6. LE ATTIVITA' PRODUTTIVE

Inizio Pagina  La demografia produttiva nel 2004

È in un contesto da sempre caratterizzato dai più alti livelli occupazionali d'Italia e da una spiccata apertura ai mercati internazionali, che, nonostante la fase economica discendente degli ultimi anni, il Veneto è riuscito a collocarsi, anche per il 2004, in seconda posizione nella graduatoria regionale per numero di imprese attive, con il 9% del totale nazionale, preceduta soltanto dalla Lombardia (15,5%).

Rispetto al 2003 le imprese attive sono aumentate di 0,9 punti percentuali, risultando pari a 453.994 unità contro le 449.932 registrate al termine dell'anno precedente. Pur trattandosi di un buon sintomo di tenuta del sistema produttivo regionale, tale incremento risulta inferiore al dato medio italiano (+1,3%), continuando a risentire fortemente degli effetti della crisi produttiva dei settori tradizionali.

Segnali positivi giungono dall'analisi del fenomeno della demografia d'impresa: il tasso di natalità, quale indicatore dell'iniziativa imprenditoriale, ha continuato a crescere per il Veneto risultando nel 2004 pari a 7,7% contro il 7,4% dello scorso anno, sebbene più basso del valore medio italiano (8,4%).

È risultato invece di poco inferiore alla media nazionale il tasso di mortalità imprenditoriale (6,5%) della regione, determinando un miglioramento complessivo del saldo, dato dalla differenza tra tasso di natalità e di mortalità, che è passato dallo 0,6% del 2003 all'1,2% del 2004

La ripartizione tra le diverse forme giuridiche di impresa è rimasta pressoché identica a quella dello scorso anno, con una forte prevalenza di ditte individuali (64%), seguite dalle s ocietà di persone (21,2%) e di capitale (13,6%). Si conferma, come per il 2003, la crescita delle società di capitale (+5,5%) a scapito delle ditte individuali (-0,1%). Si tratta di una dinamica di lungo periodo, ormai consolidata, che riflette l'esigenza sempre più diffusa, da parte degli imprenditori, di poter contare su una base finanziaria più stabile e su un'organizzazione più forte, consentendo loro di raggiungere quei livelli di competitività ormai indispensabili per poter restare nei mercati concorrenziali.

Inizio Pagina  La dinamica settoriale

Dall'analisi della ripartizione settoriale giunge la conferma sulla tendenza positiva assunta negli ultimi anni dal terziario; nel 2004 le imprese attive occupate nei servizi (commercio escluso) sono state il 25,8% del totale veneto con 117.197 imprese sulle 453.994 complessive, a scapito del settore primario che, invece, prosegue la flessione passando da una quota pari al 21,9% registrata nel 2003 al 21,1% del 2004

Continua in particolare, e sembra in modo inarrestabile, l'espansione del ramo immobiliare, che negli ultimi anni sta fungendo da forte traino per l'intero comparto dei servizi: nel corso del 2004 la sua crescita in termini di imprese attive ha superato il 6%, arrivando quasi a 50.000 unità distribuite su tutto il territorio regionale.

Le quote maggiori del numero di imprese restano comunque ai settori tradizionali: il commercio (23,3%), l'agricoltura (20,5%), l'attività manifatturiera (14,8%) e le costruzioni (14,4%). Per queste ultime il 2004 è stato un anno più che favorevole, caratterizzato da una crescita significativa (+4,4%) di imprese edili. È infatti all'edilizia e all'immobiliare che si devono gli unici importanti risultati economici degli ultimi tempi, quelli che stanno permettendo all'economia di dare i primi, seppur timidi, segnali di ripresa.

Per quanto riguarda l'agricoltura, invece, le profonde trasformazioni che stanno coinvolgendo il settore negli ultimi tempi, sono alla base della progressiva contrazione del numero di imprese agricole che, anche nel 2004, hanno subito una flessione del 2,7%.

La crisi del made in Italy, che da qualche anno ha messo in difficoltà grossa parte dell'economia nazionale, sta investendo ancora più profondamente quelle realtà produttive locali, tra cui il Veneto, che di questo settore avevano fatto il proprio cavallo di battaglia.

