11. Il Veneto si confronta con il Piemonte

Inizio Pagina   11.1 La regione Piemonte

Il nuovo Statuto della Regione Piemonte è stato approvato con Legge regionale statutaria n. 1 del 4 marzo 2005. Esso afferma che “Il Piemonte è Regione autonoma nell’unità e indivisibilità della Repubblica italiana, secondo le norme e i principi della Costituzione e dello Statuto, nel quadro dei principi definiti dall’Unione Europea. (...) La Regione opera nell’ambito dei poteri riconosciuti dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato, ed esercita la propria autonomia per realizzare l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini all’attività politica, economica e sociale della comunità regionale e nazionale.”
Il Piemonte è suddiviso in 8 province: Alessandria, Asti, Cuneo, Biella, Novara, Torino (il capoluogo), Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli, con complessivi 1206 comuni. È situato nell'Italia nordoccidentale, confina ad ovest con la Francia, a nord con la Svizzera e la Valle d’Aosta, a est con la Lombardia e con l’Emilia Romagna e a sud con la Liguria.
Comprende il versante padano dell'Appennino Ligure e il versante interno delle Alpi Occidentali e di parte delle Alpi Centrali. La Regione si apre a est sulla pianura padana, verso la quale digrada attraverso i sistemi collinari delle Langhe, del Monferrato e del Po. Il grande collettore del Piemonte è il Po, cui affluiscono Sesia, Ticino, Dora Baltea, Dora Riparia, Tanaro, Scrivia, Bormida. Tra i bacini lacustri vi sono il lago d'Orta e parte del Lago Maggiore.
Importante in agricoltura sono le colture del riso, grano, mais, ortaggi e foraggi; molto sviluppata la viticoltura, da cui si producono ottimi e rinomati vini quali il Barolo e il Barbera. Considerevole l’allevamento bovino. Le colline delle Langhe e del Monferrato sono famose per le specialità enogastronomiche, prodotti tipici e per il pregiato tartufo bianco.
L'industria è fiorente nei settori metalmeccanico, automobilistico, elettronico, tessile (lana, fibre artificiali, cotone), chimico (gomma), cartario, dell'abbigliamento, grafico-editoriale, dolciario, alimentare. La popolazione è concentrata nelle zone pedemontane, con addensamenti più fitti nel Torinese, nel Canavese e nel Biellese, dove più significative sono le concentrazioni industriali.
La Regione deve il nome al fatto di trovarsi "ai piedi dei monti": le imponenti catene alpine accolgono rinomate località sciistiche quali Sestriere, Bardonecchia, Limone Piemonte.
Il capoluogo, Torino, è una città d'arte barocca ricca di storia con uno dei musei egizi più importanti del mondo. È situata sulle rive del Po allo sbocco della Dora Riparia ed ha come sfondo lo scenario delle Alpi. Quarta città d'Italia, con grandi piazze e ampie strade rettilinee, rappresenta un forte polo economico: l’industria prevalente è quella automobilistica, che rappresenta circa l'80% della produzione italiana, affiancata da quelle sussidiarie quali la siderurgica, metalmeccanica, quella dei motori aeronautici e navali.
Torino è dotata di un aeroporto internazionale che ha regolari collegamenti con i più importanti scali nazionali ed esteri, situato a circa 15 km dalla città.

