RAPPORTO STATISTICO 2010

il Veneto si racconta , il Veneto si confronta

Presentazione  Presentazione  

Sintesi

Interconnessione : Reti e Sinergie

Le reti sociali dello sviluppo

Capitolo 1

Qualità della rete abitativa

Capitolo 2

Centro e periferia: diversi sistemi di mobilità

Capitolo 3

Famiglia e solidarietà

Capitolo 4

La qualità della rete educativa

Capitolo 5

Vivere la rete lavorativa


Le reti economiche

Capitolo 6

Le interconnessioni del sistema economico

Capitolo 7

La rete mercantile

Capitolo 8

La rete agroalimentare veneta

Capitolo 9

Le sinergie per la montagna

Capitolo 10

Le reti produttive

Capitolo 11

La rete distributiva

Capitolo 12

Turismo: sinergia tra settori e reti tra individui


Le istituzioni e i servizi

Capitolo 13

Lavorare in rete per la salute

Capitolo 14

Il modello veneto di integrazione dei servizi sociali e socio-sanitari

Capitolo 15

Pubblica amministrazione, servizi per il cittadino e per l'impresa

Capitolo 16

Le reti telematiche in Veneto

Capitolo 17

Le reti di controllo dell'ambiente e del territorio

Capitolo 18

Reti istituzionali oltre confine

Capitolo 19

Modelli interistituzionali locali


Fonti

Bibliografia

Lista dei testi utilizzati

Sitografia

Lista dei siti consultati



8.1 - Far rete nell'agroalimentare veneto

Oliver Williamson ha ricevuto il premio Nobel per l'economia nell'anno 2009 sul tema della riduzione dei costi di transazione e, declinato in termini aziendali, quindi, sulla necessità per le imprese di essere in rete e di avere, perciò, relazioni stabili e propositive con altre imprese fornitrici e i propri clienti.
Si è ormai instaurata nella sensibilità comune la consapevolezza che sarà tramite un recupero di fiducia e quindi di rapporti se si supererà questa crisi economica senza precedenti, che sta stringendo nella sua morsa da ormai oltre un anno l'intero mondo occidentale.
Per quanto riguarda il Veneto, una consolidata rete di rapporti all'interno della filiera agroalimentare esiste da tempo e forse è questo uno degli elementi che ha permesso al settore di resistere meglio all'ondata di crisi, come vedremo. Testimonianza ne è la presenza di 4 distretti e 2 metadistretti produttivi del settore alimentare (Nota 1): istituiti da legge regionale (Nota 2), essi nascono col fine di integrare, valorizzare e mettere in comunicazione diretta i diversi segmenti della filiera produttiva alimentare.
Certo far rete non è sempre di semplice realizzazione e a volte gli esiti non sono immediati. Proponiamo di seguito alcuni esempi che abbiamo ritenuto esplicativi per l'industria agroalimentare veneta.

Inizio Pagina  Le reti tra imprese agricole

(Nota 3) Lo strumento utilizzato per l'identificazione di queste reti è stata l'individuazione delle presentazioni dei Progetti Integrati di Filiera (PIF (Nota 4)), previsti dal Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013.
Il comparto cerealicolo è caratterizzato da una elevata numerosità e da una ridotta dimensione media delle aziende: la tendenza a far rete si esplica soprattutto attraverso le strutture cooperative, che nel settore sono circa una ventina e comprendono anche i Consorzi agrari, che sono i soggetti che maggiormente riescono ad aggregare elevate quantità di prodotto, anche se non sempre la successiva gestione commerciale viene svolta in modo unitario. Sono stati presentati quattro PIF, finanziati per un importo complessivo di poco inferiore agli undici milioni di euro.
Nel settore ortofrutticolo la creazione di reti è sicuramente facilitata dal minor numero di imprese coinvolte e da una Organizzazione Comune di Mercato comunitaria che regola il settore attraverso le Organizzazioni dei Produttori (OP) riconosciute in base ai criteri fissati dai regolamenti comunitari.
In Veneto si contano a fine 2009 circa un centinaio di cooperative, molte delle quali aderenti a una delle 17 OP riconosciute, che aggregano quasi 5.000 produttori. Tuttavia il peso relativo di queste, rapportato al totale regionale, è ancora inferiore alla media di altri Stati Membri europei. Infatti, le superfici aggregate dalle OP (poco più di 13.000 ettari) rappresentano solo il 23% della superficie coltivata a ortaggi e frutta in Veneto, e il valore della produzione commercializzata, pur raggiungendo la ragguardevole cifra di 256 milioni di euro, è di poco inferiore al 30% del valore del comparto regionale. Va segnalato, tuttavia, che la capacità di fare sistema del comparto si è tradotta nella nascita nel 2008 della prima Associazione di Organizzazioni di Produttori, Veneto Ortofrutta, che raggruppa ben 7 OP, e che è risultata, assieme ad altre 4 OP, tra i beneficiari dei contributi assegnati dal PSR 2007-2013 per Progetti Integrati di Filiera nel settore ortofrutticolo, per un importo complessivo di quasi 18 milioni di euro.
Nel comparto florovivaistico, nonostante un numero ridotto di imprese (poco più di 1.700 aziende autorizzate), il fare rete non è molto diffuso: in Veneto sono attive 2 Associazioni di produttori che forniscono servizi a circa 350 associati, mentre le cooperative sono una ventina, in prevalenza di piccole dimensioni. La struttura forse più organizzata e presenza "storica" del settore è Fioritalia, che è risultata beneficiaria di un PIF per un importo di circa 1,5 milioni di euro.
Uno degli esempi di rete tra aziende vitivinicole, in risposta a una specifica esigenza derivante da prescrizioni legislative, è rappresentata dalla recente costituzione nel Veneto della società "Siquria".
Con la promulgazione della nuova OCM vino l'Unione Europea ha sancito un nuovo sistema di controlli relativi alla produzione di vini DOP (ex DOCG e DOC) e IGP (ex IGT), assimilandolo a quello già in atto per gli altri prodotti a qualità certificata. Dal 1 agosto 2009 i controlli sui vini non possono più essere effettuati dai Consorzi di tutela, ma sono stati affidati a organismi terzi, operanti secondo criteri di indipendenza, imparzialità e trasparenza, che hanno il compito di tracciare la filiera dalla produzione delle uve all'imbottigliamento del vino.
La necessità di adempiere al nuovo regime di certificazione e controllo, senza subirlo passivamente, ha indotto le aziende vitivinicole e i Consorzi di tutela a costituire degli organismi associativi. E' stato pertanto creato il Ce.Vi.Ve. (Centro Vini Veneti) che riunisce le denominazioni di origine Arcole, Bardolino, Breganze, Colli Berici, Gambellara, Lessini Durello, Merlara, Soave, Valpolicella e Vicenza. Il Ce.Vi.Ve insieme all'ente di certificazione CSI-Certificazione e Testing ha dato vita alla "Siquria srl" che esegue i controlli nei comprensori viticoli citati. Le altre denominazioni del Veneto fanno invece riferimento alla società "Valore Italia", creata dalla compartecipazione di Federdoc e CSQA.
E' attivo dal 2007 in Veneto il Metadistretto della zootecnica che ha lo scopo principale di mettere in rete la filiera veneta della carne. Enti, aziende e organizzazioni aderenti rappresentano i principali allevamenti zootecnici veneti e lavorano assieme alle aziende di trasformazione (macelli e aziende della lavorazione della carne) nonché a istituzioni pubbliche, come Province, Comuni e Università, Associazioni di produttori e Organizzazioni professionali agricole. Complessivamente aderiscono al Metadistretto circa una settantina di Enti e Istituzioni oltre a 479 aziende produttrici e di trasformazione, con più di 7.000 addetti: a livello industriale il Veneto è la prima regione nelle macellazioni di bovini da carne (24% del totale nazionale) e di avicoli (40%).
La costituzione di un Metadistretto della zootecnia del Veneto è nata proprio dalla necessità di rappresentare un settore produttivo che coinvolge centinaia di operatori sia del settore primario che dei settori secondario e terziario, con livelli di occupazione molto elevati. Il Metadistretto si pone l'obiettivo di disegnare un approccio multidisciplinare finalizzato all'innovazione e al recupero di competitività del settore zootecnico veneto, considerando in particolare gli aspetti di sanità, benessere animale e tutela ambientale.
E non è solo nel comparto zootecnico che il Veneto detiene primati a livello nazionale: siamo infatti primi produttori di soia, radicchio e vino, e tra i primi quanto a mais, frumento tenero e tabacco oltre che la terza regione produttrice di latte. Ma è con particolare riguardo al primato della produzione di vino che citiamo ora il caso del Distretto del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene.

Inizio Pagina  Una rete di successo: il Distretto del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene

Come accennato poco fa, per legge le Regioni possono riconoscere dei distretti rurali o agroalimentari di qualità a carattere anche interprovinciale o interregionale (Nota 5). I sistemi produttivi locali vengono qualificati come distretti agroalimentari di qualità solamente se rientrano all'interno di specifiche caratteristiche. Queste possono essere la presenza significativa nel contesto agroalimentare regionale di produzioni omogenee che siano certificate, tutelate, tradizionali o tipiche; un sistema solido di relazioni tra le imprese agricole ed agroalimentari; una elevata innovazione sia tecnologica che organizzativa delle imprese agricole e delle imprese agroalimentari; l'integrazione tra produzione agroalimentare e attività culturali e turistiche; un'offerta formativa di alto livello in campo tecnico ed economico; una politica integrata attiva da parte delle istituzioni locali anche tramite la collaborazione con le imprese agricole e agroalimentari.
Il distretto agroalimentare, quindi, prende le mosse da un prodotto tipico locale e caratteristico tale da costituire una eccellenza, che sia inscindibile dal territorio di origine.
Ecco come nasce, quindi, il distretto del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, comprendente 15 comuni dell'area pedemontana in provincia di Treviso. Esso affonda le sue radici nella storia di questa terra: e se la produzione di uno dei vini italiani più conosciuti al mondo è ospitata solo dall'inizio del diciannovesimo secolo, qui la viticoltura è storicamente documentata, come dimostra già nel VI secolo San Venanzio Fortunato, vescovo di Poitiers, illustre poeta ed originario proprio di Valdobbiadene, che con questi versi descrive la sua patria "quo vineta vernantur" (Nota 6).
I risultati che presentiamo, tratti dal "Rapporto 2009", ad opera del centro studi di distretto, fotografano la situazione fino al 2008, l'ultimo anno della DOC Prosecco, chiudendo idealmente i 40 anni di carriera di questa denominazione, attiva dal 1969, con scenari ancora da delineare per la nuova DOCG (Figura 8.1.1).
Delle oltre 57 milioni di bottiglie prodotte nel corso del 2008 oltre l'80% è stato di tipologia "spumante", certamente la più apprezzata dai consumatori, per un valore al consumo totale di circa 370 milioni di euro.
La superficie vitata attualmente sfiora i 5.000 ettari, e gli addetti interessati nel distretto alla produzione di Prosecco sono oltre 5.000, con un trend in crescita. Le case spumantistiche annoverano 166 soggetti.
Analizzando i trend di mercato dal 2003, emerge come il Prosecco DOC sia un prodotto in costante crescita: dai quasi 40 milioni di bottiglie prodotte nel 2003 si arriva agli oltre 57 milioni del 2008, con un incremento di oltre il 45%. A far la parte del leone è di nuovo lo spumante che, mediamente, negli anni considerati si accaparra costantemente almeno l'80% della produzione totale ed ogni anno, in media, ha visto una crescita produttiva di oltre 2 milioni di bottiglie (Figura 8.1.2).
Di pari passo sale anche la propensione all'export dello spumante: se già nel 2003 il 56% del Prosecco DOC esportato era spumante, nel 2008 la quota sale a quasi l'88%, con punte di crescita annue che hanno superato anche il 22%.
Sia per la versione spumante che per quella frizzante, una quota pari a circa il 70% delle bottiglie prodotte viene consumata in Italia, più del 20% nel solo Veneto. Di queste, il canale distributivo elettivo per la versione spumante rimane l'Ho.Re.Ca. (Nota 7), sebbene negli ultimi 5 anni abbia perso quote a favore di grossisti e GDO (Nota 8) (Figura 8.1.3) e (Figura 8.1.4).
Opposta appare la situazione per la versione frizzante che vede nella GDO il suo canale distributivo principale, in contrazione l'Ho.Re.Ca (-38% dal 2003 al 2008), in aumento i grossisti ed in leggero calo la vendita diretta, la quale conserva sul mercato italiano quasi il doppio della quota rispetto a quella totalizzata dallo spumante.
Quanto al 30% circa che annualmente viene esportato fuori dal paese d'origine, il Prosecco assegna preferenza all'Europa continentale, che assorbe oltre i ¾ dei volumi imbottigliati a spumante e quasi la totalità (94%) di quelli a frizzante. Il paese leader è la Germania con il 37,5% delle bottiglie di spumante esportate in Europa, il 60% di frizzante e il 27,5% di superiore di Cartizze.
Importanti quote di mercato, a livello extraeuropeo, sono appannaggio del Nord America che per il 2008 si accaparra il 15,8% dei volumi commercializzati a spumante con un rapido aumento rispetto agli anni precedenti. La tipologia frizzante invece, per la quota residuale destinata all'export fuori dall'Europa, risulta in flessione per quanto riguarda il Nord America, e di converso vede affermarsi maggiormente nell'ultimo anno con un discreto aumento nei paesi sudamericani.

Inizio Pagina  Altri esempi di rete nell'agroalimentare: dalla parte dell'offerta

(Nota 9) Tra le varie attività di filiera corta, che vede il Veneto capofila in qualità di promotore del progetto "Km zero", allo scopo di dare impulso all'acquisto e al consumo di beni prodotti nell'ambito locale, spiccano, per la capacità dei soggetti coinvolti a mettersi in rete, i mercati degli agricoltori, altrimenti detti farmers-market.
Essi sono dei veri e propri mercati settimanali, bisettimanali o mensili che vedono come protagonisti i produttori, i quali hanno l'occasione di vendere direttamente ai consumatori finali quanto prodotto nella loro azienda, senza alcun intermediario. Questo costituisce non solo un'occasione di risparmio per chi acquista (i prezzi infatti possono essere inferiori anche del 30% rispetto al prezzo reperibile sul servizio SMS consumatori (Nota 10)) ma anche offre una possibilità di valorizzazione delle produzioni locali e una fonte di guadagno alternativo.
Nella nostra Regione, che recentemente ha svolto nei comuni un monitoraggio sull'istituzione di questo tipo di mercati, è risultato che le postazioni previste sono quasi 600, per un totale di 44 farmers market (Figura 8.1.5).
La provincia con la densità più elevata di mercati è quella di Venezia, dove ne sono concentrati oltre un terzo, segue Treviso e poi Verona.
Nel corso del 2009 Veneto Agricoltura (Nota 11) ha realizzato un progetto di indagine che ha previsto la rilevazione diretta di 203 questionari "produttori" e 265 "consumatori" presso i farmers market attivi in Veneto durante l'estate.
I primi dati elaborati evidenziano una prevalenza dei produttori che vendono frutta e verdura, che totalizzano circa la metà delle presenze, seguiti da produttori che offrono vino (12%), prodotti lattiero-caseari e trasformati vegetali (succhi, marmellate, conserve) entrambi venduti da circa l'11% dei produttori. Carne e derivati vengono posti in vendita dal 10% dei presenti: residuali i produttori che vendono altri prodotti, quali miele (7,5%), fiori (5%), olio (4%). Sorprende che solo il 40% dei produttori realizzino e vendano prodotti certificati.
Meno del 40% dei produttori è presente in un solo mercato, mentre, al contrario, per oltre il 60% degli intervistati la scelta di effettuare la vendita diretta nei farmers market coinvolge l'azienda per più di un giorno la settimana. Anche per questo motivo, il 61% di essi compie un tragitto inferiore a 20 chilometri per raggiungere il luogo di svolgimento del mercato dalla propria sede aziendale: su questo dato influiscono, ovviamente, anche aspetti economici e vincoli imposti dai comuni sulla provenienza dei produttori agricoli ammessi a partecipare, per il 68% limitata entro i confini provinciali.
Tutti i produttori intervistati effettuano anche la vendita diretta per commercializzare i propri prodotti: la vendita in azienda rappresenta ancora la modalità attraverso la quale viene venduta la quota più rilevante della produzione (44%), seguita proprio dai farmers market (33%). Essendo un canale di vendita relativamente nuovo per le aziende, circa il 47% dei produttori realizza nei mercati degli agricoltori una quota non molto significativa del proprio fatturato (meno del 10%), ma vi sono aziende (7% degli intervistati) per le quali il farmers market rappresenta il principale canale di vendita, attraverso il quale realizzano oltre il 50% del loro fatturato.
Nel complesso, il 94% dei produttori valuta positivamente la partecipazione al farmers market e l'82% ritiene che questa gli permetta di conseguire un effettivo aumento del reddito aziendale.

Inizio Pagina  Altri esempi di rete nell'agroalimentare: dalla parte della domanda

Non è sempre facile seguire i cambiamenti nei comportamenti di acquisto degli italiani, eppure appare evidente come essi negli ultimi anni stiano virando verso alcuni stili in rapida conquista di fette via via più ampie di popolazione. La tendenza a far rete, infatti, non sta conquistando solamente l'offerta alimentare ma sta incuriosendo anche la domanda: sempre più cittadini si riuniscono in gruppi di acquisto allo scopo di ottenere condizioni di prezzo vantaggiose e garanzie di qualità.
I gruppi di acquisto solidale (G.A.S.) infatti si identificano come gruppi di persone che acquistano all'ingrosso prodotti di uso comune e quotidiano da ridistribuire tra di loro, costruendo una rete di solidarietà tra il gruppo e i produttori, che solitamente vengono scelti secondo criteri del rispetto dell'ambiente, dell'etica e dell'equità.
Questa tendenza si sta rapidamente diffondendo, affascinando tutti coloro che desiderano garantirsi un volume di acquisto sufficiente ad ottimizzare i costi di trasporto e accedere a canali distributivi di maggior vantaggio: dai mercati all'ingrosso ai farmers market, fino nelle aziende con vendita diretta.
Le modalità di acquisto sono varie e vanno dalla consegna a domicilio di cassette di prodotti "all'adozione" in gruppo di interi animali, fino alla raccolta personale degli ortaggi in campagna presso le aziende che, sempre più numerose, offrono anche questo tipo di servizio.
Anche gli accordi del gruppo di acquisto con l'azienda sono di diversa natura e possono prevedere la consegna settimanale del prodotto, la formulazione di specifici ordini per telefono o internet e anche tramite abbonamento con l'offerta di prodotti a scadenze fisse e pagamento anticipato. Le modalità maggiormente diffuse sono la distribuzione di cassette di ortofrutta con particolari cadenze e la vendita di pacchi di carne.
Solitamente i partecipanti al gruppo definiscono una lista di prodotti di interesse e stabiliscono una cifra base uguale per tutti. In seguito, viene compilato un ordine che poi viene trasmesso al produttore che, al momento della consegna dei prodotti, riceve il pagamento. Spesso i gruppi si organizzano anche per andare a trovare i loro produttori e colgono l'occasione per avere informazioni non solo sui prodotti in campo ma anche sulle tecniche di coltivazione utilizzate.
Non tutti i gruppi dispongono di una vera e propria struttura, non risulta quindi facile identificare sul territorio la loro presenza e fornire un'idea del livello di diffusione nel tempo e nello spazio. Secondo una recente indagine realizzata da Coldiretti e Agri2000, ammonterebbero in tutta Italia a circa 600, con un incremento del 30% rispetto al 2008. La Lombardia è la prima regione con 160 gruppi strutturati, il Veneto è subito fuori dal podio con oltre 50 soggetti.

Figura 8.1.1
Distribuzione % delle bottiglie di Prosecco prodotte. Veneto - Anno 2008
Figura 8.1.2
Variazione bottiglie di spumante prodotte e loro incidenza sull'export totale. Veneto - Anni 2004:2008
Figura 8.1.3
Distribuzione % della vendita di bottiglie di Prosecco per tipologia e macroregione. Anno 2008
Figura 8.1.4
Distribuzione % della vendita di bottiglie di Prosecco per tipologia e canale distributivo. Anno 2008
Figura 8.1.5
Distribuzione percentuale dei farmers market per provincia. Veneto - Anno 2009


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I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - U.O. Sistema Statistico Regionale".
La traduzione in inglese è a cura del Centro Linguistico di Ateneo dell'Università di Padova.