Le imprese dedite all'industria manifatturiera nella nostra regione si stanno infatti progressivamente riducendo: la flessione di 1,2 punti percentuali registrata nel 2004 è risultata leggermente superiore rispetto a quella dello scorso anno, confermando il coinvolgimento di buona parte delle componenti settoriali.

A risentire in misura maggiore degli effetti della stagnazione sono state l'industria delle pelli, il cui numero di imprese attive è sceso di 8,3 punti percentuali, quella del legno, mobili esclusi (-6,2%) e quella del cuoio (-3,6%). Ma sono diminuite dell'1,3% anche le imprese dedite alla lavorazione del metallo (macchine escluse), settore che da solo copre il 18,3 % dell'intero gruppo manifatturiero veneto per numero di imprese attive.

Un primo importante sintomo di ripresa proviene tuttavia da un altro dei settori trainanti dell'economia veneta: quello dell'industria tessile, fortemente legato a quello delle confezioni di articoli di vestiario. Dopo la forte flessione registrata nel 2003 si è infatti passati nell'ultimo anno ad un incremento nel numero di imprese attive che ha superato i sette punti percentuali, per un totale di 188 imprese in più in termini assoluti. Tale fenomeno troverebbe probabile spiegazione nel fatto che sempre più spesso gli imprenditori veneti preferiscono lasciare in Italia la prima fase del processo di tessitura e di lavorazione dei filati ed esportare all'estero i semilavorati pronti per il confezionamento, sfruttando così il basso costo della manodopera.

Meno significativa invece la ripresa dell'altro settore caratteristico dell'industria manifatturiera veneta, quello del mobile, che nel corso del 2004 ha visto crescere il numero di imprese di 0,6 punti percentuali, così come una lieve inversione di tendenza ha caratterizzato il rilevante comparto delle macchine e degli apparecchi meccanici, il cui numero di imprese è passato dalle 6.014 unità del 2003 alle 6.164 del 2004.

Decisamente positivo, infine, prosegue il trend delle industrie alimentari e delle bevande dove l'incremento è stato del 3,5%.

Osservando i tassi di natalità delle imprese, si evidenzia la forte attrattività dell'ambito delle confezioni di articoli di vestiario e preparazione di pellicce (+9,1%) e di quello legato alla fabbricazione di macchine per ufficio ed elaboratori (+8,0%). Questi stessi settori presentano tuttavia al tempo stesso tassi di mortalità imprenditoriale piuttosto elevati (11,4% e 8% rispettivamente), con conseguenti significativi livelli di turn-over.

Inizio Pagina  Le imprese nelle province

La dinamica a livello provinciale è risultata complessivamente positiva per tutte e sette le province venete. In particolare Verona spicca con un incremento del numero di imprese dell'1,8% rispetto all'anno precedente, seguita da Venezia (1%), Treviso (0,9%), Rovigo e Belluno (0,8%), Vicenza (0,6%) e in coda Padova con una variazione dello 0,3%.

Dal punto di vista settoriale, le dinamiche provinciali non si sono discostate molto da quelle che si erano registrate al termine del 2003. E' continuata infatti, in tutta la regione, la flessione dell'imprenditorialità agricola, anche se in misura diversa, variando in un range compreso tra il -4,4% di Padova e il -0,3% di Verona.

Sono diminuite ovunque anche le imprese del settore manifatturiero, come già evidenziato a livello regionale; in particolare la provincia di Belluno ha registrato la flessione più marcata (-2,7%), mentre a Rovigo e a Venezia la variazione è stata meno negativa (-0,3%).

Si conferma invece decisamente positivo l'andamento delle costruzioni che, anche per il 2004, restano in controtendenza nonostante le difficoltà accusate da molti settori; le imprese del ramo edilizio sono cresciute ovunque in misura superiore al 3%, con punte del 7% e del 5,1% a Verona e Rovigo rispettivamente

Anche gli effetti della terziarizzazione economica si sono riscontrati, seppure in dosi diverse, in tutto il territorio regionale.

La crescita delle attività immobiliari, del noleggio e dell'informatica si è irradiata, seguendo il boom espansionistico degli ultimi anni, in tutte le province, con variazioni positive nel numero di imprese attive che vanno dal minimo registrato a Vicenza (+5%) al massimo rilevato a Treviso (+7,9%).

