10. Il Veneto si confronta con la Lombardia

Inizio Pagina   10.1 La regione Lombardia

Lo Statuto della Regione Lombardia, approvato nel maggio del 1971 e revisionato nel 1985, recita letteralmente all’art. 1 che “…è Regione autonoma entro l’unità della Repubblica italiana, sulla base dei principi costituzionali. Esercita i suoi poteri secondo lo Statuto e nei limiti stabiliti dalla Costituzione. Essa esprime l’autonomo governo della comunità lombarda…..”.
Collocata nel cuore dell’Europa, la Lombardia è un punto di snodo tra i grandi assi di comunicazione Est-Ovest (tra la Penisola iberica e i Balcani) e Nord-Sud (tra l’Europa continentale ed il Mediterraneo). Confina a ovest con il Piemonte, a est con il Veneto e il Trentino-Alto Adige, a Nord con la Svizzera, a sud con l’Emilia-Romagna. Si adagia su parte della pianura padana, incuneandosi nell'Oltrepò Pavese fino a raggiungere l'Appennino Ligure. La sezione settentrionale comprende le Alpi Lepontine, le Alpi Retiche sudoccidentali, le Alpi Orobiche; nelle Prealpi Lombarde si trovano le rinomate valli Brembana, Seriana, Camonica, Trompia.
È la Regione italiana che presenta la maggiore concentrazione di persone, attività e ricchezza.
Le principali città sono: Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Pavia, Sondrio, Varese.
Quasi tutti i maggiori corsi d’acqua della Lombardia sono affluenti del Po, che raccoglie le acque del Ticino, l’Oglio, l’Adda, il Mincio. Bacini lacustri prealpini sono il Lago Maggiore, i laghi di Como, d'Iseo, di Garda.
Il capoluogo della Regione e della provincia omonima, al centro della pianura lombarda, è Milano, comune di 181,75 kmq con circa 1.299.439 abitanti. È la seconda città del Paese per popolazione, ma la prima per importanza economica; è anche una delle principali piazze finanziarie e commerciali d'Europa e sede di svariatissime industrie, attive nei settori siderurgico, metallico, meccanico, chimico-farmaceutico, tessile e dell'abbigliamento, petrolchimico, della gomma, alimentare (specie dolciario), grafico-editoriale, ottico, della radiotecnica, del cuoio e delle pelli.
Lo sviluppo demografico ha subito un incremento parallelo a quello delle sue industrie, ma la popolazione oggi tende a rifluire ai margini di Milano, lungo le direttrici eccentriche di sviluppo industriale, tanto che molti comuni limitrofi formano attualmente con il capoluogo un'unica colossale conurbazione di oltre 3 milioni di abitanti. Milano è importantissimo centro di comunicazioni autostradali, ferroviarie ed aeree. È inoltre sede di importanti fiere, mostre e rassegne.
La rete viaria lombarda è superiore a 28.000 km, mentre la rete ferroviaria ha un’estensione di circa 1.875 km. Tre gli aeroporti: gli scali di Malpensa e Linate, terminali dei voli nazionali ed internazionali; Orio al Serio – presso Bergamo - per lo scalo dei voli charter e cargo.
Peculiare e riconosciuta è la capacità imprenditoriale del modello di sviluppo lombardo, nascente da un tessuto produttivo integrato dove coesistono in maniera sinergica grandi, medie e piccole imprese:
l’economia della Regione rappresenta infatti circa un quinto di quella italiana.
Sviluppatissimo il terziario, con le attività commerciali, dei trasporti, finanziarie ed assicurative.
Anche il turismo per la Regione rappresenta una risorsa fondamentale, ed è un settore in continua crescita.

Inizio Pagina   10.2 L'attrattività demografica

Con una popolazione di circa 9 milioni e 400.000 abitanti, quasi il doppio di quella veneta, la Lombardia conta il 16,1% dei residenti in Italia. Anche la densità abitativa è decisamente più elevata e pari a 393,6 abitanti per kmq contro i 255,4 del Veneto.

