RAPPORTO STATISTICO 2010

il Veneto si racconta , il Veneto si confronta

Presentazione  Presentazione  

Sintesi

Interconnessione : Reti e Sinergie

Le reti sociali dello sviluppo

Capitolo 1

Qualità della rete abitativa

Capitolo 2

Centro e periferia: diversi sistemi di mobilità

Capitolo 3

Famiglia e solidarietà

Capitolo 4

La qualità della rete educativa

Capitolo 5

Vivere la rete lavorativa


Le reti economiche

Capitolo 6

Le interconnessioni del sistema economico

Capitolo 7

La rete mercantile

Capitolo 8

La rete agroalimentare veneta

Capitolo 9

Le sinergie per la montagna

Capitolo 10

Le reti produttive

Capitolo 11

La rete distributiva

Capitolo 12

Turismo: sinergia tra settori e reti tra individui


Le istituzioni e i servizi

Capitolo 13

Lavorare in rete per la salute

Capitolo 14

Il modello veneto di integrazione dei servizi sociali e socio-sanitari

Capitolo 15

Pubblica amministrazione, servizi per il cittadino e per l'impresa

Capitolo 16

Le reti telematiche in Veneto

Capitolo 17

Le reti di controllo dell'ambiente e del territorio

Capitolo 18

Reti istituzionali oltre confine

Capitolo 19

Modelli interistituzionali locali


Fonti

Bibliografia

Lista dei testi utilizzati

Sitografia

Lista dei siti consultati



6 - Le interconnessioni del sistema economico

(Nota 1) Il processo di globalizzazione dell'economia nell'ultimo decennio ha ancor più accentuato il complesso sistema di relazioni che scavalca i confini geografici, dimensionali o settoriali, attraversa ambiti gestionali e normativi differenti, è trasversale rispetto a diverse strutture sociali e forme di governo. Ne è esempio l'andamento congiunturale dell'ultimo anno: la crisi finanziaria sfociata oltreoceano ha avuto forti ripercussioni su tutte le economie reali locali.
I segnali della ripresa internazionale
Soltanto verso la metà del 2009 cominciano ad intravedersi i primi segnali di ripresa economica, dopo le profonde flessioni registrate tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009. Nei mesi estivi il PIL mondiale ha rallentato il ritmo di contrazione per mostrare una stabilizzazione dell'attività economica. Negli ultimi mesi dell'anno le misure di stimolo fiscale, monetario o di sostegno sociale adottate dai vari governi hanno cominciato a dare i propri frutti: nelle economie emergenti hanno consentito un rapido ritorno ai ritmi di sviluppo pre-crisi e nelle economie avanzate hanno accelerato il recupero.
Il terzo trimestre del 2009 si è presentato migliore delle attese: si assiste alla risalita del PIL negli Stati Uniti e nell'area dell'euro, all'espansione in Giappone e all'accelerazione nelle economie emergenti dell'Asia e dell'America latina.
Nel quarto trimestre è proseguita la crescita del PIL statunitense, il recupero della produzione industriale dai minimi toccati nella prima metà del 2009 ed è ulteriormente migliorato il clima di fiducia. Se la situazione economica nei maggiori paesi industrializzati, in termini di occupazione e domanda interna, necessita ancora del sostegno di misure discrezionali, nei paesi emergenti più dinamici e soprattutto nei mercati internazionali delle materie prime si rafforzano segnali di ripresa dei prezzi. Negli Stati Uniti e in Giappone si è attenuata la caduta dell'occupazione. Il volume del commercio mondiale è tornato ad aumentare, pur lontano dai livelli dell'anno precedente. Il commercio mondiale in volume ha mostrato, a partire dai mesi estivi del 2009, una notevole accelerazione, particolarmente marcata in autunno e guidata dai paesi asiatici: in Cina, le misure stimolo all'economia hanno determinato un effetto volano per i paesi dell'area. Verso la fine dell'anno sono cominciati a giungere segnali di una ripresa dell'interscambio con gli Stati Uniti.
Il 2009 alla fine si chiude con un ridimensionamento di 0,8 punti percentuali della ricchezza mondiale, del 2,4% del PIL statunitense, del 4,1% del PIL nell'area euro (Figura 6.1), (Tabella 6.1) e (Tabella 6.2)

