Regione del Veneto - U.O. Sistema Statistico Regionale
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Rapporto Statistico 2013
Capitolo 2

Il mercato mondiale leva dell'economica veneta

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2.1 Il mercato mondiale leva dell'economia veneta

La crescita del commercio mondiale sta rallentando. Dopo l'ottima performance del 2010, +14,2% rispetto all'anno precedente, il commercio mondiale ha iniziato una fase di netta decelerazione, registrando una crescita di circa sei punti percentuali nel 2011, che si riducono a due nel 2012. Nell'ultimo anno la crescita dell'interscambio commerciale mondiale ha fatto, quindi, registrare un incremento sensibilmente inferiore alle crescita media registrata negli ultimi vent'anni. Nel biennio 2013-2014 è prevista una robusta ripresa del commercio mondiale: l'accelerazione delle esportazioni sarà determinata, a iniziare dal secondo semestre del 2013, dall'aumento della domanda dei mercati emergenti in seguito all'orientamento più espansivo delle politiche macroeconomiche, e dal maggior dinamismo dell'economia americana. Questa stima potrebbe essere rivista al ribasso a causa della reintroduzione di alcune misure protezionistiche, che alcuni governi individuano come soluzione per combattere la disoccupazione e la recessione. (Figura 2.1.1)
In Italia
Le vendite estere e la competitività delle imprese italiane sui mercati esteri si confermano, in una fase di sensibile contrazione della domanda interna, tra le leve più importanti per lo sviluppo del sistema economico nazionale. Anche per il 2012, l'export italiano, che ha quasi raggiunto la soglia dei 390 miliardi di euro, è cresciuto del +3,7%, pari a un incremento di poco superiore, in termini di valore, ai 13,8 miliardi di euro. Dopo dieci anni, il 2012 si chiude con un surplus della bilancia commerciale, quasi undici miliardi di euro, grazie alla contrazione delle importazioni, che nell'ultimo anno hanno fatto registrare una diminuzione del -5,6%. Il saldo positivo complessivo è stato sostenuto dall'ampio avanzo nell'interscambio con i mercati appartenenti all'Unione europea (+9,7 miliardi di euro).
A livello territoriale, nel 2012 la dinamica dell'export è ampiamente superiore alla media nazionale per le regioni dell'Italia insulare (+21,3%) e centrale (+6,3%). Le regioni nord-occidentali (+3,5%) e nord-orientali (+1,1%) conseguono risultati positivi ma inferiori alla media, mentre sono in lieve diminuzione le vendite dell'Italia meridionale (-0,2%). Le regioni che contribuiscono maggiormente alla crescita dell'export nel 2012, alle quali si può ascrivere quasi l'80% dell'aumento delle esportazioni nazionali, sono la Lombardia, la Sicilia, la Toscana, l'Emilia-Romagna e la Sardegna. (Tabella 2.1.1) (Tabella 2.1.2)
La crescita delle esportazioni nazionali è sostenuta dall'aumento delle vendite sui mercati extra Ue (+9,2%), mentre quelle verso l'area Ue sono in lieve flessione (-0,7%). Infatti, i mercati più dinamici per le esportazioni italiane sono stati gli Stati Uniti, la Svizzera, la Turchia, il Giappone, gli Emirati Arabi e la Russia. Cala, invece, il fatturato estero in quasi tutti i principali mercati appartenenti all'Unione europea: -1,1% verso la Germania, -1% verso la Francia, -8% verso la Spagna. All'interno dell'Ue, si registra una dinamica positiva dell'esportazioni verso il Regno Unito e il Belgio.
In termini di settori, la crescita più intensa su base annua ha riguardato le esportazioni di articoli farmaceutici e chimici, di articoli sportivi, preziosi e dell'occhialeria e di beni del comparto agroalimentare, mentre i dispositivi elettronici, gli apparecchi elettrici e i mezzi di trasporto fanno registrare una leggera diminuzione del valore esportato.
La recessione penalizza la dinamica delle importazioni nazionali (-5,6% rispetto al valore registrato nel 2011). La diminuzione delle importazioni è imputabile al calo sia degli acquisti dai mercati UE (-7,2%) che dagli approvvigionamenti provenienti dall'area extra Ue (-3,9%). Nell'area Ue le riduzioni più significative, in termini di valore, si registrano nell'import dalla Germania (-7,2 miliardi di euro, pari al -11,5%), che resta il primo mercato di approvvigionamento delle imprese italiane, dalla Francia, dal Regno Unito e dalla Spagna. Tra i mercati extra Ue si segnala la contrazione degli acquisti dalla Cina (-4,9 miliardi di euro), che rimane il terzo mercato di riferimento per le nostre imprese. A livello settoriale, la contrazione delle importazioni interessa quasi tutti i principali settori merceologici, con punte nei mezzi di trasporto (-21,2%, pari a -8,1 miliardi di euro) e nel comparto dell'elettronica (-6,2 miliardi di euro).
In Veneto
Le esportazioni venete hanno registrato nel corso del 2012 un incremento pari al +1,6% rispetto all'anno precedente, attestandosi ad un valore pari a 51,1 miliardi di euro. Il Veneto si conferma la seconda regione italiana, dietro solo alla Lombardia, per valore di beni esportati, con una quota pari al 13,1% del fatturato estero nazionale. La crescita delle esportazioni è sostenuta dall'aumento delle vendite sui mercati extra Ue (+6,7%), mentre quelle verso l'area Ue sono in lieve flessione (-1,9%). L'espansione è trainata dalle vendite verso gli Stati Uniti (+11%), che resta il terzo mercato di sbocco per le imprese venete, la Svizzera (+23,2%, pari ad un aumento di 489 milioni di euro), la Russia (+10,2%), gli Emirati Arabi Uniti (+9,7%), il Giappone (+22,1%), l'Arabia Saudita (+17,2%) e il Sud Africa (+34,3%). La dinamica positiva delle esportazioni verso questi mercati evidenzia la costante capacità delle imprese venete di cogliere le opportunità presenti sia nei mercati tradizionali, che in quelli emergenti. Tra i mercati europei, si registrano trend positivi nel Regno Unito, in Belgio e nei Paesi Bassi. (Figura 2.1.2)
