U.O. Sistema Statistico Regionale U.O. Sistema Statistico Regionale
Capitolo 2

Le componenti economiche e l'ambito sociale

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2.1 Il mercato mondiale traina l'economia veneta

Il Wto, l'organizzazione mondiale del commercio, ha tagliato per il 2011 le stime sulla crescita mondiale delle esportazioni a causa del rallentamento dell'economia globale. Le prospettive sono peggiorate a causa dell'attuale crisi economica che sta rallentando la crescita registrata nei mesi precedenti. Dopo l'impennata del +14,2% registrata nel 2010, avvenuta dopo la forte contrazione del 2009, nel 2011 le importazioni mondiali sono aumentate del +6,6% e per il 2012 il commercio mondiale subirà una ulteriore decelerazione della propria crescita certamente non trascurabile e, come solitamente avviene, maggiore di quella che interesserà la crescita della ricchezza mondiale.
La crisi dei debiti sovrani di alcuni paesi dell'Unione Europea, accentuatasi nella seconda metà del 2011 e che potrebbe espandersi in tutta Europa dando origine al rallentamento nella crescita economica del continente, coincide adesso anche con il rallentamento di alcune delle nuove economie emergenti, quali il Brasile e la Russia che pagano il costo delle misure di adeguamento per contenere il salire delle tensioni inflazionistiche. Un altro fattore che potrebbe incidere sulle prospettive di crescita del commercio mondiale è l'aumento dei prezzi delle materie prime, anche alla luce delle crisi politiche in alcuni paesi arabi.
I mercati emergenti, con la Cina in prima fila, sono stati i principali attori della crescita del commercio mondiale degli ultimi anni e anche nel 2011 hanno generato la quota più importante dei nuovi flussi commerciali, diversamente dai paesi industrializzati che hanno contribuito, a livello mondiale, solo con una quota di circa il 20% delle nuove importazioni. (Figura 2.1.1)
Fonte: Elaborazioni dell'Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati e previsioni Fondo Monetario Internazionale
In Italia
Le esportazioni italiane hanno registrato nel corso del 2011 un incremento pari al +11,4% rispetto all'anno precedente, attestandosi ad un valore pari a 375,8 miliardi di euro. Si è confermata quindi la tendenza positiva iniziata nel 2010, +15,6% rispetto al 2009, che ha riportato il valore delle esportazioni italiane al livello pre-crisi del 2008. Il contributo dell'export nazionale è stato decisivo per la crescita del Pil nell'ultimo anno: l'Istituto Prometeia (Nota 1) ha stimato che l'apporto netto delle esportazioni alla crescita della ricchezza nazionale è stato dell'1,4% e che per il 2012 il contributo positivo sarà di poco superiore al punto percentuale.
L'aumento tendenziale delle esportazioni coinvolge tutti i principali comparti. I prodotti delle lavorazioni in metallo (+22,9%), della meccanica (+13,9%) e i beni del settore moda (+12,3%) presentano tassi di crescita superiori alla media nazionale. Il recupero del Made in Italy viene anche confermato dalla pubblicazione del TPI (Nota 2) che colloca l'Italia ai vertici della classifica mondiale nel commercio con l'estero per l'anno 2010. L'Italia si posiziona al primo posto in tre dei quattordici macrosettori presi in esame (tessile, abbigliamento e calzature) e seconda in altri tre settori (meccanica, lavorazioni in metallo e "altri manufatti diversi"). (Tabella 2.1.1), (Tabella 2.1.2)
I mercati più dinamici all'export nazionale sono: Arabia Saudita (+39,2% rispetto al 2010), Svizzera (+30,5%), Emirati Arabi Uniti (+28,5%), Messico (+26,4%), Brasile (+23,4%), Turchia (+19,9%), Giappone (+18,1%), Russia (+17,8%) e Cina (+16,2%). Nell'ultimo anno il fatturato estero delle imprese italiane in Cina ha per la prima volta oltrepassato la soglia dei dieci miliardi di euro. Tra i principali partner europei, Germania (+12,2% rispetto al 2010), che resta il principale mercato di riferimento delle imprese italiane (13,1% dell'export nazionale), e Romania (+16,4%) registrano tassi di crescita superiori alla media nazionale. Le esportazioni verso la Gran Bretagna (-0,3%) registrano una leggera flessione, mentre quelle verso la Grecia (-13,1%) e la Tunisia (-11,1%) sono in netta diminuzione a causa delle forti tensioni presenti nei due paesi.
Per il 2011 il disavanzo commerciale italiano (-24,6 miliardi di euro) ha registrato un lieve miglioramento rispetto al 2010. Nel dettaglio, il deficit energetico (-61,3 miliardi di euro) è in crescita rispetto al 2010 (-51,6 miliardi), mentre si accresce in modo rilevante l'avanzo nell'interscambio di prodotti manifatturieri: da 31,6 miliardi di euro nel 2010 a 49,7 miliardi nel 2011. Fra i comparti manifatturieri più export-oriented, il settore delle produzioni meccaniche è quello che presenta il saldo commerciale attivo più rilevante, pari a circa 44 miliardi di euro, seguono il comparto moda (+13,1 miliardi), gli apparecchi elettrici (+6,6 miliardi), le produzioni metallurgiche (+5,9 miliardi) e il settore dei mobili (+4,4 miliardi). Il valore delle importazioni del settore dei beni elettronici ha largamente superato quello delle esportazioni, determinando, nell'ultimo anno, un deficit commerciale con l'estero che risulta di poco inferiore ai 17 miliardi di euro. Il deficit commerciale del settore agro-alimentare, in leggera crescita rispetto al dato registrato nel 2010, si attesta attorno ai dieci miliardi di euro.
Il saldo commerciale con i paesi dell'Unione Europea, pur rimanendo negativo (-3 miliardi di euro), registra un sensibile miglioramento rispetto a quello registrato nel 2010 (-8 miliardi). Anche gli scambi verso i paesi extra UE registrano un saldo negativo, pari a circa 21 miliardi di euro, in linea con quanto registrato nell'anno precedente.
Nel 2011 il valore delle importazioni italiane ha raggiunto i quattrocento miliardi di euro con una dinamica di crescita che nell'ultimo anno si è assestata attorno ai nove punti percentuali. La crescita delle importazioni ha interessato tutti i principali settori economici, con punte superiori al 16% nel settore energetico e nel comparto delle lavorazioni in metallo. La Germania resta il principale mercato di approvvigionamento nazionale, con una quota vicina al 16% dell'import totale, ma continua a crescere il peso dell'import dalla Cina: nel 2011 il valore delle importazioni provenienti dall'ex Impero Celeste raggiungono per la prima volta i ventinove miliardi di euro.
In Veneto
Le esportazioni del Veneto nel 2011 hanno superato nuovamente la soglia dei cinquanta miliardi di euro in valore, ritornando ai livelli record pre-crisi del 2008. Un risultato molto importante se si considera che i record di allora furono realizzati in un periodo in cui il commercio mondiale era gonfiato dall'eccesso di domanda interna di alcuni mercati di riferimento che acquistavano più di quanto non potessero permettersi.
Il balzo del fatturato estero delle imprese venete è stato del 10,2%; tale apprezzabile accelerazione, iniziata nell'ultimo trimestre del 2010, si è accentuata nel primo semestre 2011 per poi stabilizzarsi negli ultimi sei mesi dell'anno. Questo risultato conferma la seconda posizione del Veneto in Italia, dietro la Lombardia, per valore di merci esportate. (Figura 2.1.2)

I settori

La crescita delle esportazioni venete ha interessato tutti i principali settori economici, con l'unica eccezione del comparto aeronavale, settore notoriamente indipendente dagli andamenti ciclici dell'economia e sostanzialmente legato a grandi commesse: nell'ultimo anno il valore dei mezzi di trasporti venduti nei mercati esteri è sceso di circa quindici punti percentuali.
Il settore della meccanica, che negli ultimi anni ha costituito la principale voce delle esportazioni venete (20,2% dell'export regionale), ha fatto registrare, nel 2011, una crescita del fatturato estero del 18,1%.
L'incremento più importante, in termini percentuali, è stato registrato dalle vendite delle produzioni metallurgiche: nel 2011 il fatturato estero del comparto ha raggiunto nuovamente i valori precedenti alla crisi attestandosi attorno ai sei miliardi di euro, pari a una crescita annua di circa venti punti percentuali.
Buoni anche i risultati delle vendite all'estero del sistema moda, secondo settore dell'export regionale, che registra una crescita vicina agli otto punti percentuali. Le esportazioni venete dei prodotti dell'agroalimentare, spinte dalla buona performance del vino, sono state in linea con la dinamica dell'anno precedente: il fatturato estero delle imprese del settore (4,5 miliardi di euro nel 2011) ha registrato un incremento di circa undici punti percentuali.