Inizio Pagina  Tassi di cambio e materie prime

L'andamento dei tassi di cambio e i prezzi delle materie prime sono strettamente legati. Tra settembre e ottobre 2008, al momento dello scoppio della crisi, si è assistito al brusco calo dell'euro dai massimi raggiunti nel luglio 2008 e al conseguente apprezzamento del dollaro, attribuito sia alla chiusura delle operazioni speculative di short-selling (Nota 2) sul dollaro, sia alla sua qualità di valuta rifugio. L'azzeramento dei tassi operato in seguito dalla FED e l'aumento dell'offerta di dollari per sostenere i salvataggi dei molteplici settori in crisi, ha quindi spinto verso un recupero dell'euro durante il mese di dicembre, recupero che è stato poi scontato fra dicembre e febbraio 2009 dall'aspettativa di taglio dei tassi d'interesse anche nell'eurozona. Infine, da marzo 2009 in avanti, con i primi accenni di ripresa e il ritorno della fiducia, mentre i prezzi delle materie prime e delle azioni tornavano a crescere, il dollaro ha manifestato segni di debolezza crescente, perdendo nel cambio con l'euro, dal valore medio di febbraio a quello di settembre, il 13,7% del suo valore. I primi mesi del 2010 sono stati caratterizzati dalla debolezza dell'euro, più che dalla forza del dollaro. Hanno inciso i timori sulla situazione di finanza pubblica greca, propagatisi poi alle altre economie maggiormente esposte sul fronte dell'indebitamento. A ciò si è aggiunta l'evoluzione congiunturale più favorevole negli Stati Uniti; un elemento che dovrebbe continuare a influenzare l'evoluzione dei rapporti tra euro e dollaro nei prossimi mesi. Si prevede per il 2010 una variabilità intorno alle quotazioni medie di gennaio 2010. Sul finire dell'anno, la restrizione monetaria della FED, che anticiperebbe quella della BCE, insieme a una evoluzione del ciclo che continuerebbe a essere più sostenuto negli Stati Uniti, potrebbero determinare una fase di moderato apprezzamento del dollaro.
L'effetto della relazione tasso di cambio-prezzi commodities si è notato soprattutto allo scoppio della crisi. Con l'avvio del 2009 la correzione al ribasso dei prezzi delle materie prime è durata lo spazio di un trimestre, già nella parte centrale dell'anno le quotazioni internazionali hanno ripreso terreno. Il greggio, dopo le forti riduzioni dei primi mesi del 2009, da ottobre ha cominciato ad oscillare tra i 70 e gli 80 dollari al barile. L'inverno rigido e il rafforzamento della domanda da parte della Cina hanno indotto spinte al rialzo; il rafforzamento del dollaro ha spinto al ribasso. Le previsioni sulla domanda mondiale di petrolio per il 2010, formulate dall'International Energy Agency sono al rialzo, dagli 85,7 milioni di barili al giorno stimati in settembre a 86,2 milioni in dicembre. Secondo le quotazioni dei futures, il prezzo del petrolio (qualità WTI) salirebbe a quasi 90 dollari al barile alla fine del 2010. Anche per le altre materie prime, dopo la caduta nella prima parte dell'anno si è assistito ad una rapida ripresa dei prezzi, proseguita nel quarto trimestre del 2009 e si prevede per il 2010 una crescita dei prezzi, ma a ritmi più rallentati rispetto ai primi mesi dell'anno (Figura 6.2).

