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Innovazione e competitività nelle imprese

5.1 - Qualità a 360°

Inizio Pagina  Le certificazioni

È opinione ormai diffusa che le dinamiche economiche siano strettamente correlate a quelle sociali e che il sistema di funzionamento di un territorio non possa essere visto come la sommatoria di processi che maturano in ambiti diversi - industriale, sociale, ambientale - ma come un'unica dimensione di sviluppo, dove diventano fondamentali le interrelazioni tra contesti differenti. In questa ottica, si sta sviluppando un'attenzione sempre maggiore verso la responsabilità sociale d'impresa, definita dal Libro Verde della Commissione Europea del 2001 come "integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate".
Nella garanzia di una sempre maggiore qualità della produzione e nel rispetto dello sviluppo sostenibile della società, le imprese si stanno dotando di un sistema di controlli che è passato dal semplice controllo sul prodotto ad un sistema di qualità totale che assicuri il rispetto delle problematiche sociali ed ecologiche cui si riferisce la Commissione Europea.
L'adozione di un sistema di gestione per la qualità rappresenta una scelta strategica per l'impresa; lo scopo primario è quello di soddisfare le esigenze e le aspettative dei propri clienti, attraverso un'organizzazione più efficiente, ottenendo vantaggi in termini di competitività e qualità dei prodotti nella tutela del territorio. Inoltre sempre più spesso il possesso di un sistema di gestione per la qualità a largo spettro e la sua certificazione da parte di un organismo accreditato rappresenta un requisito obbligatorio anche per poter partecipare a gare d'appalto. La normativa sulla qualità in Europa prende il nome di Iso (International Organization for Standardization) dall'organizzazione internazionale alla quale aderiscono varie organizzazioni nazionali, tra cui per l'Italia l'Uni. La via europea e italiana alla qualità si è sviluppata nell'ambito della "certificazione di qualità", l'attestazione rilasciata da un ente accreditato della conformità del sistema di qualità alle norme Uni En (Nota 1) Iso. Il certificatore deve, a sua volta, essere accreditato dal Sincert (Nota 2) che garantisce la qualità della società certificatrice.
Le certificazioni di sistemi di gestione accreditate da Sincert coprono tutti i settori merceologici e le certificazioni ad oggi rilasciate sotto accreditamento riguardano decine di migliaia di siti produttivi e comprendono le seguenti tipologie: certificazioni di sistemi di gestione per la qualità, secondo vari riferimenti normativi generici o settoriali (Nota 3); certificazioni di sistemi di gestione ambientale (ISO 14001); certificazione di sistemi di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro (OHSAS 18001); certificazione di sistemi di gestione per la sicurezza delle informazioni (BS 7799 - ISO 27001); certificazione di sistemi di gestione per la sicurezza alimentare (ISO 22000).
I dati disponibili sui sistemi di gestione per la qualità delle imprese confermano che è in atto una crescita costante dei siti produttivi (Nota 4) con una certificazione di qualità. Infatti, negli ultimi due anni la presenza di siti produttivi veneti con certificazione si è andata progressivamente rafforzando,+21,3%, raggiungendo le 13.399 unità alla fine del 2007, pari al 10,3% del totale nazionale, che rappresentano il 2,4% del totale delle unità locali regionali. (Tabella 5.1.1)
Esaminando i dati per settori economici omogenei, si rileva che il settore dei servizi rappresenta quasi il 42% dei siti produttivi regionali certificati, segue quello manifatturiero con il 39,3% e circa il 16% delle organizzazioni certificate appartengono al settore delle costruzioni. A livello di singoli comparti si segnala che circa il 10% di siti produttivi certificati appartengono all'industria metallurgica, l'8,5% ai servizi professionali d'impresa, il 5,6% al comparto dell'ottica e dell'elettronica, il 4,3% alla meccanica e il 3,9% alle industrie alimentari. (Figura 5.1.1) e (Figura 5.1.2)
Sembra sempre più rilevante il peso che la dimensione ambientale va assumendo nei comportamenti di acquisto dei consumatori nel mercato e l'introduzione di normative sempre più stringenti che impongono alle imprese l'introduzione di un sistema di gestione ambientale e l'adozione di pratiche di certificazione per la validazione degli interventi effettuati e dei risultati ottenuti in campo ambientale.