I mercati

L'Unione Europea assorbe circa il 59%, in termini di valore, dell'export veneto nel suo complesso e nel 2011 l'incremento del fatturato estero delle imprese venete verso i partner comunitari ha sfiorato i nove punti percentuali.
Paese leader del nostro export è la Germania. Essa ha assorbito nel 2011 prodotti veneti per 7,1 miliardi di euro, corrispondenti al 14,1% dell'intero export regionale, circa 846 milioni di euro in più rispetto al 2010. Seguono la Francia, con 5,3 miliardi (+9,5% rispetto al 2010), e il Regno Unito, con 2,4 miliardi di euro (+7,8% sul 2010), che ha superato di una spanna la Spagna (-2,6% nell'ultimo anno). In crescita anche le vendite di prodotti veneti verso l'Austria (+11,6%), la Romania (+12,8%), la Polonia (+11,6%), la Repubblica Ceca (+14,2%) e la Svezia (+15,6%). (Figura 2.1.3)
I progressi più significativi, +12,6% rispetto al valore del 2010, sono stati registrati dall'export verso i paesi extra UE: +31,6 % verso la Cina, ottavo mercato di riferimento per le imprese venete, +19,5 % verso la Russia, +26,2 % verso la Svizzera, +19,8 % verso la Turchia, +24,5% verso il Brasile e +24,4 % verso l'India. Continua, invece, il trend negativo delle vendite verso gli Stati Uniti: il fatturato estero verso gli USA, pur rimanendo il terzo mercato di riferimento delle imprese esportatrici venete, ha registrato nell'ultimo anno una flessione di circa un punto percentuale.

I saldi commerciali

Il 2011 si è chiuso con un surplus commerciale di 9,7 miliardi di euro. A causa di una dinamica dell'export superiore a quella dell'import, esso ha segnato un aumento superiore ai due miliardi di euro sul saldo dell'anno precedente. Il saldo commerciale per area geografica presenta dati fortemente positivi relativamente al rapporto con i partner dell'UE27 (+3,6 miliardi di euro), del Nord America (+2,7 miliardi), del Medio Oriente (+1,2 miliardi) e i paesi dell'Europa Orientale (+966 milioni di euro), mentre risultano negativi, ma in diminuzione rispetto al 2010, con l'Asia orientale (-1,4 miliardi di euro) e l'Asia centrale (-477 milioni di euro). I settori economici che favoriscono il surplus della bilancia commerciale regionale sono la meccanica (+7,8 miliardi di euro nel 2011), i comparti dei gioielli e dell'occhialeria (+2,9 miliardi), le produzioni di apparecchiature elettriche (+2,4 miliardi) e il sistema moda (+1,9 miliardi). Si registra, invece, un disavanzo commerciale nei mezzi di trasporto (-4,4 miliardi di euro), nel comparto alimentare (-1,1 miliardi) e nel settore dell'elettronica (-940 milioni di euro). (Figura 2.1.4), (Figura 2.1.5)

Le importazioni

Le importazioni venete hanno registrato nel corso del 2011 un incremento pari al 5,9% rispetto al 2010, attestandosi ad un valore pari a 40,6 miliardi di euro.
La principale area di approvvigionamento rimane l'Unione Europea (26,1 miliardi di euro), che da sola rappresenta quasi i due terzi (64,2%) delle merci importate in Veneto. Primo partner comunitario per merci importate è la Germania: nel 2011 il valore delle merci importate ha quasi raggiunto i 9,5 miliardi di euro, registrando un incremento rispetto al 2010 pari a circa quattro punti percentuali. Dopo l'Unione Europea, segue con oltre 5,6 miliardi di euro di merci l'Asia orientale (in aumento di oltre duecento milioni di euro rispetto al 2010), dove il ruolo della Cina appare dominante (4 miliardi di euro nel 2011, con un incremento del 2,7% rispetto al 2010). Molto distanziate le altre aree, a cominciare dai paesi dell'Europa orientale, dove si segnala la forte crescita dell'import dalla Russia (quasi 250 milioni di euro in più rispetto al 2010), e dell'Asia centrale, poco sopra al miliardo di euro, di cui circa la metà ascrivibili all'India.
Decisamente inferiori le importazioni provenienti dalle altre aree, con valori dell'import inferiori al miliardo di euro, dove si segnala il forte calo degli approvvigionamenti di materie prime provenienti dal Nord Africa, compensato dalla crescita dell'import dal Medio Oriente .
Le importazioni venete mostrano incrementi tendenziali in tutti i principali settori economici con punte nelle produzioni metallurgiche (+12,7%), nel comparto alimentare (+13,7%), nelle produzioni chimiche (+10%) e nel sistema moda (+10,2%). Gli acquisti all'estero degli altri principali raggruppamenti presentano una dinamica piuttosto stabile o in linea con la crescita regionale, ad eccezione del comparto dell'elettronica (-17,7%) e del settore del mobile (-9,2%) che presentano consistenti riduzioni di acquisizioni estere.

Le province

Nel 2011 tutte le province del Veneto hanno contribuito positivamente all'incremento delle esportazioni regionali: la crescita più elevata, in termini percentuali, è stata riscontrata nella provincia di Rovigo (+20,2% rispetto il 2010), che in termini di valore costituiscono un incremento delle vendite estere di circa 200 milioni di euro, seguita a ruota da Padova, che ha fatto registrare un balzo del fatturato estero di circa sedici punti percentuali (+1.128 milioni di euro rispetto all'anno precedente); prossimi all'undici per cento gli aumenti rilevati a Vicenza e Verona (rispettivamente +10,9% e +10,6). In crescita, anche se leggermente al di sotto della media regionale, le vendite estere delle imprese bellunesi (+9,1%) e trevigiane (+8%), mentre l'export della provincia di Venezia, che ha risentito della battuta d'arresto del fatturato estero del comparto navale, si è fermato ai livelli registrati nel 2010 (+0,3%).
Vicenza, con i suoi 14,5 miliardi di euro di export nel 2011, si conferma la prima provincia in Veneto per valore di merci esportate e terza in Italia, dietro a Milano (37,2 miliardi di euro) e Torino (18 miliardi). Treviso, con i suoi 10,7 miliardi di euro, mantiene saldamente la seconda posizione dell'export regionale (settima a livello nazionale), precedendo Verona di 1,7 miliardi di euro, un divario leggermente meno ampio di quello registrato l'anno scorso. In quarta posizione si trova Padova, con un fatturato estero pari a 8,3 miliardi di euro, seguono Venezia (3,8 miliardi), Belluno (2,7 miliardi) e Rovigo, che torna a registrare i valori record del 2008 (1,3 miliardi di euro).
Per quanto concerne le importazioni, si registrano variazioni percentuali positive in tutte le province venete, con l'unica eccezione di Venezia che nell'ultimo anno ha registrato una riduzione del valore degli approvvigionamenti esteri pari al -4,6%.
L'incremento più consistente degli approvvigionamenti regionali è stato registrato nella provincia di Vicenza (+9,2% rispetto al 2010), determinato in gran parte dal consistente aumento, in valore, delle importazioni del settore metallurgico (+227 milioni rispetto il 2010) e del comparto moda (+211 milioni di euro). (Tabella 2.1.3)

Figura 2.1.1

Variazioni percentuali annue del commercio mondiale di merci - Anni 2000:2012

Tabella 2.1.1

Esportazioni per regione. Valori espressi in milioni di euro e variazione % annua. Anni 2010:2011

Tabella 2.1.2

Importazioni per regione. Valori espressi in milioni di euro e variazione % annua. Anni 2010:2011

Figura 2.1.2

Variazione percentuale annua e quota delle esportazioni venete dei principali settori economici - Anno 2011

Figura 2.1.3

Variazione percentuale annua e quota delle esportazioni venete verso i principali partner commerciali - Anno 2011

Figura 2.1.4

Saldo commerciale per area geografica. Valori espressi in milioni di euro. Veneto - Anni 2011 e 2010

Figura 2.1.5

Saldo commerciale per settore economico. Valori espressi in milioni di euro. Veneto - anni 2011 e 2010

Tabella 2.1.3

Interscambio commerciale con l'estero per provincia. Valori espressi in milioni di euro e variazione % annua. Anni 2011:2010
 
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2.2 Il commercio interno

In Italia
L'indice delle vendite del commercio fisso al dettaglio chiude l'anno 2011 con una contrazione dell'1,3% rispetto all'anno precedente, sintesi della stabilità delle vendite alimentari e della riduzione dell'1,8% delle vendite di prodotti non alimentari. Le difficoltà delle attività sul mercato si riscontrano in tutte le forme distributive: le piccole superfici fanno registrare una contrazione dell'1,4% e anche la grande distribuzione, per la prima volta dall'inizio della crisi economica nel 2008, chiude in negativo, -0,9%. (Figura 2.2.1)
In Veneto
I dati sulle vendite in Veneto non sono disponibili per il 2011, ma l'andamento degli anni precedenti fa presupporre che la dinamica regionale si possa paragonare a quella italiana, con una contrazione delle vendite, più accentuata per quanto riguarda il settore non alimentare e i piccoli esercizi.
Il numero di esercizi commerciali in sede fissa in Veneto mantengono nel 2011 un sostanziale equilibrio rispetto all'anno precedente: continua anche nell'ultimo anno la riduzione del numero di sedi d'impresa e la crescita delle unità locali non sedi principali dell'attività commerciale. Gli esercizi specializzati nella vendita di apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni sono le attività in maggiore espansione (+3,4%), seguite dagli esercizi non specializzati, cresciuti dello 0,6% annuo. Subiscono invece un indebolimento nel corso del 2011 gli esercizi specializzati nella vendita di carburante per autotrazione (-0,2%), di articoli culturali e ricreativi (-0,8%) e di altri prodotti per uso domestico (-1,5%). Venezia, Verona e Rovigo fanno registrare un aumento delle attività commerciali nel corso del 2011; Padova è invece la provincia che ha maggiormente risentito delle difficoltà del mercato, con un calo dell'1% dei propri esercizi commerciali. (Figura 2.2.2)
Il commercio ambulante mostra una buona tenuta nel 2011, con una crescita annua di 1,3 punti percentuali: crescono di molto i venditori di mobili e articoli di uso domestico (+7,1%), ma anche quelli di abbigliamento, tessuti, calzature e pelletterie (+1,5%); il commercio ambulante di prodotti alimentari si contrae, invece, dell'1,2% rispetto al 2010.
Per quanto riguarda il commercio al dettaglio al di fuori di negozi, banchi e mercati va segnalata l'esplosione dell'e-commerce: le attività di vendita esclusiva via internet crescono in un solo anno di oltre 18 punti percentuali, sfiorando i 700 esercizi in Veneto. (Tabella 2.2.1)
Nel 2010 continua lo sviluppo della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) in Veneto, seguendo l'andamento tracciato negli ultimi anni di continua espansione delle forme distributive più strutturate: è evidente la crescita delle superfici specializzate, i cui esercizi aumentano nel 2010 del 4,2% e i relativi addetti del 9,4%. Nonostante questo format distributivo operi nel settore non alimentare, più colpito dalla contrazione delle vendite, rimane tra i più dinamici per quelli che sono i suoi punti di forza, in particolar modo l'ampio assortimento su particolari categorie merceologiche e il servizio al cliente.
Nello stesso anno si registra anche una buona crescita di grandi magazzini, supermercati e ipermercati (complessivamente +3,6% annuo), a cui non corrisponde, invece, una crescita degli addetti (-0,2%).
I minimercati sono l'unica tipologia commerciale della grande distribuzione a subire una riduzione del numero di esercizi, nella superficie di vendita e nella forza lavoro (rispettivamente -3%, -3,3% e -2,4%); questi esercizi, dalla dimensione medio-piccola e operanti nel settore alimentare e per lo più nei centri urbani, sono da anni in contrazione in Veneto.

Figura 2.2.1

Indice del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio: variazioni percentuali sul rispettivo periodo dell'anno precedente per settore merceologico. Italia - Feb. 2010:Dic. 2011

Figura 2.2.2

Variazione percentuale annua 2011/10 degli esercizi commerciali in sede fissa per specializzazione commerciale e provincia. Veneto

Tabella 2.2.1

Unità locali, superficie di vendita e numero di addetti della grande distribuzione per provincia. Veneto - Anno 2010
 
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2.3 La congiuntura agricola (Nota 3)