Inizio Pagina   11.2 L’attrattività demografica

In Piemonte risiede il 7,4% della popolazione italiana, quota di poco inferiore a quella veneta, 8%. La densità di popolazione è superiore nel Veneto, dove vivono circa 255 abitanti per Kmq, contro i 171 della regione piemontese.
A differenza del Veneto, in cui la popolazione nell’ultimo quindicennio è aumentata del 6,9%, il Piemonte ha subito un leggero calo demografico pari allo 0,6% (nota 1), anche se nell’ultimo anno ha mostrato un incremento di circa 60 mila abitanti, raggiungendo gli oltre 4 milioni e 300 mila residenti.
Le due regioni si differenziano soprattutto per l’evoluzione dell’attrattività dall’estero.
Nel 1990 in Piemonte il saldo migratorio con l’estero rappresentava il 67,4% del saldo migratorio totale contro il 66% riscontrato nel Veneto; nel 2004, invece, nel Veneto si manifesta una tale attrattività dall’estero da costituire l’83,7% del saldo migratorio complessivo, viceversa in Piemonte tale quota è scesa al 42,2%.
La maggiore vivacità demografica del Veneto, conseguenza anche della sua maggiore attrattività, si rileva anche dal saldo naturale della popolazione, dato dall’eccedenza di nascite rispetto ai decessi. Nel 2004 in Piemonte questo indicatore è risultato negativo, essendo i decessi di 8.838 unità superiori alle nascite, mentre in Veneto il saldo naturale è risultato positivo, pur non costituendo la causa principale della crescita demografica della regione.
Il 52% della superficie totale del Piemonte è montana, percentuale superiore a quella veneta (32%), e il 44% dei suoi 1.206 comuni risultano montani: in essi risiede circa il 16% della popolazione totale. Il Piemonte è caratterizzato dalla presenza di comuni di piccole dimensioni: l’81% ha una popolazione inferiore ai 3.000 abitanti, in particolare il 50,6% rientra nella classe con meno di 1000 abitanti mentre in Veneto tale percentuale è inferiore al 7%.

Inizio Pagina   11.3 Le condizioni familiari

Aumenta negli anni il numero di famiglie, anche se queste sono di dimensioni sempre più ridotte; crescono inoltre le famiglie costituite da una sola persona che nella maggior parte dei casi ha compiuto più di sessant’anni.
Sono oltre 1.900.000 le famiglie piemontesi, più numerose di quelle venete, pari a 1.852.902, anche se dal 1995 al 2004 è pari al 15,8% l’aumento delle famiglie nel Veneto, più del doppio dell’incremento registrato in Piemonte. Nel confronto dimensionale sono più ristretti i nuclei familiari piemontesi, il cui numero medio di componenti, pari a 2,3, risulta inferiore sia al valor medio nazionale che a quello del Veneto.

E’ cambiata inoltre la composizione della famiglia: diminuiscono i figli, ma aumentano gli anziani, e questo mutamento influisce sia sul reddito che sulle scelte di consumo. Aumenta negli anni per entrambe le regioni il reddito disponibile (nota 2) e nel 2003 il Piemonte vanta un valore pro capite più elevato rispetto al Veneto e al resto d’Italia, pari a oltre 18.000 euro; i veneti dispongono mediamente di circa 1.200 euro in meno annualmente.

Assieme al reddito disponibile cresce anche la spesa media mensile familiare che in Piemonte, nel 2004, supera i 2.600 euro. Un aumento della spesa, però, non equivale esclusivamente ad una maggiore propensione all’acquisto, in quanto l’incremento incorpora sia la dinamica inflazionistica sia la crescita del valore del fitto figurativo, che viene inserito tra le spese per consumi delle famiglia proprietarie di un’abitazione al fine di garantirne la comparabilità con le famiglie che vivono in abitazioni in affitto.
Nel periodo considerato, la spesa media mensile delle famiglie piemontesi si mantiene costantemente al di sotto di quella delle famiglie venete, ma al di sopra della media italiana. Rispetto al 1995, l’incremento osservato in termini reali in Piemonte, pari al 23,2%, è nettamente superiore a quello rilevato in Veneto (+11,3%) e nel resto d’Italia (+14,9%).