Diminuiscono, invece, le vendite estere verso gli altri principali partner europei: - 1,3% verso la Germania, primo mercato di riferimento per le imprese presenti nel nostro territorio, - 2,3% verso la Francia, -9,2% verso la Spagna. Inoltre, si segnala il caso particolare dell'export veneto verso la Cina: nel 2012 le vendite verso il colosso asiatico sono diminuite del -26,2%, pari a 479 milioni di euro in meno rispetto al 2011. Dall'analisi dettagliata dei flussi dell'export, emerge che tale dinamica negativa è generata dalla riduzione del fatturato estero generato dalle imprese trevigiane del comparto della meccanica: le esportazioni di macchinari trevigiani in Cina sono passate dai 567 milioni di euro del 2011 agli 80 milioni di euro del 2012, ben 487 milioni di euro in meno rispetto all'anno precedente. Questo risultato negativo, che si presume sia dovuto all'acquisizione da parte di investitori stranieri di imprese meccaniche trevigiane, spiega l'intero disavanzo del fatturato estero regionale verso la Cina nell'ultimo anno. (Figura 2.1.3)
A livello settoriale, risulta positiva e superiore alla media regionale la crescita delle esportazioni del comparto agroalimentare, le cui imprese stanno sviluppando la propria proiezione internazionale per rimediare alla prolungata riduzione dei consumi nazionali, che registrano un incremento di circa otto punti percentuali, delle produzioni orafe, dell'occhialeria e degli articoli sportivi, delle lavorazioni in metallo e dei mezzi di trasporto. Restano quasi invariate, in termini di valore, le vendite estere del comparto moda e delle apparecchiature elettriche. In flessione, invece, l'export delle apparecchiature elettroniche.
Il fatturato estero della meccanica, che rimane il più importante settore dell'export regionale, risente "dell'effetto Treviso": nel 2012 le esportazioni del settore hanno registrato una riduzione annua pari a 213 milioni di euro (-2,1%). Di conseguenza, la crescita del fatturato estero di macchinari realizzato nelle restanti province (+335 milioni di euro) ha recuperato, solo in parte, il dato negativo registrato nella provincia di Treviso. (Figura 2.1.4) (Figura 2.1.5)
Anche per il 2012 il saldo commerciale è positivo, pari a +13,6 miliardi di euro, con un surplus più ampio per i paesi extra Ue (+7,8 miliardi) rispetto a quelli Ue (+5,8 miliardi). L'avanzo commerciale con i mercati del Nord America sfiora i 3 miliardi di euro e registra una crescita di circa 300 milioni di euro rispetto all'anno precedente. Significativa anche la crescita, circa 500 milioni di euro rispetto al 2011, del surplus commerciale verso gli altri paesi europei (Svizzera, Turchia e Norvegia) e i mercati dell'area mediorientale (+1,8 miliardi di euro nel 2012). Il saldo positivo complessivo è sostenuto dall'ampio avanzo nell'interscambio di prodotti della meccanica (+7,8 miliardi), articoli sportivi, ottica e comparto orafo (+3,4 miliardi), apparecchiature elettriche e del comparto moda. Resta negativo, ma in netta diminuzione rispetto all'anno precedente, il saldo commerciale dei mezzi di trasporto (-2,6 miliardi) e del settore agroalimentare (-751 milioni di euro).
La diminuzione delle importazioni venete (-7,8% rispetto al 2011) è stata più accentuata per i paesi Ue (-10,6%) rispetto a quelli extra Ue (-2,7%). Tra i mercati di approvvigionamento dell'Ue, si registrano variazione negative che superano i dieci punti percentuali in Germania, che resta il mercato per valore di merci importate (circa il 20% dell'intero import regionale), Repubblica Ceca, Spagna e Regno Unito.
In forte contrazione gli acquisti esteri dei mezzi di trasporto (-28,6%, pari a -1,8 miliardi di euro rispetto al 2011), del comparto dell'elettronica, del settore della meccanica e dei beni del comparto moda (-7,4%), che rimane il più importante settore regionale in termini di valore di acquisizioni estere: 6,4 miliardi di euro nel 2012, pari al 17% delle importazioni regionali. (Tabella 2.1.3)
Nel 2012 tutte le province venete, con l'unica eccezione di Treviso, hanno concorso positivamente all'incremento delle esportazioni regionali. Le province che hanno contribuito maggiormente alla crescita delle esportazioni regionali, determinando gran parte della crescita complessiva, sono Vicenza (con una variazione annuale delle esportazioni provinciali del +3,2%, pari a 460 milioni di euro in più rispetto al 2011), Padova (+4,4%, pari a + 360 milioni di euro) e Verona (+3,4%, pari a +307 milioni di euro). Anche Venezia (+5,3%), Belluno (+3,9%) e Rovigo (+2,1%) presentano delle dinamiche piuttosto favorevoli, anche se con un impatto più contenuto sulla crescita dell'export regionale. Le esportazioni della provincia di Treviso nel complesso del 2012 hanno registrato una diminuzione di sei punti percentuali rispetto al totale del 2011. Come affermato precedentemente, il saldo negativo di questa provincia è da imputare principalmente alla riduzione delle vendite di macchinari verso la Cina.
L'andamento delle importazioni risulta negativo in tutte le province venete, con l'unica eccezione di Venezia. La crescita degli approvvigionamenti della provincia di Venezia è dovuta a due settori: la chimica (circa 400 milioni di euro in più rispetto al 2011) e i beni legati al comparto energetico (circa 600 in più rispetto al 2011).
Le province in cui la diminuzione del valore delle importazioni si è rivelata maggiormente marcata sono Belluno (-18% rispetto al 2011), Verona (-15,3%), Padova (-12,2%) e Treviso (-11,6%), mentre nelle province di Vicenza (-5,4%) e Rovigo (-2,8%) la riduzione dell'import è stata inferiore alla media regionale. Nella provincia di Verona, si segnala la rilevante riduzione di acquisizioni estere dei mezzi di trasporto: si è passati dai 5,4 miliardi di euro del 2011 ai 3,7 miliardi del 2012, pari a circa trenta punti percentuali in meno.
Gli operatori veneti con l'estero
Nel 2012 sono 29.780 gli operatori presenti in Veneto che effettuano vendite di beni all'estero, in lieve crescita (+1,1%) rispetto al 2011. La quota del fatturato estero regionale realizzata dai primi cinquecento operatori passa dal 58,8% del 2011 al 59,2% del 2012, mentre i primi cinquanta esportatori rappresentano nel 2012 il 22,9% dell'export regionale, in linea con il valore del 2011.
La maggior numerosità di operatori all'esportazione si rileva per le vendite verso l'Ue, con circa dodici mila presenze nel 2012, segue l'area dell'Europa orientale che registra, nonostante una lieve riduzione (-0,2%), quasi undici mila presenze. Il resto dell'Europa (Svizzera, Norvegia e Turchia) è la terza area geografica per numero di presenze di operatori commerciali regionali (quasi nove mila), superando l'Asia orientale di circa due mila presenze.

