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Il Veneto nel panorama internazionale

Inizio Pagina  L'interscambio commerciale

Il processo di progressiva integrazione economica su scala europea e mondiale coinvolge non più solamente le grandi imprese multinazionali ma, in maniera ormai sistematica, anche le imprese di piccole e medie dimensioni. Il futuro di una economia aperta ed esportatrice come quella veneta, dove le piccole e medie imprese rappresentano il tessuto portante del sistema economico, è quindi fortemente legato alla capacità di gestire con successo questo processo di internazionalizzazione.
Il 2007 ha fatto registrare un contenuto rallentamento del tasso di crescita del commercio mondiale di manufatti. L'incremento del commercio mondiale di manufatti è stato, a prezzi costanti, di circa otto punti percentuali e il centro propulsore della crescita rimane saldamente collocato in Asia: all'espansione degli scambi di Cina e India si è associata la stabile ripresa di gran parte dell'Asia sud-orientale, dovuta alla sempre più intensa integrazione produttiva intra-regionale.
I segnali di rallentamento del ciclo economico mondiale, generati dalla crisi finanziaria scaturita dalla vicenda dei mutui sub-prime, emersi nel corso del 2007 dovrebbero proseguire anche per buona parte del 2008, determinando una ulteriore moderata riduzione dei flussi commerciali mondiali.
Nel corso del 2007, nonostante la significativa rivalutazione dell'euro nei confronti del dollaro e la conseguente erosione dei margini di competitività di prezzo, le esportazioni italiane sono cresciute a un ritmo dell'8%, confermando il favorevole andamento dell'anno precedente (+10,7%). L'aumento delle esportazioni, nettamente superiore a quello delle importazioni (+4,4%), ha consentito di ridurre il saldo negativo della bilancia commerciale, pari a -9,5 miliardi. Il miglioramento ha così determinato una risalita della quota di mercato dell'Italia nel commercio mondiale, dal 3,4% al 3,6% nei dati in valore, dopo alcuni anni di flessione.
Al passivo della bilancia commerciale hanno contribuito sia il persistente peso della bolletta energetica, pari a quasi 50 miliardi di euro, che la crescente invasione di merci provenienti dalla Cina. Il deficit commerciale verso la Cina ha superato per la prima volta i 15 miliardi di euro.
A livello di mercati, è continuato a crescere l'export verso l'Unione Europea, +6,1%, la Russia, +25,6%, l'America latina, +21,7%, il Medio Oriente, +24%, e la Cina, +11%. Al contrario si è registrato un sensibile rallentamento delle vendite verso gli Stati Uniti, -0,6%, e il Giappone, -3,2%, mercati di sbocco molto importanti per le produzioni di lusso del made in Italy.
La crescita del valore delle merci esportate ha coinvolto quasi tutti i principali settori merceologici e in particolare la meccanica, +11,4% rispetto al 2006, le produzioni in metallo, +13,2%, i mezzi di trasporto, +14,7%, e i prodotti alimentari, +5,5%. (Tabella 2.1) e (Tabella 2.2)
La crescita delle esportazioni ha interessato tutte le ripartizioni territoriali, con aumenti superiori alla media nazionale per l'Italia insulare, +15,7%, l'Italia meridionale, +9,9%, e per l'Italia nord occidentale, +8,2%.
Le prime cinque regioni in termini di quote di export del 2007 sono state la Lombardia, il Veneto, l'Emilia Romagna, il Piemonte e la Toscana. L'export di queste regioni è cresciuto, nel corso dell'ultimo anno, rispettivamente del +8,6%, del +2,7%, del +11%, del +5,9% e del +6,9%. (Tabella 2.3)
È importante sottolineare che si tratta di dati provvisori e che le rilevazioni sull'interscambio commerciale con l'estero, di titolarità Istat, sono diffuse in due momenti temporali distinti: normalmente nel mese di marzo viene presentato il dato provvisorio riferito all'anno solare precedente, mentre a novembre ne viene comunicata la versione definitiva. Dal monitoraggio di tali valori nel corso degli anni, si è rilevato che il dato provvisorio, soprattutto nel caso dell'export veneto, è sempre stato sottostimato.
L'errore di stima è lo svantaggio che normalmente si paga in cambio della tempestività nella comunicazione delle informazioni, ma per l'export veneto possiede un peso particolarmente elevato rispetto a tutte le altre regioni: è necessario ricordare che la nostra è la seconda regione in ordine di importanza nei flussi commerciali ed esporta circa il 14% delle merci italiane. L'errore si va a ripercuotere sulle province, ma si concentra soprattutto nella provincia di Vicenza, dove, negli ultimi anni, vengono maggiormente sottostimati i principali settori merceologici (tessile, concia, meccanico, oreficeria). (Tabella 2.4)
Nel corso del 2006 a fronte di un incremento dell'export veneto del +7,8% calcolato sul dato provvisorio, la pubblicazione del dato definitivo ha dimostrato che l'aumento effettivo è stato del +13,9%. La differenza di oltre 6 punti percentuali si traduce in termini monetari nella sottostima di quasi 2 miliardi e mezzo di euro, vale a dire del 5,3% di quanto esportato dal Veneto nel 2006. Nei dati provvisori il Veneto possiede quasi la metà, dell'errore di stima del totale nazionale. A Vicenza lo scarto tra dato provvisorio e definitivo è di quasi 1,7 miliardi di euro e la variazione calcolata sul 2006 definitivo è di 14,5 punti percentuali superiore a quella riferita al valore provvisorio.
Non potendo disporre dei dati definitivi del 2007, nell'analisi dei dati del commercio estero si è ritenuto opportuno affiancare al dato pubblicato dall'Istat anche la variazione percentuale 2007/06 calcolata confrontando i due dati provvisori, ciò per rappresentare una più corretta previsione dell'andamento dell'interscambio commerciale regionale; l'analisi d'ora in poi verrà dunque effettuata sulla dinamica provvisoria.