Se la popolazione veneta nell’ultimo quindicennio ha registrato una crescita complessiva del 6,9%, in Lombardia tale aumento è stato più contenuto, circa del 5,1%. Entrambe le regioni hanno presentato una flessione nel 2001, dovuta all’aggiornamento delle anagrafi rispetto alla rilevazione censuaria, ma hanno poi ripreso l’andamento crescente. Nel 2004 il saldo naturale nelle due regioni è stato positivo e sostanzialmente analogo - 0,1% della popolazione residente sia in Veneto che in Lombardia –; è comunque attribuibile al saldo migratorio con l’estero la quota preponderante della crescita delle due popolazioni, il 69,9% in Lombardia contro 75,8% nel Veneto. Si osserva invece una certa differenza nel lungo periodo nell’andamento del saldo migratorio dovuta ai flussi con l’estero: se nel 1990 la quota nelle due regioni era simile – circa 54% –, a distanza di un quindicennio la forbice si è notevolmente allargata: nel 2004 la Lombardia registra il 75,2%, l’83,7% quello osservato nel Veneto.
Oltre il 43% della superficie territoriale lombarda è montana, il 32% quella veneta. In Lombardia il 35% dei comuni è montano, qui si concentra il 13,5% della popolazione residente. Molti comuni sono di modeste dimensioni: circa il 73% ha meno di 5.000 abitanti, 34% tra 1.000 e 3.000, che è anche la categoria di comuni più rappresentata nel Veneto, 29%.

Inizio Pagina   10.3 Le condizioni familiari

La Lombardia conta nel 2004 quasi 4.000.000 di famiglie, in aumento rispetto a dieci anni prima di circa il 12% ma inferiore di circa 4 punti percentuali alla crescita registrata nel Veneto nello stesso arco di tempo, dove le famiglie sono circa 1.800.000.
Si deve tener conto che, negli ultimi dieci anni, il numero delle famiglie italiane è cresciuto ad un ritmo più elevato rispetto alla popolazione totale, portando ad una progressiva riduzione della dimensione delle famiglie stesse: se nel 1995 il numero di componenti della famiglia italiana era mediamente pari a 2,7, nel 2004 è 2,5.
In Veneto, nell’arco di un decennio, la dimensione della famiglia si è allineata a quella media italiana, mentre da tempo in Lombardia le famiglie sono mediamente più piccole, 2,4 componenti per famiglia al 2004.
Anche la Lombardia come del resto l’Italia, in questi anni ha subito trasformazioni nelle tipologie familiari: sono aumentate le famiglie unipersonali, le coppie senza figli e in particolar modo i nuclei monogenitori anche a causa della crescente instabilità coniugale.
La struttura per età della popolazione, quindi la minore o maggiore presenza di giovani e di anziani, come anche la composizione familiare, il numero di componenti, di figli, di percettori di reddito all’interno della famiglia, assieme ovviamente ad altri fattori di natura economica, sono importanti elementi che contribuiscono a spiegare le differenze tra le varie regioni in termini di reddito.
In particolare, sia in Lombardia che in Veneto, tra il 1995 e il 2003 il reddito disponibile (nota 1) per abitante, al netto di imposte e contributi, è sempre superiore a quello medio nazionale, più precisamente, nel 2003 è pari a 19.621 euro in Lombardia e a 17.196 euro in Veneto, con un aumento nominale di quasi il 30% rispetto ad otto anni prima.
Ad un reddito maggiore corrisponde una spesa media familiare più elevata: nel 2004 tra le famiglie italiane sono proprio quelle della Lombardia a spendere mediamente di più per i loro consumi (2.800 euro al mese), seguite da quelle dell’Emilia Romagna e del Veneto (rispettivamente 2.762 euro e 2.716 euro al mese).
Nell’arco dei dieci anni che vanno dal 1995 al 2004 la spesa è generalmente cresciuta: infatti è pari a circa il 12% l’incremento, in termini reali, della spesa per consumi delle famiglie lombarde, di poco superiore a quello delle famiglie venete ma inferiore a quello medio nazionale (14,9%) che converge verso i valori delle regioni più ricche.

