9. L'interscambio commerciale

Inizio Pagina  Il commercio internazionale

Dopo un 2003 molto incerto e contrastato, caratterizzato da una fiacca crescita di Eurolandia, dall'andamento sostenuto dell'euro, dall'epidemia di Sars, dal terrorismo internazionale e dalla crisi irachena, per il 2004 si intravedono dei segnali postivi per una energica ripresa del commercio internazionale. Come già esposto nell'analisi iniziale si prevede per il 2004 una buona crescita del PIL mondiale, in particolar modo di quello statunitense, e questo dovrebbe favorire una ripresa del commercio estero italiano, con risultati apprezzabili anche per il Veneto.

Nel 2003 il netto rafforzamento dell'euro sul dollaro, l'elevata aggressività dei concorrenti asiatici e la crisi dei consumi dei nostri principali partner commerciali non hanno favorito il made in Italy interessando quasi tutti i settori merceologici. E' proseguita la perdita di quote sul mercato internazionale dei prodotti italiani. Le esportazioni si sono contratte a livello nazionale del 4% anche a causa del peggioramento della competitività di prezzo dell'Italia (in particolare nei prezzi alla produzione dei manufatti), situazione comune a tutti i paesi dell'area UEM, ma più accentuata nell'economia tedesca. La diminuzione di competitività di prezzo, oltre che all'apprezzamento nominale effettivo dell'euro, è attribuibile al'aumento dei costi di produzione per unità di prodotto nel settore manifatturiero, a cui si aggiunge l'effetto negativo di lungo periodo derivante da un più sfavorevole modello di specializzazione.

In questo contesto il Veneto, pur rimanendo al secondo posto nella graduatoria dell'export per regione, paga un caro prezzo registrando una flessione del valore delle proprie esportazioni rispetto all'anno precedente.

Esaminando i dati del valore dell'interscambio commerciale in termini di euro correnti, si assiste, dopo un 2002 positivo (+1%), ad una riduzione (-8,5%) superiore a quella nazionale (-4%) giustificata dalla forte vocazione di economia basata su un modello di sviluppo "export-led". Anche la variazione percentuale del valore delle importazioni registra un segno negativo (-6,5%) a fronte del -1,6% nazionale. Al deterioramento della performance commerciale veneta hanno sicuramente contribuito la debolezza della domanda nei paesi dell'Unione Europea e, in particolare, la recessione dell'economia tedesca che ha ridotto la quota di merci importate dal Veneto dell'1,1% per un valore complessivo di 537 milioni di euro. Ricercando nel dettaglio le cause, a livello settoriale la riduzione degli scambi con l'estero è spiegata essenzialmente dalla crisi del settore moda che, con una perdita nell'export di circa 1.042 milioni di euro, spiega il 30,7% del saldo negativo regionale. Entrando nei settori specifici, i contributi maggiormente sfavorevoli sono stati quelli dell'oro di Vicenza e della costruzione di aeromobili e veicoli spaziali di Venezia, il cui saldo negativo complessivo è il 30% di quello regionale.

Resta comunque positivo il saldo commerciale del Veneto, dato dalla differenza tra esportazioni ed importazioni, con un valore complessivo di circa 8 miliardi di euro. Nel 2003 la quota percentuale delle esportazioni venete rispetto al totale nazionale è stata del 14,1 per un importo complessivo pari a 36,4 miliardi di euro, le esportazioni pro-capite sono state di ben 7.994 euro, quasi 3.500 euro in più rispetto al valore pro-capite medio italiano. Anche altri indicatori confermano la propensione esportativa del Veneto: sia il grado di produttività verso l'estero che il grado di apertura ai mercati stranieri hanno livelli maggiori rispetto a quelli nazionali. L'ammontare delle importazioni è stato di 28,3 miliardi di euro con una quota sul totale nazionale dell'11%.

Osservando i risultati delle altre regioni, si nota che la contrazione delle esportazioni è stata generalizzata per tutte le regioni più votate all'internazionalizzazione mercantile con valori compresi tra il 12,2% del Lazio e lo 0,4% del Piemonte; il primato negativo spetta alla Campania con una diminuzione delle esportazioni del 14,9%.

Inizio Pagina  La dinamica provinciale

Un attento esame di quanto è accaduto a livello provinciale può dare una spiegazione un po' più approfondita del dato negativo delle esportazioni. Le province più danneggiate dalla congiuntura negativa della domanda estera sono Vicenza e Venezia, le cui esportazioni calano rispettivamente del 21,4% e 15,3% e da sole esse spiegano più del 96% del saldo negativo delle esportazioni venete.

Più in particolare Vicenza paga la crisi del settore orafo (-30,1%) con un saldo negativo rispetto al 2002 di circa 560 milioni di euro, vale a dire il 22,2% dell'intero saldo negativo delle esportazioni della provincia di Vicenza e il 16,4% del saldo negativo dell'export veneto nell'ultimo anno. Il risultato negativo di Venezia è da imputare alle difficoltà che sta attraversando il settore della produzione dei mezzi di trasporto, soprattutto del comparto delle costruzioni di aeromobili e di veicoli spaziali (-47,1%) con un saldo negativo rispetto al 2002 di circa 483 milioni di euro, ossia il 64,3% del saldo negativo dell'export provinciale e il 14,2% del saldo negativo delle esportazioni venete.

Quindi si può affermare che circa un terzo del calo dell'export veneto è dovuto essenzialmente ad una parte del territorio e a due settori specifici, quello dell'oro e quello della costruzione di aeromobili e veicoli spaziali, peraltro ad alto valore economico e quotati in dollari, quindi maggiormente influenzati dall'apprezzamento dell'euro.

Note positive per le esportazioni arrivano dalla provincia di Verona con un incremento annuo del +3,4%. Incrementi del valore dei beni esportati si registrano nei settori delle macchine ed apparecchiature meccaniche (+15,6%), dei prodotti chimici (+15,1%) e del tessile ed abbigliamento (+7,7%). Dinamica con segno negativo per le esportazioni dei settori prodotti alimentari, bevande e tabacco (-5,7%) e dei prodotti in cuoio e pelle (-7,3%).

L'export della provincia di Treviso registra una leggera flessione (-0,4%) rispetto al 2002. Bene i settori delle macchine ed apparecchiature meccaniche (+1,5%) e dei prodotti in cuoio e pelle (+4,8%). Variazioni negative per i settori del tessile ed abbigliamento (-5%) e della fabbricazione dei mobili (-1,3%).

Belluno, pur registrando una flessione generale delle esportazioni del -1,9%, ottiene un incremento dell'1,1% nel settore strategico delle macchine elettriche e apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche. Nel 2003 le esportazioni di questo settore raggiungono la quota provinciale del 67,7%.

Le esportazioni della provincia di Rovigo subiscono una flessione complessiva del 3,3% con segni contrastanti per le due principali attività economiche. Il comparto delle macchine ed apparecchi meccanici registra una variazione negativa (-13,9%) mentre il settore dei prodotti chimici e fibre sintetiche, secondo in ordine di importanza con una quota provinciale del 13,8%, ottiene un consistente incremento delle esportazioni (+27,2%).

Anche l'export complessivo della provincia di Padova subisce una flessione (-4,4%) con perdite contenute in tutti i principali settori economici.

Inizio Pagina  L'import/export per settori

Analizzando l'andamento delle esportazioni venete dal punto di vista dei settori economici, si registra una flessione diffusa in quasi tutte le attività, a conferma della diffusa crisi dei settori tradizionali e della necessità, come evidenziato nelle linee della stessa programmazione regionale, di rinnovare il modello di sviluppo del Veneto attraverso azioni tese al riposizionamento dell'universo produttivo. Tali nuovi ambiti di attività vengono individuati in questo documento nei capitoli dedicati all'istruzione e formazione e alla Ricerca e Sviluppo, fattori ormai comunemente individuati come i principali attori di una ricomposizione degli elementi chiave dello sviluppo.

Il più importante settore economico a livello regionale, quello delle macchine e apparecchi meccanici, che detiene una quota percentuale del 20,7 sul totale esportato, subisce una flessione contenuta del 2,8%. Riduzioni dei valori dell'export si registrano anche per gli altri importanti settori economici del Veneto: nel tessile ed abbigliamento (-10,3%), nelle produzioni del cuoio, pelle e prodotti similari (-12,1%), nella produzione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche (-7,3%), nella produzione e lavorazione del metallo (-6,4%), nella produzione dei mezzi di trasporto (-18,1%) e nella produzione di mobili (-10,4%). Sempre nel settore manifatturiero, si evidenzia il primato negativo del settore della gioielleria e oreficeria, che riguarda soprattutto la provincia di Vicenza; esso con una riduzione annua delle esportazioni a livello regionale di circa 596 milioni di euro (-28,3%) rappresenta il 17,5% del saldo negativo dell'export veneto dell'ultimo anno.

Le note positive arrivano dai settori della fabbricazione del coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari (+10,1%) e della estrazione di minerali (+7,2%).

Nel 2003 diminuisce anche la quota delle importazioni venete (-6,5%), le riduzioni più rilevanti interessano i settori della produzione dei mezzi di trasporto (-12,2%), della produzione e lavorazione del metallo (-14,6%), della produzione di macchine ed apparecchi elettrici (-14,8%) e dei prodotti chimici (-8,6%). Incrementi del valore delle importazioni si sono registrati nei settori del tessile ed abbigliamento (+3,5%) e in quello agricolo (+1,4%).

Inizio Pagina  I mercati

L'Europa dei 25 rimane il principale partner commerciale del Veneto con una quota del 56,9% per le esportazioni e del 60% per le importazioni. Per quanto riguarda l'export, l'America settentrionale si conferma il secondo mercato di sbocco con una quota percentuale dell'11,5 sul totale regionale; si evidenzia inoltre un incremento delle esportazioni con i paesi dell'est Europa con una variazione del 3,1% rispetto al 2002 e una quota dell'8,8% sull'intero ammontare delle esportazioni venete per l'anno 2003. Incrementi annui delle esportazioni si registrano anche verso gli altri paesi europei (+5,7%) e verso i paesi dell'Asia centrale (+16,5%).

Con riferimento alle singole nazioni, i migliori mercati di sbocco sono la Germania con una quota del 14% sul totale regionale, gli USA (10,4%), la Francia (10,2%), il Regno Unito (6,2%), la Spagna (5,7%). Il primo mercato asiatico è quello giapponese con una quota regionale dell'1,7%, seguono Hong Kong (1,5%) e la Cina (1,4%). In particolare il poderoso sviluppo economico cinese e la sua crescente apertura internazionale hanno alimentato il flusso d'interscambio con il Veneto favorendo la crescita delle nostre esportazioni, in aumento del 25,5% e della quota di mercato veneta salita del 37,2%.

Inizio Pagina  La nuova UE

L' Unione Europea ha aperto un capitolo nuovo della sua storia, iniziata il 25 marzo del 1957 con la firma a Roma del Trattato istitutivo della CEE. Dal 1 maggio 2004 sono entrati a far parte dell'Unione dieci nuovi paesi, un passaggio storico per il Vecchio continente, una sorta di riunificazione dei paesi occidentali con alcuni stati dell'ex impero sovietico e con i due avamposti meridionali di Malta e Cipro. La nuova Europa, con 455 milioni di abitanti, diventa la terza potenza mondiale per popolazione, dopo Cina e India, e anche uno straordinario mercato: un'importante opportunità per le aziende venete favorite dalla loro posizione geografica e dall'interscambio commerciale e culturale già in atto.

Complessivamente questi dieci paesi detengono una quota del 7% dell'export complessivo del Veneto e il 5,8% dell'import e nell'ultimo anno il volume delle esportazioni venete verso l'intero gruppo è aumentato dell'1,4%, mentre quello delle importazioni si è ridotto dell'8,8%. Tra di essi, i partner commerciali più importanti del Veneto sono l'Ungheria, la Repubblica Ceca, la Slovenia e la Polonia. Ulteriori dettagli vengono illustrati nel capitolo dedicato ai nuovi membri UE.

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