2. La congiuntura internazionale

Inizio Pagina  La Nuova Europa

Rendere più ricchi i poveri è la maggior sfida del mondo moderno, portando sul luogo, nelle aziende e nelle istituzioni, tecnologia, competenze, idee, cultura, informazione e persone, e considerando il denaro solo uno strumento per questo fine. La globalizzazione è un processo non solo economico ma politico, sociale e culturale in cui si perviene ad una sostanziale omogeneità ed interdipendenza dei mercati mondiali.

Dal 1° maggio di quest'anno 455 milioni di cittadini del vecchio continente sono sotto una sola bandiera: un aumento di 75 milioni di persone che ha aggiunto solo il 5% al Pil globale dell'Unione, realizzando una importantissima tappa di quel processo, definito allargamento, che punta alla costruzione di uno spazio di pace, sicurezza, prosperità e stabilità. Una volta completata questa fase, i cittadini della UE potranno vivere circolare lavorare su un territorio che si estende dal mar Baltico al mar Nero, da Nicosia a Kiruna. Le imprese potranno operare senza frontiere e con procedure standard nel più grande mercato del mondo. Quando gli scolari di oggi saranno adulti vivranno probabilmente in una UE composta da 30 o più paesi in cui si parleranno oltre 20 lingue, godranno di una varietà culturale unica al mondo e potranno sviluppare un senso di solidarietà che li unirà a più di 500 milioni di persone. La Regione Veneto partecipa attraverso numerosi progetti a questo processo di integrazione; l'Educazione alla nuova Europa, per citarne uno nell'ambito della formazione di base, vuole ad esempio sperimentare una metodologia che aiuti studenti e docenti a gestire l'azione educativa e gli specifici percorsi didattici nella necessaria dimensione europea.

Come risulta dal 3° rapporto di coesione presentato dalla Commissione essa propone, per il periodo 2007-2013, diverse priorità principali di convergenza sostenendo l'aumento della creazione di posti di lavoro negli Stati membri e nelle regioni meno sviluppate. Principali temi del cofinanziamento saranno la modernizzazione e la diversificazione della struttura economica, l'estensione ed il miglioramento delle infrastrutture di base, la protezione dell'ambiente, il potenziamento della capacità amministrativa, il miglioramento e la qualità delle istituzioni, del mercato del lavoro e dei sistemi di istruzione e formazione, nonché l'aumento del capitale umano.

Si punta sulla competitività regionale e sull'occupazione per anticipare e promuovere il cambiamento, sulla cooperazione territoriale transfrontaliera e transnazionale per uno sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio dell'Unione, fornendo soluzioni comuni a problematiche di sviluppo urbano, rurale e costiero e favorendo lo sviluppo di relazioni economiche e la creazione di reti di piccole e medie imprese.

La solidarietà fra i popoli dell'Unione europea, i progressi economici e sociali ed il rafforzamento della coesione fanno parte degli obiettivi globali della Comunità di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle diverse regioni e il ritardo delle regioni meno favorite.

Apriamo così, con queste considerazioni su una importante tappa del processo dello sviluppo economico e sociale, l'analisi congiunturale del Documento di Programmazione Economico Finanziaria di quest'anno, verso il quale, nonostante il perdurare della crisi internazionale, i dati di questa primavera ci consentono di riporre maggiore fiducia.

Inizio Pagina  Il ciclo economico internazionale

L'economia Usa mostra segnali sempre più evidenti di accelerazione, soprattutto per ciò che riguarda il settore dei servizi. L'improvviso strappo verso l'alto del numero dei posti di lavoro avvenuto in America nell'ultimo periodo attende ancora conferme, ma esprime la risalita della congiuntura USA.

I primi mesi del 2004 hanno visto un'accelerazione dei prezzi delle commodity sui mercati internazionali e hanno evidenziato una intensificazione della tendenza al rialzo, che già aveva caratterizzato le quotazioni a partire dalla seconda parte del 2003. Ciò si spiega in larga parte con la fase espansiva dell'attività economica internazionale e con il deprezzamento del dollaro, che pure ha contribuito all'accelerazione dei prezzi.