Inizio Pagina  Il 2009 in Europa

Il 2009 si chiude con una variazione del PIL di -4,1% per l'area euro e -4,2% per l'UE27. L'ultimo ciclo negativo europeo è durato per cinque trimestri e si è interrotto soltanto nel terzo trimestre 2009, quando si è registrata una crescita congiunturale pari a 0,3%. Nel quarto trimestre infine il PIL si è stabilizzato, +0,1% rispetto al trimestre precedente. Questi dati mostrano una ripresa fiacca, ancora non sostenuta adeguatamente dai consumi delle famiglie e dagli investimenti. La spesa delle famiglie è limitata dalle criticità del mercato del lavoro, mentre gli investimenti delle imprese risentono ancora di condizioni restrittive del credito e del deterioramento del settore delle costruzioni. La spinta positiva alla crescita è dovuta alla variazione delle scorte di magazzino, i consumi collettivi e le esportazioni nette, che si sono avvantaggiate della ripresa della domanda mondiale soprattutto nell'area asiatica.
Nel complesso del 2009, la Germania è risultato il paese che più degli altri ha risentito della recessione; nel secondo e terzo trimestre è stata registrata una crescita congiunturale di +0,4 e + 0,7% rispettivamente, ma negli ultimi mesi, nonostante gli investimenti fissi lordi e le scorte abbiano offerto un contribuito positivo, i consumi privati e le esportazioni nette hanno sottratto forza alla crescita, portando l'economia tedesca a chiudere il 2009 con un decremento pari a -5% rispetto all'anno precedente.
In Francia la flessione annuale di -2,2% è stata provocata dalla caduta del PIL nel primo quadrimestre che non è stata risollevata dalle lievi variazioni congiunturali positive degli ultimi tre trimestri del 2009; nella seconda parte dell'anno la ripresa è stata sostenuta dalle esportazioni nette, mentre la domanda interna ha fornito un apporto nullo, nonostante i consumi delle famiglie francesi siano cresciuti grazie soprattutto ai consistenti incentivi fiscali nel settore automobilistico.
In Spagna continua la fase recessiva, causata dalla flessione della domanda interna e dal cedimento del settore delle costruzioni, dovuto allo sgonfiamento della bolla del settore immobiliare, e che continua a essere il principale fattore alla base della forte correzione degli investimenti fissi.
Nell'area euro il mercato del lavoro ha iniziato a percepire la crisi già a partire dal quarto trimestre del 2008, ma la teoria economica ci insegna che gli indicatori sull'occupazione risentono con un certo ritardo le turbolenze del ciclo economico: nel 2009, il tasso di disoccupazione è passato dal 8,6% in gennaio al 10% in dicembre e la tendenza proseguirà nel 2010. Alcuni paesi sono stati colpiti in misura più intensa, in particolare in quelli dove la crisi immobiliare è stata più acuta: in Spagna e Irlanda il tasso di disoccupazione a dicembre dello scorso anno è stato, rispettivamente, del 19,5% e del 13,3%, spinto dalle problematiche della domanda di lavoro legata al settore dell'edilizia.
In Europa i pacchetti di sostegno economico sono stati, in media, più contenuti che negli altri paesi, ma più indirizzati al sostegno del mercato del lavoro. In ogni caso gli aiuti all'economia forniti dalla finanza pubblica a partire dal 2008 sono stati determinanti per la ripresa. Nel 2009, inoltre, si è rafforzato l'orientamento espansivo delle politiche fiscali nella maggior parte dei paesi dell'area dell'euro, aggravandone notevolmente le condizioni dei conti pubblici.
Nell'autunno 2009, la Commissione europea ha stimato un peggioramento nel deficit primario 2009 nella media dell'area, pari al -2,3%. Nel 2010, il saldo primario strutturale dovrebbe subire un ulteriore peggioramento ed i paesi con consistenti squilibri di finanza pubblica, come Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, si vedranno quindi costretti ad affrontare aggiustamenti rilevanti nel medio termine al fine di rispettare i vincoli imposti dal Patto di Stabilità e Crescita (Tabella 6.3).