Sono aumentate ovunque anche le imprese del commercio all'ingrosso e al dettaglio (unica eccezione Padova con una variazione leggermente negativa) così come gli alberghi e i ristoranti; per questi ultimi gli incrementi massimi sono stati quelli di Treviso (+3,3%) e Padova (+3,2%), quelli minimi invece si sono avuti a Vicenza (+0,6%) e a Belluno (+0,8%).

Per quanto riguarda invece il settore dei trasporti, del magazzinaggio e della comunicazione, l'unico dato negativo si è registrato nella provincia di Belluno, con una lieve flessione pari a -0,2 punti percentuali.

Di rilievo inoltre si segnala la forte crescita delle imprese legate al ramo dell'istruzione nelle province di Padova e Belluno, nelle quali si sono rilevati valori superiori al 36% rispetto allo scorso anno.

Dal punto di vista giuridico, si conferma ovunque la netta prevalenza delle ditte individuali, nonostante questa forma stia progressivamente diminuendo in quattro province su sette. Prosegue invece, in analogia con la tendenza regionale e nazionale, la diffusione delle società di capitale, con punte del +7% a Venezia e del +6,4% a Rovigo.

Inizio Pagina  L'artigianato

Un ruolo rilevante all'interno del tessuto imprenditoriale del Veneto è rivestito dall'artigianato. Le attività di questo settore hanno confermato nel corso del 2004 la tendenza positiva degli ultimi anni, facendo registrare un tasso di crescita complessivo pari al +1,4%, poco superiore al corrispondente valore a livello nazionale (+1,3%).

Si tratta di un risultato da imputare fondamentalmente al buon andamento delle attività dei servizi, piuttosto che all'artigianato di produzione. Quest'ultimo infatti, fatta eccezione per il recente fenomeno di sviluppo delle costruzioni, continua a registrare un trend nel complesso decrescente.

Il settore manifatturiero, che costituisce un'importante fetta dell'artigianato locale (32,6%), ha appunto subito una variazione negativa di 1,3 punti percentuali, dovuta quasi principalmente all'evoluzione negativa delle attività di fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo, macchine escluse, che da solo rappresenta quasi un quinto delle imprese artigiane manifatturiere del Veneto e che nell'ultimo anno si è ridotto dell'1,3%.

Importanti variazioni di segno negativo hanno coinvolto anche altri settori tradizionali: dalle confezioni di articoli di vestiario (-9,7%), all'industria del legno (mobili esclusi) (-5,6%) e del cuoio (-3,7%).

Analogamente a quanto accaduto per le non artigiane, un buon apporto alla crescita delle imprese artigiane manifatturiere è arrivato invece dalle industrie alimentari e delle bevande (+4,5%), dalla fabbricazione di macchine e apparecchiature meccaniche (+3,4%) e dalle industrie tessili (+7,2%). La migliore performance è stata invece quella relativa al comparto delle costruzioni che, con una quota pari al 37,5% del totale delle imprese artigiane della regione, ha visto crescere ulteriormente il numero di imprese del 5,1%.

Per quanto concerne invece il terziario, sono diminuite le imprese del commercio all'ingrosso e al dettaglio (-2,7%), sono aumentate del 3,2% quelle relative ai servizi pubblici e sociali, mentre le imprese artigiane di trasporto e comunicazioni sono rimaste pressoché invariate.

Scendendo nel dettaglio provinciale, anche per il 2004, come per l'anno precedente, l'incremento registrato a livello regionale è il risultato di una tendenza di crescita del comparto artigianale che ha coinvolto, anche se in misura diversa, tutte e sette le province. Il tasso di crescita delle imprese artigiane attive è risultato infatti superiore alla media del Veneto per Verona (+2,6%) e Vicenza (+2%), stazionario per Belluno e inferiore alla media regionale nelle altre province. Padova e Verona si sono confermate le province a maggiore vocazione artigianale, con una quota di imprese sul totale veneto pari rispettivamente al 19,7% e al 19,4%. Meno orientate all'artigianato invece le province di Belluno (4%) e Rovigo (5,3%).

