U.O. Sistema Statistico Regionale U.O. Sistema Statistico Regionale
Capitolo 9

Il Veneto confrontato con i best performer europei (Nota 1)

Nel contesto di una concorrenza sempre più intensa tra le piazze economiche quali luoghi d'insediamento per imprese e personale ad alta qualificazione, cresce l'importanza per una regione di identificare la propria posizione competitiva in campo internazionale al fine di garantire il proprio sviluppo economico futuro. Permettendo di confrontare diverse regioni sulla base di indicatori di vario tipo, il benchmarking regionale si rivela uno strumento adatto a questo scopo.
In questo capitolo viene messa a confronto l'economia regionale del Veneto con quella dell'Italia, dell'Europa occidentale (Nota 2) e di altre 12 regioni economicamente forti al fine di definire la sua posizione competitiva a livello internazionale e di identificarne le debolezze e i punti di forza nonché eventuali rischi ed opportunità (Analisi SWOT).
Si è scelto appositamente di effettuare un benchmarking con dei parametri di confronto che risultassero tra le economie più performanti in Europa perché consapevoli delle potenzialità della struttura economica della nostra regione e per poter trasformare le criticità in strumenti su cui lavorare per poter migliorare la competitività veneta nel mondo.
Innanzitutto si definisce competitiva in campo internazionale una regione che presenta un andamento economico positivo (Performance), che si dimostra attrattiva per imprese e capitale umano (Attractiveness) e caratterizzata da una struttura economica all'avanguardia (Structural Potential). La performance economica regionale viene valutata attraverso gli indicatori PIL pro capite, crescita del PIL e variazione dell'occupazione. La capacità attrattiva di una regione viene approssimata attraverso fattori quali il carico fiscale, l'accessibilità, l'attività innovativa e la regolamentazione dei mercati. Infine, combinando informazioni sul potenziale di crescita dell'attuale composizione settoriale (Industry Structure Potential), sulla produttività dei settori esposti alla concorrenza internazionale (Capacity to Compete) e sul quadro politico (Political Structure Potential), lo Structural Potential Index permette di disegnare il potenziale di crescita futuro dell'economia regionale. Sulla base di questi tre indici di Bakbasel viene valutata la competitività internazionale presente e potenziale del Veneto. (Figura 9.1)
Dal confronto internazionale emerge una grande eterogeneità, sia per quanto concerne il livello della concorrenzialità regionale sia per quanto riguarda la sua composizione in termini di punti di forza e punti di debolezza.
La Performance regionale veneta risulta nella media, sostenuta da un PIL pro capite superiore alla media europea, ma frenata da una crescita media del PIL nel periodo 2000-2010 più debole rispetto a quella delle altre regioni benchmark e dell'Europa occidentale.
L'Attractiveness del Veneto è nella media dell'Europa occidentale, favorita da una buona accessibilità e allo stesso tempo frenata dalla forte imposizione fiscale, così come per le altre regioni italiane, un'eccessiva regolamentazione del mercato dei beni e una minor produzione nella ricerca universitaria, se confrontata con quella delle regioni benchmark.
I risultati delle regioni italiane rispetto lo Structural Potential Index sono più critici, in quanto nella sua costruzione influiscono negativamente soprattutto il basso grado di decentralizzazione amministrativa, elemento che non ricade tuttavia nella sfera d'influenza della regione. Tra i fattori che sono invece influenzabili a livello regionale si annovera la composizione della base d'esportazione del Veneto, la quale è composta principalmente da settori industriali che registrano una produttività inferiore alla media dell'Europea occidentale, così come da comparti fortemente esposti alla concorrenza di prezzo con Paesi che dispongono di manodopera a basso costo (ad esempio, industria tessile). Gli stessi, d'altro canto possono diventare una buona opportunità per il Veneto se basati su una produzione di alta qualità non paragonabile ai prodotti provenienti dai paesi a basso costo di manodopera.
Sempre da un punto di vista settoriale, il comparto della meccatronica e metalli rappresenta un'altra potenziale opportunità per la regione, in quanto, anche se evidenzia una produttività inferiore alla media europea (2010), si riconferma in Europa occidentale tra i settori con il più alto potenziale di crescita, anche per gli elevati flussi di export che genera. (Figura 9.2)
In riferimento alle opportunità che si presentano in Veneto per lo sviluppo futuro della propria economia regionale, dall'osservazione complessiva dei risultati ottenuti nell'ambito di questo benchmarking internazionale si delinea quale requisito fondamentale l'investimento in attività innovative e nella ricerca e nell'educazione ad alto livello per migliorare la propria attrattività per talenti e imprese.