Inizio Pagina  L'evoluzione recente dell'economia italiana

In Italia le tendenze sono moderatamente favorevoli, si intravede la ripresa, ma appare molto lenta e discontinua: dopo i segnali positivi del terzo trimestre, l'ultimo scorcio dell'anno chiude in flessione. L'analisi del ciclo economico italiano evidenzia una recessione non particolarmente lunga rispetto alle crisi dei primi anni '80 e dei primi anni 2000, ma intensa: la flessione è stata ampia non soltanto in termini di Prodotto Interno Lordo e delle sue componenti di domanda e offerta, ma anche rispetto alla produzione industriale e alle vendite. L'Italia chiude il 2009 con un -5,1% di PIL; come la Germania, ha registrato forti perdite produttive causate dal calo degli scambi internazionali per la forte presenza dell'industria manifatturiera che la caratterizza (Figura 6.3).
Il picco negativo è stato raggiunto sicuramente nel primo trimestre 2009 evidenziato dalla caduta di tutti gli indicatori economici, ma da marzo l'economia italiana sta seguendo un sentiero volto al miglioramento. La flessione nel primo trimestre 2009 di 2,7 punti percentuali rispetto al periodo precedente è stata sicuramente il frutto della caduta degli investimenti e dei consumi delle famiglie, incoraggiate al risparmio dalle ripercussioni ritardate della crisi sul mercato del lavoro. Da allora si assiste ad una situazione inerziale fino alla ripresa nel terzo trimestre 2009 delle principali voci del conto economico. Gli ultimi tre mesi non hanno poi contribuito positivamente alla crescita, soprattutto a causa del crollo degli investimenti.
L'indice della produzione industriale italiana ha mostrato un andamento altalenante negli ultimi periodi: dopo la flessione nei primi mesi dell'anno, c'è stata una svolta positiva dapprima lenta che si è velocizzata nel periodo estivo, per poi tornare ad arretrare. Il risultato complessivo per il 2009 è stato di una riduzione di 17,5 punti percentuali della produzione industriale rispetto all'anno precedente. La tendenza di fondo dell'attività manifatturiera rimane comunque favorevole supportata anche dalle variazioni congiunturali positive degli indici del fatturato e degli ordinativi industriali (Figura 6.4).
Anche nel comparto commerciale la ripresa autunnale e di fine anno non sono riuscite a riportare l'indice delle vendite al dettaglio sui valori dell'anno precedente. L'indice è infatti diminuito dell'1,6% nel 2009 in Italia. La tendenza è stata simile tra le vendite di prodotti alimentari e quelle dei prodotti non alimentari (Figura 6.5).
Il clima di fiducia in Italia
Il clima di fiducia nell'opinione degli imprenditori italiani è sceso a inizio 2009 a minimi storici, risentendo di un appesantimento del portafoglio ordini interno ed estero, ma da marzo 2009 si è assistito ad un miglioramento continuo grazie ai giudizi sullo stato degli ordini e della domanda.
Permangono le difficoltà nel settore delle costruzioni: le inchieste dell'Isae confermano un portafoglio ordini e un livello di attività bassi, con previsioni sull'occupazione preoccupanti. Il comparto dei servizi mostra il recupero dei giudizi degli imprenditori sulle condizioni di domanda.
Dal lato dei consumatori, complessivamente il clima di opinione delle famiglie rilevato dall'Isae nel 2009 è risultato in crescita rispetto ai minimi toccati nel 2008. Il recupero dell'indice è proseguito fino all'estate del 2009; successivamente la fiducia delle famiglie sembra essersi stabilizzata. A gennaio 2010, l'indice di fiducia dei consumatori è risultato superiore a quello medio registrato durante il primo semestre dello scorso anno, quando la fiducia era a livelli storicamente molto bassi; a febbraio di quest'anno si è registrata una flessione causata da un maggior pessimismo sul clima economico generale (Figura 6.6) e (Figura 6.7).

