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1.2 - I settori produttivi

Inizio Pagina  Agricoltura

La congiuntura produttiva

Il Pil nazionale nel 2006 è in crescita; questo risultato è attribuibile principalmente alla buona performance di industria e servizi, infatti non rientra come parte attiva di questa ripresa l'agricoltura che segnala un calo di oltre 3 punti percentuali in termini costanti rispetto all'anno precedente. Un trend negativo che non si arresta dal 2002 e che ha conosciuto un balzo in avanti solamente nel 2004, ma del tutto occasionale e compensativo di un'annata precedente decisamente negativa.
La mancata crescita da parte del settore primario, che a partire dal 2005 sta attraversando una profonda fase di ristrutturazione in seguito alla riforma della politica agricola comunitaria, ha una motivazione anche di natura congiunturale: il calo delle produzioni, più accentuato nel settore delle coltivazioni, è figlio di un'annata deludente sul piano delle rese, dovuta principalmente ad un andamento climatico non del tutto favorevole. In aggiunta la scarsa tenuta dei redditi agricoli e le criticità strutturali hanno influenzato in ogni caso le dinamiche produttive, determinando una perdita cumulata negli ultimi due anni di ben 7,6 punti percentuali.
La situazione nel Veneto per il 2006 vede a prezzi correnti l'aumento della produzione agricola lorda rispetto all'anno precedente pari a circa il 2%, attestandosi oltre i 4.400 milioni di euro. Questo risultato però non deve trarre in inganno poichè anche nella nostra regione l'andamento climatico non favorevole ha prodotto una contrazione dell'aggregato economico in termini reali, secondo le valutazioni Inea, di circa il 4%. Infatti, tale riduzione, su cui grava fortemente la situazione delle colture erbacee, è imputabile essenzialmente al forte calo produttivo piuttosto che ai prezzi, mantenutisi a buoni livelli. (Tabella 1.2.1)
Bene le coltivazioni legnose che prospettano segnali positivi; costanti gli allevamenti che mantengono il fatturato nonostante una contrazione produttiva; in difficoltà le produzioni erbacee.
In effetti queste ultime nel corso del 2006 hanno avuto una forte contrazione nella produzione (attorno al 9%), in particolare il mais, coltura principale della regione che, a causa di un andamento climatico poco favorevole e problemi di natura fitosanitaria, ha totalizzato un calo nella produzione complessiva pari al 15%. Sempre tra i cereali, bene la performance del frumento tenero che totalizza una produzione in aumento del 14%.
Sul fronte delle colture industriali si segnala la brusca contrazione della barbabietola da zucchero, sia in termini di produzione (ad effetto della riforma OCM) che di resa (per via dell'andamento climatico sfavorevole).
Da sottolineare il rinnovato interesse da parte degli agricoltori veneti per il girasole che con una forte crescita pari al 31% pare confermare le potenzialità di questo seme oleaginoso le cui destinazioni di utilizzo comprendono anche il campo agro-energetico.
Nella zootecnia i risultati sono stati favorevoli per il comparto bovino e suino ma resta ancora in difficoltà quello avicolo che ha risentito della psicosi "influenza aviaria" protrattasi sino ad agosto del 2006.
Quanto alle legnose agrarie, l'andamento climatico del 2006 ha favorito particolarmente la vite le cui produzioni sono salite rispetto alla campagna precedente del 5,1% per l'uva e del 2,4% per il vino.
Degli oltre 47 milioni di ettolitri di vino prodotti in Italia nel corso del 2006, il 15% è stato prodotto nella nostra regione che insieme alla Puglia si conferma il maggior produttore nazionale e il primo in assoluto di vino ad indicazione geografica tipica con più di 4 milioni di ettolitri.
Negli ultimi anni si è assistito ad un generale aumento della qualità del vino veneto, con una costante diminuzione della produzione di vino da tavola e un aumento per le DOCG, DOC e IGT: infatti negli ultimi cinque anni il vino da tavola è diminuito di oltre 60 punti percentuali, mentre nel solo ultimo anno le denominazioni di origine "controllata" e "controllata e garantita" hanno fatto un balzo in avanti del 5% e le indicazioni geografiche tipiche dell'1,5%. La maggior parte di queste ultime viene prodotta nelle province di Verona e Treviso che confermano ulteriormente la loro specializzazione nel settore. (Figura 1.2.1)