Entrando nei particolari, da questo confronto, il Veneto emerge come una regione benestante, con un reddito pro capite superiore sia alla media italiana che europea e con una crescita media del PIL più dinamica rispetto a quella dell'Italia e della maggior parte delle regioni benchmark della penisola (nel periodo 2000-2010). Il PIL veneto, trainato nell'ultimo decennio esclusivamente dalla crescita della popolazione, risulta però aver subito un rallentamento a partire dal passaggio al nuovo millennio, lasciandosi alle spalle il dinamismo economico che ha caratterizzato gli anni Novanta e che ha permesso a questa regione di essere annoverata tra le potenze industriali dell'epoca. Da allora l'economia regionale veneta ha rallentato la sua corsa rispetto allo sviluppo economico medio dell'Europa occidentale, impennatosi durante i primi anni Duemila, causando l'aprirsi di un divario di crescita che fino ad oggi non si è ancora attenuato. Principale responsabile di questo gap risulta essere la differente evoluzione della produttività, la quale ha segnato un calo in Veneto nell'ultimo decennio frenandone la Performance economica, mentre ha mostrato un incremento deciso e un importante contributo alla crescita in Europa occidentale.
L'analisi della capacità innovativa di una regione e dell'attrattività da essa esercitata su imprese e capitale umano, due fattori strettamente collegati fra loro, vanno a completare l'immagine riguardante l'andamento economico regionale registrato in Veneto negli ultimi dieci anni. L'Attractiveness Index 2010 mette in luce un Veneto meno attrattivo sia dal punto di vista della produzione della ricerca universitaria, calcolata rispetto all'indice di Shanghai, sia da quello dell'imposizione fiscale per persone giuridiche e fisiche, senza tenere in considerazione il corrispettivo in termini di infrastrutture e servizi pubblici. Nonostante il Veneto possa trarre vantaggio dalla sua posizione geografica strategica rispetto all'Europa e con accesso al mare, al fine d'imporsi come sito d'insediamento attraente su scala globale, si presenta ancora poco raggiungibile soprattutto a livello intercontinentale e subisce l'assenza di una metropoli di richiamo internazionale che possa agire da polo d'attrazione. Se i talenti e le imprese locali vengono attirate altrove e il richiamo regionale verso l'estero è debole per compensarne la fuga, vengono a mancare i presupposti dell'innovazione e della produttività. Del resto, l'output dell'attività innovativa, sia la densità dei brevetti, che quella delle pubblicazioni scientifiche, pur in aumento rispetto al passato, segnalano una carenza in questo ambito.
Oltre alla capacità innovativa, anche una composizione settoriale in sintonia con la crescente integrazione internazionale si mostra quale elemento fondamentale per garantire una crescita economica sostenibile. Si evidenzia una tendenza in direzione di una ricomposizione a favore del settore terziario, ma la struttura veneta rispecchia ancora la storica vocazione industriale della regione. Sulla base della composizione strutturale attuale e del potenziale di crescita calcolato per i singoli comparti, l'economia veneta sembra avere un potenziale inferiore alla media dell'Europa occidentale. Ciò è da ricondurre, da una parte, ad una quota meno che proporzionale rispetto alla media europea del settore dei servizi, al quale è attribuito un grande potenziale di crescita, e dall'altra all'importanza sopra la media di settori industriali (per esempio, industria tradizionale) per i quali le prospettive di sviluppo in Europa occidentale sono considerate particolarmente scarse poiché in concorrenza di prezzo con regioni che dispongono di manodopera a basso costo. E' da considerare però che, mentre la maggior parte del manifatturiero europeo nei settori tradizionali viene sempre più delocalizzato, il carattere di artigianalità e perfezione della manifattura veneta la pone tra i beni di fascia medio-alta, ben distinto dalla manifattura di basso costo prodotta nei paesi emergenti, e che si rivolge ad una clientela che esige l'alta qualità e il gusto made-in-Italy (Nota 3).
Alla determinazione dello Structural Potential Index dell'economia veneta, che si pone al di sotto della media dell'Europa occidentale, contribuisce in modo particolare il contesto politico italiano, il quale costituisce un ostacolo al potenziale di crescita dell'economia regionale, pur ricadendo solo marginalmente nella sfera d'influenza della singola regione. Al fine di garantire la propria competitività nel lungo periodo, risulta prioritario per il Veneto incrementare la propria produttività. In particolare, un aumento della produttività consentirebbe di sfruttare le opportunità offerte dal settore meccatronica e metalli, già importante e consolidato in Veneto e per il quale è atteso uno sviluppo ad alti regimi anche in futuro. Delle condizioni favorevoli vengono inoltre rilevate anche nel settore terziario, che, oltre a mostrare un alto potenziale di crescita, evidenzia in Veneto un'evoluzione particolarmente dinamica nell'ultimo decennio. Uno sviluppo dell'export nel settore dei servizi, oggi quasi esclusivamente orientato alla domanda locale, potrebbe inoltre compensare l'eventuale erosione della base d'esportazione del Veneto, attualmente esposta a una forte concorrenza di prezzo.

