La rete dei servizi sociali e socio-sanitari è governata dai piani di zona dei servizi sociali. La legge regionale definisce, infatti, il piano di zona come lo strumento primario di attuazione della rete dei servizi sociali e dell'integrazione socio-sanitaria.
Il piano di zona viene elaborato e approvato dal Sindaco, qualora l'ambito territoriale dell'Azienda Ulss coincida con quello del Comune, o dalla Conferenza dei sindaci, con le modalità previste dal piano socio- sanitario regionale e recepito dall'Azienda Ulss. I titolari sono, pertanto, i Comuni, le Province, la Regione e altri soggetti pubblici.
I Comuni, ricompresi negli ambiti territoriali corrispondenti alle Aziende Ulss, partecipano quali enti rappresentativi della comunità locale e titolari delle funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali svolti a livello locale.
Le Province concorrono all'attuazione dei piani di zona nelle materie di propria competenza e con risorse proprie, nonché come parte organica dei fattori determinanti per il buon esito delle politiche di promozione e sviluppo sociale, mentre la Regione interviene nell'elaborazione e realizzazione dei piani di zona attraverso le Aziende Ulss, cui competono responsabilità generali di programmazione, coordinamento, vigilanza e controllo sulle materie sanitarie e sociali, nonché quale titolare delle funzioni legislative e amministrative in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera.
Infine, gli altri soggetti pubblici coinvolti (amministrazioni periferiche dello Stato: scolastiche, della giustizia, del lavoro, IPAB
(Nota 1), Comunità Montane, ecc.) intervengono per il conseguimento di traguardi comuni di interesse generale.
E', inoltre, riconosciuta e agevolata la partecipazione degli organismi non lucrativi di utilità sociale, degli organismi della cooperazione, delle associazioni e degli enti di promozione sociale, delle fondazioni e degli enti di patronato, delle organizzazioni di volontariato, degli enti privati accreditati, delle organizzazioni sindacali, degli enti riconosciuti, delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese operanti nel settore per la programmazione, l'organizzazione e la gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.
Di fatto nel piano di zona vengono esplicitate le misure di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito familiare, gli interventi economici per favorire la vita autonoma e la permanenza a domicilio di persone totalmente dipendenti o incapaci di compiere gli atti propri della vita quotidiana, gli interventi di sostegno per i minori in situazioni di disagio e per la promozione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Sono definite, inoltre, le misure di sostegno alle responsabilità familiari, quelle per favorire l'armonizzazione del tempo di lavoro e di cura familiare e per sostenere le donne in difficoltà. Sono previsti, poi, gli interventi per la piena integrazione delle persone disabili e anziane, per favorire la loro permanenza a domicilio, le prestazioni integrate di tipo socio-educativo per l'infanzia e l'adolescenza e gli interventi per contrastare le dipendenze. Infine, il piano di zona promuove azioni di informazione e consulenza alle persone e alle famiglie, iniziative di auto-mutuo aiuto e interventi per favorire l'inclusione della popolazione immigrata, nonché misure volte a contrastare la povertà e l'esclusione sociale.
Il sistema di offerta è articolato nel piano di zona in aree di intervento che, all'interno della programmazione regionale e locale, integrano in un modello unitario diverse componenti: la natura assistenziale dell'intervento, sociale e sanitario, i percorsi assistenziali, fra domiciliarità, residenzialità e semiresidenzialità, e i soggetti, pubblici e privati, coinvolti nella realizzazione del servizio.
In riferimento a questi aspetti il sistema dei servizi sociali viene definito come "rete" in cui si intrecciano modalità diverse di intervento, di organizzazione dei servizi e di collaborazione tra attori sociali, istituzionali e non.
A supporto della rete di servizi sociali la Regione del Veneto ha destinato nel 2008 al settore sociale una spesa complessiva pari a 780.434.000 euro, con un costante incremento negli anni. Tale finanziamento è finalizzato a sostenere le attività, gli interventi e i servizi che riguardano l'area della non autosufficienza (anziani e disabili), della famiglia, dei minori e dei giovani, delle dipendenze, del volontariato e del terzo settore
(Figura 14.1.1) e
(Figura 14.1.2).
L'analisi dei dati di bilancio relativi al 2007 rileva la distribuzione della spesa nelle diverse aree di intervento.
La spesa complessiva si concentra prevalentemente nell'area degli anziani, con una percentuale pari al 75% del totale. In tale ambito l'impegno della Regione è volto ad assicurare livelli assistenziali di eccellenza nelle strutture e nei servizi residenziali, sia a livello strutturale che a livello organizzativo e professionale, e a sviluppare il sistema della domiciliarità, cioè il complesso di interventi e servizi che permettono alla persona non autosufficiente di rimanere nella propria casa, nel proprio ambiente, nella propria famiglia.
La spesa regionale nell'area della disabilità si aggira attorno all'11% ed è rivolta alla realizzazione di interventi e servizi a sostegno delle persone con gravi disabilità, finalizzati a garantire la loro autonomia personale e una vita indipendente e attività di supporto alla famiglia per la frequenza di centri diurni o all'accoglienza nei servizi residenziali. E' stato inoltre confermato l'impegno regionale al superamento delle barriere architettoniche
(Nota 2), che interviene a sostegno di soggetti pubblici e privati per favorire l'accessibilità e la fruibilità degli spazi e degli ambienti.
Circa il 9% della spesa è destinata all'area dei minori e della famiglia, quale finanziamento per la realizzazione di servizi per l'infanzia (asili nido e scuole materne) e sostegno alle famiglie per la frequenza dei bambini ai servizi per l'infanzia.
Nell'area delle dipendenze la spesa regionale riguarda circa il 4% del totale e consiste nel contributo di rilievo sanitario per l'accoglienza e il trattamento di persone dipendenti nelle comunità terapeutiche, e nel finanziamento dei piani triennali delle Aziende Ulss per la realizzazione di progetti e programmi finalizzati alla prevenzione, al trattamento e reinserimento sociale e lavorativo di persone dipendenti da droghe o da alcol.
Infine, pur disponendo di risorse contenute, particolarmente significativa è l'attività a favore di enti e organismi del terzo settore: associazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, cooperative sociali, con l'approvazione di progettualità diffuse su tutto il territorio regionale.
Nei paragrafi seguenti verranno illustrati i principali servizi concernenti alcuni ambiti compresi nei piani di zona, considerando, dove possibile, i diversi soggetti che partecipano alla loro gestione.