Inizio Pagina   10.4 Il contesto macroeconomico

Nel periodo considerato si registra un aumento dei consumi finali interni complessivi (nota 2), che comprendono anche quelli delle famiglie: dal 1990 al 2003 nonostante le frenate congiunturali come quella che ha investito l’Italia nel corso del 2002, questi sono aumentati del 25,4% in Veneto, del 19,2% in Lombardia e del 19,8% in Italia.
20,2% è il contributo del Pil lombardo al prodotto nazionale; sostanzialmente stabile nel corso degli anni, ha permesso comunque alla regione di conservare saldamente il primo posto della graduatoria del Pil regionale.
Attorno al 9% e in crescita di 0,5 punti percentuali rispetto al 1990, la quota di prodotto veneto sul Pil italiano nel 2004; terzo posto nella graduatoria regionale per contributo al Pil nazionale, guadagnando così una posizione nell’arco temporale di riferimento.
Sempre inferiore a quello lombardo, nei quindici anni considerati, il prodotto pro capite a prezzi costanti del Veneto, pari nel 2004 a 20.505 euro, ottava posizione nella graduatoria nazionale, rispetto ai 22.755 euro della Lombardia, terza in graduatoria, entrambi al di sopra del valore medio nazionale.

Inizio Pagina   10.5 Il valore aggiunto

Nel periodo considerato si assiste ad una tendenziale terziarizzazione del tessuto economico delle due regioni: in Lombardia il valore aggiunto creato dal settore dei servizi è passato da una quota del 59,8% sul totale nel 1990 al 62,4% nel 2004, a scapito dell’industria che dal 38,6% nel 1990 si porta al 35,7% nell’ultimo anno.
Stesso andamento si è verificato nel Veneto che nel 2004 ha una quota di valore aggiunto per i servizi pari a quella lombarda, 62,4%, e il valore aggiunto industriale è di poco inferiore, 34,3%.
Osservando la dinamica degli investimenti dal 1990 al 2003, si nota un incremento significativo degli investimenti fissi lordi sia in Veneto (+39,4%) che in Lombardia (+34%): risultato confermato anche dall’analisi dei rispettivi livelli pro capite. L’aumento è dovuto soprattutto alla componente relativa ai macchinari e ai mezzi di trasporto, che spinge alla crescita più innovativa del sistema economico. Il recente boom delle costruzioni ha prodotto una forte crescita degli investimenti veneti nel settore specifico, meno spiccata in Lombardia: +15% in Veneto l’aumento dal 2000 al 2003, +3,7% in Lombardia.

Inizio Pagina   10.6 Le imprese

La Lombardia, con le sue 798.400 imprese attive, rappresenta la regione italiana con la più alta quota sul totale nazionale, 15,6%, subito seguita dal Veneto che con 456.878 costituisce l’8,9% delle imprese italiane.

Confrontando i risultati dei Censimenti dell’Industria e dei servizi del 1991 e del 2001, ad aumentare di più sono state le unità locali della Lombardia: +28,8% nel decennio considerato, contro il +23,8% registrato per il Veneto.
Buona parte di tali unità locali appartiene al comparto dei servizi che dal 2000 al 2005 è aumentato ovunque soprattutto grazie al boom del settore immobiliare e dell’informatica. Opposto andamento si osserva nel corso del decennio 1991-2001 per gli addetti, che sono aumentati di più in Veneto (+13,3%) rispetto alla Lombardia (+8,5%).
Dal punto di vista relazionale le imprese venete hanno una minor propensione ad organizzarsi in gruppo di quelle lombarde anche se, in entrambe le regioni, la maggior parte dei gruppi si colloca nella classe con meno di 100 addetti. Del resto la dimensione media complessiva delle unità locali è ancora piuttosto ridotta sia in Veneto (4,4 addetti) che in Lombardia (4,5 addetti) e nel decennio intercensuario è addirittura diminuita.
Osservando la vocazione all’apertura internazionale delle imprese delle due regioni, il primato delle imprese estere a partecipazione italiana (nota 3) spetta alla Lombardia, con una quota sul totale nazionale del 36%, segue il Veneto con una quota pari al 12,8%.
Per quanto riguarda l’incidenza degli investimenti diretti netti all’estero sul Pil (nota 4), in Veneto nel 2004 il valore di tale indicatore (+0,62%), pur registrando un buon risultato, è inferiore sia al valore lombardo (+2,53%) che al valore medio nazionale (+1,15%).
Una grossa fetta di imprese italiane produttrici di beni ad alta tecnologia (nota 5) è veneta: il Veneto si colloca infatti in seconda posizione nella graduatoria regionale a livello nazionale, prima è invece la Lombardia sia nel 2000 che nel 2005; per entrambe le regioni però le quote si sono leggermente ridotte nel quadriennio considerato.

