15. Gli stranieri in Veneto, i veneti all'estero

Inizio Pagina  Gli immigrati

Secondo i dati recentemente pubblicati da Istat, alla data del 1 gennaio 2003 in Veneto si registrano più di 153.000 (nota 1) permessi di soggiorno. Rispetto al 2001 la crescita è di circa il 7%, quasi il doppio di quella media nazionale, a conferma della capacità attrattiva del Veneto, la terza regione italiana per numero di permessi rilasciati, il 10,2% del totale dei permessi concessi a livello nazionale, e successiva solo alla Lombardia (23,1%) e al Lazio (15,9%).

Il peso degli immigrati soggiornanti sulla popolazione residente risulta piuttosto diverso tra le varie regioni italiane: poco significativo nelle regioni del Sud e nelle Isole, nemmeno l'1% della popolazione, decisamente più rilevante nelle aree del Centro-Nord. In alcune regioni del Nord raggiunge valori attorno al 4%, come in Friuli-Venezia Giulia (4,1%), Trentino-Alto Adige (4%) e Lombardia (3,8%).

La convinzione, quindi, nell'immaginario collettivo che gli immigrati arrivino dal mare è vera solo in parte, nel senso che il Sud risulta soprattutto luogo di transito e di prima accoglienza, mentre il Centro e il Nord sono principali luoghi di stabilizzazione. Nel Veneto la percentuale di permessi di soggiorno rilasciati sulla popolazione residente si attesta sul 3,4%, leggermente superiore al dato dell'anno precedente, ma aumentata in modo consistente nell'arco di pochi anni, superiore, ad esempio, di due punti percentuali al dato del 1995.

A livello provinciale la percentuale più alta si osserva a Treviso (4,4% della popolazione residente), e a Verona e Vicenza (4,3%), con valori che non si discostano molto da quelli dell'anno precedente.

Gli immigrati soggiornanti nel Veneto provengono principalmente dall'Europa: nel 2002 sono 70.109 e rappresentano il 45,7% del totale dei permessi rilasciati. Il secondo continente di provenienza è l'Africa (circa il 30% del totale dei permessi) e il terzo l'Asia (quasi il 16%). Dal 1996 ad oggi sono aumentati soprattutto gli immigrati provenienti dall'Asia (+188%) e dall'Europa (+121%), in misura minore dall'Africa (+77%).

Quanto alle singole cittadinanze dei soggiornanti, in Veneto nel 2002 sono presenti ormai 173 diverse nazionalità (in Italia sono 190, su 195 nazionalità presenti nel mondo), ma già solo le prime cinque rappresentano il 45% del totale degli stranieri, mentre le prime dieci ne comprendono circa il 61%. I primi cinque Paesi presenti sono: Marocco (23.017), Albania (14.827), Romania (12.918), Jugoslavia (nota 2) (11.408) e Cina (6.827).

Da notare, rispetto all'anno precedente, l'incremento dei rumeni (+20%) e quello dei bengalesi (+15%), addirittura quasi quadruplicati dal 1996 ad oggi. I marocchini sono maggiormente presenti a Verona e a Treviso in ciascuna di queste due province soggiorna rispettivamente quasi il 30% dei marocchini; gli albanesi, i cinesi e i croati si concentrano di più a Treviso, con percentuali rispettivamente del 27%, 35% e 25%.

I rumeni si distribuiscono più o meno egualmente nelle province di Verona, Treviso e Padova, con una lieve preferenza per quest'ultima (28%). E' importante notare che proprio a Padova la crescita dei rumeni è negli ultimi sei anni del 407%. Gli jugoslavi e i bengalesi confluiscono, in prevalenza, a Vicenza, rispettivamente il 59% e il 49%. Tra le prime dieci nazionalità presenti in Veneto, infine, oltre a quella americana, naturalmente concentrata a Vicenza per la presenza della base NATO, vi sono il Ghana e la Nigeria; gli africani del Ghana preferiscono Vicenza e Verona, mentre i nigeriani sono più orientati verso Verona.

Tra i nuovi membri dell'Unione Europea, l'unico Paese che risulta rilevante, seppur in maniera contenuta, nei permessi di soggiorno è la Polonia (1,1% del totale permessi); per gli altri Paesi la presenza nel Veneto è molto scarsa, con percentuali sul totale dei permessi molto vicine allo zero. E' proprio la Polonia, che conta oltre 38 milioni di abitanti e ha una disoccupazione vicina al 20%, a destare la maggior attenzione dell'Italia rispetto agli altri nove Paesi, con dimensioni demografiche molto più contenute. I timori che una consistente ondata immigratoria dall'Est possa portare squilibrio nell'Unione Europea sono diffusi, ma a fronte di chi è favorevole a rafforzare i controlli sulle persone provenienti dai nuovi membri, vi è uno studio della Commissione di Bruxelles da cui risulta che l'immigrazione effettiva dai nuovi Paesi membri verso i Quindici risulterebbe moderata: 220 mila persone l'anno per cinque anni.

In Veneto continuano ad essere prevalenti i permessi per lavoro, che rappresentano il 59,4% del totale dei permessi rilasciati (55,2% in Italia); prevale chiaramente il lavoro subordinato (82,9%), in quota più ridotta il lavoro autonomo (14,2%) e la ricerca di lavoro (2,9%). Continuano, comunque, a crescere i permessi per motivi familiari, in particolare per ricongiungimento familiare, pari al 34,1% del totale dei permessi contro il 31,8% a livello nazionale. Il restante 6,5% dei permessi rilasciati riguarda lo studio, il turismo, la richiesta d'asilo, ecc.

Dei 153.524 permessi di soggiorno rilasciati nel Veneto nel 2002, il 55% è richiesto da maschi, mentre il restante 45% da femmine. La maggior parte dei soggiornanti, inoltre, risulta coniugata (57,7%), dato superiore alla media nazionale pari a 51,6. La popolazione immigrata è giovane: come si evince dalla piramide per età, quasi il 68% dei soggiornanti è compresa nella fascia 18-39 anni.

La distribuzione per genere evidenzia una maggiore concentrazione degli uomini nella fascia tra i 30 e i 34 anni (17.695 permessi) e delle donne nella fascia di età precedente, cioè tra i 25 e i 29 anni (13.597 permessi).

Per quanto riguarda i minori, il dato desunto dai permessi di soggiorno risulta di 7.733 unità, ma esso è fortemente sottostimato poiché spesso il minore non viene conteggiato, in quanto iscritto nel permesso di soggiorno dei genitori. E' per questo motivo che la Caritas ricava, con una certa cautela, applicando su scala regionale le correzioni e le integrazioni operate a livello nazionale, una stima del numero effettivo di minori: nel Veneto si conterebbero 27.864 minori stranieri nel 2002.

Inizio Pagina  Gli stranieri nella scuola

La presenza consistente dei minori in Italia è convalidata dal numero di alunni stranieri iscritti ai diversi ordini di scuola. Nell'anno scolastico 2002/03 in Italia si contano 232.766 unità, circa il 3% della popolazione scolastica. Rispetto all'anno precedente l'aumento è di oltre 50.000 alunni, che è un dato sicuramente considerevole, ma si pensi che nel 1992/93 gli alunni stranieri erano poco più di 30.000, con un incremento, quindi, di oltre il 60%. Il confronto con altri Paesi d'Europa, vicini geograficamente all'Italia, evidenzia che in Spagna, ad esempio, la situazione è simile a quella italiana, dato che il numero di alunni con cittadinanza straniera risulta di poco superiore alle 201.000 unità, incidendo sempre per il 3% sulla popolazione scolastica, mentre in Francia, Germania, Inghilterra o Svizzera la presenza di alunni stranieri in valore assoluto e in termini percentuali dei frequentanti è più alta di quanto si stimi in Italia (si sottolinea, tuttavia, che i dati di quest'ultimi Paesi non sono precisamente confrontabili con il dato italiano o spagnolo per la diversità delle metodologie di rilevazione adottate). In Veneto, nell'anno scolastico 2002/03, si contano 29.320 alunni con cittadinanza non italiana, dato che supera anche la stima fatta dalla Caritas sul numero di permessi di soggiorno rilasciati a minori.

Informazioni più complete e dettagliate sulla presenza degli alunni stranieri nella scuola italiana vengono trattate nella sezione specifica dell'istruzione, mentre di seguito si fa brevemente cenno alla situazione degli stranieri nel mondo del lavoro.

Inizio Pagina  Gli stranieri extracomunitari nel mondo del lavoro

Dalle informazioni al momento disponibili (nota 3) , alla fine del 2000 il numero di occupati extracomunitari nel Veneto viene stimato tra i 60.000 e i 65.000 dipendenti, con esclusione dei lavoratori autonomi (calcolati in termini percentuali in misura non superiore al 15% dei lavoratori dipendenti extracomunitari) e dei lavoratori domestici. Per l'anno successivo si stima già un aumento dell'occupazione dipendente di circa il 15%, in crescita ulteriore per il 2002. L'occupazione interessa principalmente i settori del terziario/servizi e dell'industria meccanica, che nel 2002 hanno assorbito quasi il 50% dei lavoratori extracomunitari (rispettivamente circa il 26% e 24%). Seguono il settore delle costruzioni/attività estrattive (11%) e quello della concia e del cuoio (7%).

La regolarizzazione del 2002-2003, ad oggi ancora in corso (nel Veneto sono state evase circa il 65% delle pratiche, con una differente distribuzione per provincia), inoltre, produrrà un incremento significativo della popolazione extracomunitaria attiva nel mercato del lavoro.

Nel corso del 2003 si registrano più di 99.000 assunzioni riferite a lavoratori extracomunitari, leggermente in calo rispetto all'anno precedente (-3,8%). Il Veneto risulta, tuttavia, la seconda regione italiana per numero di assunzioni di extracomunitari, assorbendo circa il 10% del totale delle assunzioni di extracomunitari verificatesi in Italia, quota inferiore solo a quella della Lombardia (16,3%). Come buona parte del Nord-Est, la nostra regione si caratterizza per essere, appunto, fortemente orientata all'assunzione di immigrati.

Uno sguardo, ancora, al numero presunto di cessazioni dei rapporti di lavoro nel corso del 2003: oltre 88.000 con un saldo contabile (differenza tra assunzioni e cessazioni) pari a 10.674. Il saldo così calcolato può essere inteso, in senso non troppo rigoroso, come numero di nuovi posti di lavoro assegnati ad extracomunitari.

Recenti studi sulla diffusione del lavoro nero tra i lavoratori stranieri evidenziano, infine, come l'utilizzo irregolare di manodopera straniera sia un fenomeno in crescita e soprattutto non sia limitato solo a chi sia privo di titolo di soggiorno valido (clandestini o irregolari), ma interessi in modo significativo anche i soggiornanti regolari. Dalle stime ricavate dai dati Inps e dalle visite di controllo dell'Ispettorato del Lavoro, è emerso che, nelle aziende del territorio regionale ispezionate nel 2002, circa il 24% dei dipendenti extracomunitari lavora irregolarmente, ma solo il 7% si riferisce all'impiego di clandestini, mentre la quota restante più consistente (17%) coinvolge stranieri regolarmente soggiornanti.

Inizio Pagina  I veneti all'estero

L'A.I.R.E. (Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero), istituita nel 1988, è un elenco anagrafico mantenuto in ogni comune italiano, nel quale sono inseriti tutti i cittadini italiani che, vivendo all'estero, debbono essere trattati con riguardo a questa loro condizione.

Vi sono infatti alcuni diritti e doveri che derivano semplicemente dallo status di cittadino italiano, mentre altri sono condizionati all'effettiva residenza nel territorio di un comune italiano. L'A.I.R.E. consente allo Stato italiano di garantire e facilitare l'esercizio dei diritti politici, di programmare in modo più razionale gli interventi della Pubblica Amministrazione a favore delle comunità degli italiani residenti all'estero, di erogare i servizi amministrativi e gli interventi di assistenza previsti per questa particolare categoria di cittadini.

Sono iscritti all'A.I.R.E. i cittadini italiani che hanno trasferito la loro residenza all'estero, le persone nate all'estero che hanno acquisito la cittadinanza italiana per nascita e le persone che hanno acquisito la cittadinanza italiana all'estero. Non sono invece iscritti i cittadini che si recano all'estero temporaneamente o stagionalmente per una durata non superiore ai 12 mesi.

Per la Regione Veneto è importante conoscere quanti dei suoi cittadini risiedono all'estero, per poter meglio predisporre eventuali politiche a loro favore, come per esempio gli interventi per l'esercizio del diritto di voto all'estero o quelli finalizzati al rientro e all'inserimento nel territorio regionale (secondo quanto previsto dalla nuova Legge Regionale 2/2003).

Nel 2003 erano 221.126 i veneti residenti all'estero, concentrati soprattutto in Europa (51%) e in America del Sud (31%). I maschi sono sempre in numero maggiore alle femmine, con poche eccezioni, quella degli USA è la più evidente, con oltre 500 donne in più rispetto al numero degli uomini.

La distribuzione per classe d'età dei veneti residenti all'estero mostra come essi si concentrino nella fascia degli ultra cinquantacinquenni (37%), seguiti dalle fasce 35-45 (17%) e 0-18 (13%), quasi ad individuare tre generazioni radicatesi su territorio straniero.

Analoghe considerazioni derivano dall'analisi della stessa distribuzione secondo le ripartizioni elettorali della circoscrizione Estero come definite dalla L.459/01, art.6. Se si analizzano più dettagliatamente i Paesi dove ci sono più di 30.000 presenze venete - Brasile e Svizzera - e quelli con più di 20.000 - Francia e Argentina - si nota una certa somiglianza nella distribuzione per classe d'età. Infatti in Brasile e Svizzera la categoria degli ultra cinquantacinquenni ha lo stesso peso (circa il 30%), la classe 25-45 comprende il 29-34% della popolazione e la classe 0-18 un altro 14-18%. Analogamente accade in Francia e Argentina, anche se con proporzioni diverse: qui la classe "over 55" è particolarmente rappresentata (51% in Francia e 48% in Argentina), più modesta la classe intermedia 25-45 (24%), nettamente inferiore la classe 0-18 (7-9%).

La maggior parte dei veneti all'estero non possiede alcun titolo di studio, solo una percentuale esigua risulta laureata, ma sostanzialmente tutti (99,5%) sono occupati.

Per quanto riguarda le cause di iscrizione all'A.I.R.E., quella più ricorrente è naturalmente l'espatrio e/o la residenza all'estero (62%), seguiti dalla nascita (31%). In particolare, la prima motivazione giustifica oltre il 70% delle iscrizioni europee e dell'America settentrionale e centrale, mentre in America meridionale prevale l'iscrizione in seguito a nascita (50,4%).

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