Le imprese dei giovani
L'impresa è tra le forze che possono contribuire a rilanciare il Paese. Per tornare a crescere, ridurre la disoccupazione e dare nuovo slancio allo sviluppo occorre investire su idee, energie e imprenditori nuovi.
Il futuro dei giovani, il loro successo o il loro fallimento, dipenderà dalla capacità del sistema di indirizzarli verso l'imprenditorialità, di coltivarne l'entusiasmo, l'ottimismo e la motivazione del fare da sé e del fare con gli altri. E i nuovi interventi previsti dal governo Monti sembrano andare proprio in questa direzione.
La prima parte del Decreto Liberalizzazioni approvato dal Governo Monti e in Gazzetta Ufficiale dal 24 gennaio 2012 è in gran parte incentrata su ordini professionali e imprese: misure per la semplificazione delle attività economiche, Srl semplificate per i giovani che vogliono diventare imprenditori, saldo delle fatture arretrate per le Piccole Medie Imprese che vantano crediti con le Pubbliche Amministrazioni per arginare il fenomeno del ritardo dei pagamenti dalla PA, nuove tutele per le microimprese e la lunga lista di interventi per quanto riguarda professioni (taxi, farmacie, avvocati, notai), banche e assicurazioni (conti correnti, Rc auto).
In particolare, l'articolo 3 prevede interessanti novità per i giovani che vogliono tentare la carriera imprenditoriale: nasce una forma semplificata di Srl, società a responsabilità limitata, per giovani al di sotto dei 35 anni, che richiede un semplice atto costitutivo, e un capitale sociale di un solo euro. Praticamente, i giovani possono aprire società senza bisogno del notaio con un solo euro, invece che 10 mila come previsto per una società a responsabilità limitata comune, senza l'obbligo di versare in banca almeno il 25% del capitale, come forma di tutela. E' previsto però che quando un socio perda il requisito di età, ovvero superi i 35 anni, venga estromesso, a meno che l'assemblea non provveda immediatamente a deliberare la trasformazione della società.
L'iniziativa intende incentivare l'attività d'impresa tra gli under 35 e potrà trovare applicazione soprattutto nelle piccole società di servizi. La "società semplificata a responsabilità limitata" potrebbe rivelarsi uno strumento interessante anche per i giovani professionisti che sfruttando le liberalizzazioni di Monti decideranno di intraprendere la loro attività sotto forma di società di capitali. Interessante che tale agevolazione non comporti alcun contributo statale o finanziamenti che costano alla collettività infinitamente di più del beneficio che dovrebbero procurare.
Altre azioni riguardanti le nuove imprese sono riportati all'articolo 90 "interventi per favorire l'afflusso di capitale di rischio verso le nuove imprese
(Nota 20)". In realtà, si tratta di una serie di piccole modifiche a quanto già previsto dalla manovra finanziaria di luglio (art. 31 del decreto 6 lulgio 2011 n.98 convertito con la legge 15 luglio 2011 n.111) per finanziare la crescita delle nuove imprese attraverso i fondi per il venture capital, che investono almeno il 75% dei capitali raccolti in società non quotate nelle fasi di sperimentazione (seed financing), costituzione (start-up financing), di avvio dell'attività (early-stage financing) o di sviluppo del prodotto (expansion financing). Rispetto a quanto previsto a luglio, questi fondi non devono più essere armonizzati Ue.
Nel 2011 le persone con meno di 30 anni aventi una carica presso un'impresa veneta sono 33.867, il 4,6% del totale delle persone coinvolte; questo valore mostra il Veneto in leggero difetto rispetto al contesto nazionale, che vede la medesima fascia giovanile occupare in Italia il 5,5% del totale delle persone con carica. Sono proprio le società di persone e le ditte individuali ad impegnare la maggior quota di persone con carica in età giovanile: l'82,1% degli individui con meno di 30 anni aventi una carica presso imprese venete è attivo presso imprese individuali (42,9%) o società di persone (39,2%). Queste due tipologie di forma giuridica sono le più diffuse tra i giovani imprenditori con molta probabilità per il fatto che sono le forme più semplici e meno onerose ad oggi da intraprendere e che probabilmente meglio rispondono alle esigenze di chi entra per la prima volta nel mercato del lavoro, magari con un'impresa di dimensioni limitate, ad esempio un'attività artigiana piuttosto che commerciale. Infatti il 22,1% dei giovani possiede un'attività nel campo del commercio, ma una buona percentuale si registra anche nel manifatturiero, 10,3%.
