16. Il sistema dell'istruzione

Inizio Pagina  Il sistema scolastico

Nell'ultimo decennio, per effetto di una riduzione della popolazione veneta nelle classi di età d'interesse, il sistema scolastico, ad eccezione delle scuole dell'infanzia e delle scuole primarie (nota 1), è stato caratterizzato da una diminuzione del numero di studenti. Infatti, se per i primi due gradi d'istruzione, in dieci anni, gli alunni sono aumentati rispettivamente del 14% e dell'8%, raggiungendo nelle scuole dell'infanzia statali un aumento d'iscrizioni persino superiore al 31%, nelle scuole secondarie di I° e II° grado vi è stata una riduzione rispettivamente di quasi il 5% e di oltre l'11%.

Il livello di partecipazione degli studenti, misurato dal rapporto tra iscritti e popolazione nelle età previste, risulta ormai sostanzialmente completo sia nella scuola dell'infanzia che in quella dell'obbligo, raggiungendo nelle scuole secondarie di II° grado, nell'anno scolastico 2003/04, una stima del tasso di scolarità di quasi il 90%, tasso che nel 1993/94 era inferiore di quasi 14 punti.

Considerando solo le scuole statali, per le quali sono disponibili dati più aggiornati e dettagliati, si nota che nel territorio veneto nell'anno scolastico 2003/04 si trovano 2.904 scuole, pari al 7% del totale nazionale. La distribuzione per ordine e grado di istruzione rivela che nel Veneto vi sono per più del 50% scuole primarie, per il 19% scuole secondarie di I° grado, per il 18,7% scuole dell'infanzia e l'11,5% sono scuole secondarie di II° grado. Tale distribuzione della disponibilità di scuole rispecchia in parte quella della popolazione prevista al 31/12/2003 nella corrispondente età scolastica: la quota maggiore appartiene alla classe 6-10 anni, seguita dalla popolazione potenzialmente acquisibile dalla scuola secondaria di II° grado (14-18 anni); il 20% della popolazione in età scolastica appartiene poi alla scuola dell'infanzia ed una quota del 19% è attribuita alla classe 11-13 anni.

E' interessante segnalare, inoltre, che a Belluno e a Venezia circa il 25% delle scuole statali è destinato al servizio dell'infanzia, più di quanto accada nelle altre province e a livello regionale, dove le scuole dell'infanzia rappresentano il 19%. D'altro canto, nella distribuzione provinciale degli alunni per ordine e grado d'istruzione, si nota che a Belluno e a Venezia vi sono le percentuali più elevate di iscritti nelle scuole dell'infanzia.

Per quanto riguarda la scuola secondaria di II° grado, l'utenza di ogni provincia si indirizza maggiormente ad una istruzione di tipo tecnico o professionale, il 64% a livello regionale, 5 punti al di sopra del valore nazionale. Gli iscritti ai licei nel territorio veneto sono il 25%, circa il 4% in meno del dato italiano; in particolare il 16,1% sono studenti dei licei scientifici. Nel dettaglio è interessante notare che nella provincia di Padova la preparazione degli istituti professionali (18,2%) è meno richiesta di quella liceale (25,7%) e in particolar modo scientifica (19,3%); a Rovigo spicca una più alta concentrazione, rispetto alle altre province, di alunni iscritti ad Istituti o Scuole magistrali (10,7%); a Belluno sono pochi gli studenti dei licei classici, solo il 2,8% contro l'oltre 9% del dato regionale e nazionale, e molti invece quelli dei licei scientifici (21,2% rispetto al 16,1% del Veneto).

Per l'anno scolastico 2002/03 è disponibile, a livello regionale, il dato riferito agli alunni in situazione di handicap nelle scuole statali. Nel Veneto la percentuale di alunni iscritti portatori di handicap è dell'1,6% nelle scuole dell'infanzia, del 2,2% nelle scuole elementari, del 2,8% nelle secondarie di I° grado e dello 0,8% nelle secondarie di II° grado; tali percentuali riflettono in parte l'andamento nazionale dove le quote di alunni portatori di handicap sono rispettivamente l'1,1%, il 2,3%, il 2,8% e l'1,2%.