Figura 9.1

Gli indici del benchmarking (*) - Anno 2010

Figura 9.2

Crescita media attesa del valore aggiunto nei settori con più alto potenziale nel periodo 2012-2020. Europa occidentale (*)
 
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9.1 La performance economica regionale

Il termine Performance indica qui la competitività passata di una regione, misurata attraverso l'andamento economico registrato fino al tempo presente. Il modo migliore per valutare la Performance così definita è quello di includere nell'analisi sia una componente di livello (Prodotto Interno Lordo pro capite) sia una componente dinamica (crescita del PIL e dell'occupazione). Entrambe le componenti sono rilevanti per la determinazione del benessere in quanto né un livello di benessere alto ma in continua diminuzione né una sua espansione a livelli costantemente bassi possono essere considerati soddisfacenti nel lungo periodo. La Performance economica conseguita nel passato viene riassunta nel Bakbasel Performance Index. (Figura 9.1.1)
Rispetto a quest'indicatore il Veneto si posiziona appena sotto la media dell'Europa occidentale. A questo risultato ha contribuito soprattutto la crescita del PIL più contenuta registrata in Veneto tra il 2000 e il 2010 fatto che ha causato un ridimensionamento dell'indice rispetto al passato. I risultati positivi ottenuti nel confronto del PIL pro capite sopra la media e in quello dell'evoluzione dell'occupazione (nella media) non hanno potuto compensare la debole crescita del Prodotto Interno Lordo, trainata dall'aumento della popolazione ma rallentata dalla produttività decrescente. Dal punto di vista settoriale, negli ultimi dieci anni si sono registrati da un lato una stagnazione dell'aggregato moda e arredamento e dall'altro un particolare dinamismo nei settori costruzioni, banche e assicurazioni e trasporti e comunicazioni. (Figura 9.1.2)
Sebbene inferiore a quello di regioni forti come Helsinki/Tampere, Bayern o Vestlandet, il PIL pro capite del Veneto ha registrato nel 2010 un valore sopra la media dell'Europa occidentale. Rispetto all'Italia, in ultima posizione in questo benchmark, il Veneto presenta un rapporto tra produzione di ricchezza e popolazione decisamente più favorevole. Ancora migliore è la situazione registrata dall'altra regione locomotiva d'Italia, la Lombardia, la quale si presenta in solido vantaggio rispetto al Veneto e appena dietro le regioni che primeggiano nella classifica. (Figura 9.1.3)
Fin verso la fine degli anni Novanta il Veneto ha conosciuto una crescita del Prodotto Interno Lordo nettamente più dinamica rispetto a quella dell'Italia. Dopo una contrazione dell'indicatore nei primi anni 2000, più ampia in Veneto che in Italia, si rivela una sostanziale omogeneità tra l'evoluzione del PIL del Veneto e quello nazionale. Il vantaggio del Veneto sull'Italia, evidenziato dal grafico durante l'intero arco di tempo considerato, va quindi interamente attribuito alla grande dinamicità mostrata dalla regione prima del passaggio al nuovo millennio. Rispetto alla media dei paesi dell'Europa occidentale il Veneto presenta, inizialmente, una dinamicità superiore, tuttavia, a partire dal 1997, si evidenzia un'impennata del PIL europeo, che ha prodotto un divario di crescita a tutt'oggi persistente.
In generale, la crescita del PIL in Veneto è caratterizzata da balzi congiunturali molto più accentuati rispetto all'Italia e, soprattutto, all'Europa occidentale; la capacità di ripresa del Veneto è sempre stata in passato più veloce e più intensa rispetto a quella di altre regioni, basti pensare che nell'anno di ripresa dalla grave crisi del 2009, ossia il 2010, la crescita del PIL è stata del 3,2% in Veneto, contro l'1,3% dell'Italia. (Figura 9.1.4)
Confrontando la crescita del PIL con quella dell'occupazione, si nota il divario tra le regioni italiane e il resto d'Europa; se confrontato con le altre regioni benchmark e con la media europea, il Veneto presenta infatti una crescita del PIL più contenuta, ma rispetto all'Italia e alle regioni italiane di confronto, l'andamento del PIL veneto risulta più dinamico.
Per quanto concerne invece la crescita dell'occupazione, il Veneto presenta dei valori superiori sia alla media italiana che a quella dell'Europa occidentale.