Quindi confrontando i due dati provvisori, la crescita annua dell'export veneto salirebbe a +8,4 punti percentuali, un dato quasi in linea con la media nazionale, +9,7%. (Figura 2.1)
La Germania si conferma il primo mercato dell'export veneto, con una quota pari a quasi il 13% dell'export regionale e una crescita annua che dovrebbe superare di poco i 10 punti percentuali (calcolata confrontando i dati provvisori). La Francia e gli Stati Uniti si attestano come secondo e terzo mercato di sbocco delle merci venete, evidenziando però dei trend differenti: le esportazioni verso la Francia dovrebbero registrare una crescita di circa 10 punti percentuali, mentre le vendite verso gli USA dovrebbero diminuire, in valore, tra il 2 e il 3 per cento. L'export verso la Russia continua a volare, registrando anche per il 2007 dei tassi di crescita vicini ai 30 punti percentuali.
L'export verso la Cina è risultato in considerevole aumento, +15%, e ha raggiunto un importo pari a 879 milioni di euro. Sono cresciute le esportazioni di prodotti meccanici, +15,6%, della concia, +30,3%, dell'ottica-elettronica, +12%, ed è quasi raddoppiato l'export di prodotti metallurgici, raggiungendo nell'ultimo anno un importo pari a circa 74 milioni di euro.
Si segnala, infine, un consistente calo dell'export verso la Romania, -14%, determinato da una robusta riduzione del fatturato estero del settore moda. (Figura 2.2)
Sotto il profilo settoriale si evidenzia la crescita, in valore, delle esportazioni dei tre principali settori merceologici.
Il settore della meccanica rimane il primo settore dell'export veneto. Tale settore contribuisce per il 22% al totale dell'export regionale e per il secondo anno consecutivo l'incremento del fatturato estero di prodotti meccanici potrebbe superare i 10 punti percentuali.
Il secondo settore dell'export regionale, che vale quasi il 12% dell'intero fatturato estero, è quello delle lavorazioni metallurgiche. Negli ultimi anni l'export del settore ha registrato consistenti aumenti, +91,8% negli ultimi cinque anni, e nel 2007 il tasso di crescita non dovrebbe essere inferiore al 15%.
Gli apparecchi ottici ed elettronici rappresentano il terzo settore dell'export veneto, con una quota regionale dell'11,3%. Nel 2007 l'export del settore dovrebbe crescere di circa il 10%, confermando il trend positivo degli ultimi anni: +50,8% nel periodo 2007/03.
L'exploit delle esportazioni dei mezzi di trasporto, che crescono di circa il 30% in un anno, è dovuto al saldo positivo del comparto navale: + 440 milioni di euro rispetto al 2006.
Infine, si registra una leggera contrazione delle esportazioni del settore moda (tessile, abbigliamento, pelle e cuoio), che sembrerebbe penalizzare maggiormente il comparto della concia. (Figura 2.3)
Nel 2007 la bilancia commerciale ha registrato un avanzo di circa 10 miliardi di euro. Tale risultato è in gran parte dovuto ai saldi positivi verso la UE, circa 4,7 miliardi di euro, e l'America settentrionale, +2,9 miliardi di euro). Superiore al miliardo di euro anche il surplus commerciale con i paesi dell'Europa orientale e del Medio Oriente. Invece le aree geografiche verso le quali si sono registrati dei disavanzi commerciali rimangono l'Asia orientale, oltre 2 miliardi di euro, e l'Africa settentrionale, quasi 600 milioni di euro.
Nel corso del 2007 la crescita delle importazioni a prezzi correnti è stata di circa 6 punti percentuali. L'aumento delle importazioni venete è in gran parte dovuto agli acquisti provenienti dall'Asia orientale e in particolare dalla Cina: nel 2007 il valore delle importazioni dalla Cina ha superato per la prima volta la soglia dei 3 miliardi di euro, registrando una crescita superiore ai 20 punti percentuali. Dinamiche fortemente positive delle importazioni dall'Estremo Oriente si manifestano in tutti i principali settori dell'import veneto, con crescite molto elevate per i prodotti del settore moda, della meccanica e dell'ottica-elettronica.
Crescono anche le importazioni dalla UE e la Germania rimane saldamente il primo partner commerciale del Veneto, con una quota pari al 23% dell'intero import regionale. Tra i principali mercati di provenienza, si evidenzia una consistente contrazione delle importazioni dalla Romania, causata dalla notevole riduzione di approvvigionamenti di prodotti del settore moda. (Tabella 2.5)
Nel 2007 tutte le province venete registrano un incremento del valore delle merci esportate:
Venezia, grazie al consistente incremento del fatturato estero del comparto navale, e Belluno si riportano su tassi di crescita che superano i 10 punti percentuali;
Treviso, che da sola realizza quasi il 21% dell'export regionale, registra un incremento dell'export vicino ai 6 punti percentuali;
Verona e Rovigo registrano una crescita del fatturato estero che si avvicina ai 5 punti percentuali;
Padova, con una quota dell'export regionale stabile intorno al 15%, rallenta leggermente la crescita passando dal +11% del 2006 al +7,7% del 2007.
La provincia di Vicenza, che da sola realizza circa il 30% dell'export regionale, dovrebbe registrare una crescita dell'export prossima ai 10 punti percentuali. Si tratta di una previsione costruita confrontando i dati provvisori degli ultimi due anni e che, come già ribadito in precedenza, consente di dare una valutazione più attendibile rispetto a quella diffusa dall'Istat, -3,6%.