Le imprese giovani: le nuove nate
Nonostante le difficoltà economiche dell'ultimo biennio abbiano rallentato la nascita di nuove imprese in Veneto, le nuove registrate nel 2011 sono 30.576 e, escludendo il settore del commercio caratterizzato notoriamente da un forte turn over, le nuove nate sono 25.280.
Da un punto di vista territoriale, le aree più favorevoli allo sviluppo di nuove idee imprenditoriali sembrano i capoluoghi di provincia e le loro cinture, la zona di tutto il litorale adriatico, i comuni lungo la pedemontana e più in generale la fascia centrale del Veneto.
(Figura 10.5.1)
Insomma le idee innovative e la voglia di mettersi in gioco non mancano, ma in un mercato così competitivo come quello di oggi sono fondamentali anche la tecnica e le risorse finanziarie, per questo le nuove imprese si appoggiano sempre più ai network di startupper, piuttosto che agli incubatori di idee. Gli startupper sono oggi una comunità in continuo movimento, che utilizza le nuove tecnologie, i social network, i forum specializzati, per confrontarsi e favorire le occasioni d'incontro tra idee innovative e possibili finanziatori. Sono migliaia gli iscritti alle diverse community di sviluppatori di idee nel web, così come sono attivi su Facebook gruppi che organizzano appuntamenti dedicati alla presentazione della propria iniziativa imprenditoriale. E anche le università venete aderiscono al progetto "Start Cup", la Business Plan Competition che premia idee d'impresa innovative con premi in denaro, invitando i giovani ad esporre le proprie idee imprenditoriali in un clima informale a imprenditori di successo disponibili a confrontarsi.
Le imprese giovani: i tassi di sopravvivenza e la dimensione
I tassi di sopravvivenza sono un utile indicatore non semplicemente della performance delle imprese nate, ma anche del territorio che fornisce un background favorevole o meno allo sviluppo di attività economiche.
Analizzando la percentuale di imprese con dipendenti ancora in attività nel 2009 a tre anni dalla nascita avvenuta nel 2006, risulta che il Veneto è tra le regioni con uno dei tassi di sopravvivenza più elevati, 65%, rispetto alla media nazionale di 62,1%.
Si è cercato di approfondire l'argomento a livello di territorio veneto per capire se nel recente passato sia stata una zona fertile per le imprese che vi sono nate. Allungando di un paio di anni il periodo considerato, dal 2004 al 2009, si osserva che il tasso di sopravvivenza al 2009 delle nate nel 2004 rimane nell'ordine del 54% nel complesso dei settori, ossia a cinque anni dalla nascita 54 imprese su 100 sono ancora attive. Tale percentuale è maggiore nel settore dell'industria in senso stretto, 57,1%, nei servizi escluso il commercio, 55,9%, mentre è minore nei comparti di maggiore turn over: le costruzioni, 50,9% e il commercio, 50,9%. La sopravvivenza ad un anno dalla nascita è generalmente molto elevata; si vuole sottolineare che i tassi delle aziende nate nel 2008 sono relativamente più bassi, prova ulteriore della situazione congiunturale particolarmente sfavorevole nella quale si trovano a muovere i primi passi.
Anche considerando questi cinque anni di arco temporale si evince la solidità dell'impresa veneta rispetto alla media nazionale: in Italia è circa la metà delle aziende nate nel 2004 che è ancora attiva al 2009.
Nel confronto provinciale, i tassi di sopravvivenza non si discostano in modo significativo da quello medio veneto, solo le province di Padova e Belluno si differenziano positivamente.
(Tabella 10.5.1)
La dimensione media di imprese con dipendenti, sia nell'anno di nascita che negli anni successivi, costituisce un importante indicatore di performance in grado di rilevare la crescita delle imprese in termini di occupazione.
Le imprese con dipendenti che a distanza di cinque anni dalla nascita sopravvivono presentano un aumento della dimensione media dal valore iniziale di 1,5 addetti nel 2004 a quello di 2,3 nel 2009
(Nota 21).
Nell'industria in senso stretto si osserva una dimensione più elevata alla nascita e una crescita maggiore nei cinque anni di sopravvivenza analizzati (da 2,3 a 4,2 addetti medi); nel terziario, al contrario si registra la dimensione media più bassa sia alla nascita (1,4 addetti) sia dopo cinque anni (2,1 addetti). Si deve evidenziare che, complessivamente, nel 2009 la crescita dimensionale ha subito un rallentamento rispetto al 2008 e il fenomeno, pur presente in tutti i settori, assume maggiore intensità nell'industria e nelle costruzioni.
(Figura 10.5.2)
Dal punto di vista dell'occupazione, l'aumento del numero medio di addetti per impresa sopravvissuta non compensa la mortalità d'impresa intervenuta nel periodo: le imprese nate nel 2004 e sopravvissute nel 2009 occupano circa 30.700 addetti, contro i 34.900 che impiegavano tutte le imprese nate nel 2004; viene perso complessivamente il 12% del personale. L'unico comparto che presenta un aumento dell'occupazione rispetto all'anno di nascita è l'industria in senso stretto (+13,1%); tutti gli altri settori registrano un saldo negativo rispetto al 2004. E' pur vero che la perdita di addetti coincide per tutti i settori, ad esclusione del commercio, con la crisi internazionale sfociata nel 2008.
(Tabella 10.5.2)
Ponendo uguale a 100 l'occupazione totale registrata nel 2004 dalla coorte di imprese nate in quell'anno, si nota che le imprese operanti nell'industria in senso stretto e ancora attive nel 2005 registrano per tale anno un indice pari a 146. Questo valore può essere scisso in due componenti: gli occupati presenti alla nascita delle sopravvissute (pari a 94) e quelli assunti in seguito al loro sviluppo (pari a 51). Quest'ultima quota, che indica la creazione di nuovi posti di lavoro da parte delle imprese nate nel 2004 e sopravviventi nel periodo in esame, presenta un andamento sempre crescente nei primi due anni di sopravvivenza, per calare leggermente, passando da 63 nel secondo anno di sopravvivenza a 61 nel terzo, risollevarsi nel quarto a 63 per poi ridursi a 53 nel quinto anno, con una crescita occupazionale complessiva rispetto alla nascita del 13,1%. Il settore delle costruzioni crea nuova occupazione per il 21% nel primo anno di sopravvivenza per poi arrivare al 33% nel terzo anno; nel quarto e quinto anno di sopravvivenza tale percentuale diminuisce (rispettivamente 31% e 27%) e non è sufficiente a compensare la perdita occupazionale: nel 2009, a cinque anni dalla nascita, gli addetti delle imprese sopravvissute sono circa l'80% degli addetti iniziali del comparto. Il commercio presenta una lieve crescita soltanto nel primo anno; la quota di addetti impiegata dalle imprese che sopravvivono non riesce, infatti, a compensare la perdita occupazionale dovuta a quelle che muoiono: il numero di occupati delle imprese della coorte del 2004 si attesta nell'anno 2008 all'89% rispetto al totale degli addetti alla nascita, per scendere all'84% nel quinto anno di sopravvivenza. Anche la quota di occupazione creata dalle imprese sopravvissute nei vari anni è la più bassa rispetto ai settori analizzati, ed è
pari al 15% nel primo anno per crescere limitatamente negli anni successivi, fino a stabilizzarsi intorno al 29% nel quinto anno di sopravvivenza. Infine, anche nel settore degli altri servizi la creazione di nuovi posti di lavoro nelle imprese che sopravvivono è sufficiente solo nei primi tre anni di sopravvivenza a compensare la perdita di occupazione dovuta alle imprese che non sopravvivono. Nel quarto anno di sopravvivenza la decrescita occupazionale è del 6%, mentre nel quinto anno gli addetti delle imprese sopravvissute sono l'86% degli addetti iniziali delle imprese nate nel 2004.
Nella media nazionale, si osserva che la perdita occupazionale complessiva di questo panel di imprese è inferiore rispetto al Veneto (-10,5%), ma la decrescita ha un andamento settoriale simile. Anche a livello nazionale l'unico ambito in aumento è l'industria: +14%.
(Figura 10.5.3)
Gli indicatori di performance delle imprese giovani e meno giovani
Si considerano inoltre altri due indicatori proposti da Istat
(Nota 22) perché significativi dell'andamento delle imprese: il tasso di "high-growth" e il "tasso di gazelle", entrambi basati sulla crescita occupazionale. Infatti sono portatrici di importanti valori "imprenditoriali", ovvero creano "nuovo valore", non solo le imprese di recente nascita, ma anche quelle che hanno dimostrato una rapida crescita occupazionale in un periodo relativamente breve.
Le due misure di "performance imprenditoriale", il tasso delle imprese "high-growth" e quello delle imprese "gazelle", sono calcolate in base ad una precisa definizione OCSE-Eurostat: si definiscono «"high-growth" in termini di dipendenti tutte le imprese con almeno 10 dipendenti ad inizio periodo che presentano una crescita media annua in termini di dipendenti superiore al 20%, su un periodo di tre anni consecutivi». Sono escluse dalle high-growth tutte le imprese la cui crescita in termini di occupazione è dovuta a eventi di trasformazione (acquisizioni/cessioni di rami d'azienda). Sono inoltre escluse dal calcolo delle high-growth le imprese nate nell'anno di inizio periodo. Viene adottata la soglia dei 10 dipendenti al fine di evitare l'introduzione di eventuali distorsioni che enfatizzerebbero essenzialmente la crescita delle imprese più piccole. La stessa definizione identifica le "gazelle" come il sottoinsieme delle imprese "high-growth" giovani, cioè che hanno 4 o 5 anni al massimo.
In Veneto negli anni dal 2005 al 2009 il tasso di high-growth si mantiene tra il 2,7% e il 2,3% del 2009, anno che ovviamente risente già della recessione internazionale. Ciò significa che nel 2009, 23 imprese su 1000, tra quelle con oltre i 10 addetti, hanno avuto una crescita annua di dipendenti superiore al 20% ogni anno per gli ultimi 3 anni.
Il tasso di gazelle va dal valore di 0,4% nel 2005, allo 0,2% del 2009: nel 2009 2 imprese giovani su 1000, nate al massimo da 5 anni e con oltre 10 addetti, hanno aumentato il numero dei propri dipendenti del 20% ogni anno dal 2007 al 2009.
Entrambi i tassi sono in linea con quelli del Nord Est, ma leggermente inferiore in Veneto rispetto alla media nazionale e nettamente più bassi rispetto a quelli della ripartizione territoriale comprendente il Sud e le Isole. Questo può essere dovuto alla maggior diffusione di imprese nel Nord Est che disperde la crescita occupazionale, ma anche alla maggior presenza dell'attività manifatturiera che misura dei tassi di performance inferiori rispetto a quelli degli altri settori economici.
(Tabella 10.5.3)
Se gli stessi indicatori vengono calcolati sulla base della crescita del fatturato anziché dell'occupazione, i valori cambiano di livello, pur mantenendo la stessa tendenza.
In Veneto negli anni dal 2005 al 2009 il tasso di high-growth va dal 5,4% del 2005, cresce fino al 9,3% del 2007 e cala al 3,4% nel 2009. Ciò significa che nel 2009, 34 imprese su 1000, tra quelle con oltre i 10 addetti, hanno avuto una crescita annua di fatturato superiore al 20% nel 2007, nel 2008 e nel 2009. Quello del 2009 è il valore più basso della serie storica, più che dimezzato rispetto a quello dell'anno precedente quando erano 79 imprese su 1000 ad aver aumentato il fatturato ad un tasso superiore al 20% per tre anni consecutivi.
Il tasso di gazelle calcolato sul fatturato va dal valore di 0,6% nel 2005 allo 0,3% del 2009. Anche in questo caso si nota che la percentuale rallenta, ma già dal 2008: nel 2009 3 imprese giovani su 1000, nate al massimo da 5 anni e con oltre 10 addetti, hanno aumentato il proprio fatturato minimo del 20% ogni anno dal 2007 al 2009.
Anche in riferimento al fatturato i tassi di Veneto e Nord Est sono meno elevati del livello nazionale e soprattutto del Sud e Isole.
(Tabella 10.5.4)