L'esportazione del vino prodotto

In questo rapporto è risultata di particolare interesse l'analisi dell'export di alcune voci merceologiche tipiche. Il vino, riconosciuto come uno dei principali prodotti legati alla cultura del nostro territorio, è una di queste; in Veneto, infatti, la coltivazione della vite e la produzione del vino rappresentano un chiaro esempio del profondo rapporto tra esigenze economiche e valorizzazione dell'ambiente, fra tradizione e innovazione.
Di rilievo è proprio il significativo balzo in avanti fatto nel 2006 dall'export del settore vinicolo, sia dal punto di vista nazionale che regionale.
Con una crescita del 15% di ettolitri e un aumento di 6,5 punti percentuali in valore rispetto al 2005, l'Italia del vino registra una performance estremamente positiva esportando oltre 18 milioni di ettolitri (il 37% della produzione nazionale), battendo i due principali avversari, Francia e Spagna ed elevandosi a primo paese esportatore di vino nel mondo.
E' la Germania il nostro miglior acquirente, seguita da Stati Uniti ed Inghilterra. Ma se in questi paesi la crescita è stata di poco percettibile, interessante è notare come nei paesi dell'Est, a cominciare dai nuovi membri dell'Unione Europea, il vino italiano sia leader indiscusso con un incremento di importazioni pari al 247% in quantità e 79% del valore per Lituania, Lettonia, Estonia, Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania ed Ungheria.
Il Veneto apporta un contributo decisamente consistente alla performance italiana nel mondo: si colloca infatti come prima regione esportatrice in valore, totalizzando un aumento rispetto all'anno precedente di 4,7 punti, ed occupando una quota di mercato che garantisce un peso di oltre il 27% su quello nazionale. (Figura 1.2.2)
Esplorando nel dettaglio la performance veneta, si può notare come l'Unione Europea assorba quasi il 60% del valore esportato nel 2006: quasi la metà di questa quantità (45%) viene comprato dalla Germania che risulta essere in assoluto il nostro miglior acquirente, sebbene in leggera flessione di valore rispetto all'anno precedente (-2,7%). (Tabella 1.2.2)
Stati Uniti e Canada, che si posizionano rispettivamente secondi e quarti, coprono il 28% delle nostre esportazioni mondiali e risultano entrambi in crescita rispetto all'anno precedente.
Di notevole interesse anche l'apertura verso nuovi mercati orientati ad est, quali la Russia che presenta un aumento pari al 104%, la Repubblica Ceca (+37,3%) e il Giappone (+14,6%). Anche se non rientra nei primi 15 paesi che importano vino dai nostri operatori, è altrettanto notevole evidenziare la situazione della Cina che a fronte di un'importazione dal Veneto che la classifica solo 27esima in graduatoria, fa segnalare un incremento pari al 113% di valore.
Dal 2005 assistiamo comunque ad un incremento generalizzato di esportazione verso tutte le aree mondiali: da sottolineare la forte e costante crescita dei paesi dell'Est Europa, che solo nell'ultimo anno totalizzano un aumento dell' 85,3%, sebbene l'incidenza sul totale esportato si mantenga su quote ancora relativamente basse e attorno all'1%. (Figura 1.2.3)
Anche gli operatori veneti che si occupano di export sono in netto aumento: negli ultimi tre anni hanno subito un incremento di oltre il 10%.
L'81% di questi nel corso del 2006 ha avuto un fatturato inferiore ai 0,5 milioni di euro l'anno, mentre il 75% del valore esportato è nelle mani dei 39 operatori che fatturano oltre i 5 milioni di euro.
La performance positiva dell'export, sottolinea come gli importatori esteri siano definitivamente consapevoli del patrimonio di tradizione, bontà ed equilibrio qualità-prezzo del vino italiano e veneto che alla lunga distanza batte i nuovi paesi produttori come: Nuova Zelanda, alle prese con una imminente vendemmia con prospettive di forti giacenze, Cile, dove gli stanziamenti statali per estirpazioni e distillazioni di crisi raggiungono cifre a dodici zeri, ed Australia, in cui si cerca di riutilizzare i prodotti della vite a scopi non alimentari.