Inizio Pagina  Focus Cina

La Repubblica Popolare Cinese con i suoi 1,3 miliardi di abitanti è lo stato più popoloso del Mondo. La superficie cinese è vasta 9.596.960 km² e la rete stradale si estende per una lunghezza complessiva di 1,87 mln/km, sviluppandosi maggiormente lungo la zona costiera e comprende 34.300 km di strade a scorrimento veloce. La rete ferroviaria operativa ha raggiunto 73.100 km di cui 23.700 km di ferrovie a più binari e 18.500 km di ferrovie elettriche. Per quanto riguarda il trasporto marittimo nella costruzione dei porti è stato recentemente ottimizzato il sistema dei container. Tutti i maggiori porti (Hong Kong, Shanghai, Shenzhen, Qingdao, Tianjin, Guangzhou, Xiamen, Ningbo, Dalian) fanno parte del circuito dei primi 50 containers-ports del mondo, dove ogni anno transitano anche più di 100 milioni di tonnellate di merci. (Tabella 2.6)
Nel 2007 il Pil cinese, stimato dal Fondo Monetario internazionale, ha raggiunto i 3.251 miliardi di dollari e il suo valore pro capite, espresso in parità di potere d'acquisto, è di poco superiore ai 6.990 dollari. Secondo i dati della Banca Mondiale, dal 1994 al 2006, il tasso annuale medio di crescita del PIL in Cina è stato dell'8,5%. Nell'ultimo anno il Pil cinese ha registrato un incremento pari a 11,4 punti percentuali e il suo ritmo di crescita dovrebbe rimanere stabile, tra il nove e l'undici per cento annuo, anche nei prossimi cinque anni. Nel 2007 la domanda interna è risultata in forte crescita e, per la prima volta dopo sette anni, il contributo dei consumi ha superato quello degli investimenti (4,5 punti contro 4,2), a dimostrazione della trasformazione in atto della struttura economica e dei comportamenti di consumo cinesi. Nel corso dell'ultimo decennio la Cina ha attirato sul proprio territorio le industrie dei paesi in cerca di manodopera a buon mercato, diventando così l'officina manifatturiera del pianeta. Inoltre, l'adesione della Cina all'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), avvenuta nel dicembre del 2001, ha rappresentato un punto di svolta per la politica commerciale cinese: secondo le ultime stime, entro la fine del 2007 la Cina dovrebbe superare gli Usa collocandosi alle spalle della sola Germania nella classifica delle esportazioni al mondo. Tra il 1997 e il 2006, le esportazioni di beni cinesi sono cresciute da 183 fino ad oltre 969 miliardi di dollari, continuando ad aumentare a ritmi sostenuti e portando la quota di mercato della Cina sulle esportazioni mondiali dal 3,3% all'8,1%. La struttura dell'export si è rapidamente evoluta verso prodotti a maggior contenuto tecnologico e, in generale, verso le aree a maggior crescita negli scambi internazionali. La specializzazione ha seguito un processo analogo a quello di altre economie dell'area, partendo da produzioni tradizionali e sviluppandosi poi rapidamente nella filiera dell'elettronica e delle ICT.
Negli ultimi anni la Cina è stata uno dei paesi con la più vivace dinamica delle importazioni di manufatti: con una quota del 6,4%, ha consolidato nel corso del 2006 il suo terzo posto nella graduatoria degli importatori mondiali e il valore del suo import ha registrato un tasso di crescita di circa 19 punti percentuali rispetto al 2005. Per il 2007 è previsto un leggero rallentamento del tasso di crescita dell'import cinese che, comunque, dovrebbe non essere inferiore ai 10 punti percentuali. Queste poche considerazioni sono sufficienti per far capire quanto possa essere rilevante diventare partner commerciali con la Cina e quanto siano importanti le nuove opportunità offerte dal mercato cinese, anche per i prodotti di fascia medio-alta.
Nel 2007 i dati provvisori dell'interscambio commerciale veneto verso la Cina mettono in evidenza una crescita annua delle esportazioni di merci a prezzi correnti pari al +15,4%, per un importo complessivo che raggiunge gli 879 milioni di euro. In costante crescita anche l'import dalla Cina: nel 2007 il valore delle acquisizioni di beni cinesi ha superato i 3,3 miliardi di euro, +22,1% in un anno, determinando un disavanzo commerciale di quasi 2,5 miliardi di euro. (Figura 2.4) e (Figura 2.5)
I primi tre settori economici che trainano l'export regionale verso la Cina hanno registrato una dinamica favorevole. Infatti, i prodotti della meccanica, +15,6%, dell'ottica e dell'elettronica, +12%, e della concia, +30,3%, hanno rafforzato ulteriormente la loro incidenza sull'export totale: più del 60% delle vendite in Cina è infatti riferibile a queste produzioni. In crescita anche il valore dell'export dei prodotti metallurgici, dai 37,6 milioni di euro del 2006 ai 73,6 milioni di euro del 2007.
La dinamica positiva delle importazioni dalla Cina ha interessato tutti i principali settori economici, con crescite sostenute per i prodotti del tessile ed abbigliamento, +16,1%, dell'ottica e dell'elettronica, +18,1%, della meccanica, +25,6%, e della concia, +12,1%. Raddoppia il valore delle importazioni di prodotti in metallo: da 188 milioni del 2006 a 380 milioni nel 2007. Nel 2007 il valore delle importazioni di questi cinque settori costituisce più dell'80% dell'intero ammontare dell'import regionale dalla Cina. (Tabella 2.7)
Una delle esperienze più radicate di imprenditorialità straniera nel territorio regionale è sicuramente quella rappresentata dalla comunità cinese. Tra gli imprenditori di diversa nazionalità presenti in Veneto, al 31/12/2007 i cinesi si collocano al secondo posto, 9,4% del totale, dopo gli imprenditori provenienti dalla Svizzera. Negli ultimi sette anni la presenza di imprenditori cinesi sul territorio regionale passa da 930 unità del 2000 a 4.210 unità del 2007.
La presenza più diffusa degli imprenditori cinesi si riscontra nel settore manifatturiero, 1.957 unità ed una incidenza del 46,5% sul totale, in particolare nei comparti della lavorazione delle pelle e del cuoio, 1.464 imprenditori, e del tessile ed abbigliamento, 149 unità.
Significativa la presenza anche nel commercio, 1.283 unità e una quota del 30,5% sul totale, e nella ristorazione, 833 unità pari al 19,8%.

Inizio Pagina  Caratteri competitivi dell'internazionalizzazione

(Nota 1) A partire dalla seconda metà degli anni ottanta il fenomeno dell'internazionalizzazione delle imprese tramite investimenti diretti esteri (IDE) e altre forme di internazionalizzazione non mercantile ha assunto una dimensione sempre più rilevante, configurandosi come uno degli aspetti caratterizzanti del processo di globalizzazione in atto. Favoriti da una serie di fattori di natura economica, tecnologica e sociale, nelle ultime tre decadi dello scorso secolo i tassi di crescita degli IDE si sono mantenuti su livelli nettamente superiori a quelli del prodotto lordo mondiale e delle esportazioni, contribuendo a far emergere una nuova geografia economica, nella quale i paesi emergenti vanno consolidando un ruolo inedito.