Indirettamente, il grafico fornisce anche informazioni per quanto riguarda lo sviluppo della produttività: lungo la retta inclinata a 45 gradi mostrata nel grafico, la crescita dell'occupazione e quella del PIL si equivalgono, stando a significare che la produttività del lavoro (valore aggiunto per lavoratore) è rimasta costante durante il periodo considerato. Questa linea separa dunque le regioni il cui tasso di crescita occupazionale supera quello del PIL, e che presentano quindi una produttività del lavoro decrescente, da quelle che mostrano uno sviluppo opposto. La distanza (ortogonale) dalla bisettrice indica perciò la dinamica (positiva o negativa) della produttività.
Nel periodo tra il 2000 e il 2010 in Veneto si è riscontrata una diminuzione della produttività. Questa dinamica è una caratteristica tipicamente italiana, dal momento che soltanto le regioni benchmark facenti parte della penisola presentano una crescita del PIL inferiore a quella dell'occupazione. Nel contesto italiano, il calo della produttività in Veneto è da considerarsi relativamente contenuto, ma nel lungo periodo si rende necessario un aumento della produttività al fine di ridurre il divario di crescita tra il Veneto e le altre regioni dell'Europa occidentale e di mantenere quindi una posizione competitiva sulla scena internazionale.
Struttura settoriale e crescita del PIL nel dettaglio (Nota 4)
Rispetto all'Italia e all'Europa occidentale, risulta che in Veneto soprattutto i settori moda e arredamento, meccatronica e metalli e alberghi e ristoranti producono una quota più elevata di valore aggiunto. Al contrario, i settori industria chimica, banche e assicurazioni, pubblica amministrazione e altre industrie ricoprono un ruolo decisamente meno importante. Inferiore risulta anche la quota dell'aggregato altri servizi, il quale riassume le attività legate a istruzione, sanità e servizi sociali, altri servizi pubblici e personali nonché alle economie domestiche.
Dall'osservazione complessiva della struttura economica veneta risulta chiaramente il primato del settore terziario su quello secondario e il suo continuo consolidamento negli anni, tendenza riscontrata in tutte le principali economie mondiali. Risulta ancora forte la storica vocazione industriale del Veneto, in quanto la quota di ricchezza prodotta dall'industria nella regione supera quella registrata in Europa occidentale e in Italia. (Figura 9.1.5), (Figura 9.1.6)
Per quanto riguarda i settori trainanti della crescita economica veneta, si evidenzia innanzitutto il grande contributo fornito dal settore servizi alle imprese, che possiede anche una quota rilevante di valore aggiunto. Anche i settori costruzioni, banche e assicurazioni e trasporti e comunicazioni mostrano un forte contributo alla crescita, il quale va però soprattutto ricondotto alla crescita particolarmente dinamica del valore aggiunto prodotto da questi comparti.
Positivi anche i contributi alla crescita del settore della meccatronica e dei metalli e degli alberghi e ristoranti, entrambi di particolare rilevanza come quota del valore aggiunto totale.
E' necessario precisare che nel periodo preso in considerazione che va dal 2000 al 2010 è compresa la grave crisi culminata nel 2009 che ha particolarmente colpito la manifattura veneta ed ha contribuito ad abbassare la crescita media annua di settori quali la moda, l'agroalimentare e la meccatronica. (Figura 9.1.7)
Si ribadisce l'importanza più che proporzionale del settore meccatronica e metalli in Veneto rispetto all'Italia e all'Europa occidentale e si rileva, inoltre, che persino in confronto alle altre regioni benchmark il settore meccatronica e metalli del Veneto risulta tra i più grandi in termini di quota sul valore aggiunto. Il suo contributo alla crescita risulta in media con quanto accade in Europa occidentale, ma non ha avuto l'exploit di altre regioni come Helsinki/Tampere e Bayern che presentano una quota del settore di poco superiore a quella del Veneto.
Vista la struttura economica attuale del Veneto, la crescita di questo settore potrebbe trainare la ripresa regionale. Nel contesto italiano, tenendo in considerazione sia la media nazionale che quella delle regioni benchmark, il Veneto è l'unica regione in cui questo settore mostra un contributo alla crescita positivo: meccatronica e metalli mostrano infatti un effetto negativo sulla crescita dell'economia soprattutto in Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia, dove il suo peso è simile se non addirittura superiore a quello in Veneto. Riuscendo a stimolare la crescita in questo aggregato, il Veneto potrebbe trarre grossi vantaggi da questa situazione.

Figura 9.1.1

Performance Index (*) - Anno 2010

Figura 9.1.2

PIL pro capite (dollari in parità di potere d'acquisto) (*) - Anno 2010

Figura 9.1.3

PIL pro capite (in parità di potere d'acquisto, 1990=100) - Veneto, Italia, Europa occidentale (*). Anni 1990:2010

Figura 9.1.4

Crescita media annua del PIL (*) e dell'occupazione. Anni 2000:2010

Figura 9.1.5

Composizione settoriale secondo la quota % sul valore aggiunto. Cerchio interno: Veneto. Cerchio al centro: Italia. Cerchio esterno: Europa occidentale (*) - Anno 2010

Figura 9.1.6

Contributo alla crescita, crescita del valore aggiunto e quota % dei singoli comparti economici (*). Veneto - Anni 2000:2010

Figura 9.1.7

La meccatronica e i metalli: contributo alla crescita, crescita media annua e quota % sul totale del valore aggiunto (*). Anni 2000:2010
 
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9.2 L'attrattività del Veneto

Con il termine Attractiveness si intende in modo particolare la capacità di una regione di attrarre imprese e capitale umano così come di trattenere persone e attività economiche già insediate sul territorio, costituendo di conseguenza una componente fondamentale della competitività presente e, soprattutto, futura. Alcuni sondaggi aziendali condotti da Bakbasel hanno mostrato come fattori quali onere fiscale, accessibilità, qualità della vita, capacità innovativa e regolamentazione dei mercati siano determinanti per la scelta del sito d'insediamento. Per illustrare l'attrattività esercitata da una regione si è utilizzato l'Attractiveness Index, il quale consente di valutare il posizionamento di una regione negli ambiti sopra elencati (qualità della vita esclusa). (Figura 9.2.1)
Per quanto riguarda l'Attractiveness Index 2010 il Veneto, così come la maggior parte delle regioni di benchmark italiane, evidenzia un punteggio grossomodo nella media europea. Tra le regioni della penisola italiana, la Lombardia si rivela essere più attrattiva del Veneto, Vestlandet, Cataluña e Rhône-Alpes ottengono invece un punteggio inferiore, mentre le due regioni tedesche Baden-Württemberg e Bayern conducono la classifica con un notevole distacco. (Figura 9.2.2)
Il risultato conseguito dal Veneto nella valutazione dell'Attractiveness regionale è da attribuire soprattutto ad un'imposizione fiscale per le persone fisiche e a una regolamentazione del mercato dei beni meno favorevole così come ad un numero di pubblicazioni universitarie inferiore rispetto alla media europea. L'accessibilità continentale, la regolamentazione del mercato del lavoro e, in minima parte, la densità dei brevetti e l'imposizione fiscale per le imprese influenzano invece positivamente l'attrattività del Veneto, senza però riuscire a controbilanciare l'effetto negativo dei fattori elencati in precedenza. Risultano in linea con la media dell'Europa occidentale, e quindi non visibili nel grafico, l'Indice di Shanghai e l'accessibilità globale. E' necessario ricordare però che alcuni di questi fenomeni come l'imposizione fiscale e la regolamentazione dipendono direttamente da leggi nazionali su cui poco o nulla può l'azione regionale. (Figura 9.2.3)
L'Italia evidenzia un alto carico fiscale: per quanto riguarda il personale altamente qualificato, l'Italia, e di conseguenza anche il Veneto, appartengono, assieme a Belgio, Svezia e Finlandia, al gruppo dei Paesi con il più alto livello di pressione fiscale. Per quanto concerne invece la tassazione delle imprese, l'Italia si colloca approssimativamente al livello del Regno Unito, mentre Stati Uniti, Francia, Spagna e Germania mostrano un carico fiscale effettivo maggiore.
La qualità della ricerca e dell'output accademico è misurata dall'Indice di Shanghai, in base al quale viene stilata annualmente la classifica delle 500 migliori università del mondo. Nella valutazione entrano in gioco molteplici fattori tra i quali il numero di premi nobel presenti tra gli alunni e i collaboratori attuali, il numero di ricercatori frequentemente citati e la quantità di articoli scientifici pubblicati in riviste specialistiche rinomate. Il punteggio totale di una regione si ricava sommando i punteggi ottenuti dalle singole università presenti sul territorio.Tra le università venete, l'Università di Padova rientra nella classifica dei 500 migliori atenei del mondo, occupando il 169esimo posto. (Figura 9.2.4)
Le pubblicazioni universitarie rappresentano un buon indicatore per le scoperte conseguite nell'ambito della ricerca di base. Nonostante queste scoperte non possano solitamente essere impiegate in progetti o prodotti concreti e quindi remunerativi, esse pongono le basi per innovazioni dagli effetti economicamente più tangibili. Le richieste di brevetti misurano invece l'intensità della ricerca orientata all'incremento della produzione di valore aggiunto.
Per quanto riguarda la densità dei brevetti, il Veneto si colloca nella media europea, seppur nettamente distaccato dal gruppo di testa composto da Helsinki /Tampere, Sydsverige, Bayern e Baden-Württemberg al primo posto. Questo svantaggio - del Veneto come di altre regioni, ma soprattutto dell'Italia intera - è da attribuire, in parte, anche ad una vocazione economica più sbilanciata verso settori convenzionalmente considerati ad alta intensità di lavoro poco qualificato. Rispetto al dato nazionale la densità di brevetti nel Veneto è chiaramente sopra la media: è necessario però evidenziare che spesso gli italiani non registrano le proprie invenzioni all'ufficio brevetti per il costo sostenuto. (Figura 9.2.5)
Si vuole indagare se e in che misura una bassa densità di brevetti debba essere attribuita ad una struttura economica regionale caratterizzata da settori convenzionalmente considerati ad alta intensità di lavoro poco qualificato oppure ad una effettiva mancanza d'innovazione. Concentrandosi su un settore dove i brevetti ricoprono con certezza un ruolo importante, ossia l'ingegneria meccanica, possiamo ipotizzare una prima differenziazione delle cause in un confronto temporale e regionale.
L'aggregato tecnologico (Nota 5) "ingegneria meccanica" risulta essere in Veneto quello con il numero maggiore di richieste di brevetti inoltrate. Il valore ogni 1000 abitanti si colloca nella media dell'Europa occidentale e chiaramente al di sopra di quella italiana. Le regioni benchmark italiane Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia evidenziano tuttavia una quantità di brevetti ogni 1000 abitanti superiore. Rispetto alla totalità delle regioni benchmark l'attività innovativa in Veneto risulta sotto la media, ma è positivo lo sviluppo del fenomeno, aumentato dal 2000 al 2009 del 25%.

Figura 9.2.1

Attractiveness Index (*) - Anno 2010

Figura 9.2.2

Composizione dell'Attractiveness Index (*): differenza ponderata tra il punteggio regionale e la media dell'Europa Occidentale (Valore dell'Europa occidentale = 100) - Anno 2010

Figura 9.2.3

Carico fiscale effettivo per imprese e personale altamente qualificato. Anno 2011

Figura 9.2.4

Richieste di brevetti e pubblicazioni scientifiche (*) ogni 1000 abitanti. Anni 2005:2009

Figura 9.2.5

Brevetti rilasciati dall'ufficio europeo dei brevetti (EPO) nell'ambito dell'ingegneria meccanica ogni 1000 abitanti (*). Anni 2000 e 2009
 
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9.3 L'analisi della struttura economica per una crescita potenziale

Il concetto di Structural Potential assume un ruolo di grande importanza nell'analisi della competitività e dello sviluppo economico futuri. Tre elementi concorrono a loro volta alla determinazione del potenziale strutturale di una regione: Industry Structure Potential, Capacity to Compete e Political Structure Potential.
L'Industry Structure Potential analizza l'attuale struttura economica con riferimento alle future prospettive di crescita. Una forte concentrazione regionale di settori con alti tassi di crescita attesi rappresenta un'opportunità per assicurare la sostenibilità del trend positivo nel lungo periodo. Al contrario, una presenza più che proporzionale di settori con deboli prospettive di crescita costituisce un ostacolo per il potenziale di crescita dell'intera economia regionale.
La sottocategoria Capacity to Compete studia la produttività dei settori economici esposti alla concorrenza inter-regionale al fine di valutarne la competitività sulla scena internazionale. Nel lungo periodo, le regioni più produttive sono in grado di sfruttare la permeabilità dei confini regionali per incrementare la produzione di valore aggiunto.
Il Political Structure Potential analizza il quadro politico regionale sulla base dei seguenti indicatori: quota dell'economia sommersa sul PIL, livello di fiducia percepita e grado di decentralizzazione dei processi decisionali. Un alto grado di decentralizzazione e quindi una forte influenza della regione nel pianificare la politica regionale, unito ad un basso valore dell'economia sommersa in rapporto al PIL permette un'efficace politica regionale e buone prospettive di crescita.
Questi tre fattori non risultano particolarmente favorevoli per il Veneto che nel confronto si colloca sotto la media dell'Europa occidentale. Va ricordato che la valutazione concernente la struttura politica è calcolata su base nazionale e non può essere influenzata in modo decisivo dalle singole regioni.
Industry Structure Potential
Si vuole dare un approfondimento dell'indice relativo alla struttura potenziale in quanto si ritiene possa dare utili spunti di riflessione relativamente alle opportunità dei diversi settori.
Il sottoindice Industry Structure Potential misura il potenziale di crescita di una regione per gli anni 2012-2020 sulla base di una previsione della crescita media attesa per ciascun settore in Europa occidentale, da una parte, e della struttura economica regionale attuale, dall'altra. Il potenziale di crescita viene calcolato per l'Europa occidentale (e non per l'intero territorio europeo), in modo da includere nelle aspettative anche la tendenza a spostare la produzione in Paesi con manodopera a basso costo, fatto che influenza in modo determinante le prospettive di crescita di un settore in un dato territorio. Si noti che questo procedimento non tiene conto delle dinamiche regionali dei singoli settori. (Figura 9.3.1)
Il ritratto della struttura settoriale del Veneto ottenuto come descritto sopra mostra i settori fabbricazione di macchine, apparecchi di precisione, costruzioni, commercio e riparazione di autoveicoli, commercio all'ingrosso così come trasporti e comunicazioni in posizione favorevole. Gli altri settori con elevato potenziale di crescita previsto al 2020 sono l'industria chimica, le poste e telecomunicazioni, l'intermediazione finanziaria, le assicurazioni, l'informatica e le attività professionali e imprenditoriali, ambiti che si stanno sviluppando in Veneto, ma rappresentano ancora una quota di valore aggiunto inferiore a quello della media dell'Europa occidentale.
Si evidenzia come al settore moda e arredamento, dal quale dipende una parte non trascurabile dell'economia veneta, venga attribuito un basso potenziale di crescita. Uno sviluppo negativo del settore in Europa occidentale è atteso soprattutto a causa sia del trasferimento (sempre più diffuso in questo settore) della produzione in Paesi con manodopera a basso costo, sia della forte accelerazione della concorrenza di economie emergenti, soprattutto asiatiche. A questo proposito è importante ricordare che il potenziale di crescita è calcolato non a livello regionale bensì dell'Europa occidentale, facendo sì che eventuali dinamiche tipicamente regionali siano ignorate.
In realtà il settore della moda e dell'arredamento relativo alle regioni italiane rappresenta un'eccezione rispetto alle deboli prospettive di crescita del settore a livello dell'Europa occidentale. Infatti, come sostenuto nel capitolo 12, un certo tipo di manifattura, pur tradizionale, ma di qualità, denominata "il bello e ben fatto" con carattere di artigianalità abbinata ad un alto livello di innovazione, non è delocalizzabile. Diventa anzi punto di forza mantenerne la produzione in Italia e in Veneto, dove in particolare la produzione nella filiera delle pelli e calzature, abbigliamento, gioielleria, occhialeria, arredamento, agroalimentare, articoli sportivi, manifattura metalmeccanica rappresentano delle eccellenze e ricevono una forte domanda dall'estero.
Proprio il fatto che nel resto dell'Europa occidentale questi settori abbiano un basso potenziale di crescita può favorirne uno sviluppo in Veneto.
Un settore che già è in grado di competere con le altre regioni dell'Europa occidentale è quello della produzione di macchine, al quale viene attribuito un alto potenziale di crescita ed è tra i fiori all'occhiello dell'economia veneta.
Confrontando la distribuzione settoriale della produzione di ricchezza con i potenziali di crescita calcolati, si nota che circa il 43% del valore aggiunto lordo prodotto in Veneto deriva da settori per i quali si attende una crescita dinamica; soltanto il 13% è invece da attribuire a settori con basse prospettive di crescita in Europa. Ancora più positivo è il fatto che il 25% del valore aggiunto lordo totale si trovi nel riquadro verde in alto a destra, solamente il 14% invece in quello arancione in alto a sinistra. Alla luce di tutto questo, sembrerebbe che l'economia veneta presenti una composizione settoriale potenzialmente solida. Un giudizio relativo alla competitività potenziale può essere però soltanto formulato dopo aver confrontato la situazione in Veneto con quella presente nelle altre regioni benchmark.
Vengono inoltre messi in luce i punti critici nonché i margini di miglioramento della regione. Per quanto riguarda il settore secondario, l'industria chimica e l'elettronica sono annoverate tra i pilastri della crescita mondiale; tuttavia, in questi ambiti il Veneto mostra una quota sul valore aggiunto relativamente bassa. Per quanto concerne il settore terziario, appaiono poco presenti in termini di quota sul valore aggiunto, rispetto all'Europa occidentale, banche e assicurazioni così come i servizi alle imprese. In particolare, ci si attende che un incremento della quota sul valore aggiunto nel settore dei servizi alle imprese possa influenzare positivamente la crescita economica regionale, in quanto non solo dispone di un alto potenziale di crescita, ma rappresenta anche il settore più grande in termini di quota sul valore aggiunto.
Alla luce delle prospettive di crescita calcolate sulla base dell'Europa occidentale, l'aggregato meccatronica e metalli in Veneto potrebbe generare un maggior contributo alla crescita e avere la possibilità di assumere il ruolo di settore industriale trainante dell'economia regionale. (Figura 9.3.2)

Figura 9.3.1

Profilo settoriale del Veneto e suo potenziale rispetto all'Europa occidentale (*) - Anno 2010

Figura 9.3.2

Industry Structure Potential 2010: contributi alla crescita (*) di alcuni settori. Anni 2008:2020