Inizio Pagina   11.4 Il contesto macroeconomico

Tali condizioni si inquadrano in un contesto positivo di crescita dei consumi finali (nota 3): dal 1990 al 2003, nonostante le frenate congiunturali come quella che ha investito l’Italia nel corso del 2002, i consumi finali complessivi sono aumentati del 25,4% in Veneto, del 15,3% in Piemonte e del 19,8% in Italia.
Vediamo come questo si riflette nel panorama macroeconomico complessivo.
Attorno al 9% e in crescita di 0,5 punti percentuali rispetto al 1990 la quota di prodotto veneto sul Pil italiano nel 2004; risultato, questo, che ha consentito alla nostra regione di collocarsi al terzo posto nella graduatoria regionale per contributo sul Pil nazionale a prezzi 1995, guadagnando una posizione nel periodo considerato.
8,4% invece è il contributo del Pil piemontese, meno 0,5 punti percentuali rispetto alla quota del 1990: la regione perde due posizioni nella graduatoria del Pil nazionale e passa dal terzo posto del 1990 al quinto del 2004.
Equivalente a quello piemontese, nei quindici anni considerati, il prodotto pro capite del Veneto, pari nel 2004 a 20.505 euro, ottava posizione nella graduatoria nazionale, rispetto ai 20.512 euro del Piemonte, settimo in graduatoria, entrambi comunque al di sopra del valore medio nazionale.

Inizio Pagina   11.5 Il valore aggiunto

Nel periodo considerato cresce il peso del valore aggiunto generato dal settore terziario, maggiormente in Piemonte dove da una quota del 59,9% sul totale nel 1990 si porta al 65,3% nel 2004, a scapito dell’industria, che perde circa 5 punti in peso percentuale, portandosi a 32,4% nell’ultimo anno preso in considerazione. Nel Veneto il settore dei servizi pesa nel 2004 per il 62,4%, era il 60,3% nel 1990, sempre a scapito dell’industria che manifesta ancora una sostanziale tenuta, 34,3% nel 2004.

Analizzando il trend di lungo periodo degli investimenti, si evidenzia un notevole impulso dato alla crescita nel Veneto, come si rileva da un aumento del +39,4% degli investimenti fissi lordi dal 1990 al 2003, improntato principalmente sulla componente più innovativa relativa ai macchinari e ai mezzi di trasporto (+54,8%). Al contrario in Piemonte l’incremento degli investimenti fissi lordi nel periodo considerato è stato modesto (+1,7%) proprio a causa dell’altalenante dinamica degli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto, che sono diminuiti del –10,9%.

Inizio Pagina   11.6 Le imprese

Più nutrito il contingente imprenditoriale veneto con 456.878 imprese attive nel 2005 che rappresentano l’8,9% del totale delle imprese italiane, l’8% quelle piemontesi per un ammontare di 411.217, rispettivamente secondo e quinto posto nella graduatoria regionale.

Analizzando i dati dei Censimenti dell’Industria e dei servizi del 1991 e del 2001, ad aumentare di più sono state le unità locali della nostra regione: +23,8% di incremento nel decennio considerato, contro il 22,9% registrato per il Piemonte.
Buona parte di tali unità locali appartiene alla sfera dei servizi che dal 2000 al 2005 è aumentata ovunque soprattutto grazie al boom del settore immobiliare e dell’informatica. Analogo andamento si osserva nel corso del decennio 1991-2001 per gli addetti, che sono aumentati del 13,3% in Veneto e del 4,5% in Piemonte.
Dal punto di vista relazionale le imprese venete sono più propense ad organizzarsi in gruppo rispetto a quelle piemontesi anche se nel 2002, in entrambe le regioni, la maggior parte dei gruppi si colloca nella classe con meno di 100 addetti. Del resto la dimensione media complessiva delle unità locali è ancora piuttosto ridotta sia in Veneto (4,4 addetti) che in Piemonte (4,3 addetti) e nel decennio intercensuario è diminuita.
Dal lato del numero di imprese estere a partecipazione italiana (nota 4), il Veneto risulta la seconda regione italiana, dopo la Lombardia, per numero di imprese estere partecipate, con una quota sul totale nazionale del 12,8%, mentre il Piemonte detiene la quota dell’11,6%. Anche i dati riguardanti gli investimenti diretti netti all’estero sul Pil (nota 5) confermano una propensione all’apertura internazionale da parte delle imprese delle due regioni: +0,62% per il Veneto nel 2004 e +1% per il Piemonte.
Molte imprese italiane produttrici di beni ad elevata tecnologia (nota 6) sono venete, tanto da porre la regione in seconda posizione nella graduatoria per quota di imprese italiane che fanno ricorso all’alta tecnologia sul totale nazionale; terzo è invece il Piemonte. Dal 2000 al 2005 la quota veneta di tali imprese si è leggermente ridotta mentre quella piemontese ha registrato un debole aumento.

