente di unioni prematrimoniali si lega anche all'aumento dei fenomeni di instabilità coniugale: secondo i dati italiani del 2003, aumentano dal 5,4% al 17,5% le convivenze in cui almeno uno dei partner è in attesa di sentenza di divorzio.
In Veneto, come in Italia, la maggioranza dei figli nasce comunque all'interno di coppie sposate. Nonostante l'aumento delle coppie non sposate in convivenza, la propensione ad avere figli è maggiore per le donne coniugate, dal momento che si preferisce fare figli in condizioni di maggiore stabilità della coppia e di più sicure prospettive future. Invero, nel 2004 in Veneto su 100 bambini il 14,3% sono nati fuori dal matrimonio. Tale quota, leggermente superiore a quella nazionale (13,7%), seppure ancora contenuta, risulta più che raddoppiata rispetto al 1995.
Anche quando la scelta è quella di sposarsi, si registra un aumento costante nel tempo dei matrimoni civili, che in Veneto nel 2005 sono il 41,2%, valore superiore alla media nazionale (32,8%). Anche questo mutamento dei costumi è da ricondurre in parte ai crescenti fenomeni di instabilità coniugale, che portano persone divorziate a dover optare per seconde nozze (o successive) non con rito religioso. (Tabella 8.1.3)
Il numero di coppie ricostituite in Veneto, secondo un dato medio 2005-2006, è pari a circa 71.000, di cui il 54,3% è rappresentato da coppie ricostituite con figli.
Uno dei fenomeni emergenti nei comportamenti familiari è la celebrazione di matrimoni in cui almeno uno dei due sposi è di cittadinanza straniera, specchio della crescente presenza e integrazione dei cittadini non italiani nel nostro territorio. Tale fenomeno interessava in Veneto il 7,1% delle celebrazioni nel 1998 mentre nel 2005 tale percentuale è passata al 19,3% (contro il 13,3% a livello nazionale). (Figura 8.1.10)

Inizio Pagina  Lo scioglimento della coppia

Le separazioni e i divorzi sono fortemente aumentati nell'ultimo decennio, nel 2005 sono state concesse in Veneto 6.157 separazioni e 4.052 divorzi. La proporzione sulle coppie coniugate è quasi raddoppiata dal 1993 al 2005. La separazione è il primo atto amministrativo della volontà di sciogliere la coppia coniugata; molto spesso rappresenta anche l'ultimo, poiché molte separazioni non proseguono verso il divorzio (in Italia nel 1995 circa 4 su 10 non si sono concluse con un divorzio nel decennio successivo), ma portano solo in pochi casi ad una ricomposizione dell'unione coniugale. (Figura 8.1.11) e (Tabella 8.1.4)
La durata media al momento della separazione si aggira sui 13 anni, durata che risulta in calo: pertanto, non solo sono in aumento i matrimoni che si sciolgono, ma durano anche sempre meno. Si possono inoltre osservare il calo delle separazioni entro il quinto anno di matrimonio e la leggera crescita nelle coppie coniugate da almeno 20 anni. Per queste coppie, le separazioni rappresentano in Veneto il 22,8% del totale e in Italia il 24,6%.
Si osserva un aumento delle separazioni che coinvolgono figli nati dall'unione (64,9%). In particolare, per le separazioni con figli minori l'aumento dal 2000 al 2005 è stato di 3,6 punti percentuali arrivando al 47,7%. I minori coinvolti sono stati nel 2005 il 5,4 per mille dei minori residenti in Veneto, quota leggermente inferiore al valore nazionale di 6,4 per mille, contro il 4,3 registrato nel 2000. Tali minori sono in genere affidati alla madre (nel 74,8% dei casi in seguito a separazioni, e nel 77,3% in seguito a divorzi nel 2005). La possibilità che sia il padre ad ottenere l'affidamento esclusivo aumenta al crescere dell'età dei figli. È importante comunque sottolineare una tendenza in salita negli ultimi anni al ricorso all'affidamento congiunto o alternato di entrambi i coniugi. Complessivamente dal 2000 al 2005 sono stati coinvolti in nuove separazioni più di 17.000 minori.

