RAPPORTO STATISTICO 2010

il Veneto si racconta , il Veneto si confronta

Presentazione  Presentazione  

Sintesi

Interconnessione : Reti e Sinergie

Le reti sociali dello sviluppo

Capitolo 1

Qualità della rete abitativa

Capitolo 2

Centro e periferia: diversi sistemi di mobilità

Capitolo 3

Famiglia e solidarietà

Capitolo 4

La qualità della rete educativa

Capitolo 5

Vivere la rete lavorativa


Le reti economiche

Capitolo 6

Le interconnessioni del sistema economico

Capitolo 7

La rete mercantile

Capitolo 8

La rete agroalimentare veneta

Capitolo 9

Le sinergie per la montagna

Capitolo 10

Le reti produttive

Capitolo 11

La rete distributiva

Capitolo 12

Turismo: sinergia tra settori e reti tra individui


Le istituzioni e i servizi

Capitolo 13

Lavorare in rete per la salute

Capitolo 14

Il modello veneto di integrazione dei servizi sociali e socio-sanitari

Capitolo 15

Pubblica amministrazione, servizi per il cittadino e per l'impresa

Capitolo 16

Le reti telematiche in Veneto

Capitolo 17

Le reti di controllo dell'ambiente e del territorio

Capitolo 18

Reti istituzionali oltre confine

Capitolo 19

Modelli interistituzionali locali


Fonti

Bibliografia

Lista dei testi utilizzati

Sitografia

Lista dei siti consultati



10.1 - Contrastare la crisi con le sinergie

Nell'ultimo anno l'impresa italiana ha risentito dell'instabilità delle condizioni dei mercati internazionali che hanno introdotto in Italia un peggioramento del quadro congiunturale, con una conseguente flessione degli ordini, della produzione, e di conseguenza del fatturato. Ci sono stati alcuni effetti sulla nati-mortalità delle imprese italiane, facendo segnare una variazione negativa del totale di imprese attive rispetto all'anno precedente, ma è ancora presto per misurare il vero impatto della crisi sulla demografia del sistema produttivo italiano. Per la prima volta, quindi, dopo una lunga serie di anni in cui l'impresa italiana ha continuato a crescere, con variazioni annue più o meno consistenti, il trend di crescita del numero di imprese attive si è fermato, riportando nel 2009 una lieve riduzione delle imprese attive, -0,6% rispetto all'anno precedente. Bisogna in ogni caso sottolineare la capacità di tenuta del sistema imprenditoriale italiano, che è stato in grado di rispondere alle incertezze del mercato assestandosi su un saldo imprenditoriale pari a quello dell'anno precedente ed un tasso di mortalità delle imprese addirittura inferiore a quello dei due anni precedenti.
L'analisi della nati-mortalità delle imprese del nostro paese vede un saldo imprenditoriale (Nota 1) appena sotto lo zero, esattamente pari a -0,4%, sintesi di un tasso di natalità (Nota 2) di poco inferiore a quello di mortalità (Nota 3), dove il 31,2% delle cessazioni riguarda il comparto artigiano, più immediatamente colpito.
Dietro al saldo imprenditoriale negativo, in Italia da un lato continua la crescita delle società di capitali, +2,9% rispetto al 2008, dall'altro la crisi sembra accrescere le già presenti difficoltà delle imprese più piccole, soprattutto le ditte individuali, che nell'ultimo anno hanno subito una diminuzione di oltre 50 mila imprese, pari ad una variazione negativa dell'1,6% sull'anno precedente.
A livello settoriale, in Italia, si consolida la prevalenza numerica delle attività dei servizi, unico macrosettore economico a crescere numericamente nell'ultimo anno: continuano a crescere nel 2009 in particolare i settori riguardanti i servizi alla persona (sanità +4,3%, istruzione +3,3%, altri servizi sociali e personali +1,8%), i servizi alle imprese (+1,6%) e le imprese alberghiere e di ristorazione (+1,8%). Il commercio e i trasporti sono gli unici settori del terziario italiano a subire una diminuzione durante il 2009, concludendo con variazioni pari, rispettivamente, a -0,4% e -1,9% sull'anno precedente. Hanno risentito maggiormente del clima recessivo dell'ultimo anno sia il settore primario, con una variazione annua del numero di imprese attive pari a -2,4% sull'anno precedente, sia quello industriale (-0,9%): il settore dell'energia, cresciuto nel 2009 quasi del 10%, non può in termini assoluti contrastare la lieve flessione del settore immobiliare (-0,2%) e soprattutto il calo dell'industria manifatturiera italiana, che nell'ultimo anno ha visto diminuire dell'1,7% il proprio volume di imprese attive.
Le realtà territoriali che mostrano una crescita del volume del tessuto imprenditoriale nell'ultimo periodo sono davvero poche, basti pensare che tra le regioni italiane solo la Campania registra una variazione annua positiva del numero di imprese attive. Le regioni che meno hanno risentito di questa contrazione generalizzata sono state soprattutto Abruzzo, Umbria, Liguria, Toscana, Calabria. Le flessioni maggiori riguardano invece il Friuli Venezia Giulia, la Sicilia, la Valle d'Aosta e la Puglia, rispettivamente -1,6%, -1,5%, -1,4% e -1,1% di imprese attive rispetto al 2008. Le altre regioni hanno avuto un andamento simile a quello medio nazionale. (Figura 10.1.1)
Lo sviluppo demografico imprenditoriale del Veneto nel 2009 si è chiuso con un numero di imprese attive a fine anno pari a 458.352, -0,9% rispetto al volume dell'anno precedente, -0,4% senza considerare il settore agricolo. Il saldo imprenditoriale veneto che chiude il 2009 è stato negativo, -0,78%, a causa di un tasso di natalità imprenditoriale inferiore a quello di mortalità. Anche in Veneto, come registrato a livello nazionale, il saldo imprenditoriale è comunque rimasto pressoché stabile rispetto all'anno precedente e il tasso di mortalità risulta addirittura in calo rispetto al 2008, assestandosi sul 7,4% (7,8% nel 2008). La demografia d'impresa mostra tassi globalmente ridotti: sia la natalità sia la mortalità sono in calo rispetto all'anno precedente, concomitanza che porta a concludere riguardo ad una scarsa vitalità delle attività imprenditoriali nell'ultimo anno. Le imprese attive venete continuano a coprire l'8,7% delle imprese nazionali, occupando assieme al Lazio il terzo posto nella graduatoria delle regioni.
Le difficoltà congiunturali hanno acuito la contrazione già in atto delle ditte individuali (-1,7% annuo), che in ogni caso coprono ancora, a fine 2009, il 59,9% delle imprese venete; si difende la vitalità delle società di capitali, che durante il 2009 crescono ancora del 2,2% sull'anno precedente (Figura 10.1.2).
A risentire maggiormente della stagnazione dei mercati sono due tra i settori con quota maggiore nell'impianto produttivo veneto, il settore primario e l'industria manifatturiera: le imprese attive di tali settori diminuiscono, nel corso del 2009, rispettivamente del 3,2% e del 2,5%. Una variazione negativa è stata registrata anche per il settore delle costruzioni, che in un anno ha visto diminuire dell'1,4% le proprie imprese attive. La vera motrice della tenuta dell'economia veneta è sicuramente il terziario, comparto in cui nel 2009 le imprese attive sono aumentate dello 0,5%; a crescere sono soprattutto i servizi alle imprese e alle persone (+1,7% per i servizi alle imprese, +1,4% per l'istruzione, +6,2% per la sanità e +1,8% per gli altri servizi sociali e personali), ma tengono anche le imprese di intermediazione finanziaria, +1,2%, e quelle alberghiere e di ristorazione, +0,9%. A fianco ad una sostanziale stabilità del commercio, -0,2%, settore tra quelli che hanno maggiormente percepito la sfiducia dei consumatori, l'unico comparto del terziario ad aver affrontato nel 2009 maggiori difficoltà per quanto riguarda il volume imprenditoriale è il settore dei trasporti, che ha subìto una contrazione delle imprese attive del 2,2% rispetto all'anno precedente.