Figura 2.1.1

Variazioni percentuali annue del commercio mondiale di merci - Anni 2000:2014

Tabella 2.1.1

Esportazioni per regione. Valori espressi in milioni di euro e variazione percentuale annua - Anni 2011:2012

Tabella 2.1.2

Importazioni e saldo commerciale(*) per regione. Valori espressi in milioni di euro e variazione percentuale annua - Anni 2011:2012

Figura 2.1.2

Variazione percentuale annua e quota delle esportazioni venete verso i principali partner commerciali - Anno 2012

Figura 2.1.3

Variazione percentuale annua e quota delle esportazioni venete dei principali settori economici - Anno 2012

Figura 2.1.4

Saldo commerciale per area geografica. Valori espressi in milioni di euro. Veneto - Anni 2011:2012

Figura 2.1.5

Saldo commerciale per settore economico. Valori espressi in milioni di euro. Veneto - Anni 2011:2012

Tabella 2.1.3

Interscambio commerciale con l'estero per provincia. Valori espressi in milioni di euro e variazione percentuale annua - Anni 2011:2012
 
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2.2 - Il commercio interno risente della riduzione dei consumi

In Italia
Nel corso del 2012 l'andamento negativo dei consumi si è istantaneamente riflesso sulle attività commerciali, facendo sì che le vendite al dettaglio del 2012 si siano ridotte complessivamente dell'1,7% rispetto all'anno precedente: le variazioni mensili sui rispettivi mesi del 2011 sono positive soltanto in pochissimi casi, sempre risollevate dalla componente relativa alle vendite dei prodotti alimentari. Queste ultime, infatti, mantengono la stabilità rispetto al 2011, +0,2% annuo, a differenza del non alimentare che sfiora un calo di 3 punti percentuali. Analoga distinzione può essere fatta tra l'andamento delle vendite della grande distribuzione, +0,2%, e quello delle piccole superfici, le cui vendite diminuiscono del 3,2% rispetto al 2011. La grande distribuzione è in leggero recupero rispetto alla performance del 2011, in cui per la prima volta dall'inizio della crisi economica nel 2008 aveva chiuso in negativo rispetto all'anno precedente.
Il clima di fiducia nel commercio al dettaglio non poteva che risentirne, evidenziando tutti gli indici al ribasso, sia i giudizi sulle vendite, sia le attese sulle vendite, sul volume degli ordini e sull'occupazione. (Figura 2.2.1)
Il segmento trasversale dell'e-commerce continua invece a crescere a ritmi più che sostenuti: le vendite via internet tramite pagamenti con carta di credito e debito internazionale sono cresciute del 16,5% annuo nel 2012 (in termini nominali, non depurati da fattori inflazionistici): oltre il 70% di queste vendite riguardano i viaggi e i trasporti, i servizi consumer, l'informatica e i beni e servizi professionali (Nota 1) .
In Veneto
Nel 2012 il commercio in sede fissa in Veneto perde rispetto all'anno precedente quasi 2 esercizi su 100, penalizzato dalla forte riduzione delle sedi d'impresa, -2,8%, a fronte della stabilità delle unità locali non sedi principali dell'attività economica.
Gli esercizi specializzati nella vendita di apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni sono le uniche attività in espansione (+7,8% rispetto al 2011); rimangono pressoché stabili gli esercizi specializzati nella vendita di carburante per autotrazione (+0,1%) e subiscono, invece, un lieve indebolimento nel corso del 2012 gli esercizi specializzati nell'alimentare, bevande e tabacco (-0,7%). Contrazioni più consistenti si registrano per gli esercizi specializzati in articoli culturali e ricreativi (-2,4%) e altri prodotti per uso domestico (-4,2%).
Padova e Verona sono le province in cui è stato più moderato il crollo delle attività del commercio al dettaglio (rispettivamente, -1,3% e -0,9%), mentre Venezia è stata la provincia più colpita (-2,7%). (Figura 2.2.2)
Il commercio ambulante chiude l'anno in leggera crescita rispetto al 2011, +0,2%, sorretto da buone performance del settore dei mobili e articoli di uso domestico, +2,8%, e quello dell'abbigliamento, tessuti, calzature e pelletterie, +1,7%.
Per quanto riguarda il commercio al dettaglio al di fuori di negozi, banchi e mercati continua l'esplosione dell'e-commerce nel 2012, +16,8%, e nell'ultimo anno anche delle vendite a domicilio, +16,7%.
La Grande Distribuzione Organizzata nel 2011 continua a mantenere la sua dinamica in leggera controtendenza rispetto all'intero comparto commerciale: crescono gli esercizi della GDO in numero e in superficie e anche i relativi addetti, anche se la crescita è più contenuta rispetto a quella del 2010. La crescita più consistente è quella di grandi magazzini, supermercati e ipermercati, +3,9% annuo, a cui corrisponde una crescita della superficie del 2,6% e degli addetti del 2,7%. (Tabella 2.2.1)
Per la prima volta nel 2011 le superfici specializzate sono il format distributivo meno dinamico, chiudendo infatti l'anno con una contrazione dello 0,9%: la stretta specializzazione in prodotti di genere non alimentare fa sì che queste attività siano le più colpite dalla contrazione delle vendite degli ultimi anni, più forte, appunto, nel comparto delle vendite non alimentari.
I minimercati, dopo diversi anni di contrazione, ritornano a crescere nel corso del 2011, con una variazione positiva di 2 punti percentuali degli esercizi, mentre gli addetti diminuiscono dell'1,1% annuo.
I dati regionali delle vendite non sono disponibili per l'anno 2012, ma si può stimare un andamento simile a quello fatto registrare dalle vendite a livello nazionale; è probabile quindi che la crescita osservata per la Grande Distribuzione nel 2011 non si confermi nel 2012.

Figura 2.2.1

Indice del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio: variazioni percentuali sul rispettivo periodo dell'anno precedente per settore merceologico. Italia - Gen. 2011:Gen. 2013

Figura 2.2.2

Quota e variazione percentuale annua degli esercizi commerciali in sede fissa per specializzazione commerciale. Veneto - Anno 2012

Tabella 2.2.1

Unità locali, superficie di vendita e numero di addetti della grande distribuzione per provincia. Veneto - Anno 2011
 