Inizio Pagina  Le coppie con figli

Il calo della fecondità, che in Italia si protrae dal 1965 e che raggiunge nel 1995 il minimo storico di 1,19 figli per donna, ha avuto notevoli ripercussioni nella trasformazione della dimensione media delle famiglie e dei modelli di struttura familiare. E' quindi interessante analizzare come queste nuove nascite, sebbene ridotte, si distribuiscano all'interno delle famiglie. (Figura 8.1.12)
Se da un lato si osserva la diminuzione della quota di coppie con figli, dall'altra le famiglie che decidono di avere figli optano in maggioranza per averne almeno due. Mentre in un contesto nazionale sembrano in aumento le coppie che hanno un solo figlio, a scapito soprattutto delle coppie con tre o più figli, in Veneto si osserva una tendenza inversa: dal 1998 al 2006 sembra in crescita di quasi cinque punti percentuali il numero di coppie con almeno due bambini. Il 44% delle coppie venete ha due figli, mentre l'8,2% ne ha almeno tre. Se quindi è vero che la maggior parte dei figli arriva più tardi, ed è vero che sono in aumento le coppie che non ne hanno, è altrettanto vero che le coppie venete che li desiderano e ne hanno la possibilità tendono a non fermarsi al primo. Sembra pertanto delinearsi una tendenza ben specifica in Veneto, secondo la quale si potrebbero ipotizzare due tipologie di nuclei ben distinti: quelli che non hanno figli e quelli che ne contano almeno due. L'incremento di entrambe queste categorie va quindi a scapito delle coppie con un solo figlio.

Inizio Pagina  Famiglie numerose e famiglie polinucleari

L'aumento del numero di famiglie è in parte correlato anche ad un processo di progressivo assottigliamento della famiglia, che vede una riduzione del numero di componenti, e della disgregazione di famiglie polinucleari. Le famiglie con almeno cinque componenti, considerate oggi numerose, sono in netta diminuzione dal 1995 ad oggi nell'intero territorio nazionale, anche se in Veneto si osserva un calo più brusco di 2,4 punti percentuali. La stessa tendenza si osserva per le famiglie con più nuclei o con membri aggregati, in Veneto però la quota di tale tipologia ha un valore superiore rispetto alla situazione nazionale: ciò testimonia una certa persistenza in Veneto di un modello di famiglia estesa, dove oltre alla famiglia tradizionale si aggiungono altri componenti, tipicamente anziani o altri parenti. (Figura 8.1.13) e (Figura 8.1.14)

Inizio Pagina  I nuclei monogenitori

Il numero di nuclei di monogenitori rimane pressoché costante, e costituisce secondo gli ultimi dati disponibili l'11% dei nuclei, composti in prevalenza da madri sole con figli minori (83%). Tali donne sole sono per la maggior parte vedove (secondo i dati nazionali del 2003, su 100 donne sole 52,8 sono vedove), separate o divorziate per il 39,5% e in quota minore madri sole nubili (7,7%). Le donne sole sono più numerose rispetto ai padri soli sia perché la vita media femminile è più elevata, sia perché più spesso nei divorzi e nelle separazioni i figli vengono affidati alla madre: a tale proposito, secondo gli ultimi dati del 2004, su 100 minori affidati da separazione il 77,9% è stato affidato alla madre, e su 100 minori affidati da divorzio l'80%. Accade così più spesso che, in seguito a separazioni o divorzi dove sono coinvolti figli, da un'unica famiglia se ne formano almeno due: la madre, con i figli, va a costituire un nuovo nucleo monogenitoriale, mentre il padre origina una famiglia unipersonale.