Più specificamente a livello territoriale, per quanto riguarda la scuola dell'infanzia la percentuale più elevata di alunni con handicap si trova nella provincia di Treviso (quasi il 2%), per le scuole elementari e le secondarie di I° grado si distingue Verona con rispettivamente più del 2,6% ed il 3,5% e relativamente alle secondarie di II° grado la provincia di Rovigo con circa l'1%.

Inizio Pagina  La dispersione

Un ruolo fondamentale è da sempre attribuito alla promozione del successo formativo attraverso la riduzione dei fenomeni di dispersione, intendendo con tale termine l'insieme dei fattori che prolungano o interrompono il normale percorso scolastico, determinando, dove presente, una scarsa efficienza del sistema. Un'indagine campionaria realizzata dal Ministero dell'Istruzione sulla dispersione scolastica, effettuata a chiusura dell'anno scolastico 2002/2003 nelle scuole statali primarie e secondarie di I° e II° grado, evidenzia per i primi due gradi d'istruzione dimensioni molto contenute del fenomeno con la naturale presenza di valori più elevati nelle scuole secondarie di I° grado. In particolare, nel Veneto sembra risultare dagli indicatori di interruzione di frequenza (iscritti mai frequentanti e interruzioni di frequenza non formalizzate) un abbandono di entità irrilevante (si registra lo 0,05% nelle scuole primarie e lo 0,06% nelle scuole medie).

Per quanto concerne le scuole secondarie di II° grado, la dispersione è del 3,3% sia al primo che al secondo anno; la dispersione dovuta a interruzioni formalizzate, ossia riferite a ragazzi ritirati con atto formale entro i termini di legge, è di 2,5% al primo anno e di 2,6% al secondo.

Inizio Pagina  La presenza straniera nelle scuole

Come viene riportato nel capitolo relativo all'immigrazione, nel Veneto, nell'anno scolastico 2002/03, si sono contati 29.320 alunni con cittadinanza non italiana, valore che rappresenta il 12,6% del totale nazionale, percentuale che vede la nostra regione al secondo posto dopo la Lombardia (24,8%) e a pari merito con l'Emilia-Romagna (12,6%). La componente straniera incide per il 4,6% della popolazione scolastica, superiore al valore nazionale che è di circa il 3%. Con riferimento a questo indicatore, la situazione per regione cambia. Il Veneto, infatti, slitta al settimo posto, mentre nei primi tre si trovano nell'ordine: Emilia-Romagna (5,9%), Umbria (5,4%) e Marche (4,9%).

La presenza straniera è diversa nei vari ordini di scuola: è maggiore nella scuola elementare, dove circa il 6% dei bambini non ha la cittadinanza italiana, di poco inferiore nella scuola secondaria di I grado (5,6% dei frequentanti), mentre è decisamente più bassa nella scuola secondaria di II grado (solo l'1,9% degli alunni). Nelle scuole dell'infanzia, infine, non ha cittadinanza italiana il 5,1% dei bambini.

Tra le prime dieci province italiane con la più alta consistenza di alunni stranieri nelle scuole due sono venete: Treviso e Vicenza rispettivamente con 7.150 e 7.037 alunni stranieri, poco più in giù nella graduatoria ci sono Padova (4.393) e Venezia (2.817). Belluno e Rovigo hanno invece numerosità più contenute, inferiori a 1.000 unità.

E' interessante notare che, a parte le province di Rovigo e Belluno, dove le cittadinanze rappresentate nelle scuole sono inferiori a 50, nelle altre province venete si aggirano intorno a 100.

Il Marocco risulta il Paese più rappresentato in tre delle province del Veneto (Verona, Belluno e Treviso), l'Albania è prevalente nel rodigino e nel veneziano mentre gli jugoslavi sono più presenti nel vicentino. Una novità rilevante è che la Romania è diventata nell'anno scolastico 2002/03 la cittadinanza prevalente nelle scuole della provincia di Padova.

Complessivamente nel Veneto oltre il 49% degli alunni stranieri proviene da Paesi Europei, di cui il 47,5% non appartenenti all'UE dei 15, quasi il 30% dall'Africa, il 14% dall'Asia e meno del 7% dall'America.