Nel 2009 la quota delle imprese dei servizi in Veneto sfiora il 52% sul totale: continua dunque il processo, già intrapreso da alcuni anni, di allineamento ad un profilo produttivo sempre più dislocato verso il terziario, trasformazione strutturale testimoniata anche dalla crescita continua della quota del relativo valore aggiunto settoriale sul totale dell'economia veneta, superando nel 2008 il 63%, della produzione totale dell'economia. (Figura 10.1.3) e (Figura 10.1.4)
All'interno del ramo manifatturiero veneto sono due i settori a concludere il 2009 con una variazione positiva, entrambi importanti in termini di quota sul totale manifatturiero: le imprese della meccanica crescono nell'ultimo anno dell'1,3%, così come l'industria alimentare aumenta dell'1,1% rispetto all'anno precedente.
Altri tra i settori più importanti dell'economia veneta registrano una contrazione: l'industria dei metalli, -4,1%, e il settore moda, che chiude il 2009 con una diminuzione media annua del 4,5% per le imprese che lavorano la pelle e il cuoio e del 3,8% per quanto riguarda le aziende del tessile e dell'abbigliamento. L'industria del legno riporta una diminuzione del 2,7% rispetto all'anno precedente e i settori "gioielli, mobili e articoli sportivi", ottica ed elettronica e minerali diminuiscono tutti di oltre tre punti percentuali.
La flessione è stata più lieve per alcuni settori di minor rilevanza per l'industria veneta: le imprese venete appartenenti ai settori della chimica, coke, gomma e plastica, della produzione dei mezzi di trasporto e della stampa e carta.
L'andamento dello sviluppo imprenditoriale a livello provinciale vede le province di Verona, Padova e Vicenza flettersi meno della media regionale, rispettivamente -0,5%, -0,6% e -0,8%, avvalorando dunque, con testimonianze di vigore e stabilità, il ruolo cruciale della fascia centrale del territorio per l'economia imprenditoriale della regione. Le altre quattro province subiscono maggiormente gli effetti della contrazione economica affrontata, soprattutto la provincia veneziana, che nell'ultimo anno segna una riduzione del numero di imprese attive dell'1,6%, attribuibile principalmente alle attività del primario e dell'industria. (Figura 10.1.5)
L'imprenditoria artigiana, dopo anni di crescita più o meno consistente fino al 2007, vede concludersi il 2009 con un chiaro inasprimento delle difficoltà già iniziate nel 2008: le imprese artigiane attive all'ultimo 31 dicembre sono 143.330, -2,2% rispetto all'anno precedente. L'andamento sotto tono proprio dei settori a maggior quota di artigianato conferisce all'aggregato il dato negativo dell'ultimo anno: il settore immobiliare artigiano veneto, che comprende più del 40% delle imprese artigiane del territorio, è diminuito nell'ultimo anno del 2,4%; allo stesso tempo l'industria manifatturiera artigiana, comparto che al 2009 costituisce più del 30% dell'artigianato veneto, ha subito una riduzione annua del 3,1%. Settori come i servizi all'impresa e alla persona invece segnano variazioni positive nell'ultimo anno, rispettivamente +1,9% e +0,5%, accanto al primario, che a sua volta cresce del 2,4% nello stesso periodo. Nel complesso questo calo, determinato dalla diminuzione di attività nei comparti più esposti alla crisi, in primis quello manifatturiero, si colloca comunque in un'annata negativa per tale natura imprenditoriale su tutto il territorio nazionale, in media diminuita in Italia dell'1,4%, e nel Nord Est, ripartizione in cui l'artigianato si mostra a forte vocazione manifatturiera, del 2,0%. (Tabella 10.1.1)

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Le difficoltà delle imprese, che hanno visto nell'ultimo anno e mezzo ridurre gli ordini e il fatturato, sono state aggravate sia dalla lentezza nei pagamenti da parte dei fornitori, sia dalle condizioni sempre più critiche sul mercato del credito. Infatti, nonostante le manovre finanziarie di sostegno patrocinate dalle banche centrali dopo lo scoppio della crisi, pare essere aumentato non di poco il divario tra i tassi sui prestiti pagati dalle imprese e l'Euribor, il tasso di riferimento dei prestiti sul mercato interbancario. L'indagine Met condotta sulle imprese venete nell'estate 2009 rivela infatti che circa un imprenditore veneto su tre ritiene che la crisi economica internazionale abbia avuto un grande impatto sul rapporto con le banche, sia per quanto riguarda l'aumento dei tassi di interesse, ma ancor più in merito alla maggiore richiesta di garanzie a fronte di un prestito e, alternativamente, ad una riduzione del credito concesso.
L'impatto della crisi sul fatturato delle imprese venete appare limitato in confronto al dato nazionale: nella nostra regione il 16,9% delle imprese ha dichiarato che nel 2009 il proprio bilancio è risultato in perdita, mentre in Italia il 19,2%; inoltre il 53,8% dei bilanci veneti chiudono in pareggio rispetto all'anno precedente, in Italia la quota scende al 44,5%. Gli imprenditori veneti inoltre mostrano una maggior fiducia nella ripresa rispetto alla media nazionale: solo il 16,8% delle previsioni raccolte in Veneto si attende una diminuzione del fatturato alla fine del 2010, mentre in Italia le previsioni di un calo del fatturato salgono al 20,7%.
Le criticità economiche che stanno affrontando gli imprenditori veneti si avvertono anche dall'osservazione della frequenza di realizzazione di investimenti di vario genere da parte delle imprese, diminuita nell'ultimo anno a testimonianza di difficoltà di breve periodo: il 36,7% delle imprese ha realizzato investimenti materiali o immateriali nel 2009, mentre nel triennio precedente la quota era stata più alta ( 43%). I canali finanziari principalmente utilizzati a questo fine sono stati nel 2009 in primis l'autofinanziamento (69,7%), poi i debiti a breve e a medio - lungo termine (rispettivamente 9,4% e 11,2%); gli investimenti realizzati sono stati compiuti principalmente per ottenere una crescita della capacità produttiva (15,8%), per il miglioramento della qualità dei prodotti (14,3%) e per l'aumento dell'efficienza a fronte di una riduzione dei costi (6,7%).
Le strategie adottate dalle imprese che presentano difficoltà di mercato vanno tutte in una direzione: la riduzione dei costi. Il 35% delle imprese venete ha infatti dichiarato di aver fatto ricorso alla limitazione dei costi per superare le complicazioni portate dalla contrazione economica. Molto diversificate sono le strategie adottate, anche volte in direzioni opposte: l'8,1% delle imprese venete ha inteso o intende intraprendere azioni commerciali per spingersi in nuovi mercati, mentre il 6,7% si accinge a ridurre l'apertura internazionale per concentrarsi sulla produzione nazionale. Inoltre le azioni di rafforzamento ritenute più utili dagli imprenditori veneti sono azioni che riguardano il consolidamento finanziario dell'impresa, in particolare la trasformazione del debito a breve in debito a lungo termine, ma altresì la formazione del personale attuale e l'eventuale acquisizione di personale già qualificato aggiuntivo. (Figura 10.1.6)

Figura 10.1.1
Quota e variazione percentuale annua delle imprese attive per regione - Anno 2009
Figura 10.1.2
Quota e variazione percentuale annua delle imprese attive venete per forma giuridica - Anno 2009
Figura 10.1.3
Quota e variazione percentuale annua delle imprese attive venete per categoria economica - Anno 2009
Figura 10.1.4
Quota e variazione percentuale annua delle imprese attive manifatturiere venete per categoria economica - Anno 2009
Figura 10.1.5
Quota e variazione percentuale annua delle imprese attive per provincia - Anno 2009
Tabella 10.1.1
Imprese artigiane del Veneto. Numero, quota e variazione percentuale annua per categoria economica - Anno 2009
Figura 10.1.6
Utilità di alcune azioni di rafforzamento per l'impresa (valori percentuali). Veneto e Italia - Anno 2009


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I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - U.O. Sistema Statistico Regionale".
La traduzione in inglese è a cura del Centro Linguistico di Ateneo dell'Università di Padova.