E' aumentato il peso dell'Asia nell'economia mondiale con effetti sui mercati dei beni, delle commodity e in prospettiva anche finanziari. L'Asia fornisce il contributo più elevato alla crescita del commercio mondiale. Il 20% della crescita dei prezzi delle commodity nel 2003 è imputabile alla domanda asiatica. Come appare dall'ultimo rapporto Wto, il calo del dollaro condiziona l'intero panorama economico. Nel 2003 la svalutazione americana ha limitato l'apporto dell'Europa all'interscambio mondiale, mentre il contributo dei Paesi con cambio fisso sul dollaro o esportatori di petrolio e materie prime è stato determinante nel far salire l'interscambio mondiale, in volume, del 4,5%. Per il Vecchio Continente le ricadute del dollaro debole sono state pesanti. L'apporto all'incremento dell'interscambio dell'Europa occidentale, da tempo la regione più attiva nel sistema commerciale internazionale, è rimasto molto basso: l'aumento dell'export, in volume, è stato inferiore all'1% (dallo 0,6% dell'anno precedente); e se l'import, in calo nel 2002, ha sfiorato il 2%, l'effetto complessivo è stato quello di un freno alla crescita del Pil dell'area.

Motori del commercio mondiale sono stati piuttosto gli Stati Uniti, insieme all'Asia e alle economie in transizione, premiati dal dollaro debole. Il deficit commerciale americano però non si è riequilibrato: se l'export di merci, dopo due anni di flessione, è tornato a crescere (del 3% o poco meno), l'import è aumentato del 5,7%. La svalutazione americana ha quindi avvantaggiato soprattutto le economie asiatiche che mantengono cambi sostanzialmente fissi con il dollaro. L'import e l'export di questi Stati, come quelli dei Paesi in transizione, sono cresciuti a un ritmo compreso tra il 10 e il 12%.

Ancora meglio ha fatto la Cina. Se le esportazioni - a costo sempre più basso per l'effetto valute - sono cresciute del 35% (in dollari, ma Pechino ha un cambio fisso), le importazioni del Paese sono aumentate e a un passo più rapido, il 40%: l'Impero di mezzo - in disavanzo commerciale nei primi mesi del 2004 - è già il terzo importatore (in valore) del mondo, dopo Stati Uniti e una Germania "gonfiata" però dall'euro forte. Se alcune economie e alcune imprese vivono la Cina come un pericoloso concorrente, molte altre sono riuscite a trasformare quell'immenso mercato in un'opportunità.

In definitiva, il commercio internazionale potrà aumentare nel 2004 di un sostanzioso 7,5%, ma a condizione che il Prodotto interno lordo mondiale mantenga le promesse e aumenti del 3,7%; nel Vecchio Continente la crescita degli investimenti fissi potrebbe essere frenata se dovesse continuare l'apprezzamento delle valute europee osservata nel quarto trimestre 2003 e nel primo del 2004.

I cambi sono naturalmente solo uno dei fattori di rischio che gravano sulle previsioni del 2004. Gli altri due sono il rialzo del prezzo del petrolio; e una flessione delle quotazioni delle azioni Usa, tale da aumentare i tassi di risparmio e ridurre quindi le importazioni americane. In questo caso migliorebbe quel deficit commerciale degli Stati Uniti che non è stato risanato dal dollaro debole .

Inizio Pagina  L'area Euro

Il 2003 è stato il 3° anno consecutivo di rallentamento del ritmo di crescita dell'area Euro.

Secondo le stime preliminari di Eurostat, la crescita dell'area Euro nel 2003 è stata pari allo 0,4%, inferiore a quella USA, performance che riflette la debolezza delle principali economie dell'area Francia (+0,2%), Germania (-0,1%) e Italia (+0,3%).

Agli effetti del rallentamento della domanda mondiale nel 2001, in concomitanza con la recessione USA, sono seguiti quelli derivanti dal rafforzamento dell'euro che ha penalizzato i prodotti europei nei mercati internazionali e non ha sortito effetti positivi sulla domanda interna. L'Europa continua in un cammino stentato e l'appoggio dato dalla domanda estera - americana e asiatica - viene diluito dalla forza dell'euro rispetto al dollaro, solo in parte intaccata dalla recente risalita del biglietto verde. L'Uem si conferma perciò fortemente dipendente dal contesto internazionale ma la Commissione europea continua a scommettere su una ripresa nel corso dell'anno.

L'indebitamento dell'Uem nel 2003 è risultato in aumento per il terzo anno consecutivo, riflettendo principalmente il forte deterioramento dei conti pubblici di tre paesi europei, Germania, Francia e Olanda, l'Italia ha fatto meglio delle attese riportando un deficit del 2,4%. Secondo la Commissione, nelle analisi relative ai nuovi aggiornamenti, l'andamento del debito pubblico e la sua sostenibilità rappresentano uno dei punti più critici per la finanza pubblica nel medio-lungo termine, a causa dell'invecchiamento della popolazione. La Commissione ha infatti stimato che, in assenza di riforme strutturali di contenimento della spesa pensionistica e sanitaria, anche nella migliore delle ipotesi di un reale consolidamento dei disavanzi pubblici, la dinamica del debito Uem nei prossimi decenni si sposterà lungo un trend crescente, ampiamente sopra il limite del 60%.

Inizio Pagina  La Germania

La fase di stagnazione iniziata in Germania verso la fine del 2000 non è ancora stata superata: il 2003 conferma la debolezza dell'economia tedesca e la forte dipendenza dalla domanda estera. Il Pil è diminuito nel 2003 di 0,1% portando questa economia in recessione tecnica, con un contributo delle esportazioni reali nette dello -0,4%. L'apprezzamento dell'euro e la debole domanda estera hanno penalizzato le esportazioni, anche se in misura minore rispetto a quanto registrato da Francia e Italia, mentre la domanda interna è rimasta anemica e i consumi delle famiglie hanno risentito della sostanziale stabilità del reddito disponibile reale. Quest'ultimo, di riflesso, è stato influenzato dalle cattive condizioni del mondo del lavoro: il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 9,2%. Segnali positivi sono emersi relativamente agli investimenti, sia produttivi che in costruzioni e dalla riduzione dell'inflazione nei primi mesi del 2004. Il quadro previsivo contiene elementi favorevoli dati dal rafforzamento della ripresa internazionale e a un posizionamento migliore della Germania sui mercati esteri, soprattutto sui nuovi paesi membri dell'Unione Europea che forniranno un impulso importante alla domanda di prodotti tedeschi.

Inizio Pagina  La Francia

Nel 2003 anche l'economia francese ha risentito del rallentamento della domanda mondiale e dell'apprezzamento dell'euro, ma nell'ultimo trimestre il Pil ha avuto una marcata accelerazione chiudendo l'anno con una variazione del +0,2%. Infatti la diminuzione delle esportazioni del 2,1% è stata compensata da un contributo positivo della domanda interna (+1,0%), supportata dalla buona tenuta dei consumi privati e pubblici. Di converso il mercato del lavoro ha dato segnali deludenti nel 2003, anno in cui il tasso di disoccupazione è peggiorato, così come l'andamento dell'inflazione ha evidenziato una leggera accelerazione (2.2%). Ci si aspetta per il 2004 una crescita attorno all'1,4% del Pil condizionata dalla ripresa della domanda interna, in particolare indotta da un'accelerazione degli investimenti e da un ridimensionamento dei consumi pubblici e privati.

Inizio Pagina  Il Regno Unito

L'economia del Regno Unito ha continuato nel 2003 a presentare un'evoluzione più favorevole di quella dell' UEM. La crescita del PIL nel 2003 si è attestata al +2,3% risultando uno dei tassi più alti dell'area europea, assieme a Spagna e Grecia. L'accelerazione, soprattutto dal secondo trimestre, è stata sostenuta dal buon contributo della domanda interna: alla crescita dei consumi (+2,9% quelli privati e +2,1% quelli pubblici) si è accompagnato il consistente aumento degli investimenti fissi (+2,6%). Tutto questo si è combinato con un tasso d'inflazione inferiore all'area euro e ad un mercato del lavoro con un andamento complessivamente favorevole che ha portato ad una riduzione del tasso di disoccupazione che si attesta al 5%. Anche questo paese ha comunque risentito della riduzione di domanda estera: le esportazioni nette in termini reali hanno dato un contributo negativo alla crescita del PIL (-0,4%). Il profilo evolutivo di questa economia dovrebbe riflettere il miglioramento del quadro esterno con una ripresa delle esportazioni favorita anche dall'indebolimento della sterlina.

Inizio Pagina  I nuovi membri dell'Unione Europea

I paesi che da maggio 2004 sono diventati nuovi membri UE hanno registrato una crescita media del PIL, attorno al 4%, con tassi che vanno dal +1,9% di Malta al +8,8% di Lituania. I risultati sono stati dunque positivi nonostante il contesto internazionale sfavorevole: lo sviluppo è stato frenato dalla debolezza della domanda nei Paesi della UEM.

Inizio Pagina  Gli Stati Uniti

Negli USA il 2003 si è concluso con una crescita del PIL pari a +3,1%. Il maggiore contributo al miglioramento dell'economia è stato dato dall'aumento dei consumi delle famiglie che hanno beneficiato di un'agevolazione fiscale nel corso dell'estate , così come le piccole e medie imprese hanno goduto di sgravi fiscali sostenendo la fase di ripresa degli investimenti. Le esportazioni, in salita dall'estate 2003, hanno avuto un picco in rialzo nell'ultima parte dell'anno, traendo profitto dal rafforzamento della domanda estera, in particolare in Asia, e dall'aumento di competitività. L'aumento della concorrenza internazionale ha favorito nell'ultimo decennio l'adozione di nuove tecnologie, che si è tradotta in un incremento del ritmo di crescita della produttività. Il Beige Book di marzo 2004 ha confermato l'espansione dell'attività produttiva nel settore manifatturiero. Non vengono segnalati progressi significativi nel mercato del lavoro, ma nel 2004 è prevista un'ulteriore crescita economica con variazioni del PIL attorno al 4%.

Inizio Pagina  Il Giappone

Dopo la lunga fase di stasi, l'economia del Giappone ha dato segnali di ripresa nel 2003, anno in cui si è registrata una crescita del PIL del 2,7%, sospinta soprattutto dalle esportazioni verso gli altri paesi asiatici e trainata dagli investimenti privati non residenziali. La Sars ha fatto diminuire i viaggi all'estero dei Giapponesi che, in alternativa, hanno speso maggiormente in patria aumentando i consumi interni e diminuendo le importazioni (tra le quali sono classificate le spese dei turisti all'estero). E' in recupero la redditività delle imprese grazie anche al processo di ristrutturazione del sistema industriale iniziato verso la metà degli anni '90. Tale processo, da un lato, ha accresciuto i profitti operativi delle grandi imprese manifatturiere più esposte alla concorrenza internazionale, ma dall'altro ha contribuito al calo dell'occupazione. In prospettiva si prevede per questa economia una crescita moderata con un assorbimento molto graduale della deflazione, peraltro proseguita nel 2003.

Inizio Pagina  Le aree emergenti

La situazione congiunturale dei paesi emergenti dell'Asia è in generale positiva. Dopo un temporaneo rallentamento dovuto agli effetti della Sars, la crescita economica asiatica, trainata dallo sviluppo della Cina (+7,1% nel 2003), si è riportata su valori elevati ed è stata sostenuta soprattutto dal buon andamento della domanda interna e delle esportazioni nette.

In prospettiva è necessario considerare l'enorme sviluppo del reddito pro-capite che sta ponendo le basi per una futura ulteriore crescita dei consumi la quale, data la numerosità degli abitanti delle aree considerate, può essere rilevante per la domanda mondiale. Inoltre in Asia si stanno concludendo delle trattative per la formazione di territori di libero scambio che potrebbero favorire il commercio intra-area.

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