Per tale motivo, dallo scorso anno il Rapporto Statistico dedica uno specifico approfondimento al tema dell'internazionalizzazione IDE. (Nota 2)
Il contesto internazionale
A livello mondiale, gli ultimi anni hanno registrato una nuova, forte ripresa dei flussi mondiali di IDE, dopo la crescita straordinaria degli anni novanta e la successiva, brusca caduta di inizio millennio. Secondo le più recenti stime dell'UNCTAD (Nota 3), nel 2007 i flussi mondiali di IDE hanno raggiunto il livello di 1,5 miliardi di dollari, superando il record di 1,4 miliardi raggiunto nel 2000. La crescita dei flussi di IDE è stata particolarmente sostenuta negli ultimi tre anni, 2005, 2006 e 2007; le prospettive per il 2008 non si presentano invece favorevoli; una tendenza negativa è già segnalata dall'andamento delle fusioni ed acquisizioni (M&A), che costituiscono una porzione significativa degli IDE e che già nella seconda metà del 2007 sono influenzati dal calo nel valore dei deals concretizzatisi a livello mondiale rispetto ai periodi precedenti.
Va sottolineato come la categoria degli IDE includa oltre alle M&As anche gli ampliamenti di attività esistenti e gli investimenti greenfield , che comportano effetti diversi sulla dislocazione mondiale delle attività economiche. In particolare, le M&As cambiano l'assetto proprietario della produzione internazionale, ma non ne modificano la distribuzione territoriale, alla cui variazione contribuiscono invece i nuovi investimenti esteri (ampliamenti e greenfield (Nota 4)), assieme agli investimenti interni a ciascun paese.
Il modello di crescita delle imprese italiane all'estero rimane prevalentemente centrato sulla delocalizzazione verso i vicini paesi dell'Europa Centro Orientale e su uno sforzo di penetrazione con strutture commerciali nei paesi evoluti e ricchi, in grado di apprezzare qualità e design del made in Italy; esso si rileva però assai debole nell'alimentare significativi flussi di investimento verso i continenti del mondo che sono oggi destinatari dei grandi progetti industriali e della massiccia attenzione degli investitori internazionali. In particolare, verso l'Asia si orientano iniziative delle nostre imprese più che in passato, ma l'entità rimane modesta nel quadro comparativo internazionale. Il paese evidenzia palesi difficoltà nei processi di integrazione internazionale anche sul lato dei flussi in entrata, con un profilo debole comparativamente ad un continente - l'Europa - dal ruolo già ridimensionato nel panorama mondiale come destinazione di nuovi flussi di investimento. L'Italia appare scarsamente attrattiva come area di destinazione di nuovi progetti greenfield, anche e soprattutto nei confronti degli altri partner europei, sia tradizionali che emergenti (Spagna in primo luogo).
Le ricerche promosse dall'ICE sull'internazionalizzazione delle imprese italiane hanno mostrato un andamento non positivo del processo di integrazione multinazionale delle nostre imprese nel primo lustro del nuovo millennio. Sul lato degli investimenti in uscita, si è registrato un rallentamento delle nuove iniziative, nonostante il dinamismo mostrato dalle PMI e dai medi gruppi industriali, a causa soprattutto delle difficoltà delle nostre grandi aziende. Una certa ripresa si registra negli anni più recenti e si è consolidata nel corso del 2007, anno sul quale non sono ancora disponibili rilevazioni puntuali ma che ha registrato vari segnali positivi.
Continuano ad essere protagoniste le PMI, che perseguono con una certa tenacia attività all'estero, seppure inevitabilmente confinate ad investimenti di piccola taglia. È peraltro evidente l'intrinseca debolezza di un modello di internazionalizzazione principalmente basato sul protagonismo delle imprese minori, le quali, pur vantando spesso, comparativamente alle imprese con analogo profilo dimensionale in altri paesi, più forti competenze e maggiore condivisione delle esperienze e delle informazioni, grazie all'agglomerazione territoriale, non possono non risentire dei limiti di cui in tutto il mondo soffrono le imprese di piccola taglia, in termini di risorse manageriali e finanziarie e di capacità di accedere e accumulare informazioni ed esperienze "dirette" sui mercati internazionali.
Le imprese a partecipazione estera in Veneto
All'inizio del 2007, le imprese venete partecipate da imprese multinazionali estere sono complessivamente 510; esse occupano 44.362 dipendenti e nel 2006 hanno realizzato un fatturato aggregato di 21.666 milioni di euro (Nota 5). Le partecipazioni di controllo prevalgono nettamente su quelle paritarie e minoritarie, riguardando lo 88,6% delle imprese partecipate (incidenza che sale al 92% e al 93,2% se misurata rispettivamente in termini di dipendenti e di fatturato delle imprese partecipate). Tali quote appaiono sostanzialmente allineate a quelle rilevate in ambito nazionale, ove l'incidenza delle partecipazioni di controllo è pari al 92,1% delle imprese, al 91,1% degli addetti e allo 89% del fatturato. (Tabella 2.8)
Rispetto alla consistenza complessiva delle partecipazioni estere in Italia, il peso del Veneto è pari al 7,1% delle imprese a capitale estero, al 5,2% dei relativi dipendenti e al 5% del fatturato da esse realizzato. La consistenza delle attività partecipate da multinazionali estere in regione appare dunque inferiore al peso che la regione ha rispetto al contesto nazionale con riferimento ad altre variabili economiche (Nota 6).
Il confronto con le altre regioni settentrionali sottolinea la performance modesta del Veneto per quanto concerne la presenza di multinazionali estere in regione. Il grado di internazionalizzazione in entrata, calcolato rapportando il numero di dipendenti delle imprese a partecipazione estera al numero di dipendenti delle imprese residenti, risulta pari al 5,3% per l'insieme dei settori considerati dalla banca dati Reprint (contro una media nazionale più che doppia, pari al 10,7%) e a 5,8% (contro il 12,9%) con riferimento alla sola industria manifatturiera. (Figura 2.6) e (Tabella 2.9)
Va tuttavia rimarcato come negli anni più recenti il numero delle imprese a partecipazione estera attive in regione sia aumentato, a fronte del perdurare della scarsa attrattività del nostro paese nei confronti degli investitori internazionali. Nel periodo 2001-2007 il numero delle imprese a partecipazione estera con sede in Veneto è cresciuto del 16,2%, a fronte di un incremento dell'1,6% a livello nazionale; nello stesso periodo, il numero dei dipendenti delle imprese venete a partecipazione estera è cresciuto dello 0,7%, mentre a livello nazionale si è registrato un calo del 6,1%. Nell'industria manifatturiera, le imprese a partecipazione estera sono aumentate del 6,6% in Veneto, a fronte di una riduzione del 3,7% a livello nazionale. Negativo invece l'andamento dell'occupazione delle imprese manifatturiere a partecipazione estera, che ha registrato nel periodo considerato una contrazione dell'11,9%; tale dato si conferma peraltro migliore rispetto a quello nazionale (-17,9%). (Tabella 2.10)
Un interessante confronto internazionale a livello regionale può essere condotto con riferimento ai progetti di investimento estero di tipo greenfield o mirati all'ampliamento di attività esistenti (con esclusione dunque degli M&As), utilizzando le informazioni contenute nella banca dati OcomonitorTM, che consente tale livello di disaggregazione dell'analisi. Il divario di attrattività nei confronti delle più forti regioni europee appare assai ampio; tra le regioni italiane solo la Lombardia sembra tenere il passo. Più equilibrato appare il confronto con le altre regioni italiane. Lazio e Piemonte si confermano dopo la Lombardia le regioni italiane più attrattive nei confronti degli investitori esteri; il Veneto si posiziona al quarto posto, superando la Toscana e l'Emilia Romagna (che precede invece il Veneto per numero e consistenza economica delle imprese a partecipazione estera attive sul territorio). Limitata appare peraltro la capacità del Veneto di attirare investimenti "pregiati" (attività di ricerca e sviluppo, headquarters, attività manifatturiere), soprattutto a confronto con le regioni competitor e con il Nord-Ovest (Lombardia e Piemonte).
Tornando alle informazioni estratte dalla banca dati Reprint, l'analisi delle caratteristiche strutturali delle imprese a partecipazione estera consente di delineare con più chiarezza il quadro dell'attività delle multinazionali estere in regione. Se si guarda ai settori di attività, l'industria manifatturiera prevale nettamente sia per numerosità delle imprese partecipate, sia per consistenza economica (227 imprese con 31.877 dipendenti, questi ultimi pari al 71,9% del numero totale dei dipendenti delle imprese a partecipazione estera). Seguono il commercio all'ingrosso (184 imprese e 5.741 dipendenti) e i servizi professionali (37 imprese e 3.632 dipendenti). Alquanto modesta appare la consistenza complessiva delle presenze di capitale estero nei rimanenti settori di attività coperti dalla banca dati: logistica e trasporti (26 imprese e 898 dipendenti), servizi di informatica e telecomuni¬cazioni (18 imprese e 1.488 dipendenti), energia e costruzioni (17 imprese e 638 dipendenti), industria estrattiva (1 impresa con 88 dipendenti). (Figura 2.7)
Nell'industria manifatturiera, un'analisi di maggior dettaglio evidenzia come le imprese a partecipazione estera in Veneto si concentrino soprattutto nell'industria meccanica; la presenza estera assume un certo rilievo anche nella filiera dei prodotti elettrici, elettronici ed ottici ed in quella chimico-farmaceutica. Comparativamente alla media nazionale, le partecipazioni estere in Veneto appaiono maggiormente specializzate nei settori a contenuto tecnologico intermedio (in particolare meccanica, metalli e prodotti in metallo e prodotti in gomma e plastica) e in misura minore nei settori a basso contenuto tecnologico (con l'eccezione del settore cuoio e calzature, ove il Veneto presenta una specializzazione assai significativa). (Figura 2.8)
Per quanto concerne l'origine geografica degli investimenti, i tre quarti delle imprese venete a capitale estero sono partecipate da multinazionali di origine europea (382 imprese, con oltre 34mila dipendenti). Le imprese venete a capitale nordamericano sono 86, con 6.780 dipendenti, mentre le imprese partecipate da multinazionali giapponesi sono 22, con poco meno di 2mila dipendenti. Residuano altre 16 partecipazioni dall'Asia e quattro dalle rimanenti aree geografiche (si tratta di due imprese partecipate dal Sudafrica, una dalla Nuova Zelanda e una dal Venezuela). Tra i singoli paesi è di gran lunga la Germania a contare il maggior numero di imprese partecipate (119), seguita da Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Svizzera e Paesi Bassi. Il Giappone occupa la settima posizione e precede altri sei paesi europei: Belgio, Svezia, Austria, Spagna, Danimarca e Finlandia. Se si guarda al numero di dipendenti delle imprese partecipate la Germania prevale invece di stretta misura nei confronti della Gran Bretagna (7.670 contro 7.663), davanti a Stati Uniti, Francia, Paesi Bassi, Svezia, Svizzera e Giappone. Si affacciano anche i paesi emergenti, la cui presenza in Italia è cresciuta negli ultimi anni, come del resto anche negli altri paesi avanzati: in particolare, ad inizio 2007 in Veneto si contavano già, tra le altre, quattro imprese a partecipazione indiana, tre a partecipazione cinese, due a partecipazione russa ed altrettante a partecipazione romena. (Figura 2.9) e (Tabella 2.11)
La provincia veneta in cui è insediato il maggior numero di imprese a partecipazione estera è Verona (152). Seguono Padova, Vicenza, Treviso, Venezia, Belluno e Rovigo. La ripartizione in base al numero dei dipendenti delle imprese partecipate vede prevalere ancora Verona, con 13.095 unità, pari al 29,5% del totale regionale; Vicenza (9.500 dipendenti) sopravanza Padova (8.104); seguono ancora Treviso, Venezia, Belluno e Rovigo. In termini dinamici, nel periodo 1.1.2001-1.1.2007 Verona ha visto crescere il numero dei dipendenti delle imprese a partecipazione estera di 1.237 unità (+10,4%), contro gli 851 dipendenti aggiuntivi di Padova (+11,7%) e i 598 di Vicenza (+6,7%). Più contenuti gli incrementi registrati da Rovigo (63 unità e +4,5%) e Treviso (11 unità e +0,2%), mentre presentano un bilancio negativo Belluno (-420 unità e -15,9%) e soprattutto Venezia (-2.037 unità, equivalenti in termini relativi a -37,6%).
L'internazionalizzazione delle imprese venete
Sul lato dell'internazionalizzazione attiva, all'inizio del 2007 la banca dati Reprint censisce 1.014 imprese multinazionali venete, intese come le imprese venete non controllate da gruppi esteri che a tale data partecipano in almeno una impresa estera operativa nei settori considerati dalla banca dati stessa. Le imprese estere da esse partecipate nei settori considerati sono complessivamente 2.977, con 137.149 dipendenti e un fatturato riferito al 2006 di 25.571 milioni di euro (Nota 7). Le partecipazioni di controllo riguardano l'81,5% delle imprese partecipate, il cui peso è pari al 78,7% in termini di numero di dipendenti all'estero e all'84% in base al fatturato (Nota 8). (Tabella 2.12)
Rispetto alla consistenza complessiva delle partecipazioni italiane all'estero, il Veneto rappresenta il 18,1 % delle imprese multinazionali italiane, il 14,2% delle imprese partecipate all'estero, l'11,1% dei dipendenti e il 6,4% del fatturato. Il Veneto è secondo solo alla Lombardia per numero di imprese con partecipazioni all'estero e per numero di imprese partecipate all'estero, mentre scende al terzo posto (superata dal Piemonte) per numero di addetti all'estero e al quarto (preceduta anche dal Lazio) per fatturato.
Relativamente alle partecipazioni di controllo, il peso del Veneto sale al 14,7% delle imprese, al 12% dei dipendenti e al 7,9% del fatturato. Tali dati indicano come il Veneto presenti un numero di soggetti investitori e di partecipazioni all'estero superiore al peso economico complessivo della regione nel contesto nazionale, mentre l'incidenza scende al di sotto di tale quota se si guarda alla consistenza delle attività partecipate all'estero, in particolare se misurata in termini di fatturato, data la maggiore incidenza di iniziative prevalentemente volte a delocalizzare all'estero specifiche fasi del processo produttivo, come confermeranno in seguito le analisi relative alla ripartizione delle partecipazioni estere per settori di attività e destinazioni geografiche. (Tabella 2.13)
Occorre peraltro sottolineare come un'analisi basata sulle partecipazioni dirette all'estero delle imprese colga solo una parte - certamente la più rilevante per "spessore" strategico - di quell'ampia varietà di accordi non equity (Nota 9) con cui le imprese danno impulso al proprio coinvolgimento estero. Sono infatti escluse le cosiddette forme "leggere" di internazionalizzazione, basate su accordi e partnership con imprese estere che non implicano lo scambio di quote azionarie tra le imprese coinvolte, le quali rappresentano certamente una modalità importante di internazionalizzazione per le imprese italiane in genere e venete in particolare, sia per decentrare in paesi a basso costo del lavoro parte della lavorazione dei prodotti, sia per accedere a canali distributivi sui mercati di sbocco. Per quanto riguarda la delocalizzazione produttiva, va ricordato come vari studi abbiano mostrato come il traffico di perfezionamento passivo (TPP), che consiste in uno specifico regime doganale che agevola le esportazioni temporanee di materie prime o semilavorati destinati a subire lavorazioni dirette in altri paesi e ad essere reimportati nel territorio di origine, sia solo in parte costituito da transazioni tra imprese appartenenti al medesimo gruppo multinazionale, mentre prevalgono le transazioni tra imprese indipendenti.
Un altro fenomeno che assume dimensioni di particolare rilievo in questo ambito, in particolare per quanto concerne il Veneto, riguarda le forme di imprenditorialità italiana all'estero, ovverosia le imprese partecipate all'estero da privati cittadini italiani, che non rientrano dunque nel computo delle attività multinazionali del nostro paese. Tali iniziative si concentrano soprattutto nel campo delle attività di tradizionale competitività dell'industria nazionale; con riferimento al Veneto, il fenomeno assume particolare rilevanza nei paesi dell'Europa centrale e orientale, in alcuni dei quali (Romania in primis) la consistenza delle attività riferibili a cittadini italiani che hanno ivi stabilito il fulcro delle loro attività imprenditoriali supera in misura anche significativa quella delle attività partecipate da imprese italiane. I protagonisti di tale processo sono molteplici: soggetti che non hanno mai avuto o hanno abbandonato precedenti attività in Italia, ma anche familiari e collaboratori di imprenditori operativi nel Paese. Si è così estesa quella "area grigia" di iniziative che esprimono i legami cooperativi formali e informali esistenti tra nuovi imprenditori e imprese italiane che hanno delocalizzato fasi e prodotti e costruito una rete di collaborazioni produttive internazionali. Si tratta in alcuni casi di processi altamente pervasivi, ma che non configurano in senso stretto la nascita di imprese multinazionali, sia perché spesso mancano strutture proprietarie formali che integrino le attività, sia perché talvolta le relazioni di proprietà sono sostituite da legami familiari (Nota 10).
È possibile confrontare le performance di internazionalizzazione attiva del Veneto con quella delle altre regioni italiane rapportando per ciascuna regione il numero di dipendenti delle imprese partecipate all'estero al numero dei dipendenti interni delle imprese residenti non a controllo estero (Nota 11). Non sorprendentemente, tale indicatore del grado di internazionalizzazione assume i valori più elevati per il Piemonte e la Lombardia, regioni che ospitano le maggiori e più internazionalizzate imprese italiane. (Figura 2.10)
Il Veneto, con 17,4 dipendenti all'estero ogni 100 dipendenti domestici, si colloca sia pur di poco al di sopra della media nazionale (17,2%), preceduta anche da Marche ed Emilia-Romagna. È verosimile che la performance di internazionalizzazione della regione, comunque positiva, sia in parte condizionata sia dalle caratteristiche strutturali dell'economia regionale, nella quale assumono rilevanza superiore alla media le produzioni a medio-bassa intensità tecnologica, intrinsecamente meno propense all'internazionalizzazione tramite IDE, sia dalle opportunità di delocalizzazione offerte alle imprese locali dalla fitta rete di imprenditori veneti che hanno avviato iniziative imprenditoriali nei paesi dell'est europeo, la cui attività costituisce per molte imprese una valida alternativa all'investimento diretto.
Nondimeno, va sottolineato come nei primi anni duemila la consistenza delle partecipazioni estere delle imprese venete sia cresciuta a tassi assai più elevati della media nazionale. Tra l'inizio del 2001 e l'inizio del 2007 il numero delle imprese estere partecipate da imprese venete è cresciuto del 35,1%, contro il +25,8% registrato a livello nazionale; ancor più significativo l'incremento relativo al numero dei dipendenti all'estero, per il Veneto pari al 37,8% contro il 4,6% nazionale, mentre il fatturato realizzato dalle partecipate estere è cresciuto del 65,1% (contro il 41%). Con riferimento alle sole attività manifatturiere, il numero dei dipendenti delle partecipate estere di imprese venete è cresciuto del 35,4%, mentre a livello nazionale la crescita è stata pari al 2,9%.
Ben oltre la metà delle imprese partecipate all'estero da imprese venete svolge attività di natura prevalentemente commerciale e di assistenza post-vendita: si tratta di 1.766 imprese, con oltre 30mila dipendenti e un fatturato di oltre 12,5 miliardi di euro. Nella maggior parte dei casi, si tratta delle filiali commerciali di imprese del settore manifatturiero. Oltre i tre quarti dei dipendenti all'estero sono peraltro occupati presso imprese che svolgono attività produttive: le 968 imprese manifatturiere estere partecipate da multinazionali venete rilevate occupano infatti oltre 103mila dipendenti e nel 2006 hanno fatturato oltre 12,2 miliardi di euro. Nel complesso marginale appaiono invece le attività multinazionali delle imprese venete negli altri comparti, in particolare nei settori terziari.
Comparativamente alla media nazionale, le partecipazioni venete all'estero appaiono fortemente specializzate nei settori a basso contenuto tecnologico, segnatamente nelle filiere tipiche del made in Italy del tessile-abbigliamento e cuoio e calzature, che contano rispettivamente oltre 37mila e oltre 14mila dipendenti nelle imprese estere partecipate, nonché - anche se in misura meno eclatante - nelle altre industrie manifattu¬riere, che includono tra gli altri due settori di forte specializzazione della regione quale il mobile e l'oreficeria. Superiore alla media nazionale anche l'incidenza del commercio all'ingrosso, mentre dal punto di vista della consistenza delle attività partecipate all'estero vanno segnalati anche i settori della filiera metalmeccanica (oltre 16.500 dipendenti all'estero tra metalli, prodotti in metallo e apparecchi e macchinari meccanici) e le macchine e apparecchiature elettriche e ottiche (circa 13.800 dipendenti, con il distretto bellunese dell'occhiale in evidenza). (Figura 2.11)
Per quanto concerne le direttrici geografiche degli investimenti diretti esteri delle imprese venete, quasi i due terzi delle imprese partecipate e il 70% dei relativi dipendenti sono localizzati in Europa. In particolare, 1.021 imprese partecipate da imprese venete, con circa 45.500 dipendenti, sono ospitate negli altri paesi UE-15; 721 imprese a partecipazione veneta, con quasi 46.300 dipendenti, sono invece attive nei paesi dell'Europa centro-orientale, mentre altre 87 imprese, con poco più di 2.600 dipendenti, sono situate negli altri paesi europei. Seguono l'Asia (circa 16mila dipendenti in poco meno di 500 imprese partecipate da multinazionali venete), il Nord America (quasi 8.500 dipendenti in oltre 300 imprese), l'America Latina (oltre 5.500 dipendenti in poco meno di 200 imprese), l'Africa (quasi 12mila dipendenti in 136 imprese) e l'Oceania (455 dipendenti in 38 imprese). (Figura 2.12)
Rispetto alla media nazionale, le imprese venete mostrano una maggiore propensione ad investire nei paesi dell'Europa centro-orientale, dell'Africa settentrionale e dell'Asia centrale. Modesta appare invece, sempre in rapporto alla media nazionale, la presenza diretta delle imprese venete nelle Americhe, nel Medio Oriente e in Oceania. La correlazione tra le specializzazioni settoriali e le scelte territoriali appare assai evidente ed indica il forte rilievo delle motivazioni collegate alla riduzione del costo del lavoro quale determinante delle scelte di investimento estero delle imprese venete. (Tabella 2.14)
La provincia con il maggior numero di imprese investitrici è Vicenza, 277, seguita da Treviso, Padova, Verona, Venezia, Belluno e Rovigo. Treviso prevale se si guarda invece alla consistenza delle attività estere, in relazione al numero dei dipendenti delle imprese partecipate all'estero, con poco meno di 40mila unità, davanti a Vicenza, Padova, Verona, Belluno, Venezia e Rovigo. Guardando alle investimenti più recenti, nel corso del 2006 le acquisizioni cross-border più significative realizzate dalle imprese venete hanno riguardato il settore metallurgico e le altre industrie manifatturiere.



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Note

  1. A cura di Marco Mutinelli dell'Università di Brescia.
  2. Tale approfondimento si basa prevalentemente sulle informazioni estratte dalla banca dati Reprint, sviluppata realizzata presso il Politecnico di Milano nell'ambito delle ricerche sull'internazionalizzazione delle imprese italiane tramite IDE promosse dall'Istituto per il Commercio Estero, la quale ha come campo di indagine il sistema industriale ed i servizi reali che ne supportano le attività; per tali settori, essa censisce le partecipazioni di imprese italiane all'estero ed estere in Italia, misurandone la numerosità, la consistenza economica, gli orientamenti geografici e settoriali. Più precisamente, la banca dati copre i seguenti settori: industria estrattiva e manifatturiera; energia, gas, acqua; costruzioni; commercio all'ingrosso; logistica e trasporti; servizi di telecomunicazione; software e servizi di informatica; altri servizi professionali. Le informazioni estratte dalla banca dati Reprint riguardano le modalità di internazionalizzazione di natura equity, includendo partecipazioni azionarie di maggioranza e di minoranza in sussidiarie, filiali, affiliate, joint ventures, incroci azionari a supporto di alleanze strategiche. In tal modo, il campo di indagine non si limita alle sole iniziative che determinano flussi di investimenti diretti esteri, poiché, come noto, solo una parte, ancorché rilevante, delle suddette operazioni internazionali si finanzia tramite movimenti registrati nelle bilance dei pagamenti, essendo possibile reperire risorse finanziarie complementari sui mercati locali di insediamento.
  3. United Nations Conference on Trade and Development.
  4. Consistono nella creazione ex novo di attività produttive.
  5. Giova sottolineare che in questa sede vengono considerate venete le imprese che in Veneto hanno localizzato la loro principale sede operativa (ovvero la sede che ospita la Direzione generale e amministrativa della società, indipendentemente dalla localizzazione della sede legale dell'impresa stessa).
  6. In termini occupazionali, in occasione del Censimento Istat del 2001 l'incidenza del Veneto sul numero totale di dipendenti in Italia nei settori considerati dalla banca dati Reprint era risultata complessivamente pari all'11,2%. In termini di export, nel 2007 l'incidenza del Veneto sul totale nazionale è risultata pari al 13,3%.
  7. È necessario sottolineare a questo proposito come una paziente rilevazione dell'attività delle PMI italiane, focalizzata sulle imprese 'di successo', abbia consentito nel più recente aggiornamento della banca dati Reprint di individuare un non trascurabile numero di 'piccole multinazionali' italiane, le cui attività internazionali erano sfuggite alle rilevazioni precedenti. Il Veneto, in virtù delle peculiarità della sua struttura industriale e del peso che in essa hanno le PMI, beneficia in misura particolare di tale miglioramento della banca dati e vede migliorare la sua posizione rispetto al contesto nazionale rispetto a quella delineata nel precedente rapporto, come il lettore più attento può facilmente rilevare.
  8. Molte partecipazioni paritarie e di minoranza riguardano joint-venture in paesi a basso costo del lavoro (prevalentemente nell'est Europeo).
  9. Senza partecipazione al capitale di rischio.
  10. Una misura della consistenza di tale fenomeno viene dal raffronto tra i dati contenuti nella banca dati Reprint e i risultati di un'indagine sulla presenza imprenditoriale veneta in Romania promossa da Antenna Veneto Romania. Il numero complessivo delle imprese di origine veneta registrate in Romania a marzo del 2005 era pari a 2.578 unità; tali imprese occupavano oltre 39mila addetti e nel 2003 avevano registrato un giro d'affari di circa 458 milioni di euro. Le imprese romene partecipate da imprese venete censite dalla banca dati Reprint ad inizio 2007 215, con oltre 18.600 dipendenti e un giro d'affari (riferito al 2006) di circa 514 milioni di euro. Rispetto agli investimenti diretti effettuati da privati, pur scontando i tre anni di differenza con riferimento all'anno di rilevazione del dato relativo al fatturato, è evidente come le partecipazioni delle imprese medie abbiano una dimensione media e soprattutto una produttività assai più elevate.
  11. La ragione dell'esclusione dal denominatore dell'indice degli occupati presso le imprese a controllo estero risiede nella considerazione che le imprese a controllo estero insediate in Italia non partecipano al processo di multinazionalizzazione attiva. Nel caso esse controllino attività all'estero, ciò è generalmente il frutto di scelte proprietarie e organizzative delle IMN cui appartengono e sarebbe fuorviante attribuire contabilmente il controllo dei loro assets al nostro paese. Per tale motivo, tali attività non sono considerate nel computo delle partecipazioni italiane all'estero. Il computo riguarda ovviamente le sole attività censite nella banca dati Reprint.


Tabella 2.1
Esportazioni per regione. Valori espressi in milioni di euro e variazione % annua. Anni 2006:2007
Tabella 2.2
Importazioni per regione. Valori espressi in milioni di euro e variazione % annua. Anni 2006:2007
Tabella 2.3
Esportazioni per regione. Differenza tra var. % annua provvisoria e definitiva(*). Anni 2002:2007
Tabella 2.4
Esportazioni per provincia. Differenza tra var. % annua provvisoria e definitiva(*). Anni 2002:2007
Figura 2.1
Quota percentuale delle esportazioni venete per i principali mercati - Anno 2007
Figura 2.2
Quota percentuale delle esportazioni venete per i principali settori economici - Anno 2007
Figura 2.3
Saldo commerciale del Veneto per area geografica. Valori espressi in milioni di euro. Anno 2007
Tabella 2.5
Esportazioni per provincia. Valori espressi in milioni di euro e variazione % annua. Anni 2006:2007
Tabella 2.6
Indicatori economici della Cina - Anni 2000:2007
Figura 2.4
Quota percentuale delle esportazioni venete verso la Cina per i principali settori economici - Anno 2007
Figura 2.5
Quota percentuale delle importazioni venete verso la Cina per i principali settori economici - Anno 2007
Tabella 2.7
Imprenditori cinesi per settore economico. Veneto. Anno 2007
Tabella 2.8
Indicatori relativi alle imprese a partecipazione estera al 1.1.2007. Veneto e Italia.
Figura 2.6
Grado di internazionalizzazione passiva per regione al 1.1.2007.
Tabella 2.9
Quota delle imprese, degli addetti e del fatturato delle multinazionali estere presenti in Veneto sul totale nazionale. Anni 2001:2007
Tabella 2.10
Numero di progetti cross-border di investimento greenfield e di ampliamento di attività, per selezionate regioni italiane ed europee di destinazione, gennaio 2003-febbraio 2008
Figura 2.7
Distribuzione percentuale di dipendenti delle imprese veneta a partecipazione estere per settore economico al 1.1.2007
Figura 2.8
Indice di specializzazione (*) delle partecipazioni estere in Veneto per i per i principali settori economici al 1.1.2007
Figura 2.9
Distribuzione percentuale di dipendenti delle imprese veneta a partecipazione estere per origine geografica dell'investitore al 1.1.2007
Tabella 2.11
Imprese venete a partecipazione estera al 1.1.2007, per provincia.
Tabella 2.12
Indicatori relativi alle partecipazioni delle imprese all'estero al 1.1.2007. Veneto e Italia.
Tabella 2.13
Quota delle imprese, degli addetti e del fatturato delle aziende estere a partecipazione veneta sul totale nazionale. Anni 2001:2007
Figura 2.10
Grado di internazionalizzazione attiva (*) per regione al 1.1.2007
Figura 2.11
Indice di specializzazione (*) delle partecipazioni venete all'estero per i principali settori economici al 1.1.2007
Figura 2.12
Distribuzione percentuale dei dipendenti delle imprese estere a partecipazione veneta per aree geografiche al 1.1.2007
Tabella 2.14
Imprese venete a partecipazione estera al 1.1.2007, per provincia.
I numeri del capitolo 2
I numeri del capitolo 2

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