Inizio Pagina  L'economia veneta

I dati ufficiali di contabilità regionale si fermano all'anno 2008, quindi all'inizio della recessione internazionale, quando il Prodotto Interno Lordo del Veneto ha avuto una riduzione dello 0,8%. Nel contesto nazionale l'economia veneta ha tenuto maggiormente rispetto alla media (-1,3%) e ai territori considerati suoi competitor, Lombardia, Piemonte. Anche nel 2008 il Veneto si è confermata la terza regione italiana nel contributo al PIL nazionale: la quota del PIL veneto sul totale nazionale è stata 9,4%, superata dal Lazio (10,9%) e dalla Lombardia (20,7%).
A tale risultato si è arrivati grazie allo sviluppo dell'agricoltura e alla solidità del comparto dei servizi, al contrario il contributo dell'industria è stato negativo.
La spesa delle famiglie si è ridotta in modo piuttosto lieve, -0,9%, mentre il PIL per abitante, pari a 30.456 euro contro i 26.278 euro a livello nazionale, è cresciuto dello 0,7%.
Per il 2009 l'Istituto di ricerca Prometeia stima una contrazione del PIL veneto in linea con l'andamento nazionale, -4,8% ed una prospettiva di sviluppo di +1,3% per fine 2010.
Il risultato del 2009 sarebbe attribuibile soprattutto alla crisi dell'industria manifatturiera, il cui valore aggiunto perderebbe circa 13 punti percentuali e alla fase discendente del settore delle costruzioni (Tabella 6.4), (Figura 6.8), (Figura 6.9) e (Figura 6.10).
Il clima di fiducia delle imprese e dei consumatori veneti
Gli indicatori congiunturali più aggiornati a livello regionale sono quelli relativi al clima di fiducia percepito sia dagli imprenditori che dai consumatori. Anche in Veneto si è avvertito negli ultimi mesi del 2008 e primi del 2009 un appesantimento delle preoccupazioni sull'andamento della produzione, ordinativi e scorte.
Il clima di fiducia del settore manifatturiero veneto, secondo l'indagine condotta dall'Isae, ha toccato il punto più basso nel mese di marzo 2009, per poi tornare su livelli più rosei a partire dal mese di aprile 2009, procedendo a colmare rapidamente il gap creato rispetto ai valori precedenti alla crisi. Sono migliorati sia i giudizi sullo stato attuale del portafoglio ordini sia soprattutto le attese di produzione. A febbraio 2010, si è bloccato l'ottimismo dei mesi immediatamente precedenti a causa della lieve flessione delle aspettative sui prossimi ordinativi e produzione (Figura 6.11).
Si attenua il pessimismo nel clima di opinione delle famiglie italiane: dopo l'andamento altalenante del 2008 e la caduta del mese di marzo 2009, l'indice generale di fiducia dei consumatori, che valuta l'ottimismo/pessimismo del consumatore sulla base della media di nove indicatori inerenti le situazioni economiche generali e personali, si riporta verso l'alto a gennaio 2010 per poi attenuarsi a febbraio. Se nell'ultima parte del 2009 migliorano, in particolare, i giudizi e le previsioni sulla situazione economica generale, a febbraio aumenta la percentuale di quanti scontano invece ulteriori peggioramenti (Figura 6.12).
Il finanziamento dell'economia veneta
Lo scoppio della crisi finanziaria a settembre 2008 ha influenzato negativamente la relazione tra banche e imprese: da un lato le banche hanno adottato politiche più restrittive nella concessione del credito; dall'altro, la contrazione delle attività reali ha peggiorato le condizioni di profittabilità delle imprese, rendendole più esposte al rischio di credito. Sia le indagini Isae, che le indicazioni provenienti dalla Banca d'Italia hanno segnalato un inasprimento delle condizioni di credito per le imprese nazionali a partire dalla metà del 2008. Alcuni segnali d'allentamento della restrizione creditizia sono emersi nel corso del 2009 e ancora all'inizio di quest'anno: dalla rilevazione di gennaio 2010 (Nota 3) la quota d'imprese che segnala un aggravio delle condizioni di credito si è attestata al 18,4% nel settore manifatturiero (contro un massimo del 43,5% a novembre 2008), al 14% nei servizi (massimo al 49%, novembre 2008), al 12,3% nel commercio (massimo al 43,1% a marzo 2008) e al 34% nelle costruzioni (massimo al 52% a maggio 2009).
La domanda di finanziamenti da parte delle imprese venete è diminuita nel primo semestre del 2009, toccando un punto di minimo ad ottobre per poi risalire su livelli leggermente più alti negli ultimi due mesi del 2009. Il suo andamento è similare alla media nazionale anche se in Veneto, come nel resto del nord-est, la riduzione della domanda di credito è stata più accentuata.
La domanda di credito delle famiglie ha mostrato una flessione a livello nazionale nel primo semestre del 2009 in tutte le ripartizioni territoriali. Nella seconda parte dell'anno è proseguito il calo delle richieste di mutui, mentre è tornata a crescere la domanda di credito al consumo, salvo che nelle regioni del nord-est. In Veneto, si assiste, dopo un atteggiamento prudenziale dei primi mesi del 2009, ad una ripresa del ricorso ai prestiti bancari da parte delle famiglie, probabilmente incentivate dalla diminuzione dei tassi d'interesse (Figura 6.13).
Il valore aggiunto settoriale