Come è lecito aspettarsi, la forma giuridica più diffusa tra le imprese di tipo artigianale, resta quella della ditta individuale (74%), sebbene si stia assistendo ad una forte crescita delle società di capitale (+29%). Sono diminuite invece in tutte le province, fatta eccezione per un lieve incremento registrato a Venezia, le società di persone.

Inizio Pagina  Il livello tecnologico

Un prezioso elemento di conoscenza della tipologia del tessuto imprenditoriale ci viene fornito dall'analisi del livello tecnologico delle imprese che lo compongono.

La consistenza dei settori d'eccellenza del ramo manifatturiero italiano (agro-alimentare, abbigliamento-moda, arredo-casa, automazione-meccanica), infatti, sempre più minacciata dalla concorrenza asiatica, non è più sufficiente per compensare la crescita inarrestabile dei passivi dell'energia e degli altri settori, rendendo urgente la necessità di una strategia che possa rafforzare la posizione delle attività produttive a più alto contenuto tecnologico nel contesto internazionale.

A questo proposito, nel condurre un'analisi che fosse in grado di mettere in luce la situazione del Veneto nel contesto nazionale, si è fatto riferimento alla classificazione OCSE (2003) (nota 1) , dalla quale è emerso che nel 2004, a livello nazionale, il Veneto deteneva la seconda maggiore quota di imprese manifatturiere ad alto contenuto tecnologico, pari al 9,7% del totale Italia, seconda, ancora una volta, solo alla Lombardia (22,3%).

Tale risultato è da attribuire fondamentalmente al comparto delle apparecchiature medicali, di precisione ed ottiche, che da solo costituisce quasi l'80% del totale delle imprese ad alta tecnologia nel Veneto, seguito da quello relativo agli apparecchi radio e TV (13,3%).

La nostra regione si colloca invece in terza posizione nella graduatoria regionale per numero di imprese a contenuto tecnologico medio-alto, preceduta questa volta anche dall'Emilia Romagna. Mettendo invece a confronto il Veneto con l'Italia per quanto riguarda la distribuzione delle imprese tra i quattro settori tecnologici, quelle di livello alto e medio-alto costituiscono rispettivamente il 5,6% e il 15% del totale, contro le quote nazionali del 6,1% e del 13%.

Risulta più alta rispetto alla media del Paese la percentuale di imprese venete di livello medio-basso (26,4%), mentre è positivo il fatto che la quota riservata alle imprese che fanno poco ricorso alla tecnologia (livello basso) è per la nostra regione (53%) inferiore a quella media nazionale (55,8%). Sia per l'Italia che per il Veneto, più della metà delle imprese attive manifatturiere si colloca comunque nella fascia che non necessita di ricorrere massicciamente ad attività innovative e che comprende i settori tradizionali dell'industria del mobile, del legno e della carta, il tessile e l'alimentare.

Osservando la dinamica a livello provinciale, Belluno risulta la provincia con la maggiore percentuale di imprese tecnologicamente avanzate sul totale delle imprese della provincia (24,5%), mentre è Rovigo a riservare la quota maggiore alle aziende a scarso grado tecnologico (60,5%). Analizzando tuttavia la distribuzione delle imprese appartenenti ai vari livelli tra le sette province, si nota come l'hi-tech è quasi equamente suddiviso tra Treviso, Padova, Vicenza e Belluno, mentre è decisamente scarso a Rovigo. Vicenza è prima per numero di imprese di livello medio-alto e medio-basso, mentre sono pressoché simili le quote di imprese a basso contenuto di tecnologia nelle province di Vicenza, Padova, Treviso e Verona.

Inizio Pagina  Gli imprenditori stranieri

E' confermato anche per il 2004 il crescente sviluppo dell'imprenditorialità straniera. Dai dati relativi all'ultimo anno emerge, infatti, che in Veneto il 5,8% degli imprenditori attivi non ha nazionalità italiana e che oltre la metà di essi (61,6%) proviene da Paesi non appartenenti all' Unione Europea. Si tratta soprattutto di svizzeri, marocchini, cinesi, serbi, rumeni e albanesi, per lo più impiegati nei settori delle costruzioni (28,2%), del commercio (26,5%) e delle attività manifatturiere (15,9%).

Il fenomeno sta assumendo ritmi di crescita sorprendenti: basti pensare che negli ultimi cinque anni gli imprenditori extracomunitari attivi nella Regione sono aumentati del 78,8%, e del 15% solo nell'ultimo anno.

Occorre, tra l'altro, tener conto del fatto che i dati a nostra disposizione, essendo relativi ai soli imprenditori regolarmente iscritti nei registri delle camere di commercio, sottostimano con molta probabilità la reale entità del fenomeno, sulla quale incide il numero di tutti coloro che per vari motivi non risultano ancora iscritti.

Il tasso di incremento maggiore, nel 2004, è stato registrato dai rumeni (+53,1%) che, insieme agli albanesi e ai serbi, sono prevalentemente impiegati nel settore delle costruzioni.

Si dedicano invece per la maggior parte alle attività di commercio i marocchini (53,1%), mentre i cinesi si distribuiscono tra industria manifatturiera (46,8%), commercio (27,4%) e alberghi e ristoranti (23,2%).

E' Treviso, con un quarto del totale, la provincia nella quale si concentra la quota maggiore degli imprenditori extracomunitari presenti nella Regione; Rovigo invece, con 871 unità, quella dove ve ne sono di meno.

Più del 60% di essi ricopre la carica di titolare d'impresa; seguono gli amministratori (19%) e i soci (16%).

Degli stranieri provenienti invece dai Paesi comunitari, che costituiscono lo 0,9% degli imprenditori veneti, più della metà sono francesi e tedeschi, seguiti da belgi e inglesi. Il loro ritmo di crescita, pari nel 2004 al 9,6%, resta tuttavia inferiore a quello degli extracomunitari, a conferma del fatto che il nostro Paese esercita la sua maggiore attrazione nei confronti di imprenditori di origine prevalentemente africana o asiatica.

Inizio Pagina  L'imprenditoria femminile

Il 2004 è un anno in cui si afferma la crescita dell'imprenditoria femminile. E' quanto emerge dagli ultimi dati a disposizione sul numero di imprenditrici, che confermano la tendenza positiva sia a livello nazionale, dove la variazione rispetto all'anno precedente è stata dello 0,9%, sia per quanto riguarda il Veneto, dove, nonostante la quota di imprenditrici sul totale degli imprenditori sia ancora al di sotto della media nazionale, le donne impegnate in attività di impresa sono aumentate dell'1,2%.

Si tratta di un buon risultato considerando che quasi il 9% delle donne imprenditrici italiane si trova in Veneto, e che il ritmo di cresc ita è tornato a salire dopo alcuni anni in cui si era registrata una decelerazione del fenomeno sia a livello nazionale che regionale.

Il più alto numero di donne che rivestono ruoli chiave si trova nella provincia di Padova, anche se sono Belluno e Rovigo che riservano alla componente femminile le quote maggiori sul totale degli imprenditori attivi nella provincia.

I settori nei quali esse risultano principalmente impiegate sono il commercio (23,9%), le attività manifatturiere e il ramo immobiliare ed informatico.

Dal punto di vista delle cariche invece, in Veneto nel 34,7% dei casi le imprenditrici ricoprono il ruolo di socio, nel 34,6% quello di titolare e nel 24,9% quello di amministratore.

Nel complesso, comunque, è cresciuta in tutte le province la presenza delle donne nelle cariche decisionali, in particolare nel ruolo di amministratrici (unica lieve flessione ha riguardato le titolari); un passo in più, quindi, verso il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona che, ponendo l'accento sulla massimizzazione dei livelli occupazionali entro il 2010, inducono indirettamente ad accrescere gli sforzi per potenziare la fascia più debole, quella femminile appunto, che rappresenta al tempo stesso il più ampio bacino sul quale intervenire nonché uno dei più ricchi di potenzialità ancora da scoprire.

Inizio Pagina  La localizzazione

Una recente analisi sui dati censuari relativi alla localizzazione delle attività produttive, ha permesso di mettere in luce il processo di trasformazione territoriale che sta caratterizzando il tessuto imprenditoriale del Veneto, fortemente influenzato dalle dinamiche socio-economiche degli ultimi decenni.

Gli ambiti espressivi dell'evoluzione e del riassetto del sistema produttivo che sono stati principalmente coinvolti da tale processo sono i singoli capoluoghi di provincia con le rispettive cinture. (nota 2)

Nell'arco di tempo 1971-2003 tutti i comuni capoluogo dell'area metropolitana centrale del Veneto, eccetto quindi Belluno e Rovigo che si differenziano dal resto dell'area, hanno risentito di una perdita di popolazione variamente manifestatasi negli anni, che ha vissuto il suo culmine nel decennio 1981-1991, per poi rallentare nel decennio successivo, intravedendo negli anni più recenti (2001-2003) una forte inversione di tendenza per la crescente attrattività.

Al tempo stesso si è assistito al progressivo fenomeno di urbanizzazione delle aree circostanti il comune capoluogo, con la conseguente determinante necessità di incrementarne i servizi.

Da qui ha avuto origine quel processo di terziarizzazione che ha visto la nascita di numerose nuove attività produttive in queste aree ad alta densità abitativa.

I dati relativi alla variazione delle unità locali nel corso del ventennio 1981-2001 sono eloquenti: nel settore dei servizi l'incremento delle unità locali nelle prime cinture urbane ha addirittura oltrepassato ampiamente il 200%; anche nell'industria l'aumento maggiore in termini di unità locali è stato registrato fuori dal capoluogo con incrementi del 29,6% e del 22,3% rispettivamente nella seconda e nella prima cintura.

Persino la tendenza negativa del commercio ha avuto effetti meno pesanti nelle cinture che nei capoluoghi.

Ripercussioni simili si sono registrate in termini di addetti alle unità locali: anche in questo caso infatti gli incrementi maggiori hanno interessato la prima (+41,7%) e la seconda cintura (+37,1) mentre nei capoluoghi veneti il numero di addetti è cresciuto in vent'anni solo di undici punti percentuali. Scendendo nel dettaglio, gli addetti all'industria e gli addetti al commercio sono diminuiti entrambi di circa un quarto nei capoluoghi, mentre sono aumentati nelle prime cinture; gli addetti ai servizi invece sono cresciuti più significativamente nella prima (+165%) e nella seconda cintura (+115,1%), e meno, seppure comunque in maniera consistente, nei capoluoghi (56,7%).

A livello provinciale è Padova, crocevia economico del Veneto, ad aver registrato gli incrementi maggiori in termini di unità locali sia nel capoluogo che nella prima cintura, mentre per la seconda cintura essa è risultata seconda solo a Venezia.

Osservando invece la dinamica degli addetti, a spiccare è Treviso, con uno sviluppo di entrambe le cinture superiore a quello di tutte le altre province.

Inizio Pagina  Le reti di imprese

In una fase di continuo e radicale cambiamento dei sistemi economici mondiali, un aspetto dal quale non si può prescindere nell'analisi del sistema produttivo è quello relativo alle relazioni tra imprese.

Il Veneto, come già più volte sottolineato, conta un elevato numero di imprese di piccole medie dimensioni, spesso nate con i caratteri propri dell'azienda a conduzione familiare, ma sempre più orientate verso una nuova organizzazione 'di gruppo'.

Alla base di tale progressiva ristrutturazione imprenditoriale, vi è la diffusa consapevolezza della superiorità del valore aggiunto creato dalle sinergie tra più imprese operanti in settori affini e spesso collegate da rapporti di fornitura, rispetto ai vantaggi derivanti dalle singole espansioni dimensionali, mirate al raggiungimento di alti livelli di specializzazione monosettoriale.

Tutto questo sta spingendo buona parte delle aziende, che finora operavano a livello locale restando saldamente ancorate al distretto industriale di appartenenza, a sperimentare nuove tipologie di collaborazione oltre i confini nazionali.

Si tratta di forme di alleanza che tralasciano i sistemi tradizionali di comunicazione e di trasporto vincolati alla vicinanza geografica, per dare ampio spazio alla tecnologia informatica e all'innovazione.

Nella maggior parte dei casi tali reti di imprese nascono per esigenze di razionalizzazione dei costi (da cui il fenomeno della delocalizzazione della produzione nei Paesi con manodopera a bassa retribuzione), altre volte per consentire la progettazione di nuovi prodotti, per favorire le attività di ricerca e sviluppo o semplicemente per ampliare le relazioni e conquistare mercati lontani senza grossi oneri di distribuzione e logistica.

E' altrettanto interessante tuttavia osservare come, molto spesso, i rapporti tra aziende non si limitano alla pura dimensione mercantile, ma finiscono per allargarsi alla sfera degli investimenti finanziari e delle partecipazioni in società estere, dando il via al quel processo di internazionalizzazione che è alla base dello sviluppo imprenditoriale di questa era

A conferma di tutto ciò, i dati relativi al 2000 diffusi dall'Osservatorio sui gruppi di impresa del Centro Studi di Unioncamere Nazionale, hanno posto il Veneto in quarta posizione nella graduatoria nazionale (dopo Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna) per numero di gruppi di imprese, con una quota pari al 9,3% sul totale.

Le capogruppo sono presenti in maniera pressochè uniforme nelle province di Vicenza, Verona, Padova e Treviso, mentre le controllate sono concentrate soprattutto nelle province di Vicenza e Verona.

Lavora in queste imprese circa un quarto del totale degli addetti dell'intera regione, con un contributo alla creazione di valore aggiunto pari a più di un quinto del totale veneto.

Scendendo nel dettaglio, i gruppi di imprese con il maggior numero di addetti hanno sede in provincia di Vicenza (92.447 addetti), mentre è Verona ad aver registrato il peso maggiore in termini di valore aggiunto (30,3%). Considerando infine soltanto le imprese capogruppo costituite da società venete, ed escludendo quindi tutte quelle estere, i gruppi di imprese risultano 2.257, pari al 36,5% del totale.

Dal punto vista giuridico la netta prevalenza di gruppi organizzati in società di capitali (53,7%) conferma la progressiva diffusione di forme di rapporto più forti, che possono contare sulla solidità di basi finanziarie condivise, maggiormente organizzate e quindi potenzialmente più competitive.

Se osserviamo invece le relazioni dal punto di vista 'dimensionale' facendo riferimento alle classi di addetti, i dati Istat relativi al 2002 indicano il Veneto come la seconda regione italiana per numero di gruppi di imprese con addetti complessivi da 20 a 99 e da 100 a 499, mentre risulta in terza posizione per i gruppi di imprese da 500 a 4.999 addetti e in quarta sia per quelle più piccole (da 1 a 19 addetti) che per quelle più grandi (con più di 5.000 addetti).

Tenendo conto che la dimensione media delle singole unità locali delle imprese del Veneto in base all'ultimo Censimento dell'Industria e dei Servizi (2001) è risultata pari a soli 4 addetti, tale risultato non è affatto irrilevante; ne deriva infatti che i gruppi di imprese della regione sono costituiti mediamente da un congruo numero di piccole unità locali che decidono di allearsi per incentivare la loro competitività.

L'aspetto dimensionale delle imprese genera forti ripercussioni anche sul fenomeno dell'internazionalizzazione: generalmente infatti sono le aziende di grandi dimensioni, e non un tessuto produttivo eccessivamente frammentato, ad esercitare un'attrazione maggiore nei confronti delle imprese estere, spesso allettate dalla possibilità di sfruttare alte economie di scala. Per quanto riguarda l'internazionalizzazione attiva, invece, la crescente iniziativa d'investimento in partecipazioni estere da parte delle imprese fino a 4.999 addetti, cui si sta assistendo negli ultimi anni, è un chiaro segnale del fatto che anche le realtà produttive minori, quando si alleano, possiedono tutti i requisiti per la creazione di spazi finanziari internazionali.





Torna indietro Torna indietro 

Note

  1. Essa associa le varie voci del settore manifatturiero a ciascun livello tecnologico (alto, medio-alto, medio-basso, basso) basandosi sui valori mediani della distribuzione della spesa in ricerca e sviluppo in rapporto al valore aggiunto in ciascun settore in dodici Paesi membri nel 1999.
  2. In particolare la prima cintura è costituita dall'insieme dei comuni confinanti con il capoluogo, la seconda cintura è invece costituita dai comuni confinanti con la prima

Verifica l'accessibilità del Rapporto Statistico 2005 : Valid HTML 4.01! 

I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale".