(Nota 1) Nella nostra regione le aree montane coprono circa il 34% del territorio regionale ma ospitano meno del 10% dell'intera popolazione veneta. Si tratta di una realtà articolata e complessa che difficilmente può essere descritta con parametri o formulazioni sintetiche.
L'approccio secondo cui le zone montane sono considerate aree marginali e svantaggiate è ormai superato a fronte di una riconosciuta consapevolezza, sia da parte dell'opinione pubblica e sia da parte delle istituzioni, del loro valore di risorsa per l'intera collettività.
La ricchezza di risorse naturali, il permanere di tradizioni ancorate ad una sapiente gestione del territorio, la vocazione per una produzione agricola di qualità, la naturale vocazione alla conservazione di un'elevata biodiversità rivestono una connotazione fondamentale per la qualità della vita e per le attività economiche e ricreative.
Questo riconoscimento, espresso anche a livello internazionale nella Conferenza di Rio del 1992 e dalla proclamazione del 2002 come Anno Internazionale della Montagna, non supplisce tuttavia alle problematiche legate al vivere e all'operare nei territori montani.
Difficoltà di insediamento e di comunicazione, orografia e clima difficile, instabilità geologica; sono alcuni dei problemi che da sempre l'uomo ha dovuto affrontare per poter vivere in questi luoghi, problemi che hanno portato inesorabilmente ad un abbandono dello sfruttamento economico ed a un progressivo calo demografico, soprattutto nelle aree più periferiche.
Tra le attività economiche, sicuramente l'agricoltura ha subito un pesante ridimensionamento se consideriamo che la SAU (Superficie Agricola Utilizzata) nella sola provincia di Belluno ha subito una riduzione di quasi il 30% tra il 1970 e il 2000. Questo abbandono colturale ha comportato delle pesanti conseguenze ambientali in un territorio ecologicamente sensibile ed economicamente difficile da valorizzare.
Il mutamento nell'uso del territorio, legato prevalentemente all'arretramento e alle difficoltà dell'attività agricola, pone seri problemi di manutenzione ambientale, di stabilità dei versanti, di sistemazione delle infrastrutture, di contenimento dell'avanzata del bosco ma anche di riconversione di alcuni sistemi produttivi legati all'agricoltura tradizionale come l'attività pascoliva.
Queste problematiche si inseriscono inoltre in un contesto territoriale dove la pressione turistica compete con le esigenze di tutela ambientale e paesaggistica complicando la scelta di una idonea strategia di sviluppo.