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La fiscalità

Introduzione

Al gettito fiscale viene da tempo riconosciuta una rilevanza significativa nella determinazione della competitività del territorio e del sistema nel quale le imprese si insediano e producono ed i propri occupati vivono ed operano.
Un tempo relativamente sconosciuto, il concetto di competitività fiscale è oggi ampiamente diffuso e sia le imprese che i policy makers ne sono pienamente coscienti; tanto che le prime spesso motivano le proprie scelte di localizzazione anche in termini fiscali, ed i secondi perseguono a volte politiche attive di attrattività fiscale (ne è un esempio il caso irlandese). Proprio all'esigenza di migliorare la competitività fiscale del sistema - ovvero di incrementarne la sua capacità di attrarre nuove iniziative ed investimenti - e delle imprese - ovvero di aumentarne la redditività netta e la competitività di lungo periodo - è connesso l'obiettivo del progressivo allineamento del sistema fiscale italiano a parametri maggiormente europei, in attesa che si giunga un giorno ad una sostanziale omogeneità comunitaria.
A partire da queste considerazioni la seguente trattazione ha la finalità di analizzare la fiscalità italiana nel confronto internazionale, osservare in che misura il diverso gettito fiscale supporta l'investimento in spesa sociale nei diversi Paesi, approfondire l'analisi sulla struttura settoriale della spesa pubblica nazionale. Si concentra poi l'analisi sull'ambito territoriale regionale per esaminare i flussi finanziari tra lo stato e le regioni e per confrontare il carico fiscale che pesa direttamente sul personale altamente qualificato e le imprese, quale chiave di lettura delle differenti economie, delle loro potenzialità ed attrattività.

8.1 - I sistemi di finanza pubblica

Le entrate fiscali e la spesa pubblica

L'Italia si colloca all'8° posto tra tutti i Paesi dell'Ocse in termini di rapporto percentuale di entrate fiscali su Pil, con un valore del 41,1%, dopo Svezia, 50,4%, Danimarca, Belgio, Finlandia, Norvegia, Francia, 43,4%, e Austria, 42,6%.
Seguono piuttosto distanziate la Spagna, 34,8%, e subito dopo la Germania, 34,7%, rispettivamente 17° e 18° posto tra i 30 paesi OCSE. In fondo alla classifica il Giappone e gli Stati Uniti con valore dell'indice di fiscalità pari rispettivamente a 26,4% ed a 25,5%. (Figura 8.1.1)
Considerando i Paesi dell'OCSE più rappresentativi per la nostra analisi, nell'ultimo decennio in Italia si è rilevato un leggero aggravio dell'imposizione fiscale rispetto al Pil, +1%, analogamente a ciò che è avvenuto nel Regno Unito, e più di quanto si sia verificato in Francia, +0,5%. Tra gli altri principali Paesi europei Spagna e Austria hanno visto un maggiore incremento dell'indice nello stesso arco di tempo, rispettivamente di +2,7% e +1,5%; andamento opposto si è invece verificato in Germania, -2,5%. (Figura 8.1.2)
La composizione delle entrate fiscali tra le diverse sue componenti economiche è piuttosto diversificata: i Paesi dell'est Europa hanno quote più elevate di entrate fiscali derivanti dai contributi sociali, mentre Svezia, Stati Uniti e Danimarca hanno una distribuzione incentrata sulla tassazione alla fonte dei redditi, salari e profitti. Da questi in Italia proviene il 31,4% delle entrate fiscali, il 30,3% deriva dai contributi sociali, il 26,4% dai tributi sui beni e servizi. (Figura 8.1.3)

La tassazione dei trasferimenti sociali

Come si rileva da uno studio dell'Ocse, una delle più frequenti questioni poste sull'incidenza della tassazione rispetto al Pil riguarda la motivazione sottostante alla notevole diversità dell'indice di fiscalità tra i Paesi. Gran parte di questa è indubbiamente causata dalle differenti scelte riguardo la dimensione dei servizi pubblici che i governi intendono fornire (come la spesa per istruzione e salute) e la generosità del sistema di trasferimento sociale (quali il pensionamento ed i benefici per la disoccupazione). Oltre alla sostanziale differenza tra i sistemi fiscali e la diversità delle rispettive regolamentazioni, vi sono comunque due significative ragioni che possono in parte spiegare le differenze degli indici di fiscalità nazionali: la prima è che i Paesi differiscono nel modo in cui essi perseguono gli obiettivi sociali attraverso le detrazioni fiscali o i trasferimenti sociali, la seconda ragione sta nelle differenze tra le modalità di tassazione dei trasferimenti sociali. (Tabella 8.1.1)
Concentrandoci su questo secondo aspetto, in particolare sul livello dei trasferimenti sociali in percentuale sul Pil e la stima delle tasse pagate su questi, risulta evidente che la variazione tra Paesi dell'indice di tassazione su questi trasferimenti è superiore in termini relativi alla variazione del livello degli stessi trasferimenti lordi, si noti che nel 2003 l'indice di fiscalità sui trasferimenti sociali va dallo 0,2% del Messico al 7,5% della Danimarca.
E' anche interessante notare che i più alti livelli delle tasse pagate sui trasferimenti sociali si registrano in Danimarca ed in Svezia, che sono come abbiamo visto i due paesi al top della classifica per indice di fiscalità generale, mentre i paesi con i livelli più bassi di tassazione dei trasferimenti sociali (Messico, Corea, Giappone, Stati Uniti) sono quelli con i quattro più bassi indici di fiscalità. Questo suggerisce che la rimozione di parte delle differenze tra paesi nel trattamento fiscale dei trasferimenti sociali attenuerebbe la variazione degli indici di fiscalità generale rispetto al Pil osservato tra i Paesi.
Si vuole ora osservare in che misura il diverso gettito fiscale supporta l'investimento in spesa sociale e capire come l'Italia si colloca nei confronti degli altri Paesi.

La spesa pubblica per funzione

Per un confronto internazionale sulla spesa pubblica (Nota 1) si è scelto un gruppo di Paesi europei ristretto, vicini all'Italia, per similarità negli obiettivi o perché adottano politiche fiscali finalizzate all'attrattività degli investimenti (Irlanda) o per la particolare attenzione alla spesa nel settore sociale (Paesi nordici), oltre a Giappone e Stati Uniti, quali termini di confronto extraeuropeo.
La Svezia presenta i valori più elevati, sia di percentuale di spesa su Pil, 56,8%, sia di spesa per abitante,17.770 euro, ben al di sopra dei valori medi (Nota 2), pari rispettivamente a 40,6% e 11.724 euro. L'Italia spende il 47,3% del Pil e destina ad ogni cittadino 11.296 euro. L'Irlanda è il Paese con il livello più basso di spesa pubblica in rapporto al Pil, 33,9%, ma ha una spesa pro capite sopra la media, 12.307, mentre la Spagna è lo Stato europeo con entrambi i valori sotto la media. Giappone e Stati Uniti destinano rispettivamente 10.673 e 11.616 euro ad ogni loro abitante, evidenziando così un sistema statale meno incisivo. (Figura 8.1.4)

La spesa per Protezione sociale

Per quasi tutti i Paesi la maggior parte della spesa pubblica è assorbita dal settore della Protezione sociale (Nota 3). Questo copre quasi la metà del totale della spesa pubblica in Germania, 47,2%, possiede un peso superiore al 40% in Svezia, Finlandia, Austria e Francia, costituisce il 37,9% in Italia. Meno consistente rispetto ai paesi europei è pure la percentuale di spesa che viene destinata a questa funzione da parte di Giappone, 32,6% e Stati Uniti, 19,4%, che possiedono un sistema di protezione sociale meno controllato dal settore pubblico. (Figura 8.1.5), (Figura 8.1.6) e (Figura 8.1.7)
7.635 euro per abitante è la spesa previdente-assistenziale in Svezia, 24,4% sul Prodotto Interno Lordo, che la pongono in testa alla graduatoria nei confronti dei Paesi in esame. L'Italia spende 4.276,8 euro pro capite, quasi il doppio rispetto agli Stati Uniti, 2.254,9 euro, e con una percentuale di 17,9% del Pil si colloca in una posizione intermedia rispetto alla graduatoria dei Paesi, mentre gli Stati Uniti restano il fanalino di coda, 7%.

La spesa per servizi Generali della P.A.

La spesa inerente i Servizi Generali delle Pubbliche Amministrazioni (Nota 4) rappresenta la seconda per importanza nella maggior parte dei Paesi considerati. Tale voce ha rilevanza maggiore proprio in Italia, 17,8% sul totale e 8,4% rispetto al Pil, anche se il nostro Paese risulta terzo per spesa pro capite, 2.011,5 euro. L'Irlanda occupa l'ultima posizione con il 10,4% sulla spesa complessiva, 3,5% del Pil, mentre la Spagna è la Nazione che spende di meno per abitante, 951,6 euro. (Figura 8.1.8), (Figura 8.1.9) e (Figura 8.1.10)

La spesa per Sanità

Nel settore sanitario (Nota 5) l'Italia, con il 14% della spesa totale, ha valori degli indici piuttosto bassi rispetto alla maggior parte degli altri paesi: il 6,6% di spesa sanitaria rispetto al Pil la colloca prima solamente della Germania, 6,1%, e della Spagna, 5,5%; mentre i 1.576,6 euro pro capite spesi in attrezzature e servizi sanitari superano solo i 1.077,7 della Spagna. Il peso di tale spesa rispetto al totale è rilevante per l'Irlanda, dove rappresenta il 21,1%, ma anche per gli Stati Uniti, 20,5% e 7,4% del Pil, valori molto consistenti se si pensa che negli USA i programmi pubblici in questo settore hanno funzioni residuali, ovvero proteggono solo i poveri e gli anziani. Si nota una forte disparità nella spesa sanitaria per abitante, prima resta l'Irlanda, con 2.597,6 euro spesi nel 2004. (Figura 8.1.11), (Figura 8.1.12) e (Figura 8.1.13)
Nel complesso non si evidenziano sostanziali differenze nella spesa pubblica tra paesi con sistemi sanitari diversi, ossia a prevalente assistenza pubblica o a prevalente sistema mutualistico o delle assicurazioni sociali (Nota 6).

La spesa per l'istruzione

Spendono una somma più elevata in istruzione (Nota 7) rispetto al totale gli Stati Uniti, 17,3%, mentre piuttosto bassa è la percentuale dell'Italia, 10,4%, seguita soltanto dalla Germania, 8,6%. La Svezia è il Paese con un più elevato rapporto di spesa su Pil per questa funzione, 7,4%, ed è anche quello che vi destina un importo maggiore per abitante, 2.325 euro. Per l'Italia la somma viene quasi dimezzata, 1.170,8 euro, 4,9% del Pil, ma per la Spagna è ancora più bassa, 855 euro. (Figura 8.1.14), (Figura 8.1.15) e (Figura 8.1.16)

La spesa per gli Affari Economici

La spesa in Affari economici (Nota 8), rilevante all'interno del bilancio statale, incide in modo più rilevante in Irlanda, 14,8%, Paese che destina anche una spesa pro capite più elevata, 1.825,4 euro. L'Italia possiede una percentuale dell'8,2% sul totale, 3,9% del Pil, ed è uno dei Paesi che spende di meno per abitante, 931,6 euro, assieme a Regno Unito, 827,7 euro, 2,9% del Pil, e Francia, 790,7 euro, 3% del Pil. (Figura 8.1.17), (Figura 8.1.18) e (Figura 8.1.19)

La fiscalità e la spesa sociale

In definitiva se vengono sommate tutte le funzioni di spesa di carattere prettamente sociale (Nota 9) la Svezia è sempre al primo posto con un importo pari al 40% del Pil ed una spesa pro capite di 12.478 euro, mentre Giappone e Stati Uniti si posizionano sempre in coda alla classifica. In generale all'elevata tassazione corrisponde una altrettanto consistente spesa sociale, ma si evidenziano Paesi quali Germania e gli Stati extraeuropei, che destinano il modesto gettito fiscale quasi interamente a questa voce di spesa. (Figura 8.1.20)

Inizio Pagina  La spesa pubblica in Italia

La spesa pubblica italiana (Nota 10) dal 2000 al 2005, nonostante l'aumento in termini nominali, rimane costante in termini di quota rispetto al prodotto interno lordo, passando dal 51,2% al 51,5%; 86,4% la quota di spesa corrente sul totale nel 2005; pari all'86,3% nel 2000. (Tabella 8.1.2)
La struttura settoriale della spesa pubblica, comprensiva di tutte le forme di destinazione economica, dalle spese per il suo funzionamento ai trasferimenti, agli interessi passivi ed altro, nel 2005 vede il 67,2% della spesa corrente (30% del prodotto interno lordo) attribuibile ai settori rivolti ai servizi alla persona: primo destinatario è il settore del lavoro e della previdenza, che ingloba il 38,9% della spesa corrente, 17,3% del Pil, dovuto in gran parte al pagamento delle pensioni contributive; a questo settore si aggiungono gli interventi in campo sociale, ovvero interventi di protezione e assistenza finanziate dalla fiscalità generale, che da soli corrispondono al 4,5% della spesa corrente totale ed al 2,0% del Pil; segue il settore della sanità che assorbe il 14,4% di spesa corrente ed il 6,4% di Pil ed infine quello dell'istruzione e della formazione con il 9,4% di spesa corrente ed il 4,2% di Pil. (Tabella 8.1.3)
Tra l'altro guardando alla spesa corrente in termini di destinazione economica, riguardante tutti i settori di intervento del settore pubblico italiano, si evidenzia ancora chiaramente che gran parte di questa è dovuta all'erogazione di pensioni. Infatti risulta che i trasferimenti in conto corrente a famiglie e istituzioni sociali sono stati nel 2005 il 40,8% del totale della spesa corrente, 18,2% del Pil, per gran parte attribuibili al settore della previdenza e integrazione salariale, che consistono prevalentemente nell'erogazione di pensioni di natura contributiva, 36,2% di spesa corrente e 16,1% sul Pil.

Il funzionamento della P.A

Tutto il settore della Pubblica amministrazione spende circa il 40,3% della spesa corrente complessiva e il 17,9% del Pil per il suo funzionamento, includendo in questo conteggio la spesa per il suo personale, 22,8% della spesa corrente nel 2005 e 10,1% sul Pil, e l'acquisto di beni e servizi utilizzati come input nel processo di produzione, che costituisce il 17,5% della spesa corrente e il 7,8% del Pil.
Gli aiuti alle imprese nel conteggio della spesa provengono essenzialmente dai trasferimenti alle imprese private in conto capitale (0,9% del Pil e 13,6% della spesa in conto capitale) e la spesa complessiva ad esse destinata, comprendente anche i trasferimenti in conto corrente, ammonta al 2,6% della spesa pubblica totale ed all'1,3% sul Pil. Altre forme di aiuti alle imprese sono ricomprese nelle partecipazioni azionarie e nei conferimenti, che assorbono il 26,5% della spesa in conto capitale e l'1,8% del Pil. (Tabella 8.1.4)

Inizio Pagina  La finanza pubblica nelle regioni

Esaminiamo ora i flussi finanziari fra lo Stato e le regioni quale chiave di lettura delle differenti economie e delle loro potenzialità. I dati utilizzati provengono da tre diverse fonti: dalle informazioni del Dipartimento per le politiche fiscali del Ministero dell'Economia e delle Finanze si può osservare il quadro relativo al gettito erariale regionalizzato di tutte le principali voci di imposta versate allo Stato; abbiamo poi utilizzato le informazioni provenienti dalla Ragioneria Generale dello Stato, relative ai pagamenti di cassa effettuati dallo Stato per regione di localizzazione del pagamento. In tal modo è stato possibile effettuare un confronto tra quanto lo Stato riceve dalle singole regioni, ognuna intesa come insieme di famiglie e imprese residenti che pagano le imposte, e quanto ad esse lo Stato eroga sotto forma di contributi e servizi agli utenti finali. Inoltre dalla banca dati dei Conti Pubblici Territoriali (CPT), fornita dal Dipartimento per le politiche di sviluppo del Ministero per lo Sviluppo Economico provengono le informazioni relative alle entrate e alle spese consolidate della Pubblica Amministrazione e del Settore Pubblico Allargato, che comprende anche le aziende municipalizzate e regionalizzate, le altre ex aziende autonome (Ferrovie, Poste, Monopoli, etc.) e l'ENEL.
Risulta evidente da questa analisi come la presenza di due tipologie di statuto nelle regioni italiane - ordinario e speciale - assieme ai diversi criteri di redistribuzione e perequazione delle risorse adottati dal legislatore, produca una disomogeneità fra quanto viene prodotto e versato da ciascuna regione e quanto rientra attraverso contributi e servizi alle imprese e alle famiglie.
I due grandi flussi finanziari (Nota 11) fra lo Stato e i territori regionali sono i pagamenti effettuati dallo Stato e le imposte versate dalle regioni. Per garantire l'omogeneità temporale fra le imposte e i pagamenti si analizzano i dati relativi al 2002, ultimo anno per il quale esiste il dato ministeriale sulla regionalizzazione delle imposte erariali.
Per i pagamenti dello Stato e per i conti pubblici consolidati vi sono dati più recenti che abbiamo considerato più avanti nell'analisi.
Nel 2002 ciascun cittadino italiano ha versato mediamente allo Stato 5.067 euro, mentre chi risiede nel Veneto ne ha dovuti 625 in più, cioè 5.692. In sei regioni, prime la Valle d'Aosta e la Lombardia, le imposte pro capite sono state superiori a quelle del Veneto; qui il fenomeno ha avuto un trend in crescita, nel 2000, infatti, ogni cittadino veneto versava 5.492 euro e in due anni ha visto aumentare di 200 euro la propria contribuzione alle imposte erariali, vale a dire a quelle imposte sulle quali l'Ente Regione non ha alcun potere. Tra tutte le regioni italiane, la Calabria versa meno di tutte le altre, con 2.947 euro pro capite versati nel 2002. (Figura 8.1.21)
Il meccanismo descritto sopra assume un profilo di maggiore rilevanza soprattutto quando lo confrontiamo con i pagamenti pro capite effettuati dallo Stato per regione di destinazione.
Nello stesso anno lo Stato ha mediamente erogato per ogni cittadino veneto 2.721 euro, 27% al di sotto della media nazionale, cioè oltre 1.000 euro di meno di quanto arriva mediamente ad ogni italiano e addirittura 5.772 di meno di quanto viene destinato ad ogni residente valdostano, primi beneficiari nella graduatoria di tutte le regioni italiane, e 5.240 euro di meno di quanto viene versato ad ogni residente in Trentino-Alto Adige. I residenti di queste zone, in definitiva, hanno ricevuto annualmente circa il triplo di quanto viene speso dallo Stato per coloro che risiedono nel Veneto. (Figura 8.1.22)
Osservando i saldi finanziari risulta quindi che ogni persona residente nel Veneto versa allo Stato mediamente di più di quanto riceva, in misura decisamente superiore a ciò che avviene nelle altre regioni. Viceversa il gruppo di regioni a statuto speciale - che gode di una maggiore autonomia nella gestione di gran parte delle imposte versate dai propri soggetti economici - consegue saldi finanziari positivi con lo Stato. (Figura 8.1.23)
Il cittadino veneto ogni anno versa allo Stato ben 2.971 euro più di quanto lo Stato investe nel territorio regionale. Tale cifra è pari al 12% del PIL pro capite regionale. Un mese all'anno di ricchezza prodotta nel Veneto va allo Stato, che la investe altrove. Una situazione simile alla nostra è vissuta anche dalle altre Regioni ordinarie a noi paragonabili (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Toscana), mentre all'estremo opposto troviamo quasi solamente Regioni a Statuto speciale, e spiccano tra queste proprio Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta, che si trovano, rispettivamente, in prima e seconda posizione nella classifica del PIL pro capite regionale. Al Trentino-Alto Adige viene attribuito un surplus pro capite finanziario di 1.927 euro, alla Valle d'Aosta vanno 1.726 euro in più rispetto a quanto versato da ogni suo residente all'Erario dello Stato.
E' disponibile inoltre il dato sui pagamenti aggiornato al 2004. Da esso si evince che la forbice tra le regioni si è accentuata fra il 2002 e il 2004. Infatti, la Valle d'Aosta che resta prima nella graduatoria dei pagamenti pro capite effettuati dallo Stato, con 9.599 euro ricevuti nel 2004, vede aumentare tale quota del +13% rispetto a due anni prima; mentre il Veneto, che è ancora ultimo, riceve per ogni suo residente 2.553 euro, -6,2% rispetto al 2002. E' da dire che non essendo disponibile il dato al 2004 sulle imposte versate dai cittadini di ciascuna regione per un aggiornamento sul saldo finanziario, non è possibile valutare l'andamento più recente dei flussi finanziari. (Figura 8.1.24)

Le principali imposte erariali versate allo stato

Il Veneto si colloca al di sopra della media nazionale per livello pro capite di imposte IRPEF e IRPEG, mentre la Lombardia occupa il primo posto nella graduatoria delle regioni.
Anche per ciò che riguarda l'IVA il Veneto contribuisce in misura rilevante, 1.633 euro pro capite nel 2002, ma stavolta sono i valdostani che, probabilmente a causa di un livello più elevato nei consumi di beni e servizi, pagano di più rispetto a tutte le altre regioni. (Figura 8.1.25)

I conti pubblici territoriali della Pubblica Amministrazione

I conti pubblici territoriali sono il frutto di un processo di consolidamento che consiste nel considerare ciascun ente quale erogatore di spesa finale, attraverso l'eliminazione dei flussi di trasferimento intercorrenti tra i vari enti della Pubblica Amministrazione, al fine di evitare possibili duplicazioni. Le entrate consolidate (Nota 12) della Pubblica Amministrazione in Veneto sono state quantificate nel 2005 in 12.608 euro per cittadino residente, quasi 500 euro sopra la media italiana. La loro dimensione in rapporto al Pil regionale, 45,3%, pone il Veneto in ultima posizione nella graduatoria regionale, al di sotto della media nazionale (50,3%) di 5 punti percentuali. Il Lazio, sede della maggior parte degli uffici dell'Amministrazione Centrale, occupa la prima posizione (55,3%). (Figura 8.1.26) e (Figura 8.1.27)
Mentre la spesa (Nota 13) della Pubblica Amministrazione, sempre depurata da tutti i flussi intermedi intercorrenti tra i vari enti che vi appartengono, nel Veneto è risultata nel 2005 pari a 10.826 euro pro capite, il 13,0% in meno, 1.624 euro, rispetto alla spesa media nazionale. (Figura 8.1.28) e (Figura 8.1.29)
Con il 38,9% del Pil, la spesa della Pubblica Amministrazione nel Veneto è ultima nella graduatoria regionale, contro una media nazionale che supera il 50%, ad indicare che la maggior parte della ricchezza viene nella nostra regione generata dal settore privato; prima tra tutte le regioni è la Calabria con il 68,3% di spesa sul Pil seguita subito dalla Basilicata, 66,8%.

I conti pubblici territoriali del Settore Pubblico Allargato

Il quadro dei flussi finanziari del Settore Pubblico Allargato (Nota 14) (SPA) mostra una situazione leggermente diversa. Aumentano naturalmente le entrate pro capite per tutte le regioni, ma il Veneto con 15.412 euro pro capite dovuti al SPA rimane al decimo posto della graduatoria rispetto a ciò che si è rilevato considerando la Pubblica Amministrazione in senso stretto, 12.608 euro le entrate per abitante (Figura 8.1.26). Analogamente in termini di entrate in percentuale sul Pil il Veneto può beneficiare di un terzo posto nella graduatoria delle regioni, rispetto all'ultimo che aveva considerando la sola Pubblica Amministrazione (Figura 8.1.29). La spesa del SPA è certo maggiore rispetto a quella della PA in senso stretto, ma mentre la sua quota sul Pil non sposta il Veneto dall'ultimo posto della graduatoria regionale, la quota di spesa pro capite lo fa salire di una posizione, dalla sedicesima alla quindicesima. (Tabella 8.1.5) e (Figura 8.1.30)
Suddividendo la spesa totale consolidata dell'intero Settore Pubblico Allargato per i diversi livelli di governo risulta che, sia in Veneto che in Italia, dal 2000 al 2005 il ruolo svolto dalle Amministrazioni Centrali nella gestione della spesa, pur restando preponderante, si è in parte ridotto a favore degli enti del S.P.A..




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Note

  1. Per poter effettuare un confronto omogeneo tra Paesi è stato utilizzato il sistema di classificazione delle funzioni delle Amministrazioni Pubbliche (COFOG), articolato in una suddivisione settoriale a 10 voci (Divisioni), i fini primari perseguiti dai governi, e particolarmente utile per tenere conto delle esigenze sia della Programmazione Comunitaria, sia dell'analisi della spesa pubblica. COFOG rappresenta l'acronimo di Classification Of Function Of Government. Si tratta di una classificazione definita a livello internazionale dalle principali istituzioni che si occupano di contabilità nazionale: OCSE, FMI, Eurostat. Le 10 Divisioni (funzioni di 1° livello) sono poi analizzate al loro interno in Gruppi (funzioni di 2° livello), e successivamente in Classi (funzioni di 3° livello). I Gruppi riguardano le specifiche aree di intervento delle politiche pubbliche e le Classi identificano i singoli obiettivi in cui si articolano le aree di intervento. Ciascuna divisione prevede la presenza di due particolari Gruppi relativi alle spese per la Ricerca e lo Sviluppo e per le spese di tipo residuale che non trovano una collocazione nei gruppi specifici. La COFOG permette di avere, attraverso la corretta classificazione delle spese sostenute dalle amministrazioni, l'analisi dell'attività dell'operatore pubblico secondo l'ottica della produzione, individuando chi ha prodotto che cosa per quale fine. Sono stati costruiti due indicatori per analizzare spesa pubblica totale di ogni Paese: il suo rapporto percentuale rispetto al Prodotto Interno Lordo e il suo valore pro-capite; un terzo rapporto è stato calcolato per ogni funzione di spesa, il suo peso percentuale sul totale della spesa. L'anno di riferimento è il 2004 in quanto ultimo dato disponibile in materia.
  2. Media calcolata sul gruppo di Paesi in esame: Austria, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Spagna, Svezia, Regno Unito, Giappone e USA.
  3. Comprende le seguenti aree di intervento: malattia e invalidità, vecchiaia, famiglia, disoccupazione, esclusione sociale non altrimenti classificabile e protezione sociale non altrimenti classificabile.
  4. Comprende le seguenti aree di intervento: le spese per organi legislativi ed esecutivi, attività finanziarie e fiscali e affari esteri, aiuti economici internazionali, servizi generali, ricerca di base, servizi pubblici generali non altrimenti classificabili, transazioni relative al debito pubblico, trasferimenti a carattere generale tra diversi livelli di amministrazione.
  5. Comprende le seguenti aree d'intervento: prodotti, attrezzature e apparecchi sanitari, servizi ospedalieri e non, servizi di sanità pubblica, ricerca e sviluppo per la sanità e sanità non altrimenti classificabile
  6. I sistemi assistenziali pubblici sono caratterizzati dalla fornitura universale delle prestazioni a carico dello Stato, dal finanziamento attraverso la tassazione generale e dalla gestione e/o controllo pubblico dei fattori di produzione. Questo è il sistema utilizzato in Italia, Finlandia, Irlanda, Spagna, Svezia, Regno Unito. I sistemi mutualistici con obbligatorietà della copertura all'interno di un sistema di sicurezza sociale, finanziato in larga parte da contributi individuali attraverso fondi assicurativi non profit e con gestione dei fattori di produzione pubblica e/o privata. Questo è il sistema utilizzato da Austria, Francia, Germania, Giappone, USA.
  7. Comprende le seguenti aree d'intervento: istruzione prescolastica e primaria, istruzione secondaria, istruzione superiore, ricerca e sviluppo per l'istruzione, istruzione non altrimenti classificabile.
  8. Comprende le seguenti aree d'intervento: affari generali economici, commerciali e del lavoro; agricoltura, silvicoltura, pesca e caccia; combustibile ed energia; attività estrattive, manifatturiere ed edilizie; trasporti; comunicazione; altri settori; ricerca e sviluppo per gli affari economici.
  9. Ossia Sanità, Attività ricreative, culturali e di culto, Istruzione e Protezione sociale
  10. Si considera il Settore della Pubblica Amministrazione in senso stretto, prevedendo di estendere successivamente l'analisi al Settore Pubblico Allargato; si tenga presente che i dati di fonte Ministero dello Sviluppo Economico, differiscono da quelli OCSE, perché comprensivi delle partite finanziarie.
  11. - Le imposte erariali sono il gettito erariale di tutte le principali voci di imposta provenienti dal territorio regionale. Sono quindi esclusi i tributi propri degli EELL e delle Regioni.
    - I pagamenti dello Stato sono i pagamenti di cassa effettuati dallo Stato per regione di localizzazione del pagamento, escluse le erogazioni a favore degli Enti(*) - in particolare quelli previdenziali - o dei Fondi(**) che non rientrano nel bilancio dello Stato. Si precisa che la spesa degli enti previdenziali a livello nazionale è coperta dal bilancio dello Stato per il 30% del totale. La parte restante è a carico dei bilanci dei diversi enti previdenziali.
    (*) Enti: INPS e Altri Enti Previdenziali, Ente Nazionale per le Strade (ANAS), Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente (ENEA), etc.
    (**) Fondi: Fondo di Rotazione per l'Attuazione delle Politiche Comunitarie, Fondo Speciale Rotativo per l'Innovazione Tecnologica, Fondo Contributi alle Imprese, Fondo di Solidarietà Nazionale, Fondo Speciale per la Ricerca Applicata, etc.
    - Il saldo finanziario corrisponde ai pagamenti effettuati dallo Stato alle Regioni meno le imposte erariali versate allo Stato dalle Regioni.
  12. Si tratta delle entrate consolidate regionalizzate ottenute considerando ciascuna regione alla stregua di una nazione che reperisce sul proprio territorio le entrate necessarie a coprire i costi della sua azione di governo, in parte impiegando beni dal patrimonio pubblico (vendita di beni e servizi, redditi di beni immobili) in parte utilizzando la potestà impositiva (imposte, contributi sociali). Per quanto riguarda ad esempio la regionalizzazione delle entrate erariali, la ripartizione del gettito è quella che si otterrebbe qualora le imposte erariali fossero trasformate in imposte regionali, nel senso di imposte prelevate sulla base imponibile generata dall'economia della regione e definita in base alle attuali norme tributarie.
  13. E' il valore ottenuto attraverso il processo di consolidamento che consiste nel considerare ciascun ente quale erogatore di spesa finale, attraverso l'eliminazione dei flussi di trasferimento intercorrenti tra i vari enti della Pubblica Amministrazione, al fine di evitare possibili duplicazioni.
  14. La definizione di Settore Pubblico Allargato prevede due grandi componenti: la Pubblica Amministrazione, a sua volta costituita dall'insieme delle Amministrazioni centrali, regionali e locali, e gli enti ad essa collegati (aziende municipalizzate, ENAV, ENEL, ENI, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane, ecc.).


Figura 8.1.1
Gettito fiscale in percentuale del Pil dei paesi dell'Ocse. Anno 2004
Figura 8.1.2
Gettito fiscale in percentuale del Pil di alcuni dei principali paesi dell'Ocse. Var. % 1995-2004
Figura 8.1.3
Composizione percentuale del gettito fiscale di alcuni dei principali paesi dell'Ocse.  Anno 2004
Tabella 8.1.1
Trasferimenti sociali e loro tassazione. Percentuale sul Pil - Anno 2003
Figura 8.1.4
Spesa statale in percentuale su PIL e pro capite. Anno 2004
Figura 8.1.5
Quote di spesa pubblica per la protezione sociale sul totale - Anno 2004
Figura 8.1.6
Percentuale sul Pil della spesa pubblica per la protezione sociale - Anno 2004
Figura 8.1.7
Spesa pubblica pro capite per la protezione sociale - Anno 2004
Figura 8.1.8
Quote di  spesa pubblica per i servizi generali della P.A. - Anno 2004
Figura 8.1.9
Percentuale sul Pil della spesa pubblica per i servizi generali delle P.A. - Anno 2004
Figura 8.1.10
Spesa pubblica pro capite per i servizi generali delle P.A. - Anno 2004
Figura 8.1.11
Quote di spesa pubblica per la sanità - Anno 2004
Figura 8.1.12
Percentuale sul Pil della spesa pubblica per la sanità - Anno 2004
Figura 8.1.13
Spesa pubblica pro capite per la sanità - Anno 2004
Figura 8.1.14
Quote di spesa pubblica per l'istruzione - Anno 2004
Figura 8.1.15
Percentuale sul Pil della spesa pubblica per l'istruzione - Anno 2004
Figura 8.1.16
Spesa pubblica pro capite per l'istruzione - Anno 2004
Figura 8.1.17
Quote di spesa pubblica per gli affari economici - Anno 2004
Figura 8.1.18
Percentuale sul Pil della spesa pubblica per gli affari economici - Anno 2004
Figura 8.1.19
Spesa pubblica pro capite per gli affari economici - Anno 2004
Figura 8.1.20
Gettito fiscale e spese sociali - Anno 2004
Tabella 8.1.2
Spesa totale consolidata del settore della Pubblica Amministrazione - Italia, Anni 2000 e 2005
Tabella 8.1.3
Spesa in conto corrente consolidata della Pubblica Amministrazione nei settori di natura sociale (valori in milioni di euro). Italia, Anni 2000 e 2005
Tabella 8.1.4
Spesa in conto corrente consolidata della Pubblica Amministrazione per categoria economica (valori in milioni di euro). Italia, Anni 2000 e 2005
Figura 8.1.21
Saldo finanziario pro capite per regione (differenza fra pagamenti effettuati dallo Stato e imposte erariali versate allo Stato pro capite). Valori in euro correnti - Anno 2002
Figura 8.1.22
Imposte erariali pro capite versate allo Stato per regione (valori in euro) - Anno 2002
Figura 8.1.23
Pagamenti pro capite effettuati dallo Stato per regione di destinazione (valori in euro) - Anno 2002
Figura 8.1.24
Pagamenti pro capite effettuati dallo Stato per Regione di destinazione (valori in euro) - Anno 2004
Figura 8.1.25
Livello pro capite delle principali imposte erariali versate allo Stato. Regioni - Anno 2002
Figura 8.1.26
Entrate consolidate regionalizzate pro capite della Pubblica Amministrazione per regione (valori in euro). Anno 2005
Figura 8.1.27
Entrate consolidate regionalizzate della Pubblica Amministrazione in percentuale sul Pil regionale. Anno 2005
Figura 8.1.28
Spesa consolidata regionalizzata pro capite della Pubblica Amministrazione (valori in euro) - Anno 2005
Figura 8.1.29
Spesa consolidata regionalizzata effettuata dalla Pubblica Amministrazione in percentuale sul PIL regionale - Anno 2005
Tabella 8.1.5
Principali indicatori relativi alla spesa e alle entrate consolidate del Settore Pubblico Allargato per regione e relativa posizione in graduatoria. Anno 2005
Figura 8.1.30
Ripartizione percentuale della spesa totale consolidata per livello di governo. Veneto e Italia - Anni 2000 e 2005

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