Rispetto all'ultimo dato ufficiale sul Veneto, ossia il 2008, l'apporto determinante alla crescita del valore aggiunto è stato quello del settore dei servizi, che rappresenta il 62,5% del PIL regionale e nel 2008 ha retto la crisi, -0,1%.
L'agricoltura, che dà un contributo limitato alla ricchezza regionale, ne rappresenta infatti il 2,3%, ha riportato nel 2008 una crescita consistente, +3,3%.
L'industria, che in Veneto rappresenta ancora il 35,8% dell'intero PIL, nel 2008 ha mostrato le prime avvisaglie della recessione internazionale, registrando un -1,8%.
Nel 2009 si stima un decremento generalizzato, più forte nel settore dell'industria in senso stretto, meno marcato nel comparto dei servizi. Infatti, si stima che il valore aggiunto settoriale del Veneto sia in linea con quello nazionale. Il valore aggiunto in agricoltura a livello nazionale nel 2009 è diminuito del 3,1%; per quello Veneto si stima una riduzione del 2,1%. Il comparto dell'industria in senso stretto in Italia nel 2009 ha subito una riduzione del -15,2%, più contenuta per le costruzioni, -6,7%. In Veneto si stima una contrazione per l'industria in senso stretto, -12,7%, meno marcata per le costruzioni, -4,5%. La ricchezza prodotta dai servizi cala del 2,6% a livello nazionale, spinta al ribasso dal commercio, servizi alberghieri, trasporti e comunicazioni, -6,3%; per il Veneto si ipotizza che il valore aggiunto del terziario nel 2009 si riduca in forma minore, -1,4% rispetto al 2008.
Per il 2010 si prevede una ripresa per tutti i settori, ad eccezione delle costruzioni che continueranno a risentire delle criticità del mercato (Figura 6.14), (Figura 6.15), (Figura 6.16) e (Figura 6.17).
Gli investimenti
Nel 2009, a livello nazionale gli investimenti fissi lordi hanno mostrato una contrazione del 12,2%, risultato di flessioni che hanno riguardato tutte le tipologie di beni capitali: i macchinari e attrezzature (-17,2%), le costruzioni (-7,9%), i mezzi di trasporto (-15,4%).
Questa componente della domanda nazionale ha avuto un andamento negativo nel corso dei primi due trimestri dell'anno, mitigati da una leggera ripresa congiunturale nel penultimo e dalla stasi nell'ultimo. Particolarmente marcato è risultato il rimbalzo congiunturale del terzo trimestre degli acquisti di beni strumentali e negli ultimi mesi dei mezzi di trasporto; hanno inciso sull'evoluzione evidenziatasi a fine 2009 il recupero del clima di fiducia delle imprese e le migliorate possibilità d'accesso al credito bancario, divenuto relativamente meno selettivo alla ripresa autunnale. Anche le agevolazioni fiscali all'acquisto di macchinari (Tremonti ter) hanno probabilmente cominciato a incidere positivamente nel corso della seconda metà dell'anno.
A livello regionale l'ultimo dato storico risale al 2007 quando gli investimenti si stabilizzarono sui valori dell'anno precedente, +0,2%, risultato frutto di buoni investimenti nell'industria in senso stretto, +8,7%, della stagnazione nel settore primario, +0,6%, del pesante decremento nelle costruzioni, -33,4% e della variazione negativa registrata nel terziario, -1,2%.
Si stima un calo simile a quello nazionale nel 2008 e 2009, per poi prevedere la ripresa nel 2010 quando Il superamento del punto di minimo della crisi economica, il riavvio delle esportazioni a cui tali spese risultano strettamente legate, gli incentivi fiscali e opinioni generalmente meno negative presumibilmente attenueranno i comportamenti di attesa e di rinvio dei piani delle imprese (Figura 6.18).
I consumi
Dal lato degli impieghi a livello nazionale nel 2009 si evidenzia una contrazione in termini reali dell'1,2% dei consumi finali nazionali, data dal -1,8% per la spesa delle famiglie residenti, +0,6% per la spesa delle Amministrazioni pubbliche e le Istituzioni sociali private.
La spesa per consumi privati sul territorio economico nazionale nell'ultimo trimestre ha arrestato la lenta ripresa del periodo centrale dell'anno, contrapponendosi ai due valori negativi precedenti. La dinamica tendenziale ha comunque confermato un sottostante andamento fiacco e, soprattutto, incerto. La debolezza degli acquisti è in parte spiegabile con le persistenti difficoltà incontrate nel mercato del credito rilevate dalla Banca d'Italia. Accanto a ciò un altro elemento di freno agli acquisti è stato rappresentato dalla riduzione del potere d'acquisto sceso, secondo l'Istat, dello 0,2% nel confronto tra i dodici mesi compresi tra ottobre 2008 e settembre 2009 e quelli tra luglio 2008 e giugno 2009.
Questi fattori, accanto alle diffuse preoccupazioni sull'evoluzione del mercato del lavoro hanno indotto le famiglie a rinviare le spese non necessarie: si è registrato infatti un forte calo degli acquisti di beni non durevoli. I consumi di beni durevoli si sono ripresi a partire dal secondo trimestre 2009, mentre le spese per servizi hanno segnato una modesta ripresa soltanto nell'ultimo periodo (Figura 6.19), (Figura 6.20) e (Figura 6.21).
In Veneto nel 2008, ultimo dato storico disponibile, la spesa per consumi finali si è attestata sui valori dell'anno precedente, -0,6%. Per il 2009 si stima una riduzione attorno all'1% per ipotizzare segnali di leggera ripresa nel 2010, motivati dall'aumento del clima di fiducia dei consumatori (Figura 6.22).

Inizio Pagina  L'inflazione

Nel 2009 l'inflazione ha avuto un identico andamento a "V" nelle economie avanzate: la riduzione continuata per tutto il primo semestre, tanto da preoccupare per i rischi dovuti ad una deflazione, seguito dagli incrementi, lievi, ma costanti del secondo semestre. Gli ultimi mesi dell'anno hanno visto esaurire l'effetto del forte calo dei prezzi delle materie prime energetiche iniziato nella seconda metà del 2008.
Nel complesso del 2009 l'inflazione dell'area euro è risultata pari allo 0,3% (da 3,3% nel 2008). In linea con le attese, dal mese di novembre l'indice armonizzato dei prezzi al consumo è tornato a crescere in termini tendenziali, sebbene a un ritmo moderato interrompendo la flessione avviata a metà dell'anno. Il rialzo è attribuibile principalmente alla componente energetica che, nel confronto sui dodici mesi, risente dei forti cali registrati nello stesso periodo del 2008. Depurando l'indice generale dalle componenti energetiche e alimentari, l'inflazione di fondo ha continuato a calare gradualmente nel corso del 2009. Vi ha contribuito la decelerazione dei prezzi sia dei beni non alimentari e non energetici, sia dei servizi. Secondo le valutazioni degli operatori professionali censiti in dicembre da Consensus Economics, nella media del 2010 l'inflazione al consumo nell'area dell'euro dovrebbe attestarsi all'1,2 per cento, con un graduale rialzo in corso d'anno. Tali attese sono in linea con le proiezioni formulate, sempre in dicembre, dagli esperti dell'Eurosistema, che stimano una variazione dell'indice armonizzato compresa fra lo 0,9 e l'1,7 per cento (Figura 6.23).
In Italia il 2009 ha fatto registrare l'inflazione più bassa da 50 anni a questa parte. L'indice dei prezzi al consumo ha rilevato nei 12 mesi del 2009 una variazione del +0,8%, segnando un record dal 1959 quando fu pari a -0,4%. Nel 2008, invece, l'inflazione era salita del 3,3%.
Con riferimento ai capitoli di spesa, i contributi alla crescita media dell'ultimo anno più rilevanti riguardano gli alimentari e le bevande analcoliche, gli altri servizi, l'istruzione, i mobili e articoli per la casa, i servizi ricettivi e di ristorazione.
Un significativo contributo al raffreddamento dell'inflazione generale è stato fornito, al contrario, dai prezzi dei trasporti, dal capitolo dell'abitazione, acqua, elettricità e combustibili e dalle comunicazioni.
Rispetto all'anno precedente, si evidenzia una significativa riduzione del contributo all'inflazione degli alimentari, e una inversione di segno di quello dei capitoli di spesa dell'abitazione e dei trasporti che, nel corso del 2008, avevano registrato forti rincari.
Le ampie oscillazioni dei prezzi delle materie prime energetiche sui mercati internazionali hanno sensibilmente influenzato, nel corso del 2009, l'andamento dei prezzi dei trasporti, risultati in forte flessione sul piano tendenziale per i primi tre trimestri dell'anno mentre, a partire dal quarto trimestre, sono tornati a far registrare tassi tendenziali di crescita positivi.
Anche nel capitolo dell'abitazione, la dinamica tendenziale dei prezzi ha risentito, sebbene con ritardo, delle fluttuazioni delle quotazioni delle materie prime energetiche, scendendo nella seconda metà del 2009 su valori negativi.
Con riferimento alle tipologie di prodotto, il contributo più rilevante alla crescita media dei prezzi dell'ultimo anno è stato quello dei servizi non regolamentati, mentre i servizi regolamentati, cioè quelle tipologie di servizio i cui prezzi sono stabiliti da amministrazioni nazionali o locali e da servizi di pubblica utilità soggetti a regolamentazione da parte di specifiche Agenzie, hanno fornito soltanto un lieve contributo positivo all'inflazione generale. Nel settore dei beni un significativo contributo al raffreddamento dell'inflazione generale è stato fornito dai prezzi degli altri beni energetici, che includono i carburanti per gli autoveicoli e i lubrificanti, e da quelli degli energetici regolamentati (-0,055), comprendenti le tariffe per l'energia elettrica, il gas per usi domestici, il gas da riscaldamento. L'andamento dei prezzi dei prodotti energetici ha esercitato un effetto di contenimento della dinamica inflazionistica ed, in particolare, ha sostanzialmente controbilanciato l'impatto inflazionistico derivante dalla crescita registrata su base tendenziale dei prezzi dei prodotti alimentari, dei tabacchi e degli altri beni.
In Veneto nel 2009 l'inflazione è stata più bassa rispetto al livello nazionale, 0,3%; i capoluoghi di provincia che si sono distinti per un tasso minore sono stati Venezia e Verona, mentre Belluno si è avvicinata di più alla media nazionale.
Anche in Veneto, come a livello nazionale, i prezzi che hanno contribuito ad una maggiore tensione inflazionistica sono stati quelli relativi ai consumi per gli alimentari e bevande e l'istruzione; i prezzi che hanno abbassato il livello complessivo d'inflazione sono stati quelli relativi ai trasporti (Figura 6.24).

Figura 6.1
Variazioni percentuali del Prodotto Interno Lordo di Mondo, paesi emergenti ed economie avanzate. Anni 2006:2011
Tabella 6.1
Variazioni percentuali dei principali indicatori dell'economia mondiale - Anni 2008:2011
Tabella 6.2
Indicatori economici nei principali paesi industrializzati - Anni 2008:2011
Figura 6.2
Prezzo del petrolio Brent ($/barile) e cambio dollaro-euro - Anni 2007:2009
Tabella 6.3
Indicatori economici nei maggiori paesi dell'area dell'euro - Anni 2008:2011
Figura 6.3
Variazioni percentuali di PIL, consumi finali e investimenti sul rispettivo periodo dell'anno precedente. Italia - I trim 05:IV trim 09
Figura 6.4
Indici destagionalizzati della produzione industriale, del fatturato e degli ordinativi. Italia - Gen. 2007:Gen. 2010
Figura 6.5
Indice del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio: variazioni percentuali sul rispettivo periodo dell'anno precedente per settore merceologico. Italia - Ott. 2007:Dic. 2009
Figura 6.6
Saldo mensile del clima di fiducia del comparto dell'industria manifatturiera e delle costruzioni (dati destagionalizzati, 2000=100). Italia - Gen. 2007:Feb. 2010
Figura 6.7
Saldo mensile del clima di fiducia dei consumatori (dati destagionalizzati, 1980=100). Italia - Gen. 2007:Feb. 2010
Tabella 6.4
Quadro macroeconomico (variazioni percentuali su valori concatenati con anno di riferimento 2000). Veneto e Italia - Anni 2007:2010
Figura 6.8
Variazione % 2008/07 del prodotto interno lordo (prezzi 2000)
Figura 6.9
Variazione % 2008/07 del valore aggiunto per settore di attività economica. Veneto e Italia
Figura 6.10
Prodotto Interno Lordo pro capite per regione (euro correnti) - Anno 2008
Figura 6.11
Saldo mensile del clima di fiducia del comparto dell'industria manifatturiera (dati destagionalizzati, 2000=100). Veneto - Gen. 2007:Feb. 2010
Figura 6.12
Saldo mensile del clima di fiducia dei consumatori (dati destagionalizzati, 1980=100). Veneto - Gen. 2007:Feb. 2010
Figura 6.13
Andamento dei prestiti bancari di famiglie e imprese (milioni di euro). Veneto - Anni 2008:2009
Figura 6.14
Variazioni percentuali del valore aggiunto in agricoltura a prezzi concatenati (anno di riferimento 2000). Veneto e Italia - Anni 2003:2011
Figura 6.15
Variazioni percentuali del valore aggiunto nell'industria in senso stretto a prezzi concatenati (anno di riferimento 2000). Veneto e Italia - Anni 2003:2011
Figura 6.16
Variazioni percentuali del valore aggiunto nelle costruzioni a prezzi concatenati (anno di riferimento 2000). Veneto e Italia - Anni 2003:2011
Figura 6.17
Variazioni percentuali del valore aggiunto nei servizi a prezzi concatenati (anno di riferimento 2000). Veneto e Italia - Anni 2003:2011
Figura 6.18
Variazioni percentuali degli investimenti fissi lordi a valori concatenati (anno di riferimento 2000). Veneto e Italia - Anni 2003:2011
Figura 6.19
Variazioni % annue della spesa delle famiglie per beni durevoli. Veneto e Italia - Anni 2003:2009
Figura 6.20
Variazioni % annue della spesa delle famiglie per beni non durevoli. Veneto e Italia - Anni 2003:2009
Figura 6.21
Variazioni % annue della spesa delle famiglie per servizi. Veneto e Italia - Anni 2003:2009
Figura 6.22
Variazioni percentuali delle spese per consumi finali a prezzi concatenati (anno di riferimento 2000). Veneto e Italia - Anni 2003:2009
Figura 6.23
Inflazione al consumo nei principali paesi - Anni 2000:2009
Figura 6.24
Variazione percentuale dell'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC). Italia e città capoluogo del Veneto - Anno 2009


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I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - U.O. Sistema Statistico Regionale".
La traduzione in inglese è a cura del Centro Linguistico di Ateneo dell'Università di Padova.