Inizio Pagina   10.7 L'apertura internazionale

Complessivamente dall’inizio degli anni '90 tende a crescere la quota veneta sul totale delle esportazioni italiane di beni: dal 12,3% del 1991 al 13,4% del 2005, invece quella dell’export lombardo diminuisce passando da 30,7% nel 1991 a 28,5% nel 2005.

Tenendo sempre ferma l’attenzione sul contenuto innovativo della produzione, risulta che dall’inizio degli anni '90 l’incidenza sul totale nazionale di esportazioni venete di prodotti manifatturieri ad alto contenuto tecnologico tende a crescere: dal 6% del 1991 si passa al 10,4% del 2005. Aumentano così le esportazioni proprio di quei prodotti che meno risentono della concorrenza, legata al basso costo del lavoro, dei nuovi Paesi emergenti.
Invece, nel periodo considerato, la quota dell'export lombardo per tale tipo di merci, che costituisce quasi la metà del totale nazionale, diminuisce leggermente e passa dal 41,3% del 1991 al 40,4% del 2005.

Inizio Pagina   10.8 L'innovazione

In Lombardia nel 2003 il 66% della spesa in Ricerca e Sviluppo è stata delle imprese, mentre le amministrazioni pubbliche e le università ricoprono un ruolo contenuto, rispettivamente il 7% e il 23%; tale divario è molto più alto rispetto a quanto si riscontra in Europa e soprattutto in Italia e nel Veneto. In particolare nel Veneto la distribuzione della spesa tra imprese e università è pressoché uguale: rispettivamente il 45,1% e il 44%.

L’incidenza che la spesa in R&S sostenuta da queste due regioni ha sul rispettivo Pil, pur rimanendo su valori al di sotto di quelli europei e ancora lontani dall’obiettivo del 3% da raggiungere entro il 2010, è andata crescendo negli anni: in Lombardia si è passati dall’1,18% del 1995 all’1,25% del 2003, mentre in Veneto dallo 0,53% del 1995 allo 0,72% del 2003.

Il numero di addetti in R&S per mille abitanti in Lombardia era già nel 1995 vicino al dato europeo, superiore a quello italiano e ancor più a quello veneto. Nel 2003, però, la Lombardia registra una lieve flessione, mentre in Italia e in Veneto si ha un incremento che riduce il gap che li divide dalla regione lombarda.

Infine, rispetto alla spesa in R&S per addetto impiegato, la Lombardia dal 1995 al 2003 mantiene saldo il suo primato registrando valori superiori sia a quelli nazionali ed europei che a quelli veneti. Nel 2003 si incrementa il divario già esistente tra la Lombardia (110.904 €) ed il Veneto (90.276 €), che pur avvicinandosi al dato nazionale (91.263 €) ed europeo (93.115 €) continua ad attestarsi ad un livello inferiore.

Inizio Pagina   10.9 Il potenziale umano

Un’educazione elevata altamente qualificata è la chiave per la competitività e l’occupazione futura.
In generale negli ultimi anni si assiste ad una costante crescita del livello di istruzione, come si rileva anche dalla fotografia degli ultimi due censimenti a distanza di dieci anni uno dall’altro. Al censimento del 2001 la Lombardia si caratterizza, rispetto ad altre regioni, come anche il Veneto, per una più alta percentuale di laureati e di diplomati; ad esempio il 7,8% della popolazione è in possesso di un titolo di studio universitario, contro il 6,5% del Veneto. Inoltre, è più contenuta in Lombardia la quota delle persone senza alcun titolo di studio.
Il sistema universitario lombardo dimostra, inoltre, una maggiore attrattività rispetto a quello veneto; infatti, nell’anno accademico 2004/05, gli iscritti alle università lombarde, di qualunque provenienza essi siano, sono il 31,5% rispetto ai giovani lombardi fra i 19 e i 26 contro il 27,2% riscontrato nel Veneto. Tuttavia, il dato lombardo mette in luce una situazione non ancora ai livelli medi italiani, ciò nonostante in sei anni la Lombardia è stata protagonista di una maggiore crescita rispetto a quella veneta, rispettivamente +6,3 punti percentuali e +4,9 rispetto al dato dell’anno accademico 1998/99.