Inizio Pagina   11.7 L’apertura internazionale

Più elevata la propensione all’export delle imprese venete. La quota nazionale delle esportazioni venete tende a crescere dal 1991, 12,3%, al 2005, 13,4%, confermandosi seconda regione italiana per valore complessivo di export (39,6 miliardi di euro); mentre la quota dell’export piemontese diminuisce di 3 punti percentuali, portandosi al 10,7% nel 2005, quarta posizione nella graduatoria nazionale, con un export pari a 31,8 miliardi di euro.

Concentrandoci sulle esportazioni di beni ad alto valore aggiunto, risulta che dai primi anni ‘90 la quota sul totale nazionale di esportazioni venete di prodotti manifatturieri ad alto contenuto tecnologico tende a crescere: da una quota del 6% del 1991 si passa al 10,4% del 2005, evidenziando così un graduale aumento delle esportazioni di quei prodotti che meno risentono della concorrenza dei nuovi Paesi emergenti. Ciò non avviene in Piemonte, dove la quota dell'export piemontese di manufatti altamente tecnologici diminuisce considerevolmente, passando dal 15,5% del 1991 al 5,6% del 2005.

Inizio Pagina   11.8 L’innovazione

In Piemonte le imprese sono il principale motore dell’innovazione e nel 2003 sostengono più di tre quarti (76,9%) della spesa totale in ricerca e sviluppo, mentre le amministrazioni pubbliche, insieme alle università, ne ricoprono solo il 22%. Diversa, invece, è la situazione che si presenta sia a livello nazionale che in Veneto dove la spesa si distribuisce più equamente: il 45,1% della spesa veneta viene sostenuto dalle imprese, mentre oltre il 50% dalle amministrazioni pubbliche insieme alle università.

Nel generale contesto nazionale di contenimento della spesa in R&S, il Piemonte sembra reggere meglio il passo con l’obiettivo posto a livello europeo (nota 7), anche se nel 2003 manifesta una battuta d’arresto rispetto al 2001, con una variazione del -4,5%, a differenza del Veneto che va velocemente a riallinearsi con i valori medi nazionali ed europei, +21,7% l’incremento di spesa nello stesso periodo.

Dal 1995 al 2003 aumenta l’impiego di risorse umane in R&S. In particolare il Piemonte nel 2003 utilizza un numero di addetti rapportato alla popolazione vicino al valore europeo e superiore a quello italiano; mentre il Veneto, pur migliorando, continua ad attestarsi su una quota inferiore alla media nazionale.
Anche l’intensità di spesa per addetto risulta più efficace in Piemonte, 94.911 euro, ma va riducendosi nel 2003 il gap evidenziatosi con il Veneto, il cui valore risulta pari a 90.276 euro.

Inizio Pagina   11.9 Il potenziale umano

Il miglioramento dell’attività connessa all’innovazione del sistema economico non può prescindere dall’innalzamento del livello di istruzione della popolazione. In un contesto di generale evoluzione di questo aspetto, la composizione della popolazione per titolo di studio è abbastanza simile nelle due regioni, e tutto sommato in linea con la situazione nazionale. Da mettere in evidenza un solo dato: una minore presenza di laureati, rispettivamente il 6,5% nel Veneto e il 6,8% nel Piemonte, rispetto al 7,5% della media nazionale.

In aumento anche la frequenza alle università, nonché il numero di laureati. Rispetto al sistema universitario veneto quello piemontese dimostra una maggiore attrattività e complessivamente gli studenti iscritti nelle università piemontesi (indipendentemente dalla provenienza) rispetto ai giovani residenti in Piemonte tra i 19 e i 26 anni, sono passati dal 23,8% dell’anno accademico 1998/99 al 28,2% del 2004/2005; sono valori quasi sempre al di sopra di quelli osservati nel Veneto. L’attrattività delle università piemontesi e venete è, comunque, inferiore a quella media nazionale.

Nel Veneto si evidenzia una maggiore propensione a completare il ciclo di studi universitari. In sei anni sia il Veneto che il Piemonte hanno quasi raddoppiato il loro contingente di laureati; in particolare modo la nostra regione, che presenta valori superiori a quelli registrati nel Piemonte, passa da poco meno di 10.760 del 1998 ad oltre 20.700 del 2004. I laureati nel Veneto rappresentano il 7,7% del totale nazionale, 6,1% sono invece i laureati delle università piemontesi.

Inizio Pagina   11.10 La domanda di laureati nelle imprese

Tra le 647.000 nuove assunzioni previste in Italia per il 2005 (nota 8), quasi 57.000 riguardano laureati, circa 500 unità in più del 2004. Il Piemonte ha una quota di neoassunzioni di laureati (10,4%) superiore a quella del Veneto (7,2%) ma segue negli ultimi anni un trend discendente, contrariamente al Veneto dove, a fronte di una contrazione generale delle nuove assunzioni, aumentano del 14% le richieste di laureati.

Da parte delle aziende risulta diffusa la tendenza a ricercare figure professionali sempre più specialistiche, da inserire nelle sfere dirigenziali o comunque ad alto contenuto tecnico specialistico. In quest’ottica si vede come, per i laureati, le professioni tecniche siano le maggiormente richieste sia dalle aziende piemontesi (42,6%) che da quelle venete (40,2%) e, a seguire, quelle specialistiche e scientifiche (30,5 e 26,6% rispettivamente) mentre le attività più operative della produzione e delle vendite sono relegate in coda.

Inizio Pagina   11.11 La situazione occupazionale

Venendo al generale quadro occupazionale nel 2005 (nota 9), l’incremento complessivo dei lavoratori italiani è stato assorbito per il 21% dal sistema produttivo del Piemonte e per oltre il 13% da quello Veneto. Nell’’ultimo decennio è significativa la crescita occupazionale in entrambe le regioni: quasi il 16% in più rispetto al 1995 gli occupati veneti, circa il 10% i piemontesi; andamento positivo, in parte condizionato anche dal prolungamento della vita attiva oltre che da un effettivo aumento dei posti di lavoro, che si è riflesso anche sui tassi di occupazione. Infatti in Piemonte nel 2005 lavora il 64% della popolazione 15-64 anni contro il 55,5% di dieci anni prima, recuperando in questo periodo parte dello svantaggio nei confronti del Veneto dove il tasso di occupazione passa dal 57,8% del 1995 al 64,6% del 2005. Anche nell’ultimo anno gli indici occupazionali sono in crescita: +0,6 punti percentuali per il Piemonte e +0,3 per il Veneto. Entrambe le regioni si pongono su livelli occupazionali significativamente superiori alla media nazionale (57,5% nel 2005).
Il Veneto si distingue per gli alti livelli di inserimento dei più giovani nel mercato del lavoro: il 36,3% dei ragazzi di età compresa tra i 15 ei 24 anni si dichiara occupato, la seconda percentuale più alta tra le regioni italiane e superiore di quasi undici punti percentuali a quella media nazionale. Poco distante si colloca il Piemonte dove poco più del 33% di giovani di questa età già lavora. Fra l’altro la nostra regione registra un elevato tasso di occupazione giovanile femminile (il 32,6% delle ragazze di 15-24 anni), quasi cinque punti percentuali in più rispetto al Piemonte e dodici al di sopra dell’Italia. Il Piemonte, invece, si caratterizza per avere un indice tra i più bassi, a livello nazionale, di lavoratori oltre una certa età: 12,4% il tasso di occupazione sulla popolazione dai 55 anni in su contro il 13,1% del Veneto.
Il processo di terziarizzazione che le società in questi anni stanno vivendo si riflette necessariamente sul mercato del lavoro. In Piemonte aumentano più che in Veneto gli occupati nei servizi: nella regione nord-occidentale nel 2005 questi sono il 60% degli occupati in totale contro il 52,5% del 1995, a scapito dell’occupazione nell’industria; nel Veneto, invece, la quota di occupati nel settore terziario passa dal 54% del 1995 al 57% del 2005, a fronte di una più contenuta diminuzione dell’industria.
Entrambe le regioni continuano a mantenere in questi anni una posizione privilegiata in Italia per livello di disoccupazione, 4,2% in Veneto, 4,7% in Piemonte, soprattutto se confrontate con il dato nazionale che, sebbene sia in costante diminuzione, interessa ancora il 7,7% della forza lavoro nel 2005. In particolare, per il Piemonte si registrano miglioramenti significativi specialmente a partire dalla fine degli anni ’90 che via via vanno ad aumentare il gap con la situazione media nazionale.
Dal 1998 aumenta quasi costantemente la quota dei lavoratori atipici sul totale occupati, frutto delle trasformazioni introdotte nelle modalità di regolazione dei rapporti di lavoro. Anche in Veneto e in Piemonte tale forma di impiego registra un trend crescente, raggiungendo, rispettivamente, nel 2003 il 15,2% e il 12,5%, contro il 13,6% dell’Italia. Più precisamente, in Italia e in Piemonte prevale il contratto a termine, mentre in Veneto quasi il 55% dei dipendenti atipici lavora con un contratto a tempo indeterminato con un’articolazione parziale dell’orario di lavoro.

Inizio Pagina   11.12 L’attrattività turistica

Consideriamo ora il fenomeno turistico quale uno degli elementi che rispecchiano lo sviluppo e le diverse potenzialità proprie delle regioni considerate.
Grazie ai milioni di turisti che lo scelgono come meta delle loro vacanze, il Veneto sta mantenendo ormai da diversi anni un primato tra le regioni turistiche italiane, che risulta confermato anche per il 2004, totalizzando il 15,8% di presenze di turisti dell’intera penisola. Il Piemonte, con un 2,7% del totale nazionale, occupa una posizione di metà classifica e più precisamente il 13° posto. Rilevante è anche la differenza per permanenza media nelle due regioni: 4,5 giorni in Veneto contro i 3,3 in Piemonte.
Negli ultimi quindici anni, dal 1990 al 2004, a fronte di un aumento di arrivi di turisti in Piemonte del 31,2%, il turismo veneto ha avuto uno sviluppo ancor maggiore (+54,5%), superando in tal modo anche l’incremento registrato a livello nazionale (+45,5%). Il Veneto si distingue ancor di più se si considerano le presenze, che sono aumentate nel medesimo periodo del 65,6% contro un +16,5% del Piemonte e un +37% dell’Italia.
Rispetto alla flessione del turismo avvenuta nel 2002 correlata ai noti episodi del terrorismo internazionale, si deve osservare che Veneto e Piemonte, come l’Italia nel suo complesso, hanno saputo recuperare a grandi passi, portandosi negli anni successivi a variazioni sempre meno negative. I dati più recenti per la nostra regione indicano un incremento nel 2005, rispetto all’anno precedente, del 4% delle presenze e del 3,4% negli arrivi.

Inizio Pagina   11.13 La provenienza

Una caratteristica della nostra regione si rileva osservando la nazionalità dei turisti, in Veneto infatti la quota di stranieri è più rilevante di quella degli italiani a differenza di ciò che succede negli altri territori esaminati: nel 2004 è pari al 56,8% delle presenze, contro 43,2% in Piemonte e 40,8% nell’intera penisola.
Tra le provenienze straniere, in Veneto, come in Piemonte e in generale in Italia, i turisti tedeschi occupano il primo posto, ma nella nostra regione giungono a rappresentare una quota tanto consistente da distaccarsi nettamente dalle altre nazionalità, superando il 20% delle presenze complessive. Seconda provenienza estera in ordine d’importanza risulta per il Veneto l’Austria, mentre per il Piemonte appare la Francia, come ci si può ragionevolmente aspettare dalla vicinanza dei territori.




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Note

  1. Dopo la rilevante flessione registrata nel 2001 – anno in cui le anagrafi sono state aggiornate grazie alla rilevazione censuaria – la popolazione piemontese ha ripreso a crescere; una grossa fetta di questa crescita è comunque imputabile alla regolarizzazione di persone che per vari motivi – sia la “sanatoria” per i cittadini extracomunitari sia le ulteriori rettifiche post-censuarie – non risultavano iscritte alle anagrafi.
  2. Il reddito disponibile è ciò che rimane del reddito primario, ovvero della capacità delle famiglie di produrre reddito con l’impiego del proprio lavoro e del proprio capitale, dopo la fase di distribuzione secondaria che opera la detrazione delle imposte correnti e dei contributi sociali e l’addizione delle prestazioni sociali e dei trasferimenti netti.
  3. Consumi finali della contabilità nazionale = consumi delle famiglie + consumi delle amministrazioni pubbliche + consumi delle istituzioni private.
  4. Banca dati REPRINT, ICE, Politecnico di Milano.
  5. (Investimenti diretti all'estero - Disinvestimenti diretti all'estero) *(100/Pil). Gli investimenti diretti all'estero considerati non tengono conto delle componenti rappresentate dai crediti commerciali e dalle transazioni del settore bancario per le quali non è disponibile la disaggregazione regionale.
  6. Classificazione standard OCSE (2003), basata sui valori mediani della distribuzione della spesa in R&S in rapporto al valore aggiunto in ciascun settore di classificazione in dodici Paesi membri nel 1999, che suddivide i prodotti del settore manifatturiero in quattro categorie (alta tecnologia, tecnologia medio alta, tecnologia medio bassa, bassa tecnologia).
  7. 3% la quota di spesa in R&S sul Pil da raggiungere entro il 2010.
  8. Dati forniti dal Sistema Informativo Excelsior, una banca dati sul mercato del lavoro e sul fabbisogno da parte delle imprese di risorse umane realizzata dall’Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e l’Unione Europea su un campione di oltre 100.000 imprese.
  9. Nel 2005 l’occupazione in Italia cresce ancora, +0,7% rispetto all’anno precedente e +1,4% se confrontato con il dato del 2003; effetto dovuto anche in parte alla continua regolarizzazione dei cittadini stranieri: gli occupati stranieri sono ormai circa il 5,4% dei lavoratori totali, e per poco meno di due terzi si concentrano nel Nord.


Piemonte: Mappa Fisica
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Piemonte: Mappa Fisica
Italia
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Italia
Figura 11.1
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.1
Tabella 11.1
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Tabella 11.1
Tabella 11.2
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Tabella 11.2
Figura 11.2
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.2
Figura 11.3
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.3
Figura 11.4
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.4
Tabella 11.3
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Tabella 11.3
Figura 11.5
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.5
Figura 11.6
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.6
Figura 11.7
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.7
Figura 11.8
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.8
Figura 11.9
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.9
Figura 11.10
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.10
Figura 11.11
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Tabella 11.4
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Tabella 11.4
Figura 11.12
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.12
Figura 11.13
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.13
Figura 11.14
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.14
Tabella 11.5
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Tabella 11.5
Tabella 11.6
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Figura 11.15
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Figura 11.16
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Figura 11.17
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.17
Tabella 11.7
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Tabella 11.7
Figura 11.18
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.18
Figura 11.19
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.19
Figura 11.20
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.20
Figura 11.21
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.21
Tabella 11.8
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Tabella 11.8
Figura 11.22
Il Veneto si confronta con il Piemonte - Figura 11.22

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