10. L'internazionalizzazione delle imprese

Inizio Pagina  L'internazionalizzazione

Globalizzazione, mondializzazione, internazionalizzazione: sono questi i termini più ricorrenti delle maggiori testate economiche nell'ultimo periodo. Il tema dell'internazionalizzazione, inteso come processo che riguarda i rapporti economici, politici, giuridici e culturali che una certa comunità o nazione stabilisce con altri Paesi viene affrontato nelle sue diverse forme in varie parti di questo documento. Nel capitolo precedente è già stato analizzato il fenomeno dell'internazionalizzazione mercantile; nella sezione dedicata alla Ricerca e Sviluppo ed all'innovazione viene trattato l'aspetto connesso al trasferimento internazionale di know-how, mentre il tema dell'integrazione culturale ed etnica viene più volte ripreso. Vengono qui esaminate le forme di internazionalizzazione imprenditoriale, attraverso l'analisi degli operatori con l'estero, produttiva, mediante lo studio degli investimenti all'estero, e di integrazione economica misurata tramite lo scambio di beni intermedi e semi-lavorati.

Inizio Pagina  Gli operatori con l'estero

Nel 2002 il numero degli esportatori mostra, per la prima volta, una flessione passando da un valore di 24.194 nel 2001 a 23.950. Tale riduzione si accompagna ad una diminuzione più accentuata nei valori delle esportazioni venete, traducendosi quindi nel contenimento del dato relativo al ricavo unitario. Viene comunque confermato, nel 2002, il forte orientamento all'esportazione delle piccole imprese, rafforzando, in termini di numero di operatori, il primato delle regioni settentrionali. Gli operatori veneti sono 23.950 con una quota del 13,2% sul totale nazionale. La loro distribuzione percentuale per classi di fatturato estero mostra che in Veneto più della metà delle aziende esportatrici (55,1%) si concentra nella classe composta da imprese con fatturato estero annuo inferiore ai 75.000 euro e si nota che all'aumentare delle classi di ricavo diminuisce la percentuale di imprese esportatrici.

La propensione relativa all'esportazione (nota 1) del Veneto è pari a 1,4 quindi ben più elevata della media italiana e inferiore solo a quella di Lombardia e Friuli Venezia Giulia.

Inizio Pagina  Gli Investimenti Diretti all'Estero

L'internazionalizzazione produttiva consiste nel delocalizzare parte della produzione di un bene in un paese diverso da quello in cui è residente l'impresa attraverso l'attuazione di un investimento diretto all'estero (IDE). I dati disponibili sono maggiormente significativi per economie composte da imprese di grosse dimensioni, in quanto riguardano le multinazionali, e quindi non rappresentano adeguatamente la vocazione internazionale dei piccoli imprenditori veneti, ma evidenziano comunque un aumento del fenomeno.

Considerando i dati 2002 relativi all'internazionalizzazione attiva, ossia l'espansione produttiva all'estero delle imprese del nostro territorio, il numero di imprese all'estero a partecipazione veneta risulta di 1.710 unità con un incremento del +7,5% rispetto al 2001.

Esaminando i dati regionali, il Veneto è la quarta regione italiana per numero di imprese estere partecipate con una quota del 12,1% sul totale nazionale. Tali imprese sono di piccola o media dimensione, infatti sia la media di addetti per impresa (45) che il fatturato medio per impresa (8,6 milioni di euro) sono inferiori ai valori medi nazionali. La Lombardia è la regione che ha il maggior numero di imprese estere partecipate (5.265) con una media di 74 addetti per impresa, mentre il Piemonte guida la classifica del fatturato delle imprese estere partecipate con un valore complessivo di 85.040 milioni di euro. Il Piemonte registra anche il più elevato numero di addetti per impresa estera partecipata (151) mentre il Lazio ottiene il miglior risultato per quanto riguarda il fatturato medio per impresa estera partecipata con un valore di circa 51 milioni di euro.

A livello disaggregato per settore di attività, si evidenzia che il settore con più imprese estere partecipate è quello del commercio all'ingrosso (868), anche se a livello di fatturato (7.893 milioni di euro) ed addetti (65.235) il settore più rilevante è quello manifatturiero. All'interno del settore manifatturiero, il comparto più importante è quello del tessile ed abbigliamento con 226 imprese partecipate ed un fatturato complessivo di 2.639 milioni di euro, seguono i settori delle macchine e apparecchi meccanici (76 imprese e 1.113 milioni di euro di fatturato), delle macchine ed apparecchiature elettriche ed ottiche (72 imprese e 819 milioni di euro) e della produzione di metallo con 55 imprese partecipate ma un fatturato complessivo (1.119 milioni di euro) superiore al sopraindicato settore delle macchine ed apparecchiature elettriche.

A livello di dislocazione geografica si nota l'elevata presenza di aziende partecipate nell'Unione Europea dei quindici, 570 imprese con un fatturato complessivo di 8.442 milioni di euro e 22.561 addetti. Anche nell'Europa centro-orientale risulta significativa la presenza di imprese partecipate, favorita dalla vicinanza geografica e da un costo del lavoro più contenuto, con un numero pari a 471 unità e un fatturato totale di 1.828 milioni di euro. Nell'America settentrionale le imprese partecipate presenti (176), pur essendo inferiori come numero, hanno un fatturato complessivo superiore a quelle dell'Europa centro-orientale. Numerosa presenza di imprese a partecipazione veneta anche nell'Asia orientale (203) con un fatturato complessivo di 901 milioni di euro.

Inizio Pagina  L'internazionalizzazione passiva

L'internazionalizzazione produttiva passiva raccoglie il fenomeno degli insediamenti tramite partecipazioni e investimenti dall'estero. Nel Veneto questo aspetto ha avuto nel biennio 2001-2002 un incremento nel numero di imprese a partecipazione estera (+1,7%), così come nel fatturato prodotto dalle stesse (+3,1%), a parità di addetti. I principali investitori in Veneto sono riconducibili ai paesi dell'Unione Europea (68,7%) e del Nord America (15,8%). La composizione settoriale delle partecipazioni in entrata vede prevalere il settore manifatturiero (51,2%), in particolare la meccanica; ciò indica come la specializzazione della regione alimenti ancora un afflusso di iniziative straniere. Un altro settore che si pone in evidenza è quello del commercio all'ingrosso che rappresenta il 31,6% del totale di imprese a partecipazione straniera.

Nel confronto con le altre regioni italiane il Veneto si colloca in buona posizione per l'attrazione di investitori stranieri: la percentuale di imprese a partecipazione estere non è ai livelli della Lombardia, ma in linea con le altre regioni del nord Italia. Da uno studio Siemens-Ambrosetti che analizza la competitività di un territorio attraverso la sua attrattività, il Veneto risulta terzo nella graduatorie delle regioni italiane per la quota di investimenti diretti esteri in percentuale sul PIL, evidenziando una percentuale dell'1% rispetto allo 0,5% medio nazionale. Questa ricerca mette in luce i fattori chiave essenziali per migliorare l'attrazione di nuovi investimenti: gli investitori non sono attirati in Veneto dalla ricerca di vantaggi di costo, come spesso avviene invece nei paesi emergenti o in via di sviluppo, ma oltre che da motivazioni di mercato e di business, dalla ricerca di specifici fattori produttivi ad alto contenuto di conoscenze come per esempio l'utilizzo di elevate tecnologie, know how di settore, la presenza di manodopera specializzata. Altri elementi importanti vengono ritenuti l'esistenza di un benessere diffuso, garanzia per la qualità della produzione e la presenza di investimenti in R&S e di capitale umano con un elevato livello d'istruzione, che sembra avere un effetto moltiplicatore perché da un lato migliora l'attrattività, dall'altro crea le condizioni per un ulteriore sviluppo. Altri fattori, più critici in generale, anche a livello nazionale, risultano le carenze infrastrutturali, la macchinosità dell'apparto burocratico e l'elevata fiscalità. Se da questo studio emerge una situazione non rosea a livello nazionale, il Veneto rappresenta una delle regioni italiane con un buon grado di attrattività, simile quello di altre regioni europee quali Rhône Alpes e Baviera.

Inizio Pagina  Il traffico di perfezionamento

Quote crescenti di scambi con l'estero sono costituite dal commercio di beni intermedi e semi-lavorati. Lo sviluppo di questo tipo di traffico è dovuto al fatto che un numero sempre maggiore di beni non viene prodotto in un unico paese, ma è il risultato di un assemblaggio di parti prodotte in luoghi diversi. Il sistema più tradizionale per frammentare la produzione a livello internazionale, ossia di spezzare il processo produttivo in almeno due parti distinte poste in paesi diversi, è quello di acquistare sul mercato mondiale i beni intermedi prodotti da un'altra impresa.

Un primo indicatore per misurare i flussi di scambio di beni con diverso grado di lavorazione tra paesi è dato dal traffico di perfezionamento. Questo indicatore consente, in parte, di rilevare separatamente dai flussi di scambio definitivi i movimenti di merci in uscita dal proprio territorio destinate ad essere perfezionate fuori dai confini nazionali (esportazioni temporanee) e quelli relativi alle importazioni nel territorio nazionale a scarico di esportazioni temporanee (reimportazioni): si parla in questo caso di Traffico di perfezionamento passivo (Tpp). Parallelamente, vengono rilevati i movimenti in entrata di merci destinate a subire perfezionamento nel proprio territorio (importazioni temporanee) e quelli di esportazione a scarico di precedenti importazioni temporanee (riesportazioni), vale a dire il traffico di perfezionamento attivo (Tpa). Nel 2003 si è registrata in Veneto ed a livello nazionale una flessione del traffico di perfezionamento. La variazione negativa ha riguardato sia il traffico di perfezionamento attivo che quello passivo.

L'indice di preferenza comparata analizzato per tipologia di attività economica del Veneto, che permette di comprendere alcune caratteristiche riguardanti la condizione del traffico di perfezionamento rispetto al dato nazionale, mostra l'elevata propensione della nostra economia al traffico di perfezionamento nel suo complesso. Essa è particolarmente evidente nei settori del legno, della moda (abbigliamento e pelle) e dei mezzi di trasporto.

Nell'analisi del fenomeno per area geografica, il Veneto risulta maggiormente incline al traffico di perfezionamento, nel suo complesso, con l'Asia centrale, mentre nell'interscambio con l'America settentrionale e l'Asia orientale prevalgono i fenomeni di perfezionamento attivo.

I dati presentati, sia a livello di valutazione degli investimenti veneti all'estero che di analisi del traffico di perfezionamento, confermano le riflessioni degli imprenditori esternate nel corso di quest'anno: appare necessario il passaggio da un tipo di delocalizzazione mirata al contenimento dei costi ad un processo di delocalizzazione strategico, dove l'obiettivo è quello di presidiare nuovi mercati, creare nuove vie di sbocco, ricercare un nuovo posizionamento nella divisione internazionale del lavoro. E' ormai inconfutabile che la produzione di settori maturi a bassa manovalanza, come ad esempio la tessitura a bassa qualità, non può essere più mantenuta in Veneto; ciò non toglie che questa regione possa rimanere una delle aree al mondo più qualificate nella trasformazione manifatturiera specializzata. E' necessario quindi partire dai punti di forza per ridisegnare l'offerta produttiva nello scenario mondiale, dando vita ad un sistema imprenditoriale forte e compatto che investa sempre più in innovazione tecnologica e qualità.

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