17. IL VENETO IN EUROPA
"Pensate un istante a ciò che potrebbe diventare l'Europa. Considerate i punti di forza
connaturati all'Unione allargata, riflettete sul suo potenziale inutilizzato in grado di creare
prosperità e di offrire opportunità e giustizia a tutti i suoi cittadini. L'Europa può divenire
per il resto del mondo un luminoso esempio di progresso sociale, economico e ambientale". È con
queste parole che il presidente Barroso ha aperto la comunicazione al Consiglio europeo di primavera,
che ha avuto tra le sue priorità la revisione intermedia delle strategie di Lisbona e di Göteborg. Strategie di Lisbona e Göteborg, Patto di stabilità e crescita e politica di coesione sono gli strumenti
concreti attraverso i quali l'Unione europea persegue i suoi obiettivi di sviluppo e sostenibilità, sia nei
confronti del resto del mondo sia all'interno del suo territorio. Tutti e tre questi strumenti sono stati,
negli ultimi mesi, oggetto di ripensamento ed in qualche caso di riformulazione. La revisione intermedia della strategia di Lisbona, a cinque anni dal suo varo, ha evidenziato la
necessità di un riorientamento delle priorità verso la crescita e l'occupazione. Secondo le conclusioni
della presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del marzo 2005, "l'Europa deve infatti rinnovare le
basi della sua competitività, aumentare il suo potenziale di crescita e la sua produttività e rafforzare
la coesione sociale, puntando principalmente sulla conoscenza, l'innovazione e la valorizzazione del capitale
umano". Il rinnovamento della strategia per lo sviluppo sostenibile, che dovrà fondarsi su una visione a lungo
termine, è previsto per la fine del 2005. La riforma del Patto di stabilità e crescita - che nella sua formulazione originaria aveva sicuramente privilegiato
la stabilità di breve periodo, a scapito della crescita - ha creato un nuovo rapporto tra Commissione e Stati, a
vantaggio di questi ultimi, premiando la qualità della spesa pubblica e la capacità di realizzare riforme strutturali. Infine, il finanziamento delle azioni strutturali per il periodo 2007-2013 concentra circa un terzo di tutto il bilancio
comunitario sul raggiungimento dei tre obiettivi della convergenza, ovvero la riduzione delle disparità tra i livelli di sviluppo,
della competitività regionale e occupazione e della cooperazione territoriale europea che fornisce risposte congiunte a problemi
comuni ad aree confinanti. In quest'ottica viene ripreso, nella prima parte del capitolo, il confronto su alcuni indicatori di base, già effettuato in
occasione della pubblicazione del Programma regionale di sviluppo (nota 1), fra il Veneto ed altre regioni italiane ed europee,
considerate sue concorrenti. I territori prescelti sono i seguenti: Baden-Württemberg, Baviera, Austria, Svizzera, Rhône-Alpes,
Catalogna, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e raggruppamenti di confronto come Italia, Unione Europea a 15 e a 25 Stati membri
ed Europa Occidentale (composta da Germania, Francia, Italia, Regno Unito). Il Veneto si trova in competizione con queste regioni
ad economia evoluta o in rapida evoluzione, ad alto reddito e con dinamiche sociali per molti aspetti analoghe. Il livello di
ricchezza dei territori considerati è alto in assoluto ma anche in confronto al proprio paese di appartenenza. Inoltre questi
territori sono legati al Veneto e fra loro da legami commerciali e da accordi di collaborazione intessuti su diversi fronti ed
in particolare all'interno della programmazione comunitaria. Nella seconda parte del capitolo viene invece analizzata la posizione del Veneto in relazione ad altre regioni europee
(nota 2)
inserite nell'iniziativa comunitaria INTERREG III che si realizza tramite progetti di cooperazione transfrontaliera, transnazionale
e interregionale, finanziati dall'Unione europea nel ciclo di programmazione 2000-2006. In quest'ambito è in fase di ultimazione il
progetto MARS (Monitoring the Alpine Regions Sustainability), frutto di una partnership fra la Regione del Veneto e altri territori
europei, che vede come leader partner l'Istituto di studi economici BAK di Basilea. Il progetto consiste in uno studio comparativo sulla sostenibilità fra i territori che compongono lo Spazio Alpino Allargato e
sarà ultimato entro il 2005. Dai risultati preliminari oggi a nostra disposizione è possibile tracciare un primo quadro comparativo
sui temi della competitività economica, della sostenibilità sociale e ambientale. Secondo le stime del Fondo monetario internazionale, nel 2004 il Pil mondiale ha conosciuto una crescita straordinaria, d
i ben il 5%. La ripresa è stata trainata sostanzialmente dall'Asia e dagli Stati Uniti, mentre l'Europa, pur uscendo dalla situazione di stallo del 2003, ha registrato una crescita più modesta (area euro +2,2%). L'Italia, secondo le stime Prometeia di
gennaio 2005, si assesta su un +1,2% mentre il Veneto ha ottenuto una performance migliore (+1,5%). Per effettuare un benchmarking regionale europeo, tuttavia, bisogna risalire ai dati del 2002, anno durante il quale il Pil pro
capite - misurato in parità di potere d'acquisto
(nota 3) - più elevato fra le regioni oggetto di confronto è stato quello della
Lombardia, pari a 30.028, mentre il Veneto si collocava al sesto posto con 26.108, valore comunque ben al di sopra di quello dell'
Unione europea. La crescita più elevata si è avuta in Catalogna, ben il 5,4% rispetto all'anno precedente; il Veneto ha registrato
un modesto +0,3%. L'economia del Veneto è sicuramente più orientata verso un modello "export-led", che nel 2002 è stato frenato nella
sua crescita dalla sfavorevole congiuntura internazionale legata alle tensioni geopolitiche e al rialzo dell'euro sul dollaro. Gli obiettivi di Lisbona, che fissavano per il 2010 un tasso di occupazione medio per la popolazione dell'Ue in età compresa
fra i 15 e i 64 anni al 70% e, per le donne, superiore al 60%, sono stati ulteriormente ribaditi e posti come priorità nel Consiglio
europeo di primavera del marzo 2005. Se la componente maschile in Veneto ha già abbondantemente superato gli obiettivi (75,7%),
l'occupazione femminile registra ancora un modesto 51,2%, anche se supera di 8,5 punti il dato nazionale. Fra le regioni concorrenti
spicca la posizione delle lavoratrici tedesche (63,3% nel Ba-den-Württemberg e 62,7% in Baviera), molto superiore anche alla media comunitaria. La classe di età che mostra un livello di occupazione modesto è soprattutto quella dai 55 ai 64 anni che in Veneto è ancora troppo indietro
rispetto a quasi tutte le regioni concorrenti e all'Unione europea stessa; è una fascia di età dove sono presenti molti lavoratori già in pensione,
la cui proporzione è probabilmente destinata a cambiare in seguito alle ultime riforme; anche i giovani fra i 15 e i 24 anni in Veneto, e più ancora
in tutta la nazione, sono meno introdotti nel mondo del lavoro rispetto ai giovani europei, anche perché i giovani fra 15 e 19 anni che scelgono di
frequentare le scuole superiori sono più dell'80% . È quindi su queste componenti - donne, giovani lavoratori e lavoratori sopra i 55 anni - che si gioca la possibilità per la nostra regione
di raggiungere gli obiettivi prefissati dalla Strategia europea. I bassi tassi di occupazione di queste categorie, letti insieme al bassissimo
tasso di disoccupazione della nostra regione (nel 2003 3,4%, secondo Eurostat, contro il 9,1% della Ue25), fanno pensare ad una rinuncia di
queste componenti a far parte della popolazione attiva, ovvero a cercare un lavoro. Un altro fenomeno interessante del mercato del lavoro è
la disoccupazione di lungo periodo che nella nostra regione - ove il 24,8% del totale dei disoccupati lo è da più di 12 mesi - è inferiore
alla media comunitaria, del 45%, e italiana, del 58,1%. Rispetto al 2002 si è avuto un calo piuttosto consistente mentre nell'Europa dei 15
e anche dei 25 la tendenza è al rialzo. La popolazione e la struttura demografica Le priorità della crescita e dell'occupazione non possono prescindere dalle constatazioni sulla struttura della popolazione europea, che
risente di un progressivo invecchiamento e di bassi tassi di natalità. Nell'insieme di territori considerati concorrenti della nostra regione, il Veneto è al quarto posto per indice di vecchiaia, con i suoi
quasi 136 anziani per 100 ragazzi, superato solo dalle altre tre regioni italiane. Una situazione decisamente più favorevole si osserva
oltralpe, dove le popolazioni austriaca, svizzera e della regione di Rhône-Alpes possono contare su un numero di ragazzi superiore a quello
degli anziani. Il Veneto è una delle regioni europee con il più alto indice di vecchiaia, rispecchiando una situazione diffusa soprattutto in
Italia, Germania e Spagna. Fra le dieci regioni europee più anziane, ben nove appartengono all'Italia del centro-nord. Anche osservando l'indice di ricambio - ovvero la proporzione fra gli individui che escono dall'età lavorativa e coloro che vi sono appena
entrati - il Veneto risulta una delle regioni più sfavorite con il valore di 137,6 mentre le medie comunitarie si mantengono inferiori a 100,
segno di un più virtuoso ricambio fra le età lavorative. Il rilancio della crescita e della competitività dell'economia europea non può prescindere dal rafforzamento di ricerca, istruzione e
innovazione. La proporzione di individui che hanno raggiunto un titolo di studio universitario è un indicatore chiave di come un territorio
sia in grado di trarre profitto dal progresso scientifico e tecnologico. Fra le 30 nazioni OCSE, l'Italia, pur essendo nel 2002 fra i quattro
paesi che presentano la proporzione più bassa nella classe d'età 25-64 anni, ha mostrato una crescita nel lungo periodo molto consistente e
pari al 71%, passando dal 6,1% nel 1991 al 10,4% nel 2002. In Veneto, secondo i dati Eurostat, nel 2003 solo il 9,1% della popolazione compresa tra 25 e 64 anni ha un titolo di studio universitario.
Fra le regioni confrontate, quelle con la proporzione più alta sono la Catalogna (26,1%), il Baden-Württemberg (24,7%) e Rhône-Alpes (23,1%).
Un capitale umano più istruito ha sicuramente un potenziale di efficienza più elevato, consentendo all'economia del suo paese investimenti in
attività meglio qualificate e più produttive e dando quindi slancio alla competitività.Segnali più che positivi di miglioramento in questo senso arrivano dall'osservazione dei dati sul sistema universitario veneto, altrove approfonditi in questo volume. Cresce la quota di immatricolati ma ancora di più quella dei laureati (circa 18.000) nelle università venete, che rappresentano circa il 17% degli iscritti. Parallelamente diminuisce anche la dispersione: ben l'87% dei ragazzi che si immettono nel sistema universitario per la prima volta, conclude positivamente il ciclo di studi. È da notare inoltre una certa attenzione al recupero
di qualifica da parte degli adulti. Infatti la partecipazione degli adulti a corsi di istruzione e formazione nel 2003 in Veneto ha una certa
consistenza (5,2% degli adulti tra i 25 e i 64 anni), perlomeno rispetto alle altre regioni concorrenti italiane e alla nazione stessa.
Maggior attenzione a questo aspetto viene posta a livello comunitario. Fra i territori concorrenti, spiccano ancora l'Austria, Rhône-Alpes
e il Baden-Württemberg. D'altro canto, la capacità del sistema formativo dell'Unione europea di preparare personale altamente qualificato non si accompagna ad
un suo sufficiente utilizzo nel settore della ricerca. La produzione scientifica europea e la sua limitata capacità di sviluppo e diffusione
delle tecnologie avanzate si riflettono nell'incidenza della spesa per ricerca e sviluppo sul Pil, che nel 2002 era l'1,93% contro il 2,64%
degli Stati Uniti e il 3,12% del Giappone. La competitività e la sostenibilità Le strategie di Lisbona e di Göteborg (che verrà rivista alla fine del 2005) pongono l'accento sulla competitività europea e sullo
sviluppo sostenibile. I risultati preliminari del progetto MARS
rendono possibile una prima ricognizione su questi temi. La stima del Pil pro capite del 2003, in parità di potere d'acquisto e a prezzi 1995, vede il Veneto in decima posizione fra le regioni
dello Spazio Alpino Integrato, superato a nord ovest dalla zona che va dall'Alta Baviera e dal Salisburghese alla Lombardia e al Canton Ticino.
Insieme al Friuli Venezia Giulia è in una posizione intermedia fra quest'asse e le regioni, più a nord e più a est, della Slovenia, della
Carinzia, della Stiria, della Bassa Austria e del Burgenland. Tuttavia, se si osserva la tendenza di lungo periodo, il Veneto è sicuramente una delle regioni che fra il 1980 e il 2003 ha ottenuto,
insieme a molti länder austriaci, una performance di crescita migliore, partendo da valori del Pil fra i più bassi Nelle regioni italiane dello Spazio Alpino Allargato si lavora molto: nel 2003, le prime sette regioni in termini di ore lavorate per
occupato sono italiane e la prima, con 1748 ore, è proprio il Veneto. Tuttavia la stima della produttività oraria reale vede proprio le prime due regioni, Veneto e Trentino Alto Adige, nella parte
bassa della classifica, segno che a tanto lavoro individuale corrisponde un risultato produttivo che, seppur notevole, è ancora passibile
di miglioramenti. Ciò può essere letto come un indicatore di una struttura produttiva orientata ad un livello tecnologico e innovativo non
ancora adeguato. Anche la crescita di lungo periodo della produttività oraria reale osservata fra il 1990 e il 2003 regala al Veneto non più di una
posizione di mezza classifica. La sostenibilità ambientale e sociale Considerazioni sulla sostenibilità di uno sviluppo economico così accentuato non possono prescindere da un'analisi della
sostenibilità ambientale e sociale: se sull'aspetto ambientale non sono ancora stati resi disponibili gli indicatori (consumo
di materie prime e di energia, emissioni, produzione di rifiuti e altri ancora) oggetto di studio, i risultati preliminari del
progetto MARS ce ne forni-scono alcuni utili per il confronto fra le regioni considerate sul tema della sostenibilità sociale. Come già ricordato nella prima parte di questo capitolo, l'invecchiamento della popolazione italiana e di buona parte dell'Europa
è un fenomeno che può creare problemi in futuro se non viene visto come un processo da governare. Fra il 1990 e il 2002 la proporzione
di persone con più di 65 anni è cresciuta in quasi tutti i territori dello Spazio Alpino Allargato ed in particolare in Slovenia e
nelle regioni italiane considerate. Uno dei bisogni fondamentali dell'uomo è quello di partecipare ai processi economici e sociali dell'ambiente in cui vive.
L'integrazione della popolazione attiva nel mercato del lavoro riveste quindi prioritaria importanza nelle dinamiche sociali,
considerando anche che spesso la disoccupazione conduce alla povertà. Se il tasso di disoccupazione del Veneto è uno tra i più
bassi dell'intero territorio dello Spazio Alpino Allargato, altrettanto non si può dire della disoccupazione di lunga durata
(superiore ai 12 mesi) la cui incidenza, seppur diminuita in maniera consistente fra il 1995 al 2003 passando dal 50% al 25%,
è ancora molto elevata. Se il periodo di disoccupazione cresce, ne fa le spese l'integrazione sociale e rientrare nel mercato
del lavoro diventa anche oggettivamente più difficoltoso. Rispetto alle altre regioni considerate, la posizione in graduatoria
è comunque abbastanza buona. Nello stesso periodo è invece diminuita notevolmente nel Veneto la disoccupazione giovanile, mentre
quella femminile è rimasta pressoché stabile. Uno sviluppo economico sostenibile deve avere fra i suoi obiettivi la riduzione delle disparità economiche fra gli individui e
quindi l'affrancamento dalla povertà e la distribuzione equa del reddito. L'indicatore di povertà relativa utilizzato nel progetto
MARS calcola la proporzione di popolazione con un reddito al di sotto della linea di povertà, che è fissata al 60% del reddito
familiare mediano. Questo tipo di misurazione rende possibile misurare la povertà anche in territori molto sviluppati. Il Veneto
presenta un rischio di povertà del 13,1%, collocandosi quindi ad un livello piuttosto basso, considerando che parecchi territori
dello Spazio Alpino Allargato presentano un indicatore al di sopra del 16%. L'uguaglianza sociale all'interno delle regioni considerate può ancora essere migliorata, come si evince dall'indice di
concentrazione di Gini sui redditi disponibili delle famiglie. Tale indice vale 0 in caso di equa distribuzione e 1 in caso di
massima disparità. Le regioni italiane dello Spazio Alpino mostrano una certa omogeneità e una situazione migliore rispetto a tutti i territori considerati. Il raggiungimento dell' obiettivo europeo di convergenza dei livelli di sviluppo delle aree che compongono l'Unione viene perseguito attraverso
diversi strumenti che forniscono le indicazioni politiche e le risorse finanziarie necessarie. La politica di coesione europea per ridurre le disparità, basata sulla solidarietà finanziaria, vede il Veneto attivamente impegnato nell'
utilizzo dei fondi strutturali: in primo luogo quelli destinati alla riconversione delle zone in Obiettivo 2, ovvero quelle parti della regione
- in linea di massima le più decentrate - in difficoltà strutturale. Le risorse comunitarie utilizzate sono quelle del FESR, Fondo europeo di
sviluppo regionale a sostegno delle infrastrutture e delle piccole e medie imprese, del FSE, Fondo sociale europeo, che promuove l'integrazione
sociale, la formazione e l'occupazione, del FEAOG a favore dello sviluppo rurale e dello SFOP, per la modernizzazione delle infrastrutture
del settore della pesca. A livello internazionale, il Veneto si è distinto per l'impegno attivo in numerosi progetti di collaborazione internazionale, quali la già
citata iniziativa comunitaria INTERREG - cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale con centinaia di progetti finanziati - ,
LEADER + ed altri accordi non legati all'Unione quali le cooperazioni con Istria e Dalmazia e la Comunità di lavoro Alpe Adria, che comprende fin
dal 1978 territori comunitari e non, perseguendo, accanto alla cooperazione transfrontaliera nei programmi europei, la salvaguardia delle identità
e delle tradizioni culturali. Un'importante evoluzione di forme di collaborazione intraprese nel programma comunitario INTERREG è il progetto di Euroregione che vede già
attiva una forte cooperazione transfrontaliera tra Veneto, Friuli Venezia Giulia, Carinzia, Slovenia, Croazia e Stiria. Tali territori, così vicini,
pur nella loro diversità di sviluppo demografico, sociale e infrastrutturale, hanno tutti manifestato notevoli performance di crescita economica
negli ultimi anni (nota 4),
con una crescita del Pil pro capite a due cifre nel periodo 1996-2001. Altri elementi comuni alle economie di questi territori
sono la prepon-deranza del settore dei servizi, che produce più della metà dell'intera ricchezza in ogni territorio, l'importanza dell'industria
manifatturiera e la forte vocazione turistica.
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