16. L'AMBIENTE ED L'ENERGIA
Il territorio del Veneto comprende morfologicamente tutti i diversi aspetti fisici, dalla
pianura alla collina e dalla zona costiera all'alta montagna. Questo implica la coesistenza all'
interno della regione di diverse
realtà territoriali e molteplici problematiche legate al complesso
rapporto tra ambiente ed attività antropica. La qualità dell'aria nelle nostre città, le risorse id
riche di cui disponiamo e la salvaguardia dell'ambiente sono elementi da tenere costantemente monito
rati affinché lo sviluppo socio-economco del territorio avvenga sempre in minor misura a scapito deg
li elementi naturali necessari al vivere quotidiano. In questa direzione tutte le Istituzioni si sono fa
tte promotrici di progetti finalizzati alla tutela ed allo sfruttamento più razionale delle nostre risorse naturali Per quanto riguarda l'aria, in campo legislativo sono state emanate delle norme (nota 1) in accordo alle nuove Direttive Europee che fungono da
linee guida alle politiche di pianificazione territoriale. La nostra regione, seguendo quanto previsto dalle nuove normative europee, sta attuando diverse misure di prevenzione e risanamento
organizzate in apposite politiche di pianificazione territoriale (Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell'Atmosfera (nota 2) ).
Uno dei maggiori problemi connessi alla qualità dell'aria riguarda l'emissione del PM10 (nota 3) . All'interno dei grandi centri abitati le
fonti di emissione delle particelle di PM10 sono principalmente i trasporti su strada e gli impianti di riscaldamento. Risultano
particolarmente inquinanti rispetto alle polveri sospese i motori diesel fino all'Euro 1 insieme ai ciclomotori sotto i 50cc. Il problema del PM10 è particolarmente sentito nelle città della nostra regione a causa della sua particolare posizione geografica
al centro della pianura padana; infatti, in questo contesto, l'ingresso delle perturbazioni dal nord viene in parte bloccato dalle Alpi
e così pure quello dei venti freddi, generando una situazione di ristagno dell'aria. I valori relativi alle medie annuali di concentrazione di PM10 dimostrano la criticità dell'area della pianura padana, infatti per l'anno 2004 esse
sono state superiori al valore limite di 45 (nota 4) mg/m3 in 11 punti di rilevamento su 17. Va comunque considerato che tali punti di rilevamento
sono sempre collocati all'interno di aree ad alta densità abitativa o comunque di sostenuto traffico urbano. Per far fronte a questo problema ambientale le province venete, seguendo le indicazioni del Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell'Atmosfera,
hanno intrapreso diverse misure per la prevenzione e la riduzione del fenomeno. Tra queste spicca la 'Carta Padova', un protocollo d'intesa tramite il
quale si sono individuate delle strategie comuni per contrastare il fenomeno dell'inquinamento atmosferico nelle aree urbane. Esso è stato messo in atto
per la prima volta durante l'autunno e l'inverno 2003-2004 e prevede la riduzione del traffico circolante secondo tre diverse modalità. La prima, meno
invasiva, riguarda il blocco alla circolazione di tutti gli autoveicoli non catalizzati o non rispondenti alle normative europee contro l'inquinamento,
la seconda comprende, oltre ai veicoli non catalizzati, anche la circolazione a targhe alterne per tutti gli altri mezzi ed infine la terza misura
prevede il blocco totale del traffico. Nonostante i dati indichino una situazione da tenere sempre monitorata e sotto controllo, da un confronto
tra il 2003 ed il 2004, sono emersi comunque dei segnali incoraggianti, relativamente ai valori medi annuali, in alcune delle province più a rischio:
infatti sia a Vicenza che a Padova si è osservata una diminuzione nella concentrazione media di polveri sottili nell'aria presso quasi tutte le stazioni
di rilevamento. Un altro inquinante atmosferico da tenere sotto controllo è l'ozono (O3). Le cause determinanti sono l'inquinamento, dovuto ai veicoli a motore e
alle industrie, abbinato alle condizioni di alta pressione e forte radiazione solare tipiche dei periodi estivi. La situazione attuale nelle città della
nostra regione, relativamente alla soglia di attenzione di 180 (nota 5) mg/m3, mostra come le condizioni climatiche influiscano in modo cruciale sulle concentrazioni
in aria di ozono. A conferma di questo, si osserva come il maggior numero di superamenti di tale soglia vi sia stato nel 2003, anno caratterizzato da un periodo
estivo torrido con persistenti condizioni di alta pressione. Nel 2004 invece, tale situazione si è standardizzata pur essendosi riscontrato un complessivo
peggioramento rispetto al 2002. Prendendo invece in considerazione la soglia di allarme di 240 mg/m3 si osserva come la maggior parte degli episodi acuti di
superamento si sia avuta sempre nel 2003, mentre nel 2004 questi siano stati assolutamente sporadici. Per le altre sostanze inquinanti come il monossido di carbonio (CO) e l'anidride solforosa (SO2) sono state attuate delle efficaci misure di riduzione delle
emissioni sia nel settore industriale sia in quello del traffico su strada che hanno consentito di raggiungere il traguardo di un livello di emissione notevolmente
più basso rispetto ai limiti di legge. Va ricordato che all'interno del Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell'Atmosfera sono stati finanziati diversi progetti finalizzati alla riduzione
dell'inquinamento causato dal traffico su strada. Tra questi vi sono la costituzione del Servizio Ferroviario Metropolitano Regionale e il Programma Regionale di
Investimenti per il Trasporto Pubblico. Dall'oggettività dei dati sulla qualità dell'aria nasce la considerazione sulla percezione da parte delle famiglie venete rispetto al problema ambientale:
l'indagine Multiscopo dell'Istat riferita all'anno 2003 indica che per il 43,3% di queste l'inquinamento atmosferico è un problema molto o abbastanza presente,
la percentuale risulta superiore al livello nazionale (40,9%) ma comunque inferiore rispetto al resto del Nord (44,8%). Già nel 1993 la Regione Veneto si è impegnata nella stesura dei principi per la realizzazione del piano di classificazione acustica territoriale (nota 6).
Tale piano prevede la creazione di una 'zonizzazione' delle varie aree comunali, ai fini della riduzione dell'inquinamento acustico, ed il rispetto dei
limiti previsti dalla legge in ciascuna di esse. Dalla tabella 16.1 emerge come dal 2000 al 2003 la percentuale di comuni 'zonizzati' nel Veneto sia
aumentata in modo consistente passando dal 7,4% al 36,3%. Se dal punto di vista atmosferico la nostra regione, come il resto del Nord, paga qualcosa in termini di inquinamento rispetto al resto dell'Italia a causa
dell'elevato sviluppo industriale e infrastrutturale, a livello di inquinamento acustico le percezioni dei cittadini veneti sembrano dimostrare l'alto grado di
benessere da essi raggiunto. Infatti, nel 2003, le famiglie del Veneto che hanno dichiarato di avvertire il problema del 'rumore' come molto o abbastanza presente
sono state il 35,8% contro il 40,5% a livello nazionale ed il 39,5% complessivo del Nord Italia. La Regione Veneto, in seguito al D.Lgs. 112/98 che le ha trasferito il pieno controllo sulla gestione delle risorse idriche locali, ha attuato un progetto che
prevede il miglioramento della rete di monitoraggio delle acque. Questo al fine di garantire una maggiore conoscenza dei fenomeni idrogeologici e delle stesse
disponibilità idriche e, di conseguenza, poter operare nel modo più corretto ai fini di un ottimale utilizzo delle risorse. Attraverso una successione di atti di
pianificazione regionale, in accordo con le normative nazionali (nota 7), si è giunti alla prescrizione dei controlli e dei monitoraggi da effettuare sulle risorse idriche
sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. I consumi idrici dall'ultima metà del secolo scorso, sono cresciuti fino a creare un notevole squilibrio ambientale
e, pertanto, è divenuta una priorità assoluta la riduzione degli sprechi e l'ottimizzazione dell'utilizzo che viene fatto dell'acqua. Gli impianti di depurazione delle acque reflue censiti nel 2004 sono risultati complessivamente 532, dei quali il 55% con capacità inferiore a 2.000 abitanti
equivalenti (nota 8) (AE), il 26,5% con un
valore compreso tra 2.000 e 9.999 AE, il 12,3% tra 10.000 e 49.999 AE mentre il rimanente 6,4% ha una capacità superiore ai
50.000 AE (cfr. tab. 16.2). La maggior parte dei laghi della regione ricade nella classe relativa allo stato ambientale 'sufficiente' (nota 9); tra questi si segnala comunque il lago del Mis che
ha presentato una situazione ecologica migliore rispetto alla media rientrando nella classe corrispondente allo stato ambientale 'buono'. La situazione dei laghi
viene continuamente monitorata in modo da poter tenere sotto controllo i diversi fattori inquinanti delle acque e garantire un costante miglioramento dello stato
ecologico ed ambientale di queste risorse idriche. Le acque marine costiere vengono monitorate tramite il calcolo di vari parametri che vengono sintetizzati dall'indice trofico TRIX il quale fornisce una
classificazione di queste relativamente allo stato ambientale nei pressi della stazione di rilevamento. Si ricava così lo stato di appartenenza della zona
analizzata, classificato in quattro livelli che vanno dal 'pessimo' all''elevato'. I valori medi dell'indice trofico per il periodo 2001-2002 nelle
nostre località balneari principali hanno evidenziato livelli elevati o, al più buoni, ponendo la nostra costa tra le più pulite d'Italia a livello ambientale. Infine viene presentata la situazione relativa alla balneabilità delle acque marine costiere e dei laghi della nostra regione. Dall'analisi dei punti di prelievo
risulta che nel complesso la situazione anche nel 2004 è stata buona, infatti in tutti i corpi idrici oltre il 95% dei campioni prelevati è risultato favorevole alla
balneazione e, a livello regionale, la percentuale di esiti positivi si è attestata sul 97,3% rispetto al totale. Presso il Lago di Santa Croce, il Lago del Mis e lo
Specchio Nautico di Albarella, in particolare, i campioni prelevati sono risultati tutti idonei alla balneazione. La produzione di rifiuti in Veneto si è, negli ultimi anni, stabilizzata sia relativamente alle scorie urbane sia per quelle derivanti dai processi
industriali, ovvero i rifiuti speciali. In tema di trattamento dei rifiuti, il Veneto risulta all'avanguardia sia per la capacità di smaltimento sia per
la percentuale di raccolta differenziata e riciclaggio. In linea con il D.Lgs. 22/97 la Regione Veneto ha provveduto ad emanare la L.R. 3/2000 per la
regolamentazione della gestione dei rifiuti. Gli obiettivi perseguiti sono quelli della riduzione della produzione a monte, la sempre maggiore
diffusione della raccolta differenziata, un sempre minore ricorso allo smaltimento in discarica ed il raggiungimento dell'autosufficienza nel
trattamento dei rifiuti. Lo smaltimento in discarica, in particolare, è stato disincentivato tramite l'introduzione della 'ecotassa'. A tale proposito, allo scopo
di sostenere la raccolta differenziata ed il riciclo, è stata introdotta una norma regionale per la regolamentazione in materia tributaria che
prevede la possibilità di riduzioni qualora si raggiungano delle soglie obiettivo di differenziazione dei rifiuti. In questo modo per quei
comuni che raggiungono una quota di raccolta differenziata superiore al 50% è prevista una riduzione del 70% sulla 'ecotassa'. Confrontando
i dati del Veneto con l'obiettivo fissato per il 2011 dal D.Lgs. 36/2003 in materia di Rifiuti Urbani smaltiti in discarica, si osserva come
nel 2003 questo sia già stato raggiunto e superato, difatti sono stati avviati in discarica 111kg/abitante all'anno di RU contro il tetto
massimo dei 115 kg/abitante. La produzione di rifiuti pro capite in Veneto, si è mantenuta stazionaria nel 2001 e nel 2002, ed è rallentata nel 2003 del 3,6% rispetto
all'anno precedente, passando da 475,7 kg per abitante a 458,6. Quest'ultimo dato diventa ancor più significativo se si considerano le presenze
turistiche che certamente influiscono notevolmente sulla produzione di rifiuti in una regione tanto attrattiva quanto il Veneto. La produzione
di rifiuti pro capite, depurata dall'effetto turismo e sempre riferita all'anno 2003, è stata pari a 446,1 Kg per abitante. Questo valore è
decisamente più basso rispetto al dato non depurato e da un'idea del peso che il turismo ha rispetto al fenomeno studiato. Per ciò che riguarda la raccolta differenziata emerge come il Veneto, dopo aver superato nel 2002 il livello obiettivo del 35% (nota 10)
nel 2003 abbia ulteriormente migliorato la propria performance portandosi sul 43,1%, il valore più elevato a livello nazionale, più
che doppio rispetto alla media del Paese che si è attestata sul 21,5%. A livello provinciale, così come nel 2002, anche nel 2003 è emersa la provincia di Treviso dove la raccolta differenziata ha
rappresentato il 58,5% del totale dei rifiuti urbani, seguita da Padova con il 52,2%. Da un'analisi delle tipologie di materiali che compongono i rifiuti differenziati emerge come nel 2003 la raccolta della frazione
organica, il cosiddetto umido, abbia rappresentato da sola il 24,8% del totale seguita dalla carta e da altro materiale riciclabile (nota 11) con il 22%. I dati mostrano come la popolazione veneta abbia oramai assimilato atteggiamenti favorevoli al necessario riciclo dei rifiuti.
Nel 2002 infatti, la percentuale di famiglie che hanno dichiarato di aver effettuato la raccolta differenziata è stata tra le più
elevate d'Italia con un picco dell'88,3% nella raccolta del vetro, ponendo così la regione ai vertici nazionali per questo genere di raccolta. Dopo anni di continuo incremento nella produzione dei rifiuti speciali (nota 12), nel 2002 si è verificata una lieve riduzione
pari al 2% che ha limitato la produzione totale a quota 8.353.263 tonnellate contro gli 8.524.674 dell'anno precedente.
La provincia con la maggiore produzione di rifiuti speciali totali si è confermata essere Verona con il 27,5% del totale del
Veneto seguita da Vicenza con il 21,4%. Per contro Belluno e Rovigo sono state le province che hanno contribuito in misura
inferiore alla produzione complessiva di rifiuti speciali rispettivamente con il 2,5 ed il 5,9%. Infine le tre province di
Treviso, Venezia e Padova si sono attestate tutte su valori compresi tra il 13,6 ed il 15,3%. Nello specifico si osserva un
incremento nella produzione dei rifiuti pericolosi (+22%), in parte dovuto alla riclassificazione di alcuni materiali.
L'incidenza dei rifiuti pericolosi sul totale degli speciali è stata, nel 2002, del 7,9% a livello regionale raggiungendo
il valore percentuale massimo in provincia di Venezia (16,7%), seguita da Belluno (13,6%) La provincia veneta con la maggior produzione di materiali pericolosi è stata Venezia, con il 32,4% del totale regionale, a causa della
presenza dell'area industriale di Marghera.
I rifiuti speciali non pericolosi si sono invece ridotti, a livello regionale, del 3,6% passando da 7.985.437 a 7.694.601 tonnellate.
La città con la più alta incidenza sul totale regionale di rifiuti non pericolosi è stata Verona (28,6%) ove maggiore risulta essere
l'attività di lavorazione della pietra.
Rapportando i rifiuti speciali alle unità locali, al fine di ottenere una misura standardizzata del fenomeno, si osserva che
nel 2002 sono state prodotte 16 tonnellate di rifiuti speciali per unità locale con una riduzione pari al 3% rispetto all'anno
precedente. Nel dettaglio, Verona è stata la provincia con la maggior quantità prodotta per unità locale, con 23,6 tonnellate
delle quali 22,6 di materiali non pericolosi. Seguono Vicenza con 20,6 tonnellate, Rovigo con 16,3, Venezia con 14,7, Treviso
con 11,9 e Belluno che, insieme a Padova, si attesta appena sotto le 11 tonnellate. L'Italia è un paese che importa la maggior parte dell'energia utilizzata. Infatti nel 2001 il 94,7% del consumo interno lordo (nota 13)
è stato coperto tramite importazioni di energia dall'estero. Il Veneto da parte sua, come tutte le altre regioni, ha la medesima tendenza ed infatti nel 2001,
a fronte di un consumo interno lordo di 18.903Ktep (nota 14) ha importato 17.848Ktep di energia, ossia il 94,4%.
L'intensità energetica del PIL (nota 15), che misura quanto il sistema economico consuma le risorse energetiche stesse, mostra come il Veneto, dopo
i due picchi del 1998 e del 1999, si sia riallineato al resto dell'Italia; infatti nel 2001, ultimo anno disponibile, il valore registrato è
stato pari a 121,5 tep per milione di euro di prodotto (a prezzi 1995) contro 121 a livello nazionale. In termini pro capite, il consumo finale di energia in Veneto si è mantenuto costante tra il 2000 ed il 2001 attestandosi su 2,6 tep per abitante,
valore questo lievemente superiore a quello nazionale. Quest'ultimo infatti, nel 2001, è stato pari a 2,4 tep, contro i 2,3 tep del 2000 registrando
quindi, contrariamente alla nostra regione, un incremento del 4,3%.
L'andamento settoriale dei consumi finali in Veneto nel quinquennio 1997-2001 mostra trend piuttosto differenziati, infatti, dopo i primi tre anni di
tendenziale incremento, nel 2000 il settore dei trasporti, l'ambito civile e l'agricoltura hanno ridotto i propri consumi rispettivamente del 6,2%,
2,9% e 2,3%, contrariamente all'industria per cui si è osservato un incremento pari al 9,4%. Nel 2001 il settore agricolo ha ridotto drasticamente i
propri consumi energetici (-45%) e, anche se non in modo così marcato, lo stesso è avvenuto per l'industria (-2,7%), al contrario del settore civile (+3,4%) e
dei trasporti (+2,8%). Un andamento analogo si riscontra per i consumi settoriali rapportati alla popolazione dove i consumi energetici per 1000 abitanti
del settore agricolo confermano difatti la forte riduzione già osservata in termini assoluti.
Nel settore dell'agricoltura la forte riduzione dei consumi energetici nel 2001 è imputabile principalmente al calo dei consumi di prodotti petroliferi
che infatti sono passati da un'incidenza del 69,5% sul totale del settore nel 2000 al 42,2% nel 2001 con una diminuzione nei valori assoluti del 66,5%. Per quanto riguarda l'industria, il consumo energetico è aumentato del 13,7% dal 1997 al 2001. La principale fonte energetica di questo settore è sempre
rappresentata dai combustibili gassosi - il 38,7% del totale nel 2001 - seguiti dall'energia elettrica con il 35% di incidenza sul consumo energetico del
settore stesso. Sempre relativamente all'industria, si segnala che, nonostante l' incidenza delle fonti rinnovabili sia ancora molto bassa, i consumi di
queste sono quasi triplicati. Nello stesso quinquennio il settore civile ha aumentato i consumi energetici del 10%. A fronte di questo, si segnala una
riduzione dell'utilizzo dei prodotti petroliferi (-3%), anche in termini di incidenza sul totale dei consumi (-11,7%) in linea con la
tendenza al risparmio sull'utilizzo di questa fonte a favore dell'energia elettrica (+18%). Si segnala infine che l'utilizzo dei combustibili
solidi, già molto limitato nel 1997, si è ulteriormente ridotto del 40% nell'arco dei cinque anni. Per quanto riguarda i trasporti, pur aumentando la mole di traffico, i consumi variano in modo molto contenuto nell'arco dell'intero quinquennio.
I prodotti petroliferi costituiscono sempre la primaria fonte energetica di questo settore - 97% nel 2001 - mentre i combustibili gassosi e l'energia
elettrica rappresentano ancora una alternativa poco utilizzata. In tal senso però qualcosa si sta muovendo, infatti per i combustibili gassosi si è
registrato complessivamente un incremento del 28,6% facendone passare l'incidenza sui consumi totali del settore dall'1,2% del 1997 all'1,6% del 2001,
mentre per l'energia elettrica tale aumento è stato addirittura pari al 42,4% passando dall'1% all'1,4%. Infatti, sia nei trasporti pubblici che privati,
sempre maggiore risulta il ricorso ai sistemi di alimentazione di tipo gpl o metano ed inoltre diverse case automobilistiche propongono sul mercato veicoli
con la possibilità della doppia alimentazione. Consideriamo ora in particolare la situazione per il settore residenziale, che costituisce una parte di quello civile. Nel 2001 il consumo
medio di energia per abitazione è stato in Veneto pari a 1,6 tep, valore questo, lievemente superiore rispetto a quello nazionale. A fronte di
questo dato comunque, dal 1991 al 2001, i consumi energetici in ambito residenziale della nostra regione si sono ridotti dell'8,1% a fronte di
un incremento a livello nazionale degli stessi pari al 2,7%, segno di una mentalità ormai sempre più protesa verso il risparmio energetico.
Questo risultato è stato ottenuto grazie alla consistente diminuzione nei consumi sia dei combustibili gassosi sia dei prodotti petroliferi
(-13,5% e -13,9% rispettivamente), che rappresentano le due principali fonti energetiche di questo settore, ricoprendo complessivamente l'84%
del consumo totale. Una ulteriore nota positiva è data dal fatto che, nonostante le sorgenti rinnovabili rappresentino ancora una percentuale
molto bassa rispetto al totale, nel settore domestico il loro utilizzo è quasi raddoppiato nel decennio considerato passando da un'incidenza
dello 0,6% ad una dell'1,4% . Come già accennato, nel 2001 i combustibili gassosi hanno rappresentato la fonte energetica più largamente utilizzata nel settore domestico
con una quota del 66,4% rispetto al consumo totale. Tale dato viene confermato anche dai dati del censimento delle abitazioni del 2001 osservando
la distribuzione degli impianti di riscaldamento nelle abitazioni del Veneto che, nel 71,2% dei casi, sono stati appunto alimentati da combustibili
gassosi. Gli impianti di riscaldamento che utilizzano invece prodotti petroliferi per il loro funzionamento hanno rappresentato il 12,5% rispetto
al totale a fronte di un'incidenza della suddetta fonte di alimentazione sul totale del consumo in ambito residenziale pari al 17,4%. Si osserva
infine una difformità per quanto riguarda i combustibili solidi; infatti questi, pur coprendo una percentuale molto bassa dei consumi (0,1%), hanno
rappresentato la fonte di alimentazione per una quota del 14% del totale degli impianti di riscaldamento domestici ed è quindi rilevante. Questo
dato si spiega osservando che probabilmente i sistemi alimentati a legna e carbone, pur essendo numerosi, sono spesso di piccola capacità e quindi
incidono poco sul consumo totale. Nel periodo compreso tra il 1999 ed il 2003 la produzione di energia elettrica pro capite in Veneto è risultata sempre superiore a quella dell'Italia
ed inoltre si è quasi sempre mantenuta al di sopra del livello dei consumi finali pro capite, contrariamente a quanto avvenuto a livello nazionale.
I consumi sono continuamente aumentati e, nel Veneto, i valori pro capite si sono attestati nel 2003 sui 6.342 KWh annui per abitante contro i 5.179
della media nazionale. Va comunque specificato che il solo settore industriale, ha contribuito per oltre il 58% dei consumi totali di energia elettrica
del Veneto (51% a livello nazionale), ad indicare un elevato livello di sviluppo della nostra regione in questo ambito. Ad ulteriore conferma di ciò, si
osserva infatti che il livello dei consumi per unità locale nel settore industriale è stato, nel 2003, pari a 32.565 KWh/anno in Veneto contro
un valore medio per l'Italia di 26.322 KWh/anno. Un dato positivo viene dal settore domestico, i cui consumi, pur risultando in costante
crescita, si sono mantenuti sempre al di sotto del livello medio nazionale, attestandosi nel 2003 sui 1.102 KWh/anno per abitante contro i 1.123 dell'Italia.
Quest'ultimo dato ci indica che, accanto ad un elevato sviluppo industriale della nostra regione, esiste anche una buona rispondenza legata alla problematica
del risparmio energetico. Analizzando i consumi di energia elettrica pro capite del settore domestico nelle province del Veneto si deduce che in tutte è stato confermato il trend
crescente già osservato a livello regionale nel periodo tra il 1999 ed il 2003. La provincia dove si è registrato il valore più elevato nell'ultimo anno è
stata Venezia (1.147 KWh/anno per abitante) seguita da Belluno con 1.129 KWh/anno per abitante. Nel 2003 l'incremento nei consumi elettrici pro capite del settore domestico in Veneto è stato pari al 2,2% rispetto al 2002, valore sensibilmente più contenuto rispetto a quello nazionale (+2,3%). A livello provinciale il maggiore incremento nei consumi si è avuto nella provincia di Rovigo (+4,5%) seguita da Venezia (+3,2%), Padova e Vicenza (entrambe con +2,6%), mentre a Belluno si è evidenziata una certa stazionarietà dei consumi stessi (+0,9%).
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