Un altro aspetto interessante è la distribuzione nelle scuole dei comuni capoluogo e dei comuni della provincia: gli stranieri tendono a stabilirsi in modo rilevante anche nei piccoli centri. Nella provincia di Treviso, ad esempio, il 12,7% degli alunni stranieri si trova nel capoluogo mentre l'87,3% negli altri comuni della provincia. Anche nelle altre province, in misura più o meno inferiore rispetto a Treviso, la maggioranza degli alunni stranieri risulta vivere non nel comune capoluogo ma nei piccoli comuni, magari limitrofi, della provincia, evidenziando così che i poli di attrazione non sono solo le grandi città ma anche le piccole città e i paesi.

Inizio Pagina  L'alfabetizzazione

Un altro aspetto da tenere in considerazione è anche la partecipazione ai corsi di alfabetizzazione primaria e ai corsi per l'integrazione linguistica e sociale dei cittadini stranieri adulti. Il Veneto, nell'anno scolastico 2001/02, ha attivato 425 corsi per adulti rivolti ai cittadini stranieri, collocandosi al secondo posto dopo la Lombardia (608 corsi) e prima dell'Emilia-Romagna (309 corsi). I cittadini stranieri iscritti a questi corsi, nel Veneto, sono 7.633. Oltre la metà dei partecipanti ha un'età compresa tra i 25 e i 40 anni e i maschi (54,4%) superano le femmine. Con riferimento al titolo di studio posseduto, infine, il 36% dei cittadini stranieri adulti iscritti ha un titolo di licenza media, il 32% nessun titolo oppure la licenza elementare, il 24% il diploma di scuola superiore e solo l'8% circa la laurea.

Inizio Pagina  Le attrezzature didattiche e l'edilizia scolastica

Dall'anno scolastico 2000/2001 è divenuto un adempimento obbligatorio l'elaborazione del Piano di offerta formativa (Pof) con il quale ciascun istituto scolastico definisce il proprio progetto formativo e si impegna a garantire agli utenti i servizi proposti. Attrezzature didattiche, strumentazioni e laboratori costituiscono le condizioni strutturali su cui deve basarsi l'offerta.

Il monitoraggio realizzato dal Ministero della Pubblica Istruzione degli istituti scolastici italiani nell'anno scolastico 1999/2000 (nota 2) ha rilevato il persistere di notevoli differenze a livello territoriale. Il Veneto, come le altre regioni del Centro-Nord, si presenta avvantaggiato rispetto alle regioni del Mezzogiorno; 91 istituti veneti su 100 monitorati sono dotati di computer multimediali, 44 di computer per alunni in situazione di handicap, 90 di postazioni internet, 81 di software didattico multimediale, 36 di biblioteche, mediateche o centri di documentazione e 75 sono forniti di impianti sportivi. I valori complessivamente superano il dato nazionale.

Inoltre, il Veneto è terzo in Italia, a pari merito con il Trentino Alto Adige, per dotazione di laboratori informatici: 96 istituti su 100 monitorati. Inferiore, invece, è il dato relativo al possesso di laboratori linguistici: la nostra regione non solo si distacca di 7 punti rispetto al valore nazionale (25 istituti su 100 monitorati contro i 32 su 100 a livello nazionale), ma si presenta come la seconda regione con il più basso numero di istituti con tali laboratori.

Il Ministero della Pubblica Istruzione fornisce anche una serie di indicatori interessanti sullo stato dell'edilizia scolastica statale. Si tratta delle percentuali di edifici precariamente adattati ad uso scolastico e di quelli che presentano un livello scadente nella copertura, nell'impianto fognario, elettrico, idrico, di riscaldamento e nello stato dei pavimenti. Tali indicatori sono stati elaborati in un indice sintetico (nota 3) dalla SVIMEZ che ha stilato quindi una graduatoria provinciale circa il livello di precarietà degli edifici scolastici per ciascun grado d'istruzione.

Complessivamente, le scuole delle province venete non presentano un evidente stato di precarietà. La situazione è comunque diversificata sia tra le province sia che si considerino i tre diversi gradi scolastici all'interno della stessa provincia. Lo stato delle scuole elementari nella provincia di Rovigo si presenta piuttosto buono con una percentuale di edifici in condizioni di precarietà pari al 5,2% (11° posto in graduatoria), mentre Belluno necessita di maggiore attenzione, collocandosi 44 posti più in basso nella classifica. Considerando la sola provincia di Rovigo, si nota che lo stato di benessere edilizio per le scuole elementari non vale per gli altri due gradi scolastici: infatti, in relazione agli edifici delle scuole medie, Rovigo si posiziona circa a metà classifica con una percentuale di edifici in stato di precarietà pari all'11,7%, mentre per le scuole secondarie superiori si trova addirittura tra le ultime trenta province italiane. E' interessante anche la situazione della provincia di Belluno, che pur essendo al 55° posto in classifica per le scuole elementari, come già accennato, si posiziona meglio con le scuole medie, classificandosi tra le prime cinque province italiane.

Nel complesso, le carenze più gravi relativamente allo stato di edilizia scolastica statale si rilevano nel Mezzogiorno. Le percentuali più elevate di edifici scolastici in condizioni di precarietà si raggiungono nelle tre province calabresi di Reggio Calabria, Crotone e Vibo Valentia.

La seguente tabella mostra più specificamente la situazione delle province venete nei tre diversi gradi d'istruzione, delineando la posizione di ciascuna nella graduatoria nazionale.

Inizio Pagina  L'Università

La componente di capitale umano altamente qualificato è una premessa basilare per la capacità innovativa di regioni e paesi. L'Università, soggetto prioritariamente coinvolto nel sistema di sviluppo socio-economico del paese, oltre ad essere coinvolta in questi anni in profondi processi di riorganizzazione, nel periodo 1991/92-2001/02 ha subito nel Veneto un calo delle iscrizioni pari al 3,4%. In particolare, nei primi cinque anni il numero degli iscritti è salito fino ad arrivare ad un picco di quasi 117.000, pari ad un aumento del 11,4% rispetto al 1991/92, mentre negli anni successivi si evidenzia un calo continuo. La popolazione residente della corrispondente fascia d'età (19-26 anni), d'altra parte, diminuisce costantemente dal 1991 (quasi del 28%), mentre gli iscritti in rapporto ad essa aumentano in maniera costante negli anni (dal 18% del 91/92 al 24% del 01/02) evidenziando così una crescente attrattività dei nostri atenei. Tale condizione è influenzata anche dalle numerose mutazioni intervenute nell'ambito del sistema universitario negli ultimi anni, tese essenzialmente ad innalzarne il livello qualitativo. Questo è infatti ampiamente dimostrato dall'andamento della serie dei laureati nelle facoltà del Veneto, che sono complessivamente aumentati di quasi l'81% nel decennio considerato, e dall'analisi del turn-over ciclico laureati/immatricolati. L' informazione derivante dal rapporto tra coloro che concludono il ciclo di studio universitario e coloro che nel medesimo anno si immettono nel sistema per la prima volta è, infatti, più che raddoppiato nel Veneto nell'arco di quasi un decennio: da un valore pari al 31% registrato nell' anno accademico 1991/92 si passa ad un valore del 68% nel 1999/00.

Secondo un'analisi comparativa realizzata da Bak International Benchmark Club sulla capacità innovativa delle regioni, nel Veneto tra gli anni 1995 e 2001, il livello di formazione del capitale umano, misurato attraverso la quota di risorse umane con titolo di studio universitario è aumentato in maniera più consistente rispetto all'Italia. Inoltre riguardo allo sviluppo della quota delle forze lavorative con formazione di terzo grado (nota 4), nel confronto internazionale, il Veneto si pone nella media delle regioni europee.

E' interessante notare che negli anni accademici considerati l'utenza ha mostrato un maggiore interesse per facoltà quali Medicina e Chirurgia, Lettere e Filosofia e Giurisprudenza, con rispettivamente quasi il 75%, il 37% ed il 10% in più di iscritti. Viceversa, facoltà come Scienze Statistiche, Scienze Politiche, Scienze della Formazione, Architettura ed Economia hanno subito un forte calo d'iscrizioni. Per quanto riguarda i laureati, invece, spiccano soprattutto quelli in Ingegneria, in Giurisprudenza e in Lettere e Filosofia. Scienze della Formazione è l'unica facoltà che ha subito un calo in questi anni.