Ai fini dell'ottenimento della certificazione ambientale vengono richiesti sforzi organizzativi e gestionali maggiori e, in taluni casi, un programma di investimenti in nuove tecnologie piuttosto consistente.
I dati confermano la crescente importanza delle certificazioni riguardanti l'ambiente: negli ultimi anni l'incidenza dei siti produttivi con certificazione ambientale sul totale dei siti certificati risulta in costante crescita su tutto il territorio nazionale e per il Veneto il peso dei siti produttivi con certificazione ambientale passa dall'1,5% del 2000 al 7,2% del 2007.

Inizio Pagina  Il successo imprenditoriale

Lo studio dei fattori che possono determinare il successo delle attività imprenditoriali permette di approfondire la conoscenza del sistema economico di un territorio e indirizzare le politiche a livello sia regionale che nazionale, con l'obiettivo di mettere in luce i meccanismi che regolano la creazione e la distribuzione della ricchezza e quindi di comprendere quanto alla crescita economica si associ una variazione positiva e diffusa del livello del benessere dei cittadini.
I dati dell'indagine europea denominata "Factors of Business Success" (FOBS) (Nota 5), svolta su un campione di imprese appartenenti ad una popolazione di riferimento costituita da tutte le nuove imprese nate nel 2002 e sopravviventi a 3 anni dalla nascita, permettono di mettere in evidenza le motivazioni che spingono alla creazione dell'impresa e i fattori, individuali e sociali, che ne determinano il successo.
L'età, il sesso e il titolo di studio rappresentano alcune delle caratteristiche che consentono di tracciare il profilo del fondatore dell'impresa che, in media, è prevalentemente maschio, ha un'età di circa 40 anni e possiede un diploma di scuola media superiore. Infatti, in linea con quanto avviene a livello nazionale, più del 65% dei nuovi imprenditori veneti ha meno di quarant'anni; inoltre su cinque che avviano una nuova attività quattro sono uomini, mentre a livello nazionale il rapporto è tre su quattro.
Chi decide di creare una nuova impresa è spinto dal desiderio di avere una maggiore autonomia professionale ed economica. Le motivazioni più rilevanti sono il desiderio di mettersi in proprio, che per l'83,2% dei neo imprenditori veneti, rappresenta il fattore che ha principalmente determinato l'avvio della nuova attività, la prospettiva di ulteriori guadagni, 75,8%, e il desiderio di una nuova sfida, 64,7%.
Nella graduatoria delle motivazioni più rilevanti vi sono anche fattori più legati alla sfera individuale, primo tra tutti la volontà di sfuggire ad una situazione lavorativa poco soddisfacente, 49,4%, e il fatto di voler realizzare un'idea innovativa, 37%.
La necessità di evitare la disoccupazione, 28,5%, non sembra essere una motivazione molto forte per far nascere nuove imprese, contrariamente a quanto accade in ambito nazionale, 47%, a conferma di una maggiore vitalità e maturità dell'ambiente imprenditoriale veneto. (Figura 5.1.3))
Nell'avvio di una impresa, le difficoltà più rilevanti riguardano lo stabilire contatti con i clienti, di ostacolo per il 26,2% dei nuovi imprenditori veneti, ma anche l'affrontare i diversi e complicati aspetti amministrativi necessari per avviare una nuova attività, riscontato per il 27,7% e reperire i finanziamenti, scoglio per il 14,3%.
Per l'avvio dell'attività, quasi nove imprenditori veneti su dieci fanno ricorso ad un capitale iniziale costituito da risorse proprie; seguono il credito con garanzie, 19,6%, i prestiti da parte di amici e familiari,19,3%, e il credito senza garanzie, 9,8%. Solo 1,2% dei nuovi imprenditori veneti ha risposto di ricevere aiuti iniziali di natura pubblica, a fronte di un dato medio nazionale pari al 7%.

Inizio Pagina  Tecnologie e ricerca

Elementi che favoriscono il successo e la crescita imprenditoriale sono sicuramente l'utilizzo e lo sviluppo delle tecnologie. Dagli anni 50, la meccanizzazione, sia industriale che agricola, ha determinato un incremento della produttività con conseguente aumento del benessere e delle attività di servizio; ora, dopo aver superato la fase dell'elettronica, si sta percorrendo la strada della tecnologia dell'informazione e delle altre discipline innovative, quali le nanotecnologie, le biotecnologie, ecc. (Tabella 5.1.2)
Gli indicatori attualmente disponibili sul grado di utilizzo delle tecnologie dell'informazione tra le imprese mostrano un Veneto al passo con i tempi: il personal computer è ormai diffuso presso la quasi totalità di imprese con oltre i 10 addetti. La diffusione della banda larga copre il 72% delle imprese, oltre la metà delle imprese possiede un sito internet e un quarto degli addetti utilizza un pc connesso con la connessione a internet. (Figura 5.1.4)
Le tecnologie di carattere più avanzato sono un po' meno frequenti, ma nel nord-est (Nota 6) sono un quarto le imprese informatizzate con oltre i 10 addetti che utilizzano applicazioni CRM (Nota 7) e oltre un terzo quelle che ricevono fatture elettroniche. In generale, la connessione ad internet ha lo scopo di accedere ai servizi bancari o finanziari, 90,4%, ma anche di acquisire informazioni sui mercati, 59,2%, o di acquisire servizi e informazioni in formato digitale, 47,8%. Non è ancora diventata una prassi la firma digitale nei messaggi inviati, utilizzata soltanto dal 22,3% delle imprese. L'87,4% delle imprese informatizzate ha rapporti con la Pubblica Amministrazione on-line con lo scopo principale di ottenere informazioni e svolgere parzialmente o interamente procedure di tipo amministrativo. Le imprese che utilizzano applicazioni software per la gestione degli ordini di vendita e/o di acquisto sono nel nord-est il 64,3%, percentuale ben superiore al livello nazionale, 59%. (Figura 5.1.5) e (Figura 5.1.6)
A prescindere dalla tecnologia utilizzata, il sistema produttivo viene valutato in funzione dei risultati ottenuti, cioè in funzione del livello di qualità realizzata. Ogni sistema produttivo si trova ad operare all'interno di una realtà estremamente competitiva nella quale la speranza di sopravvivenza economica è resa possibile dal miglioramento della qualità del prodotto all'interno dell'evoluzione dei mercati, oltre che da condizioni di politiche economiche e sociali favorevoli. Ma sono necessarie continue evoluzioni tecnologiche ed innovazioni strutturali al fine di garantire il miglioramento della qualità del prodotto stesso. Anche l'evoluzione della progettazione nell'ambito di una stessa tecnologia determina un continuo miglioramento delle prestazioni del sistema produttivo e quindi del prodotto risultante.
L'innovazione, sia essa relativa ai servizi, alla tecnologia, al prodotto, al processo è oggi più che mai, in un contesto economico estremamente globalizzato, strategica rispetto alla competitività delle imprese, sia a livello di industria che di servizi. Gli imprenditori sono consapevoli che, affinchè l'innovazione si possa attuare e sviluppare, è necessario coltivare la cultura della ricerca scientifica ed investire in essa adeguate risorse in termini di investimenti e di personale. Infatti nel Veneto, così come a livello nazionale, oltre la metà della spesa in Ricerca & Sviluppo viene effettuata dalle imprese, seguite dalla seconda organizzazione per importanza in questo campo, le Università, 37,5% in Veneto, 30,2% in Italia. (Tabella 5.1.3)
Non è ancora stato raggiunto l'obiettivo di Lisbona che prevede che i due terzi della spesa in R&S sia finanziata dal settore privato, già una realtà in alcuni paesi del nord Europa, ma le imprese venete nel 2005 (Nota 8) hanno dimostrato una maggiore spinta negli investimenti in Ricerca e Sviluppo (R&S) rispetto all'anno precedente: +6,6% della spesa e + 12,5% degli addetti.
Se l'andamento congiunturale per gli anni 2004-2005 è stato positivo per le imprese venete, nel medio periodo 2000-2005 l'incremento è stato molto consistente e superiore a quello nazionale: +43,2% di spesa e +23,2% di addetti (Nota 9) alla R&S. In termini di addetti le imprese venete nel 2005 hanno impiegato il 46,4% degli addetti complessivamente occupati nella ricerca e per ognuno di essi hanno investito 80.951 euro, una cifra inferiore rispetto a quella nazionale di 111 mila euro.
Nel medio periodo la spesa è aumentata in tutti i settori: dal 2000 al 2005 l'incremento complessivo nazionale è stato del 25,2% , in Veneto del 36,2%.
La crescita della spesa per abitante in R&S nel periodo 2000-2005 è del 30,6% in Veneto e del 23,4% in Italia. Complessivamente si sono spesi nel Veneto per R&S 74.884 euro per ogni addetto dedicato a questa attività, 89.010 euro in Italia.
Il personale addetto alla attività di ricerca è aumentato, nel 2005, dell'8,8% in Veneto, rispetto alla crescita del 6,8% a livello nazionale. Ma sono soltanto 2,2 gli addetti nel Veneto ogni mille abitanti, quasi un addetto in meno rispetto all'Italia (3). (Figura 5.1.7)
Tuttavia, la situazione attuale registra una stasi della crescita della spesa in R&S in termini di percentuale su Pil. L'Europa è ancora lontana dall'obiettivo fissato a Lisbona nel 2000 che si prefissa il raggiungimento del 3% di spesa su Pil per il 2010, e in egual misura è distante il parametro del 2,5% fissato per l'Italia: la percentuale di spesa in R&S in rapporto sul Pil è ancora modesta sia a livello nazionale, 1,1% che a livello regionale, 0,59% (Nota 10) nel 2005.

Inizio Pagina  Il benessere finanziario delle imprese venete

La consistenza e la dinamicità del mondo imprenditoriale sono elementi che qualificano un territorio e ne aumentano la competitività attraverso lo sviluppo della capacità di attrarre lavoratori e l'offerta di prospettive di crescita. Il presupposto, non semplice in questa fase di mutamento della geografia economica internazionale, per fare fronte alla globalizzazione dei mercati ed alla turbolenza finanziaria, è la solidità aziendale. In un contesto congiunturale delicato e alla luce delle profonde modifiche all'assetto di finanziamento alle imprese a seguito della riforma del diritto societario (Nota 11) del 2003 e della riforma dell'Ires (Nota 12) applicata dal 2004, si analizza la situazione imprenditoriale veneta sulla base degli indici di bilancio. L'universo di riferimento per tale studio è costituito dalle imprese che hanno l'obbligo di deposito di bilancio societario presso le Camere di commercio, industria e artigianato. Nella fattispecie, si sono considerati i bilanci di 53.514 società di capitale in Veneto provenienti dall' archivio AIDA di Boreau Van Dijck, contenente i dati di oltre 540.000 società di capitale in Italia. Le società in esame comprendono tutte quelle con obbligo di bilancio e fatturato pari o superiore a 100.000 euro, comprese le aziende agricole ed immobiliari, escluse banche, assicurazioni e società finanziarie, per gli anni dal 2004 al 2006.
Le singole voci di bilancio sono state aggregate in modo da calcolare alcuni significativi indicatori relativi al complesso delle società analizzate per il Veneto e confrontate con l'aggregato a livello Italia. La finalità è di offrire alcune informazioni tendenziali relative allo stato di salute aziendale nel suo complesso, rilevando i punti di forza e, nel contempo, i punti critici dell'aggregato aziendale regionale. Si sono creati, in questo modo, alcune voci e indici di bilancio aggregati in modo da ottenere valori per l'insieme "Aggregato società venete" e "Aggregato società Italia": a titolo esemplificativo, nel caso si riporti il fatturato dell'"Aggregato società venete" si intende la sommatoria dei fatturati delle società dell'universo oggetto di studio.
Esponiamo questo tipo di approccio analitico proponendo delle informazioni che, per quanto precise o puntuali, riguardano un sottoinsieme della realtà produttiva veneta o del territorio di riferimento, e come tali devono essere trattate e considerate. Facendo riferimento a valori ed indicatori noti da fonti ufficiali si è osserva che le 53.514 società considerate costituiscono circa il 12% delle 460.000 (Nota 13) imprese attive per l'anno 2006, ma, se confrontate con le sole società di capitali ne rappresentano quasi l'80%.
Il fatturato complessivo di queste aziende è risultato, nel 2005, pari a 187 miliardi di euro. Confrontando questo valore con la stima Istat del fatturato della totalità di imprese venete di industria e servizi, pari a circa 250 miliardi di euro, si può affermare con sufficiente fiducia che tali società generano i tre quarti del fatturato globale veneto.
Il valore aggiunto prodotto dall'"Aggregato società venete", così come precedentemente definito, si attesta al 60% circa del valore aggiunto della produzione imprenditoriale complessiva del Veneto. L'incidenza più bassa del valore aggiunto rispetto a quella del fatturato è spiegabile in parte dal fatto che attività professionali e commerciali inquadrate come società di persone ad elevata professionalità e redditività e, quindi, con un alto rapporto tra il valore ed il costo della produzione, non rientrano nell'universo dei dati trattati. La mancata presenza di banche, assicurazioni e società finanziarie non arrecano una specifica alterazione delle indicazioni, in quanto tali attività non sono comprese nemmeno nei valori complessivi Istat di riferimento.
Analisi fondamentale dell'"Aggregato società venete"
Il fatturato dell'"Aggregato società venete", per l'anno 2006, di 197 miliardi di euro, rappresenta una quota di poco superiore al 9% del fatturato dell'aggregato nazionale. Il valore è di 3 volte e mezzo inferiore a quello lombardo e paragonabile in termini assoluti con quello dell'Emilia-Romagna. Il Risultato Operativo è di 9,5 miliardi di euro, 9% rispetto al totale italiano. L'utile di esercizio raggiunge il valore di 6,5 miliardi di euro attestandosi poco sopra l'11% dell'utile italiano, peso, questo raddoppiato rispetto ai due anni precedenti. Il rapporto rispetto all'Italia del cash flow (Nota 14) risulta del 9%. Questi valori di base mostrano, in termini assoluti, un'evoluzione positiva se confrontati con i dati dei 2 anni precedenti, con tassi di crescita anche superiori al 5%.
Analisi strutturale
L'analisi strutturale si basa su confronti tra grandezze finanziarie e patrimoniali. Il margine di struttura ed il capitale circolante netto rappresentano rispettivamente il saldo del fabbisogno finanziario durevole e variabile dell'azienda. Il margine di struttura è determinato dalla differenza fra il patrimonio netto e le immobilizzazioni nette che esprimono un fabbisogno durevole di mezzi finanziari. Esso denota le condizioni di equilibrio finanziario strutturale di lungo periodo dell'azienda e consente, in generale, di valutare la dimensione del patrimonio netto in relazione agli investimenti, le potenzialità di espansione dell'azienda e la congruità del patrimonio netto in relazione alle dimensioni dell'azienda. In teoria, il margine di struttura dovrebbe presentare un valore positivo, ma in pratica non si verifica quasi mai e pertanto la sua misura varia in relazione alle modalità di finanziamento dell'azienda. Il margine di struttura dell'"Aggregato società venete" per il 2006 ha un saldo negativo di circa 17 miliardi di euro, rappresentante il 4,5% del saldo negativo dell'"Aggregato nazionale". Rispetto al 2004, come probabile effetto della riforma sulla tassazione, il valore è in calo del 5% ma stabile sul 2005. Questo valore è tuttavia correlato alla disponibilità e onerosità di finanziamenti a medio-lungo termine che possono bilanciare il valore deficitario del patrimonio netto.
Il Capitale circolante netto è dato dalla differenza tra capitale circolante lordo, composto da rimanenze, crediti e attività finanziarie, e i debiti di breve periodo. Il valore nel 2006 risulta essere di 24,5 miliardi di euro, in aumento dal 2004 del 60%. A fronte di questa variazione positiva e della staticità dell'indice di disponibilità, è aumentato il valore delle scorte nello stesso periodo. Tale crescita misurata in una decina di miliardi di euro, 20% circa rispetto ai livelli del 2004, indica un rallentamento delle vendite. Questa indicazione è confermata dalla giacenza media delle scorte che passa dagli 80 giorni del 2004 agli 88 del 2006. (Tabella 5.1.4) e (Figura 5.1.8)
L'analisi finanziaria e il sistema di indici
Indici di solidità
Gli indici di solidità segnalano la capacità dell'azienda di adattarsi alle condizioni di mercato verificando la correlazione tra la struttura degli investimenti e dei finanziamenti ed il grado di indipendenza da terzi. Il Debt/Equity misura la solidità patrimoniale come rapporto tra mezzi di terzi e mezzi propri, esprimendo la dipendenza dell'azienda dai finanziamenti esterni (sistema bancario, mercato di capitali, altri soggetti finanziatori). Il valore di questo indice di composizione è di 0,62 nel 2006 e 2005, in diminuzione dal 0,67 del 2004, come probabile effetto della riforma fiscale in materia di tassazione delle società che istituisce l'Ires e pone un tetto alla deducibilità di interessi passivi spingendo le aziende a finanziarsi con capitale proprio. Tale valore descrive una situazione positiva in considerazione del margine di 2 o 3 punti di leva finanziaria disponibile, quindi il ricorso all'indebitamento può essere ragionevolmente sostenuto. Il costo medio del capitale di credito risulta essere tra il 5% ed il 6%, in linea con il mercato.
Assieme al debt ratio è utile analizzare la struttura dell'attivo e le sue fonti di finanziamento, utilizzando gli indici di copertura. Risulta importante, nel valutare l'equilibrio finanziario orizzontale, la considerazione del tasso di copertura delle immobilizzazioni con capitale proprio, che nel 2006, è di 0,78, in crescita dai 2 anni precedenti ed esprime quindi un margine di struttura con possibilità di sviluppo. Il tasso di copertura delle immobilizzazioni con fonti durevoli è di 1,19 dimostrando una struttura finanziaria equilibrata, rafforzata dal fatto che sulle immobilizzazioni non gravano, come visto nell'analisi strutturale, indicazioni di potenziali richieste di rimborso a breve termine. (Tabella 5.1.5)
Indici di redditività
Gli indici di redditività relazionano elementi reddituali ed elementi patrimoniali dell'impresa ed esprimono l'efficienza economica delle grandezze patrimoniali. Essi si dividono in due categorie: per misura della redditività ed efficienza della gestione caratteristica come il Roi, il Ros ed il Roa (Nota 15), e per grado di redditività relativa all'intera gestione come il Roe (Nota 16). Del primo gruppo, in considerazione della composizione eterogenea dell'insieme analizzato, viene studiato soltanto il Roi. Il Roa, infatti, è applicato comunemente alle aziende bancarie ed assicurative, mentre il Ros si calcola solo per società industriali e commerciali, deviando almeno in termini teorici dalla composizione dell'universo in oggetto.
Il Roi relaziona l'utile operativo con il capitale investito, misurando il ritorno degli investimenti. Il valore calcolato nel 2006 per il Veneto è di poco superiore al 9% e riflette l'andamento di crescita rilevato anche in Italia, mantenendosi di circa 2 punti percentuali al di sopra del dato nazionale nei tre anni analizzati. Il livello calcolato risulta soddisfacente in quanto superiore al costo medio del denaro nel 2006.
Dopo la valutazione della redditività operativa, ovvero della gestione caratteristica, misurata attraverso il Roi, l'analisi della redditività prosegue con lo studio della gestione extracaratteristica (Nota 17). Il tasso di incidenza, ossia il rapporto tra l'utile netto ed il reddito operativo, è di 0,69 nell'anno 2006, con un valore superiore rispetto ai due anni precedenti. A parità di pressione fiscale, il valore più elevato di tale rapporto è attribuibile ad una minore incidenza della gestione finanziaria, già prima evidenziata col Debt Equity.
Il Roe misura la convenienza a effettuare investimenti a titolo di capitale di rischio e si costruisce dal rapporto tra il risultato netto di esercizio ed il patrimonio netto. Per il 2006 si calcola un valore vicino all'11%, significativamente superiore al costo medio del denaro. Questa considerazione, unita al fatto che il Roe dell'"Aggregato società venete" risulta nettamente superiore rispetto a quello calcolato per l'aggregato nazionale, di 6,9, e che il Roe rappresenta un'espressione globale dell'efficienza di tutte le scelte compiute dall'azienda nell'ambito delle sue attività, si può esprimere una positiva valutazione dell'efficienza del management veneto.
Indici di liquidità
Gli indici di liquidità sono necessari per determinare il livello di solvibilità a breve termine dell'impresa relazionando le voci di attività e passività, in modo da giudicarne l'assetto economico.
L'indice di liquidità immediata esprime il grado di equilibrio tra attività e passività a breve termine. Il valore calcolato è, nel 2006 come nel 2005, pari a 0,77 e leggermente superiore rispetto al 2004. Il valore risulta leggermente inferiore al valore calcolato per l'Italia.
L'indice di liquidità corrente, che esprime il rapporto tra passività ed attività correnti, per il 2006 è di 1,23. Esso indica la capacità dell'impresa di pagare i debiti che scadono a breve con i proventi monetari derivanti dallo stesso periodo. Tali valori sono delle fotografie statiche riferite alla chiusura di esercizio, comunque si può affermare che un indice di liquidità corrente superiore all'unità indica la capacità dell'"Aggregato società venete" di pagare i debiti che scadono nel breve periodo con il denaro esistente e con gli incassi previsti nello stesso periodo.
Per avere informazioni sull'evoluzione della liquidità nel tempo è necessario disporre degli indici di rotazione e durata. L'indice di rotazione del capitale investito, rapporto tra ricavi netti e capitale investito, esprime il numero di volte che impiego gli investimenti totali per effetto delle vendite. Esso nel 2006 è di 0,92, in diminuzione rispetto ai due anni precedenti, ma ancora sensibilmente superiore allo 0,77 calcolato a livello nazionale. Questa misura di efficienza della gestione del capitale risulta migliore per il Veneto rispetto ad altre regioni italiane (Nota 18): in Veneto le attività impiegate per realizzare il volume d'affari sono proporzionate al risultato raggiunto. La durata media dei crediti, sempre nel 2006, è di 70 giorni in aumento rispetto ai periodi di confronto, ma in linea con i dati nazionali sia per entità che per andamento. Anche la durata media dei debiti è in aumento sia nel Veneto che in Italia. Arriva nel 2006 per il Veneto al valore di 101 giorni, ma, in questo caso, rimane di 6 giorni sotto il valore nazionale. Per quanto riguarda le giacenze di magazzino, come già accennato, passano dagli 80 giorni del 2004 agli 88 del 2006 peggiorando nel periodo e posizionandosi sopra al valore di 74 giorni relativo all'Italia.
Indici di sviluppo e rinnovamento
Gli indici di sviluppo evidenziano l'andamento delle grandezze tipiche dell'attività gestionale che nel nostro specifico caso devono essere interpretati in relazione agli eventuali mutamenti congiunturali e di mercato. Occorre, inoltre, raffrontare le dinamiche con l'aggregato nazionale e gli altri aggregati regionali per poter valutare il ritmo di sviluppo.
Per ciò che riguarda lo sviluppo patrimoniale, il tasso di crescita del capitale investito è quasi dell'8% mantenendosi ad un livello superiore rispetto al dato Italia. Idem per il tasso di crescita dei mezzi propri, di poco superiore al 7%.
In relazione allo sviluppo reddituale, il tasso di crescita del fatturato e del valore aggiunto sono entrambi positivi e leggermente superiori al 5%. Nel confronto con il dato nazionale lo sviluppo reddituale risulta migliore per un paio di punti percentuali circa. Il tasso di crescita del reddito operativo presenta nel 2006 dei valori percentuali elevati, sull'ordine dei 20 punti percentuali, che però si discostano sensibilmente dai valori calcolati per l'anno 2005. Nel 2005, infatti, il tasso di crescita del reddito operativo presenta un valore omogeneo agli altri due tassi di crescita economica appena presentati.
Gli indici di rinnovamento misurano la propensione allo sviluppo per effetto della capacità aziendale di creare risorse interne e di autofinanziarsi. Nel caso in esame la tendenza è positiva, visto che è risultato un tasso di reinvestimento (Nota 19) superiore al tasso di ammortamento sul totale delle immobilizzazioni. Questa analisi vale anche prendendo singolarmente le immobilizzazioni materiali e quelle immateriali, se considerate nell'arco 2004-2006.
Indici efficienza
Gli indici di efficienza indicano la capacità dell'impresa di utilizzare nel miglior modo possibile i mezzi finanziari a disposizione. Mancando un'informazione precisa sul numero di addetti, non è possibile proporre il rapporto del fatturato per dipendente ed in genere esprimere rapporti pro capite.
L'indice di produttività del lavoro viene dunque calcolato come valore della produzione sul costo del lavoro e risulta pari a 8,56. Il suo valore è in leggera crescita ed in linea con il dato nazionale.



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Note

  1. EN = Normativa Europea
  2. Sistema Nazionale per l'Accreditamento degli Organismi di Certificazione e Ispezione. E' stato costituito nel 1991, in forma di Associazione senza scopo di lucro, legalmente riconosciuta dallo Stato Italiano con Decreto Ministeriale del 16 Giugno 1995.
  3. ISO 9001:2000, QS 9000 e AVSQ 94 - automotive -, ISO 13485, ISO 13488 - dispositivi medicali -, EN 729-2, EN 729-3, EN 729-4 - sistemi qualità in saldatura.
  4. Le certificazioni rilasciate possono riguardare sia le organizzazioni nel loro complesso sia singoli siti produttivi di esse. I dati qui presentati vanno pertanto letti tenendo conto del fatto che possono riguardare più siti di una stessa organizzazione.
  5. L'indagine europea, realizzata dall'Istat, consente di approfondire le determinanti del successo (e non quelle dell'insuccesso) con riferimento alle caratteristiche demografiche, sociali e motivazionali riferite all'imprenditore che ha fondato l'impresa, oltre a quelle di natura economica relative all'impresa stessa.
  6. Per quest'informazione i risultati della 'Rilevazione sull'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nelle imprese' dell'Istat sono significativi soltanto a livello di ripartizione. La ripartizione del nord-est è composta da Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna.
  7. Customer Relationship Management.
  8. Ultimo anno disponibile.
  9. Per addetto sono state considerate unità equivalenti a tempo pieno.
  10. Si fa presente che in tale rilevazione si sono riscontrano alcune carenze sulla qualità dei dati e per poter rilevare un'informazione più consona alla propria realtà territoriale, si sta promuovendo, attraverso l'Ufficio di Statistica della Regione Veneto, una revisione della rilevazione Istat che comunque è in continua evoluzione.
  11. D.Lvo 5-6/2003.
  12. Ires: Imposta su Reddito delle Società. D.Lvo 344/2003.
  13. Fonte Infocamere.
  14. Il cash flow è la somma tra l'utile netto e gli ammortamenti e rappresenta il denaro che affluisce in cassa.
  15. Roi = Return on Investiment; Ros = Return on sales; Roa = Return on Assets.
  16. Roe = Return on equity.
  17. Si riferisce a quegli eventi che non rientrano nell'attività aziendale, comprende il saldo della gestione finanziaria, di quella straordinaria e l'incidenza fiscale.
  18. Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Lazio.
  19. E' il rapporto tra nuovi investimenti fissi e immobilizzazioni lorde .


Tabella 5.1.1
Ripartizione regionale dei siti produttivi con certificazione SINCERT - Anno 2007
Figura 5.1.1
Quota percentuale dei siti produttivi certificati sul totale delle unità produttive per regione - Anno 2007
Figura 5.1.2
Ripartizione per settore economico dei siti produttivi veneti con certificazione SINCERT - Anno 2007
Figura 5.1.3
Motivazioni alla nascita dell'impresa. Veneto, Italia - Anno 2005 (valori percentuali)
Tabella 5.1.2
Indicatori relativi alle tecnologie dell'informazione presso le imprese. Veneto e Italia - Anni 2003:2007
Figura 5.1.4
Percentuale di imprese informatizzate con almeno 10 addetti che utilizzano tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) avanzate. Nord-est e Italia  - Anno 2007
Figura 5.1.5
Percentuale di imprese con almeno 10 addetti connesse ad Internet che utilizzano Internet come utenti per scopo. Nord-est e Italia  - Anno 2007
Figura 5.1.6
Percentuale di imprese con almeno 10 addetti connesse ad Internet che fruiscono di servizi pubblici on-line per tipologia di servizio. Nord-est e Italia  - Anno 2007
Tabella 5.1.3
Indicatori relativi agli investimenti delle imprese in Ricerca & Sviluppo in Italia. Veneto e Italia - Anni 2000:2005
Figura 5.1.7
R&S: Personale addetto per 1000 abitanti e incidenza della spesa sul Pil. Veneto e Italia - Anni 2001:2005
Tabella 5.1.4
Principali voci di bilancio dell'aggregato delle società di capitale. Veneto e Italia - Anni 2004:2006
Figura 5.1.8
Incidenza percentuale dei valori di bilancio dell'aggregato Veneto sull'aggregato Italia - Anno 2006
Tabella 5.1.5
Principali indici di bilancio dell'aggregato delle società di capitale. Veneto e Italia - Anni 2004:2006

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