Nel 2011 il valore della produzione dell'agricoltura veneta è apparso in crescita, essendo stimato in circa 5 miliardi di euro, con un incremento del 5% rispetto all'anno precedente, riportandosi tra i livelli più elevati dell'ultima decade. Non tutti i comparti agricoli hanno contribuito in eguale misura a tale risultato: le coltivazioni erbacee hanno infatti subìto un arretramento (-3,5%), soprattutto per le deludenti performance del comparto orticolo, mentre le colture legnose registrano un incremento di circa il 17% soprattutto in seguito ai buoni risultati commerciali conseguiti dai prodotti vitivinicoli. Anche la zootecnia, dopo alcune annualità caratterizzate da pesantezza dei mercati, ha beneficiato di un significativo incremento di valore (+8,8%) dovuto all'aumento dei prezzi delle produzioni.
In aumento il deficit della bilancia commerciale dei prodotti agroalimentari del Veneto rispetto all'anno precedente: nel 2011 ha superato 1 miliardo di euro (+25% rispetto all'anno precedente) per effetto del maggiore incremento delle importazioni (5,6 miliardi di merce acquistata, +13,7%) rispetto alle esportazioni (4,5 miliardi di merce venduta, +11,1%). (Tabella 2.3.1)
Imprese e occupazione
Ancora in calo il numero di imprese agricole nel Veneto. Quelle attive iscritte ai registri delle Camere di Commercio sono scese nel 2011 a circa 73.800 unità, con una contrazione del 2,3% rispetto all'anno precedente, comunque inferiore alla variazione media nazionale (-3%). Le industrie alimentari registrano invece una sostanziale stabilità nel numero, intorno a 3.350 unità, in controtendenza rispetto alla contrazione avvenuta nel complesso del settore manifatturiero regionale (-1,3%). In aumento il numero degli occupati agricoli (+5%), che raggiungono le 69.769 unità per l'incremento sia della componente di lavoro indipendente (+4%) sia, in maggiore misura, di quella dipendente (+7%). A livello nazionale si è invece osservata una diminuzione degli occupati in agricoltura, pari al 2%.
Cereali e colture industriali
Le colture cerealicole hanno beneficiato di una buona tenuta commerciale che ha determinato, soprattutto nella prima parte del 2011, prezzi mediamente in crescita rispetto all'anno precedente. Il mais si conferma la coltura principale in Veneto incrementando del 10% la superficie coltivata, che ha raggiunto i 250.000 ettari, e del 13% la quantità prodotta, pari a 2,5 milioni di tonnellate. Il prezzo medio annuo è calcolato in 224,3 euro/t, in crescita del 33% rispetto all'anno precedente. All'aumento della coltivazione del mais ha corrisposto una diminuzione del frumento tenero, sceso a 85.000 ettari (-10%) e 500.000 tonnellate prodotte (-14%), ma con quotazioni mediamente superiori del 37%, e del frumento duro, la cui produzione è calata a 46.000 tonnellate determinando un aumento dei listini del 54% rispetto al 2010. Andamenti analoghi per l'orzo (è diminuita la superficie del 12% e la produzione dell'11%, ma è aumentato il prezzo medio del 32%), mentre il riso segna un incremento della superficie investita del 10% e del prezzo del 26%.
Per quanto riguarda le colture industriali, si è osservato un notevole calo degli ettari coltivati a barbabietola da zucchero (-37%) che tuttavia ha ottenuto valori elevati della produzione (3.100 €/ha, +48%) a causa dell'alto grado di polarizzazione e della domanda dei mercati. Aumenta del 19% la superficie a soia (77.000 ha) e del 14% la relativa produzione, mediamente quotata in crescita del 10%, mentre diminuisce notevolmente la coltivazione del tabacco (-22%) che dimostra anche una flessione del prezzo medio pari al 5-10%. Ancora in calo gli ettari di girasole (-4%), mentre la colza, dopo cinque anni di continua espansione subisce una battuta d'arresto: la superficie è scesa del 16% e la produzione del 21%.
Il comparto ortofrutticolo
Nel 2011 si è osservato un leggero incremento delle superfici investite a orticole, che nel complesso salgono a circa 33.400 ettari (+2%). La variazione riguarda in particolare le piante da tubero, che registrano un rilevante aumento degli investimenti (4.000 ettari, +14%), e in misura minore le orticole in piena aria (25.800 ettari, +1%), mentre le orticole in serra calate a circa 3.500 ettari (-3%). I deludenti risultati commerciali del comparto orticolo, dovuti principalmente alla pesantezza dei mercati e all'allarme del batterio "E. Coli", hanno determinato una variazione negativa del valore della produzione (-9%), sceso a 541 milioni di euro. In controtendenza il radicchio, che per alcune varietà ha registrato un incremento del prezzo medio pari al 14%.
Annata in chiaroscuro per le colture frutticole con risultati di segno opposto a seconda della coltura. Il melo ha confermato i risultati dell'anno precedente, sia per la quantità prodotta che per i prezzi di mercato, mentre il pero registra un moderato aumento della produzione (+2,3%) ma un corrispondente calo dei listini (-3,8%). Le pesche subiscono ancora un ribasso dei prezzi (-10,7%), mentre albicocche, ciliegie e actinidia recuperano sulle deludenti quotazioni dell'anno precedente.
Il comparto vitivinicolo
La vendemmia 2011 ha sostanzialmente confermato i livelli produttivi degli ultimi anni con una produzione dichiarata di 11,2 milioni di quintali di uva, corrispondenti a circa 8,2 milioni di ettolitri di vino. Prendendo in considerazione anche l'uva importata da altre regioni italiane, il Veneto sarebbe in grado di produrre una quantità di vino pari a 9,5 milioni di ettolitri, fortemente orientati alla qualità, poiché il 41,8% del vino prodotto è marchiato con la Denominazione di origine, mentre il 41,1% con l'Indicazione geografica.
Il fenomeno Prosecco, dopo la revisione della denominazione avvenuta nel 2009 con la nuova OCM, sembra incidere significativamente sulle caratteristiche strutturali della vitivinicoltura veneta.
La varietà Glera - dalle cui uve si ottiene il vino prosecco - è il primo vitigno del Veneto con una quota del 25,7%, seguito a notevole distanza da Garganega (13,4%), Merlot (10,1%), Pinot grigio (9,8%) e Corvina (8,3%). I dati relativi alla produzione dichiarata di uve a Denominazione di origine confermano il primato della DOC Prosecco con una quota del 34,5%, seguita dal Valpolicella con uno share del 14,6%. Al terzo posto ancora Prosecco: la DOCG Conegliano-Valdobbiadene con il 13,6%, che precede due denominazioni veronesi (Soave 10,6% e Bardolino 6,4%).
Dal punto di vista commerciale il 2011 è stata un'annata positiva, dopo la crisi del 2009 e i segnali di ripresa osservati nel 2010. Il prezzo medio delle uve registrato presso le borse merci del Veneto è aumentato del 27%, mentre secondo le rilevazioni Ismea il prezzo medio all'origine dei vini bianchi DOC-DOCG al mercato di Treviso è salito su base annua del 28,7% e quello dei vini rossi DOC-DOCG sulla piazza di Verona del 31,9%. In aumento anche le esportazioni di vino italiano, delle quali il Veneto detiene la "quota di maggioranza" del 29,6%.
La zootecnia
Nonostante l'ulteriore perdita di allevamenti per il comparto lattiero-caseario veneto, scesi a 4.116 unità (-3,9%), nella campagna 2010/11 vengono confermati gli 11 milioni di quintali di quella precedente, dopo sette campagne consecutive di calo della produzione complessivamente pari all'8%. Le eccedenze di produzione ammontano a 37.000 quintali, ma non essendo stato superato il quantitativo nazionale di riferimento, nessun prelievo sarà imputato ai produttori veneti per la relativa campagna.
Il prezzo del latte nel 2011 ha continuato la lenta risalita già osservata durante l'annata precedente, dopo avere toccato nel 2009 il minimo storico degli ultimi 15 anni. Il prezzo medio si è quindi attestato sui 38-40 euro/100 litri + Iva, superiore di circa il 10% rispetto al prezzo medio annuo registrato nel 2010. Quotazioni in crescita anche per i principali formaggi DOP: il Grana Padano, la cui produzione veneta è stimata in considerevole aumento (+17%), l'Asiago (+6% il prezzo medio del pressato) e il Montasio. (Figura 2.3.1)
In base ai dati disponibili a livello nazionale si stima che nel 2011 la produzione veneta di carne bovina sia calata del 6-7% rispetto all'anno precedente, scendendo appena sotto le 200.000 tonnellate. Tale andamento è dovuto sia alla stagnazione dei consumi domestici, sia alla difficoltà degli allevatori di essere sufficientemente remunerati per il forte rialzo dei costi di produzione, in particolare dell'energia e dei mangimi, a causa del rincaro dei cereali durante il primo semestre del 2011. Il numero di allevamenti attivi in Veneto a indirizzo misto e carne sono risultati in diminuzione del 5,9% rispetto all'anno precedente e tale contrazione ha colpito in prevalenza gli allevamenti medio-piccoli. (Tabella 2.3.2)
Di conseguenza il patrimonio zootecnico bovino del Veneto ha subìto una diminuzione del 3,4% su base annua, alla quale ha contribuito soprattutto la riduzione del numero dei vitelli. (Tabella 2.3.3)
La ridotta disponibilità dell'approvvigionamento di capi sul mercato nazionale ed estero ha ulteriormente consolidato il trend di contrazione dell'offerta: anche in Veneto l'importazione di animali vivi ha infatti subìto una flessione complessivamente pari al 3,6%. La maggior parte dei bovini importati è rappresentata da ristalli provenienti dalla Francia (420.000 capi), che ha rinforzato ulteriormente la sua leadership. Dal punto di vista commerciale, il prezzo dei ristalli ha presentato un andamento generalmente al ribasso, con una media annua inferiore del 3% rispetto all'anno precedente, mentre il mercato degli animali da macello ha registrato un recupero mediamente quantificabile tra il 4 e il 6% a seconda della razza. (Tabella 2.3.4)
L'allevamento suino in Veneto è finalizzato principalmente alla produzione del suino pesante destinato alla filiera DOP, che negli ultimi anni si è mantenuta su una quantità di capi macellati annualmente pari a 600/650.000, corrispondente a circa l'8% del totale nazionale.
La disponibilità di carne suina a fine 2011 è stimata in calo a livello nazionale, soprattutto a causa della diminuzione della produzione interna (-3%). E' prevista in forte diminuzione la macellazione di magroni (-35%), mentre più contenuta è quella dei grassi (-1,8%), soprattutto per gli animali del circuito delle DOP. Da rilevare anche la consistente diminuzione delle scrofe nei primi sei mesi del 2011(-7,5%), indicativa dei piani produttivi degli allevatori per il futuro. La riduzione dell'offerta di produzione nazionale è stata comunque in larga parte compensata dall'aumento delle importazioni (+3%), mentre il prezzo medio annuo di vendita dei suini pesanti ha registrato un netto miglioramento rispetto al 2010 (+15,5%) raggiungendo 1,41 euro/kg sulla piazza di Mantova. I consumi di carne suina delle famiglie sono leggermente diminuiti in quantità (-0,5%) e aumentati in valore (+1,5%), probabilmente per l'effetto sostituzione con la carne bovina.
Andamento in crescita per la produzione di carne avicola, di cui il Veneto detiene una quota rilevante a livello nazionale (40%). I dati annuali sulle macellazioni mostrano un andamento in crescita per i polli di categoria superiore ai 2 kg (+4% in peso morto) e per i tacchini (+3,7%). La domanda di questo tipo di carne è rimasta sostanzialmente positiva e le quotazioni medie annue sono risultate in aumento di circa il 15% per i polli e di circa il 12% per i tacchini. Stabile la produzione di uova, pari a circa 2 miliardi di pezzi, corrispondente al 15% della produzione nazionale.
Il comparto cunicolo ha chiuso l'annata 2011 in parziale recupero rispetto alle difficoltà incontrate nell'anno precedente. La produzione veneta è stimata in diminuzione del 2-3%, soprattutto per la sospensione dell'attività produttiva di diversi allevamenti medio-grandi per mixomatosi e problemi enterici (vuoto sanitario) e dovrebbe superare di poco i 19 milioni di conigli macellati. Tuttavia l'andamento delle quotazioni del 2011 è risultato più favorevole, con un valore medio annuo pari a 1,79 euro/kg (+4%) per il coniglio pesante sulla piazza di Verona.
La pesca marittima
I dati sulla pesca marittima relativi al 2011 evidenziano un consistente calo dei quantitativi a livello regionale, scesi a 30.659 tonnellate con la relativa perdita del -9,9% rispetto all'anno precedente.
Osservando i principali mercati regionali, si rileva cha al mercato ittico di Chioggia nel 2011 sono stati osservati transiti complessivi per 11.361 tonnellate (-19,1%), mentre il valore complessivamente realizzato è stato pari a 41,6 milioni di euro (-9,1%). A questa significativa flessione hanno contribuito sia il prodotto locale che quello nazionale, calati rispettivamente del 21,8% e del 17,9%. Il mercato ittico di Venezia, caratterizzato da una quota superiore di pescato estero, ha invece evidenziato una maggiore tenuta, registrando transiti per 9.900 tonnellate, analoghi a quelli dell'anno precedente, mentre il valore realizzato di 59,8 milioni di euro risulta in crescita del 4,7%.
Continua la lenta, ma costante, riduzione del numero di imbarcazioni della flotta peschereccia veneta: al 31 marzo 2012 le imbarcazioni venete dedite alla pesca iscritte al Fleet Register dell'Unione Europea risultavano essere 724, con un calo di 7 unità rispetto alla situazione registrata a fine 2011 (-1,0%). Le imprese attive nella pesca e nell'acquacoltura hanno raggiunto nel 2011 le 3.016 unità attive, con un incremento di 20 unità (+0,7%) rispetto all'anno precedente, dove al lieve calo delle imprese operanti nella pesca (-1,1%) e corrisposto il contestuale incremento (+2,6%) delle imprese di allevamento. (Tabella 2.3.5)

Tabella 2.3.1

Valore della produzione per comparto produttivo (000 euro) - Veneto 2011

Figura 2.3.1

Quantitativi di latte commercializzati rettificati (t) per campagna e numero di aziende. Veneto - Anni 2003:2011

Tabella 2.3.2

Numero di allevamenti attivi ad indirizzo misto e carne per classe di capi e variazione % rispetto all'anno precedente. Veneto - Anno 2011

Tabella 2.3.3

Numero di capi bovini e bufalini. Veneto - Anni 2010 e 2011

Tabella 2.3.4

Ingressi di bovini vivi dall'estero per paese e variazione % rispetto all'anno precedente. Veneto - Anno 2011

Tabella 2.3.5

Mercati ittici di Chioggia e Venezia - quantitativi dei transiti in tonnellate e milioni di euro. Anni 2010 e 2011
 
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2.4 Ancora difficoltà per le imprese, ma il biennio appena terminato è andato meglio del 2009

In Italia
Se l'anno 2010 aveva permesso di intravedere la via della ripresa, riponendo nel presente e nel futuro la speranza di un recupero rispetto ad un 2009 in contrazione, il 2011 appena concluso ha in parte confermato queste aspettative, ma ha altresì insinuato qualche incertezza sulla capacità di recupero del sistema, avendo fatto intravedere alcune dinamiche in rallentamento.
La crisi economica che da qualche anno sta accompagnando il nostro Paese ha portato inevitabilmente ad un abbattimento della vitalità del sistema imprenditoriale italiano, con tassi di nati-mortalità differenti da quelli dei primi anni Duemila. Questa tendenza si sta comunque attenuando nel corso degli ultimi anni: il 2009 aveva chiuso con una contrazione delle imprese attive italiane dello 0,9% annuo, mentre il recente 2011 ha fatto registrare appena un -0,1% rispetto al 2010.
In una situazione congiunturale piuttosto ostile è ovviamente più difficile credere e investire in una nuova attività produttiva; è la natalità imprenditoriale, infatti, ad aver maggiormente risentito delle difficoltà che sta affrontando il nostro Paese, assestandosi così nell'ultimo anno ad un valore pari a 7,4 nuove iscritte ogni 100 imprese attive, tasso in diminuzione del 4,6% rispetto al 2010.
Fortunatamente, ad un modesto calo della natalità si è affiancato un lievissimo aumento della mortalità, a sintesi di cui osserviamo un saldo imprenditoriale (Nota 4) pressoché nullo, -0,04%.
Anche nel 2011 sono le società di capitale a sostenere la dinamica congiunturale del sistema produttivo italiano, essendo cresciute di quasi 3 punti percentuali rispetto al 2010. Nello stesso periodo società di persone e ditte individuali hanno subito una contrazione, rispettivamente, dell'1% e dello 0,7%.
Anche l'ultimo anno, come i precedenti, si è chiuso con una riduzione del comparto agricolo e del manifatturiero, rispettivamente -2,6% e -1,5% annuo. Il terziario continua invece a tener testa alle difficoltà, sfiorando l'1% di crescita nel 2011: i settori che hanno reagito meglio sono i servizi di alloggio e ristorazione (+2,2%), i servizi alle imprese (+2,0%) e quelli alla persona (istruzione +6,3%, sanità +5,1%, altri servizi sociali e personali +1,4%). (Figura 2.4.1)
Rimane in sofferenza anche l'artigianato italiano, il quale continua a seguire il trend negativo degli ultimi anni, chiudendo il 2011 con un -0,6% di imprese attive.
Sono soltanto 3 le regioni italiane che fanno registrare un aumento delle imprese attive sul proprio territorio: il Lazio chiude il 2011 con un incremento delle proprie attività imprenditoriali vicino all'1%, mentre Lombardia e Abruzzo si fermano poco sopra lo zero. Le realtà territoriali in cui è stata registrata una maggiore flessione nell'ultimo anno sono Valle d'Aosta, Molise e Basilicata, tutte con una contrazione di oltre 1 punto percentuale annuo.
In Veneto
L'imprenditoria veneta riesce nel complesso a mantenere un sostanziale equilibrio anche nel 2011: il ciclo economico molto debole dell'anno appena concluso non ha certo dato sostegno alla vitalità imprenditoriale veneta, facendo sì che il tessuto imprenditoriale chiudesse con una variazione percentuale annua pari a -0,3%. La variazione annua al netto del comparto primario è, però, appena positiva, +0,1%. Il Veneto rimane una delle regioni più importanti per quota di imprese sul totale nazionale: nel 2011, con l'8,6% delle imprese nazionali, è la quarta regione italiana, dopo Lombardia, Campania e Lazio.
Come accade a livello nazionale, anche in Veneto il segnale più evidente delle difficoltà che coinvolgono il sistema produttivo è la contrazione della natalità imprenditoriale, diminuita del 4,3% nell'ultimo anno, assestandosi a 6,7 nuove attività ogni 100 imprese attive, tasso inferiore a quello nazionale.
L'informazione positiva è invece fornita dalla lettura del tasso di mortalità, pari a 7,0% nel 2011, che continua a mantenersi stabile rispetto al 2010 e più basso del dato nazionale.
A sintesi dell'andamento della nati-mortalità delle imprese venete, osserviamo un saldo imprenditoriale di poco negativo, -0,3%.
Le ditte individuali e le società di persone sono le realtà maggiormente colpite dalle difficoltà congiunturali che investono la nostra società: entrambe, infatti, subiscono un ridimensionamento dello 0,8% nell'ultimo anno. Per quanto riguarda invece le società di capitali venete, tipicamente più grandi e strutturate, si registra un netto aumento delle attività, addirittura superiore ai 2 punti percentuali. Anche le forme minori, tra cui le cooperative e i consorzi, chiudono l'anno con una variazione positiva rispetto all'anno precedente, +0,6%.
Verona e Padova, le prime due province venete per quota di imprese attive, sono anche quelle che subiscono la maggiore contrazione nel corso del 2011, rispettivamente -0,8% e -1,3% annuo. Vicenza, capoluogo veneto dell'export, fa registrare invece il migliore risultato del 2011, +0,5% di imprese attive, anche grazie al fondamentale contributo alla crescita garantito dall'apertura ai mercati internazionali. Treviso e Venezia raggiungono nel corso del 2011 un lieve incremento delle proprie attività imprenditoriali, entrambe con un +0,2% annuo, mentre Belluno si ferma ad un -0,5% rispetto al 2010. (Figura 2.4.2)
Anche l'anno appena concluso vede il terziario mantenere il proprio ruolo di traino per l'economia veneta: il comparto nell'ultimo anno cresce dello 0,6% annuo, consolidando il peso sempre più importante dei servizi, i quali sfiorano il 54% delle attività produttive regionali. Sono in primo luogo i servizi alle imprese a chiudere l'anno con una crescita netta, +2,0%; a seguire i servizi bancari e finanziari, +1,3%, gli alberghi e i ristoranti, +1,2%, e gli altri servizi sociali e personali, +1%. Il commercio, primo settore in Veneto, subisce nel 2011 un lieve calo, -0,2% annuo, forse perché imbrigliato in un mercato poco dinamico a causa della flessione della domanda. I trasporti sono l'unico settore dei servizi a rivelare consistenti difficoltà congiunturali, con una riduzione delle imprese attive dell'1,9%, probabilmente anche a causa della forte esposizione del settore all'andamento del prezzo del petrolio.
Il ridimensionamento delle attività agricole e industriali continua nel corso del 2011: il settore primario perde il 2,2% delle imprese attive, il manifatturiero l'1,3% e le costruzioni lo 0,7%.
Le difficoltà coinvolgono quasi tutte le attività economiche della manifattura veneta. La metallurgia, l'industria del legno, mobili e stampa e il settore moda, che insieme coprono quasi il 60% delle attività produttive venete, chiudono l'anno in contrazione rispetto al 2010, rispettivamente -2%, -2,6% e -0,7%. Il settore moda, settore di eccellenza per il made in Veneto, riesce però a rallentare la caduta rispetto allo scorso anno.
Anche l'industria meccanica e quella elettronica chiudono il 2011 in negativo, con perdite di almeno 2 punti percentuali rispetto ai volumi dell'anno precedente. Si acuiscono le difficoltà rispetto all'andamento del 2010 per la fabbricazione di mezzi di trasporto, -1,6%, e per l'industria chimica-gomma-plastica, -1,8%.
Sono soltanto due i settori patrimonio della tradizione veneta che riescono a muoversi in controtendenza rispetto agli altri settori manifatturieri: l'industria di gioielli, articoli sportivi e occhialeria riesce a chiudere l'anno nettamente in positivo, +1,4%, seguita dall'industria alimentare, +0,1% annuo.

Le imprese artigiane

Nemmeno nel corso del 2011 l'imprenditoria artigiana veneta riesce a rialzarsi: le imprese artigiane venete diminuiscono nell'ultimo anno dell'1,1%, con una decrescita più intensa di quella rilevata per il 2010 e di quella media nazionale, seconda soltanto al crollo del 2009.
I settori che hanno positivamente contribuito all'andamento del comparto sono afferenti al ramo terziario, principalmente i servizi alle imprese, +4,3%, e i servizi di alloggio e ristorazione, +2,4%. Le difficoltà, invece, si possono ancora leggere a 360°: il comparto agricolo e quello delle costruzioni chiudono l'anno ognuno con un -1,5% annuo, l'industria manifatturiera con un -1,4%, il commercio con un -1,1% e i trasporti addirittura con un -3,8%. (Tabella 2.4.1)

Figura 2.4.1

Quota e variazione percentuale annua 2011/10 delle imprese attive per regione - Anno 2011

Figura 2.4.2

Variazione percentuale annua 2011/10 delle imprese attive venete per forma giuridica, provincia e categoria economica (*)

Tabella 2.4.1

Imprese artigiane del Veneto. Numero, quota e variazione percentuale 2011/10 per categoria economica - Anno 2011
 
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2.5 Il turismo

Le grandi potenzialità dell'offerta turistica veneta, valorizzata dalle capacità imprenditoriali degli operatori e da uno strutturato e sinergico piano di promozione, hanno permesso al Veneto di raggiungere nell'anno 2011 il suo record assoluto di presenze turistiche. Una proposta poliedrica, quella veneta, che parla ad una sola voce di turismo, cultura, enogastronomia, identità, paesaggio e territorio, in grado di soddisfare nel migliore dei modi ogni richiesta. Contestualizzando questo risultato al periodo di forti incertezze economiche attualmente in corso, si può affermare nuovamente e con maggior vigore che il turismo rappresenta il settore più importante per l'economica veneta, sia per la ricchezza direttamente prodotta che per l'economia indotta a monte e a valle dell'attività turistica.
Numericamente nel 2011 si contano 15,8 milioni di turisti, oltre un milione in più rispetto all'anno precedente (+8,1%), a cui corrisponde un aumento importante seppur più blando delle presenze (+4,2%), giunte a circa 63 milioni e 400 mila, segno della riduzione della permanenza media nelle località di villeggiatura (4 giorni). (Figura 2.5.1), (Tabella 2.5.1)
I dati più recenti, relativi al primo trimestre 2012, indicano per il turismo veneto rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, un ulteriore incremento degli arrivi (+3%) e delle presenze (+0,7%), in particolare con flussi in crescita nelle città d'arte, al lago e al mare.
La scelta del Veneto come destinazione di vacanza da parte di milioni di turisti ormai da diversi anni fa mantenere il primato tra le regioni turistiche italiane, come risulta confermato anche per il 2010, ultimo anno disponibile a livello nazionale, totalizzando il 14,8% degli arrivi ed il 16,2% di presenze di turisti dell'intera penisola. (Figura 2.5.2)
Le provenienze e le destinazioni
Gli ottimi risultati del turismo veneto nel 2011 rispecchiano fondamentalmente l'andamento del flusso straniero, cresciuto rispetto all'anno precedente dell'11,6% in termini di arrivi e del 7,1% in quanto a presenze. Il turismo internazionale, la cui crescita è stata solamente rallentata all'inizio della crisi economica globale per riprendere timidamente già dal 2009, manifesta oggi consensi sempre maggiori da parte dei clienti più affezionati: tedeschi (+7,1%), austriaci (+5,3%), olandesi (+4,6%), francesi (+6,9%), svizzeri (+8,8%). Si nota inoltre una ripresa delle presenze americane (+10,8%) e inglesi (+1,7%), mercati che negli ultimi anni avevano subìto le più marcate e ripetute contrazioni e che ricoprono un ruolo fondamentale soprattutto per le nostre rinomate città d'arte. Continua inoltre la scalata di Russia (+33,7%), Cina (+45,4%) e Brasile (+34%). (Tabella 2.5.2)
Il record del 2011 non è determinato solo da un aumento degli ospiti provenienti dagli altri paesi ma anche da un aumento degli arrivi dei turisti italiani (+2,6%) a cui è corrisposta una sostanziale stabilità dei loro pernottamenti (-0,1%). La graduatoria regionale degli italiani che visitano il Veneto è caratterizzata da una predominanza di corregionali attratti dall'offerta turistica della propria regione, distaccando di ben 8 punti percentuali le presenze di turisti provenienti dalla Lombardia. Dopo anni di conferme delle prime posizioni, si evidenzia una perdita della terza posizione da parte del Lazio, che si è visto superare da Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. (Tabella 2.5.3)
Nel 2011 si evidenzia una crescita del numero di turisti in tutti e cinque i comprensori. Le rinomate spiagge venete, le città d'arte e il lago totalizzano un nuovo record sia degli arrivi che delle presenze. Le località montane e quelle termali sono accomunate da un numero crescente di turisti, i quali però permangono per un periodo mediamente più breve, comportamento generalmente sempre più diffuso, ma che fa totalizzare in questo caso una variazione negativa delle presenze. (Figura 2.5.3)
Il 2011 risulta una buona annata sia per il comparto alberghiero (+6% delle presenze), sia per quello extralberghiero (+2,7%), che comprende campeggi, agriturismi, affitta-camere, ostelli, case per ferie, rifugi alpini, B&B, ecc. Nel settore alberghiero si evidenzia un forte aumento della domanda di alta qualità, corrispondente ad un aumento della rispettiva offerta dovuto in parte a processi di riclassificazione.
Può essere interessante confrontare il fenomeno turistico in Veneto con quanto accade nel resto d'Europa anche se limitatamente alla movimentazione di turisti registrata da hotel, campeggi e villaggi turistici, tipologie di ricettività per le quali è possibile un confronto metodologicamente omogeneo a livello europeo.
La graduatoria tra le regioni europee in base ai flussi turistici registrati nel corso del 2010, ultimo anno disponibile, vede il Veneto tra le primissime posizioni grazie a un turismo prevalentemente straniero (oltre il 60% dei pernottamenti). Le prime dieci regioni contano circa un quarto dei pernottamenti effettuati da turisti nell'intera UE27 (Nota 5), evidenziando in questo modo il ruolo fondamentale svolto in questo campo dalle quattro nazioni di appartenenza: Italia, Spagna, Regno Unito e Francia.
L'Italia è la prima nazione in quanto a posti letto in strutture alberghiere con il 18% dell'offerta dell'UE27, seconda per quanto riguarda l'offerta di campeggi e villaggi turistici.
Dopo due anni di riduzioni dei flussi turistici in concomitanza con l'inizio della crisi economica internazionale, nel 2010 il settore considerato torna a registrare incrementi, con uno slancio alla ripresa che sembra essere più forte per il Veneto della media nazionale e ancor più della media europea, con un incremento degli arrivi rispettivamente del +4,9%, +3,3% e +2,5%. Le presenze, che dipendono dalla permanenza degli ospiti nei territori visitati, mostrano da sempre una crescita più moderata, che vede il Veneto in linea con le tendenze nazionali e in generale europee con un aumento attorno all'1%. (Figura 2.5.4)
Alcuni indicatori economici e di previsione (Nota 6)
I dati economici settoriali elaborati dal CISET, il Centro Internazionale di Studi sull'Economia Turistica, indicano per l'anno 2011 una buona crescita delle entrate turistiche italiane (+10,1% rispetto al 2010), risultato importante soprattutto se conseguito in un momento congiunturale particolarmente difficile per l'economia mondiale. In termini quantitativi, dei 32.300 milioni di Euro di ricchezza prodotta dal settore turistico in Italia, al Veneto è imputabile una consistente quota pari a circa il 15%. Il contesto generale e, in particolare, la crisi del nord Africa nel bacino del Mediterraneo, in alcune aree hanno portato anche qualche opportunità per poter meglio sostenere questa fase negativa. Ne hanno potuto ricavare benefici in termini di rivalutazione della destinazione proprio quelle regioni che, come nel caso del Veneto, possono vantare fattori di competitività dipendenti dalla disponibilità di prodotti culturali tradizionali, derivanti dalla vicinanza ai bacini di origine (leggasi principalmente mercato tedesco) e che possono proporre prodotti sostitutivi rispetto al nord Africa (balneazione).
Il turismo a livello mondiale si è confermato un settore economico che continua a crescere al ritmo del 4%; l'Organizzazione Mondiale del Turismo ha quantificato un +4,4% di turisti nel 2011, prevedendo per il 2012 un ulteriore +3-4% a livello globale e proiezioni intorno al +2-4% per l'Europa.

Figura 2.5.1

Numero indice (*) delle presenze di turisti (anno base = 2000). Veneto - Anni 2000:2011

Tabella 2.5.1

Movimento di turisti per provenienza e struttura. Veneto - Anno 2011

Figura 2.5.2

Presenze di turisti nelle regioni italiane (*). Anno 2010

Tabella 2.5.2

Provenienza dei turisti stranieri. Graduatoria delle presenze. Veneto - Anno 2011

Tabella 2.5.3

Provenienza dei turisti italiani. Graduatoria delle presenze. Veneto - Anno 2011

Figura 2.5.3

Variazione percentuale 2011/10 dei movimenti di turisti per comprensorio e provenienza. Veneto

Figura 2.5.4

Presenze di turisti in hotel, campeggi e villaggi turistici per regione europea. UE27 - Anno 2010
 
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2.6 Il mercato del lavoro

Il lavoro nella realtà veneta
Nel corso del 2011 l'occupazione presenta segnali positivi di ripresa: in Italia, il numero di occupati cresce di circa 95 mila unità rispetto all'anno precedente (+0,4%), in Veneto di 22 mila (+1,1%). Il tasso di occupazione italiano resta comunque sui livelli del 2010 (56,9%), mentre il Veneto registra un valore pari a 64,9%, in aumento dopo due anni di decrescita. Altrettanto incoraggiante è il fronte della disoccupazione: il numero di persone in cerca di occupazione in Veneto si riduce di 17 mila unità, recuperando buona parte del peggioramento registrato fra il 2009 e il 2010. Il tasso di disoccupazione scende cosi dal 5,8% del 2010 al 5,0% del 2011 (in Italia rimane pari all'8,4%).
Scendendo nel dettaglio del territorio veneto, nel 2010 i Sistemi Locali del Lavoro (SLL) di Conegliano e di Adria presentano le maggiori sacche di disoccupazione: su 100 persone appartenenti alle forze lavoro più di 7 sono in cerca di occupazione; anche l'area del veneziano e di Porto Viro presentano tassi di disoccupazione ben superiori alla media regionale. Nella maggior parte dei SLL della provincia di Verona e di Belluno, invece, si contano meno di 5 disoccupati ogni 100 persone attive: in particolare, i valori minimi si osservano nei Sistemi Locali del Lavoro di Belluno (4,2%) e di Malcesine (4,4%).
I livelli più elevati di occupazione si registrano nella provincia di Verona: San Giovanni Ilarione, San Bonifacio, Grezzana, Bovolone e Verona sono i Sistemi Locali del Lavoro dove il tasso di occupazione calcolato sulle persone di 15 anni e più supera il 53%, rispetto ad una media regionale del 50,5%; buoni livelli si segnalano anche nell'area di Castelfranco Veneto. Ancora una volta, Adria, Venezia e Porto Viro presentano le maggiori problematiche, con tassi di occupazione che non raggiungono il 47%.
Confrontando i dati degli ultimi anni, la crisi sembra aver colpito soprattutto il trevigiano: nei 5 Sistemi Locali del Lavoro della provincia di Treviso, dal 2008 al 2009 i tassi di occupazione sono scesi di oltre 3 punti percentuali, con picchi di circa 3,7 punti a Treviso e Conegliano. Dal 2009 al 2010, l'occupazione è diminuita soprattutto a Bassano del Grappa, Schio, Portogruaro e ancora Treviso.
Per quanto riguarda, invece la disoccupazione, nell'anno successivo alla crisi, è stato registrato un aumento particolarmente forte nella provincia di Belluno: i Sistemi Locali più colpiti sono stati quelli di Auronzo di Cadore e di Feltre, con 2,5 disoccupati in più ogni 100 persone attive. Nel 2010, l'impatto più grave della crisi economica si è spostato in provincia di Rovigo: Porto Viro, Badia Polesine e Rovigo sono le zone dove le persone in cerca di occupazione sono aumentate in modo più significativo. Va, tuttavia, sottolineato che il Sistema del Locale del Lavoro che più ha risentito della crisi è Conegliano. (Figura 2.6.1)
Un sostegno dagli ammortizzatori sociali
Nel 2011 in Italia sono state concesse 973 milioni di ore di cassa integrazione guadagni (cig), di cui 87 milioni in Veneto. La cig a gestione ordinaria nella nostra regione pesa per circa il 23% delle ore autorizzate, mentre una parte più cospicua è rappresentata dalla cig a gestione straordinaria (42%) e da quella in deroga (35%) (Nota 7).
Rispetto al 2010, le ore di cassa integrazione concesse sono diminuite sensibilmente (-30% in Veneto, -19% in Italia), avvicinandosi alle quote toccate nel 2009. A livello nazionale, il calo ha investito soprattutto la cig ordinaria, mentre nella nostra regione le tre tipologie di gestione sono diminuite della stessa percentuale (-28% la cig in deroga e ordinaria, - 33% la straordinaria). Traducendo le ore concesse in lavoratori equivalenti, ossia ipotizzando un monte ore lavorato per persona nell'anno di 1.650 ore (Nota 8), in Italia si contano nel 2011 quasi 590mila occupati equivalenti in cig, in Veneto poco meno di 53mila.
La diminuzione della cassa integrazione e dei relativi lavoratori equivalenti registrata nel 2011 può essere letta secondo una duplice chiave interpretativa: da una parte, infatti, può essere un segnale positivo di ripresa, dall'altra può essere causa di nuovi licenziamenti a seguito dell'esaurimento degli ammortizzatori sociali.
A supporto di queste ipotesi, è possibile analizzare i licenziamenti avvenuti negli ultimi anni. Gli inserimenti in lista di mobilità a seguito di licenziamenti collettivi, secondo quanto previsto dalla legge 223/1991 (Nota 9), sono aumentati bruscamente dal 2008 al 2009, passando da circa 6.800 a più di 10mila, valore registrato anche nell'anno successivo; il 2011 ha visto un leggero aumento, portandosi a quota 11.800. I licenziamenti individuali (inserimento in lista di mobilità ex L.236/1993 (Nota 10)) hanno iniziato ad aumentare già sul finire del 2008, ma l'anno di maggiore crescita è il 2009: i lavoratori coinvolti raddoppiano e superano le 23mila unità, per assestarsi, poi, nel 2010 e nel 2011 attorno ai 22.700 casi. La diminuzione delle ore di cassa integrazione osservata nel 2011, dunque, non è stata accompagnata da un aumento sostanziale dei licenziamenti, segnale, forse, di una flebile ripresa del mercato del lavoro. (Figura 2.6.2)
Un altro strumento di sostegno al reddito per le persone che hanno perso il lavoro o ai quali è scaduto il contratto è l'assegno di disoccupazione. Nel primo semestre 2011, in Veneto il numero medio di beneficiari di disoccupazione edile e ordinaria non agricola è pari a 36.850, il 7,7% del totale dei beneficiari a livello nazionale. Campania (13%), Lombardia (11%) e Sicilia (10%) sono le regioni che hanno assegnato più indennità rispetto al Veneto. Nei primi mesi del 2011, nella nostra regione è stato registrato un calo dei percettori di disoccupazione, con valori al di sotto di quelli segnalati nel 2010 e nel 2009; in Italia, invece, il trend è ancora crescente. (Figura 2.6.3)
Cassa integrazione, mobilità e assegno di disoccupazione sono le forme di sostegno al reddito principali del sistema di welfare italiano. Il governo si trova davanti ad una difficile sfida, ossia la riforma degli ammortizzatori sociali; nei primi incontri fra governo e parti sociali sono già state delineate le linee guida, che puntano ad estendere il raggio di copertura di questi interventi ad un numero di lavoratori sempre più elevato, senza tuttavia gravare sulla fiscalità generale. Ma il nodo delle risorse resta un problema critico che si scontra con la complessa situazione del mercato del lavoro italiano. Di sicuro molti saranno gli aspetti da analizzare, come, ad esempio, l'estensione degli aiuti per i lavoratori assunti con un contratto di collaborazione, per i giovani alla ricerca di una nuova occupazione, per i disoccupati di lunga durata e per chi decide di rientrare nel mercato del lavoro dopo un periodo di inattività.

Figura 2.6.1

Tasso di occupazione e di disoccupazione della popolazione di 15 anni e più (*) nei Sistemi Locali del Lavoro veneti - Anno 2010 e variazione % 2010/2009

Figura 2.6.2

Lavoratori equivalenti in cassa integrazione guadagni per tipologia di gestione (*) e lavoratori inseriti nelle liste di mobilità. Veneto - Anni 2005-2010

Figura 2.6.3

Media annua dei beneficiari di disoccupazione ordinaria non agricola e disoccupazione speciale edile. Veneto e Italia - Anni 2007-2010 e 1° semestre 2011