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2.3 La congiuntura agricola

In un'annata fortemente caratterizzata da un andamento meteorologico anomalo durante la stagione estiva, contraddistinta da temperature molto elevate e da un prolungato periodo di siccità, il fatturato complessivo del settore agricolo veneto ha tenuto. Il valore della produzione realizzato nel 2012 si è infatti attestato sui 5,56 miliardi di euro, un livello superiore a quello dell'anno precedente (+1,2%). In effetti la siccità estiva ha influito negativamente sulla produzione delle principali colture, ma la contrazione produttiva avvenuta a livello mondiale ha determinato un aumento delle quotazioni consentendo di mantenere invariato il valore realizzato.
Gli andamenti di produzione e prezzo verificatesi nel corso del 2012 hanno avuto segni contrapposti: le variazioni percentuali a prezzi costanti sono quasi tutte di segno negativo ed evidenziano la contrazione della quantità prodotta dalle coltivazioni agricole, mentre la zootecnia ha contenuto il calo produttivo su livelli decisamente inferiori. Prendendo invece in considerazione i valori della produzione a prezzi correnti, si può notare l'effetto dell'andamento crescente dei mercati, verificatosi prevalentemente nel secondo semestre del 2012 quando era ormai evidente che le principali colture agricole a livello mondiale avrebbero subìto dei significativi cali nelle quantità prodotte. (Tabella 2.3.1) (Tabella 2.3.2)
Nel 2012 si è osservato inoltre una notevole diminuzione del deficit della bilancia commerciale relativa ai prodotti agroalimentari veneti, scesa a 751 milioni di euro (-32%) a causa del significativo incremento delle esportazioni (+8%), che hanno raggiunto i 4,82 miliardi di euro, rispetto alla stabilità delle importazioni, ferme a 5,57 miliardi di euro.
L'export agroalimentare
L'export è ormai diventata la parola d'ordine anche per il comparto agroalimentare, del resto il calo dei consumi interni incentiva le aziende a cogliere la redditizia opportunità a presentare i propri prodotti all'estero, dove sono sempre più conosciuti ed apprezzati: quasi tutti i primi 10 prodotti più esportati nel corso del 2012 sono in crescita, anche con cifre superiori al 10%, rispetto all'anno precedente, con la sola esclusione di carni e frattaglie che segnano un calo del 5%. (Figura 2.3.1)
Vino, pasta, formaggi e prodotti da forno totalizzano quasi la metà dell'export agroalimentare ed il vino da solo totalizza più del 30%: con 1,44 miliardi di euro per il 2012 il vino esportato dal Veneto batte tutti i record, crescendo rispetto all'anno precedente dell'8,3%. (Figura 2.3.2)
E se notiamo un calo nelle quantità, il valore cresce, a testimonianza del fatto che è sempre più di qualità il vino esportato, anche grazie ai vini spumanti, che con un +25% in valore ed un +18,4% in quantità dimostrano il crescente apprezzamento estero, soprattutto nel Regno Unito (il nostro primo acquirente per questa tipologia) e negli USA.
La Germania si conferma il nostro miglior cliente anche per il 2012, ma sono i paesi del nord Europa, ad eccezione di Danimarca e Olanda, e gli Stati Uniti a segnalare le crescite più consistenti rispetto al 2011 con cifre superiori al 10%. (Figura 2.3.3)
Imprese e occupazione
Continua a diminuire il numero di imprese agricole iscritte alle Camere di Commercio del Veneto, sceso nel 2012 a 72.400 unità con una contrazione dell'1,9%, comunque inferiore al calo medio nazionale (-2,4%). Anche il comparto alimentare veneto ha registrato una leggera flessione delle imprese attive, scese a circa 3.650 unità (-1,1%), un calo meno rilevante rispetto alla contrazione subìta nel complesso dal settore manifatturiero (-2,8%). In significativo aumento il numero degli occupati agricoli (+7,5%), che hanno raggiunto le 75.000 unità, mentre l'industria alimentare ha subìto una perdita di occupati dell'ordine dell'1,6%, superiore alla media dell'intero comparto industriale (-0,9%).
Cereali e colture industriali
La coltivazione dei cereali è stata fortemente condizionata dalla siccità estiva, considerando l'aumento della produzione di cereali autunno-vernini (frumento tenero +26%, frumento duro +11% e orzo +6%) e la diminuzione della produzione dei cereali primaverili-estivi (mais -35%, riso -10%). Il mais si è confermato prima coltura in Veneto con 270.000 ettari (+10%), in aumento anche la superficie a frumento tenero (+4%), mentre sono calati gli ettari coltivati a frumento duro (-5%), orzo (-9%) e riso (-15%). Nel complesso i cereali hanno potuto beneficiare di incrementi notevoli delle quotazioni nei mercati nazionali e internazionali durante la seconda metà del 2012, invertendo il deludente andamento commerciale di inizio anno.
Per quanto riguarda le colture industriali, si è registrata una notevole ripresa degli ettari coltivati a barbabietola da zucchero (+39%) che ha consentito di aumentare la produzione (+23%) nonostante il calo della resa (-12%). La soia ha sofferto particolarmente la siccità estiva subendo un notevole calo produttivo (-43%) dovuto anche alla contrazione della superficie (-11%), ma ha beneficiato di prezzi di mercato piuttosto elevati soprattutto in corrispondenza della nuova campagna di commercializzazione. In calo le produzioni di tabacco (-37%), in seguito a una notevole diminuzione della superficie (-46%), di girasole (-13%) e di colza (-16%).
Il comparto ortofrutticolo
Buona la tenuta di patate e ortaggi che nel complesso hanno confermato le superfici dell'anno precedente aumentando leggermente il valore della produzione (+1,2%). Diverso l'andamento dei mercati durante l'anno a seconda di specie e varietà: il prezzo medio annuo ha subìto cali per radicchi (-8%) e patate (-15%), ma ha registrato rialzi per lattuga (+18%) e fragola (+24%). La siccità estiva ha penalizzato anche la produzione delle principali colture frutticole: melo -19%, pero -18%, pesco -13%. Tuttavia la minore offerta e la buona qualità del prodotto ha consentito di spuntare prezzi più vantaggiosi sui mercati dopo i deludenti risultati commerciali degli anni precedenti.
Il comparto vitivinicolo
La prolungata siccità e le alte temperature estive hanno condizionato la vendemmia 2012, determinando una diminuzione del 4,6% dell'uva raccolta e del 7,1% del vino prodotto rispetto all'annata precedente. Dai 10,8 milioni di quintali di uva raccolti in Veneto sono stati ottenuti poco più di 8 milioni di ettolitri, la maggior parte dei quali marchiati Doc-Docg (52,7%) e Igt (40,7%). Dalle dichiarazioni di produzione risulta tuttavia una quantità di vino prodotta in Veneto complessivamente pari a 9,2 milioni di ettolitri, dovuta anche alla trasformazione di uva acquistata fuori regione.
I dati desunti dallo schedario viticolo veneto indicano un leggero aumento della superficie vitata totale (+1,25%) che ha raggiunto 76.340 ettari, dei quali circa 30.100 coltivati in provincia di Treviso (39%) e 26.300 in provincia di Verona (34%). Il vitigno più coltivato in regione è il Glera, dal quale si ottiene il vino Prosecco, che occupa una superficie di circa 21.000 ettari pari al 27,7% del totale. Di conseguenza la Doc Prosecco è la denominazione più importante in termini di produzione (circa 2,2 milioni di quintali di uva dichiarata, pari al 38% del totale destinato a DO), seguita a distanza dal Valpolicella (820.000 q). Al terzo posto ancora Prosecco: la Docg Conegliano-Valdobbiadene con 815.000 quintali di uva dichiarata, che precede le Doc veronesi Soave, Bardolino e Custoza.
Nel 2012 le quotazioni delle uve da vino in Veneto sono risultate in rialzo. Complessivamente il prezzo medio è aumentato del 10,5%, salendo da 56 a 62 centesimi al kg. L'incremento più elevato è stato registrato in provincia di Verona (+17,8%), dove spiccano le quotazioni medie conseguite dalle uve di Soave (+33,9%) e di Vapolicella (+22,6%). In provincia di Treviso la crescita dei prezzi, mediamente pari all'8,5%, è dovuta soprattutto alle buone performance commerciali delle uve atte a vini Igt, sia bianchi che rossi. Risulta invece penalizzata la denominazione più significativa della marca trevigiana, ovvero la Doc Prosecco, le cui uve hanno subìto un ribasso del 24%. Prosecco in significativo calo anche in provincia di Padova (-34%), dove complessivamente l'aumento dei prezzi è stimato in +12,3% in seguito a un buon andamento commerciale delle principali uve Doc e Igt che dimostrano un rialzo dal 20 al 40%. Incrementi a doppia cifra anche in provincia di Venezia per diverse tipologie di uva ed in particolare per quelle a bacca nera.
Esaminando le rilevazioni dell'Ismea sui mercati nazionali dei prezzi all'origine, anche i vini veneti sembrano avere beneficiato di un significativo rialzo durante il 2012 rispetto all'anno precedente. Le medie annuali dei vini Doc-Docg dimostrano un incremento del 4% per il Custoza, del 14% per il Gambellara, del 18% per il Soave, del 9% per il Bardolino, del 16% per il Merlot del Piave e del 25% per il Valpolicella classico. In rialzo anche gli IGT veneti: Chardonnay +21%, Pinot grigio +26%, Raboso +19% e Merlot +29%. In base ai primi dati provvisori, risulterebbe inoltre in aumento il valore delle esportazioni di vino dal Veneto, che rappresentano il 30% del totale nazionale, e che nel 2012 avrebbero raggiunto 1,44 miliardi di euro (+8,4%). (Tabella 2.3.3)
La zootecnia
La campagna 2011/12 per la produzione di latte ha raggiunto complessivamente 11,14 milioni di quintali, con un leggero incremento rispetto alla precedente (+0,7), invertendo la tendenza al ribasso delle precedenti 4 campagne produttive. Un ulteriore incremento è previsto per la campagna 2012/13, che dovrebbe consentire la produzione di 11,28 milioni di quintali. Il numero di allevamenti è sceso a 3.949 (-4%), mentre la quota di produzione assegnata nel 2012 è risultata pari a 11,38 milioni di quintali. Tuttavia anche nel 2012, grazie al sistema delle compensazioni, non è stato superato né il quantitativo nazionale né quello regionale assegnato, per cui nessun prelievo sarà imputato alle aziende con esubero individuale. (Figura 2.3.4)
Durante il 2012 il prezzo del latte alla stalla ha avuto un andamento particolarmente incerto e altalenante. Ne è risultato un prezzo medio annuo pari a 37-38 euro /100 litri (esclusa IVA e qualità), inferiore del 4-5% a quello del 2011. In ribasso anche le quotazioni di Grana Padano e Asiago, stazionarie quelle del Montasio e in leggero rialzo quelle del Piave.
In base ai dati disponibili a livello nazionale si stima che nel 2012 la produzione veneta di carne bovina sia calata del 6% rispetto all'anno precedente. La produzione continua infatti a essere condizionata negativamente dal forte rincaro dei fattori produttivi, non solo energetici ma anche relativi ai mangimi per l'incremento dei prezzi delle materie agricole e agli animali di allevamento per i forti rincari dei ristalli. In diminuzione anche gli acquisti di carne da parte delle famiglie. Il numero di allevamenti attivi in Veneto a indirizzo misto e carne è calato del 4,1% rispetto all'anno precedente, e tale contrazione ha in particolare colpito i piccoli allevamenti ma anche quelli con un numero di capi superiore a 100. Di conseguenza il patrimonio zootecnico bovino del Veneto ha subìto una diminuzione di circa 7.000 capi su base annua (-0,9%), alla quale ha contribuito soprattutto la riduzione del numero degli animali adulti, mentre risultano in aumento i vitelli. (Tabella 2.3.4) (Tabella 2.3.5)
In diminuzione anche l'importazione di animali vivi soprattutto da ristallo (-3,6%), provenienti in prevalenza dalla Francia (390.000 capi) che ha ulteriormente rinforzato la sua leadership (+3,9%). La riduzione dell'offerta di carne bovina ha tuttavia consentito di risollevare i listini, con incrementi del prezzo medio annuo intorno al 10% (Tabella 2.3.6)
La disponibilità di carne suina di origine nazionale è stimata in crescita di oltre il 3% rispetto al 2011, per l'aumento sia del numero dei capi macellati (+2,5%) che del peso medio. In aumento anche i consumi domestici di carne suina: +1,4% dei volumi e +1,9% della relativa spesa. In particolare sono cresciute le vendite dei salumi sia DOP (+3% in quantità e +2,5% in valore) che non DOP (+3,6% in quantità e +2,7% in valore) continuando il trend positivo del 2011. Il prezzo medio annuo di vendita dei suini pesanti nel 2012 ha registrato un miglioramento rispetto all'anno precedente, attestandosi su 1,49 euro/kg al mercato di Mantova (+5,3%).
Il comparto avicolo nazionale aumenta ulteriormente la produzione rispetto al 2011, che già rappresentava il miglior risultato degli ultimi anni, essendo aumentata del 4,4% nei primi 9 mesi a peso morto e prospettando una produzione superiore a 1,25 milioni di tonnellate. Le macellazioni dei polli sono aumentate del 4,2%, grazie soprattutto alla perfomance dei capi superiori ai 2 kg (+6,2% in peso morto). Elevato anche l'incremento delle macellazioni dei tacchini (+5% in peso morto) e in particolare dei tacchini femmina (+15,2%). Favorevole la dinamica della domanda interna, in crescita di circa il 2% in termini di quantità e del 3% in termini di valore, che ha sostenuto le quotazioni del pollo da carne, per il quale sulla piazza di Verona si registra un prezzo medio annuo pari a 1,17 euro/kg (cat. >2 kg), in aumento dell'1,8% rispetto alla media del 2011. Meno positivo invece l'andamento delle quotazioni del tacchino da carne, che ha maggiormente risentito dell'incremento dell'offerta. Il valore medio annuo del tacchino maschio da carne è sceso a 1,34 euro/kg (-4,5%).
La pesca marittima
Secondo i dati dei mercati ittici veneti sono state 27.121 le tonnellate commercializzate in regione nel 2012, in calo del 2,4% rispetto all'anno precedente, corrispondenti a un fatturato di 101,2 milioni di euro (-10,9%). Tenendo conto delle transazioni registrate nel 2012 sui principali mercati regionali di Chioggia e Venezia, si evidenzia per Chioggia un transito complessivo di 11.627 tonnellate, pari a un valore complessivo di 36,7 milioni di euro (-11,6%). I quantitativi risultano in leggero rialzo (+2,3%), dovuto all'aumento della sola produzione locale, ma gli incassi sono in calo in tutte le tipologie considerate. Dopo la tenuta dell'anno precedente, anche il mercato ittico di Venezia ha registrato nel 2012 un segno negativo generalizzato. I quantitativi transitati si sono complessivamente attestati su 9.395 tonnellate (-5,1%), mentre il fatturato è sceso a 54,9 milioni di euro, in calo dell'8,2% rispetto al 2011.
Continua la perdita di imbarcazioni da parte della flotta peschereccia veneta, che secondo i dati del Fleet Register europeo al 31 dicembre 2012 contava 704 unità attive nella pesca marittima. Il calo annuale è di 20 imbarcazioni, pari al -2,8%. Le imprese del primario ittico regionale nel 2012 sono salite a 3.043 unità, con un incremento di 27 aziende (+0,9%) rispetto all'anno precedente. A questo aumento incidono in maniera determinante le imprese d'allevamento (+5,5%), che sorpassano in numero quelle della pesca, in calo del 3,5%. (Tabella 2.3.7)

Tabella 2.3.1

Variazione percentuale del valore delle produzioni agricole. Veneto - Anni 2012/11

Tabella 2.3.2

Valore (migliaia di euro) e distribuzione percentuale del valore della produzione per comparto. Veneto - Anno 2012

Figura 2.3.1

I primi dieci prodotti agroalimentari esportati (miliardi di euro) e variazione percentuale rispetto all'anno precedente. Veneto - Anno 2012(*)

Figura 2.3.2

Esportazioni di vino: variazione percentuale valore e quantità rispetto all'anno precedente. Veneto - Anno 2012(*)

Figura 2.3.3

Valore (milioni di euro) delle esportazioni di vino per i primi 10 paesi e variazione percentuale rispetto all'anno precedente. Veneto - Anno 2012(*)

Tabella 2.3.3

Stima dell'utilizzazione della produzione di uva da vino. Veneto - Anno 2012

Figura 2.3.4

Latte commercializzato rettificato (milioni di quintali) per campagna e numero di aziende. Veneto - Anni 2003:2012

Tabella 2.3.4

Allevamenti attivi ad indirizzo misto e carne. Veneto - Anni 2011:2012 e variazione percentuale 2012/11

Tabella 2.3.5

Capi bovini e bufalini. Veneto - Anni 2011:2012 e variazione percentuale 2012/11

Tabella 2.3.6

Ingressi di bovini vivi dall'estero per paese e variazione percentuale rispetto all'anno precedente. Veneto - Anno 2012

Tabella 2.3.7

Mercati ittici di Chioggia e Venezia, quantitativi dei transiti in milioni di euro e tonnellate -  Anni 2011:2012
 
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2.4 - Le imprese mostrano oggettive difficoltà

In Italia
"Imprese: nel 2012 mille chiusure al giorno": così i media annunciano la pubblicazione dei dati ufficiali sulla nati-mortalità delle imprese italiane nel 2012, sottolineando la ridotta vitalità in entrata delle imprese e la simultanea accelerazione in uscita dal sistema produttivo italiano. Nell'ultimo anno, infatti, si è registrata una mortalità imprenditoriale pari a quella del 2009 e la contrazione del numero di imprese attive (-0,7%) più consistente dopo quella del 2009, anno peggiore dall'inizio della crisi, che però era stato seguito da un biennio di sostanziale equilibrio e con tassi di mortalità ancora sotto controllo. Complessivamente le imprese italiane sono diminuite dello 0,7% annuo e i settori che hanno avuto maggiori difficoltà sono stati l'agricoltura e l'industria manifatturiera, rispettivamente -2,3% e -2,2% rispetto al 2011. Le imprese di costruzioni hanno a loro volta perso quasi il 2% di imprese attive, mentre il terziario continua a crescere, seppure molto debolmente (+0,3%): i servizi di alloggio e ristorazione sono cresciuti dell'1,9% annuo, i servizi all'impresa dell'1,1%, mentre in leggera contrazione sono stati i trasporti (-1,1%), le attività bancarie e finanziarie (-0,5%) e il commercio (-0,3%), settore notevolmente colpito dalla forte riduzione dei consumi delle famiglie italiane, accentuatasi nell'ultimo anno.
Continua nel 2012 la lenta contrazione delle ditte individuali, -1,2%, e delle società di persone, -1,3%; sostengono la dinamica congiunturale delle imprese italiane le società di capitali, cresciute dell'1,3% annuo, le quali presentano però un rallentamento della crescita rispetto all'anno precedente, il 2011, in cui erano cresciute di quasi 3 punti percentuali.
Rimangono accentuate le difficoltà che incontra l'artigianato italiano, anche a causa della forte concentrazione di attività manifatturiere e di costruzione, che tra tutte più sono esposte alle dinamiche recessive degli ultimi anni: per il quarto anno consecutivo il comparto artigiano chiude infatti il bilancio in negativo, con il saldo imprenditoriale peggiore dall'inizio della crisi (-1,6%).
Il Lazio, unica tra le regioni italiane, chiude l'anno con un incremento delle imprese attive, +0,7%; Campania, Trentino Alto Adige, Lombardia e Liguria sono le regioni che tengono meglio la contrazione del tessuto imprenditoriale, tutte con variazioni negative che non superano lo 0,5%. Le realtà territoriali che mostrano le maggiori difficoltà sono invece Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Molise, tutte con una contrazione delle imprese di un punto e mezzo percentuale. (Figura 2.4.1)
In Veneto
L'imprenditoria veneta segue l'andamento nazionale che ha visto un peggioramento della sopravvivenza imprenditoriale nel corso dello scorso anno: le imprese venete nel 2012 sono diminuite dell'1,2% rispetto al volume dell'anno precedente, -1,1% se si esclude il comparto agricolo.
Le imprese attive venete continuano a coprire l'8,6% delle imprese nazionali, occupando il quarto posto, dopo Lombardia, Campania e Lazio, nella graduatoria delle regioni.
Continua ad abbassarsi lievemente la natalità imprenditoriale veneta nel 2012, -2,2%, la quale raggiunge le 6,6 nuove imprese ogni 100 imprese attive, tasso inferiore al valor medio nazionale di 7,3 nuove imprese ogni 100 attive. Cresce nel frattempo notevolmente la mortalità delle imprese venete, +12,4% annuo, raggiungendo le 7,8 imprese cessate ogni 100 attive e superando il tasso nazionale per la prima volta dopo i primi anni del 2000. Il saldo imprenditoriale del 2012 risulta pari a -1,3%, valore più basso anche del 2009. (Figura 2.4.2) (Figura 2.4.3)
La dinamica delle imprese attive venete dell'ultimo anno conferma che è ancora in pieno svolgimento la trasformazione del sistema produttivo regionale; continua a ricoprire il proprio ruolo di traino per l'economia veneta il terziario, il quale occupa complessivamente oltre il 54% del sistema produttivo regionale (oltre il 65% se non consideriamo il comparto agricolo).
Il comparto industriale nel 2012 continua a risentire delle difficoltà congiunturali, -2,8% per il manifatturiero e -3,5% per le imprese di costruzione, contrazioni più consistenti di quelle registrate nei due anni precedenti. Le imprese attive dei servizi alle imprese, degli alberghi e ristoranti e del comparto bancario e finanziario sono continuate a crescere negli ultimi 3 anni; la recessione economica ha determinato, invece, una contrazione delle imprese attive del commercio (-0,9% nel 2012), primo settore a risentire della contrazione dei consumi interni osservata negli ultimi anni, e dei trasporti (-1,7%).
Le difficoltà coinvolgono tutte le attività della manifattura veneta: la metallurgia, la moda e l'industria del legno, mobili, carta e stampa, che insieme coprono quasi il 60% della manifattura veneta, hanno chiuso tutte il 2012 con variazioni annue negative di almeno 3 punti percentuali.
L'industria dei gioielli, articoli sportivi e occhialeria e l'industria alimentare sono i settori industriali che meglio riescono a reagire nel corso del 2012: chiudono l'anno, infatti, in perfetto equilibrio la prima e con una contrazione dell'1,1% annuo la seconda.
Le ditte individuali e le società di persone sono le forme giuridiche d'impresa che più risentono della difficile situazione economica affrontata nel 2012: le ditte individuali venete a fine anno sono l'1,6% in meno rispetto ad inizio anno e per le società di persone il calo è dell'1,8%. Le società di capitali continuano il loro trend di crescita, con un aumento dello 0,5% annuo, arrivando quasi a coprire un quinto delle imprese venete. Anche le forme minori, principalmente costituite da cooperative e consorzi, chiudono in positivo il 2012, con una crescita del 2,5%.
Vicenza e Venezia, ognuna con un peso superiore al 15% sul totale delle imprese venete, sono le province a mostrare le difficoltà maggiori in chiusura del 2012, rispettivamente -2,2% e -2,0% annuo. Padova, Verona e Treviso, che insieme sfiorano il 60% delle imprese attive regionali, fanno registrare contrazioni tra 0,6 e 1 punto percentuale; Belluno e Rovigo chiudono l'anno entrambe con un -0,8%. (Figura 2.4.4)(Figura 2.4.5)
L'artigianato veneto
L'imprenditoria artigiana nel 2012 ha fatto registrare un calo dell'1,9% delle imprese attive, sfiorando così la performance dell'anno più difficile, il 2009, che si era chiuso con un -2,2% annuo. Anche nel 2012 sono soltanto alcuni settori del terziario a crescere rispetto all'anno precedente: i servizi alle imprese (+4,3%) e i servizi di alloggio e ristorazione (+3,1%).
I settori prevalenti dell'imprenditoria artigiana veneta continuano, però, a portare avanti i segni della crisi economica: si chiude infatti l'anno con un -2,7% per l'industria manifatturiera e -3,0% per le costruzioni, settori che insieme costituiscono quasi il 70% dell'artigianato regionale.
Difficoltà congiunturali persistono anche nel corso del 2012 per i trasporti (-2,5%) e per il commercio (-1,4%).
Complessivamente la contrazione dell'artigianato veneto nel 2012 è stata leggermente più intensa rispetto all'andamento nazionale (-1,6%); Lazio, Liguria e Trentino Alto Adige sono state le regioni a mantenere il migliore equilibrio in un generalizzato momento di difficoltà per la sopravvivenza imprenditoriale totale e in primo luogo per l'imprenditoria artigiana. (Tabella 2.4.1)

Figura 2.4.1

Quota e variazione percentuale annua delle imprese attive per regione - Anno 2012

Figura 2.4.2

Quota e variazione percentuale annua delle imprese attive venete per categoria economica - Anno 2012

Figura 2.4.3

Quota e variazione percentuale annua delle imprese attive manifatturiere venete per categoria economica - Anno 2012

Figura 2.4.4

Quota e variazione percentuale annua delle imprese attive venete per forma giuridica - Anno 2012

Figura 2.4.5

Quota e variazione percentuale annua delle imprese attive per provincia - Anno 2012

Tabella 2.4.1

Imprese artigiane: numero, quota e variazione percentuale annua per categoria economica. Veneto - Anno 2012
 
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2.5 - La forza del turismo veneto

Indipendentemente dal periodo sfavorevole di crisi, il turismo veneto aveva registrato nel 2011 numeri da record. E, si sa, è arduo reggere il confronto con cifre di molto superiori al trend disegnato nel corso degli anni. Invece nel 2012 le grandi potenzialità dell'offerta turistica veneta, valorizzata dalle capacità imprenditoriali degli operatori e da uno strutturato e sinergico piano di promozione, hanno permesso al Veneto di mantenere il flusso record di visitatori, attestatosi sui 15,8 milioni di arrivi (+0,3%). La riduzione della permanenza nelle località di villeggiatura, in corso ormai da diversi anni, fa segnare ai pernottamenti un -1,7%, mantenendo comunque la ragguardevole cifra di circa 62,4 milioni di presenze. (Figura 2.5.1) (Tabella 2.5.1)
Una proposta poliedrica, quella veneta, che parla ad una sola voce di turismo, cultura, enogastronomia, identità, paesaggio e territorio, in grado di soddisfare nel migliore dei modi ogni richiesta. Così la scelta del Veneto come destinazione di vacanza ormai da diversi anni fa mantenere il primato tra le regioni turistiche italiane, come risulta confermato anche per il 2011, ultimo anno disponibile a livello nazionale, totalizzando il 15,2% degli arrivi ed il 16,4% di presenze di turisti dell'intera penisola.
Si tenga presente che l'indagine, cui afferiscono queste analisi, rileva solo coloro che effettuano almeno un pernottamento, cioè gli ospiti delle strutture ricettive venete per motivi di villeggiatura, d'affari, di benessere, di cura, sportivi, religiosi, ecc. Tutte le elaborazioni prescindono invece dal turismo giornaliero che, anche se non completamente quantificabile, è una realtà significativa per l'economia della nostra regione. (Figura 2.5.2)
Le provenienze e le destinazioni
La tenuta del turismo veneto è dovuta ad un interesse crescente da parte della clientela estera che sopperisce la riduzione delle vacanze sul nostro territorio dei nostri connazionali ed in particolar modo dei veneti stessi. Gli arrivi degli stranieri aumentano del 2,2%, le presenze del 2,7%, gli arrivi degli italiani diminuiscono del 2,9% e le presenze dell'8,7%.
Il turismo internazionale, la cui crescita è stata solamente rallentata all'inizio della crisi economica globale per riprendere timidamente già dal 2009, manifesta oggi consensi sempre maggiori da parte dei clienti più affezionati: tedeschi (+2,6% delle presenze), olandesi (+5,3%), inglesi (+9,3%), svizzeri (+4,8%), americani (+0,6%) e danesi (+10%). Continua inoltre la scalata delle cosiddette aree BRIC, che oggi assumono la veste di nuove frontiere sulle quali conformare nuove strategie promozionali. (Tabella 2.5.2) (Tabella 2.5.3)
Il Veneto, da sempre apprezzato per la varietà dell'offerta turistica e per la cultura dell'ospitalità che lo caratterizza, è una regione che si dimostra sempre attenta alle esigenze di una domanda in continuo rinnovamento. Alla proposta tradizionale si affiancano realtà ricche di beni naturali e paesaggistici, borghi storici e città murate, la proposta delle ville venete, ma anche un'offerta che prevede la possibilità di praticare sport come il golf, l'equitazione, l'escursione in bicicletta, per non parlare dell'offerta benessere, del turismo congressuale, degli itinerari religiosi, dell'ittiturismo, il tutto arricchito dai sapori della nostra cultura enogastronomica.
Tirando le somme per il 2012, si nota come in ciascuno dei cinque comprensori turistici i flussi di stranieri si siano dimostrati in crescita e, al contrario, quelli nazionali in calo. Così i settori che godono di una clientela prevalentemente straniera hanno mostrato aumenti di arrivi e presenze - ed è il caso del lago di Garda e delle città d'arte che segnano un nuovo record - mentre chi ospita soprattutto italiani ha registrato nel complesso una riduzione di flussi (montagna e terme). Nel caso del comparto balneare l'incremento degli stranieri che costituiscono il 62,9% dei clienti (+0,9% degli arrivi), non è bastato a compensare completamente la diminuzione degli italiani (-4,1%).(Figura 2.5.3) (Figura 2.5.4)
La spesa turistica internazionale in Veneto nel 2012 (Nota 2)
Nel 2012 la spesa dei turisti internazionali in Veneto ha superato per la prima volta la soglia dei 5 miliardi di euro, con un incremento del 5,3% rispetto all'anno precedente e del 2,6% rispetto al 2007 che aveva registrato la migliore performance pre crisi. Si può dunque ritenere definitivamente recuperato il calo nel fatturato turistico internazionale che aveva raggiunto il suo punto di minimo nel 2010, con 4,3 miliardi di euro.
Consideriamo le principali dinamiche per mercato e tematismo della spesa internazionale nel 2012, a partire dai dati di Banca d'Italia. La tabella 2.5.4 confronta i pesi sul mercato internazionale di ciascuna motivazione della vacanza, sia in termini di flussi che di spesa. (Tabella 2.5.4)
Rispetto ad una media in Veneto di 94euro (che rimane comunque inferiore rispetto alla media nazionale pari a 104euro), merita segnalare che la vacanza con motivazione enogastronomica o di approfondimento e conoscenza del territorio e del paesaggio culturale registra la più alta spesa media procapite, che raggiunge, rispettivamente, i 156euro e i 137euro. Significativamente superiori alla media anche le spese medie relative alle altre tipologie di vacanza legate alla pratica culturale: 125euro per la motivazione culturale tradizionale, prevalentemente legata al turismo nelle città d'arte.
Complessivamente, dunque, quasi il 61% delle entrate per turismo internazionale leisure dipendono da modalità di vacanza che prediligono una fruizione culturale e naturalistica del territorio regionale.
Per quanto riguarda i principali mercati di origine, la tabella 2.5.5 confronta il loro peso in termini di spesa e di pernottamenti. (Tabella 2.5.5)
I turisti tedeschi si caratterizzano strutturalmente per un livello di spesa media procapite inferiore alla media regionale (72 euro contro 94), spiegato anche dall'alta frequentazione di strutture ricettive dell'extralberghiero (campeggi in primis) balneare e lacuale. Tale fattore spiega un peso economico di questo mercato (27,1%) inferiore a quello espresso in termini di pernottamenti (35,7% di quelli effettuati esclusivamente per vacanza). Va tuttavia rilevato che il paniere di spesa si presenta molto articolato e formato da prodotti locali in misura superiore a quanto non accada per altri segmenti. Le performance positive registrate nel 2012 hanno premiato in particolare la vacanza balneare, l'enogastronomia e le modalità di vacanza di interazione tra territorio e cultura.
Tutti i mercati con il profilo di spesa tradizionalmente più elevato (Giappone, USA, Regno Unito) hanno registrato un incremento di spesa media procapite che ne ha consolidato il peso economico. Il dato più significativo riguarda tuttavia il buon risultato registrato dalla Regione sui mercati BRIC, che nel 2012 giungono a rappresentare oltre il 5% di tutta la spesa per vacanza, superando di gran lunga il peso del Giappone e avvicinandosi significativamente alla quota detenuta dal mercato francese.

Figura 2.5.1

Numero indice (*) delle presenze di turisti (anno base = 2000). Veneto - Anni 2000:2012

Tabella 2.5.1

Movimento di turisti per provenienza e struttura. Veneto - Anno 2012

Figura 2.5.2

Presenze di turisti in Italia per regione visitata e provenienza (milioni) - Anno 2011

Tabella 2.5.2

Provenienza dei turisti stranieri. Graduatoria delle presenze - Anno 2012

Tabella 2.5.3

Provenienza dei turisti italiani. Graduatoria delle presenze - Anno 2012

Figura 2.5.3

Gli arrivi di turisti per comprensorio. Veneto - Anno 2012

Figura 2.5.4

Variazione percentuale 2012/11 degli arrivi di turisti per comprensorio e provenienza. Veneto

Tabella 2.5.4

Dimensione fisica ed economica del turismo internazionale in funzione delle diverse motivazioni di vacanza. Veneto - Anno 2012

Tabella 2.5.5

Dimensione fisica ed economica del turismo internazionale in funzione dei diversi mercati. Veneto - Anno 2012
 
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2.6 Il contesto lavorativo: il Veneto fra le regioni leader

Dopo il 2011 in cui si erano registrati segnali di ripresa, nel corso del 2012 sono sempre più evidenti le difficoltà nel mercato del lavoro: in Italia il tasso di disoccupazione aumenta ancora, fino registrare un valore pari al 10,7% contro l'8,4% dell'anno precedente, mentre il tasso di occupazione resta comunque sui livelli del 2010 e 2011 (56,9%). Il Veneto registra un valore occupazionale in linea con quello dell'anno precedente, pari al 65%, e un tasso di disoccupazione del 6,6%, il più alto del decennio, ma nel confronto fra regioni, si conferma ancora una volta tra le regioni leader con il quarto tasso di occupazione più alto e il secondo tasso di disoccupazione più basso. In testa Trentino Alto Adige, mentre sempre più difficile la situazione del Sud e in particolare della Campania, Calabria e Sicilia dove appena il 40% delle persone in età 15-64 anni lavora regolarmente e il 19% è il tasso di disoccupazione.
Ad esserne maggiormente colpiti da questa crisi sono i giovani: nel giro di pochi anni, la disoccupazione è cresciuta di 13 punti percentuali e il numero di giovani veneti che cercano lavoro senza riuscire a trovarlo ha raggiunto nel 2012 poco meno delle 36 mila unità. Va sottolineato, però, che la situazione dei giovani veneti è tra le più favorevoli in Italia: infatti, con un tasso di disoccupazione del 23,7% si classifica, comunque, come la seconda regione italiana per i livelli di disoccupazione più bassi; primo sempre il Trentino Alto Adige con il 15,2%. In generale, in Italia la disoccupazione raggiunge livelli elevati segnando il 35,3% fra le forze lavoro, con regioni che sfiorano anche il 50% o lo superano: è il caso di Calabria e Sicilia dove la metà delle forze lavoro sono a casa in cerca di un'occupazione. (Figura 2.6.1)
Il sostegno della cassa integrazione
A sostenere le famiglie più in difficoltà, ancora una volta, la cassa integrazione guadagni (cig) che negli ultimi anni svolge sempre più un ruolo chiave assicurando un reddito alle persone sospese dal lavoro o che lavorano a orario ridotto, impedendo la perdita del capitale professionale delle imprese ed evitando effetti depressivi sui consumi.
Nel 2012 la cig segna un nuovo record negativo dopo il 2010: le ore autorizzate di cig in Italia sono risultate oltre il miliardo, il 12% in più dell'anno precedente; anche in Veneto sono in crescita, quasi 103 milioni, ovvero il 18% in più di quelle concesse nel 2011. In particolare, cresce fortemente la richiesta di cig ordinaria (cigo) e quella in deroga, mentre la straordinaria (cigs) subisce una lieve riduzione.
Occorre sottolineare, comunque, che una grande quantità di ore richieste non viene veramente utilizzata, a segnale di un'operazione precauzionale delle aziende; infatti, nel 2012 in Italia si registra una quota di effettivo utilizzo delle ore autorizzate rispetto a quelle richieste dalle aziende pari al 47,7%, per un totale quindi di 520milioni di ore.
In dettaglio, nel 2012 sulle 103 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate in Veneto, il 70% sono state concesse nel settore delle attività manifatturiere. Questo comparto ha registrato anche il rapporto più elevato fra numero di ore concesse e occupati: si può stimare che mediamente sono state autorizzare 121 ore per ogni lavoratore delle attività manifatturiere, rispetto alle 48 ore concesse in media al totale dei lavoratori veneti.
Costruzioni e commercio sono gli altri due settori maggiormente sostenuti da questi ammortizzatori sociali: ai lavoratori delle costruzioni sono state autorizzate 13 milioni di ore di cig, pari al 12,6% del totale, mentre ai lavoratori che operano nel commercio sono state concesse circa 7,5 milioni di ore (il 7%).
Non tutti i settori, però, hanno registrato gli stessi incrementi: rispetto al 2011, nel 2012 l'agricoltura e le attività manifatturiere hanno richiesto solamente il 9% di ore in più, mentre alberghi e ristoranti sono stati costretti a chiedere quasi il doppio delle ore concesse l'anno precedente (+89%). Anche i settori del commercio e dei trasporti, magazzinaggio e comunicazioni hanno registrato aumenti elevati, pari rispettivamente al 61% e al 77%. (Tabella 2.6.1)

Tabella 2.6.1

Cassa integrazione guadagni autorizzata in Veneto per principali settori

Figura 2.6.1

Tasso di occupazione 15-64 anni e di disoccupazione (*) per regione - Anno 2012