Focalizzando l'attenzione sui dati aggiornati al 2001/02 per gli iscritti e all'anno solare 2001 per i laureati emerge complessivamente una più elevata presenza femminile in entrambi i casi: oltre il 58% degli iscritti ed il 59% dei laureati nel 2001 sono donne. Nove facoltà su quindici hanno una presenza femminile che supera il 50%, e di queste ben cinque superano addirittura il 70%. Dodici su quindici, inoltre, sono le facoltà in cui si laureano percentualmente più femmine che maschi. Ingegneria ed Agraria rimangono ancora le facoltà prettamente maschili. Infine, la facoltà che ha ricevuto più iscrizioni è stata Lettere e Filosofia, mentre quella che ha avuto più laureati è stata Economia.

La scelta rivolta alle facoltà umanistiche è predominante in Italia, come nel Veneto, rispetto ad altri paesi europei dove prevale la caratterizzazione tecnico-scientifica dei percorsi universitari. Tale scelta, dettata dalla nostra cultura radicata negli ambiti letterari e filosofici ovvero in quelli giuridici, risulta tuttavia meno gratificante in termini di risultati rispetto agli altri ambiti di studio, vista la bassa percentuale di laureati in queste facoltà.

Inizio Pagina  L'inserimento lavorativo dei giovani

Le indagini (nota 5) condotte da ISTAT sugli sbocchi occupazionali di diplomati e laureati consentono di avere un quadro puntuale e dettagliato dell'inserimento lavorativo dei giovani.

In un confronto interregionale si evidenzia che il Veneto è la seconda regione, dopo la Lombardia, con la percentuale più alta di ragazzi occupati a distanza di tre anni dal diploma di scuola secondaria di II° grado: quasi il 66%, dieci punti al di sopra del valore nazionale. Inoltre, quasi il 23% continua gli studi nel 2001 e solo il 7,9% è in cerca di lavoro, percentuale che include anche eventuali studenti. Distinguendo per sesso si evince che lavorano il 69% delle donne venete diplomate, seconde solo alla Lombardia e a più di 16 punti di distacco dal valore nazionale pari a 52,7%, ed il 62% degli uomini diplomati, quarti nella graduatoria interregionale, contro il 58,7% dell'Italia.

Per quanto riguarda i laureati del 1998, dopo poco più di tre anni dal conseguimento del titolo, nel Veneto il 79,4% dei giovani intervistati dichiara di avere un'occupazione, il 69% di svolgere un lavoro continuativo iniziato dopo la laurea. Sono buone percentuali che posizionano la nostra regione tra le migliori d'Italia (al 5° posto) per quanto riguarda l'occupazione dei giovani laureati.

Inoltre, tra gli occupati il 70,5% svolge un lavoro iniziato dopo la laurea. Il 4,9% degli intervistati non cerca lavoro ed il rimanente 15,6% si dichiara di non essere assolutamente interessato alla ricerca di un'occupazione.

Distinguendo per sesso, oltre il 76% di laureate contro il quasi 83% di laureati nel 2001 sono occupati.

Inizio Pagina  La formazione professionale

Da uno studio realizzato dall' "Osservatorio regionale sui fabbisogni professionali", promosso dall'Assessorato alle Politiche dell'Occupazione, della Formazione, dell'Organizzazione e delle Autonomie Locali della Regione Veneto, di concerto con le associazioni imprenditoriali CASA, CNA, Confartigianato, Confindustria Veneto, Federveneto API e le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL del Veneto, relativamente agli attori della formazione, emerge che il Veneto, nell'ambito della realtà nazionale, assume un ruolo di primo piano per quanto riguarda la formazione professionale. Con 4.595 corsi nel 2000/01 il Veneto risulta la regione più attiva d'Italia assorbendo circa l' 11% di tutti gli utenti che hanno usufruito dell' offerta formativa. Seconda è la Lombardia con 4.407 corsi.

Da elaborazioni Isfol su dati regionali si rileva che in Veneto viene fatta prevalentemente, sia in termini di corsi che di allievi, formazione sul lavoro, soprattutto per gli apprendisti. Risulta rilevante anche il dato, rispetto alle altre regioni, relativo alla formazione per l'occupazione critica (formazione per lavoratori in mobilità.): quasi il 72% dei corsi a livello nazionale.

Si segnala che questo argomento è sviluppato in maniera più analitica nel capitolo relativo al mercato del lavoro.

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I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale".