4. La ricerca e l'innovazione

Inizio Pagina   4.1 Il contesto e l’obiettivo di Lisbona

E’ ormai riconosciuto che la ricerca e l’innovazione offrono un grosso contributo alla prosperità e alla qualità della vita che i cittadini ricercano. La conoscenza scientifica si fonda sulla ricerca e l’Unione Europea ne produce da sola circa un terzo su scala mondiale oltre a possedere indiscusse competenze nel settore della ricerca medica e nelle scienze ambientali e fungere da guida in diverse aree della chimica, fisica, farmaceutica, aeronautica e spazio, telecomunicazioni e trasporti. Il lavoro dei Paesi dell’UE è consolidato da programmi congiunti. Lo strumento di coordinamento è il Sesto programma quadro che finanzia la ricerca negli Stati membri, in altri Paesi e presso il Centro comune di ricerca dell’Unione europea. C’è, tuttavia, un problema di fondo nel riuscire a concretizzare gli studi e le ricerche in strumenti tecnologici realmente fruibili su larga scala.
È stato varato nel marzo del 2000 presso il Consiglio europeo di Lisbona il progetto di Spazio europeo della ricerca e, con esso, un quadro di riferimento comune per le attività di ricerca e sviluppo nei Paesi UE. Successivamente, al Consiglio europeo di Barcellona del 2002, l’Unione si è prefissata l’obiettivo di innalzare la spesa complessiva destinata alla ricerca e sviluppo fino al 3% del Pil, solo un terzo della quale dovrebbe essere finanziata dal settore pubblico. Questa evoluzione dovrebbe portare a eliminare il gap oggi esistente con gli USA e il Giappone e a contrastare la sfida della emergente economia cinese. Al fine di raggiungere tali obiettivi l’Unione intende promuovere una serie di finanziamenti tramite un “Piano d’azione” che prevede l’utilizzo di misure complementari atte ad incentivare l’investimento da parte delle imprese private. Tra gli obiettivi complementari conformi a quello del 3% c’è quello di riuscire a portare il numero di ricercatori in Europa ad 8 ogni 1.000 lavoratori (rispetto ai 4,4 su 1.000 attuali), così come già avviene negli USA.
La situazione attuale vede tuttavia un rallentamento della crescita degli investimenti nella R&S in termini di percentuale sul Pil. Nel 2003 l’UE si è fermata all’1,92% contro il 2,59 degli USA e il 3,15 del Giappone. Inoltre dal 1999 la variazione assoluta è stata di appena 0,05 punti (era l’1,87% del Pil). Un discorso a parte merita la Cina, dove la spesa ammontava nel 2003 all’1,3% del Pil. Questa però aumenta di circa il 10% all’anno e mantenendo una simile tendenza, entro il 2010 raggiungerà un rapporto tra spesa in R&S e Pil pari al 2,2%, colmando il divario con l’UE se quest’ultima dovesse conservare l’attuale trend di crescita.
In Italia l’incidenza percentuale della spesa in ricerca e sviluppo sul Pil nel 2003 è stata pari all’1,14%, mantenendosi pressoché stazionaria rispetto all’anno precedente (1,16%). Lo stesso andamento si è verificato in Veneto dove gli investimenti in R&S sono ancora più bassi rispetto alla media nazionale (0,72% del Pil regionale nel 2003).
In termini assoluti in Italia la crescita della spesa per R&S ha registrato una battuta d’arresto dopo un triennio di sviluppo dell’ordine dell’ 8/9% annuo attestandosi nel 2003 al +1,2% rispetto al 2002. Tale fenomeno si osserva in modo ancora più marcato in Veneto, ove dal 2000 al 2002 la crescita era stata di oltre il 20% l’anno e che invece nel 2003 ha visto un aumento pari ad appena l’1,1%.

Inizio Pagina   4.2 I settori istituzionali

In termini di ripartizione settoriale del finanziamento della spesa in R&S la percentuale a carico delle università e delle amministrazioni pubbliche è aumentata, seppure di poco, portandosi dal 50,7% al 51,3% mentre il peso di quella finanziata dalle imprese private si è ridotto di 2 punti percentuali dal 1999, portandosi al 47,3%. Viceversa nella media dei Paesi UE la spesa delle imprese supera il 60%, con punte, nei Paesi nordici, del 70%. Nel Veneto, pur mantenendosi una situazione ancora al di sotto della media nazionale, il trend è stato più positivo visto che è diminuito il peso del settore pubblico dal 57,5% al 54,1% mentre le imprese, che nel 1999 spendevano il 42,5% del totale, nel 2003 hanno inciso per il 45,1%. Questi dati portano il Veneto nella giusta direzione per quel che riguarda gli obiettivi di Barcellona ma la situazione è, ad oggi, ancora distante da quella auspicata. Va detto inoltre che in Italia quasi il 73% della spesa in R&S finanziata dalle imprese è sostenuta dalle grosse aziende con almeno 500 addetti, mentre il contributo delle piccole aziende rimane limitato al 5,1%. Questo dato giustifica in parte le difficoltà riscontrate dall'imprenditoria Veneta il cui tessuto prevalente è costituito da realtà medio piccole.

E’ da dire comunque che la spesa in R&S nel medio periodo è tendenzialmente aumentata in tutti i settori istituzionali. Dal 1999 al 2003 l’incremento complessivo è stato del 28,2% e, in particolare, sono cresciuti i contributi da parte di imprese (+22,8%) e università (+37,8). Lo stesso fenomeno si osserva in Veneto con caratteristiche molto più accentuate: +62,8% l’aumento della spesa totale in 5 anni, impulso che proviene in particolare dalle imprese (+73%) e, a seguire, dalle università (+64%). Da questi dati emerge come il problema dell’Italia per quanto riguarda l’obiettivo del raggiungimento della quota di finanziamento ripartita in 2/3 per il settore privato e 1/3 per il pubblico sia dovuto in buona parte a due fenomeni: le imprese, nonostante un consistente passo avanti, ancora non riescono a decollare e contemporaneamente una grossa fetta della ricerca è ancora a carico delle università.

Negli ultimi due anni al rallentamento generale è corrisposto un andamento analogo in tutti i settori. A livello nazionale nel 2003 la spesa in R&S finanziata dalle imprese si è contratta dell’1,1% rispetto all’anno precedente, mentre in Veneto è rimasta pressochè stazionaria (+0,5%). Le università continuano a dare il maggiore contributo, +2,7% e +4,3% la crescita nel 2003 rispettivamente in Veneto ed in Italia.

Inizio Pagina   4.3 Il personale dedicato

Nel 2003 gli occupati nelle attività di R&S si sono attestati nel Veneto sulle 2 unità ogni 1000 abitanti contro le 2,8 dell'Italia e le 4,4 della media europea. Tali valori indicano una generale lieve flessione, rispetto al 2002, a conferma della battuta di arresto subita al termine di un periodo di sostanziale sviluppo.

Il personale addetto alla ricerca è infatti diminuito in Italia dell'1,3% nel 2003 e del 4,1% in Veneto a fronte di un lieve miglioramento nei Paesi UE ove si è registrata in media una crescita pari all'1,2%.

Questa diminuzione è imputabile in prevalenza alle imprese (-3,2% in Italia), particolarmente accentuata nella nostra regione (-9,2%) e, seppure in modo più contenuto, all'università (-1,5% a livello nazionale e -1,2% in Veneto).

Dal canto loro invece le amministrazioni pubbliche hanno aumentato il proprio personale addetto, del 2,9% e dell'8,3% rispettivamente in Italia e in Veneto.

La ripartizione degli addetti alla R&S tra i settori istituzionali è stata, nel 2003, molto similare a quella della spesa destinata al medesimo ambito (cfr. fig. 4.3 e fig. 4.5).

Inizio Pagina   4.4 La bilancia tecnologica dei pagamenti e i brevetti

La bilancia tecnologica dei pagamenti (nota 1) (BPT) è lo strumento per la misurazione esplicita della capacità di un Paese di produrre o utilizzare tecnologia avanzata. Si tratta di un indicatore che calcola il totale delle importazioni ed esportazioni di conoscenze tecniche, cioè di brevetti, know-how e servizi tecnici.

A fronte del saldo negativo complessivo della bilancia tecnologica dei pagamenti che, se pur ridotto rispetto all'anno precedente, va protraendosi da diversi anni, in Italia, nel 2004, i servizi con contenuto tecnologico e quelli di ricerca e sviluppo hanno registrato un surplus, così come in passato. Purtroppo questi saldi positivi sono annullati dai disavanzi nel commercio in tecnologia e, soprattutto, nelle transazioni in marchi di fabbrica. Nel Veneto la dinamica rispecchia il dato nazionale per l'attivo nei servizi con contenuto tecnologico, cui si aggiunge il surplus realizzato nel commercio in tecnologia, mentre per ciò che riguarda i servizi di ricerca e sviluppo si è registrato un passivo di 414.000 euro a fronte del saldo positivo di quasi 6 milioni di euro dell'anno precedente.

Questa situazione viene confermata anche analizzando l'indice di copertura della BPT, che è dato dal rapporto tra incassi e pagamenti, e che meglio mette in risalto luci ed ombre dei diversi settori analizzati. Nel Veneto i servizi con contenuto tecnologico hanno segnato un valore pari ad 1,5 ad evidenziare un ammontare di incassi una volta e mezza superiore ai pagamenti, superiore a quello nazionale, 1,4. I servizi di ricerca e sviluppo, che hanno avuto un livello di copertura pari a 1,6 su base nazionale, sono rimasti in sostanziale pareggio nella nostra regione (l'indice è stato pari ad 1), mentre va segnalato il commercio in tecnologia per il quale, a fronte di una situazione ancora deficitaria per quanto riguarda l'intera penisola, il Veneto ha migliorato la situazione del 2003 (0,5) fino a portarsi in attivo (1,1).

Ma vediamo ora tra tutti i servizi tecnologici che forniamo all’estero, quantificabili attraverso gli incassi ricevuti, cosa ci viene maggiormente richiesto. Poco più del 39% degli incassi nel Veneto sono dovuti alla fornitura di servizi tecnologici, ma in misura inferiore rispetto all’Italia, circa 50%, mentre il commercio in tecnologia, che costituisce il nucleo centrale delle transazioni internazionali del settore tecnologico, ha sfiorato il 28% nel Veneto. Infine anche le transazioni in marchi di fabbrica, quasi il 20%, hanno costituito una quota ragguardevole nel Veneto rispetto all’Italia (7,4%).

Ciò che invece richiediamo maggiormente all’estero è costituito dai marchi di fabbrica che da soli hanno coinvolto quasi il 60% del totale dei pagamenti del Veneto, valore questo che differenzia molto la nostra regione dal resto dell’Italia dove il peso di questo settore è stato decisamente più limitato, 20,7%.

Il Veneto, analogamente a ciò che è avvenuto a livello nazionale, si è rivolto nel 2004 soprattutto all’UE25 ed agli Stati Uniti per ricevere servizi tecnologici; con questi Paesi è risultato infatti in debito rispettivamente per 65 e per 1,6 milioni di euro. La regione ha invece ceduto servizi soprattutto alla Cina e ai nuovi Paesi industrializzati asiatici, 5 milioni di euro e 2,5 milioni di euro rispettivamente di surplus.

I brevetti, come indicatori del grado di sviluppo tecnologico e di potenziale competitivo, hanno un importante valore economico per l'impresa e rappresentano un patrimonio insostituibile per il sistema, oggi contraddistinto da tecnologie ad alto valore aggiunto volte a fronteggiare una concorrenza globale sempre più forte sia nel settore della produzione di beni che in quello della fornitura di servizi.

La tutela offerta da questi strumenti rafforza la posizione dell'impresa sul mercato, crea condizioni di vantaggio sulla concorrenza, contribuisce alla valorizzazione del capitale ed all'acquisizione di nuovi segmenti di mercato.

Le imprese italiane, così come quelle venete, hanno confermato fino al 2002 un trend crescente per quanto riguarda il numero di domande di brevetti europei presentati all’EPO (nota 2). Nonostante questo c’è ancora una situazione di ritardo rispetto all’UE25, specie a livello nazionale. Considerando infatti il numero di brevetti per milione di abitanti la media italiana per il 2002 è stata inferiore a 83 contro un valore relativo all’Unione europea dei 25 superiore a 131. Il Veneto si è collocato in una situazione molto più vicina alla media europea con i suoi 128,6 brevetti per milione di abitanti.

Nel 2004 sono cresciute le domande di brevetti nazionali (nota 3), 60.591 , +6,9% rispetto al 2003 dopo un triennio di inflessione. Lo stesso è accaduto in Veneto, dove le domande di brevetto sono state complessivamente 5.305 pari all’8,8% del totale nazionale.

Il deposito di marchi è di gran lunga il settore nel quale vengono fatte la maggior parte delle domande di brevetto nazionale, 807 per milione di abitanti in Veneto, 823 in Italia nel 2004. Piuttosto rilevante è risultata nel Veneto l’attività creativa data da 232 brevetti relativi alle invenzioni per milione di abitanti rispetto ai 155 a livello nazionale.

Inizio Pagina   4.5 Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione nelle imprese

Nel 2005 le imprese che dispongono di almeno un personal computer sono state in Italia il 95,6% del totale di quelle con almeno 10 addetti. Nell'area del Nord-Est (nota 4) in particolare hanno toccato punte del 96,1%. E' cresciuto l'utilizzo del PC da parte degli addetti e la relativa percentuale è passata infatti dal 36,4 al 38,4% su base nazionale, mentre nella ripartizione del Nord Est tale percentuale è scesa al 35,5%. Sempre più imprese hanno recepito l'utilità dello strumento "Internet" sia per usufruire dei servizi che è in grado di fornire, sia per farsi meglio conoscere sul mercato. La percentuale di imprese che dispongono di internet, tra quelle dotate di PC, è infatti cresciuta nel 2005 rispetto al 2004 passando dal 90,3% al 95,9% in Italia. La ripartizione del Nord-Est ha registrato livelli ancora più elevati fermandosi al 96,4%. Accanto ad internet, sta crescendo la diffusione delle tecnologie dell'informazione di ultima generazione. La banda larga sta infatti progressivamente sostituendo le tecnologie di connessione tradizionali, ormai obsolete, come il modem e l'ISDN. I dati del 2005 sono piuttosto significativi: in Italia le imprese informatizzate, con almeno 10 addetti, connesse ad internet tramite un sistema a banda larga sono passate dal 52,2% del 2004 al 59,3% nel 2005 e nella ripartizione geografica del Nord-Est è stata addirittura toccata una punta superiore al 60%.

L'utilizzo prevalente di Internet da parte delle imprese è stato finalizzato, nel 2005, all'accesso a servizi bancari o finanziari, seguito dall'acquisizione di informazioni sui mercati e dall'acquisizione di servizi e informazioni in formato digitale.

Un altro utilizzo delle tecnologie delle ICT da parte delle imprese è quello delle vendite ed acquisti “on line”. Il mercato degli acquisti in particolare, è in evoluzione, basti pensare che nel 2004, ultimo anno disponibile, la percentuale di aziende con almeno 10 addetti che hanno effettuato acquisti via internet è stata pari al 19,6% a fronte del 15,1% raggiunto l’anno precedente. Nell’area del Nord-Est il fenomeno è ancora più accentuato visto che la medesima quota ha sfiorato nell’ultimo anno il 21%.

Contrariamente a quanto accade per gli acquisti, l’utilizzo di internet per le vendite on-line ha mostrato una contrazione nel 2004 in tutte le ripartizioni geografiche della nostra penisola, e comunque rappresenta un fenomeno ancora marginale.

Inizio Pagina   4.6 L'e-government

Il 30 novembre 2005 alla Conferenza "Transforming Public Services", organizzata nell'ambito del semestre di presidenza UE del Regno Unito, è stata annunciata l'adozione di un nuovo quadro strategico per l'e-government a livello europeo per il periodo 2006-2010, volto a migliorare l'efficienza delle istituzioni europee aumentando l'utilizzo dei servizi online al loro interno. Inoltre, nel corso del 2006 deve essere avviato anche il nuovo Piano d'Azione e-Government europeo, nell'ambito della strategia i2010. Un principio guida di quest'ultima è la promozione di una "economia digitale" ed il conferimento alle Tecnologie dell'Informazione e Comunicazione (ITC) di un ruolo primario nel miglioramento della qualità della vita. Le tre priorità per le politiche europee della società dell'informazione sono la creazione di uno "spazio unico europeo dell'informazione", il rafforzamento di "innovazione e investimenti" nella ricerca sulle ITC e la costituzione di una "società europea dell'informatica basata sull'inclusione" in grado di migliorare i servizi pubblici e, in generale, la qualità della vita. In sintesi entro il 2010 tutti i cittadini, compresi i gruppi socialmente svantaggiati, dovranno ottenere benefici significativi dall'e-government e la pubblica amministrazione europea dovrà rendere più facilmente accessibili le informazioni e i servizi pubblici grazie all'utilizzo delle ICT e ad interventi che incrementino la fiducia nelle istituzioni e la consapevolezza dei benefici dell'e-government stesso. In quest'ottica l'e-government dovrà ridurre il peso della burocrazia sui cittadini e sulle imprese e tutto il settore pubblico guadagnerà efficienza. Ma vediamo qual è l'attuale stato di avanzamento dei lavori in Italia e soprattutto nel Veneto. Da una serie di rilevazioni avviate nel 2004 (nota 5) sui servizi on-line erogati dalla PA verso cittadini ed imprese è emerso che in Veneto il 97,2% dei comuni sopra i 10.000 abitanti sono presenti sul web (103 su 106) ed appena 6 sui 106 totali sono privi di veri e propri servizi di e-government. Questo dato è al di sopra della media nazionale che infatti si è attestata, sempre per il 2004, appena sopra il 95%. Tali risultati sono confortanti, indicano infatti che la quasi totalità dei comuni di dimensione medio grande ha un sito web ed inoltre molto spesso offre almeno un servizio di e-government.

Su un totale di 2326 servizi di e-government rilevati quasi il 98% sono ancora non interattivi. In particolare quasi il 61% sono relativi all’area modulistica (nota 6) mentre circa il 28% a quella informativa e modulistica combinate insieme. I servizi solo informativi rappresentano il 9,1% del totale. I servizi interattivi o avanzati (il rimanente 2,1%) sono per lo più caratterizzati dalla possibilità sia di effettuare le transazioni che dotati di relativa area modulistica ed informativa, quindi completi.




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Note

  1. La BPT registra i flussi di incassi e pagamenti riguardanti le transazioni con l’estero di tecnologia non incorporata in beni fisici, nella forma di diritti di proprietà industriale e intellettuale, come brevetti, licenze, marchi di fabbrica, know-how e assistenza tecnica.

    In base allo schema suggerito dall’OCSE, quattro sono i componenti principali della bilancia:

    • commercio in tecnologia (trade in technics): costituisce il nucleo centrale delle transazioni internazionali in tecnologia; si tratta di trasferimenti di brevetti, invenzioni e know-how ed i relativi diritti di sfruttamento;
    • transazioni riguardanti la proprietà industriale (transactions involving trademerks, designs, patterns): non fanno direttamente riferimento alla conoscenza tecnologica, ma spesso ne implicano un trasferimento; si tratta sostanzialmente di marchi di fabbrica e disegni industriali;
    • servizi con contenuto tecnologico (services with a technical content): pur non costituendo un effettivo trasferimento di tecnologia, consentono di incrementarne il potenzialemediante l’acquisizione di abilità tecniche;
    • ricerca e sviluppo realizzata/finanziata a/dall’estero.
  2. A livello europeo si è ormai consolidata l’istituzione dell’ufficio per i brevetti (EPO) al quale hanno aderito 30 Paesi. Il brevetto europeo si ottiene presentando domanda presso le sedi dell’EPO di Monaco di Baviera, L’Aia o Berlino oppure gli Uffici Brevetti nazionali degli stati contraenti. Le imprese, una volta accettata la loro domanda da parte dell’EPO, devono provvedere alla convalida del brevetto nei Paesi in cui interessa venga tutelata la propria invenzione.
  3. Per le imprese e gli inventori interessati alla sola tutela sul territorio italiano viene offerta la possibilità di optare per un’altra forma di brevetto indipendente da quella europea: il brevetto italiano si ottiene presentando domanda presso la Camera di Commercio o il Ministero delle Attività Produttive. Questa forma di brevetto fornisce comunque una minor protezione rispetto a quello europeo valendo solo sul territorio italiano.
  4. Non si ha disponibilità di dati a livello regionale.
  5. Le rilevazioni sono state condotte dai Centri Regionali di Competenza per l’e-government e la società dell’informazione sotto il coordinamento dello staff centrale dell’Osservatorio CRC
  6. riguarda l’area di una pagina web contenente documenti e moduli scaricabili direttamente sul proprio pc.

Figura 4.1
La ricerca e l'innovazione - Figura 4.1
Figura 4.2
La ricerca e l'innovazione - Figura 4.2
Figura 4.3
La ricerca e l'innovazione - Figura 4.3
Tabella 4.1
La ricerca e l'innovazione - Figura 4.1
Figura 4.4
La ricerca e l'innovazione - Figura 4.4
Figura 4.5
La ricerca e l'innovazione - Figura 4.5
Tabella 4.2
La ricerca e l'innovazione - Tabella 4.2
Figura 4.6
La ricerca e l'innovazione - Figura 4.6
Figura 4.7
La ricerca e l'innovazione - Figura 4.7
Figura 4.8
La ricerca e l'innovazione - Figura 4.8
Figura 4.9
La ricerca e l'innovazione - Figura 4.9
Tabella 4.3
La ricerca e l'innovazione - Tabella 4.3
Figura 4.10
La ricerca e l'innovazione - Figura 4.10
Figura 4.11
La ricerca e l'innovazione - Figura 4.11
Figura 4.12
La ricerca e l'innovazione - Figura 4.12
Figura 4.13
La ricerca e l'innovazione - Figura 4.13
Tabella 4.4
La ricerca e l'innovazione - Tabella 4.4

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