La situazione strutturale

Sebbene il peso del primario sul totale del prodotto interno lordo si attesti attorno al 2%, è indubbio che attorno ad esso gravitino interessi economici e istituzionali di tutto rilievo. Risulta utile perciò delineare la situazione strutturale dell'agricoltura, nella quale è in corso a livello nazionale, da oltre una decina d'anni, un radicale mutamento innescato dalla sensibile riduzione del numero di aziende agricole: infatti solo nell'ultimo quinquennio ne sono cessate circa un quinto. (Tabella 1.2.3)
Tale fenomeno non va considerato in maniera del tutto negativa, infatti la maggior parte delle aziende cessate sono da considerarsi unità produttive con una superficie agricola marginale, e soprattutto con una gestione a conduzione familiare. In particolare la classe di ampiezza più colpita è stata quella sotto i 2 ettari: dal 2000 al 2005 si sono perse il 36% delle aziende con meno di un ettaro e il 22% delle aziende con superficie compresa tra uno e due ettari. E' evidente perciò il passaggio verso un'agricoltura di natura più imprenditoriale con realtà produttive di maggior consistenza infatti, rispetto al numero di aziende, la SAU è diminuita in maniera decisamente meno sensibile, comportando di conseguenza un aumento della superficie utilizzata media aziendale.
Il fenomeno di contrazione ha interessato anche la nostra regione, in maniera del tutto similare al dato italiano per il numero delle aziende (-19,2%) ma più accentuato per la SAU (-6,2%) e con esiti differenziati nelle sette province dove, comunque, si evidenzia ovunque l'aumento della SAU media aziendale. (Figura 1.2.4)
Focalizzando l'analisi dal 2003, si conferma per il totale delle coltivazioni un calo generale della SAU: in Italia è pari al 3,1% e nel Veneto risulta di poco superiore (-4,2%). Quanto alle peculiarità colturali in riferimento alla suddivisione della SAU, esse rimangono sostanzialmente invariate nel tempo: infatti più della metà della superficie destinata a coltivazioni in Italia è riservata ai seminativi. Rispetto al 2003, questo fondamentale comparto produttivo registra una contrazione del 4,1%, in controtendenza nel Veneto dove si sottolinea un leggero aumento (+0,7%). Per gli altri settori colturali si registrano diminuzioni più o meno consistenti sia di superficie che di aziende e generalizzata in tutta la penisola. (Figura 1.2.5)
Anche per gli allevamenti si registrano diminuzioni, sia per numero di aziende zootecniche che di capi allevati: negli ultimi due anni, il calo aziendale a livello italiano si assesta attorno al 16% e risulta ancor più elevato in Veneto (-19%).
Da evidenziare che la nostra regione si posiziona terza dopo Campania e Calabria per numero di aziende con allevamenti e, nonostante la crisi del settore avicolo e la conseguente riduzione di capi (-21%), si conferma la prima regione in Italia per numero di capi allevati.
In merito alla situazione occupazionale, in Italia nel 2005 sono presenti oltre 4 milioni di persone impegnate nell'attività agricola aziendale, con un calo rispetto al 2003 dell'11,8% ma un aumento specifico della categoria dei dipendenti a tempo indeterminato piuttosto consistente e pari al 46,7%. Situazione differente in Veneto dove i lavoratori complessivi nelle aziende invece risultano in aumento di 1,3 punti percentuali, aumento decisamente evidente soprattutto tra gli impiegati a tempo indeterminato che negli ultimi due anni sono più che raddoppiati e che sembrano destinati ad acquisire sempre più importanza rispetto alle altre categorie. (Figura 1.2.6)