Inizio Pagina  Famiglie unipersonali

Le famiglie unipersonali sono in crescita negli ultimi anni. Tale incremento interessa in Veneto soprattutto la fascia anziana: l'invecchiamento della popolazione e l'aumento della speranza di vita hanno come conseguenza anche l'aumento delle persone anziane sole, che in Veneto secondo una media 2005-2006 sono il 13,6% delle famiglie. Tra le donne sole, il 69,6% ha almeno 60 anni. Cresce però anche la quota di persone sole con meno di 60 anni: è da dire che, se da un lato i giovani faticano più di un tempo ad abbandonare la famiglia di origine, dall'altro si osserva un aumento delle persone sole in seguito alla crescita dei fenomeni di instabilità coniugale. (Figura 8.1.15) e (Tabella 8.1.5)
La posticipazione della nuzialità ha il risvolto di una sempre più lunga permanenza dei giovani nella casa di origine. In Veneto il 53,6% dei giovani di 20-34 anni celibi e nubili rimane in famiglia, in maggioranza i maschi rispetto alle femmine, procrastinando così il momento di avvio ad una vita autonoma e la costruzione di una famiglia propria. Anche considerando la fascia più adulta di 30-34 anni, si osserva che quasi un giovane su tre (31,5%) rimane ancora con mamma e papà, quota in crescita dal dato del censimento 2001 (27%). La difficoltà ad abbandonare le mura domestiche, dalla maggiore età fino ai 34 anni, non è spiegabile solo con l'allungamento del percorso formativo scolastico, con la difficoltà per i giovani di raggiungere in breve un'occupazione stabile o con il desiderio di raggiungere una certa stabilità economica. Se si chiede ai giovani veneti il motivo di tale permanenza prolungata, il 21,6% afferma che sta ancora studiando, il 39,9% dichiara difficoltà economiche che diventerebbero difficilmente sostenibili in una vita da solo. Più spesso però la permanenza presso i genitori si configura come una vera e propria scelta: oltre la metà (53,6%) dei giovani veneti dichiara di stare bene in famiglia e di poter godere ugualmente della propria libertà. Ciò è in parte frutto anche del cambiamento nel tempo dei rapporti tra genitori e figli, che rispetto al passato tendono ad essere sempre meno gerarchici e permettono ai giovani di mantenere in casa una propria indipendenza. La conquista posticipata di una vita autonoma da parte dei giovani, e della eventuale formazione di una famiglia, sono in linea con la riduzione dei desideri riproduttivi e con il conseguente basso regime di fecondità.

Inizio Pagina  La soddisfazione percepita dalle famiglie

In una valutazione del tenore di vita familiare, influenzato sicuramente dal possesso di beni e da una situazione economica vantaggiosa che verranno trattati nel paragrafo successivo, hanno un peso rilevante alcuni aspetti del vivere quotidiano. Il modo di vivere le relazioni, la qualità dell'abitare e il contesto della zona di residenza danno infatti un valore aggiunto, che si riflette nella soddisfazione della vita percepita dalle famiglie.
L'abitazione costituisce per una famiglia una dei beni primari, in particolare è tipico delle famiglie dell'Europa mediterranea, e dell'Italia, il desiderio di avere una casa di proprietà e la disponibilità ad investire, e rischiare, molto pur di conquistare una dimora propria. La casa è il luogo privilegiato dove hanno luogo la maggior parte delle attività della famiglia, si potrebbe quasi dire che non c'è famiglia - in senso di relazioni - se non c'è casa, dal momento che i rapporti familiari solidi e concreti ci sono laddove c'è un luogo, anche fisico, per coltivarli. In Veneto sono più numerose e in aumento rispetto all'intero territorio nazionale le famiglie con casa di proprietà (72,2%), che nel 17,6% dei casi sono gravate da mutuo.
Tra i fattori che influenzano fortemente la percezione delle famiglie sulla qualità della propria vita vi è anche il giudizio espresso sulla casa in cui si abita, a maggior ragione vista l'importanza che questa riveste per la dimensione familiare.
Le abitazioni sono percepite sempre più piccole, ma in condizioni migliori rispetto a dieci anni prima. Interessante anche il dato sull'irregolarità nell'erogazione dell'acqua, che riguarda, nel 2006, l'8,2% delle famiglie, situazione comunque migliore rispetto alla media italiana (14%). (Figura 8.1.16)
Ad influire sulla percezione di qualità della vita familiare hanno un peso rilevante anche gli aspetti relativi alla zona di residenza. Le problematiche più sentite continuano ad essere quelle legate alla viabilità. Primo tra tutti il traffico, sia in Veneto (50,4%) che in Italia (46,1%), anche se in forte diminuzione dal 1996 al 2006. Problemi relativi all'ambiente, come l'inquinamento dell'aria e il rumore, seppur in diminuzione, rappresentano ancora criticità sentite dalle famiglie, soprattutto per i comuni di più ampia dimensione demografica e i centri più urbanizzati: in particolare, secondo i dati più recenti, l'inquinamento è più sentito in Veneto (44,3%) che nell'intera Italia (40,9%), mentre problemi di rumorosità si arrestano in Veneto al 32,3% ma superano i 35 punti percentuali in Italia. Questa controtendenza rispetto alla recente crescita di allarmi legati all'ambiente e all'inquinamento è attribuibile in parte alla propensione delle famiglie a spostare la propria residenza dai capoluoghi di provincia ai comuni limitrofi, i quali hanno visto un incremento nel numero di famiglie residenti del 41,2% fra il 1981 e il 2001 contro l'8,7% dei capoluoghi. Inoltre si potrebbe pensare ad un'abitudine negli ultimi anni a convivere con il traffico, l'inquinamento e il rumore, percepiti quindi in maniera meno gravi. Appare migliorata nel corso di un decennio la soddisfazione per i collegamenti con i mezzi pubblici, mentre sempre più forte è la percezione della propria zona di residenza come a rischio di criminalità. (Figura 8.1.17)
Per comprendere entità e soddisfazione delle relazioni familiari, è importante richiamare il contesto culturale dei rapporti intergenerazionali. Il rapporto tra genitori e figli ha una natura diversa nell'Europa mediterranea, e quindi anche in Italia, rispetto agli altri paesi occidentali. Viene data molta importanza ai rapporti tra i membri all'interno del nucleo familiare, sia nelle fasi della vita più giovani che in quelle più avanzate. Ciò si può constatare non solo facendo riferimento al crescente numero di giovani che rimanda il momento in cui lasciare la casa dei genitori, ma anche osservando che, una volta usciti di casa, la tendenza è quella di stabilire la nuova abitazione in prossimità della famiglia di origine, mantenendo così con essa un rapporto continuativo e di interscambio. (Tabella 8.1.6)
In caso di necessità l'82% delle famiglie venete sa di poter contare sull'aiuto di parenti, valore simile alla media italiana. Si intravedono in questi dati i caratteri del modello familiare mediterraneo, e quindi anche italiano, che si traduce in una trasmissione forte da parte dei genitori ai figli dell'importanza della famiglia e dei rapporti di solidarietà intergenerazionale; diversamente, la cultura dell'Europa Nord-occidentale porta i genitori a trasmettere in modo più marcato ai figli i valori dell'autonomia e dell'indipendenza, che favoriscono l'uscita dei figli dalla famiglia di origine ad età più precoci.
È indubbio che in famiglia il sentirsi a proprio agio nel comunicare con i genitori rappresenti un indicatore in grado di esplicitare la qualità delle relazioni familiari. Considerando gli adolescenti veneti di età 11, 13 e 15 anni, secondo un'indagine del 2002 dell'Organizzazione Mondiale della Sanità emerge che l'85,9% dei figli di 11 anni riesce a comunicare facilmente e ad avere un buon dialogo con la madre, più bassa è la percentuale se si considera il padre (64,7%). Entrambe queste quote calano più elevata è l'età del figlio: i figli di 15 anni hanno per il 66% un buon rapporto con la madre, mentre meno della metà (40,2%) con il padre. Sia nel rapporto con la madre che con il padre emerge che, tra i figli adolescenti, sono in genere i figli maschi ad avere una buona comunicazione con i genitori, più difficoltà hanno le femmine soprattutto con il padre.
Più basso è il numero di famiglie che sa di poter chiedere aiuti ad amici (57,1%) o vicini di casa (43,7%). Seppure in diminuzione nel tempo, la quota di persone molto soddisfatte delle relazioni con i propri parenti ha un valore superiore a quello italiano, se si considerano anche le persone abbastanza soddisfatte, in Veneto si arriva a quasi 9 persone su 10. Si accompagna un consistente aumento delle famiglie che vivono troppo lontano dai propri familiari; la quota rimane comunque inferiore rispetto alla situazione italiana, ad indicare in Veneto una tendenza più marcata a non allontanarsi dalla famiglia di origine.



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Note

  1. Con 'famiglia' si intende, secondo la definizione data dall'Istat, un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune (anche se non sono ancora iscritte nell'anagrafe della popolazione residente del comune medesimo). Una famiglia può essere costituita anche da una sola persona.
  2. Con 'nucleo familiare' si intende, secondo la definizione data dall'Istat, un insieme di persone tra loro coabitanti che sono legate dal vincolo di coppia e/o rapporto genitore-figlio (sempre che il figlio sia celibe/nubile). All'interno della famiglia si possono così trovare nessun nucleo (le persone sole, due sorelle, una madre che vive col figlio separato), un nucleo (una coppia, un genitore solo), due o più nuclei (due coppie, oppure una coppia di genitori con la figlia divorziata e il nipote).
  3. Si osserva sovente un ridimensionamento delle nascite in seguito ad un calo della nuzialità. È vero anche l'opposto: ad esempio il 1963 è l'anno con il maggiore numero di matrimoni nella storia del nostro Paese, e l'anno successivo, il 1964, l'anno con il numero più elevato di nascite dal secondo dopoguerra.


Figura 8.1.1
Popolazione residente in Veneto - Anni 1987:2007
Figura 8.1.2
Tasso di incremento annuo della popolazione veneta per 1.000 residenti. Anni 1991:2007
Tabella 8.1.1
Indicatori demografici per 1.000 abitanti. Veneto, Italia - Anni 2006, 2007
Tabella 8.1.2
Movimento anagrafico in Veneto per provincia - Anno 2006
Figura 8.1.3
Distribuzione della popolazione per età e previsioni demografiche. Veneto - Anni 2006, 2025
Figura 8.1.4
Indice di vecchiaia della popolazione. Veneto, Italia - Anni 2001:2006
Figura 8.1.5
Le famiglie e il numero medio di componenti in Veneto - Anni 1996, 2000, 2006
Figura 8.1.6
Distribuzione percentuale dei nuclei familiari per tipologia. Veneto e Italia
Figura 8.1.7
Numero medio di figli per donna e variazione assoluta 2007/1995 per regione - Anno 2007
Figura 8.1.8
Tassi di fecondità specifici per classi età delle donne residenti in Veneto - Anni 1995, 2005
Figura 8.1.9
Matrimoni per tipo di rito in Veneto - Anni 1993:2005
Tabella 8.1.3
Sposi al 2° matrimonio o successivi (percentuale per 100 matrimoni)- Anni 1993, 2005
Figura 8.1.10
Matrimoni celebrati in totale e con almeno uno sposo straniero in Veneto - Anni 1998:2005
Figura 8.1.11
Separazioni e divorzi per 1.000 coppie coniugate in Veneto - Anni 1993:2005
Tabella 8.1.4
Separazioni concesse - Anni 2000, 2005
Figura 8.1.12
Distribuzione percentuale del numero di figli per coppia. Veneto, Italia - Anni 1998, 2005-2006
Figura 8.1.13
Percentuale di famiglie con almeno 5 componenti. Veneto e Italia
Figura 8.1.14
Percentuale di famiglie con più nuclei o con membri aggregati. Veneto e Italia
Figura 8.1.15
Quota delle persone sole sul totale delle famiglie per fascia di età. Veneto e Italia
Tabella 8.1.5
Persone sole per fasce di età e sesso. Veneto, Italia - Anno 2005-2006
Figura 8.1.16
Percentuale di famiglie con problemi relativi all'abitazione in cui vivono. Veneto, Italia - Anni 1996, 2006
Figura 8.1.17
Percentuale di famiglie che avvertono problemi nella zona di residenza. Veneto, Italia - Anni 1996, 2006
Tabella 8.1.6
Relazioni familiari e prossimità abitativa. Veneto, Italia - Anni 1996, 2006

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