Il raggiungimento del termine del corso di studi universitari, che ha sempre costituito una forte criticità del sistema universitario italiano, negli anni recenti ha dato importanti segnali di miglioramento: nel 2004 in Lombardia si sono laureati oltre 46.700 giovani, quasi il doppio rispetto al 1998, una quota consistente che rappresenta oltre il 17% del totale laureati italiani. Anche il Veneto in questi sei anni ha quasi raddoppiato il suo contingente di laureati, al 2004 oltre 20.700 laureati, pari al 7,7% del totale nazionale, a conferma di una coscienza sempre maggiore che una più consistente presenza di capitale umano qualificato innalza la capacità innovativa delle regioni.

Inizio Pagina   10.10 La domanda di laureati nelle imprese

Nel 2005 la contrazione nel numero di nuove assunzioni da parte delle imprese colpisce anche le regioni più ricche come Veneto e Lombardia ove il fenomeno si osserva in maniera addirittura più marcata che nel resto del Paese.
Dalle previsioni Excelsior 2005 (nota 6), la Lombardia assorbe quasi il 27% dei laureati su scala nazionale con quasi 15.200 assunzioni stimate di lavoratori con titolo universitario, 4.280 nel Veneto.
La percentuale degli assunti laureati rispetto al totale cresce nel 2005 rispetto al 2004: in Lombardia la variazione è di oltre un punto percentuale, nel Veneto l’incremento è più marcato, quasi +1,5%.
Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna sono le tre regioni per le quali nel 2005 si stima il maggior numero di assunzioni. La Lombardia primeggia per fabbisogno nelle professioni tecniche e in quelle specialistiche, intellettuali e scientifiche. Infatti, le prime assorbono circa il 43% delle assunzioni di laureati, mentre le seconde quasi il 35%. Questi dati rispecchiano la tendenza nazionale e anche del Veneto dove la ricerca di figure professionali tecniche si attesta sul 40% del totale.