Inizio Pagina  Attività produttive

Le imprese nel 2006

La struttura economica del Veneto si trasforma e continua gradualmente a crescere. Nel 2006 la base imprenditoriale veneta è cresciuta di ben 2.543 unità, portando il numero di imprese attive al valore di 459.421 unità. Le imprese attive venete, al secondo posto insieme alla Campania nella graduatoria nazionale, nell'ultimo anno sono cresciute del +0,6%. (Figura 1.2.7)
A livello regionale, il Lazio è la regione che presenta la performance più elevata (+2,1%), grazie soprattutto alla spinta di Roma che ha fatto registrare un aumento del numero di imprese del +2,7% (+2.030 attività nel settore imprenditoriale e professionale). Le altre cinque regioni che hanno fatto registrare un tasso di crescita superiore alla media nazionale (+0,8%) sono la Lombardia, la Sardegna, la Calabria, la Sicilia e la Toscana.
Nei paesi economicamente più sviluppati, il settore dei servizi è quello che produce più ricchezza per l'economia di ogni altro settore macroeconomico e che dispone del maggior potenziale di crescita imprenditoriale.
La crescita di tali imprese viene spiegata comunemente con la migrazione dell'occupazione dall'industria manifatturiera verso i servizi. Tuttavia, i cambiamenti dei sistemi produttivi, la concorrenza più vivace sui mercati internazionali, nonché il ruolo crescente delle tecnologie, costituiscono altri fattori di grande importanza. (Figura 1.2.8)
Esaminando i dati riguardanti la dinamica delle imprese attive venete del settore dei servizi, il miglior risultato registrato nel 2006, in termini di valore assoluto, spetta al settore delle attività immobiliari, R&S, imprenditoriali e professionali, con un saldo positivo di 2.818 unità (+5,4% rispetto al 2005). Inoltre, continua il trend positivo per le imprese del settore dei servizi di intermediazione finanziaria, cresciute annualmente di quasi tre punti percentuali.
Aumentano anche le imprese attive dei servizi relativi all'istruzione, alla sanità e agli "altri servizi sociali", che complessivamente crescono nell'ultimo anno del +1,7%.
Buona performance anche del settore degli alberghi e ristoranti (+1,1%), a conferma dell'ottima stagione turistica appena trascorsa.
Nonostante la forte ristrutturazione, dovuta all'affermazione anche in Veneto del modello della grande distribuzione, rimane stabile la dinamica delle imprese del commercio (+0,3%).
Continua il trend favorevole del settore delle costruzioni, con un saldo positivo di imprese attive di 2.469 unità, pari ad una crescita annua del +3,6%. Tale risultato è in gran parte collegato al forte sviluppo delle attività immobiliari, cui si è associata una diffusa e notevole attività di ristrutturazione e recupero del patrimonio edilizio regionale.
La dinamica negativa del settore manifatturiero veneto è dovuta in larga parte ad un processo di trasformazione che sta investendo tutte le economie più avanzate. L'aumento della competizione internazionale, soprattutto quella legata al costo della manodopera, ha spinto le imprese venete ad accelerare il processo di fusione di unità produttive del manifatturiero, premiando le imprese più forti e competitive, quelle organizzate in filiera e quelle che hanno saputo puntare sulla qualità. (Figura 1.2.9)
L'industria manifatturiera ha registrato una flessione annua di 680 unità (-1,0%). Quasi tutti i principali settori del comparto manifatturiero hanno registrato diminuzioni di stock, le più consistenti hanno interessato i settori del mobile, articoli sportivi, oreficeria e gioielli (-298 unità pari a 3 punti percentuali), del legno, del tessile e abbigliamento e dei prodotti in pelle e cuoio.
Stazionari i comparti della meccanica e dell'ottica-elettronica, mentre l'unico comparto in controtendenza è quello delle industrie alimentari e delle bevande, con un incremento annuo di imprese attive pari a circa due punti percentuali.
Come in ambito nazionale, l'agricoltura è il settore che nel corso dell'ultimo anno ha segnato la più netta riduzione delle unità agricole iscritte al Registro delle Imprese delle Camere di Commercio (-2.734), pari a un calo di imprese attive del -3%. Come nel caso del settore manifatturiero, ma per ragioni in parte diverse (creazione infrastrutture pubbliche e modifiche nei piani regolatori), la variazione negativa è dovuta a processi di aggregazione, fusione e trasformazione dell'attività produttiva. (Tabella 1.2.4)
La dinamica delle imprese attive è risultata pressoché stabile in tutte le province del Veneto, non discostandosi molto dal dato medio regionale. Verona è la provincia che ha presentato la crescita più elevata di imprese attive (+0,8%), seguono in ordine Venezia, Treviso, Vicenza e Padova. Leggero calo, invece, per le province di Rovigo e Belluno.
A livello settoriale, si assiste alla persistente crescita delle imprese di costruzioni, più accentuata nelle province di Verona (+4,7%), Treviso (+4,1%) e Padova (+3,9), e delle attività immobiliari, imprenditoriali e professionali, con performance superiori alla media regionale nelle province di Verona (+5,9%), Treviso, Venezia e Padova (+5,7%). In crescita anche le imprese venete del settore degli "alberghi e ristoranti", con performance superiori alla media regionale (+1,1%) nelle province di Treviso e Venezia.
La provincia che ha fatto registrare l'aumento più consistente di imprese attive appartenenti al settore del commercio, in un contesto regionale poco dinamico, è stata Vicenza (+1,5%), mentre a Rovigo e Belluno si sono registrate le variazioni negative più cospicue (circa -1%).
Continua invece a diminuire ovunque, a seguito della progressiva terziarizzazione dell'economia regionale, il numero di imprese attive agricole e manifatturiere. Nel settore agricolo le riduzioni più consistenti hanno interessato le province di Padova (-4,1%) e Venezia (-3,4%), mentre nel comparto manifatturiero il calo è stato più rilevante nelle province di Vicenza (-1,9%) e Belluno (-1,8%).
Diminuiscono anche le imprese attive, soprattutto artigiane, del settore dei trasporti e della logistica, con contrazioni superiori al 3% nelle province di Vicenza e Belluno.
Infine si segnala la consistente crescita, superiore ai dieci punti percentuali, di imprese collegate al settore dell'istruzione nelle province di Treviso e Padova.

Le imprese artigiane

Considerata l'importanza delle imprese artigiane come elemento di stabilità economica e sociale di un territorio e tenuto conto della quota della popolazione attiva occupata da questo settore e del numero di posti di lavoro che esso ha creato nel corso degli ultimi anni, si ritiene opportuno analizzare la dinamica dell'imprenditoria artigiana.
Nel 2006 le imprese artigiane attive del Veneto, pari a circa un terzo del totale delle imprese regionali complessive, si attestano attorno alle 147 mila unità. Seppure ad un ritmo più contenuto rispetto al 2005, le imprese artigiane venete continuano a crescere, registrando un incremento annuo in linea con la tendenza nazionale.
La spinta alla crescita complessiva di tali imprese risulta più accentuata, intorno al punto percentuale, nelle province di Verona, Rovigo e Treviso, mentre è Belluno a registrare la riduzione annua più marcata, pari al -1%. (Figura 1.2.10) e (Figura 1.2.11)
In termini assoluti, il settore delle costruzioni, che raccoglie circa il 40% delle imprese artigiane venete, è quello che contribuisce maggiormente al saldo positivo annuale (1.876 unità). In termini percentuali, nell'ultimo anno hanno fatto segnare tassi di crescita particolarmente positivi i settori dell'informatica (+4,9%), delle costruzioni (+3,3%), dell'agricoltura (+2,4%) e dell'industria alimentare (+2,5%). Tra i settori in controtendenza spiccano quelli dell'industria tessile (-1,9%), delle pelli e del cuoio (-1,2%), del legno (-2,7%) e del mobile (-2,9%). (Figura 1.2.12)
Osservando l'evoluzione degli ultimi cinque anni, si conferma l'elevata vitalità delle costruzioni (+18,2%), influenzata dal persistere di condizioni favorevoli agli investimenti immobiliari, e il rallentamento della dinamica dell'industria manifatturiera (-5%) e dei servizi (-2,8%), dove la crescita delle imprese artigiane legate ai servizi alla persona (+672 unità) non riesce a compensare il consistente calo delle imprese artigiane nei settori del commercio (- 1.155) e dei trasporti (- 600).

Inizio Pagina  Turismo

I turisti nel Veneto

Per il Veneto il 2006 è l'anno che sancisce la ripresa del settore turistico, confermando l'andamento positivo già iniziato nel 2005 dopo alcuni anni di difficoltà legati alla crisi internazionale che aveva determinato una diminuzione degli arrivi ed una contrazione della durata media delle vacanze.
I circa 13 milioni e mezzo di turisti giunti nella nostra regione, il 7,8% in più rispetto all'anno precedente, e i quasi 60 milioni di presenze, pari al 4,6% in più del 2005, rappresentano i valori più alti dell'ultimo decennio.
Gli incrementi riguardano i turisti italiani e soprattutto quelli straneri: gli arrivi sono aumentati rispettivamente del 7,2% e dell'8,2% e le presenze del 2,1% e del 6,6%.
All'interno della realtà italiana, il Veneto è di fatto la regione più rilevante per il settore turistico: già da anni occupa il primo posto nella graduatoria delle regioni per numero di presenze che, nel 2005, ultimo anno a disposizione per il confronto, costituivano ben il 16% di quelle nazionali. (Figura 1.2.13) e (Figura 1.2.14)
Tra i turisti arrivati in Veneto il flusso più consistente, sia in termine di arrivi che di presenze, è rappresentato dai tedeschi, seguiti dai veneti stessi; in particolare, nel 2006, i tedeschi costituiscono il 14% degli arrivi e il 19,4% delle presenze, i veneti il 10,3% degli arrivi e il 17,5% delle presenze. Oltre a queste due grosse consistenze, però, la nostra regione ha ospitato nell'ultimo anno oltre 10 milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo.
Rispetto al 2005, mentre la graduatoria delle presenze per regione italiana di provenienza resta praticamente immutata con il Veneto al primo posto seguito dalla Lombardia (7,2%) e dal Lazio (2,5%), in quella delle nazioni estere si sottolineano i consistenti incrementi di turisti già molto presenti nel nostro territorio, quali olandesi (+11,9%) ed americani (+13,4%), e la rapida salita della componente russa (+22,2%) che conquista in un solo anno 3 posizioni, passando dal 18° al 15° posto.
Finalmente tornano a crescere, dopo le perdite degli anni scorsi, anche i tedeschi (+6,3%) e gli austriaci (+3,8%) che per la loro rilevanza sono comunque in cima alla classifica anche grazie all'intensa attività di promozione avviata nel 2006 dalla nostra regione e che ha coinvolto numerose città d'Europa e del resto del mondo.
In particolare, in Germania il Road Show del turismo Veneto ha fatto tappa alla Fiera del Turismo di Monaco, alla Borsa Internazionale del Turismo a Berlino, oltre che ad Amburgo, Colonia, Stoccarda, Francoforte ed in altre città importanti anche in occasione dei mondiali di calcio.

Le mete preferite

Gli incrementi complessivi delle presenze registrati nel 2006 in ciascun comprensorio turistico del Veneto mostrano come tutti i diversi aspetti delle nostra regione siano apprezzati sia dai nostri connazionali che dagli stranieri. Tali aumenti sono stati più marcati per le città d'arte (+7%) e per il mare (+5%), mentre gli unici decrementi riguardano gli italiani al lago e gli stranieri alle terme, che vengono comunque compensati nel totale dei comprensori considerati. (Figura 1.2.15)
Inoltre, mentre tedeschi ed austriaci scelgono il Veneto principalmente per trascorrere una vacanza al mare o al lago, americani e francesi sono richiamati nella nostra regione soprattutto dal fascino delle città d'arte. I russi si recano quasi in egual misura nelle località balneari come nelle città d'arte. (Figura 1.2.16)
Dando uno sguardo alle province, spicca immediatamente la rilevanza della provincia di Venezia che raccoglie oltre la metà (54%) di tutte le presenze regionali, grazie al capoluogo e alle località balneari. Verona è la seconda provincia veneta per numero di presenze (21,2%) concentrate soprattutto nell'area del Garda e del capoluogo. Belluno e Padova rappresentano circa l'8% delle presenze turistiche (rispettivamente 8,4% e 7,5%), mentre minore è la percentuale nelle province di Rovigo, Vicenza e Treviso.

La valenza economica

In Italia, con gli oltre 24 miliardi di euro di entrate per le spese dei soli viaggiatori stranieri (Nota 1) nel 2006, ed una crescita rispetto l'anno precedente del 7,5%, il turismo può esser definito a buon ragione una risorsa eccezionale. Si tratta, in senso figurato, di un'industria di trasformazione che genera ricchezza economica partendo da un patrimonio culturale e paesaggistico di incomparabile valore. Nel contesto internazionale l'Italia occupa nel 2005 il quarto posto per flusso di entrate valutarie turistiche, dopo USA, Spagna e Francia.
Scendendo ad un maggior dettaglio territoriale, nel 2006 la spesa (Nota 2) dei viaggiatori stranieri in Veneto è stata pari a 3.845 milioni di euro, cifra che, rappresentando il 15,9% delle spese sostenute dal turismo straniero in Italia, fa ottenere al Veneto la seconda posizione tra le regioni italiane dopo il Lazio. (Figura 1.2.17)
Si giunge ad un risultato così rilevante grazie alla considerevole massa di viaggiatori stranieri che oltrepassa le frontiere per raggiungere la nostra regione, quota che fa attribuire al Veneto il primato tra le regioni italiane con circa il 18% degli stranieri che arrivano in Italia. Ad un flusso consistente di arrivi corrisponde un risultato altrettanto rilevante sul lato dei pernottamenti (15,5% del totale Italia). Per circa il 70% dei casi il motivo prevalente dell'incoming straniero in Veneto è trascorrere una vacanza, per circa il 12% è legato a motivi di lavoro, mentre il rimanente 18% riguarda altri motivi personali: studio, visite a parenti ed amici, cure, ecc.
Lo stesso primato non vale per la spesa media sostenuta dall'ospite durante la vacanza: in Veneto la spesa pro capite si aggira attorno ai 438 euro contro i 498 euro in media dell'Italia; il fatto va collegato alla durata del soggiorno che risulta una delle più brevi se paragonata a quella delle altre regioni italiane (4,8 giorni contro una media nazionale di 5,6).
Accertato ciò, conviene considerare la spesa media giornaliera dei turisti stranieri: il Veneto in questo caso, con 90,7 euro procapite giornalieri, supera il valore medio nazionale di 88,4 euro e nella graduatoria delle regioni italiane si colloca al 5° posto. Osservando la serie storica della spesa media giornaliera si nota che il sorpasso del Veneto rispetto al dato medio nazionale è abbastanza recente, avvenuto nel corso del 2005, ma il divario tra i due sembra in crescita. (Figura 1.2.18)
Come si può notare dal confronto con le regioni italiane, il Veneto si colloca in un'area che si distingue per una bassa permanenza media ed una importante spesa media giornaliera assieme a regioni, come Lombardia e Piemonte, caratterizzate però da cospicui flussi per turismo d'affari. (Figura 1.2.19)
Se si passa a considerare, invece, quanto gli italiani spendono andando oltre frontiera, i 1.364 milioni di euro spesi dai veneti collocano la nostra regione, con il 9,3% del totale nazionale, al 3° posto, dopo Lombardia e Lazio. Considerando la spesa pro capite, il Veneto appare tra le regioni che spendono di meno all'estero (rispettivamente circa 654 euro a viaggiatore contro i 747 euro medi degli italiani); questo è probabilmente giustificato dal fatto che la vicinanza ai confini nazionali può indurre i residenti a trascorrere all'estero periodi più brevi, che risultano in tal modo meno costosi. In effetti i veneti permangono in media all'estero 8,2 giorni (contro una media di 9,3 giorni degli italiani), sostenendo una spesa media giornaliera in linea con la media nazionale (80 euro).
Le elevate entrate del turismo incoming e le più contenute uscite del turismo outgoing fanno ottenere al Veneto il primato tra le regioni italiane del saldo della bilancia dei pagamenti, pari nel 2006 a 2.481 milioni di euro.
Rapportando al Pil le spese sostenute dal turismo straniero (entrate), quelle degli italiani in villeggiatura all'estero (uscite) ed il saldo della bilancia turistica, si nota che il peso del saldo in Veneto è sensibilmente maggiore di quello italiano non tanto per le uscite, che risultano equilibrate, quanto per le entrate, che pesano sull'economia veneta più di quanto succeda a livello nazionale. (Figura 1.2.20)
Per evidenziare la valenza economica complessiva del settore, non legata solo al turismo d'oltralpe, si consideri il valore aggiunto del settore alberghi e ristoranti. Questo importo, che rappresenta comunque solo una stima approssimativa del valore aggiunto dell'intero comparto turistico (Nota 3), nel 2004 in Veneto è superiore a cinque miliardi e mezzo di euro.
Il peso che il settore alberghi e ristoranti riveste nell'intera economia, sempre in termini di valore aggiunto, è nel Veneto maggiore di quello che si registra a livello nazionale (4,7% contro 3,7%).

L'occupazione del comparto turistico

Se il Veneto riesce a sostenere da diversi anni il primato tra le regioni italiane per un flusso turistico che risulta in continua e sostenuta crescita, è grazie ad una forza lavoro stimabile attorno ai 108.000 addetti. Tale quantità si riferisce alle unità locali classificate nella generica sezione di attività economica "alberghi e ristoranti" e rappresenta una stima approssimativa degli addetti nel settore turistico.
Il Veneto appare in tal modo al 2° posto con il 10,4% degli addetti italiani nel settore, dopo la Lombardia che spicca tra tutte le regioni con il 16,1%. (Figura 1.2.21)
Il Veneto presenta una specializzazione nel settore turistico pari alla media nazionale: 6,3 addetti all'ospitalità alberghiera o alla ristorazione ogni 100 addetti totali.
Scendendo al dettaglio provinciale Venezia e Belluno si confermano le province maggiormente vocate al settore con un coefficiente di specializzazione superiore al 10% (11,2% e 10,5% rispettivamente), Verona si avvicina alla media regionale mentre per le rimanenti province la stessa quota si aggira attorno al 5%. (Figura 1.2.22)
Osservando più in dettaglio la tipologia di attività economica, si nota che non solo per quanto riguarda l'attività alberghiera, ma anche sul fronte della ristorazione le province che risultano più specializzate all'interno del territorio veneto sono Venezia e Belluno: mentre in Italia solo 1,3 addetti ogni 100 lavorano in strutture alberghiere, nel veneziano giungono a 3,8 e nel bellunese a 3,6; i medesimi valori per la ristorazione appaiono pari a 4,7 per l'Italia, 6,9 per Venezia e 6,3 per Belluno.
In tutte le province prevale il numero di addetti in ristoranti, bar e mense, rispetto a quello occupato in attività ricettive, ma a Verona e Rovigo il distacco tra le due tipologie di attività risulta più netto: qui la specializzazione per la ristorazione è talmente elevata (5% e 4,9% rispettivamente), da superare lievemente la media regionale (4,6%) e quella nazionale (4,7%). (Figura 1.2.23) e (Figura 1.2.24)




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Note

  1. La tecnica utilizzata dall' Ufficio Italiano Cambi per valutare non solo i flussi fisici, ma anche quelli monetari vede un'indagine alle frontiere che coinvolge il solo turismo internazionale e non fornisce stime per quelle domestico. Vengono intervistati viaggiatori residenti e non residenti in transito alle frontiere (aeroporti, porti, valichi stradali e valichi ferroviari). Nelle nostre elaborazioni, per uniformare il più possibile le unità statistiche in tale indagine con quelle considerate dalla rilevazione 'Movimento dei clienti negli esercizi ricettivi', cui fa capo l'analisi sui flussi turistici del resto del documento, sono state considerate le spese e i viaggiatori che hanno soggiornato almeno una notte e che non sono stati ospitati da parenti o amici.
  2. La spesa turistica indica il consumo totale di beni e servizi effettuato dal viaggiatore comprende: alloggio, pasti, visite a musei, souvenir, regali, altri articoli per uso personale, trasporto all'interno del paese visitato, ecc.
  3. Il settore 'alberghi e ristoranti' comprende alberghi, hotel, pensioni e simili, ostelli per la gioventù, rifugi di montagna, campeggi ed altri alloggi per brevi soggiorni; ristorazione; bar e caffetterie; birrerie, pub, enoteche ed altri esercizi simili senza cucina; mense; catering e banqueting.


Tabella 1.2.1
Variazioni percentuali delle produzioni agricole del Veneto nel 2006 rispetto al 2005 (*)
Figura 1.2.1
Produzione di vino nelle province venete per denominazione - Anno 2006
Figura 1.2.2
Graduatoria esportazioni di vino per regione (migliaia di euro) - Anno 2006
Tabella 1.2.2
Esportazioni di vino degli operatori veneti per area geografica. Classifica primi 15 mercati - Anno 2006
Figura 1.2.3
Variazioni percentuali delle esportazioni di vino degli operatori veneti verso le principali aree geografiche - Anni 2000:2006
Tabella 1.2.3
Aziende agricole e SAU e variazioni percentuali. Veneto e Italia - Anni 2005/2000
Figura 1.2.4
Sau media (ha) per provincia. Veneto - Anno 2005
Figura 1.2.5
Variazione SAU in Italia e nel Veneto - Anni 2005/03
Figura 1.2.6
Numero di persone che lavorano in azienda per categoria di manodopera aziendale. Veneto - Anno 2005
Figura 1.2.7
Quota e variazione percentuale annua delle imprese attive per regione - Anno 2006
Figura 1.2.8
Quota e variazione percentuale annua delle imprese venete dei servizi - Anno 2006
Figura 1.2.9
Quota e variazione percentuale annua delle imprese manifatturiere venete per settore economico - Anno 2006
Tabella 1.2.4
Quota e variazione percentuale annua delle imprese attive per provincia - Anno 2006
Figura 1.2.10
Quota percentuale delle imprese artigiane per provincia - Anno 2006
Figura 1.2.11
Variazione percentuale annua delle imprese artigiane per provincia - Anno 2006
Figura 1.2.12
Quota percentuale delle imprese artigiane del Veneto per i principali settori economici - Anno 2006
Figura 1.2.13
Presenze di turisti (anno 2000=100). Veneto - Anni 2000:2006
Figura 1.2.14
Movimenti di turisti nelle regioni italiane (migliaia di presenze e quota percentuale) - Anno 2005
Figura 1.2.15
Variazioni percentuali 2006/05 delle presenze di turisti italiani e stranieri per comprensorio
Figura 1.2.16
Presenze di turisti in Veneto per alcune significative provenienze. Variazioni percentuali 2000:2006 e consistenza per comprensorio in migliaia di presenze 2006
Figura 1.2.17
Spesa dei turisti stranieri per regione. Milioni di euro nel 2006 e variazioni percentuali 2006/05
Figura 1.2.18
Spesa media giornaliera dei turisti stranieri (€). Veneto e Italia - Anni 2002:2006
Figura 1.2.19
Spesa media giornaliera e permanenza media dei viaggiatori stranieri nelle regioni italiane - Anno 2006
Figura 1.2.20
Peso della bilancia turistica sul PIL - Anno 2005
Figura 1.2.21
Addetti nel settore alberghi e ristoranti per regione (migliaia) - Anno 2004
Figura 1.2.22
Coefficiente di specializzazione degli addetti alle unità locali nella sezione di attività economica alberghi e ristoranti (*). Anno 2004
Figura 1.2.23
Coefficiente di specializzazione degli addetti alle unità locali di alberghi (*) per provincia - Anno 2004
Figura 1.2.24
Coefficiente di specializzazione degli addetti alle unità locali di ristoranti, bar e mense (*) per provincia - Anno 2004
I numeri del capitolo 1
I numeri del capitolo 1

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