Inizio Pagina   10.11 La situazione occupazionale

Osservando il quadro occupazionale nel 2005 (nota 7), l’incremento dei lavoratori italiani è stato assorbito per il 27% dal sistema produttivo della Lombardia e per oltre il 13% dal Veneto. Il 2005 è anche il decimo anno consecutivo di crescita del numero di occupati nel mercato del lavoro sia lombardo che veneto: rispettivamente, quasi il 15% ed il 16% in più dei dati registrati nel 1995.
Lombardia e Veneto si pongono su livelli occupazionali significativamente superiori alla media nazionale: infatti, rispetto al tasso di occupazione italiano (57,5%), la Lombardia presenta un dato pari al 65,5%, valore invariato rispetto al 2004 , ma al di sopra di oltre sette punti percentuali rispetto a quello del 1995, e in Veneto risulta occupata il 64,6% della popolazione fra i 15 e i 64 anni, in leggero aumento se confrontato con il dato dell’anno precedente e alquanto superiore al valore di dieci anni prima (57,8%).
Il Veneto è la seconda regione italiana con il più alto tasso di occupazione giovanile: 36 ragazzi in età tra i 15 e i 24 anni su 100 che lavorano; terza la Lombardia con un indice pari al 35,1% contro il 25,5% italiano. Le due regioni si differenziano soprattutto nella classe di età 45-54 anni, dove la percentuale di occupati è più alta in Lombardia di tre punti percentuali rispetto al Veneto (77,2% contro 74,2%).
Considerando inoltre il dato per genere, la nostra regione si distingue per la maggiore presenza di ragazze giovani già occupate, il 32,6% delle ragazze con 15-24 anni contro il 31,1% della Lombardia ed il 20,8% dell’Italia.
Nel 2005 la Lombardia è la prima regione italiana per il maggior numero di lavoratori nell’industria, assorbendo il 23% del totale nazionale, secondo il Veneto che ne raccoglie circa il 12%. Negli ultimi anni, tuttavia, le trasformazioni che sono avvenute nella distribuzione settoriale degli occupati evidenziano una dinamica espansiva del settore terziario a scapito dell’occupazione nell’area agricola e industriale. La quota di occupati nel settore dei servizi passa, infatti, nel Veneto dal 54% del 1995 ad oltre il 57% del 2005, mentre quella degli occupati nell’area agricola e industriale diminuisce in entrambi i casi di oltre un punto percentuale, passando nel primo caso dal 5,5% al 3,7% e nel secondo dal 40,5% al 39,2%. Situazione analoga si presenta in Lombardia dove a fronte della crescita del settore terziario (dal 56,7% del 1995 al 59,7% del 2005), decrescono, sebbene di pochissimo, i lavoratori dell’area agricola e quelli dell’industria, soprattutto dell’industria in senso stretto.
Nel 2005 Lombardia e Veneto presentano analoghi livelli di disoccupazione: 4,1% il tasso della Lombardia, in leggero rialzo se confrontato con il dato del 2004, 4,2% quello della nostra regione, invariato rispetto a quello dell’anno precedente e molto lontano invece dal 7,7% medio nazionale che risulta in costante diminuzione negli anni. Pertanto, sebbene sia la Lombardia che il Veneto evidenzino un aumento delle persone in cerca di occupazione in questi anni, continuano a mantenere una posizione privilegiata tra le regioni italiane. In particolare, nell’ultimo decennio in entrambe le regioni il tasso di disoccupazione decresce di quasi due punti percentuali.
Dalla fine degli anni novanta si è assistito ad un notevole ricorso a forme di lavoro atipico da parte delle imprese, incentivato anche da una legislazione favorevole ad una maggiore flessibilità del mercato del lavoro. A tal proposito è da considerare la crescita della percentuale di lavoratori atipici sul numero di occupati totali, che nel 2003 arriva al 15,2% in Veneto e supera il 13% sia in Lombardia che in Italia.
Per quanto riguarda le tipologie di contratto degli occupati dipendenti atipici, la situazione in Veneto e in Lombardia è simile ed in entrambe le regioni prevale il contratto stabile a tempo parziale, che nel 2003 interessa il 55% dei lavoratori atipici. Differente la realtà a livello nazionale, in quanto il 61% degli atipici lavora con un contratto a termine e solo il rimanente 39% ha un contratto part-time a tempo indeterminato.

Inizio Pagina   10.12 L'attrattività turistica

Per completare il confronto tra le due regioni si passa ad analizzare la “risorsa turismo”, settore fondamentale per l’economia del territorio. Il Veneto da anni continua ad assumere il ruolo di regione più turistica d’Italia, nel 2004, ultimo anno a disposizione, arriva ad ospitare il 14% dei turisti dell’intera penisola, con una quota di pernottamenti pari al 15,8%. La Lombardia, nella medesima graduatoria delle regioni italiane, conquista il 4° posto per gli arrivi, grazie ad un cospicuo apporto del turismo d’affari, giunge al 6° posto per quanto riguarda le presenze. La permanenza media è, infatti, in questa regione, solo di 2,8 giorni contro i 4,5 giorni del Veneto e i 4 giorni a livello nazionale.

Nel periodo che intercorre dal 1990 al 2004, a fronte di un aumento di arrivi di turisti in Lombardia del 48,5%, il turismo veneto ha avuto uno sviluppo ancor maggiore (+54,5%), superando in tal modo anche l’incremento registrato a livello nazionale (+45,5%). Il Veneto si distingue ancor di più se si considerano le presenze, che sono aumentate nel medesimo periodo del 65,6% contro un +21,5% della Lombardia e un +37% dell’Italia.
Gli eventi legati al terrorismo internazionale, che nel 2002 hanno condizionato negativamente il turismo, hanno avuto ripercussioni diverse nelle due regioni considerate. La Lombardia ha risentito parzialmente di tale eco, probabilmente grazie al consistente numero di pernottamenti legati al turismo d’affari, meno influenzati dai timori psicologici del turista vacanziero. Il Veneto, d’altro canto, ha saputo recuperare a grandi passi, portandosi negli anni successivi a variazioni sempre meno negative, fino a giungere nel 2005 ad un incremento, rispetto all’anno precedente, del 4% delle presenze e del 3,4% degli arrivi.

Inizio Pagina   10.13 La provenienza

In Veneto la quota di stranieri è più rilevante di quella degli italiani a differenza di ciò che succede negli altri territori esaminati: nel 2004 è pari al 56,8% delle presenze, contro il 47,8% in Lombardia e il 40,8% nell’intera penisola.
Tra le provenienze straniere, in Veneto, come in Lombardia e in generale in Italia, i turisti tedeschi occupano il primo posto, ma nella nostra regione giungono a rappresentare una quota tanto consistente da distaccarsi nettamente dalle altre nazionalità, superando il 20% delle presenze complessive. Gli stati esteri di provenienza più rilevanti per il turismo lombardo sono i medesimi che si riscontrano in Veneto: fa eccezione l’Austria, che nella nostra regione occupa il 2° posto e che invece in Lombardia si colloca in decima posizione.




Torna indietro Torna indietro

Note

  1. Il reddito disponibile è ciò che rimane del reddito primario, ovvero della capacità delle famiglie di produrre reddito con l’impiego del proprio lavoro e del proprio capitale, dopo la fase di distribuzione secondaria che opera la detrazione delle imposte correnti e dei contributi sociali e l’addizione delle prestazioni sociali e dei trasferimenti netti.
  2. Consumi finali della contabilità nazionale = consumi delle famiglie + consumi delle amministrazioni pubbliche + consumi delle istituzioni private.
  3. Banca dati REPRINT, ICE, Politecnico di Milano.
  4. (Investimenti diretti all'estero - Disinvestimenti diretti all'estero) *100/Pil). Gli investimenti diretti all'estero considerati non tengono conto delle componenti rappresentate dai crediti commerciali e dalle transazioni del settore bancario per le quali non è disponibile la disaggregazione regionale.
  5. Classificazione standard OCSE (2003), basata sui valori mediani della distribuzione della spesa in R&S in rapporto al valore aggiunto in ciascun settore di classificazione in dodici Paesi membri nel 1999, che suddivide i prodotti del settore manifatturiero in quattro categorie (alta tecnologia, tecnologia medio alta, tecnologia medio bassa, bassa tecnologia).
  6. Dati forniti dal Sistema Informativo Excelsior, banca dati sul mercato del lavoro e sul fabbisogno da parte delle imprese di risorse umane realizzata dall’Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e l’Unione Europea su un campione di oltre 100.000 imprese.
  7. Nel 2005 l’occupazione in Italia cresce ancora, +0,7% rispetto all’anno precedente e +1,4% se confrontato con il dato del 2003; effetto dovuto anche in parte alla continua regolarizzazione dei cittadini stranieri: gli occupati stranieri sono ormai circa il 5,4% dei lavoratori totali, e per poco meno di due terzi si concentrano nel Nord.

Lombardia: mappa fisica
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Lombardia: mapppa fisica
Italia
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Italia
Figura 10.1
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10_1
Tabella 10.1
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Tabella 10.1
Tabella 10.2
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Tabella 10.2
Figura 10.2
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.2
Figura 10.3
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.3
Figura 10.4
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.4
Tabella 10.3
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Tabella 10.3
Figura 10.5
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.5
Figura 10.6
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.6
Figura 10.7
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.7
Figura 10.8
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.8
Figura 10.9
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.9
Figura 10.10
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.10
Figura 10.11
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.11
Tabella 10.4
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Tabella 10.4
Figura 10.12
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.12
Figura 10.13
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.13
Figura 10.14
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.14
Tabella 10.5
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Tabella 10.5
Tabella 10.6
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Tabella 10.6
Figura 10.15
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.15
Figura 10.16
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.16
Figura 10.17
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.17
Tabella 10.7
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Tabella 10.7
Figura 10.18
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.18
Figura 10.19
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.19
Figura 10.20
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.20
Figura 10.21
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.21
Tabella 10.8
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Tabella 10.8
Figura 10.22
Il Veneto si confronta con la Lombardia - Figura 10.22

Verifica l'accessibilità del Rapporto Statistico 2006 : Valid HTML 4.01! 

I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale".